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INTRODUZIONE
Il panorama finanziario attuale ha focalizzato l’attenzione dei media e dell’uomo comune sulla problematica, divenuta col passare degli anni sempre più attuale, del «falso in bilancio». La serie di repentini tracolli finanziari ha indotto il legislatore a «ritoccare» la disciplina contenuta negli articoli 2621 e 2622 c.c.
dopo appena tre anni e mezzo dal precedente intervento (d. lgs. 61/2002).
Con questo scritto si è cercato di evidenziare le eventuali differenze rispetto alla normativa preesistente. È doveroso, però, tracciare prima il quadro economico-aziendale di riferimento.
Il primo capitolo del lavoro introduce il concetto di bilancio di esercizio, puntando l’attenzione su come la funzione di tale strumento aziendale si sia evoluta col passare del tempo. Da strumento ad esclusivo appannaggio dei soggetti interni, utilizzato per il controllo della gestione aziendale, è divenuto oggi il principale mezzo di comunicazione con l’esterno.
Proseguendo, vengono delineati sinteticamente i principi guida ai quali i redattori del bilancio devono attenersi nel suo processo di redazione.
Analizzando la clausola generale, contenuta nell’art. 2423 c.c., ci siamo in particolar modo soffermati sul significato dell’aggettivo «veritiero», dal quale si evince il carattere essenzialmente soggettivo di alcune poste. La presenza di valori stimati e congetturati, frutto di scelte discrezionali del redattore, fa sì che
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una verità oggettiva sia irraggiungibile; ciò a cui, in realtà, il bilancio deve tendere è l’attendibilità delle stime in esso contenute.
Infine, viene introdotto il concetto di «Politica di Bilancio», la quale deve essere correttamente interpretata nel senso di «scelta», compiuta nell’ambito del processo valutativo in sede di redazione del bilancio. La scelta di un determinato valore piuttosto che un altro influirà certamente sulla misura del risultato economico, ma non necessariamente porterà ad un bilancio inattendibile.
Nel secondo capitolo evidenziamo l’analisi della problematica del «falso in bilancio», sotto il profilo economico-aziendale.
Una attenta indagine delle fasi che precedono la formazione del rendiconto finale ci poterà a poter esprimere un giudizio sulla verità o falsità del bilancio nel suo complesso. A tale proposito, si sottolinea la necessità di introdurre un criterio guida, che ci permetta di porre in relazione l’inattendibilità analitica con quella sistemica.
Si procede, quindi, ad una dettagliata analisi delle diverse posizioni assunte dai Principi Contabili Nazionali ed Internazionali e dal Codice Civile in merito al concetto di rilevanza, con una particolare attenzione alla problematica della rilevanza qualitativa.
Nella seconda parte del capitolo, dopo una breve analisi delle possibili politiche di bilancio poste in essere per conseguire particolari interessi, viene incentrata l’attenzione sulle varie tipologie di falso, proponendo per ognuna di esse varie esemplificazioni che ci aiutino a comprendere come, nella pratica, sia possibile giungere al risultato di un bilancio falso.
Il terzo capitolo si occupa dell’evoluzione che la disciplina giuridica del
«falso in bilancio» ha subito nel tempo. Il percorso inizia con il Codice di Commercio, passando dall’art. 2621 del codice civile, fino ad arrivare alle recenti riforme del 2001 e 2005. Qui si è cercato di evidenziare come tale disciplina sia mutata nel tempo, attraverso il confronto tra le varie versioni dell’art. 2621 c.c..
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Il quarto capitolo tratta l’aspetto giuridico delle «False Comunicazioni Sociali», proponendo una dettagliata analisi delle disposizioni contenute negli articoli 2621 e 2622 c.c., alla luce delle innovazioni introdotte con la riforma della tutela del risparmio (legge 262/2005). In particolar modo, si esamineranno l’elemento oggettivo e soggettivo del reato, il bene giuridico protetto e i soggetti attivi, nonché le soglie di non punibilità che rappresentano la previsione più controversa dell’intera riforma.
Infine, l’ultimo capitolo pone in risalto gli effetti, civili e penali, che si verificano a seguito del giudizio di inattendibilità del bilancio.
Concludendo possiamo considerare il bilancio un ottimo esempio di come la vita aziendale non sia di facile esemplificazione data la sua molteplice soggettività. Questo ci mostra come la sua alterazione sia il mezzo più veloce per il raggiungimento di particolari finalità, non sempre lecite.