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Academic year: 2021

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- Il divorzio di velluto

Come già visto nel capitolo precedente, alla fine degli anni ’80 la Cecoslovacchia era ancora vittima del regime e aveva perso del tutto la forza di reagire. In questo contesto di stallo, il Partito Comunista mantenne un atteggiamento diffidente nei confronti della politica di “perestrojka” portata avanti da Gorbačev . Le sue riforme comprendevano la 1 ristrutturazione dell’economia affiancata dall’avvio del processo di democratizzazione (“glasnost”); il nuovo programma politico riguardava tutto il blocco sovietico. Una delle conseguenze di questi cambiamenti sarebbe potuta essere anche la caduta del comunismo e i paesi dell’Europa centro-orientale non avevano intenzione di perdere il potere ottenuto negli anni precedenti.

Tra il 1988 e il 1989 si svolsero in Cecoslovacchia diverse manifestazioni , 2 dimostrazione del crescente coraggio civico; il movimento di opposizione si stava pian piano espandendo ad ogni ambiente della società rendendo vani gli interventi repressivi.

Altro paese di rilievo, teatro di grandi manifestazioni che si svolsero nelle città principali, fu la Germania dell’Est. Dopo gli avvenimenti del 9 novembre 1989, con la caduta del muro di Berlino, la Cecoslovacchia rimase colpita dagli sviluppi tedeschi, ma non riuscì a spogliarsi del pessimismo che la contraddistingueva: “It won’t happen here” 3, questo era il pensiero cecoslovacco.

Il Partito era convinto che le riforme di Gorbachov non avevano niente a che fare con il “socialismo

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del volto umano” e la politica che ne derivava. Nel caso in cui fossero state riconosciute, avrebbero negato la legittimità del potere dell’eredità del 1968, si veda A. Chiribiri, Breve storia dei paesi cechi, op. cit., p. 268.

Le manifestazioni principali si tennero nell’agosto 1988 nel ventesimo anniversario dell’invasione

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sovietica, all’inizio del 1989 nel ventesimo anniversario della morte di Jan Palach, il primo maggio e il 21 agosto sempre 1989, ibidem.

R. Fawn, The Czech Republic: a nation of velvet, op. cit., p. 26.

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§ 2.1 La Rivoluzione di velluto

Il 17 novembre 1989 si tenne una manifestazione organizzata dagli studenti indipendenti, ricorrendo in tale data il cinquantesimo anniversario dell’esecuzione di alcuni dirigenti del movimento studentesco e della chiusura delle università da parte dei nazisti. La marcia studentesca venne violentemente dispersa da parte della polizia provocando il malcontento dell’opinione pubblica e la situazione peggiorò quando venne diffusa la notizia della morte di uno studente durante gli scontri. Sebbene quanto riportato non corrispondesse alla realtà dei fatti, vennero indetti degli scioperi da parte degli studenti dei licei e delle università. Le strade e le piazze principali della capitale cecoslovacca si gremirono di gente dando il via ad una rivoluzione, meglio conosciuta come “rivoluzione di velluto” . 4

Nei giorni seguenti, si andarono a costituire due movimenti di opposizione: i dissidenti formarono il “Forum civico” e il “Pubblico contro la violenza”, rispettivamente a Praga e Bratislava . Ciò che veniva chiesto era l’attuazione dei 5 cambiamenti necessari, ma soprattutto la caduta del governo composto da un solo partito. Il Partito Comunista stava ormai decadendo; gli stessi operai delle officine, classe della popolazione per cui i comunisti governavano, decisero di scendere in piazza accanto ai manifestanti a dimostrazione del loro mancato appoggio al partito.

La notte del 24 novembre le piazze si riempirono nuovamente, questa volta per festeggiare. Infatti in quella giornata il Comitato centrale del partito si riunì e non poté

I giornalisti occidentali si riferivano alla rivoluzione definendola “di velluto” o “dolce”, questo perché

4

le manifestazioni non coinvolsero l’uso di mezzi violenti, ma venne preferito il canale della propaganda e dell’informazione, si veda A. Chiribiri, Breve storia dei paesi cechi, op. cit., p. 270.

La costituzione di questi due movimenti separati era la dimostrazione della mancanza di un’identità

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unitaria all’interno del paese. In particola modo erano gli slovacchi a rinunciare all’idea di uno stato unitario pensando alla Slovacchia come un insieme integro, si veda A. Di Gregorio, Il ventennale del scioglimento pacifico della Federazione ceco-slovacca. Profili storico-politici, costituzionali, internazionali, op. cit. p. 63.

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altro che annunciare le proprie dimissioni: i comunisti rinunciavano al potere dopo oltre quarant’anni . 6

Il 26 novembre Dubček e Havel si affacciarono assieme sul balcone del palazzo Melantrich; da un lato Dubček rappresentava “il passato” ed era un uomo di importante riferimento per il paese, dall’altro Havel incarnava “il futuro” e le sorti della Cecoslovacchia. La loro apparizione rappresentava in pieno l’atmosfera di entusiasmo di quei giorni, come si evince anche dalle parole dello stesso Dubček:

“The powerful roar of the crowd as we appeared stil echos in my ears. Several hundred thousand people stood there cheering. My thoughts ran back twenty-one years to that May Day parade of 1968: I could compare this moment with nothing else. […] So many things had happened- times of hope, times of defeat, times of patient resistance. Now I was standing on this balcony, at the side of a Czech dissident almost a generation younger than I, and we both knew that the crowd down there was giving us the power to bring the cause of freedom to its final victory in our country” 7

Il 10 dicembre anche il presidente Husák rassegnò le proprie dimissioni e venne istituito un governo cosiddetto di “concordia nazionale” presieduto da Marian Čalfa, 8 funzionario comunista, e costituito da rappresentanti sia del “Forum Civico” che del “Pubblico contro la violenza”. La prima misura adottata dal nuovo governo fu di rendere nulla la norma costituzionale riguardante il ruolo dirigente del Partito Comunista. A fine dicembre Dubček venne eletto presidente dell’Assemblea Federale e Havel presidente della Repubblica. L’obiettivo principale era una riforma radicale del paese. La transizione dal comunismo ad una democrazia liberale caratterizzerà il paese nel biennio 1990-1992 e nonostante i presupposti facessero sperare in un esito positivo le difficoltà non furono poche e il risultato finale sarà la dissoluzione.

Molti consideravano la fine dell’era del comunismo come una rinascita della storia dell’Europa

centro-6

orientale che era rimasta in sospeso dalla seconda guerra mondiale, si veda R. Shepard, Czechoslovakia: the velate revolution and beyond, op. cit., p. 33.

Ivi, pp. 37-38.

7

A. Chiribiri, Breve storia dei paesi cechi, op. cit., p. 271.

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La Repubblica federale ceca e slovacca (Česká a Slovenská Federativna Republika, Čsfr) fu costituita, dopo un acceso dibattito, nell’aprile 1990. 9

L’8 e il 9 giugno si tennero le prime elezioni libere dopo il 1946 e ben il 95% degli elettori si recò a votare. Il KSČ si aggiudicò il secondo posto, dietro al “Forum Civico” che vinse con il 51 % dei voti; in Slovacchia, la vittoria andò al “Pubblico contro la violenza” . 10

Lo scenario partitico creatosi riscontrò gravi difficoltà dopo l’entusiasmo iniziale poiché c’era la continua necessità di trovare compromessi tra i partiti altrimenti non sarebbe stato possibile realizzare alcuna legge a livello federale. Le trattative furono lunghe e si riuscì ad ottenere un risultato solo a fine anno: il 12 dicembre 1990 l’Assemblea federale approvò un compromesso temporaneo con il quale veniva stabilito che si andavano a rafforzare le competenze delle singole Repubbliche a svantaggio di quelle federali.

La situazione si complicò ulteriormente dato che si andarono a creare fratture interne anche ai singoli movimenti vincitori. Nella primavera 1991 il “Forum Civico” si divise: da un lato gruppi di stampo liberale diretti da Dienstbier formarono il “Movimento civico” (Občanské hnuti- OH), dall’altro Kalus e si suoi seguaci fondarono il “Partito civico democratico” (Občanská demokratická straná- ODS) . Per quanto 11 riguarda il “Pubblico contro la violenza”, i gruppi di destra costituiranno l’”Unione civica democratica”, mentre la maggioranza del vecchio movimento, su iniziativa di Vladimir Mečiar, si riunirà nel “Movimento per una Slovacchia democratica” (Hnuti za demokratické Slovensko- HZDS).

Come precedentemente accennato, uno dei primi impegni politici fu la programmazione della riforma economica e tra le varie proposte la scelta ricadde

Il nuovo nome venne introdotto nella l. cost. n. 101/1990 il 20 aprile, si veda A. Di Gregorio, Il

9

ventennale dello scioglimento pacifico della Federazione ceco-slovacca. Profili storico-politici, costituzionali, internazionali, op. cit., p. 65.

La nuova Assemblea federale confermò Havel come presidente della Repubblica federale, si veda A.

10

Chiribiri, Breve storia dei paesi cechi, op. cit., p. 271.

Il nuovo partito costituito da Klaus era composto dalla maggioranza dei deputati del vecchio “Forum

11

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sull’indirizzo di Klaus, il cui intento era di indirizzare il paese verso un’economia di mercato. Il progetto si basava sul valore assoluto della proprietà privata, sullo spirito di iniziativa, sulla concorrenza e sull’eliminazione degli interventi statali . La 12 trasformazione messa in atto era ritenuta fondamentale per un migliore sviluppo dei valori della stessa società. La visione positiva ed entusiasta di Klaus era condivisa anche dall’opinione pubblica e dagli osservatori stranieri, a tal punto da considerare la situazione cecoslovacca come un vero “miracolo economico” ; la Cecoslovacchia risultò 13 essere una delle economie più ricche e produttive. Il paese attese un anno prima di rendere effettivo il programma; venne preferito un atteggiamento cauto e le riforme vennero applicate con attenzione. Sebbene abbia aspetti in comune con altri processi di trasformazione, il caso ceco può esser considerato unico nel suo genere se analizzate le sue caratteristiche principali. In primis, si evidenzia la natura radicale della transizione; in secondo luogo, ricordiamo che l’economia cecoslovacca era la più centralizzata tra quelle comuniste . 14

Le aree principali interessate dalla riforma economica furono: la privatizzazione, la restituzione dei beni confiscati dal regime comunista, la riforma monetaria e la liberalizzazione dei prezzi. Il tentativo di Klaus di dare vita ad una politica economica uniforme risultò però ben presto essere inadeguato; la Slovacchia, oltre a considerare il nuovo modello economico come l’ennesima imposizione da parte di Praga, risentì maggiormente delle conseguenze che ne derivarono a causa delle proprie condizioni strutturali . 15

Ivi, p. 272.

12

La Cecoslovacchia era elogiata per il suo ruolo di leader nelle riforme economiche che

13

caratterizzarono la transizione post-comunista. Gli osservatori internazionali la consideravano “the most successful free- market economy of the post-communist countries, si veda R. Fawn, The Czech Republic: a nation of velvet, op. cit., pp. 83-84.

Ibidem.

14

La Slovacchia era meno sviluppata e il divario industriale con la parte ceca era sempre in crescita.

15

Anche il divario riguardante la disoccupazione nel 1992 era notevole: in Slovacchia era del 10,3%, mentre nella Repubblica Ceca solo del 2,4%, si veda A. Di Gregorio, Il ventennale dello scioglimento pacifico della Federazione ceco-slovacca. Profili storico-politici, costituzionali, internazionali, op. cit., p. 47.

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§ 2.2 Una separazione consensuale

Il popolo ceco e quello slovacco avevano convissuto sotto uno Stato comune per oltre settant’anni a partire dal 1918. La loro unione era principalmente dovuta a pressioni internazionali e all’idea generale che “l’unione fa la forza” . Sarebbe stato opportuno 16 per la Cecoslovacchia del 1920 attuare una Costituzione di stampo federale, ma ciò non accadde in quanto ne fu adottata una di stampo centralista. La principale causa era da attribuire al forte egoismo e nazionalismo che caratterizzava gli stati dell’Europa centro-orientale di quel tempo.

Il processo che portò alla dissoluzione della Cecoslovacchia interessò diverse componenti, da quella economica a quella giuridica; l’obiettivo principale rimase l’intento di costituire testi costituzionali relativi ai singoli paesi. Infatti la nuova Costituzione federale non venne mai realmente adottata.

Le divergenze che caratterizzavano i rapporti tra i cechi e gli slovacchi riecheggiavano in ogni ambito della transizione post-comunista. Prendendo in analisi la problematica della sovranità possiamo considerare il loro diverso tipo di approccio: per il popolo ceco, la Cecoslovacchia era una Federazione forte a cui corrispondevano poteri di rilievo e l’unico dibattito da affrontare era quello relativo alle competenze che potevano esser trasferite dal centro alle singole Repubbliche; il popolo slovacco invece persisteva sulla presenza di due Stati separati, in quanto consideravano la Federazione come una mera Confederazione con minime attribuzioni alle autorità centrali . 17

Data la mancata possibilità di risolvere la questione federale adottando una “soluzione costituzionale”, si rese necessaria l’istituzione di un’autorità super partes che si

Si intende che era opportuno per entrambi i popoli pensare all’esistenza di un unico popolo

16

cecoslovacco per combattere il peso della presenza sul territorio di molteplici minoranze, in particolare quella tedesca, ivi, p. 111.

Al riguardo venne adottata il 27 dicembre 1990 la l. cost. n. 556/1990, detta anche “grande legge

17

delle competenze” (velky Kompetenčny zákon). Le Repubbliche si occupavano della materia economica, mentre la Federazione continuava a controllare le materie di difesa, degli esteri e delle politiche monetarie, ivi, p. 124.

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occupasse delle problematiche relative alla divisione delle competenze tra il centro e le Repubbliche: con la l. cost. n. 91/1991 venne introdotta la Corte Costituzionale . 18

Nel 1991, a luglio, venne approvata un’altra importante legge dall’Assemblea Federale: la l. cost. n. 327/1991 “sul Referendum”. In base a quanto previsto dall’art. 1 potevano esser sottoposte a referendum federale gli aspetti principali dell’organizzazione di diritto pubblico della Repubblica ceca e slovacca; veniva anche messo in chiaro che la decisione della fuoriuscita (vystúpenie) di una delle Repubbliche dalla Federazione poteva esser presa solo esclusivamente attraverso il referendum . 19

Come detto precedentemente la Costituzione federale non venne elaborata nonostante il “Forum Civico” avesse proposto un progetto al riguardo . Venne 20 costituita una commissione costituzionale speciale, composta dall’Assemblea federale e dagli esponenti dei Consigli nazionali repubblicani, il cui compito era quello di occuparsi dell’elaborazione della Costituzione. Purtroppo nel 1991 i lavori della commissione si arenarono. Il primo ministro slovacco Čarnogursky era convinto dalla necessità di 21 costituire un patto (smlouva) di natura costituente per permettere di porre nuove basi alle relazioni tra cechi e slovacchi. Le divergenze che nacquero in base alla sua idea erano di natura giuridica. Secondo l’opinione ceca, la Costituzione federale doveva rimanere l’obiettivo primario e alla smlouva non doveva esser riconosciuto nessun valore giuridico; al contrario gli slovacchi premevano per una smlouva giuridicamente vincolante, dalla quale poi sarebbero derivate le tre diverse Costituzioni.

In base all’art. 10 la Corte era composta da sei giudici della Repubblica Ceca e sei giudici dalla

18

Repubblica Slovacca. Essa poteva intervenire in caso di conflitti, sia per quanto concerne il contrasto tra norme, sia per i contrasti di competenze tra i vari organi, ivi, p. 125.

In questo caso il referendum era indetto dal Capo dello Stato di una delle singole Repubbliche previa

19

richiesta del Consiglio nazionale di riferimento e doveva svolgersi entro 15 giorni dalla proposta. Il quorum per l’approvazione era la maggioranza assoluta. Nel caso in cui il quesito posto agli elettori non venisse accettato, non poteva esser proposto prima di 5 anni, ibidem.

Già nel periodo dicembre 1989-giugno 1990 i giuristi del Governo di intesa nazionale iniziarono i

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lavori per la Costituzione. Questi vennero poi portati avanti dall’Assemblea federale dopo le elezioni di giugno, ivi, p. 126.

Egli prese il posto di Mečiar come primo ministro dopo il rimescolamento partitico del 1991.

21

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Le discussioni ceco-slovacche continuarono e altre proposte vennero rifiutate dall’opposizione nazionalista slovacca. Petr Pithart, primo ministro ceco, decise quindi di accettare l’idea dell’accordo (smlouva); questo sarebbe stato riconosciuto come mera iniziativa politica senza esser vincolante a livello internazionale. Nel gennaio 1992 i Consigli nazionali iniziarono i lavori per il progetto dell’accordo . Furono istituite per 22 l’occasione delle commissioni il cui compito, insieme ai rappresentanti dei tre Governi, era quello di elaborare un testo da consegnare ai Consigli nazionali. Il testo venne ultimato durante la riunione tenutasi a Milovy nei giorni 3-8 febbraio. Il Consiglio nazionale slovacco non approvò la proposta del testo; in risposta al loro rifiuto, il Consiglio nazionale ceco affermò che non si sarebbero più svolte ulteriori trattative sull’argomento. Entrambe le parti si trovarono d’accordo sul posticipare qualsiasi tipo di decisione e discussione sul futuro dello Stato a giugno 1992, mese prestabilito per lo svolgimento delle elezioni.

§ 2.3 1992: dalle elezioni allo scioglimento

Nei giorni 5 e 6 giugno 1992 si svolsero le elezioni. Le questioni affrontate durante la campagna elettorale erano tre: la necessità di continuare con le riforme economiche, la lotta per evitare che si ripresentasse una situazione simile al passato e decidere del futuro assetto dello Stato . Possiamo andare ad analizzare nel dettaglio quelli che furono i 23 singoli programmi presentati dai partiti e in cosa differivano. Il “Partito civico democratico” proponeva delle riforme radicali e la costituzione di una società civile democratica e capitalista; dichiarò inoltre che sarebbe stata scelta la via della dissoluzione del paese, laddove la Slovacchia non avesse condiviso la loro intenzione d’istituire una federazione funzionale. Il “Movimento per una Slovacchia democratica” intraprese un

La Costituzione federale avrebbe incorporato l’accordo ceco-slovacco e doveva esser ratificata dai

22

singoli Consigli nazionali, ivi, p. 66.

Ovviamente ogni popolo aveva poi tematiche diverse sulle quali si concentravano maggiormente: da

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un lato i cechi continuavano a lavorare sulla loro trasformazione economica, dall’altro gli slovacchi ricercavano una soggettività internazionale di stampo confederale, ivi, p. 131.

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via populista e il programma sottolineava la soggettività internazionale del paese. Il partito affermò di aver a disposizione più opzioni riguardanti i futuri rapporti tra i due stati e che queste sarebbero state esposte ai cittadini slovacchi tramite referendum . Le 24 elezioni furono vinte nella Repubblica Ceca dalla coalizione ODS-KDS con alla guida Klaus, mentre in Slovacchia dall’HZDS di Mečiar.

Il 7 giugno Klaus venne incaricato dal presidente Havel di formare il Governo federale. Sebbene fosse nota la posizione slovacca riguardo l’esistenza della Cecoslovacchia come stato, il coinvolgimento dell’HZDS nei lavori per la formazione del nuovo governo era imprescindibile . Il giorno seguente si svolse a Brno il primo 25 incontro tra i due partiti vincitori. Già da subito fu chiaro a tutti che le trattative sarebbero durate a lungo e che le difficoltà da affrontare sarebbero state molte. Il “Movimento per una Slovacchia democratica” fu il primo partito ad avanzare una proposta, che prevedeva l’unione di due Stati e la costituzione di commissioni per le decisioni riguardanti argomenti comuni. Per entrambe le Repubbliche era prevista una banca di emissione e rappresentanza diplomatica, mentre le questioni di politica estera sarebbero state gestite da entrambe . Si trattava di una proposta inaccettabile per il 26 partito ceco, non era possibile, secondo il vice-presidente dell’ODS Miroslav Macek, mettere in atto ciò che veniva richiesto dalla controparte slovacca. La creazione di una “Unione economica e di difesa” tanto desiderata dall’HZDS non era adeguata per la 27 Repubblica Ceca; quest’ultima era più forte della Slovacchia, sia per quanto riguardava il potenziale economico, sia se prese in considerazione le dimensioni del territorio e il

Da notare come la posizione dell’HZDS creò confusione nei cittadini. La maggior parte di essi non

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erano a favore della totale indipendenza del loro paese, ma erano convinti della possibilità che la Slovacchia, seppur rimanendo all’interno della Cecoslovacchia, risultasse esser sovrana con una propria soggettività internazionale. La parte dei cittadini che desideravano invece l’indipendenza votò per il Partito nazionale slovacco (Slovenská národná strana- SNS) la cui posizione era separatista, ivi, p. 68.

Ricordiamo che il divieto di maggiorazione implicava il raggiungimento di un compromesso tra le

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due parti, altrimenti non sarebbe possibile applicare nessuno legge o votare il Presidente della Repubblica, ivi, p. 69.

Il progetto però non diceva nulla su come si sarebbe dovuto procedere in caso di disaccordo tra le

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commissioni. Era dunque facile che si andassero a creare situazioni di stallo non essendo stata elaborata nessuna vi d’uscita preventiva, ibidem.

Così Macek definiva la richiesta slovacca, ivi, p. 70.

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numero di abitanti. Dopo che la proposta slovacca venne rifiutata, fu deciso di svolgere un altro incontro tra l’11 e il 17 giugno.

Dopo ben tre giri di colloqui, a Bratislava fu presa la decisione finale riguardo il futuro del paese; i partiti si riunirono il 19 e il 20 giugno . Il “Partito civico 28 democratico” stanco delle continue situazioni di stallo, propose un ultimatum: o la Slovacchia accettava l’idea della creazione di una Federazione funzionante o si sarebbe proceduto con la divisione civile del paese. Il “Movimento per una Slovacchia democratica” non aveva alcuna intenzione di rinunciare alle proprie posizioni e da questo momento la Cecoslovacchia intraprese la via della sua auto-dissoluzione. La mattina del 20 giugno venne pubblicata la seguente dichiarazione:

“Le direzioni dell’Ods e dell’Hzds constatano la non colmabilità delle differenze tra i programmi elettorali e le finalità politiche dei due partiti nell’ambito dell’assetto istituzionale in quanto l’Ods considera quale unica forma ragionevole ed efficiente, utile per l’attuale Repubblica federale ceca e slovacca, la Federazione, mentre l’Hzds ritiene che i vantaggi possano derivare solo da una Confederazione con soggettività internazionale delle Repubbliche. […] Piuttosto che la Confederazione, l’Ods preferisce quindi la formazione di due Stati completamente indipendenti, ovvero la divisione a livello costituzionale dell’attuale Stato” 29

Klaus e Mečiar si misero rispettivamente alla testa del Governo ceco e di quello slovacco; il Presidente Havel invece si occupò di costituire il Governo federale. Quest’ultimo era composto sia da ministri dell’ODS che dell’HZDS; in realtà, non si trattava di un vero e proprio Governo, era infatti più opportuno definirlo come un organo di coordinamento il cui compito principale era quello di definire lo scioglimento della Federazione . La composizione del nuovo Governo federale fu pubblicata dalla 30

Dopo quattordici ore di riunione, venne stabilito che il nuovo Governo Federale si sarebbe occupato

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di “prepare, if it is empowered to do so, conditions for the smotta functioning of two sovereign states with international personality” e inoltre “the government will support a quick solution of the constitutional problem on the basis of an agreement between the two National Councils”, si veda A. Innes, Czechoslovakia: the short goodbye, op. cit., p. 182.

A. Di Gregorio, Il ventennale dello scioglimento pacifico della Federazione ceco-slovacca. Profili

storico-29

politici, costituzionali, internazionali, op. cit., p. 71.

“The process toward divorce would at least be civilized”, questo era il pensiero del Presidente Havel, si

30

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stampa il 24 giugno . Il giorno seguente, il Presidente Havel tentò per un’ultima volta di 31 convincere l’Assemblea Federale che la sola soluzione costituzionale sarebbe stato il referendum. Purtroppo la sua richiesta non ebbe l’esito desiderato e il Presidente fu obbligato ad accordare all’Assemblea Federale la possibilità di escogitare un altro metodo alternativo che lui stesso avrebbe accettato e rispettato senza riserve.

All’inizio del mese di luglio i membri della coalizione ceca siglarono un consenso 32 che prevedeva il trasferimento delle competenze federali alle singole Repubbliche e la necessità di creare una costituzione ceca. Venne inoltre stabilito che la questione relativa all’istituzione di una “Unione alternativa” sarebbe stata rinviata dopo l’indipendenza dei nuovi stati. Le elezioni presidenziali previste per il 3 luglio furono un fallimento in quanto il Parlamento federale non riuscì a far eleggere Havel, unico candidato ; nuove 33 votazioni furono così programmate per il 16 luglio. L’indomani venne accolta dal Consiglio nazionale slovacco la dichiarazione di sovranità della Repubblica slovacca. Il Presidente Havel non accolse bene questo primo passo d’indipendenza del popolo slovacco e non essendo pronto a veder compiuta la dissoluzione della Federazione presentò le proprie dimissioni. Da quel momento non venne mai più eletto un nuovo Presidente a causa delle diverse posizioni prese dai partiti dell’ODS e dell’HZDS.

Durante il loro quinto incontro a Bratislava tenutosi il 22 e il 23 luglio, Klaus e Mečiar affermarono che, d’ora in avanti, il focus comune sarebbe stato quello di elaborare al meglio la direzione da intraprendere verso lo scioglimento . Analizzando i 34 sondaggi di quel periodo, si può notare che ben l’85% degli elettori si sarebbe presentato

Jan Strásky, componente dell’ODS, fu nominato Primo Ministro federale. Rudolf Filkus,

31

appartenente all’HZDS, divenne primo vice Primo Ministro e Antonin Baudyš vice Primo MInistro. Infine Jozef Moravčik, dell’HZDS, fu nominato Ministro degli affari esteri, ivi, p. 183.

La coalizione era composta dall’Alleanza civica democratica, dal Partito cristiano democratico e dal

32

Partito Civico democratico, ivi, p. 184.

La mancata elezioni di Havel venne così commentate da Klaus: “Czech public will interpreta the

non-33

election of Mr. Havel as a further step toward questioning the common state”, ivi, p. 186.

“The optimal course”, così era definita da Klaus la strada da intraprendere verso la caduta dello stato

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alle urne in caso di referendum, ma che solo il 16% in ogni Repubblica avrebbe espresso il proprio appoggio alla dissoluzione dello stato . 35

Il 26 agosto a Brno si tenne il sesto colloquio tra Klaus e Mečiar e in tale sede venne deciso che la Cecoslovacchia avrebbe cessato di esistere la notte del 31 dicembre 1992 . Nei giorni seguenti, si creò una rottura tra i due presidenti durante la riunione del 36 Consiglio di sicurezza dello Stato (ROS), perché Mečiar rifiutò la proposta ceca della divisone dei beni della Federazione; la frattura dei rapporti si creò qualche giorno prima dell’approvazione della legge riguardante la modalità di scioglimento. Erano state previste quattro diverse proposte di divisone: referendum, accordo dei Consigli nazionali, legge costituzionale dell’Assemblea Federale o l’uscita di una delle Repubbliche. Su di un aspetto la parte ceca e quella slovacca si trovarono d’accordo: l’opzione del referendum era inaccettabile. Infatti, sia l’ODS che l’HZDS avrebbero mantenuto il loro ruolo di guida nei rispettivi paesi, portando avanti programmi incompatibili non solo tra loro, ma anche con il futuro assetto statuale e non sarebbero stati in grado di adottare leggi comuni nell’Assemblea Federale. La votazione per l’assenso della legge sullo scioglimento era prevista per il 1 ottobre, ma a causa della situazione di rottura tra le due parti, la legge non venne mai approvata. In questa situazione di stallo, Miloš Zeman, deputato dei socialdemocratici cechi (ČSSD), propose al Parlamento la sua idea di far diventare la Federazione un’Unione che venne largamente accolta, tranne che dalla compagine dell’ODS. Infatti, il 6 ottobre a Jihlava, durante un incontro tra Mečiar e Klaus, quest’ultimo chiese la rinuncia definitiva alla creazione dell’Unione proposta dal ČSSD e di proseguire con il progetto iniziale di scioglimento;

Ivi, p. 189.

35

La futura divisione dello Stato sarebbe stata garantita da una legge approvata dalla stessa Assemblea

36

Federale. In seguito, i Consigli nazionali delle Repubbliche avrebbero concordato accordi con l’intento di rendere meno pesanti gli effetti della divisone, si veda A. Di Gregorio, Il ventennale dello scioglimento pacifico della Federazione ceco-slovacca. Profili storico-politici, costituzionali, internazionali, op. cit., p. 72.

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Mečiar finì per accettare le richieste ceche . L’incontro proseguì con la stesura di alcuni 37 accordi comuni alle Repubbliche per rendere di minor impatto la loro divisione . 38

A cavallo tra ottobre e novembre vennero effettuati nuovi sondaggi: il 90% delle persone intervistate considerava inevitabile la dissoluzione della Cecoslovacchia. Nello specifico, il 50% dei cechi e il 40% degli slovacchi ritenevano necessaria la fine della Federazione, mentre per il 43% dei cechi e il 49% degli slovacchi era non necessaria.

Il 13 novembre venne affrontato un altro argomento importante, quello sulla divisione dei beni della Federazione e al riguardo l’Assemblea Federale emanò una legge costituzionale (L. cost. n. 541/1992) . 39

Affrontando adesso il tema dello scioglimento , in data 18 novembre, iniziarono le 40 discussioni sulla proposta di legge che determinava la fine della Federazione; nello specifico, non si trattava più di decidere le modalità di estinzione, ma ci si limitava a prendere atto che la Repubblica federale ceca e slovacca avrebbe cessato di esistere il 31 dicembre 1992. Sia il governo ceco che quello slovacco si trovarono in difficoltà con quanto venne deciso durante le riunioni dal Comitato di conciliazione , ovvero che la 41

Entrambe le parti firmarono un comunicato stampa riguardante le ultime decisioni prese: “Against its

37

original viewpoint, CDP had come to respect, during the first post-electoral negotiations, MDS disagreement with the continued existence of the Federation of the Czech and Slovak Republic, and has expressed its disagreement with transforming the federation into a confederation. Therefore it did not, and does not adhere to the existing federal arrangement. Similarly MDS respects the fact that CDP disagrees with the formation of a union of the Czech and Slovak Republic, and with efforts to transform the federation into a confederation. Both sides have assured one another that they will only proceed further in this matter on the basis of mutual agreement. MDS and CPD will promote the conclusion of partial agreements […] which should come into force on 1 January 1993”, si veda A. Innes, Czechoslovakia: the short goodbye, op. cit., p. 198.

Di seguito riporto un elenco di quelli che furono i principali accordi presi dalle parti: un accordo che

38

definiva i futuri confini di Stato tra le due Repubbliche; un accordo riguardante la libera circolazione dei cittadini attraverso i confini comuni ceco-slovacchi; un accordo sull’unione doganale; un accordo sull’unione monetaria; un accordo che permetteva ai cittadini di una delle due Repubbliche di lavorare sul territorio dell’altra senza permesso di lavoro; un accordo sul pagamento delle pensioni. Da notare come sull’argomento “cittadinanza” non venne detto nulla, si veda A. Di Gregorio, Il ventennale dello scioglimento pacifico della Federazione ceco-slovacca. Profili storico-politici, costituzionali, internazionali, op. cit., p. 74.

Era previsto dalla legge che i beni immobili sarebbero rimasti alla Repubblica su cui erano ubicati,

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mentre i beni mobili sarebbero stati suddivisi a vantaggio della Repubblica Ceca, ibidem. Sia in ceco che in slovacco si traduce “Zánik”, ivi, p. 135.

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La costituzione del Comitato di conciliazione era prevista dalla l. cost. n. 143/1968 nel caso in cui

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una delle Camere della nazioni non avesse approvato una qualsiasi legge. Compito del Comitato era quello di trovare un compromesso per entrambe le Camere, ivi, p. 75.

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legge costituzionale di scioglimento sarebbe dovuta esser approvata o con un referendum o con leggi costituzionali autorizzate dai Consigli nazionali. Sebbene entrambe le soluzioni risultassero spiacevoli per le Repubbliche , fu approvata la legge 42 costituzionale n. 542/1992 sull’estinzione della Federazione (O zániku Čsfr) dall’Assemblea Federale il 25 novembre 1992 . 43

Nel mese di dicembre i governi delle due Repubbliche si concentrarono maggiormente su temi di politica interna, che erano rimasti in secondo piano durante gli ultimi sei mesi di trattative. Il contesto conflittuale che si era andato a creare fino a quel momento, lasciò spazio ad una ritrovata collaborazione (spolupráce) delle Repubbliche. I punti cardine che andarono a toccare erano: la questione dell’unione doganale, il problema dei confini, il problema del debito pubblico e delle riserve aure, la richiesta di compensazioni finanziarie e la differenza temporale per l’accesso a Nato e Unione Europea.

Il Consiglio nazionale ceco avviò e concluse i lavori circa la nuova costituzione della Repubblica Ceca, che venne approvata il 16 dicembre. L’Assemblea Federale invece si occupò di sciogliere ciò che rimaneva del centro amministrativo in modo da cessare le proprie attività nella giornata del 17 dicembre. Sempre in quei giorni, fu approvata una legge dal Consiglio nazionale ceco riguardo i simboli del nuovo stato; era previsto che la Repubblica Ceca continuasse ad utilizzare l’attuale bandiera federale senza apportare alcun cambiamento. Una decisione che venne così commentata dal Presidente del Consiglio nazionale slovacco Ivan Gašparovič:

Purtroppo entrambi i governi si rendevano conto che da un lato il risultato di un eventuale

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referendum non avrebbe appoggiato il progetto di divisione e dall’altro né Klaus, né Mečiar avrebbero ottenuto la maggioranza per una legge costituzionale, ibidem.

Analizzando nello specifico la legge, possiamo far riferimento ad alcuni articoli. La Repubblica Ceca

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e quella slovacca erano riconosciute come gli stati successori (art. 1). La legge prevedeva la cessazione delle attività degli organi federali a partire dal 1 gennaio 1993 (art. 3, comma 1). Negli ultimi mesi del 1992 erano state allargate le materie di competenza delle singole Repubbliche e i Consigli Nazionali avevano la possibilità di adottare disposizioni giuridiche (in vigore dal 1 gennaio 1993) per assicurarsi l’esercizio delle competenze che sarebbero passate nelle loro mani (art. 7). Inoltre, già prima dello scioglimento, gli Stati avevano la possibilità di concludere a propio nome trattati internazionali con stati terzi (anche questi sarebbero entrati in vigore dal 1 gennaio, art, 8), ivi, pp. 135-136.

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“By their decision the Czechs had confirmed that they had regarded Czechoslovakia as the Czech lands and that Slovakia had always been playing second fiddle” 44

Infine, l’Assemblea Federale fece notare che non era possibile far coincidere il termine dei mandati dei deputati federali con lo scioglimento della Cecoslovacchia, poiché i loro incarichi potevano cessare solo in seguito allo svolgimento delle elezioni. Venne così deciso che la l’immunità legale dei deputati sarebbe stata assicurata fino al 1996, anno in cui erano previste le nuove elezioni.

Il 31 dicembre 1992 cessò ufficialmente di esistere la Cecoslovacchia, lasciando il posto alle due nuove Repubbliche indipendenti.

Più volte verranno contestate le procedure attuate per la separazione, che verrà spesso definita un’arbitraria semplificazione, una secessione extra-costituzionale o un accordo fra partiti politici non incaricati di scegliere sulla dissoluzione del paese . Al 45 centro dei dibattiti si trovava anche la questione della legalità e della legittimità con cui si era svolto il procedimento di dissoluzione. Se analizziamo nello specifico la questione possiamo notare che le modalità di svolgimento del progetto di separazione non furono un’eccezione, quindi il dubbio creatosi introno alla legalità e alla legittimità del tutto non ha motivo di esistere: in primis, la Cecoslovacchia era un paese federale e, per definizione, un ordinamento federale prevede la possibilità di separazione; nel caso in cui ciò non fosse, verrebbe meno il presupposto dell’ingresso volontario nell’unione politica e la nomina stessa di federazione. In secondo luogo, la separazione è avvenuto tramite dichiarazioni e accordi di vertice e la possibilità che le procedure standard non vengano seguite fa parte delle nascite di nuovi stati. La vicenda cecoslovacca è un chiaro esempio di come sia difficile far riferimento al diritto, poiché nei casi che riguardano stati di stampo federale può risultare inefficace seguire le disposizioni previste dalla disciplina di scioglimento.

Il fatto di aver mantenuto diversi simboli della tradizione, in particolare il colore blu, che

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rappresentava la Slovacchia non venne visto di buon occhi dal popolo slovacco, si veda A. Innes,

Czechoslovakia: the short goodbye, op. cit., p. 205.

A. Di Gregorio, Il ventennale dello scioglimento pacifico della Federazione ceco-slovacca. Profili

storico-45

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Dopo averne ripercorso le tappe principali, possiamo affermare che la dissoluzione dello stato cecoslovacco è avvenuta in maniera pacifica e graduale, sebbene caratterizzata da momenti di incomprensioni e di sentimenti contrastanti da parte dell’opinione pubblica . La legalità e la non violenza hanno segnato il paese sia in questa fase che nei 46 precedenti anni di esistenza comune, grazie alla presenza di un continuo contesto democratico.

I rapporti che si instaurarono tra i due paesi a partire dal 1 gennaio 1993 riscontrarono subito alcuni problemi. Sin dall’inizio la creazione di un’unione monetaria risultò difficile, se non impossibile da attuare a causa delle differenti politiche economiche attuate dalle Repubbliche . Si rese opportuno trovare una soluzione 47 alternativa alla questione della spartizione del debito pubblico della ormai ex Banca di Stato cecoslovacca; purtroppo la Slovacchia si rifiutò di gestire parte del debito e la Repubblica Ceca decise quindi di sequestrare la quota slovacca delle riserve auree che erano conservate a Praga. Anche l’unione doganale fu teatro di scontri dopo che il governo slovacco introdusse sovrapprezzi alle esportazioni. Infine, per quanto concerne lo scenario internazionale, a causa del governo autoritario imposto da Mečiar, la Slovacchia rischiava di ritrovarsi in una posizione di isolamento e di veder ritardare la sua entrata nella Nato e nell’Unione Europea.

Solo alla fine degli anni ’90, con la caduta sia del governo ceco che di quello slovacco, i rapporti tra i due paesi riuscirono a stabilizzarsi nuovamente . I nuovi 48 rappresenti politici, Miloš Zeman per la Repubblica Ceca e Mikulaš Dzurinda per la Repubblica Slovacca, iniziarono sin dall’inizio una buona collaborazione basata sulla reciproca fiducia. Questo avvicinamento ha permesso ai paesi di trattare temi comuni in maniera molto simile e al giorno d’oggi, dopo oltre vent’anni dallo scioglimento, le due Repubbliche non presentano grandi differenze.

Ricordiamo infatti che l’opinione pubblica si è sempre dichiarata contraria alla nascita di due stati

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indipendenti e che ha richiesto più volte la possibilità di svolgere un referendum su tale questione, ivi, p. 136.

L‘Unione monetaria cessò di esistere l’8 febbraio 1993, ivi, p. 76.

47

Nel novembre 1997 cadde il governo ceco di Klaus; il suo posto venne occupato da Miloš Zeman,

48

rappresentante social-democratico. Nel settembre 1998, in Slovacchia, al posto di Mečiar, salì al potere Mikulaš Dzurinda, a capo di un’ampia coalizione, ibidem.

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§ 2.4 Dopo lo scioglimento: analisi del quadro politico e giuridico della Repubblica Ceca

In Repubblica Ceca quando si parla dell’insieme dei documenti di diritto si utilizza la definizione di “ordinamento costituzionale” (ústavni poradek) , questo perché lo stato 49 ha una concezione pluritestuale della materia in questione. Una delle componenti principali è la nuova Costituzione ceca, adottata il 16 dicembre 1992 . Essa è composta 50 da una prefazione e da 113 articoli, suddivisi in 8 capitoli; può essere integrata o emendata solo attraverso leggi costituzionali. La nuova costituzione presenta molte similitudini con quella del 1920 tra cui la forma di governo, la giustizia costituzionale, il sistema elettorale e in parte quello partitico, il ruolo dei trattati internazionali e la tutela delle minoranze nazionali. La disciplina di riferimento riguarda principalmente l’organizzazione del potere statale, mentre sui diritti e le libertà fondamentali non viene detto niente. Su questo argomento esiste una Carta autonoma adottata dall’Assemblea Federale il 9 gennaio 1991; la Carta a valore “super-costituzionale” ed è considerata un 51 altro componente principale dell’ordinamento costituzionale. La terza e ultima parte integrante dell’ordinamento riguarda tutte le leggi costituzionali che sono state adottate successivamente alla Costituzione . Questa complessità giuridica che caratterizza la 52 Repubblica Ceca è dovuta ad un rapporto di continuità e discontinuità alternata delle norme, attuate in periodi diversi e che vanno ad incidere sulla natura giuridica del nuovo Stato.

L’idea di “ordinamento costituzionale” venne introdotto dalla Costituzione del 1992, agli artt. 3 e

49

112. Non viene enunciata nessuna definizione precisa, facendo solo riferimento all’insieme di leggi costituzionali e altre fonti del diritto costituzionale, si veda A. Di Gregorio, Repubblica Ceca, op. cit., p. 49.

E’ stata adottata dal Consiglio nazionale ceco come legge costituzionale di uno Stato sovrano e

50

indipendente. Venne pubblicata il 28 dicembre 1992 all’interno della raccolta delle leggi della Repubblica ed è entrata in vigore dal 1 gennaio 1993. Si fonda “sulle tradizioni dell’antica statualità delle terre della Corona ceca e della statualità cecoslovacca”, ivi, p. 54.

Ciò vuol dire che ogni legge costituzionale e gli atti giuridici devono risultare conformi alla Carta dei

51

diritti e delle libertà fondamentali nella loro interpretazione e applicazione, ivi, p. 56.

Queste possono essere divise in due gruppi: il primo raccoglie le leggi che disciplinano materie

52

specifiche e sono previste dalla stessa Costituzione, il secondo le leggi con le quali è possibile integrare o emendare la Costituzione, ivi, p. 51.

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La legge n. 542/1992 sull’estinzione della Federazione, precedentemente citata, viene sostituita da due nuove leggi costituzionali. La prima è la l. cost. n. 4/1993 riguardante le norme di recepimento con cui si definiscono valide per il nuovo stato indipendente le leggi costituzionali e gli atti giuridici della vecchia Repubblica federale ceca e slovacca a partire dal suo scioglimento . Essa prevede anche il passaggio di 53 competenze dell’Assemblea Federale al Governo della Repubblica Ceca. La seconda legge è la n. 29/1993 e tratta del passaggio dei giudici federali ai tribunali cechi, dei procuratori della procura militare a quella ceca e dei dipendenti della Corte costituzionale federale alla Corte Suprema della Repubblica. E’ grazie a questa legge se la Corte è stato l’unico organo giudiziario ad avviare la propria attività in maniera autonoma dal 1993 . 54

Passando ad analizzare il contesto del diritto internazionale dobbiamo in primis fare una distinzione di approcci: all’inizio la Costituzione prevedeva la scissione tra ordinamento interno ed esterno, poi, in seguito alla revisione del 18 ottobre 2001, si è preferito un sistema monistico. Con l’introduzione di questa revisione la posizione del diritto internazionale si è rafforzata; di particolare importanza è l’art. 10 che disciplina le relazioni tra diritto interno e internazionale: “i trattati internazionali promulgati, per la cui ratifica il Parlamento ha dato il suo consenso e ci la Repubblica Ceca è vincolata, sono parte dell’ordinamento giuridico; se un trattato internazionale stabilisce diversamente dalla legge, si applica il trattato internazionale” 55.

E’ opportuno fare un breve riferimento anche a due dei temi più importanti che vennero affrontati all’interno delle nuove Costituzioni delle Repubbliche, ovvero la questione dell’autogoverno locale e il processo di regionalizzazione. Per quanto riguarda la prima questione, l’autogoverno locale era stato introdotto fino a quel momento solo a livello comunale; a partire dal 1992, venne concordato, da entrambi i paesi, il principio secondo cui il comune era l’unità territoriale di base dell’autogoverno. Nella Costituzione

Per il principio di lex posterior, laddove le norme della Federazione entrino in contrasto con quelle

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adottate dalla Repubblica Ceca prima della cessazione, si andrebbero ad applicare quest’ultime, ivi, p. 54.

La Corte ha sede a Brno, è composta da 15 giudici e al vertice c’è un presidente e due vice-presidenti.

54

Ad essa sono attribuite ampie competenze e la più importante è quella di poter annullare leggi o atti sub-legislativi in contrasto con l’ordinamento costituzionale, ivi, pp. 109-110.

Ivi, p. 58.

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ceca troviamo due articoli sull’argomento: “è garantita l’autonomia delle unità di autogoverno territoriale” (art. 8) e “la Repubblica si divide in comuni che sono le unità territoriali di base dell’autogoverno” (art. 99) . In aggiunta, nelle due Costituzioni, veniva 56 fatto riferimento alla possibilità di considerare l’autogoverno ad un livello territoriale maggiore rispetto a quello di base, come affermato dall’art. 99 della Costituzione ceca: “le unità territoriali superiori dell’autogoverno locale sono regioni o territori” . La 57 questione del processo di regionalizzazione è sempre stato un punto carine del primo governo di Klaus, ma solo il 3 dicembre 1997 venne approvata una legge costituzionale “sulla creazione di unità locali superiori di autogoverno e sulla modifica della Costituzione della Repubblica Ceca” . Nel 1998, dopo la caduta del governo di Klaus, i 58 lavori sulla formulazione di nuove leggi circa il funzionamento delle regioni subì un rallentamento. Dobbiamo aspettare il 12 novembre 2000 per lo svolgimento delle prime elezioni degli organi regionali.

§ 2.4.1 La forma di governo nello stato ceco

Il Parlamento ha un potere molto forte ed è l’unico ad avere una legittimazione popolare diretta; le sue funzioni sono legislative, elettorali e di controllo sul governo. Esso è formato dalla Camera dei deputati (Poslanecká snêmovna) e dal Senato (Senat); entrambe le Camere sono elette con un sistema proporzionale e a loro appartiene il potere legislativo.

A. Di Gregorio, Il ventennale dello scioglimento pacifico della Federazione ceco-slovacca. Profili

storico-56

politici, costituzionali, internazionali, op. cit., p. 148. Ivi, p. 149.

57

In base alla legge costituzionale si andarono a creare 14 regioni aventi il diritto di esercitare

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Il Capo dello Stato non svolge un ruolo politicamente attivo, sebbene faccia parte del potere esecutivo . Egli ha il diritto di presiedere alle riunioni di Governo quando il 59 tema di discussione rientra nelle sue competenze (art. 64, comma 2). Il Presidente svolge due tipi di funzioni, quelle autonome e quelle sottoposte alla controfirma ministeriale. Nel primo gruppo rientrano decisioni relativa alla formazione di altri organi costituzionale e al loro funzionamento ; le funzioni appartenenti al secondo gruppo 60 invece sono riportate all’interno dell’art. 63, comma 1 della Costituzione e riguardano la politica estera e la difesa . Il Capo dello Stato non può esser eletto per più di due 61 mandati e rimane in carica per cinque anni; non esiste la figura del Vice Presidente, quindi nel caso il posto sia vacante le responsabilità passano nelle mani del Primo Ministro e del Presidente della Camera dei deputati . 62

Per quanto riguarda il Governo, definito “organo supremo del potere esecutivo” (art. 67), la Costituzione non si esprime circa le sue competenze , mentre sono ben elencati i 63 passaggi fondamentali per la formazione del Governo (art. 68, commi 2-4). Questo deve presentarsi al cospetto dalla Camera dei deputati entro trenta giorni dalla sua nomina per presentare il programma di governo e richiedere la fiducia. Laddove la fiducia non venga accordata, il Governo si dimette e ne viene nominato uno nuovo dal Presidente. I Governi che si sono succeduti a partire dal 1992 sono sempre stati quasi tutti di

Difatti il potere esecutivo, disciplinato dal III capitolo della Costituzione, racchiude tre organi: il

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Presidente della Repubblica, il Governo e il pubblico ministero, si veda A. Di Gregorio, Repubblica Ceca, op. cit., p. 66.

Per esempio: nomina e revoca di membri del Governo, accettazione delle loro dimissioni,

60

convocazione delle sedute della Camera dei deputati, scioglimento della Camera, veto legislativo, poteri di grazia e di indulto e firma delle leggi, si veda A. Di Gregorio, C. Filippini, M. Ganino, Governi e parlamenti nei paesi dell’Europa orientale: l’equilibrio innanzitutto, Torino, Giappichelli, 2012, p. 58.

Il presidente infatti rappresenta lo stato all’estero, negozia e ratifica i tratti internazionali, accredita e

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dimette i vertici delle missioni diplomatiche ed è il comandante supremo delle forze armate, ibidem. Da notare che alcune competenze, come il potere di grazia e la nomina dei generali per esempio, non

62

vengono trasferite a nessuno e di conseguenza non sono esercitate, ibidem.

La l. cost. n. 110/1998 “sulla sicurezza” attribuisce poteri particolari all’esecutivo quando si tratta di

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definire le modalità di proclamazione e gestione degli stati di crisi (stato di emergenza, stato di pericolo, stato di guerra), si veda A. Di Gregorio, Repubblica Ceca, op. cit., p. 74.

(21)

coalizione , ciò che li distingueva era la prevalenza o meno della figura del Primo 64 Ministro.

Infine analizziamo la figura del Premier, che viene solitamente riconosciuto come un primus inter pares in quanto il Governo è un organo collegiale; infatti sia l’attività decisionale che le responsabilità che ne conseguono sono condivise dall’intero Governo . Tra le funzioni del Primo Ministro c’è l’organizzazione del Governo e la 65 possibilità di intervenire a suo nome; in caso di governi di coalizione il compito principale del Premier è quello di ricercare compromessi per il miglior funzionamento del Governo . 66

§ 2.5 Una nuova identità ceca

Il 2 febbraio 1993 Vaclav Havel venne eletto Presidente della Repubblica Ceca; riporto qui di seguito le sue parole, colme di entusiasmo, circa il futuro dello stato:

“The horizon of what we call homeland has thus been significantly narrowed. No one is easily coming to terms with this change, but we have not lost our homeland because of this. On the contrary, its new state image represents for us an appeal for new thinking about its very essence and identity, its possibilities and prospects, its hope. It is […] an appeal for truly creative work. We must arrange our transformed homeland so that we can live in it as well as possible and be respected by others” 67

La questione dell’identità ceca è sempre stata strettamente collegata al revival del nazionalismo ceco che caratterizzò la metà del diciannovesimo secolo e grazie a questo può essere facilmente definita. Il forte legame con la tradizione è riscontrabile nelle

Le coalizioni si andavano a creare successivamente alle elezioni, si veda A. Di Gregorio, C. Filippini,

64

M. Ganino, Governi e parlamenti nei paesi dell’Europa orientale: l’equilibrio innanzitutto, op. cit., p. 57. Alla base della divisione delle responsabilità troviamo accordi di coalizione che vengono presi dopo

65

le elezioni e che possono modificare anche i programmi elettorali dei partiti, ivi, p. 62.

Ciò che determina la prevalenza o meno del Premier all’interno dei governi di coalizione è il rapporto

66

di forza tra il suo partito e i partiti alleati, ivi. 63.

R. Fawn, The Czech Republic: a nation of velvet, op. cit., p. 159.

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decisioni prese dalla nuova Repubblica circa i simboli da utilizzare. Come già detto in precedenza, è stato scelto di non rinnovare la bandiera, mantenendo quella vecchia dello stato federale; inoltre la valuta ceca riporta antiche figure di personaggi medievali molto importanti per la memoria collettiva . Questo dimostra quanto sia fondamentale per i 68 Cechi ricordare la gloria del suo passato storico e di come altrettanto glorioso possa essere il suo futuro. La Repubblica Ceca era vista come uno stato liberale, da un lato grazie ai valori portati avanti nel periodo interbellico che riflettevano la politica di quel tempo e dall’altro grazie a come si era distinta nell’epoca post-comunista rispetto agli altri stati vicini . 69

Non dobbiamo considerare solo gli aspetti interni al paese, in quanto la nuova identità ceca si stava plasmando anche in base agli sviluppo esterni che caratterizzavano lo scenario internazionale, soprattutto con riferimento al contesto europeo. Per quanto infatti concerna la politica estera ceca, se andiamo ad analizzarla nello specifico, non si tratta del mero interesse di instaurare relazione con gli attori internazionali, bensì dell’affermazione all’esterno dei propri confini di quei valori che caratterizzano il paese e che dimostrano come la Repubblica Ceca si meriti un posto all’interno dell’Europa . 70 Molte scelte compiute in questo ambito testimoniano la volontà del paese di farsi carico di “responsabilità universali”, per esempio facendo riferimento al modesto, ma rilevante contributo nelle operazioni di peacekeeping71. Rispetto al passato, due sono i fattori che incidono sul funzionamento della politica estera: il nuovo contesto geografico e il nuovo scenario internazionale. Lo stato ceco ha preso sempre più distanze dalla compagine orientale sovietica, in un primo momento grazie alla dissoluzione del blocco sovietico e successivamente con lo scioglimento della composizione federale della Cecoslovacchia;

Si fa riferimento alle figure dei monarchi Venceslao, Otakar e Carlo IV, ibidem.

68

Lo stato ceco era stato di in grado di ricreare relazioni bilaterali con i tedeschi sulla base del perdono

69

e della riconciliazione, in riferimento a quelli che erano stati gli episodi di ingiustizia ed espulsione nei confronti del popolo tedesco, ivi, p. 160.

“Back to Europe” (Zpet do Europy), è con questa affermazione che viene solitamente riassunto il

70

progetto che stava alla base della politica estera ceca, ivi, p. 133.

La Repubblica Ceca portò avanti gli impegni che spettavano in precedenza alla Cecoslovacchia, come

71

per esempio fornire un’unità di 500 uomini a UNPRO-FOR e partecipare alle missioni in Iraq. A questo il paese aggiunse la lotta alla salvaguardia dei diritti umani, che erano stati violati a Cuba, in Cina e in Nord Corea. ivi, p. 134.

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questo gli ha permesso di esser maggiormente coinvolto nella sfera occidentale, con la quale condivide dei confini . Questo andava ad alimentare le opportunità per la 72 Repubblica di veder realizzato il suo “main political goal”, ovvero l’integrazione europea. Diventare membro dell’Unione significava molto per il paese, non solo avrebbe permesso di distaccarsi dall’ingombrante passato comunista, ma rappresentava per i cittadini stessi un’evoluzione del loro status sociale, poiché fino a quel momento si erano sempre considerati di “seconda classe”. La NATO era l’altra organizzazione di cui la Repubblica Ceca desiderava far parte; in entrambi i casi, esser considerato membro significava per il paese la conferma che i valori cechi era a pieno titolo europei. Tra la fine degli anni ’90 e i primi anni 2000, gli obiettivi principali della politica estera ceca verranno raggiunti con successo . 73

Si fa riferimento allo stato tedesco e allo stato austriaco, ivi, p. 138.

72

La Repubblica Ceca diventa membro della NATO il 12 marzo 1999 ed entra a far parte dell’Unione

73

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