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Leggere Lacan. Guida perversa al vivere contemporaneo. Slavoj Žižek. Torino: Boringhieri, 2009

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Leggere Lacan. Guida perversa al vivere contempo- raneo. Slavoj Žižek. Torino: Boringhieri, 2009 (recen- sione)

Francesco Sinatora

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www.narrareigruppi.it – Etnografia dell’interazione quotidiana. Prospettive cliniche e sociali, vol. 4, n° 2, settembre 2009

Narrare i gruppi

Etnografia dell’interazione quotidiana

Prospettive cliniche e sociali, vol. 4, n° 2, settembre 2009

ISSN: 2281-8960 Rivista semestrale pubblicata on-line dal 2006 - website: www.narrareigruppi.it

Titolo completo dell’articolo

Leggere Lacan. Guida perversa al vivere contemporaneo. Slavoj Žižek. Torino:

Boringhieri, 2009 (recensione)

Autore Ente di appartenenza

Francesco Sinatora

Psicologo - Padova

Pagine 335-337 Pubblicato on-line il 12 settembre Cita così l’articolo

Sinatora F. (2009). Leggere Lacan. Guida perversa al vivere contemporaneo. Slavoj Žižek. Torino: Boringhieri, 2009 (recensione). In Narrare i Gruppi, vol. 4, n° 2, settembre 2009, pp. 335-337 - website:

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recensione

Leggere Lacan. Guida perversa al vivere contemporaneo. Slavoj Žižek.

Torino: Boringhieri (2009), pp. 136, € 15,00

Chi non è abituato alla lettura dei testi del filosofo sloveno si accorgerà fin dalle prime pagine il motivo per cui il prof. Slavoj Žižek sia diventato così famoso in un tempo relativamente breve; la prima pubblicazione di un volume risale al 1999.

Leggere Žižek è divertente. Senza mai essere stupido o banale, anzi il procedere del suo pensiero e dei suoi ragionamenti è a volte vorticoso, complesso, Žižek non lascia mai il lettore da solo di fronte alle sue argomentazioni.

Questo testo non è semplicemente una guida alla lettura o una dissertazione sui principali nodi teoretici della psicoanalisi elaborata da Lacan, ma è una analisi accurata di come il pensiero dello psicoanalista francese sia una preziosa chiave di accesso alla comprensione degli accadimenti sociali e politici di oggi. Di fatto Lacan non può essere considerato semplicemente un “nipote” di Freud, egli può essere apprezzato solo se guardiamo a lui come ad un intellettuale, cioè un nano del suo tempo, che sulle spalle del Kakaniano nonno Freud, ha guardato ben oltre la sua epoca; arrivando alle conseguenze che questa avrebbe avuto sul nostro odierno.

Žižek si propone dunque come un Caronte dalla duplice funzione, quella di ac- compagnare il lettore tra i nodi concettuali di Lacan ma anche nella critica spie- tata del mondo capital-globale. Per la psicologia questa è forse la sfida più ar- dua oggi, poiché non può nascondersi dentro laboratori o studi privati disinte- ressandosi di quello che accade fuori, soprattutto per la clinica che perderebbe la possibilità di accedere alla comprensione delle sofferenze del paziente e del disagio che porta.

Se il disagio della civiltà freudiana riguardava l’oppressione della società sul de-

siderio, oggi tale disagio si capovolge attraverso il diktat sociale “Godi”. Alle

medesime conclusioni è giunto lo stesso Bauman (2000), per cui il portato della

sofferenza oggi, tra le altre cose, non è legato al soggetto che si trova ad appar-

tenere ad una cultura che gli impone un limite al suo desiderio. La promessa

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illusoria è quella legata ad un godimento illimitato, impossibile da soddisfare pienamente. Un esempio potrebbe essere questo: se i pazienti freudiani si sen- tivano in colpa perché tradivano le mogli, oggi i pazienti si sentono in colpa se non le tradiscono.

Attraverso la psicoanalisi, il soggetto può trovare un supporto rispetto alla di- mensione del godimento, “non che sia vietato godere: solo, è alleviata la pres- sione del doverlo fare” (Žižek S., 2009, p. 120).

Un altro punto fondamentale di lettura della teoresi di Lacan ci viene offerto rispetto alla caduta di qualsiasi maschera simbolica del potere. Attraverso a- neddoti che riguardano principalmente Bush e la sua squadra, Žižek ci mostra forse l’aspetto più miserabile a cui è giunta l’organizzazione sociale occidentale.

“…Quando sentiamo gente come Dick Cheney fare oscene affermazioni a proposito della necessità della tortura, dovremmo chiedere loro: “Se davvero volete soltanto torturare i sospetti terroristi in segreto, perché lo dichiarate pubblicamente?”(Ivi, p. 41). In questo senso, quando i politici si tolgono la ma- schera simbolica che li rende tali il rischio è enorme per chi vive nella medesi- ma società, poiché esso può elevarsi, o meglio abbassarsi, a soggetto interpassi- vo.

Per soggetto interpassito si potrebbe tradurre Žižek definendolo come quel soggetto che piuttosto di vivere si lascia vivere.

Questo è un passaggio centrale rispetto al lavoro che Žižek ci presenta, perché quando cade il muro che divide la realtà dalla finzione il rischio è che non ci sia più una differenza tra le due. Persino i personaggi dei reality, ci avverte Žižek, recitano; recitano come tutti quanti e questo ci permette di intuire quando ci sia di falso.

“So bene che le cose sono come le vedo, che la persona che mi sta di fronte è

uno smidollato corrotto, ma ciò nonostante lo tratto con rispetto. Egli infatti

indossa l’insegna di un giudice, sicché quando parla è la legge stessa a parlare

attraverso di lui” (Ivi, p. 54), poiché essere al corrente è essere nell’errore per

Lacan, poiché cesserebbe di esistere quella frattura fra ciò che io sono e il titolo

simbolico che mi fa esistere. Quando tale frattura cade rispetto alle istituzioni

sociali il rischio è quello di Cheney, cioè vendere alle persone una realtà senza

realtà, come al supermercato si vende un caffè che caffè non è assolutamente

perché decaffeinato.

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