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SOMMARIO
Principali Abbreviazioni ... 4!
INTRODUZIONE ... 6!
I CAPITOLO L’evoluzione della Politica estera e di sicurezza europea ... 9!
Cap. 1.1 ! Dalla CPE all’ATTO UNICO EUROPEO ... 11 !
Cap. 1.1.1 ! Dal Trattato di Maastricht a Nizza ... 16 !
Cap. 1.2 ! La Politica europea di Sicurezza e Difesa ... 20 !
Cap. 1.2.1 ! Le capacità militari europee di gestione delle crisi ... 24 !
Cap. 1.2.2 ! Le capacità civili europee di gestione delle crisi ... 25 !
Cap. 1.2.3 ! Le principali strutture europee per la gestione delle crisi ... 27 !
Cap. 1.2.4 ! Le fasi di avvio di una missione dell’UE ... 29 !
Cap. 1.3 ! Il Trattato di Lisbona ... 30 !
Cap. 1.3.1 ! Uno sguardo più attento alla PSDC ... 33 !
II CAPITOLO L’Unione Europea: quale attore e in quale scenario? ... 37!
Cap. 2.1 ! Identità europea: uno, nessuno, centomila? ... 39 !
Cap. 2.1.1 ! La necessità di un’identità politica comune ... 41 !
Cap. 2.1.2 ! Identità e ruolo internazionale ... 45 !
Cap. 2.2 ! Alle radici del concetto di soft power ... 48 !
Cap. 2.2.1 ! L’Europa: a Civilian power? ... 51 !
Cap. 2.2.2 ! Gli sviluppi recenti del Civilian power ... 64 !
III CAPITOLO Balcani e missioni civili dell’Unione europea ... 69!
Cap. 3.1 ! I Balcani: per una prospettiva storico-geografica ... 69 !
Cap. 3.1.1 ! 1989-1991 Progressiva Escalation verso il conflitto ... 83 !
Cap. 3.1.2 ! La prima fase del conflitto: l’ora dell’Europa ... 87 !
Cap. 3.1.3 ! ! La seconda fase: il conflitto si estende in Bosnia-Erzegovina, EU-ONU responsabilità condivise? ... 91 !
Cap. 3.1.4 ! ! La terza fase del conflitto: dalla Leadership americana e dall’intervento militare della NATO agli Accordi di Dayton ... 96 !
Cap. 3.2 ! Il dramma del Kosovo ... 101 !
Cap. 3.3 ! L’esperienza della crisi nella ex Jugoslavia: What did the EU learn? ... 105 !
Cap. 3.3.1 ! Le missioni civili dell’Unione europea nei Balcani: EUPM in Bosnia-Erzegovina 117 ! Cap. 3.3.2 ! EUPOL PROXIMA in Macedonia ... 137 !
Cap. 3.3.3 ! EULEX in Kosovo ... 153 !
CONCLUSIONI ... 173!
INTERVISTE ... 176!
Intervista al Colonnello Andrea Matteuzzi ... 176 !
Intervista al Generale Luigi Bruno. ... 178 !
Intervista a Mr. Erik Johansen ... 184 !
Intervista al dr. Mariomassimo Santoro ... 186 !
Bibliografia ... 197!
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Principali Abbreviazioni
AR/HR- Alto Rappresentante AUE- Atto Unico Europeo
CARDS- Community Assistance for Recostruction, Development and Stability CCM- Civilian Crisis Management
CECA- Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio CED- Comunità di Difesa Europea
CEE- Comunità Economica Europea
CIVCOM- Comitato per gli aspetti civili della gestione delle crisi CMC- Crisis Management Concept
CMPD- Crisis Management and Planning Directorate CONOPS- Concept of Operation
COPS- Comitato Politico e di Sicurezza
CPCC- Civilian Planning and Conduct Capability CPE- Cooperazione Politica Europea
CRT- Civilian Response Team
EULEX- European Union Rule of law Mission in Kosovo EUMC- European Union Military Commitee
EUPAT- European Union Police Assistance Team
EUPM- European Union Police Mission in Bosnia-Erzegovina EUPOL Proxima- Euroepan Union Police Mission in Macedonia EURATOM- Comunità Europea per l’energia atomica
IFOR- Implementation Force
IPA- Instrument for Pre-accession Assistance KFOR- Kosovo Force
MMA- Monitoring, Mentoring, Advising
5 NATO- North Atlantic Threaty Organisation
ONU- Organizzazione delle Nazioni Unite OPLAN- Operation Plan
OSCE- Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa PESC- Politica estera e di sicurezza comune
PESD- Politica europea di sicurezza e difesa
PSDC/CSDP- Politica di sicurezza e difesa comune
RSUE/EUSR- Rappresentante Speciale dell’Unione europea SBS- State Border Service
SEAE- Servizio Europeo Azione Esterna SIPA- State Information and Protection Agency
TFUE- Trattato sul Funzionamento dell’Unione europea TUE- Trattato Unico dell’Unione europea
UE- Unione Europea
UEO- Unione Europa Occidentale
UNMIK- United Nation Mission in Kosovo
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INTRODUZIONE
L’argomento, che questa tesi si è proposta di affrontare, è lo studio e la riflessione sull’Unione europea, come protagonista della vita internazionale, nel suo ruolo di civilian power, e nel quadro regionale dei Balcani; in cui l’UE ha dispiegato delle missioni civili, nei settori di polizia e di rule of law.
È, ormai, da molti riconosciuta la presenza rilevante dell’Unione europea nei più variegati contesti, da quello economico, a quello sociale e politico. Inoltre, l’UE sta gradualmente emergendo sul piano della politica estera e difesa, affermando la propria personalità e i propri strumenti, nella volontà di favorire un approccio multilaterale. La pace e la sicurezza sono diventate i principi cardine nel progetto di costruzione di un’Europa unita e gli obiettivi della sua azione esterna europea. Esportare prosperità e stabilità, e garantirla al proprio interno, costituiscono una delle maggiori sfide per l’Unione. In un ambiente internazionale complesso e interdipendente, l’UE deve permettersi una strategia ben definita, onnicomprensiva e condivisa, per assicurare un’azione coerente e adeguata, che la renda credibile agli occhi degli altri protagonisti.
Sono passati più di dieci anni dalla creazione della Politica europea di sicurezza e difesa (PESD), all’interno di una più matura Politica estera e di Sicurezza comune (PESC), e di passi avanti ne sono stati compiuti, alla luce stessa, del nuovo Trattato di Lisbona, entrato in vigore nel 2009. Proprio l’evoluzione storica della politica estera e di difesa è oggetto del primo capitolo di questo lavoro. Dal fallimento della creazione di una Comunità europea di difesa (CED), ripercorrendo tutte le tappe fondamentali che hanno permesso all’UE di configurare un proprio ruolo nella politica estera e di difesa, per giungere, infine, alle recenti novità in materia di gestione delle crisi e di peace-building.
La caratteristica che sicuramente distingue l’Unione europea, che la rende sui generis, è quella
del suo soft power, cioè la capacità di attrarre, grazie ai suoi principi di pace, di progresso, di
stabilità, altri paesi o attori del sistema internazionale. Il secondo capitolo è stato, quindi,
dedicato all’analisi del concetto di potenza civile. Ricostruendo il pensiero teorico di diversi
autori sulla nozione di civilian power, è stata tracciata l’identità dell’Unione europea, che
ritrova nei suoi stessi valori di origine, già una natura civile. E l’Unione europea può fare
proprio di questa essenza civile, un suo punto di forza; può essere la testimonianza concreta di
un progetto di armonia e convivenza pacifica possibile tra nazioni. Robert Schuman, uno dei
7 padri fondatori dell’Europa, così ha scritto: “Fare l’Europa è precisamente coordinare le attività dei paesi europei, far crescere la loro efficacia liberandoli dagli egoismi a corto termine, orientandoli verso un bene comune sovranazionale: in una parola, raggruppando dei paesi in vista di un’azione positiva, comune e concertata.”
1Questo non vuol dire omologare, ma unirsi, rispettando le singole diversità, in un progetto più ampio e a lungo termine.
Il terzo capitolo, dopo aver illustrato i principali eventi storici dei Balcani, concentrandosi sulle guerre degli anni novanta, presenta un’analisi concettuale e tecnica delle missioni civili UE lanciate in quest’area. Le missioni scelte sono: European Union Police Mission (EUPM) in Bosnia-Erzegovina, European Union Police Mission (EUPOL Proxima) in Macedonia, ed European Union Rule of Law Mission (EULEX) in Kosovo. Sono stati evidenziati gli aspetti
“pratici”, come il mandato, la struttura, i finanziamenti, e, allo stesso tempo, sono state effettuate considerazioni e valutazioni sulle difficoltà e suoi successi delle missioni civili europee. Con il fine di rendere il lavoro più completo e articolato, ho condotto delle interviste ad esperti che si occupano di gestione civile delle crisi, presso la Rappresentanza Permanente dell’Italia, e alla struttura del Civilian Planning and Conduct Capabilities, entrambe a Bruxelles. Il loro apporto è stato fondamentale per una riflessione realistica, che potesse addentrarsi in profondità, per compiere delle valutazioni, che tenessero presenti aspetti positivi e problematiche delle missioni europee.
Perché l’Unione europea come attore civile e i Balcani, oggetto di questa tesi? Per quanto riguarda l’Unione europea, perché credo, che nonostante difficoltà, passi da compiere e sistemi da rivalutare, possa davvero fare la differenza nella gestione civile delle crisi, e in suo più ampio ruolo sulla scena internazionale. L’utilizzo di capacità civili caratterizza l’azione globale dell’Unione europea, nei più diversi teatri, rivelando l’insufficienza dei metodi militari e la necessità di avviare un percorso di state building all’interno del paese interessato. Le domande filo-conduttore della tesi sono: Perché l’UE ha sentito la necessità di dotarsi di un apparato di gestione civile delle crisi? Quali capacità civili può dispiegare l’UE? I limiti e le difficoltà nella gestione delle crisi, che cosa hanno insegnato all’UE? L’UE è davvero in grado di sostenere questo ruolo? Quali sono le potenzialità europee?
Per quanto riguarda la regione: devo dire che la scelta per i Balcani, si è rivelata inaspettatamente una fonte di ricchezza per la conoscenza di un’area tanto tormentata, quanto affascinante. Lo studio di questa regione mi ha dato la possibilità di approfondire una storia
1 E. Zin, Robert Schuman, un padre dell’Europa unita, Roma, Editrice Ave, 2013, pag. 71.
8 travagliata di guerre e massacri, che è quella più nota, ma anche di scoprire un intreccio, poco conosciuto, di popolazioni e culture, che costituiscono un’eredità importante della storia europea. Così, l’Europa è importante per i Balcani, e i Balcani per l’Europa, proprio perché sono vicini; la prospettiva di progresso e di integrazione di uno, può contribuire alla stabilità dell’altro. Con l’impegno civile europeo nei Balcani, molto è stato fatto, ed altro resta da fare, nella ricerca di un’azione, sempre più coerente e tempestiva, che tenga presente la molteplicità e la complessità della situazione.
A questo proposito, mi piace concludere questa introduzione con un pensiero, sempre di Robert Schuman: “in un’epoca in cui tutto è in fermento, bisogna saper osare. Il peggior atteggiamento in politica, è di non sapersi decidere o di prendere decisioni successive e contradditorie. Noi non dobbiamo avere eccessive ambizioni, pronti ad abbandonare tutto non appena sorgono le prime difficoltà. Non avremmo intrapreso nulla, se non avessimo avuto fede nella giustezza delle nostre idee.”
22 Ivi, pag. 97.