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Toso et al., 1998) Questo elemento selezionatore determina in termini ecologici un notevole effetto di frammentazione ambientale a dispetto di un insieme paesaggistico apparentemente unitario (Battisti, 2004)

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4. DISCUSSIONE

I risultati ottenuti nel corso della presente indagine hanno evidenziato nell'area di studio l'esistenza di comunità ornitiche che per le loro caratteristiche presentano scelte di habitat particolari. Queste comunità possono di conseguenza essere indicate come di tipo specializzato. In particolarei le singole specie hanno valori di frequenza del tutto superiori a quelli ritrovabili in altri tipi di habitat;

questo fatto è particolarmente evidente nel caso delle comunità dei non passeriformi, come dimostrato sia da Toso et al., (1998) che da Ciambelli, (2012).

Da un punto di vista ecologico infatti le specie di non passeriformi assumono spesso caratteri di ubiquità minori rispetto ai passeriformi e di conseguenza scelte di habitat più ristrette in conseguenza anche della loro particolare dieta.

Per l'area studiata l'analisi delle componenti vegetazionali ha messo in evidenza un mosaico ambientale non troppo complesso in cui i piani boscati che si ritrovano ad altezze minori lasciano il posto mano mano alle formazioni di praterie "intrasilvatiche"e successivamente con l'estinguersi della vegetazione arborea, alle formazioni cacuminali caratterizzate dalla presenza di cespuglieti, formazioni di erica e vaccinium, e finalmente alle praterie montane a graminacee.

Per la natura dei luoghi e la loro struttura geologica, le formazioni tipicamente cacuminali assumono spesso caratteri di petrosità per la frequenza con cui affiora il substrato nudo.

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Se questo mosaico ambientale è capace di formare complessità paesaggistiche di notevole effetto scenico, allo stesso tempo seleziona nelle sue varie componenti altrettante sottocomunità ornitiche che si adattano via via alle diverse tipologie ambientali, in particolar modo delle praterie intrasilvatiche e delle aree petrose cacuminali.(Costa et al., 1998; Toso et al., 1998)

Questo elemento selezionatore determina in termini ecologici un notevole effetto di frammentazione ambientale a dispetto di un insieme paesaggistico apparentemente unitario (Battisti, 2004). In tal modo gli ambienti pascolo-prativi di quota rappresentano altrettanti isolati

"geografici" immersi negli ambienti boschivi che li contornano alle quote minori.

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In conseguenza le comunità ornitiche in condizioni di relativo isolamento e dunque di scarsa connettività , divengono di per sè fragili e soggette ad un elevato rischio di estinzione locale, in accordo con il modello popolazionistico della " biogeografia delle piccole isole" di Mac Arthur e Wilson (1967).

Le popolazioni delle singole specie soggette a tale tipo di isolamento costituiscono non tanto un continum popolazionistico ma insiemi metapopolazionistici in cui l'effettivo flusso genetico tra individui delle singole metapopolazioni può essere problematico, in particolar modo per le specie stanziali ad home range ridotto.Il problema assume urgenze minori per le specie ad elevata dispersione post-natale o per quelle migratrici che vanno incontro ad un annuale rimescolamento anche nei più estremi casi di filopatria (Battisti, 2004)

Secondo il modello di Mac Arthur e Wilson (1967) infatti, la diversità biologica è funzione del grado di isolamento e sopratutto della superficie territoriale. Di conseguenza le indicazioni gestionali in termini di mantenimento della ricchezza specifica delle aree pascolo-prative di quota non possono essere che riassunte in questo modo:

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1) difesa dall’invasione di specie arboreo-arbustive degli spazi aperti, con il conseguente mantenimento dell’ integrità della superficie territoriale;

2) mantenimento di un sufficiente numero di questi ambienti prativi, evitandone la perdita fisica così che sia possibile la costituzione di un effettivo sistema metapopolazionistico agente su aree ecologicamente interconnesse, tenendo conto dell’alta vagilità degli uccelli.

In questo modo sarà possibile mantenere un opportuno flusso genico fra specie appartenenti a popolazioni diverse e nel sistema metapopolazionistico, per poter compensare anche la eventuale subottimabilità ecologica di determinati ambienti, costituenti il sistema stesso

Accanto a queste implicazioni di indole gestionale, la selettività degli ambienti trattati ha evidenti riscontri in ambito conservazionistico. Abbiamo già citato i caratteri di originalità delle comunità individuate a cui dobbiamo aggiungere anche quelle di rarità e diversità faunistica, tanto che si può calcolare un indice di "valore naturalistico complessivo" per una determinatà unità spaziale attraverso la somma dei valori degli indici dei parametri anzi detti ( Toso et al., 1998).

Questi Autori hanno evidenziato per la regione Emilia Romagna che le aree cacuminali appenniniche ricadono sempre tra quelle con i più alti indici di valore naturalistico, in particolare nella fascia altimetrica medio-alta montana.

Come abbiamo messo in evidenza con l'individuazione di una check list relativa all'area di studio, essa non ha un valore di ricchezza in specie particolarmente alto, allorchè comparato con tipi di ambienti come quelli umidi o planiziali.

Al tempo stesso a queste comunità corrispondono elevati indici di rarità ed originalità delle loro componenti.

Tutto questo sta a significare che la loro composizione in specie annovera entità altrove non ritrovabili e che la loro presenza a livello di habitat non prativi è del tutto eccezionale.

La presente indagine ha messo in evidenza una prevalenza delle forme migratrici-visitatrici d'estate sulle altre componenti, fatto questo del tutto atteso in considerazione delle condizioni climatiche profondamente avverse tipiche di questi luoghi durante la cattiva stagione. Lo stato

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conservazionistico della comunità rilevata ben esprime i caratteri di originalità prima menzionati, in quanto è risultata anche in questo caso maggioritaria la categoria conservazionistica SPEC 3 che racchiude il 42,9% dei non passeriformi presenti, allorchè considerate le loro popolazioni a livello europeo. Considerando la classificazione di Peronace et al.(2012) la situazione di lista rossa italiana appare meno compromessa, sebbene vi si possano ritrovare elementi di forte preoccupazione conservazionistica riguardo ai rapaci diurni e in particolare ai galliformi ad esclusione ovviamente del fagiano, entità ormai del tutto artificiale in seguito agli innumerevoliepisodi di ripopolamento.

L'area studio fa parte della IBA (Important Bird Areas) 040 "Appennino dal passo del Cerreto a Monte Caligi", un'area di circa 45000 ettari con una altitudine variabile dai 450 a 2050 m.s.l occupata in gran parte da boschi di faggio, modeste estensioni coltivate al di sotto dei 1500 m, da praterie e vaccinieti alle quote superiori dove la morfologia dei versanti è generalmente aspra (Gariboldi et al., 2000).

Il sito si qualifica come area importante per la nidificazione di rapaci e di specie forestali ed in particolare per: Falco pecchiaiolo, Aquila reale, Allocco, Succiacapre, Picchio verde, tra i non passeriformi, nonchè Codirossone, Cinciarella e Cinciallegra tra i passeriformi (Gariboldi et al., 2000). Questa IBA è l'unica individuata nell'area dell'Appennino Tosco-emiliano e costituisce dunque una forte sottolineatura all'importanza ornitologica al sito di studio.

L'ordine dei Galliformi merita un accenno specifico per l'importanza delle specie che vi sono comprese sia sotto il profilo conservazionistico che quello venatorio ( vedi schede delle singole specie) ed in particolare per: Pernice, Starna, Coturnice, Quaglia,. Tutte queste presentano problemi di sussistenza nell'area di studio nonchè nella massima parte della loro area di distribuzione nazionale. Le ragioni del cattivo stato di conservazione sono differenti per le diverse specie ma abbastanza generalizzabili almeno per Pernice rossa, Starna e Coturnice. Per tutte e tre queste specie il declino popolazionistico risale ormai agli anni '60 del secolo scorso, allorchè si è ristretto fortemente il loro habitat di elezione in concomitanza con un progressivo abbandono delle campagne e delle aree collinari e di media montagna da parte dei residenti (Spanò, 1992; Mechini e

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Frugis, 1993). Questo ha comportato una forte semplificazione del mosaico ambientale, la scomparsa dei piccoli appezzamenti tipica dell'agricoltura collinare-montana, con una conseguente diminuzione delle risorse alimentari e delle aree di rifugio.

In concomitanza con questo declino della qualità ambientale, la pressione venatoria su queste tre specie è parallelamente aumentata. Nell'intento di mantenere artificialmente popolazioni soggette a prelievo si è fatto ricorso a massicci ripopolamenti operati con soggetti importati da aree extranazionali con la conseguente creazione di individui ibridi tra sottospecie diverse o tra specie ( semispecie) (Baratti et al., 2004; Barbanera et al.,2009, 2010, 2011)

Attualmente appare ormai ineludibile il fato di tutte le popolazioni di questi galliformi presenti sull'intero territorio nazionale. Le antiche popolazioni autoctone sono da considerare infatti perdute per l'inquinamento genetico prodotto attraverso l'introduzione di individui alieni. (Spanò, 1992;

Barbanera et al.,2009, 2010, 2011) Di conseguenza si stanno tentando a livello nazionale recuperi popolazionistici di varia natura che mirano alla ricostituzione genetica di tali specie.

Egualmente si sono contate numerose estinzioni locali cosicchè lo status delle specie risulta del tutto precario in gran parte degli areali noti per il passato. La difficoltà di reperire materiale genetico effettivamente autoctono impedisce la possibilità di operare reintroduzioni reali, senza scadere nel pericolo di effettive introduzioni, vista l'eterogeneità genetica degli stock usati. Al momento è in corso di realizzazione una ricostituzione della popolazione di Pernice rossa nelle Apuane meridionali (Monte Matanna) partendo da individui giudicati potenzialmente idonei da parte dell'Istituto Superiore di Protezione Ambientale (www.parcapuane.it). Tale progetto di ricostituzione è attualmente al secondo anno di immissione di soggetti fondatori, tuttavia la non sufficiente idoneità ambientale, la liberazione in aree limitrofe di soggetti da ripopolamento geneticamente non certificati, così come la pressione venatoria ancora operante nelle aree circostanti il parco, minano il buon risultato di tale sforzo gestionale.

Per quanto riguarda invece la quaglia, i problemi derivano dalla consistenza delle popolazioni migratrici che appare generalmente in contrazione , le coppie nidificanti hanno avuto inoltre un

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andamento negativo soprattuto in collina e sugli altopiani fino 1500 m in conseguenza della chiusura delle aree aperte ad opera delle piante arboree con una modificazione sensibile dell'habitat sia in alta collina che in montagna (Spanò e Truffi, 1992).

Da un punto di vista faunistico il presente lavoro ha ulteriromente dimostrato l'importanza delle aree appenniniche di quota nell'ospitare comunità di uccelli di alto valore faunistico e conservazionistico ma anche economico nel caso delle specie soggette a prelievo venatorio. Il mantenimento degli assetti paesaggistici originari appare il fine gestionale principale, tenedo conto che in questi ambienti sono numerose le formazioni geomorfologiche e gli assetti vegetazionali compresi nell'annesso I della Direttiva Habitat sui quali la comunità europea ci richiama a precise responsabilità.

Da un punto di vista ornitologico appaiono importanti i mosaici bosco-pascolo così come le formazioni prative-cacuminali. Tra di esse appare del tutto necessario mantenere la massima connettività ecologica nell'ottica di favorire i rapporti tra gli individui delle stesse specie intervenendo sui loro assetti popolazionistici.

Per questo è del tutto prioritario favorire il maggior scambio possibile tra popolazioni e nello stesso tempo fornirgli habitat di sufficiente estensione evitando una loro eccessiva frammentazione (Battisti, 2004, Lucifero e Genghini, 2007).

Favorire la creazione di tali presupposti ecologici costituisce una delle più concrete premesse al mantenimento nel tempo delle comunità ornitiche di riferimento.

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