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INTRODUZIONE
Negli ultimi anni il concetto di capitale sociale è stato oggetto di crescente interesse fino ad assumere un ruolo di primo piano all’interno del dibattito scientifico, dando vita a una molteplicità di studi sia teorici che metodologici. A fronte di tale successo legato in parte alla capacità di cogliere molti concetti di grande rilevanza sociologica come il social support, la coesione sociale, la funzione delle norme e dei valori si è
avuto un proliferare di proposte teoriche unite ad una certa difficoltà nell’individuazione di strumenti metodologici adeguati alla sua traduzione in termini empirici.
Allo stato attuale, scorrendo la bibliografia sull’argomento, si possono individuare due approcci teorici: quello individuale e quello collettivo ognuno dei quali munito di specifici strumenti metodologici difficilmente comparabili. Allo stesso tempo i tentativi di combinazione di queste due prospettive non sono stati opportunamente tradotti in strumenti metodologici.
L’individuazione di strumenti di misurazione adeguati costituisce quindi una delle principali sfide da affrontare nei prossimi anni nella convinzione che, proprio dallo studio del rapporto tra riflessione teorica e ricerca empirica, possano nascere utili spunti per un avanzamento ulteriore delle conoscenze su entrambi i fronti.
Al di là delle sfaccettature teoriche, il concetto di capitale sociale, come spesso accade nelle scienze sociali, è dotato di una complessità intrinseca legata alla molteplicità delle sue caratteristiche e alla sua costante mutevolezza.
Il presente lavoro, partendo dalla constatazione che un concetto, per avere dignità scientifica, deve godere di rigore sia teorico che nelle applicazioni empiriche, a pena di perdere il suo valore concettuale, ci si
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pone l’obiettivo di fare il punto della situazione sugli studi legati alla misurazione del capitale sociale avendo cura di indicarne i legami con i presupposti teorici e evidenziarne vantaggi e limiti in termini esplicativi.
Nel primo capitolo si procede ad una esposizione delle più importanti correnti concettuali che hanno contribuito alla sua formazione teorica avendo cura di cogliere le differenze sostanziali sottostanti ai diversi autori. Particolare attenzione viene rivolta ai lavori di Bourdieu, Coleman e Putnam considerati i “tre classici” in merito al concetto di capitale sociale. Nella seconda parte del capitolo si fa lo status questionis in merito alle maggiori applicazioni empiriche realizzate a livello internazionale avendo cura di sottolineare i diversi approcci teorici e metodologici impiegati.
Nel secondo capitolo ci si accinge ad effettuare una comparazione tra due grandi aspetti che si sono confrontati negli ultimi decenni in merito ai meccanismi alla base della produzione del capitale sociale. Si tratta della prospettiva dei vuoti strutturali di Ronald Burt e quella della chiusura della rete proposta da James Coleman. L’intento è di comprendere gli specifici contributi conoscitivi dei due autori e in quale misura queste prospettive siano o meno antitetiche.
Nel terzo capitolo ci si addentra nella sfera relativa alla traduzione in termini operativi del concetto di capitale sociale attraverso il contributo di Snijders, uno dei primi studiosi ad aver ipotizzato una sua formalizzazione; successivamente ci si sofferma sui contributi che possono derivare dall’analisi del contesto relazionale e in particolar modo dalla dimensione strutturale delle reti sociali attraverso l’utilizzo di indicatori tipici dalla Network Analysis. Nell’ultima parte di questo capitolo si analizzano vantaggi e limiti di uno dei primi strumenti ad essere stato impiegato nella misurazione del capitale sociale: il name generator.
All’interno del quarto capitolo si analizzano le caratteristiche di uno degli strumenti più utilizzati negli ultimi anni nella misurazione del
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capitale sociale, vale a dire il position generator, e successivamente il resource generator, ideato solo di recente nel tentativo di unire i pregi
dei due precedenti strumenti di misurazione. Questa parte si conclude con una riflessione relativa sulla convenienza o meno di ricercare un unico strumento di misurazione per questo concetto.
Il quinto capitolo contiene i risultati di una prima indagine realizzata sulle famiglie residenti nel territorio della Versilia che hanno intrapreso un percorso di affido familiare. Lo studio si propone di permettere una prima comparazione tra i tre strumenti di misurazione precedentemente presenti e di porre le basi per una riflessione sull’utilità del concetto di capitale sociale nell’ambito dei servizi sociali, sia a livello di lettura delle esigenze del territori e quindi per la programmazione e progettazione degli interventi, sia per quanto riguarda la sfera della metodologia del servizio sociale