PRODOTTI DOP E IGP
ORTOFRUTTICOLI E CEREALI,
FRESCHI O TRASFORMATI
12
AGLIO BIANCO POLESANO DOP
Descrizione del prodotto
L’Aglio bianco Polesano DOP è una pianta appar- tenente alla specie Allium sativum L., caratterizza- ta da bulbi di colore bianco brillante uniforme, di forma regolare e compatta, leggermente appiattiti nel punto di inserimento dell’apparato radicale. Le foglie, lanceolate e strette hanno una colorazione verde azzurra.
La DOP è ottenuta a partire da ecotipi locali non- ché dalla varietà Avorio che è stata selezionata partendo dagli stessi ecotipi.
La storia
I primi accenni di tale coltura risalgono ai Romani, presenti nell’area tra il I e V secolo d.C., che ope- rando interventi di centuriazione e bonifica hanno fortemente influito sulla conformazione e assetto idrogeologico del territorio.
Le prime descrizioni della sua coltivazione sono
reperibili in pubblicazioni dell’Accademia dei Con- cordi di Rovigo, risalenti al XVI secolo: “... Le cam- pagne di Rovigo producono soprattutto frumento, granoturco, barbabietole da zucchero ed uva... No- tevole importanza per la zona di Selva assumono gli erbai, i prati avvicendati, le patate e l’aglio...”.
La zona di Selva comprende gli attuali Comuni di Pontecchio Polesine, Crespino e Ceregnano. At- torno a tale prodotto si creò un’attività di commer- cio tale da far sì che la piazza di Rovigo, nei secoli, fosse punto di riferimento.
Già negli anni ’60, l’Aglio bianco Polesano era fa- moso per le ricercate caratteristiche commerciali e la capacità di fornire valori elevatissimi di produ- zione lorda vendibile, e già allora veniva esportato nei mercati di Cuba, Stati Uniti, Inghilterra, Ger- mania e Francia; questo ortaggio è così diventato un elemento di sviluppo economico tale da essere definito “l’oro bianco del Polesine”.
Territorio di origine
La zona di produzione dell’Aglio bianco Polesano
DOP comprende 29 dei 50 comuni della provincia
di Rovigo.
Aspetto e sapore
Il bulbo è di forma rotondeggiante, regolare con un leggero appiattimento della parte basale, di colore bianco lucente, ed esente da difetti; è costituto da un numero di bulbilli variabile che sono uniti tra loro in maniera compatta e con una caratteristica curvatura della parte esterna.
Il profilo aromatico risulta meno pungente e più persistente rispetto ad altre varietà, con note gra- devoli di erba appena tagliata e sapore dolce e fruttato.
Produzione
L’Aglio bianco Polesano è una coltura da rinnovo e nell’ambito della rotazione non può ritornare sullo stesso appezzamento prima di tre anni. Il ciclo di coltivazione è annuale con semina autun- no/invernale ed è caratterizzato dall’ottenimento dei bulbilli per la semina, dato che la riproduzione avviene per via vegetativa. Ogni azienda, infatti, seleziona manualmente la quantità di prodotto necessaria per produrre “il seme” attraverso le
seguenti fasi: selezione manuale dei bulbi, detti
“teste”, dai mazzi di aglio della partita destinata alla semina che deve essere effettuata dal 1° di ottobre al 31 di dicembre a mano, con macchine agevolatrici o totalmente meccanizzata. L’even- tuale somministrazione di letame deve avvenire sulle colture precedenti per ridurre la possibilità di sviluppo dei marciumi e per non influenzare il tipico colore bianco lucente caratterizzante l’Aglio bianco Polesano DOP.
Qualora si effettuino irrigazioni alla coltura, an- dranno sospese entro il 20 giugno per permettere una migliore maturazione del bulbo e non compro- metterne la successiva conservazione.
Sulla base del grado di senescenza del fogliame e della maturità fisiologica delle piante, il produttore decide il momento ottimale per la raccolta. Essa può avvenire completamente a mano, con l’ausi- lio di macchine agevolatrici o a macchina. Dopo essere stato estirpato, il bulbo deve subire una es- siccazione naturale; essa può avvenire sia in pieno campo che in azienda.
Etichettatura
Nella presentazione delle tipologie di lavorazione a treccia, treccione, grappolo e grappolone, i bulbi devono essere intrecciati con il loro stesso stelo e legati con spago, rafia o altro materiale idoneo. Il prodotto finale va poi inserito in una rete bianca e sigillato con nastro adesivo riportante il logo della DOP; nelle singole confezioni va apposto il logo della denominazione.
Il prodotto può esser presentato in quattro diversi modi:
Treccia, con bulbi da 8 e fino a 22 e peso netto compreso tra 0,5 kg e 1,2 kg.
Treccione, il numero dei bulbi è compreso tra 30 e 40 e il peso netto deve essere compreso tra 2 kg e 4 kg.
Grappolo, il numero dei bulbi deve essere com- preso tra 20 e 40 e il peso netto compreso tra 1 kg e 4 kg.
Grappolone, il numero dei bulbi è compreso tra i 70 e 120 e il peso netto compreso tra 5 kg e 10 kg.
Stoccaggio e commercializzazione All’atto dell’immissione al consumo l’Aglio bianco Polesano DOP deve presentare bulbi sani, consi- stenti, puliti, privi di odore o sapore estranei.
Il prodotto deve avere i requisiti previsti dalle nor- me di qualità per le classi “Extra” con calibro mi- nimo di 45 mm e “Prima” con calibro minimo di 30 mm.
L’Aglio bianco Polesano DOP deve essere com- mercializzato tra il 30 luglio e 31 maggio dell’anno successivo, accompagnato da un cartellino ripor- tante la denominazione con la scritta DOP ed il nome del produttore.
In cucina e a tavola
L’Aglio bianco Polesano DOP si conserva al meglio se posto in luogo fresco, asciutto e ben areato.
Se consumato fresco se ne apprezzano tutte le
caratteristiche organolettiche e le innumerevoli
proprietà benefiche. In cucina può essere utilizza-
to in modi diversi, a crudo, intero o sminuzzato,
secco in polvere o spremuto, regalando ad ogni
preparazione un sapore unico; è ingrediente ideale
per molti piatti, dagli spaghetti aglio, olio e pepe-
roncino alle zuppe e negli stufati.
14
ASPARAGO BIANCO DI BASSANO DOP
Descrizione del prodotto
La Denominazione di Origine Protetta (DOP) Asparago bianco di Bassano identifica i turioni (germogli carnosi) di asparago (Asparagus offici- nalis L.) ottenuti nella zona di produzione, discen- denti dall’ecotipo locale “Comune - o Chiaro - di Bassano”.
La storia
La Serenissima stimava l’asparago cibo nobile e di ciò si trova traccia nella contabilità di banchetti offerti ad ospiti di gran riguardo già nel primo Cin- quecento. Dal Seicento era coltivato diffusamente negli orti della terraferma veneziana.
Vi sono documenti che testimoniano che gli aspa- ragi erano particolarmente graditi anche dai Padri conciliari, in viaggio per il Concilio della Controri- forma di Trento (1545-1563), nel loro passaggio a Bassano, essi ebbero modo di gustare il prodotto locale e ci fu chi, tra loro, lasciò scritto dei suoi pregi dietetici.
In un famoso dipinto del pittore veneziano Gio- vambattista Piazzetta (1682-1754) “La Cena di Emmaus” - Claveleur Museum of Art - è ben visi- bile il piatto di asparagi preparato secondo la tra- dizionale ricetta bassanese: “sparasi e ovi, sale e pevare, oio e aseo” (asparagi e uova, sale e pepe, olio e aceto).
Territorio di origine
La zona di produzione comprende i territori dei co-
muni di Bassano del Grappa, Cartigliano, Cassola,
Mussolente, Pove del Grappa, Romano D’Ezze-
lino, Rosà, Rossano Veneto, Tezze sul Brenta e
Marostica, in provincia di Vicenza. Qui, l’asparago
ha trovato uno sviluppo ideale in quanto il suolo
attorno al corso del fiume Brenta è sabbioso, sof-
fice, ben drenato e poco calcareo, ed il clima è
particolarmente mite.
Aspetto e sapore
I turioni che possono fregiarsi della DOP Asparago bianco di Bassano devono essere di colore bianco, con sfumature leggermente rosate, ben formati, dritti, interi, con apice serrato. Al consumo i turioni non devono essere vuoti, né spaccati, né pelati, né spezzati. La bassa fibrosità, caratteristica qua- litativa dell’Asparago bianco di Bassano, può de- terminare al momento del confezionamento, delle spaccature laterali dei turioni giustificate dalla sua notevole tenerezza; non sono ammessi i turioni con principi di lignificazione. Il profilo aromatico è caratterizzato da gradevoli note di erba appena tagliata e sapore dolce fruttato.
Produzione
La preparazione del terreno, accompagnata dall’apporto di letame bovino ed altri fertilizzanti, viene effettuata nell’autunno precedente l’impian- to, con un’aratura leggera, ad una profondità di circa 30 cm, i solchi devono avere una profondità di 15-20 cm e l’orientamento delle file consigliato è quello da nord a sud, secondo l’andamento dei venti dominanti che percorrono la Valsugana per garantire un buon arieggiamento della coltura e un minor rischio di infezioni fungine.
Il trapianto delle “zampe” di asparago, cioè dei rizomi (radici sotterranee) deve essere eseguito nei mesi di marzo od aprile, mentre per le piantine deve avvenire entro il mese di giugno. Questo ma- teriale di propagazione, sano e resistente alle fito- patie, può essere riprodotto dagli stessi agricoltori utilizzando solo l’ecotipo locale.
Il reimpianto di una asparagiaia sullo stesso terre- no può essere effettuato solo dopo quattro anni.
Per la difesa fitosanitaria i produttori devono se- guire le indicazioni previste dalla Regione Veneto relativamente alla lotta integrata per l’asparago bianco.
Tutte le pratiche agronomiche adottate mirano a creare condizioni sfavorevoli agli organismi dan- nosi (es. ampie rotazioni, concimazioni equilibra- te, irrigazioni localizzate, adeguate lavorazioni del terreno, ecc.).
Per ottenere la tipica colorazione bianca dei turio- ni, si deve evitare la loro esposizione alla luce del sole coltivandoli sotto ciglioni di terra ricoperti, nel periodo di raccolta, con pacciamatura con film pla- stico scuro od altro materiale adeguato al conteni- mento delle malerbe e alla protezione dalla luce.
Il periodo di raccolta, effettuata a mano, deve es- sere compreso tra il primo giorno di marzo ed il 15 giugno.
Le produzioni in coltura forzata o protetta (tunnel) possono essere raccolte anticipatamente dal pri- mo di febbraio previa autorizzazione.
Il condizionamento del prodotto ed il suo confe- zionamento devono avvenire all’interno della zona di produzione per assicurare le caratteristiche tipi- che, la rintracciabilità e il controllo del prodotto.
Etichettatura
Come da tradizione, dopo aver pareggiato il fon- do dei turioni, ogni mazzo deve essere legato saldamente con una “stroppa” (giovane ramo o
“succhione” di salice), segue l’apposizione di un contrassegno, fissato alla stroppa con una chiusu- ra non riutilizzabile, riportante il marchio della DOP Asparago bianco di Bassano.
Stoccaggio e commercializzazione I turioni dell’Asparago bianco di Bassano DOP de- vono essere venduti nel periodo febbraio - giugno, confezionati in mazzi saldamente legati di peso compreso tra 0,5 e 4 kg; i turioni che si trovano all’esterno del mazzo devono corrispondere, per aspetto e dimensioni, alla media di quelli che lo
costituiscono e devono essere di lunghezza uni- forme.
Ogni imballaggio, di legno, plastica o altro materia- le idoneo, deve contenere mazzi della medesima grandezza, disposti regolarmente e ogni mazzo deve essere omogeneo. All’esterno di ogni con- tenitore devono essere apposte, con apposita etichetta, tutte le informazioni in grado di rendere identificabile e tracciabile il prodotto.
In cucina e a tavola
L’Asparago bianco di Bassano DOP è un prodotto fresco, facilmente deperibile e per questo va con- servato in maniera corretta (ad una temperatura compresa tra 6 e 8 °C) e consumato entro pochi giorni dalla raccolta. Per la sua tenerezza, tale da permettere di gustarlo in tutta la sua lunghezza, e il suo profumo particolarmente delicato, è adatto a molteplici usi in cucina. Può essere consumato crudo in insalata, oppure cotto al vapore accompa- gnato da uova, sale e pepe, olio e aceto.
Gli asparagi si possono saltare al burro, cuocere in
minestre, zuppe e creme e sono ottimi per risotti,
oppure destinati come condimento saporito e raf-
finato per la pasta, frittate e saporiti sfornati.
16
ASPARAGO BIANCO DI CIMADOLMO IGP
Descrizione del prodotto
L’Asparago bianco di Cimadolmo IGP è un ortag- gio primaverile della specie Asparagus officinalis L. ottenuto principalmente dalle cultivar Precoce d’Argenteuil, Gladio, Larac, Dariana, JM2001 e JM2004.
La storia
L’asparago era già conosciuto nell’antichità dagli Egizi, Greci e Romani e il nome attuale deriva dal termine latino asparagus. Gli asparagi delle grave del Piave sono celebratissimi e primeggiano da sempre per qualità. Nel Seicento il Canonico Bar- po così li loda tra le cose di cui non si può fare a meno fornendo, assieme alle motivazioni, una
serie di ricette ancor oggi validissime: “Quando il Padre di Famiglia ha degli asparagi e dei colom- bini, da portare in tavola, si può accontentare e vi- vere lieto tutta l’estate. L’asparago è di buonissimo nutrimento e supera in ciò tutti gli altri erbaggi; […]
Questo ti serve per insalata, cotto, con sale, olio ed aceto; per minestra, levato l’aceto e aggiunto- vi il pepe e una po’ della sua acqua; e anche per pesce lesso, infarinato e fritto, oppure cotto sulla graticola, posto sopra una carta con dell’olio e del- le spezie; per ultimo pasto, anche crudo, con sale e pepe”.
La pregevolezza dell’Asparago bianco di Cimadol- mo IGP emerge anche dalle competizioni fieristi- che regionali in voga già dalla fine dell’Ottocento.
Territorio di origine
L’Asparago bianco di Cimadolmo IGP viene colti-
vato in un territorio che si sviluppa lungo l’asta del
fiume Piave e comprende 11 comuni in provincia
di Treviso. Il clima temperato-umido con primave-
re ad elevata piovosità, tipico di questo territorio,
ne favorisce il rapido accrescimento.
Aspetto e sapore
I turioni dell’Asparago bianco di Cimadolmo IGP, cioè i giovani germogli di forma allungata, sono to- talmente bianchi, interi, di aspetto e odore freschi, sani, puliti e praticamente esenti da imperfezioni e ammaccature; di odore e sapore particolarmente delicati, sono teneri e dolciastri, privi di fibrosità.
Produzione
L’Asparago bianco di Cimadolmo IGP è coltivato sui terreni sabbioso-limosi di origine alluvionale, permeabili e ben drenati, sulla riva sinistra del fiu- me Piave in provincia di Treviso, in un territorio che veniva spesso ricoperto dalle alluvioni del fiume.
All’impianto devono essere impiegate zampe di asparago, cioè dei rizomi (radici sotterranee), o pian- tine esenti da malattie; il periodo di trapianto per le zampe è tra marzo ed aprile. La densità d’impianto non deve superare le 16 mila piantine e/o zampe per ettaro, con larghezza tra le file non inferiore a due metri e mezzo. La coltura non deve succedere a se stessa o ad altre liliacee per almeno 24 mesi e nemmeno a bietola, patata, carota e leguminose.
È d’obbligo la pacciamatura, cioè la copertura dei cumuli di terreno con materiali idonei ad impedire che la radiazione solare colpisca i turioni evitando così la fotosintesi clorofilliana, per la produzione di turioni bianchi. In caso di utilizzo di film plastico nero lo spessore minimo deve essere di 0,1 mm.
Questa tecnica serve inoltre ad impedire la cresci- ta delle malerbe.
I turioni vanno raccolti, a mano, nelle ore più fre- sche della giornata e con minore intensità di luce.
La raccolta inizia al terzo anno dall’impianto e i pri- mi turioni si raccolgono intorno al 20 marzo; tale operazione si protrae per 15-20 giorni il terzo anno dopo l’impianto e per un paio di mesi dal quarto anno in poi. Il periodo di raccolta non deve in ogni caso protrarsi oltre il 30 maggio.
La sezione praticata alla base del turione deve es- sere il più possibile netta e perpendicolare all’asse longitudinale.
Dopo la raccolta gli asparagi devono essere avviati al centro di lavorazione entro 12 ore, consegnati in mazzi o alla rinfusa. Per la loro conservazione è indispensabile rallentare il metabolismo del pro- dotto, mediante un rapido raffreddamento tramite conservazione a temperatura idonea. Devono es- sere privi di umidità esterna eccessiva, cioè suffi- cientemente asciutti dopo l’eventuale lavaggio o refrigerazione con acqua fredda (i turioni possono essere lavati non immersi).
Etichettatura
L’etichetta deve essere posta a fascia nella zona centrale del mazzo o al di sopra della confezione e riportare la dicitura: Asparago bianco di Cimadol- mo IGP, in caratteri di uguale dimensioni e colore.
Sull’etichetta deve essere apposto il sigillo di ga- ranzia contenente il logo, ovvero il simbolo distin- tivo dell’IGP. È vietato l’utilizzo di qualsiasi altra in- dicazione e aggettivazione aggiuntiva, diverse da quelle previste dal disciplinare.
Stoccaggio e commercializzazione L’Asparago bianco di Cimadolmo IGP è immesso al consumo classificato nelle categorie Extra e Pri- ma. I turioni sono confezionati in mazzi saldamente legati, del peso di 0,5-3 kg, o in imballaggi unitari o disposti nell’imballaggio a strati ma non in mazzi.
Il contenuto di ogni imballaggio o di ogni mazzo in uno stesso imballaggio deve essere omogeneo e deve contenere solo turioni della stessa categoria di qualità e dello stesso calibro.
In cucina e a tavola
L’Asparago bianco di Cimadolmo IGP è facilmente deperibile e per questo va consumato entro pochi giorni dalla raccolta, dopo cottura in acqua bol- lente, come piatto unico, il noto e gustosissimo
“asparagi e uova”, con olio o burro, sale e pepe nero. È ottimo come contorno ma anche quale ingrediente nella preparazione di antipasti, primi piatti o in elaborate ricette.
Nell’area è attiva la “Strada dell’Asparago bianco
di Cimadolmo IGP” che associa gli enti locali, i
produttori, gli operatori del commercio e del tu-
rismo per la promozione del territorio interessato
alla produzione.
18
ASPARAGO DI BADOERE IGP
Pant. 293
Pant. 155 Pant. 479 Pant. 410
Descrizione del prodotto
L’Asparago di Badoere IGP è un ortaggio fresco costituito da turioni (germogli carnosi) generati da piante della specie Asparagus officinalis, del- la famiglia Liliacee, delle varietà Dariana, Thielim, Zeno, Avalim, Grolim per la tipologia bianca, delle varietà Eros, Thielim, Grolim, Dariana, Avalim per la tipologia verde.
La storia
Nel Veneto la coltura dell’asparago ha una lunga tradizione, l’origine sembra risalire alla conquista da parte dei Romani delle terre venete. Fin dal medioevo questa coltivazione era conosciuta ed
affermata nel territorio che si estende a sud del- le Prealpi venete in una fascia pianeggiante che collega idealmente il medio corso del Brenta, del Sile e del Piave, aree connotate da terreni ricchi e soffici e da acque mai gelide.
La coltivazione specializzata della pianta è però piuttosto recente, essendosi sviluppata dopo l’ul- timo conflitto mondiale in concomitanza con la tra- sformazione delle mezzadrie e l’abbandono degli allevamenti del baco da seta che ha reso disponi- bile, nella stagione primaverile (periodo nel quale, precedentemente, l’allevamento del baco richie- deva un impegno notevole), una manodopera che diversamente non avrebbe trovato impiego.
Territorio di origine
La zona di produzione dell’Asparago di Badoere
IGP comprende alcuni comuni delle province di
Padova, Treviso e Venezia. All’interno di detta area
geografica la produzione degli asparagi può avve-
nire esclusivamente nei terreni profondi, sciolti e
ben drenati che garantiscono loro un rapido svi-
luppo, assicurando così turioni rispondenti alle ca-
ratteristiche organolettiche della denominazione.
Aspetto e sapore
L’Asparago di Badoere IGP - bianco, si presenta con turione diritto e apice molto serrato, di consi- stenza tenera e privo di fibrosità; il colore è bianco, con possibili sfumature rosate acquisite dopo la fase di confezionamento; il sapore è dolce, non salato, con aroma lieve di legumi freschi e spiga di grano matura, con venature di amaro appena percepibili.
L’Asparago di Badoere IGP - verde, presenta turio- ne diritto, con possibile leggera deviazione della punta, apice molto serrato; di consistenza tenera e privo di fibrosità; il colore, nella parte apicale è verde intenso e brillante, con possibili sfumature violacee e in quella basale è verde con variazioni violacee fino al bianco; il sapore è dolce e marca- to, non salato né amaro, l’aroma fruttato ed erba- ceo persistente.
Le due tipologie si caratterizzano per un rapido sviluppo assicurando così turioni che dal punto di vista fisico, presentano scarsa fibrosità, un colore particolarmente brillante e caratteri organolettico tipici e distintivi.
Produzione
La coltivazione dell’Asparago di Badoere IGP può avvenire in serra o in pieno campo. La messa a dimora delle zampe (radici sotterranee) deve es- sere effettuata nel periodo compreso tra il primo
febbraio e il 30 giugno. In ogni caso la coltura non potrà succedere a se stessa o ad altre piante della stessa famiglia (liliacee) per un minimo di 36 mesi;
è fatto, inoltre, divieto di far succedere, per un mi- nimo di 12 mesi, la coltura dell’asparago a patate, carote, barbabietole e leguminose.
A partire dalla data di impianto e per almeno 18 mesi, cioè nella cosiddetta fase di rafforzamen- to, al fine di garantire il sano accrescimento delle piante è vietata la raccolta dei turioni.
Per la tipologia “bianco” è obbligatorio effettuare una baulatura (accumulo di terra lungo la fila) ed una pacciamatura del terreno con un film plastico nero od altro materiale idoneo ad inibire il normale processo di fotosintesi ed evitare che l’asparago assuma il colore verde del pigmento clorofilliano.
La raccolta dell’Asparago di Badoere IGP deve avvenire, conclusa la fase di rafforzamento, tra il primo febbraio e il 31 maggio di ogni anno.
Etichettatura
Sui mazzi e sulle confezioni deve essere apposta l’etichetta indicante, in caratteri di stampa delle medesime dimensioni, le diciture Asparago di Ba- doere IGP con specifico riferimento alla tipologia
“verde” o “bianco” confezionata. Sono riportati, inoltre, tutti gli elementi atti ad individuare il nome o ragione sociale ed indirizzo o sede del produtto- re e del confezionatore; la categoria commerciale Extra o Prima e il calibro dei turioni.
Tale etichetta potrà riportare altresì altre indicazio- ni complementari ed accessorie che non traggano in inganno il consumatore sulla natura e sulle ca- ratteristiche del prodotto.
Su ciascun mazzo o confezione, inoltre, dovrà es- sere apposto il sigillo di garanzia in maniera tale che la loro apertura comporti la rottura dello stes- so sigillo, contenente il logo della IGP Asparago di Badoere. Si sottolinea come nel logo della IGP Asparago di Badoere è rappresentata la partico- lare costruzione circolare della barchessa, segno distintivo del paese di Badoere.
Stoccaggio e commercializzazione Gli asparagi che si fregiano della denominazione Asparago di Badoere IGP devono essere confezio- nati interi e privi di qualunque difetto, all’interno del territorio di origine, in mazzi saldamente legati con rafia o in confezioni idonee ad uso alimentare e privi di qualsiasi corpo estraneo. Il contenuto di ciascun imballaggio deve essere omogeneo ed
includere soltanto asparagi dello stesso tipo, ca- tegoria e calibro.
Il calibro dei turioni di Asparago di Badoere IGP - bianco di categoria Extra è compreso tra 12 e 20 mm e la lunghezza varia tra i 14 e i 22 cm, che di- venta 18 e i 27 cm per la tipologia “verde”. La ca- tegoria I può presentare dimensioni leggermente minori, specie nel calibro 10-22 mm per i bianchi e 8-22 mm per i verdi.
In cucina e a tavola
I teneri turioni dell’Asparago di Badoere IGP sono
ricchi di vitamine e minerali, hanno proprietà depu-
rative e diuretiche e sono particolarmente indicati
nelle diete ipocaloriche per il loro elevato contenu-
to di acqua e fibra. Per una corretta conservazio-
ne è consigliabile avvolgerli in un panno umido e
deporli in frigorifero nel reparto verdure, in questo
modo si conservano per qualche giorno. Vanno
cucinati freschi per assaporarne pienamente l’aro-
ma e il gusto inconfondibili e per conservarne la
delicata fragranza. Gustosi accompagnati da uova
sode e conditi con olio, sale e pepe, sono utilizzati
in numerose ricette tradizionali.
20
CILIEGIA DI MAROSTICA IGP
Descrizione del prodotto
La Ciliegia di Marostica IGP designa i frutti allo sta- to fresco ottenuti dalla coltivazione delle seguenti varietà della specie Prunus avium L.: le precocissi- me Sandra e Francese; intermedie Roana e il du- rone precoce Romana; le tardive Milanese, Duro- ne Rosso (Ferrovia simile) e Bella Italia; la Sandra Tardiva; le varietà Van, Giorgia, Ferrovia, Durone Nero I, Durone Nero II e Mora di Cazzano. Sono inoltre consentite altre varietà presenti nella zona di produzione.
La storia
La coltivazione della Ciliegia di Marostica IGP ha origini antiche; la rinomanza storica del frutto, che risale al 1400 è pervenuta fino ai giorni nostri gra-
zie a documenti storici che segnalano la coltivazio- ne del ciliegio sui colli di Marostica fin dall’epoca romana e nelle epoche successive.
La sua fama sembra essere legata alla vicenda storica della “partita a scacchi”, tra due cavalie- ri per conquistare la mano di una giovane dama, figlia di Taddeo Parisio, castellano e governatore della “terra e castello nobile di Marostica”, svol- tasi nel 1454. Questi decise, per evitare duelli, di darla in sposa a chi dei due avesse battuto l’altro a una partita a scacchi vivente. Così fu disputa- ta la partita e il vincitore ebbe in sposa la figlia, il perdente la sorella del governatore. Il giorno delle nozze Taddeo Parisio ordinò che si mettessero a dimora in tutto il territorio delle piante di ciliegie a ricordo del fausto evento.
Territorio di origine
La zona di produzione della Ciliegia di Marostica IGP comprende i comuni di Marostica, Breganze, Salcedo, Fara Vicentino, Mason, Molvena, Pianez- ze e parte del territorio dei comuni di Bassano del Grappa e Schiavon, tutti in provincia di Vicenza:
un territorio di alta pianura e collina tra i 90 e i 400 metri di altitudine.
CMYK 85%
10%
100%
10%
Verde CMYK
0%
100%
100%
0%
Rosso CMYK
0%
0%
0%
60%
Grigio