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6.0 Conclusioni
Concludendo e riassumendo il presente lavoro, possiamo definire le caratteristiche dei nuclei urbani della cinematografia fantascientifica nel seguente modo:
1. La visione della città del futuro è sempre, in certo senso, la visione della città del presente. Essa non ne risulta autonoma e distaccata, si nutre delle visioni del presente e della loro realtà senza la quale non avrebbe potuto esistere.
2. Insieme alla crisi dell’occidente e in particolare dell’imperialismo americano, si registra lo spostamento dei modelli per le città del futuro verso i paesi emergenti dell’oriente.
3. L’alto livello di promiscuità e di tendenza all’ibridazione delle tipologie dei centri urbani nel cinema di fantascienza, accrescono le difficoltà nel definire i centri urbani. Le visioni del futuro all’inizio del XXI secolo, non hanno un modello per eccellenza, dunque si nutrono dalla frammentarietà tipica della società postmoderna, risultando, nelle rappresentazioni, ambigue. Il cinema postmoderno: ‘(…) disgrega i processi di identificazione e pone il suo spettatore nella condizione di non saper più
da che parte stare. (…) gli mostra all’opera quelle caratteristiche di esitazione, indeterminatezza e
instabilità che secondo Landy & Fisher sono tipiche del racconto postmoderno’1
.
4. Esiste la tendenza per cui le visioni progressive e positive del futuro, si sono rivelate più verificabili nel passato, mentre la maggior parte delle distopie non si sono mai avverate, ciò permette di guardare verso il futuro con più speranza. Esistono eccezionali predizioni della caducità dell’uomo, espresse nei film come ad esempio Things to Come (1936) di William Cameron Menzies, tuttavia, la ricostruzione dello Everytown in una città utopica e la ricostruzione dell’Europa dopo gli orrori della seconda guerra mondiale, dimostrano la capacità dell’uomo a rialzarsi ogni volta, a risorgere dalle ceneri, come la fenice.
5. Oggi di frequente, nelle rappresentazioni delle città del futuro, si antepone la forma al contenuto. Non sono più gli architetti a progettare i grattaceli del futuro, ma i designer e gli specialisti dell’immagine di sintesi a produrre visioni dell’avvenire. Le città del futuro sovente non sono studiate con sufficienza, risultano da visioni
1
Canova G., L’alieno e il pipistrello. La Crisi della forma nel cinema contemporaneo, Bompiani, Milano, 2000. p.65.
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superficiali nelle quali conta più l’aspetto visuale che non la verosimiglianza della rappresentazione.
Nella realtà postmoderna odierna, il cinema di fantascienza riflette la situazione in cui si trova la società contemporanea. I gusti diventano sempre più frammentari, l’ibridazione sconvolge tutte le arti e procede in tutte le direzioni. La cultura di massa agisce nel nuovo regime di pluristilismo e si esprime con le produzioni sature di vari elementi:
We are in a golden age of building fantasies. The dream makers who construct cinematic images take
their inspiration from myriad architectural influences-unsurprising2.
Nascono miriadi di nicchie, mentre le rappresentazioni urbane nel cinema di fantascienza tendono a diventare CFI. Le rappresentazioni delle CFR entrano in crisi, diventando più difficilmente classificabili. La città rappresentata nello sfondo o vissuta dai protagonisti ora è più spesso una visione fantasiosa, volta a trovare il consenso di un più amplio pubblico possibile, essa deve rispondere esteticamente alle esigenze delle persone più diverse, per questo motivo si sottrae alla logica e alla coerenza compositiva. Con l’immagine di sintesi il set cinematografico non è più il lavoro degli architetti, ma dei designer e dei specialisti di computer grafica. Nonostante tutto, le visioni filmiche non smettono mai di influenzare i gusti, i progetti reali e il cinema stesso. Quest’ultimo continua (benché, forse più di rado), a rappresentare visioni plausibili del futuro, considerando attentamente le tendenze e i riscontri evolutivi.
Il cinema, dopo tutto, continua a essere comunque anche un racconto sul mondo, e sa mantenere intatta – nonostante la crisi che lo investe – la sua capacità di rendere visibili le maschere e le forme
che, di volta in volta, il mondo assume3.
2
Hanson M., Building Sci-fi Moviescapes, Focal Press, Burlington, 2005. p. 8.
3
Canova G., L’alieno e il pipistrello. La Crisi della forma nel cinema contemporaneo, Bompiani, Milano, 2000. p.15.