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PARTE I 2. 1845-46

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PARTE I 2. 1845-46

«I do not deny,» scrisse il Reverendo Patrick Brontë a Mrs. Gaskell in merito alla pubblicazione di The Life of Charlotte Brontë nel 1857, e del ritratto poco lusighiero che l'autrice aveva di lui tratteggiato,

that I am somewhat eccentrick. Had I been numbered amongst the calm, sedate concentric men of the world, I should not have been as I am now, and I should, in all probability, never had such children as mine have been.1

Gettando uno sguardo d'insieme alla famiglia Brontë, o meglio ai quattro che tra i figli di Patrick Brontë e Maria Branwell sopravvissero alla delicata costituzione della fanciullezza fino a divenire adulti, risulta chiaro che il dono della fantasia e l'impulso creativo erano stati particolarmente generosi nei loro confronti. Se è vero che le voci consegnate alla storia della letteratura di tutti i tempi, seppur con le dovute diversità artistiche, sono state quelle delle tre sorelle, non si può però negare che anche l'unico figlio maschio aveva di che imporre la sua personalità.

Il primo riferimento a un'opera di più ampio respiro si deve infatti proprio a Branwell il quale, dopo anni di riflessioni e mutuando materiale da una delle storie appartenenti al ciclo giovanile di Angria, aveva cominciato a manifestare l'intenzione di farne un'opera da pubblicare:

I have […] devoted my hours of time […] to the composition of a three volume Novel – one volume of which is completed – and along with the two forthcoming ones, has been really the result of half a dozen by past years of

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thoughts about, and experience in, this crooked path of life.2

La compilazione di questi tre volumi aveva tenuto Branwell occupato e aveva aperto per lui una nuova possibilità, quella di riuscire laddove la sua vita personale aveva fallito a causa dell'allontanamento forzato da Mrs Robinson e, come si vedrà più avanti, della follia amorosa che da questo sarebbe nata.

Ad ogni modo, l'intenzione manifestata dal fratello doveva aver pur solleticato le fantasie che Charlotte nutriva da tempo in merito alla possibilità di comporre del materiale da poter, eventualmente, proporre per la stampa.

Nel 1850, nella famosa nota biografica su Ellis e Acton Bell che apriva la seconda edizione di Wuthering Heights e Agnes Grey, Charlotte ricorda quell'autunno del 1845 quando, per puro caso, le erano capitate sott'occhio alcune pagine scritte nella calligrafia di Emily. La straordinaria musicalità, la toccante malinconia delle poesie ivi contenute, diedero a Charlotte un primo ma quantomai intenso assaggio dell'unicità della penna di quella che da lì a poco avrebbe fregiato i propri scritti con lo pseudonimo di Ellis Bell:

[...] something more than surprise seized me, - a deep conviction that these were not common effusions, nor at all like the poetry women generally write. I thought them condensed and terse, vigorous and genuine. To my hear, they had also a peculiar music – wild, melancholy, and elevating.3

E non poche furono le rimostranze di Emily alla possibilità avanzata dalla sorella maggiore in merito alla pubblicazione di un volume di poesie:

it took hours to reconcile her to the discovery I had made, and days to persuade her that such poems merited publication.4

2 Branwell a J. B. Leyland, 10 settembre 1845

3 C. BRONTË, Biographical Notice of Ellis and Acton Bell, 19 settembre 1850 4 Ibidem

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Le rimostranze di Emily erano dovute al fatto che quelle accidentalmente finite nelle mani di Charlotte erano in realtà parte del cosiddetto ciclo di Gondal, che comprendeva storie e poesie scritte da Emily e Anne sin dalla fanciullezza e che Charlotte, in quanto esclusa da quella collaborazione e anzi impegnata a scrivere il suo ciclo, quello di Angria, assieme al fratello, non avrebbe dovuto leggere.

Quando per la prima volta Charlotte avanzò alle sorelle la proposta di una pubblicazione di quelle che, con un po' di imbarazzo e con una certa dose di sdegno, erano state rinominate rhymes, Emily era probabilmente giunta all'apice della sua ispirazione poetica e i diciotto mesi di composizione avevano dato prova di quella straordinaria potenza destinata a estinguersi nella breve parabola della sua vita.5

La scoperta dei versi della sorella di mezzo diede a Charlotte nuova speranza di poter finalmente sciogliere l'apatia che le aveva legato le mani sin dal ritorno da Bruxelles. Un rinnovato e ritrovato senso di poter fare qualcosa di più, di poter uscire dal grigiore e dalla desolazione dei moors era qualcosa in cui la prima delle sorelle Brontë aveva riposto segrete speranze, ciò che la convinse a rispolverare la determinazione di un tempo, sollevare la penna per scrivere, questa volta e molte più tardi, sotto mentite spoglie:

We very early cherished the dream of one day becoming authors. This dream, never relinquished even when distance divided and absorbing tasks occupied us, now suddenly acquired strength and consistency: it took the character of a resolve. We agreed to arrange a small selection of our poems, and, if possible, get them printed.6

5 Cfr. J. BARKER, The Brontës, Abacus, Londra 2010, p. 571 6 C. BRONTË, Biographical Notice of Ellis and Acton Bell

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In questo, Charlotte fu «undoubtedly the driving force»;7 fu lei a farsi carico di responsabilità, disposizioni e organizzazione mentre Anne ed Emily preferirono, come sempre da questo momento in avanti, restare un po' più nell'ombra e anzi in virtù di questo pretesero di pubblicare il volume di poesie che andavano preparando sotto uno pseudonimo che celasse la loro vera identità:

Averse to personal publicity, we veiled our own names under those of Currer, Ellis and Acton Bell: the ambiguous choice being dictated by a sort of conscientious scruple at assuming Christian names positively masculine, while we did not like to declare ourselves women, because – without at that time suspecting that our mode of writing and thinking was not what is called 'feminine' – we had a vague impression that authoresses are liable to be looked on with prejudice; we had noticed how critics sometimes use for their chastisement the weapon of personality, and for their reward, a flattery, which is not true praise.8

Juliet Barker fornisce chiare delucidazioni sul perché le tre sorelle avessero scelto proprio questi tre nomi maschili:

The name 'Currer' was familiar to the Brontës as that of the philantropist Frances Richardson Currer, who was a benefactor of many local institutions, including the Clergy Daughter's School at Cowan Bridge.[...] It was also a name tha Branwell had used […] Ellis, too, was a well-known name in the West Riding. […] The name 'Acton' was probably familiar to Anne from her days at Thorp Green. The 'Bell' surname may have been suggested by the middle name of Patrick's curate Arthur Bell Nicholls9. […] In each case the girls retained their

own initials beneath the cover of their new identities.10

Una volta aggiunto il contributo di Anne, nell'autunno del 1845 le tre Brontë intrapresero un attento lavoro di discussione e selezione dei componimenti da poter proporre agli editori.

Charlotte diede il via alla sua personale campagna cercando dapprima

7 J. BARKER, The Brontës, p. 565

8 C. BRONTË, Biographical Notice of Ellis and Acton Bell 9 Che Charlotte avrebbe sposato il 20 giugno 1854

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uno spazio di pubblicazione all'interno del «Blackwood's Magazine» per poi rivolgersi ai redattori di uno fra i periodici da lei più amati, il «Chambers's Edimburgh Journal». Qualunque fosse stata la risposta di William e Robert Chambers poco importa, giacché è probabilmente a partire dal contenuto di quest'ultima che Charlotte si decise a scrivere la lettera successiva, questa volta indirizzata ad Aylott & Jones, una piccola casa editrice con sede a Londra che per lo più si occupava di pubblicazioni a carattere religioso. Nel capitolo quindici di The Life of Charlotte Brontë, Elizabeth Gaskell riporta:

The publishers to whom [Charlotte] finally made a successful application for the production of "Currer, Ellis, and Acton Bell's poems," were Messrs. Aylott and Jones, Paternoster-row.11

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3.1846-47

3.1 Poems by Currer, Ellis & Acton Bell: fortuna e ricezione.

Il sette maggio del 1846 giunsero alla Canonica di Haworth le prime tre copie stampate di Poems, ancora costellate da un certo numero di errori e a un prezzo di vendita inferiore a quanto Charlotte aveva precedentemente pattuito con gli editori:

Here at last was the solid reality resulting from all those years of fevered imagination and frantic scribbling, the culmination of a life's dream.12

Vedere il sogno di una vita realizzarsi in un tempo relativamente breve aveva acquietato Charlotte sì, ma non smorzato la sua voglia di portare avanti ciò che più le stava a cuore. Impaziente di ricevere commenti circa la raccolta di poesie, Charlotte pagò perché la Aylott & Jones pubblicizzasse il prodotto del genio suo e delle sorelle, avendo già ben in mente le riviste alle quali avrebbe voluto inviarle: tra i dieci periodici figurava, naturalmente, il «Blackwood's Magazine».

Frattanto, sull'orda dell'entusiasmo editoriale, e con la prima, solida prova di potersi guadagnare da vivere attraverso la professione della scrittura, le sorelle Brontë annunciavano un'altra, ben più ambiziosa impresa. Già nell'aprile avevano comunicato agli editori di essere in procinto di realizzare ognuna un'opera in prosa, accompagnando l'annuncio con la manifesta intenzione di non voler intraprenderne la pubblicazione a proprie spese.

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Prima di passare a quelli che col tempo avrebbero guadagnato menzione tra alcuni dei migliori romanzi della storia letteraria, è opportuno gettare uno sguardo più da vicino a Poems, al suo destino, alla sua ricezione critica, e alla gestione che ne fece Charlotte.

Due lunghissimi mesi di attesa trascorsero prima che le sorelle ricevessero un giudizio in merito alla loro prima creazione. Furono questi mesi difficili che tennero l'intera canonica col fiato sospeso a causa di una vicenda che si sarebbe poi rivelata la molla per il decadimento morale, spirituale e fisico dell'unico figlio maschio del Reverendo Brontë.

Nel breve periodo da tutore a Thorp Green presso la famiglia Robinson (che ad Anne aveva garantito il primo incarico di istitutrice) Branwell aveva subito il fascino della padrona di casa intrecciando con lei una relazione, o per meglio dire un affair che andava ben oltre i limiti della discrezione. Licenziato per i sospetti sollevati, Branwell aveva vissuto nella speranza di poter un giorno unirsi all'amata signora che tanto spesso compariva in disguise nelle poesie dell'epoca; ma si sbagliava. Il ventisei maggio 1846, all'età di quarantasei anni, il Reverendo Edmund Robinson morì lasciando una postilla testamentaria che avrebbe di lì a poco sconvolto la vita del giovane. Secondo quanto riportato nel testamento, Robinson proibiva alla sua vedova un ritrovato contatto con Branwell, manifestando la possibilità di privarla del sostentamento economico qualora questa avesse istituito una relazione di qualsiasi sorta col ragazzo. In realtà, nel testamento revisionato nel gennaio precedente dallo stesso Robinson, non c'era traccia di tali disposizioni e anzi il nome di Branwell non compariva affatto nello scritto. Secondo alcuni commentatori questa fu una scusa addotta da Branwell per giustificare il fatto che Mrs Robinson non volesse effettivamente venire

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incontro ai suoi desideri e legittimare la loro unione. Che una relazione fra i due esistesse è comunque possibile, ma probabile è anche che Branwell avesse gonfiato l'intera storia nella sua mente. Ad ogni modo, il risultato fu che la tanto attesa unione con l'amata non arrivò mai e, seguendo le parole di Barker, «Branwell was genuinely driven to the edge of insanity».13 In proposito, Charlotte confiderà ad Ellen in una lettera datata 17 giugno:

[…] he neither can nor will do anything for himself – good situations have been offered more than once – […] – but he will do nothing – except drink, and make us all wretched.14

In questo periodo l'attenzione di tutta la canonica fu rivolta verso le clamorose vicissitudini di Branwell e la terribile piega che gli eventi avevano preso su di lui. Dopo due lunghi mesi di silenzio durante i quali il piccolo volume di poesie «had been doing the rounds of the journals»,15 giunsero le prime due recensioni anonime.

Entrambe sembravano darsi gran pena per riuscire a dipanare la matassa di mistero circa i tre autori sconosciuti Acton, Ellis e Currer Bell. Nel tentativo di mantenere celata la loro vera identità, e credendo con ciò di poter contare su di un giudizio imparziale della loro opera, le tre sorelle sortirono l'effetto opposto, dando il via a una lunga serie di interrogativi e supposizioni da parte di lettori e critici circa i veri autori che velavano il loro volto dietro l'ombra dello pseudonimo:

Who are Currer, Ellis, and Acton Bell, we are nowhere informed. Whether the triumvirate have published in concert, or if their association be the work of an editor, viewing them as kindred spirits, is not recorded. If the poets be of a past of the present age, if living or dead, whether English or American, where born, or where dwelling, what their ages or station – nay, what their Christian

13 J. BARKER, The Brontës, p. 585

14 M. SPARK, The Brontë Letters, Macmillian & Co., Toronto, 1966, p. 131 15 J. BARKER, The Brontës, p. 586

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names, the publishers have not thought fit to reveal to the curious reader.16

Ma la recensione anonima dava comunque spazio a un largo apprezzamento dell'opera:

[…] it is long since we have enjoyed a volume of such genuine poetry as this. Amid the heaps of thrash and trumpery in the shape of verses, which lumber the table of the literary journalist, this small book of some 170 pages only has come like a ray of sunshine, gladdening the eye with present glory, and the heart with promise of bright hours in store. Here we have good, wholesome, refreshing, vigorous poetry – no sickly affectations, no namby-pamby, no tedious imitations of familiar strains, but original thoughts, expressed in the true language of poetry[...] it is probable that these poems may not prove attractive; they too much violate the conventionalities of poetry for such a look only to form, and not to substance; but they in whose hearts are chords strung by nature to sympathize with the beautiful and the true in the world without, and their embodiments by the gifted among their fellow men, will recognize in the compositions of Currer, Ellis and Acton Bell, the presence of more genius than it was supposed this utilitarian age had devoted to the loftier exercises of the intellect.17

L'attesa era stata lunga, ma niente poteva ricompensare Charlotte degli sforzi quanto la positività di questa prima recensione. Al «Critic» faceva seguito «Athenaeum» e la recensione scritta da Sydney Dobell, che già giudicava le poesie riconoscendo le qualità di una sorta di 'genio familiare' che avrebbe poi trovato più ampia conferma nelle opere in prosa, «The […] book […] furnishes another example of a family in whom appears to run the instinct of song».18 Si può senz'altro parlare di genio familiare, di qualità poetiche condivise, ma Dobell sembrava già in grado di isolare le potenzialità dei singoli autori:

It is shared, however by the three brothers – as we suppose them to be – in very unequal proportions; requiring in the case of Acton Bell, the indulgences of affection... and rising, in that of Ellis, into an inspiration, which may yet find an

16 Recensione anonima, «Critic», 4 luglio 1846 17 Ibidem

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audience in the outer world. A fine quaint spirit has the latter, which may have things to speak that men will be glad to hear, - and an evident power of wing that may reach heights not here attempted.19

Dobell aveva riconosciuto nelle poesie ciò che Charlotte aveva sottolineato in una lettera ad Aylott & Jones nel febbraio precedente con le parole, «You will perceive that the Poems are the work of three persons – relatives – [...]».20

Stimolata dalle prime due recensioni Charlotte scrisse nuovamente agli editori perché insistessero con la pubblicità e inviassero copie del piccolo volume di poesie a un'altra decina di riviste. Questa mossa non ebbe l'effetto della prima, e soltanto a partire dal dieci ottobre le poesie cominciarono a ritrovare menzione nei periodici: dopo la comparsa di Death Scene di Emily su «Halifax Guardian», fu il «Dublin University Magazine» a pubblicare la terza e ultima recensione del primo lavoro delle sorelle Brontë.

Terza ed ultima recensione si è detto; tre recensioni assieme a un paio di copie vendute tra le probabili mille stampate in prima uscita non si possono certamente definire un successo né fragoroso né tanto meno fulmineo. A un anno dalla prima pubblicazione le sorelle decisero che si era fatto tempo di offrire i loro componimenti ad alcuni fra gli autori che più ammiravano. Tra questi, William Wordsworth, Alfred Tennyson, Hartley Coleridge e J. G. Lockhart, genero e biografo di Walter Scott, cui Charlotte inviò un biglietto che riassume in parte non solo la breve parabola di Poems, quanto piuttosto lo stato d'animo con il quale Charlotte si trovava ad affrontarla:

The consequences predicted have, of course, overtaken us; our book is found to be a drug; no man needs it or heeds it; in the space of a year our publisher has

19 Ibidem

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disposed but two of copies and by what painful efforts he succeeded in getting rid of those two – himself only knows.

Before transferring the edition to the Trunk-makers, we have decided on distributing as presents a few copies of what we cannot sell. We beg to offer you one in acknowledgment of the pleasure and profit we have often and long derived from your works.21

Le sorelle, e Charlotte in particolare, avevano ormai superato la fase, per così dire, poetica e avevano cominciato già da tempo a cimentarsi in una diversa tipologia testuale, quella del romanzo. Il fallimento della loro prima impresa servì in ogni caso da lezione: era chiaro che la poesia non avrebbe potuto garantire il sostentamento economico che poteva loro permettere di vivere della propria arte, vivere cioè una vera vita di autrici.

3.2. I romanzi.

Già nell'aprile del 1846, Charlotte accennava agli editori a proposito di un'opera in prosa composta da tre diverse storie. Queste works of fiction22 altre non erano che The Professor, Wuthering Heights e Agnes Grey. Charlotte si dovette dare parecchio da fare questa volta per trovare un editore disponibile a pubblicare i romanzi e di fatto, a partire dalla fine del giugno 1846 prese il via un lungo ed estenuante periodo di ricerche che vide da una parte le sorelle Brontë darsi gran pena, e dall'altra i loro romanzi fare il giro degli editori a causa dei continui rifiuti.

La piccola casa editrice Aylott & Jones infatti non si occupava del genere di opere che Charlotte voleva pubblicare e le sorelle furono costrette a cercare allunaggio altrove.

21 Charlotte Brontë a J. G. Lockhart, 16 giugno 1847 22 Cfr Charlotte a Aylott & Jones, 6 aprile 1846

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I believe it was only her poems that my father published, for he refused her novels, as he was rather old-fashioned and had a very narrow view regarding light literature [...] My father much preferred publishing classical and theological books [...]23

Il quattro luglio dello stesso anno, Charlotte scriveva a Henry Colburn, editore di punta della Londra letteraria, presentando il manoscritto come opera di autori che «have already appeared before the public».24 Da questo momento e per un anno a seguire, i romanzi furono letteralmente rimbalzati da una parte all'altra di Londra nell'attesa di trovare un giusto editore. Per parte sua, Emily aveva inoltre prodotto un manoscritto troppo lungo per le dimensioni standard del formato in tre volumi, «which was the standard method of marketing fiction».25

Tra le difficoltà incontrate nella ricerca di un editore disposto ad accogliere i lavori va probabilmente annoverato il fatto che le tre, spinte dal gran desiderio di fare della scrittura la loro professione, si aspettavano effettivamente di ricevere un compenso da parte degli editori. L'idea di divenire autrici a tutti gli effetti si era rafforzata negli ultimi mesi alla luce dei problemi di salute di Patrick e della sempre più dubbia condotta di Branwell. Da sempre uomo energico e impegnato, Patrick si vedeva adesso privato non solo della vista, che diventava sempre più precaria, ma di quelle che all'epoca erano le normali mansioni di un attivo reverendo all'interno della sua parrocchia.

In agosto, Charlotte giungeva a Manchester assieme al padre perché quest'ultimo potesse sottoporsi all'operazione necessaria a migliorare la

23 C. SHORTER, The Brontës. Life and Letters, Haskell House Publishers, New York 1969, vol. I,

p. 320

24 Cfr. J. BARKER, The Brontës. A Life in Letters, Penguin, Londra 1996, p. 151 25 J. BARKER, The Brontës, p. 594

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vista. In merito alla stessa operazione, che durò non più di un quarto d'ora e alla quale Patrick si sottopose senza l'uso di anestetici, il paziente manifesterà parecchio interesse annotando alcuni dettagli :

The feeling, under the operation – which lasted fifteen minutes, was of a burning nature – but not intolerable – as I have read is generally the case, in surgical operations. My lens was extracted so that cataract can <not> never return in that eye –

A Manchester, assistendo il padre durante la convalescenza, Charlotte trovò tempo per se stessa e per dedicarsi alla scrittura, rifugio prediletto contro le avversità del mondo. Fu questa l'estate che la vide cominciare a scrivere Jane Eyre.

Charlotte si era dedicata alla scrittura con maggior zelo; un fastidioso mal di denti la teneva sveglia la notte permettendole però allo stesso tempo di scrivere senza sosta. Prima di rientrare ad Haworth assieme al padre, aveva già completato la storia di Jane fino alla sua dipartita da Thornfield Hall. Come scrive Juliet Barker, sebbene si sia tentati di vedere in Jane Eyre il frutto di un lampo di genio, in realtà gli elementi essenziali di quello che sarebbe diventato il suo capolavoro erano ben presenti a Charlotte già prima che cominciasse la scrittura del secondo lavoro in prosa:

Gateshead Hall and the St John Rivers scenario had been the subject of manuscript fragments she had written as long ago as 1844 and Rochester himself [...] was a re-creation of her childhood hero, Zamorna, in all but his physical appearance. A single new element came into play, however, which was to transform this unpromising rehash of Angrian material into one of the greatest novels ever written in the English language.26

The Professor, ancora senza editore, aveva probabilmente insegnato a Charlotte ad attingere alla sua personale esperienza, come mostrano infatti

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le sequenze di Lowood mutuate direttamente dal periodo vissuto dall'autrice presso la Wilson's Clergy Daughters' School. Il fatto stesso di rivivere attraverso la scrittura alcuni dei momenti più dolorosi della sua infanzia, comprese malattia e morte della sorella maggiore Maria,27 fa di Jane Eyre un romanzo diverso, più sentito e carico di una passione e di un'energia assenti nel precedente lavoro. Pare adesso opportuno dare notizia del destino editoriale cui The Professor è andato incontro.

Se infatti le sorelle Brontë, a dispetto del fallimento nella vendita, erano riuscite a pubblicare il volume di poesie in tempi relativamente brevi, lo stesso non si può certo dire delle prime three works of fiction in cui si erano cimentate. Si è infatti detto che Aylott & Jones non aveva accettato la pubblicazione delle storie in volume poiché non era materia letteraria della quale la piccola casa editrice era solita occuparsi. Il manoscritto passò da un editore all'altro per circa un anno prima che gli enormi sforzi di Charlotte si avvicinassero quantomeno a qualcosa di concreto. Mentre «The Professor was still doing the dreary round of the publisher's offices»,28 Wuthering

Heights e Agnes Grey avevano invece trovato una possibilità di pubblicazione, sebbene i termini contrattuali non si potessero definire dei più vantaggiosi, giacché «they were to advance fifty pounds, which would be refunfed if and when their novels sold sufficient copies to cover the sum».29 Non è chiaro se il loro editore, Thomas Cautley Newby30 avesse

27 Sul ritratto che di questa fece nel personaggio di Helen Burns ebbero da ridire molti dei critici.

Il personaggio fu stimato irreale e improbabile. A queste illazioni Charlotte rispose con una lettera a William Smith Williams datata 28 ottobre 1847, "You are right in having faith in the reality of Helen Burns's character. She was real enough: I have exaggerated nothing there [...] Knowing this, I could not but smile at the quiet, self-complacement dogmatism with which one of the journals lays it down that 'such creations as Helen Burns are very beautiful but very untrue."

28 J. BARKER, The Brontës, p. 619

29 C. BRONTË, Biographical Notice of Ellis and Acton Bell

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rifiutato il manoscritto di The Professor, o se fosse stata la stessa Charlotte a rifiutarsi di pagare per la pubblicazione dell'opera. Fatto sta che, tenace come sempre e mai disposta ad arrendersi, Charlotte tentò la sorte scrivendo a un'altra casa editrice, Smith, Elder & Co. Anche questa volta la risposta tardò, e Charlotte decise di scrivere una volta di più per controllare che il manoscritto con il quale aveva accompagnato la sua ennesima business-like letter fosse giunto sano e salvo a destinazione. In merito a queste interminabili settimane di attesa, Juliet Barker riporta:

What Charlotte could not know was that William Smith Williams, the firm reader, had recognized the 'great literary power' of The Professor, but did not believe it would sell. He consulted the young proprietor of the firm George Smith, and they agreed to send a letter of 'appreciative criticism' declining the work but expressing the opinion that Currer Bell was capable of producing a book which would command success.31

Il primo scambio di battute fra Charlotte-Currer e i responsabili della Smith, Elder & Co. verte quasi esclusivamente su The Professor. Il manoscritto era stato dunque respinto, ma la prima risposta che Charlotte ricevette non era il solito stringato biglietto di rifiuto che fino ad allora si era abituata a ricevere.

3.3. Jane Eyre.

La risposta di Smith & Elder fu una lettera di ben altro tipo: due intere pagine nelle quali si passavano al vaglio pregi e difetti dell'opera sottoposta alla loro attenzione e sebbene a conti fatti si trattasse dell'ennesimo rifiuto,

31 George Smith. A Memoir, with Some Pages of Autobiography, citato in J. BARKER, The

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questo aveva rallegrato l'autrice più di un qualsiasi responso positivo ma volgarmente espresso.32 Smith & Elder si dichiaravano infatti disposti a visionare una seconda proposta di Charlotte, alla quale lei fa prontamente riferimento già il sette agosto come ad un'opera «of a more striking and exciting character».33

Se in una lettera indirizzata a Ellen Nussey nei primi mesi del 1847 Charlotte scriveva,

I shall be 31 next birthday – My Youth is gone like a dream – and very little use have I ever made of it – What have I done these last thirty years - ? Precious little – 34

ecco che l'interesse manifestato dagli editori adesso muoveva la sua penna con rinnovata forza, e in capo a sole due settimane il manoscritto in bella copia di Jane Eyre veniva spedito per ferrovia a Cornhill. A testimonianza dell'unanime elogio con il quale il secondo romanzo di Currer Bell fu accolto da editori e collaboratori presso Smith, Elder & Co., si riporta di seguito un estratto dalle memorie dell'allora giovane e intraprendete dirigente dell'azienda:

The MS. Of 'Jane Eyre' was read by Mr Williams in due course. He brought it to me on a Saturday, and said that he would like me to read it. There were no Saturday half-holidays in those days, and, as was usual, I did not reach home until late. I had made an appointment with a friend for Sunday morning; [...] After breakfast on Sunday morning I took the MS. Of 'Jane Eyre' to my little study, and began to read it. The story quickly took me captive. [...] my horse came to the door, but I could not put the book down. [...] the servant came to tell me that luncheon was ready; I asked him to bring me a sandwich and a glass of wine, and still went on with 'Jane Eyre'. Dinner came; for me the meal was a hasty one, and before I went to bed that night I had finished reading the manuscript.

The next day we wrote to 'Currer Bell' accepting the book for publication.35

32 Si veda C. BRONTË, Biographical Notice of Ellis and Acton Bell 33 Charlotte a Smith, Elder & Co., 7 agosto 1847

34 Charlotte a Ellen Nussey, 24 marzo 1847

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Che Charlotte sapesse muoversi nel mondo dell'editoria lo dimostra la lettera inviata a Smith nel settembre, nella quale l'autrice non solo si rifiutava di apportare le modifiche al manoscritto richieste dagli editori ma avanzava una formulazione contrattuale diversa da quella da loro proposta. Se è vero che Jane Eyre aveva sin da subito entusiasmato tutti alla casa editrice e che George Smith si era dichiarato disposto a pubblicarlo il giorno immediatamente successivo alla lettura del manoscritto, egli era comunque un uomo d'affari, pratico e disilluso. I termini remunerativi stipulati per Currer Bell erano grossomodo esigui, anche per un autore alle prime armi. In proposito Juliet Barker chiarisce:

'Currer Bell' was offered a hundred pounds for the copyright on condition that Smith, Elder & Co. had first right of refusal on 'his' next two books, for which 'he' was also to receive one hundred pounds each. In the event, with further editions and foreign rights, the actual payments were in the region of five hundred pounds per novel.36

Per il sogno di una vita, Charlotte era disposta a lasciar perdere la questione economica, ma non senza aver prima tentato di far valere la sua opinione: «you stipulate for the refusal of my two next works at the price of one hundred pounds each. One hundred pounds is a small sum for a year's intellectual labour [...]».37

Quanto invece alle contrattazioni puramente materiali riguardo al romanzo, nella stessa lettera Charlotte si dichiarava disposta a seguire il suggerimento dei suoi editori e modificare il titolo in Jane Eyre: An Autobiography, ma ad abbandonare l'idea di alterare parti del manoscritto revisionando le sequenze suggerite dagli editori. Nella medesima lettera, datata 12

Press, Cambridge 2012, citato in J. BARKER, The Brontës. A Life in Letters, p. 165

36 J. BARKER, The Brontës, p. 623

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settembre 1847, Charlotte chiarisce:

I am not however in a position to follow the advice; my engagements will not permit me to revise 'Jane Eyre' a third time [...] Perhaps too the first part of 'Jane Eyre' may suit the public taste better than you anticipate – for it is true and Truth has a severe charm of its own […]

Charlotte rifiutava dunque di modificare il manoscritto di Jane Eyre ma, rendendosi probabilmente conto della rigidità espressa nei confronti degli editori, nella stessa lettera si mostrava pronta ad accogliere suggerimenti in merito a una terza opera alla cui scrittura si era già proposta di dedicarsi. Nel post scriptum alla stessa, chiedeva però che le fosse restituito il manoscritto di The Professor poiché, visto il rifiuto, esso non aveva ragione di restare a Cornhill.

Trascorsero soltanto sei giorni prima che gli editori accettassero le condizioni e le inviassero le prime bozze. Charlotte si trovava a Brookroyd in visita presso Ellen Nussey, conosciuta ai tempi del collegio e divenuta presto amica, confidente e destinatario della maggior parte della sua copiosa corrispondenza. Charlotte aveva fatto voto di non rivelare a nessuno la doppia vita delle Brontë, e adesso, costretta ad aprire il pacco in presenza di Ellen, il suo segreto sembrava a rischio. In The Life of Charlotte Brontë, Elizabeth Gaskell sostiene che Ellen fosse di fatto a conoscenza delle avventure letterarie delle sorelle Brontë, ma che non lo avesse mai confidato ad Anne ed Emily.

In una delle sue rare lettere Anne confessava alla Nussey di non avere alcune notizie da riferirle.38 In realtà, di lì a poco Anne avrebbe finalmente pubblicato il suo primo romanzo e stava di fatto lavorando a un secondo, The Tenant of Wildfell Hall. I critici sono concordi nell'affermare che a

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ispirare Anne alla scrittura sia stata l'inaspettata visita di Mrs Collins, moglie dell'ex curato di Keighley, nell'aprile del 1847. Questa donna era riuscita a fuggire da tormenti fisici e psicologici causati a lei e ai figli dal marito, e con la sua fermezza morale aveva attirato l'attenzione di Anne portandola a plasmare nella figura di Helen Graham,

a heroine who would rise above the depravity of her husband and his circle, have the courage to leave him and earn her own living and yet have the compassion to go back to comfort him as he lay dying.39

Come già Agnes Grey, anche questo secondo romanzo di Anne-Acton aveva i suoi punti di forza; e come anche Agnes Grey, Charlotte lo avrebbe criticato. La storia di Agnes Grey, sebbene messa in secondo piano rispetto ai più intensi e passionali Wuthering Heights e Jane Eyre, portava alla luce una nuova tipologia di protagonista-narratore: quello della governante. Spesso è a Charlotte e al suo Jane Eyre che viene riconosciuto il merito di una tale innovazione, quando in realtà fu Anne la prima a mettere in primo piano le vicissitudini e le sofferenze di una giovane donna, governante, senza le caratteristiche tipiche di eroina.

Lo spirito protettivo ma allo stesso modo critico di Charlotte nei confronti della sorella minore agì tanto su Agnes Grey quanto sul nuovo The Tenant of Wildfell Hall. Nella famosa Biographical Notice, Charlotte giudicava il secondo romanzo di Anne inadatto alle capacità del suo autore, e tanto meno alla sua natura. Ma Charlotte non poteva certo mettere in discussione il concetto centrale del testo, che peraltro aveva vissuto in prima persona ed era stato fatto oggetto di numerose discussioni anche tra le sorelle: la differenza dei sistemi educativi di maschi e femmine.

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Il confronto con Branwell, nel quale speranze e sogni di gloria erano stati riposti sin dalla prima infanzia e che adesso andavano svanendo nel suo comportamento scellerato, aveva fornito ad Anne materiale da osservare e lei aveva probabilmente sentito come un dovere descrivere i punti cardine di questa esperienza:

I would not send a poor girl into the world, unarmed against her foes, and ignorant of the snares that beset her path: nor would I watch and guard her, till, deprived of self-respect and self-reliance, she lost the power, or the will to watch and guard herself; – and as for my son – if I thought he would grow up to be what you call a man of the world – one that has 'seen life,' and glories in his experience, even though he should so far profit by it, as to sober down, at length, into a useful and respected member of society – I would rather that he died to-morrow; – rather a thousand times!40

C'è chi sostiene che, diversamente da Charlotte e Anne, Emily non avesse pensato a comporre un nuovo romanzo: forse Wuthering Heights aveva esaurito il suo genio, o forse le critiche ricevute l'avevano convinta che il pubblico non fosse in grado di apprezzare ciò che aveva da dire. In realtà le testimonianze, per quando esigue, sono a sostegno dell'ipotesi che Emily stesse effettivamente lavorando a un secondo romanzo. La domanda da porsi a questo punto è cosa sia accaduto al manoscritto. Emily potrebbe aver cominciato il romanzo senza portarlo a termine. È probabile che negli ultimi due anni di vita, fra malattia e occupazioni domestiche, le sia stato sempre più difficile trovare del tempo utile alla scrittura.

Secondo taluni, non fu però Emily a distruggere il suo manoscritto ma Charlotte, dopo la sua morte, fatto che potrebbe anche motivare il totale silenzio della sorella maggiore sull'argomento. Charlotte era sempre stata protettiva nei confronti della sorella e della ferma convinzione che «an

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interpreter ought always to have stood between her and the world»,41 investendosi anzi più e più volte di tale ruolo. Tuttavia, fatta eccezione per qualche ipotesi e prova fortuita, molto poco si conosce in realtà di quel presunto secondo lavoro in prosa di Emily.

Nel frattempo, Charlotte stava dando gli ultimi ritocchi al suo, per il quale Smith, Elder & Co. si occuparono della punteggiatura.42 Come già detto, su consiglio degli editori era stato deciso di aggiungere al titolo qualcosa che rivelasse in parte il contenuto, e così fu: il 16 ottobre 1847 usciva la prima edizione di Jane Eyre, che recava come sottotitolo An Autobiography.

Si è visto quanta pena le sorelle si fossero date per mantenere il silenzio circa la loro attività di autrici e per scindere la loro identità letteraria, quella dei tre Bell, da quella vera. A tale scopo Charlotte aveva deciso di non inserire alcuna prefazione al romanzo, di modo che nessuno potesse formulare congetture ulteriori circa il suo autore. Ciò di cui non aveva però tenuto conto era che il piccolo sintagma aggiunto al titolo in realtà era quantomai di stimolo alla curiosità di chiunque vi gettasse un occhio. Tre giorni più tardi Charlotte riceveva le prime sei copie del suo romanzo in tre volumi e cominciava così l'estenuante attesa delle prime recensioni.

Currer Bell non poteva certo immaginare che uno dei suoi eroi letterari di sempre, William Makepeace Thackeray, avesse ricevuto una copia del romanzo previa pubblicazione; ecco che, inoltrate da William Smith Williams, le impressioni del grande autore passavano direttamente sotto i suoi occhi:

I wish you had not sent me Jane Eyre. It interested me so much that I have

41 C. BRONTË, Biographical Notice of Ellis and Acton Bell 42 Cfr. Charlotte a Smith, Elder & Co., 24 settembre 1847

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lost (or won if you like) a whole day in reading it at the busiest period, with the printers I know waiting for copy. Who the author can be I can't guess – if a woman she knows her language better than most ladies do, or has had a 'classical' education. It is a fine book though – the man & woman capital – the style very generous and upright so to speak... Some of the love passages made me cry – to the astonishment of John who came in with the coals. St John the Missionary is a failure I think but a good failure there are parts excellent I dont know why I tell you this but that I have been exceedingly moved & pleased by Jane Eyre. It is a womans writing, but whose? Give my respects and thank to the author – whose novel is the first English one (& the French are only romances now) that I've been able to read for many a day.43

Al di là del grandissimo onore ricevuto, Charlotte non si lasciò trasportare dalle lodi e mantenne anzi basse le aspettative in attesa di altre recensioni. A dispetto di qualche commento negativo, in realtà i critici sembravano entusiasti e piacevolmente colpiti da questo domestic novel, dichiarando addirittura che si trattava «decidedly the best novel of the season».44

This is an extraordinary book. Although a work of fiction, it is no mere novel, for there is nothing but nature and truth about it, and its interest is entirely domestic; neither is it like your familiar writings, that are too close to reality. [...] The story id, therefore, unlike all that we have read, with very few exceptions; and for power of thought and expression, we do not know its rival among modern productions [...] all the serious novel writers of the day lose in comparison with Currer Bell.45

In particolare, fra i critici sembrò distinguersi una voce, quella di George Henry Lewes, che aveva scritto a Charlotte tramite gli editori e che con lei intrattenne una sporadica corrispondenza, talvolta piuttosto tagliente. Di seguito un estratto dalla recensione da lui firmata per «Frazer's Magazine», nel dicembre 1847:

[...] we wept over Jane Eyre. [...] if its merits have not forced it into notice by the time this paper comes before our readers, let us, in all earnestness, bid

43 G. N. RAY (ed.), The Letters and Private Papers of W. M. Thackeray (4 voll., 1945), lettera

417

44 «Westminster Review», 18 gennaio 1848 45 «Era», novembre 1847

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them lose not a day in sending for it. The writer is evidently a woman, ans, unless we are deceived, new in the world of literature. But, man or woman, young or old, be that as it may, no such book has gladdened our eyes for a long while. [...] The story is not only of singular interest, naturally evolved, unflagging to the last, but it fastens itself upon your attention, and will not leave you. [...] Reality – deep, significant reality – is the great characteristic of the book. It is an autobiography, – not, perhaps, in the naked facts and circumstances, but in the actual suffering and experience... This gives the book its charm: it is soul speaking to soul; it is an utterance from the depths of struggling, suffering, much-enduring spirit: suspiria de profundis!

Jane Eyre fu un successo commerciale straordinario. In soli tre mesi dalla prima edizione del 16 ottobre il libro aveva venduto circa 2500 copie e il successo senza precedenti portò a una seconda ristampa nel gennaio del '48, seguita in aprile da una terza.

La sola nota dissonante in merito alle recensioni di un testo a opera di un autore che, a detta di Lewes, era dotato di «perception of character, and power of delineating it; picturesqueness; passion; and knowledge of life», venne dallo «Spectator», preoccupato invece più a criticare quella che, a detta del critico, era la bassa moralità offerta dal libro.

Lo sperato ma mai immaginato successo aveva lasciato Charlotte senza parole:

There are moments when I can hardly credit that anything I have done should <have> be found to give even transitory pleasure to such men as Mr Thackeray, Sir John Herschel, Mr Fonblanque, Leigh Hunt and Mr Lewes – that my humble efforts should have had such a result is a noble reward.46

E in effetti di questo si trattava. Sotto le mentite spoglie di uno pseudonimo maschile, la debole, campagnola Charlotte era riuscita ad attirare su di sé non solo le attenzioni della critica, ma a sollevare lodi quantomai entusiastiche da parte di personalità letterarie di punta, che si trattasse di

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autori che l'avevano ispirata o di critici dei periodici di cui, da bambina e assieme ai fratelli, era stata avida lettrice e che le avevano insegnato a sviluppare un'immaginazione fervida per creare quello che a tempo debito sarebbe stato considerato uno dei migliori testi della letteratura inglese degli ultimi secoli.

3.4. Wuthering Heights, Agnes Grey e la seconda edizione di Jane Eyre.

Ben altra sorte toccava, nel frattempo, ad Acton ed Ellis Bell. Mentre Jane Eyre riportava un formidabile successo, Wuthering Heights e Agnes Grey dovevano subire continui ritardi e tribolazioni editoriali. Sulla difficile situazione in cui si trovavano le sorelle, Charlotte confiderà a William Smith Williams, «A prose work by Ellis and Acton will soon appear»,

it should have been out, indeed, long since, for the first proof-sheets were already in the press at the commencement of last August, before Currer Bell had placed the M. S. of "Jane Eyre" in your hands.47

Charlotte esprime un giudizio quantomai chiaro sulla disparità fra il trattamento da lei ricevuto e quello invece toccato alle sorelle:

Mr N<ewby>, however, does not do business like Messrs. Smith and Elder; a different spirit seems to preside at 72. Mortimer Street to that which guides the helm at 65. Cornhill. Mr N<ewby> shuffles, gives his word and breaks it; Messrs. Smith and Elder's performance is always better than their promise. My relatives have suffered from exhausting delay and procrastination, while I have to acknowledge the benefits of a management, at once business-like and gentlemanlike, energetic and considerate.

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Appreso ciò, Williams aveva avanzato la possibilità di farsi carico della pubblicazione dei romanzi di Anne ed Emily; tuttavia le due erano oltremodo decise a fare da sé. Dopo continui ritardi, parole date e mai mantenute, Agnes Grey e Wuthering Heights venivano infine pubblicati congiuntamente nel dicembre del 1847. Ancora una volta l'editore aveva dato prova della sua noncuranza: Newby si era affrettato a pubblicare i testi prima della fine dell'anno, una volta cioè 'scoperto' il collegamento con Currer Bell, ma alle autrici nulla era stato comunicato in proposito e anzi dovettero evincere che una pubblicazione era effettivamente stata realizzata dalle sei copie che l'editore inviava loro a Haworth. Anne ed Emily erano finalmente riuscite a pubblicare, ma non potevano certo dirsi soddisfatte: gli errori da loro stesse corretti una volta avute le bozze ricomparivano tutti nelle copie a stampa. In più, se rifiutandosi di cambiare editore le due avessero voluto manifestare un desiderio di indipendenza da Charlotte, i critici avrebbero fatto molto presto a collegare Acton ed Ellis Bell al più conosciuto Currer e a trarre le loro conclusioni.

In molti avevano rilevato affinità tra Agnes Grey e il ben più famoso Jane Eyre

In each, there is an autobiographical form of writing; a choice of subjects that are peculiarly without either probable or pleasing; and considerable executive ability, but insufficient to overcome the injudicious selection of the theme and matter48

mentre pochi si erano dati la pena di recensire il romanzo di Acton di per sé e in ogni caso quel poco che venne scritto in proposito non era affatto lusinghiero. In «Atlas», ad esempio, si lamentava una «want of distinctness

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in the character of Agnes»49 e il fatto che il testo «leaves no painful impression on the mind – some may think it leaves no impression at all!» Concludendo poi in tono sprezzante che il romanzo non era altro che «a somewhat coarse imitation of one of Miss Austin's charming novels».

Per parte sua, anche «Athenæum» dava la propria sferzata:

The Bells seem to affect painful and exceptional subjects: – the misdeeds and oppressions of tyranny – the eccentricities of "woman's fantasy".50

C'era da attendersi che Agnes Grey e Wuthering Heights venissero messi a confronto giacché le due opere erano state pubblicate insieme. Interessante è però notare che l'uscita di tre diverse opere firmate Bell in un tempo tanto breve diede adito a speculazioni di ogni genere, sia riguardo l'identità degli scrittori, sia al valore delle opere singole.

'Jane Eyre', it will be recollected, was edited by Mr Currer Bell. Here are two tales so nearly related to 'Jane Eyre' in cast of thought, incident, and language as to excite some curiosity. All three might be the work of one hand, – but the first issued remains the best. In spite of much power and cleverness; in spite of its truth of life in the remote nooks and corners of England 'Wuthering Heights' is a disagreeable story.51

In generale, si è detto, i critici tendevano a passare sotto silenzio Agnes Grey e in ogni caso non facevano che evidenziare quanto il testo mancasse di potenza e passione che abbondavano invece in Wuthering Heights. Fra i due è questo il romanzo ad aver più attratto l'attenzione di riviste e periodici per la sua vena drammatica, i personaggi insoliti e quel denso alone di mistero che vela l'intera storia, smussando angoli e proporzioni fino a livellare ogni cosa in un'intensa vicenda dai contorni oscuri. Wuthering Heights aveva suscitato grande effetto ma attirato altrettanti detrattori:

49 Recensione anonima, «Atlas», 22 gennaio 1848 50 Recensione anonima, «Athenaeum», 25 dicembre 1847 51 Ibidem

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it is wild, confused, disjointed, improbable; and the people who make up drama, which is tragic enough in its consequences, are savages ruder than those lived before the days of Homer [...] Heathcliff [...] is an incarnation of evil qualities; implacable hate, ingratitude, cruelty, falsehood, selfishness, and revenge [...] and it is with difficulty that we can prevail upon ourselves to believe in the appearance of such a phenomenon, so near our own dwellings as the summit of Lancashire or Yorkshire moor.52

Era ad ogni modo innegabile che Ellis Bell possedesse una singolare capacità immaginativa e scrittoria e alcuni critici furono concordi nell'affermare che «we are spell-bound, we cannot choose but read»53 raccomandando ai lettori «who love novelty to get this story, for we can promise them that they never have read anything like it before».54

Se le speranze di Anne ed Emily potevano dirsi quantomeno frustrate, lo stesso non si poteva certo dire di Charlotte: a soli due mesi dall'uscita di Jane Eyre la prospettiva era quella di una seconda edizione. L'occasione le diede l'opportunità di inserire una prefazione e, attraverso di questa, esprimere i suoi ringraziamenti al pubblico, ai recensori e, naturalmente, a quegli editori che tanto si erano mostrati affabili e professionali nella sua prima vera impresa letteraria.

Ma una prefazione scritta di suo pugno avrebbe anche permesso a Brontë di rivolgersi a tutti coloro che si erano espressi negativamente nei confronti del suo romanzo, a tutti coloro che cioè avevano chiamato Jane Eyre «an improper book».55

52 «Examiner», 8 gennaio 1848

53 Recensione anonima, «Britannia», 15 gennaio 1848 54 Recensione anonima, «Atlas», 22 gennaio 1848

55 'You do very rightly and very kindly to tell me the objections made against "Jane Eyre"; they

are more essential than the praises. I feel a sort of heart-ache when I hear the book called "godless" and "pernicious" by good and earnest-minded men – but I know that the heart-ache will be salutary – at least I trust so.

What is meant by the charges of "trickery" and "artifice" I have yet to comprehend. It was no art in me to write a tale – it was no trick in Messrs. Smith & Elder to publish it. Where do the trickery and artifice lie?' (Charlotte a William Smith Williams, 31 dicembre 1847)

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Per questa seconda edizione gli editori le avevano concesso carta bianca, se non altro in termini di paratesto: le avevano permesso di rivolgersi con toni entusiastici dei quali più avanti lei stessa si sarebbe pentita

I read my preface over with some pain: I did not like it: I wrote it when I was a little enthusiastic, like you about the French Revolution.56

Alla prefazione andavano ad aggiungersi alcune modifiche alla prima stesura. Nel titolo, al posto di «edited by Currer Bell» si sostituiva «by Currer Bell», con l'intenzione di porre fine alle speculazioni che vedevano Currer, Ellis ed Acton Bell quali tre pseudonimi per un'unica persona.57 Nella fretta di far uscire una seconda edizione, è probabile che Smith ed Elder non avessero prestato la giusta attenzione alla prefazione che Charlotte aveva preparato e avevano lasciato che inserisse una speciale dedica: la seconda edizione di Jane Eyre, con la nuova prefazione datata 21 dicembre 1847, appariva adesso consacrata a uno degli eroi letterari dell'autrice, William Makepeace Thackeray.

Si rivelò un'iniziativa alquanto azzardata per parte degli editori, giacché questi erano a conoscenza di fatti che Charlotte, lontana tanto dal fervore quanto dalle vicende della Londra letteraria, mai avrebbe potuto sapere.

Nel 1840, dopo quattro anni di matrimonio, la signora Thackeray aveva dato segni di pazzia ed era stata rinchiusa in istituto. Inevitabili a questo punto furono le speculazioni e i paralleli tra Jane Eyre, le vicende private di Thackeray e i personaggi che egli stesso aveva delineato in Vanity Fair, che

56 Charlotte a W. S. Williams, 11 marzo 1848

57 'I should not be ashamed to be considered the author of "Wuthering Heights" and "Agnes

Grey", but, possessing no real claim to that honour, I would rather not have it attributed to me, thereby depriving the true authors of their just meed.' (Charlotte a William Smith Williams, 31 dicembre 1847)

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usciva a puntate proprio all'epoca. Thackeray aveva messo in scena l'ambigua Becky Sharp che, come Jane Eyre, aveva cominciato quale governante e finito con lo sposare il padrone della casa presso la quale aveva preso servizio. La dedica nella nuova edizione del romanzo di Currer Bell rafforzò l'ipotesi che l'autrice fosse stata impiegata presso la famiglia Thackeray.58 Charlotte era mortificata per l'errore commesso e l'imbarazzo cagionato, ma Thackeray le scrisse comunque una bella lettera di ringraziamento. In merito all'intero episodio,59 la Brontë riporterà:

Of course I knew nothing whatever of Mr Thackeray's domestic concerns: he existed for me only as an author [...] I am very, very sorry that my inadvertent blunder should have made his name and affairs a subject for common gossip.60

Al di là dell'equivoco causato dalla prefazione il 1847 andava chiudendosi positivamente tanto per Charlotte che per Anne ed Emily; tutte e tre, a dispetto della disparità dei successi, erano riuscite a pubblicare i loro romanzi e l'anno nuovo si apriva con la speranza di migliori e più ampie prospettive.

58 La dedica riportava: 'TO W. M. THACKERAY, ESQ. This Work IS RESPECTFULLY

INSCRIBED, BY THE AUTHOR.' Sebbene Thackeray avrebbe poi affermato che questa dedica era per lui 'the greatest compliment I have ever received in my life' (G. N. Ray (ed.),

The Letters and Private Papers of W. M. Thackeray, ii. 341, 1945), il 10 ottobre 1850, l'autore

scrisse alla signora Brookfield: 'Do you remember my telling you how my friend Gale at a dinner of Winchester big wigs had heard that I was a wretch with whom nobody should associate, that I had seduced a Governess by the name of Jane Eyre [...]

59 Cfr. J. BARKER, The Brontës, pp. 638-9. 60 Charlotte a W. S. Williams, 28 gennaio 1848

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4. 1848-49

Le sferzate del vento dell'est ebbero le prime tristi conseguenze al volgere del nuovo anno. Gli eccessi di Branwell avevano cominciato a culminare in fainting fits,61 in tutta probabilità attacchi di delirium tremens causati dal troppo alcol; a tal proposito si ricorda il noto episodio che vede Branwell dar fuoco alle lenzuola della stanza da letto e Patrick costretto a dormire insieme al figlio. Della condotta generale che Branwell teneva in quel periodo, Elizabeth Gaskell offre una quantomai melodrammatica descrizione:

he [Branwell] had attacks of delirium tremens of the most fearful character; he slept in his father's room, and he would sometimes declare that either he or his father should be dead before morning. The trembling sisters, sick with fright, would implore their father not to expose himself to this danger; but Mr Brontë is no timid man, and perhaps he felt that he could possibly influence his son to some self-restraint, more by showing trust in him than showing fear [...]62

Riconoscendo gli stessi sintomi della follia del figlio, lo stesso Patrick annotò ai margini nella sezione Insanity, or Mental Derangement di Modern Domestic Medicine63

[...] the patient thinks himself haunted; by demons [...] in his imagination, has frequent tremors of the limbs [...]

L'inizio del nuovo anno sembrava perciò tutt'altro che roseo per il Reverendo. Per risollevare il suo già provato spirito, Emily ed Anne fecero una proposta a Charlotte.

Mentre i critici si perdevano in ipotesi e congetture circa l'identità dei

61 Cfr. Branwell a J. B. Leyland, gennaio 1848

62 E. C. GASKELL, citata in J. BARKER, The Brontës, p. 643 63 T. J. GRAHAM, Collins & Co., New York 1829

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Bell, familiari e amici mai avrebbero immaginato che il trio letterario tanto discusso fosse in realtà formato dalle figlie del reverendo di Haworth. Non fu prima del gennaio 1848 che le sorelle presero la decisione di raccontare tutto al padre. La vicenda ce la racconta Elizabeth Gaskell nel capitolo diciassettesimo della famosa biografia:

She [Charlotte] informed me that something like the following conversation took place between her and him, (I wrote down her words the day after I heard them; and I am pretty sure they are quite accurate).

'Papa, I've been writing a book.' 'Have you, my dear?'

'Yes, and I want you to read it.'

'I am afraid it will try my eyes too much.' 'But it's not in manuscript; it is printed.'

'My dear! You've never thought of the expense it will be! It will be almost sure to be a loss, for who can you get a book sold? No one knows your name.'

'But, papa, I don't think it will be a loss; no more will you if you will just let me read you a review or two, and let me tell you more about it.'

So she sat down and read some of the reviews to her father; and then, giving him a copy of 'Jane Eyre' that she intended for him, she left him to read it. When he came to tea, he said, 'Girls, do you know Charlotte has been writing a book, and it is much better than likely?'

Uomo pacato e incapace di darsi in effusioni, Patrick doveva aver senz'altro apprezzato il testo di Charlotte. È perciò probabile che quello «elderly clergyman reading [Jane Eyre] the other day»64 che di lì a poco Charlotte avrebbe menzionato in una lettera fosse un amico cui il padre avesse prestato il libro proprio in virtù dell'orgoglio provato.

A cuor leggero per aver rivelato il grande segreto che si celava dietro al trio dei Bell e motivata dal sempre più incalzante successo di Jane Eyre, Charlotte era però determinata a continuare a scrivere. Già nel dicembre precedente aveva confidato a William Smith Williams che un'altra, seconda opera già da tempo occupava i suoi pensieri. Conscia delle proprie

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possibilità e decisa a riscuotere la stessa approvazione ottenuta con Jane Eyre, Brontë aveva deciso di non avventurarsi sui terreni sconosciuti della forma seriale, come suggerito in precedenza dagli editori, ma di compiere «another venture in the 3 vol. Novel form».65

4.1. I destinatari: un'inversione di prospettiva.

Trovare il soggetto adatto a un nuovo romanzo si rivelò tutt'altro che semplice impresa. Ciò nonostante Charlotte aveva compreso la necessità di attingere dalla propria esperienza personale e creare testi, personaggi e situazioni che fossero tanto più aderenti alla realtà e che a questa sempre e comunque rimandassero. Sul binomio realtà e finzione aveva peraltro già ampiamente discusso, e tanto ampiamente continuerà a farlo, con William Smith Williams e un altro giovane corrispondente, George Henry Lewes.

Autore e critico, Lewes aveva scritto a 'Currer Bell' invitando l'autore a «adhere to the real» e a non allontanarsi troppo da «the ground of experience». Letta la recensione che Lewes aveva fatto di Jane Eyre, Charlotte gli aveva scritto per ringraziarlo, aggiungendo una sorta di difesa dell'immaginazione alle accuse di melodramma da lui avanzate:

If I ever do write another book, I think I will have nothing of what you call 'melodrame'; I think so, but I am not sure. I think too I will endeavour to follow the counsel which shines out of Miss Austen's 'mild eyes'; 'to finish more, and be more subdued'; but neither am I sure of that.66

Come sostiene Juliet Barker,

65 Charlotte a W. S. Williams, 14 dicembre 1847 66 Charlotte a G. H. Lewes, 12 gennaio 1848

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the acclaimed author of Jane Eyre was still at heart the same girl who had once written, 'I'm just going to write because I cannot help it', and whose Angrian dreams had been so vivid and compulsive that they had appeared more real than her Roe Head surroundings.67

Nel tentativo, peraltro ben conscio e responsabile, di inquadrare il proprio modus operandi e separarlo dagli esempi di scrittura a lei coevi, Charlotte scrisse a proposito di Pride and Prejudice, alla cui autrice si era avvicinata soltanto una volta suggeritole da Lewes:

An accurate daguerrotyped portrait of a common-place face; a carefully-fenced, highly cultivated garden with neat borders and delicate flowers – but no glance of a bright vivid physiognomy – no opern country – no fresh air – no blue hill – no bonny beck. I should hardly like to live with her ladies and gentlemen in their elegant but confined houses.68

Ad ogni modo, pur tentando di difendersi dalle critiche avanzate alla sua scrittura, Brontë era oltremodo determinata a imparare dai propri errori e a trarre insegnamento da ciò che altri le suggerivano, primo fra tutti William Smith Williams con il quale aveva sviluppato un rapporto particolarmente stretto, ormai ben distante dalle business-like letters che avevano inaugurato la loro corrispondenza poco più di un anno prima.

Una volta arrivato il momento di cimentarsi con un nuovo romanzo si è detto quanto difficile fosse stato per Charlotte trovare un soggetto adatto. La partenza era stata segnata già da tre diversi commencements e ancora il soggetto giusto le sfuggiva, quando all'autrice capitò fra le mani il manoscritto della sua prima vera creazione in prosa, The Professor. Ci troviamo all'inizio del nuovo anno, e Charlotte azzarda un'ulteriore proposta di pubblicazione a Williams:

67 J. BARKER, The Brontës, p. 646

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my wish is to recast 'the Professor', add as well as I can, what is deficient, retrench some parts, develop others – and make of it a 3 vol. Work; no easy task, I know, yet I trust not an impracticable one.69

Su invito del suo destinatario Charlotte fu però costretta ad abbandonare il progetto e a dirigere lo sguardo altrove per trovare altrove nuova ispirazione.

Nel frattempo la seconda edizione di Jane Eyre continuava a portare sempre nuova popolarità alla sua autrice e il romanzo fu persino riadattato per il teatro con il sottotitolo The Secrets of Thornfield a opera di John Courtney e già nel febbraio 1848 era in programmazione al Victoria Theatre di Londra sebbene, come pronosticato da Charlotte,70 il curatore dello spettacolo si fosse preso parecchie libertà nei confronti della storia originale.71

Se si mettono dunque da parte i piccoli inconvenienti, tra i quali l'errore nella dedica alla seconda edizione e il libero adattamento teatrale che ne era stato fatto, Jane Eyre rappresentava per la sua autrice l'entrata in un mondo diverso, un mondo nuovo che la proiettava fuori dalla solitudine della solita dimensione di Haworth mettendola a contatto, sebbene non diretto, con il fervore letterario del suo tempo.

La corrispondenza che giungeva a Haworth non era più composta esclusivamente da biglietti di vecchie compagne di collegio; oltre alle regolari lettere di Williams, Charlotte aveva cominciato a corrispondere con altri autori, quali Lewes, Thackeray e Julia Kavanagh, e a ricevere da questi

69 Charlotte a W. S. Williams, 14 dicembre 1847

70 A representation of 'Jane Eyre' at a Minor Theatre would no doubt be a rather afflicting

spectacle to the author of that work: I suppose all would be wofully exaggerated and painfully vulgarized [...] What – I cannot help asking myself – would they make of Mr Rochester? (Charlotte a W. S. Williams, 5 febbraio 1848)

71 Per il riadattamento tetrale si veda, P. STONEMAN, Jane Eyre on Stage. 1848-1898: An

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copie dei loro romanzi in omaggio.

For the first time in their lives they were able to see and read the newest books as they were published instead of having to wait for them to be available in the circulating and subscription libraries.72

E oltre al beneficio della lettura, Charlotte, come le sorelle, sviluppò un proprio senso di critico letterario, giacché sentiva quasi un dovere dedicarsi ai testi che tanto gentilmente le venivano inviati e di avanzare il proprio giudizio su ciò che le veniva offerto.

Charlotte si avventurava perciò in un terreno insolito, fitto di corrispondenze nuove e interessanti che la aiutavano a crescere sia come donna sia come scrittrice. La carriera l'aveva allontanata dalle solite occupazioni e da quelle che un tempo rappresentavano gli unici momenti di leggerezza nel solitario clima della canonica: la corrispondenza con la grande amica di sempre, Ellen Nussey, cui aveva fino ad allora indirizzato la maggior parte delle sue lettere.

Lo scambio fra le due si era fatto meno frequente adesso che la Brontë aveva altro a cui pensare. In più, considerando che il voto di silenzio fatto a Emily le impediva di riferire anche il minimo dettaglio sulla loro 'doppia vita', da qualche tempo le lettere di Charlotte non erano diventate che brevissimi biglietti costellati da scuse sbrigative sulla mancanza di notizie da riportare. Infatti, se fino a qualche mese prima le lettere di e per Ellen avevano una cadenza pressoché giornaliera, nel periodo che preso qui in esame esse sono praticamente assenti e sostituite quasi del tutto da lettere di e per William Smith Williams.

È questi che Charlotte eleggerà a suo confidente, non solo in termini di

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questioni letterarie e commerciali ma anche e soprattutto nell'ambito di discussioni private e no sulla vita stessa, sui ruoli sociali e su tutto ciò che comporta una sana corrispondenza divenuta ben presto spazio di confidenze e consigli.

In questa prospettiva di perdita di interesse verso tutto ciò che non riguardasse la sua carriera, Charlotte smise di darsi pena anche per quel fratello il cui comportamento andava via via peggiorando e la cui salute si incrinava pericolosamente.

Se il successo letterario di Jane Eyre metteva Charlotte nella posizione di potersi definire autrice, ancora una volta Anne ed Emily lamentavano una diversa sorte. Già alla fine del 1847 Charlotte aveva tentato di persuaderle ad affidare le loro opere nelle mani di Smith & Elder, e trascorso l'inverno tornava alla carica con la stessa proposta; ma ancora Emily ed Anne rifiutavano di cambiare editore e sceglievano invece una strada diversa da quella intrapresa dalla sorella maggiore.

Newby aveva loro scritto che Wuthering Heights stava ricevendo un buon risultato di vendita e Anne ed Emily decisero per affidare all'editore anche la pubblicazione dei loro successivi romanzi. Mossa dal solito spirito protettivo, Charlotte aveva già avanzato la proposta a Smith & Elder e alla notizia che le sorelle avevano nuovamente deciso di affidarsi a Newby fu costretta a scusarsi con i suoi editori:

their pressing engagements to Mr Newby are such as to prevent their consulting freely their own inclinations and interests.73

In ogni caso, in cantiere era già prevista una terza edizione di Jane Eyre e ciò che adesso Williams proponeva a Charlotte era di occuparsi lei stessa

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