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Il Catasto della Podesteria di Sestri Levante

a cura di Carlo Carosi

REGIONE LIGURIA – ASSESSORATO ALLA CULTURA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA

Genova 1998

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Per la riproduzione dei documenti dell’Archivio di Stato di Genova autorizzazione N. 2133, Prot. 2929.V/IX.82, del 20/11/1982.

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1. Nell’Archivio di Stato di Genova è conservato il manoscritto del catasto della Podesteria di Sestri Levante, redatto nella seconda metà del sec. XV, ai fini della riscossione dell’imposta fondiaria denominata avaria o gabella possessionum 1. Si tratta, come avremo modo di vedere, di un docu- mento di grandissimo interesse per la storia della Riviera Orientale nel Quattrocento.

Gli estimi o catasti 2sono fonti molto ricche di notizie ma si presenta- no disseminate di insidie e perciò da utilizzarsi con estrema cautela. I pregi sono costituiti sostanzialmente dal fatto che essi sono in grado di fornirci, per un determinato territorio e con riferimento ad una generalità di contri- buenti, i dati riguardanti la proprietà terriera, la composizione delle famiglie, gli ordinamenti colturali, la toponimia e l’antroponimia, l’appoderamento e molti altri dati sui caratteri della vita urbana e rurale. I difetti derivano, so- prattutto, dalla loro natura di strumenti ideati per motivi fiscali. Le descri- zioni dei possessi sono fondate per lo più su dichiarazioni provenienti dai contribuenti; non sempre le intestazioni delle partite catastali risultanti dai registri degli estimi sono aggiornate, poiché sin da allora le mancate o ritar- date volture sono state uno dei modi più semplici per sottrarsi tempora- neamente al gravame tributario; manca il titolo del possesso, poiché al fisco non interessava se una data terra fosse posseduta a titolo di proprietà o di altro diritto reale o di godimento, in quanto l’obbligazione tributaria era posta comunque a carico dei percettori della rendita; non figurano censite le proprietà degli enti ecclesiastici e degli enti morali, nonché i beni posseduti dalle famiglie esentate dal tributo. Di qui, la necessità di cercare di correg- gere o diminuire la portata dei limiti intrinseci delle fonti catastali mediante l’uso incrociato delle fonti, utilizzando, dove possibile, anche gli atti di

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1 Archivio di Stato di Genova, Manoscritti, n. 392.

2 I termini sono usati nelle fonti con valore pressoché identico per definire un docu- mento redatto a fini fiscali, riguardante la generalità o un parte dei contribuenti, discendente dalle disposizioni di una pubblica autorità e redatto sotto il suo controllo. Spesso si usava, più sbrigativamente, anche il termine di Libra (da cui il termine tecnico ancora in uso di allibrare).

A Genova, però, sembra che il termine usato fosse quello di Posse.

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compravendita, gli statuti e in genere tutte quelle altre fonti che consentano di completare il quadro d’insieme.

Le scritture catastali, come è stato osservato da parte di chi ha studiato accuratamente i catasti medievali, non si possono leggere così come sono ma vanno interpretate e decodificate:

«il catasto non rispecchia la realtà com’è ma la rappresenta attraverso operazioni intel- lettuali, astrazioni consapevoli, alterazioni persino, che vanno intese nella loro natura. È un apparato che va smontato e rimontato, un codice, di cui vanno conosciute le chiavi, non una verità che emerga in modo spontaneo e perentorio» 3.

I valori imponibili, in particolare, sono il risultato di complicate pro- cedure i cui meccanismi non sempre ci sono chiari. Essi derivano da denun- ce di parte, controllate da pubblici estimatori, o sono il risultato di una sti- ma peritale diretta da parte di pubblici funzionari specializzati? Rappre- sentano i prezzi di mercato o se ne discostano e, in tal caso, in quale misura media percentuale? Se, come si ritiene più probabile, rappresentano la ren- dita capitalizzata, quale era il tasso di capitalizzazione? La rendita veniva considerata al lordo o al netto delle spese di produzione? Si faceva riferi- mento alle rendite reali o a quelle presunte, alla rendita effettiva o a quella media e, in tal caso, con riferimento a quali anni? L’imponibile, in buona sostanza, è di per sé un dato privo di reale significato economico, sin tanto che non se ne scoprano i fattori formativi.

2. Vediamo ora di analizzare la struttura di questo catasto della pode- steria di Sestri Levante, cercando di chiarire i meccanismi che ne sono al- l’origine. In primo luogo va sottolineato il carattere “personale” della rile- vazione: l’impianto dell’estimo è stato eseguito con riferimento ai singoli contribuenti ripartiti a seconda del loro domicilio, adottando il criterio del locus domicilii. Pertanto la suddivisione in terzieri e in ville nulla ha a che fare con il territorio corrispondente, tant’è che nella partita di un contri- buente ascritto ad un dato terziere si possono trovare stimate anche terre da lui possedute in altri terzieri. A differenza dei moderni catasti, impiantati su basi reali, ossia mediante rilevazione di tutte le particelle ubicate in un de- terminato territorio (locus rei sitae), questo estimo ha lo scopo di accertare la capacità contributiva dei contribuenti appartenenti alla medesima circo-

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3 R. ZANGHERI, Catasti e storia della proprietà terriera, Torino 1980, p. 61.

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scrizione territoriale. Si tratta di una caratteristica, a mio parere, dipendente dal meccanismo con cui veniva applicata l’imposta fondiaria: fissato il “con- tingente” da parte dell’Officium Monete, cioè la somma che Genova si pro- poneva di riscuotere, questo veniva ripartito per le singole circoscrizioni amministrative della podesteria. Di qui, la necessità di individuare per ogni villa i contribuenti e la quota di imposta fondiaria da essi dovuta in base alla capacità contributiva: per la determinazione di quest’ultima si doveva tener conto anche del possesso di immobili situati in altre ville. L’avaria ordina- ria, a giudicare dal contenuto di questo documento, colpiva soltanto il pos- sesso di case e terreni, senza tener conto di altri indici di ricchezza personale.

È una caratteristica, questa, che lo rende simile ai moderni catasti e lonta- nissimo dal tipo di estimo diffuso in altre regioni 4. Per quanto abbiamo ap- pena visto, questo documento non può fornire la rappresentazione diretta del territorio ma soltanto lo stato patrimoniale dei singoli contribuenti, spettando all’intuito e alla pazienza dell’interprete il compito di ricostruire l’immagine del territorio.

Le singole unità colturali sono stimate e descritte mediante alcuni indi- catori quali il tipo di coltivazione (es. terra olivata, castaneata etc.), l’ubica- zione geografica con relativo toponimo e almeno due confini; mancano, purtroppo, riferimenti all’estensione. Ho l’impressione, però, che il concetto di unità colturale applicato in questo estimo dovesse necessariamente tener conto, per lo meno, di una superficie convenzionale minima: una sorta di minima unità colturale. Considerato, infatti, che non si rinvengono posses- si il cui valore di stima sia inferiore ad una lira, doveva esistere, a mio pare- re, un concetto di unità colturale (per comodità potremmo chiamarla im- propriamente “particella”), che presupponeva una estensione coltivabile il cui valore imponibile catastale fosse pari come minimo ad una lira. In alcune regioni, fra l’altro, l’estimo catastale medievale venne indicato con il nome di libra ed ancor oggi usiamo talvolta i termini di allibrare, allibramento e simili. Le operazioni di stima degli immobili ai fini dell’imposta fondiaria,

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4 L’estimo perugino del 1260, ad esempio, fa riferimento anche ai beni mobili e ai crediti (cfr. E. CORTESE, in Enciclopedia del Diritto, VI, Milano 1960, p. 490 sub voce Catasto); il cata- sto di Macerata del 1268 contiene anche le proprietà mobiliari; quello di Prato del 1315 riguar- da le attivià anche mobiliari, esclusi soltanto i panni d’uso, le suppellettili e le armi necessarie;

quello fiorentino del 1427 comprende tutti i beni e le forme di ricchezza della famiglia (cfr. R.

ZANGHERI, Catasti cit., p. 9, note 29 e 34).

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probabilmente, finirono per dare luogo ad un concetto di “particella” fi- scalmente rilevante, consistente in una superficie di terreno, anche discon- tinua, appartenente al medesimo contribuente, dotata di propria autonomia funzionale e produttiva e di dimensioni tali da raggiungere il valore impo- nibile minimo di una lira. Allorché, in seguito alla successione ereditaria dell’unico originario proprietario, il possesso dei beni immobili allibrati pas- sava in capo ad una pluralità di persone, il catasto, onde salvaguardare l’inte- grità delle particelle catastali e delle relative stime, intestava la intera partita agli eredi, assunti come soggetto passivo unitario, con notevoli semplifica- zioni anche in sede di riscossione, considerata la solidarietà dell’obbligazio- ne tributaria. Ho già avuto modo di sottolineare tempo fa in un breve stu- dio 5, come per molti secoli a Genova siano stati rari gli atti di divisione, e come fosse diffusa la consuetudine di mantenere indivisi i patrimoni, spe- cialmente quelli fondiari, fra i vari componenti della famiglia. In questo estimo, a conferma di ciò, si contano ben 240 partite intestate alla comunità degli eredi dell’originario possessore (heredes quondam ...) e 70 intestate al consorzio delle famiglie appartenenti al medesimo casato (es. Illi de Vatuo- no, Illi de Lambruschino etc.). La differenza più evidente rispetto al moder- no concetto di particella catastale, oltre a quanto detto in merito alla superfi- cie, è quello dell’assenza del carattere per così dire “astratto e tipico” che contraddistingue le particelle dei vigenti catasti geometrici. In questi ultimi, come è noto, il valore imponibile viene determinato mediante applicazione di tariffari validi per una intera “regione agraria”, approvati da pubbliche autorità, per qualità e classi di coltura. La moderna definizione di particella fa riferimento ad una porzione continua 6 di terreno interamente situata nel territorio di in un medesimo Comune, appartenente alla stessa “ditta”, ed avente uniformi caratteristiche censuarie. Il concetto di unità immobiliare tassabile che possiamo ricavare dallo studio di questo documento si discosta da quello che abbiamo appena visto, sia per la presenza di terre aventi caratte- ristiche colturali non uniformi, ossia terre a coltura mista o di diseguale produttività (es. terra olivata et vineata, terra olivata et ficuata etc.), sia per la

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5 C. CAROSI, I consorzi familiari nelle carte notarili medievali genovesi, in «Vita Notari- le», XLVI (1994), n. 3, pp. 1088-1097.

6 Il termine si riferisce tecnicamente ad un’estensione di terreno non interrotta (ad es. da strade, corsi d’acqua etc.).

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presenza di terreni discontinui (es. attraversati da strade, da corsi d’acqua etc.), sia per l’esclusione dal censimento delle particelle che non raggiunge- vano il minimo valore imponibile di una libra, ma soprattutto per il fatto che i beni sono stati valutati mediante stima diretta eseguita da extimatores probabilmente in sopralluogo. Le scarse notizie che abbiamo sugli elementi formali dell’iter procedurale di stima e sulle magistrature che presiedevano alle operazioni (consciliarii tercerii, conscilliarii villarum, carculatores o ex- timatores, massarius tocius potestatie, massarii tercerii etc.) nulla ci dicono, purtroppo, circa i criteri seguiti per la determinazione degli imponibili. Pos- siamo soltanto ipotizzare che non si discostassero da quelli adottati in altre regioni, e cioè che la rendita presa in esame fosse quella denunciata dal pos- sessore eventualmente rettificata dagli extimatores 7, calcolata al netto delle spese di produzione 8, e che il tasso di capitalizzazione dovesse oscillare fra il 7 e il 10 per cento 9. Le complicate operazioni di stima erano necessarie per poter attribuire a ciascun contribuente una quota dell’avaria: accanto al registro analitico dell’estimo, a mio parere, doveva esistere pertanto una sorta di elenco o ruolo sintetico recante soltanto la lista dei contribuenti, con indicazione della quota d’imposta convenzionalmente attribuita a cia-

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7 Taluno ha ritenuto che le cifre d’estimo rappresentino la capitalizzazione della rendita ritraibile da un immobile in caso di affitto (cfr. E. FIUMI, L’imposta diretta nei Comuni medioe- vali della Toscana, in Studi in onore di Armando Sapori, I, Milano 1957, p. 344); quanto alla procedura di accertamento, l’opinione prevalente ritiene che «il sistema della denuncia da parte dei contribuenti – per quanto sotto certi punti di vista generasse inconvenienti ovvi – non ri- uscì mai ad essere utilmente eliminato» (E. CORTESE cit., p. 488). La denuncia, con tutta pro- babilità, dovette essere presentata agli extimatores e rafforzata con giuramento: anche nel do- cumento di cui ci stiamo occupando, alcune annotazioni (cfr. docc. nn. 69, 252, 695) fanno menzione di dichiarazioni giurate.

8 L’estimo perugino del 1260 ammetteva la detrazione delle passività; quello senese del 1284 prevedeva la detrazione delle spese necessarie, in modo da tassare soltanto il c.d. “so- vrabbondante”; a Prato nel 1315 era ammesso in detrazione dalla cifra d’estimo il valore della casa di abitazione (per più ampie notizie cfr. R. ZANGHERI, Catasti cit., pp. 23-24).

9 La sola cosa che si può affermare con certezza, a giudizio del Cortese, è che “accertato il reddito reale o presunto, il procedimento ne prevedeva la capitalizzazione a un tasso variabile che normalmente si aggirava tra il 5 e il 7 per cento” (E. CORTESE cit., p. 489). Su questo punto la accuratissima ricerca di Zangheri ci fornisce ulteriori notizie: a Prato nel 1315 la rendita ve- niva capitalizzata al tasso del 10 per cento; a Firenze nel 1427 il tasso di capitalizzazione è pari al 7 per cento e lo stesso tasso era applicato a Pisa nel catasto del 1428 (R. ZANGHERI, Catasti cit., pp. 31, 34, 37).

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scuno di essi. Qualcosa di molto simile, cioè, all’elenco contenuto nelle par- tite 921-1078 della presente edizione per quanto si riferisce alle ultime quattro ville del terziere di Santa Vittoria. Per semplificare i calcoli dell’im- posta dovuta da ciascun contribuente, gli extimatores hanno applicato una aliquota convenzionale dell’uno per mille (solidatum et carculatum fuit ad libras mille pro libra). L’imposta dovuta in concreto, naturalmente, dipendeva dalla aliquota reale stabilita ogni anno da Genova in relazione alla congiuntura ed alle esigenze di cassa dell’erario. Il calcolo, comunque, era piuttosto semplice, poiché non si doveva operare ogni anno la ricognizione dell’im- ponibile ma era sufficiente aggiornare la cifra dovuta, operando il raggua- glio sull’imposta convenzionalmente attribuita a ciascun soggetto: quando nelle fonti si dice ad esempio che per un certo anno l’avaria ordinaria pos- sessionum è stata fissata in trentotto soldi per lira, ciò equivale a dire che il contribuente iscritto negli estimi per una lira di imposta dovrà versare in effetti 38 soldi.

3. Le scritture di impianto del nostro catasto risalgono con tutta pro- babilità all’anno 1467, data citata nella prima carta del ms., o comunque ad epoca di poco successiva. Ricerche condotte nel fondo notarile dell’Ar- chivio di Stato di Genova hanno consentito di stabilire con certezza che l’autore materiale delle scritture del catasto di cui ci stiamo occupando è il notaio Domenico de Ritiis. La comparazione fra la scrittura del ms. 392 e quella dei documenti raccolti nella filza n. 1043 Notai Antichi dell’ASG, attribuita appunto al notaio Domenico Risso (rectius Rizzi) non lascia alcun margine di dubbio. Quest’ultima filza conserva numerosi rogiti stipulati dal nostro notaio a Sestri Levante proprio negli anni 1467 e 1469, il cui spoglio ci ha consentito di raccogliere alcune notizie interessanti. Egli abitava in una casa d’affitto in Burgo Arene Sigestri poco lontano dall’insulla Sigestri 10, e riceveva i clienti prevalentemente nel suo banchum installato presso la casa ove abitava 11, o nelle immediate vicinanze 12, ma all’occorrenza si spostava

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10 ASG, Notai antichi, n. 1043, doc. 129: 27 marzo 1469.

11 ASG, Notai antichi, n. 1043: la maggior parte degli atti dell’anno 1469 risulta rogata in Burgo Arene Sigestri, videlicet in domo habitacionis mei notarii infrascripti.

12 ASG, Notai antichi, n.1043: ad banchum curie Sigestri (doc. del 19 gennaio 1467), ad banchum iuris curie Sigestri (doc. del 19 gennaio 1467), in carrubeo recto ante domum Iacobi de Zignaigo notarii (doc. del 13 gennaio 1469), in ecclesia Sancte Marie de Nazaret Arene Sigestri

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per motivi d’ufficio anche nelle più lontane ville della Podesteria 13. Appar- teneva ad una famiglia forse originaria della Villa di Massasco nel terziere di San Giovanni, ove alcuni dei de Ritiis possedevano case, terreni ed un muli- no, per un valore di lire catastali 1165 14. All’epoca in cui venne compilato il nostro catasto il notaio Domenico de Ritiis rivestiva la carica di massarius avariae per il terziere di San Giovanni 15. In seguito, però, ricoprì anche la più importante carica di massarius avarie ordinarie et extraordinarie tocius potestatie Sigestri. Probabilmente in quegli anni si alternavano in quest’ulti- ma carica i notai Domenico de Ritiis e Iacopo de Zignaigo, entrambi resi- denti nella podesteria e allibrati nel catasto di cui ci occupiamo, alle partite 113 e 181 della presente edizione. Nel settembre del 1476 la carica ci risulta essere stata coperta dal notaio Iacopo de Zignaigo 16, mentre nell’anno suc- cessivo, secondo quanto appare dal doc. 234 della filza n. 925 ASG, Notai Antichi, la carica di massarius della avaria ordinaria e straordinaria tocius pote- statie Sigestri venne affidata al nostro notaio. In tale occasione egli assunse l’obbligo di versare, quale provento globale dell’avaria possessionum, per

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(doc. del 3 febbraio 1469), in carrubeo recto (doc. n. 131: 15 marzo 1469), in domo seu apotecha Antonii de Ferrariis (doc. n. 25: 18 marzo 1469), in domo Lazarini de Pelegro (doc. 133: 19 aprile 1469), penes domum Michaelis de Carixano (doc. 141: 5 ottobre 1469), sub curia Sigestri (doc. n. 80: 21 ottobre 1469).

13 ASG, Notai antichi, n. 1043: in Villa Salle (doc. del 3 gennaio 1467), in loco Sancti Lazari, potestatie Sigestri, penes ecclesiam Beati Lazari (doc. del 16 gennaio 1467), in Villa Pontis (doc. 136: 20 aprile 1469), in Villa Nansolle Bargoni (doc. n. 145: 25 aprile 1469), in Valle Monasterii (doc. del 22 maggio 1469), in Villa Mazaschi (doc. n. 85: 11 ottobre 1469), in Villa Sancti Michaelis (doc. n. 81: 21 ottobre 1469), in Villa Casartie (doc. del 22 ottobre 1469).

14 Cfr. partite 490, 492, 496, 497 della presente edizione. Discendenti della famiglia Rizzi anche ai nostri giorni sono presenti a Sestri Levante, ove hanno aperto al pubblico la ricca pina- coteca della splendida casa avita che s’affaccia sulla spiaggia di Portobello.

15 ASG, Notai antichi, n. 1043, doc. n. 108: 22 marzo 1467.

16 Alcuni atti di quietanza redatti dai notai Domenico de Ritiis, Onorato de Capello, Mi- chele de Tavarono, Lazzaro, Alessandro e Nicolò de Costa e Giuliano de Federicis, dal maggio al settembre 1476 (cfr. ASG, Notai antichi, n. 925, filza attribuita al notaio Giacomo Bellero- ne), indicano senza ombra di dubbio che per quell’anno la carica di massarius avarie era rico- perta dal notaio Iacopo de Zignaigo. In questo documento sono conservate le sottoscrizioni autentiche dei citati notai, tutte munite del rispettivo signum, il che ci consente di raffrontare la sottoscrizione del nostro notaio con la corrispondente intestazione della sua partita catastale e di avere così ulteriore conferma dell’attribuzione del ms. 392.

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l’intera podesteria, la somma di ottocento lire, garantendo l’adempimento con la fideiussione di sei influenti personaggi notoriamente solvibili 17.

4. Il ms. 392 dell’ASG si presenta come un volume formato da sette fa- scicoli di varia consistenza, oltre a dodici carte sciolte, per complessive 153 carte, delle quali 31 totalmente in bianco. I fascicoli veri e propri sono pre- ceduti da una pergamena di reimpiego, rifilata ai margini, già appartenente con tutta probabilità ad un evangeliario, usata come guardia anteriore, e se- guiti da altra pergamena, anch’essa rifilata ai margini, recante originaria- mente un testo di argomento teologico, utilizzata come guardia posteriore.

I fascicoli sono composti di fogli di carta filigranata con il motivo delle for- bici aperte 18 che misurano mm. 290x430, ripiegati a formare carte di mm.

290x215.

L’attuale composizione del volume è la seguente:



1° fascicolo, composto di 22 cc., oltre due carte sciolte (cc. 23-24 della presente edizione);



2° fascicolo, composto di 18 cc., oltre due carte sciolte (la prima in bianco, la seconda corrispondente alla c. 32 della presente edizione);



3° fascicolo, composto di 22 cc., oltre due carte sciolte (cc. 57-58 della presente edizione);



4° fascicolo, composto di 22 cc., oltre una carta sciolta (c. 81 della pre- sente edizione);



5° fascicolo, composto di 13 cc., oltre una carta sciolta (c. 85 della pre- sente edizione);



6° fascicolo, composto di 22 cc., oltre due carte sciolte (cc. 108-109 della presente edizione);



7° fascicolo, composto di 22 cc., oltre due carte sciolte (entrambe in bianco).

Lo stato di conservazione è complessivamente buono, fatta eccezione per le carte che formano l’ultimo fascicolo, attaccate dai tarli nel margine inferiore. Soltanto i margini sono leggermente sfrangiati per consunzione e in alcuni punti ciò può avere determinato la perdita di talune annotazioni. Il recto delle carte presenta l’angolo inferiore esterno di colore più scuro, il

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17 Si trattava di Gaspare de Fogona, Domenico de Vatuono, Martino de Addano, Bernardo Guisardo, Michele Milanta e Minollo Muzio.

18 C. M. BRIQUET, Les filigranes, Lipsia 1923, n. 3709.

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che ci induce a pensare che il volume per un certo tempo sia stato sfogliato e consultato con frequenza. Sul taglio inferiore del volume si intuisce la scritta Sigestri eseguita con inchiostro nero a grandi lettere capitali.

La legatura del volume è assai curata ed è, probabilmente, quella origi- nale. È costituita da due assicelle dello spessore di mm. 6, che misurano mm. 220x305, tuttora in buono stato di conservazione, salve alcune gallerie scavate dai tarli specialmente sul bordo dorsale. Le assicelle, all’interno delle quali sono fissate le estremità degli spaghi che innervano la legatura dei fa- scicoli, erano unite da un dorso in pelle di colore bruno oggi semidistrutto.

La chiusura del volume era assicurata da due cinghiette fissate sul bordo esterno del piatto anteriore, munite all’estremità di un gancetto destinato a far presa sui corripondenti fermagli inchiodati sul bordo del piatto inferio- re. In alto, al centro dell’assicella anteriore, campeggia la scritta Registrum Comunis eseguita con inchiostro nero in lettere capitali. Poco al di sotto, in corsivo, di mano più tarda, si legge Posse Burgi et villarum Sigestri.

5. La scrittura del notaio Domenico de Ritiis, sempre molto accurata e precisa, è particolarmente ordinata nella stesura del ms. 392, il che lascia supporre che si sia servito di stesure precedenti 19, ovvero abbia messo per così dire in bella un testo precedente rimaneggiato e corretto 20. L’iniziale dei nomi dei titolari delle singole partite catastali è di forma grande, piutto-

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19 Nel ms. 392 troviamo cenni a scritture catastali contenute in altri documenti: cfr. docc.

nn. 172, 366, 788.

20 La caratteristica degli estimi catastali medievali di essere fondati su stima diretta, determinava l’esigenza di provvedere a frequenti aggiornamenti delle scritture. Gli statuti comunali ne imponevano il rinnovo a scadenze fisse e di solito prevedevano che le variazio- ni potessero essere annotate sui registri originari. A proposito delle variazioni periodiche dei catasti è stato sottolineato come gli Statuti ne affidassero il compito a particolari uffi- ciali pubblici, come i senesi Correttori della Libra o i quattro Provveditori della Biccherna, il notarius Librae creato a Montepulciano dallo Statuto del 1336 ed i fiorentini Aggravatori e Sgravatori della Libra (E. CORTESE cit., p. 491). La vita degli estimi catastali medievali era molto breve, all’incirca triennale o quinquennale, e le cifre d’estimo erano sottoposte a revisio- ni periodiche quia ex varietate temporum variantur personarum substantiae et facultates. A Pado- va, nel 1276, venne fissata una revisione obbligatoria quinquennale, a Siena si annoverano otto revisioni dell’estimo nel periodo 1350-1415, a Firenze sappiamo che vennero redatti otto cata- sti del contado nel periodo 1427-1505. Si potrebbero interpretare in tal senso le variazioni in aumento delle cifre d’estimo che, nel ms. 392, si trovano in corrispondenza di molte particelle del terziere di Santa Vittoria.

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sto allungata, talvolta abbellita con qualche svolazzo. Lo scritto, eseguito a pagina intera, è delimitato da due righe verticali tracciate a secco per dare ordine al lavoro, che lasciano in bianco un margine interno di mm. 30 ed un margine esterno di mm. 70. Le dimensioni del margine superiore e di quello inferiore variano in funzione della quantità di possessi delle diverse partite catastali.

Nello spazio lasciato in bianco nei margini laterali sono apposte tal- volta annotazioni di varia natura, riguardanti il più delle volte le mutazioni, ossia i trasferimenti di singoli possessi o di intere partite a carico di soggetti diversi da quello che ne figurava titolare al momento dell’impianto, e ciò per effetto di compravendite, permute, eredità e simili. Talvolta sono stati annotati anche provvedimenti di esonero totale o di sgravio parziale emessi dai consiliarii preposti alla gestione del tributo. In queste ipotesi l’autore del ms. ha avuto cura di indicare gli elementi principali del provvedimento, ed in particolare la data cronica ed il nome dei testimoni.

In alcuni casi, subito a lato dell’iniziale del nome del titolare di talune partite ovvero in corrispondenza di determinati possessi, il notaio ha posto la nota ex (= extractum), forse per attestare l’avvenuto rilascio del docu- mento ufficiale comprovante l’avvenuto allibramento di determinati immo- bili: nella presente edizione la nota suddetta viene indicata con il segno convenzionale di un asterisco. Con una “S”, si è indicato il compendio del termine summa, posto a chiusura di alcune partite catastali. I compendi Ian e Ianorum sono stati sempre sciolti ianuinorum, secondo l’uso comune nei notai genovesi. I compendi usati dal nostro notaio per indicare in cifre le lire, i soldi e i denari sono stati resi rispettivamente con le iniziali “L.”, “s.” ,

“d.”. L’edizione rispetta altresì l’uso di indicare sempre i simboli di lire, soldi e denari anche per importi inferiori alla lira: per maggior chiarezza, in questi casi, si è fatto uso delle sbarrette per evidenziare l’assenza della cifra corrispondente.

Alla cartulazione, assente nel ms., si è provveduto con riferimento alle sole carte nelle quali è contenuto il testo, segnalate con numero in cifre arabe fra parentesi tonde, indicando recto e verso della carta rispettivamente con le iniziali r. e v. Il numero e la collocazione delle carte in bianco è stato comunque segnalato. Si è potuto constatare, a tale proposito, che le carte in bianco sono quelle che compongono l’ultimo fascicolo di ciascun terziere, il che fa supporre che l’autore, terminate le partite di un terziere, abbia voluto

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lasciare in bianco le restanti carte del fascicolo, per potervi inserire even- tuali nuove scritture di aggiornamento o comunque provvedimenti atti- nenti ai possessi di quel terziere 21.

La numerazione dei documenti, coincidenti di massima con le partite catastali, si è resa indispensabile per motivi di ordine sistematico e per una corretta impostazione dell’indice analitico. Sono state mantenute, natural- mente, tutte le espressioni insolite, volgarizzanti o comunque anomale, nel- l’assoluto rispetto dell’originale, segnalando in nota i soli casi in cui si sa- rebbe potuto pensare a errori di trascrizione o di stampa. Abbastanza fre- quenti le forme grafiche oscillanti, che l’edizione ha riportato fedelmente, e ciò specialmente nell’uso delle doppie (es. insula-insulla, caselotus-casellotus, Carmelo-Carmello, Mandrela-Mandrella, Rafeto-Raffeto, fontana-fontanna).

Discorso a parte va fatto per i criteri seguiti in materia di grafia dei micro- toponimi che identificano i singoli possessi, che il notaio ha reso di regola nella loro forma originale in volgare. Ho ritenuto utile mantenere la grafia originale della toponomastica minore onde facilitarne al lettore il ricono- scimento: mi riferisco, in particolare, alla iniziale J usata dal notaio per ren- dere il suono “gi” in nomi quali Ca Jancha, Jesia, Jea, Jardin etc. ovvero il suono “ci” in nomi quali Jeive, Janna, Jaza, Jastra, Javari, Jossa, Jusa e simi- li. Rarissimi i tentativi di latinizzazione del toponimo volgare: la Cha de Ferra, località posta nell’abitato di Sestri Levante e tuttora denominata in dialetto “Ca’ di Ferrè”, viene indicata talvolta come Domus Ferrariorum, e la Costarossa diventa Costarubea.

Per quanto riguarda la punteggiatura e l’uso delle maiuscole, ho adot- tato quelle moderne, attenendomi in ciò alle precedenti edizioni dei notai medievali genovesi. In caso di abbreviazione del testo, mi sono attenuto alla forma altrove documentata per esteso ovvero, in caso di forme oscillanti, a quella più frequentemente attestata presso il nostro notaio.

Oltre a tutte le scritture di impianto, l’edizione comprende anche le annotazioni marginali eseguite di mano del notaio Domenico de Ritiis e ri- feribili con certezza direttamente al testo principale. Si tratta sempre di note redatte in modo formale che pertanto vanno ad integrare le scritture di im-

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21 Il doc. 695 della presente edizione, ad esempio, segue immediatamente l’ultima partita del terziere di San Giovanni e contiene appunto una serie di annotazioni di aggiornamento ri- guardanti possessi di quel terziere.

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pianto, aggiornandole. Sono state omesse le annotazioni che figurano lungo i margini nelle partite del terziere di Santa Vittoria, a partire dalla c. 85r., non riconducibili in modo sicuro a determinate parti del testo principale. Si tratta di note informali, prive di data cronica e del nome dei testimoni, di- sordinate e scarsamente leggibili: ci viene da pensare che ad un certo punto sia sorta l’esigenza di una generale revisione delle scritture catastali del ter- ziere di Santa Vittoria e che queste annotazioni siano il risultato di un lavo- ro preparatorio in vista di una successiva stesura più accurata e definitiva 22. È noto, d’altro canto, come i catasti medievali avessero di norma una vali- dità limitata nel tempo e come gli Statuti ne prevedessero il rinnovo entro periodi di tempo che oscillavano fra i tre e i dieci anni.

Tutte le scritture della presente edizione sono inedite, fatta eccezione soltanto per i documenti trascritti in appendice al lavoro della Robin 23, ri- guardanti quattro partite del Burgus (nn. 14-17 della presente edizione), quattro partite della Villa Casartie (nn. 516-519 della presente edizione), otto partite della Villa Bargoni (nn. 682-689 della presente edizione) ed una partita della Villa Sancti Quilici (n. 781 della presente edizione).

6. È il caso di chiarire anche quali sono stati gli strumenti di cui mi so- no avvalso per quanto concerne il riconoscimento degli antichi toponimi e la corrispondenza fra questi e le attuali denominazioni. I ricordi personali, legati all’esercizio della professione di notaio nella sede di Sestri Levante per quindici anni, mi sono stati di grande aiuto, così come la consultazione degli atti da me ricevuti nella zona conservati in originale nel mio studio. A ciò si aggiunga lo strumento prezioso delle mappe del vigente catasto geo- metrico particellare: uno strumento trascurato sinora dagli studiosi i quali, per quanto mi consta, si sono avvalsi per lo più delle imprecise tavolette al 25.000 dell’Istituto Geografico Militare. Trattandosi dell’edizione di un cata-

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22 Sono impressioni avvalorate da fatto che le note sembrano talvolta riferirsi a semplici variazioni in aumento delle cifre d’estimo, in altri casi sono apposte a margine di tutti i posses- si, ora per confermarne l’attribuzione all’originario titolare (in ipso), ora per indicarne il trasfe- rimento agli eredi (in heredibus suis), come se fossero frutto di una spunta eseguita in vista di una generale revisione, e particolarmente per l’assenza della data e del nome dei testi, ossia per la natura informale delle stesse annotazioni.

23 F. ROBIN, Sestri Levante: un bourg de la Ligurie Génoise au XVe siècle (1450-1500), Bordighera 1976, pp. 279-285.

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sto, mi è parso quasi ovvio e scontato il ricorso alle mappe del vigente Catasto particellare, ed infatti la loro consultazione ha puntualmente dato ottimi risultati consentendomi l’identificazione di una grande quantità di micro-toponimi. Nell’indice analitico, in caso di identificazione, ho fatto rinvio al numero del foglio di mappa specificando il Comune di appartenen- za. Per facilitare ai lettori la comprensione di tali indicazioni, ho realizzato personalmente una mappa di insieme del mosaico-reticolo di tutti i fogli di mappa della zona, nonché una copia della stessa nella quale ho tratteggiato i rilievi e gli avvallamenti allo scopo di renderne più evidente l’aspetto geo- grafico. Il territorio della podesteria si estendeva allora, oltre che agli attuali Comuni di Sestri Levante e Casarza Ligure, anche ad alcune zone dei Co- muni di Lavagna (Sorlana e Barassi) e di Ne (Nascio, Cassagna, Statale ed Arzeno, nell’alta Val Graveglia), ciò che ha reso necessario l’esame di oltre novanta fogli di mappa. In alcuni casi, specialmente di fronte a toponimi generici quali Ciaza, Ciazo, Cian, Ronco, Pastene e simili, presenti in diversi fogli di mappa, ho preferito indicare tutte le ricorrenze individuate.

7. Gli studiosi di toponomastica potranno trovare in questa fonte una quantità considerevole di notizie. Ad esempio, la presenza in questo terri- torio di toponimi di origine germanica, già segnalata dagli esperti della mate ria 24, trova ulteriori numerose conferme. Oltre ai già individuati toponimi di Salla o Sara, Franchoram, Staffora e Bardi, sono da segnalare quelli di Bardeneo, Gambera, Gaza, Gropa, Groppa, Gropo, Groppi, Groppori, Guardiola, Guatarana nonché gli antroponimi Ansaldus, Bertan, Bertanus, Bertora, Bertucius, Franchus, Gandulfus, Garibaldo, Gariboto, Gerffus, Lo- dixius, Obertello, Rebertio.

Dallo studio della toponomastica ligure medievale 25, in questa fonte largamente rappresentata, si potranno trarre utili informazioni in particolare per quanto riguarda la storia del paesaggio agrario di questo lembo di Riviera.

Si deve ricordare, innanzi tutto, che il territorio della Podesteria è co- stituto in gran parte da zone montuose per lo più caratterizzate da praterie,

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24 G. PETRACCO SICCARDI - R. CAPRINI, Toponomastica storica della Liguria, Genova 1981, p. 120. Per i toponimi di origine germanica la ricerca è stata curata da R. CAPRINI.

25 Sull’argomento è tuttora fondamentale l’opera di G. FERRO, Toponomastica ligure, Ge- nova 1979.

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come testimoniato dai nomi di Prae, Prao Sopran, Prao Sottan, Praeto, Prao de le Rexe, plaghe destinate all’alpeggio (Arpe, Alpe, Mandrie, Manze, Man- zi) alternate a larghe aree boschive (nemora) per lo più appartenenti alle comunaglie vicinali (comunalia, comunagia, commune), nelle quali erano presenti anche le zone destinate alla produzione del carbone di legna (Car- bonera, Fornelli). Le essenze arboree erano costituite prevalentemente dal castagno, la cui diffusione è attestata da numerosi toponimi quali Castagna, Castagnaria, Castagneo, Castagno Grosso, Castagno Retondo, Castagno, Ca- stagnola; ben rappresentate sono anche altre essenze come la quercia, nelle tre specie di “robur” (Rovera, Rovereo), “ilex” (Erexeo, Erexi) e “cerrus”

(Serra, Cerra, Cerreto), il carpino (Carpaneo, Carpena, Carpeneo, Carpe- nin), ed il pioppo, sia nel fitonimo derivato dal lat. “albula” attestato dai to- ponimi Arbo, Narbo, Camparba, Albareto, Larbareo, sia nella forma tipica- mente chiavarese di “pàloa” (Palore, Pallore, Jan de le Palore). Il paesaggio boschivo è caratterizzato altresì dalla presenza dell’ontano (in lat. “alnus”), del pino, del salice, del corbezzolo (in dial. loc. “armotto”), del cipresso o corniolo, del noce, del nocciolo, attestati dai toponimi di Oneo, Onie, One, Pin, Pinus, Sarexo, Armoti, Cornera, Colara, Corerello, Jan de la Noxe, No- xeo, Noxigia, Noxiagia, Nexigia etc. Le aree disboscate e dissodate per esse- re destinate ad uso agricolo (o come si diceva allora “pastinate” o “roncate”:

da cui i toponimi di Pastene, Pasteneli, Pastenelo, Pasteni, Roncho) prende- vano nomi diversi a seconda del metodo di disboscamento: dove era stato usato il taglio avremo terre denominate ad es. Tagia, Taia, Taiarin, dove s’era fatto uso del fuoco avremo toponimi come Strina.

Lungo i numerosi corsi d’acqua erano diffusi i canneti (Caneo, Caneto) che fornivano utilissimi sostegni alle altre piante, nonché le coltivazioni di canapa (documentate dai toponimi come Caneva, Vadecaneva, Canevelli), mentre sui pendii pietrosi, scoscesi e molto soleggiati troviamo le piante di ginestra, localmente denominata “briscioa” (Zinestra, Brizora). La canapa forniva la materia prima per confezionare sacchi e per il sartiame dei leudi, le fibre di ginestra, a loro volta, venivano lavorate per confezionare tele grossolane.

Molto interessanti anche le denominazioni riguardanti l’aspetto este- riore del paesaggio. I rilievi montuosi, i picchi e le vette sono detti “monte”,

“rocca”, “groppo” o “carmo” (es. Monte lugo, Montedominico, Monteloreo, Montepagan, Monteperon, Monteriano, Montexello, Rocha, Gropa, Gropo, Groppi, Groppori, Carmo, Carmao, Carmelo). I valichi e le depressioni che

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permettono il passaggio da una valle all’altra prendono il nome di Colla o Collecta, e i contrafforti che si staccano da un rilievo sono denominati

“costa” (Costa Bargoni, Costa de lo Fossao, Costa de Techa, Costa de Viora, Costacavasua, Costella, Costori, Costarubea, Costa Vadecaneve). Lo sperone montuoso delimitato da corsi d’acqua prende il nome di “cuneo” (Cunio, Cuniola, Cuniolo, Cunio de la Costella, Cunio de li Baste), il suolo in forte pendenza soggetto a smottamenti è detto “liggia” o “ravin” (es. Ligia, Li- biola, Lixora, Ravin, Rain, Raven, Ravena), mentre i pendii erbosi poco pronunciati sono detti generalmente “ciaze” o “ciazi” (es. Jaza Pisana, Jaza da lo Figo, Jaze Casartie, Jaze de Verazo, Jazo, Piazo). La diversa esposizio- ne all’insolazione è all’origine di toponimi come Solara, Luvega, Valle Scura e simili, mentre l’aspetto del terreno o la sua colorazione sono all’origine di denominazioni quali Terisso, Groppo Marzo, Costarossa. La presenza di materiali alluvionali trasportati dai corsi d’acqua più importanti del Petro- nio e del Gromolo e dai numerosi affluenti si ritrova nei toponimi quali Jea, Jera, Jara, Jairolo, Jarolo, Giarinello, che derivano dal lat. “glarea”. Al terre- no fangoso (in lat. “lutum”) deve il suo nome l’abitato di Loto e alla pre- senza di argilla quello dell’abitato di Arzeno. I terreni ricchi di ardesie, fre- quenti in questa zona, si riconoscono da denominazioni come Japairola, Japaria, Japera, Japeo, Cepeo, ed il loro aspetto a schegge ci è ricordato dal nome di Scagii.

Assai comuni e diffusi non soltanto in Liguria sono toponimi come Valle, Valeta, Valexela, Fossa, Fossao, Fossaelo, Fosseuo, Fossela etc, riguar- danti gli avvallamenti, le vallette e in genere le depressioni, o quelli come Pian, Jan, Janelli, Janella, Janna che indicano la presenza di aree pianeg- gianti, o come Croso, Crosso, Crosa, Croxa per identificare i suoli scavati ed incisi da fenomeni di erosione. L’aspetto esteriore di terreno molto acci- dentato, quasi scorticato, ha dato origine probabilmente a toponimi del ti- po Scortia, Scorcia, Scortega, Scorzo.

Quanto agli idronimi, i termini più usati sono quelli di “fontana” per la sorgente (es. Fontane, Fontana Bruna, Fontana Spinullorum, Fontanella, Fontanin), oppure quelli di “nascio” e di “moggia” per indicare affiora- mento di acque sotterranee (Nasce, Nasio, Mogia, Moia), ma non mancano anche termini coloriti come Pisciairola. Le località in pendio ricche di ac- que sono “lavaggi” (es. Lavagio, Lavagino, Lavagello), i bacini di raccolta delle acque piovane sono semplicemente “pozze” o pomposamente “laghi”

(Poza, Possa, Lago, Lagheson, Lago Bega), le prese, le chiuse, i canali e i ri-

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tani, gli acquedotti e le altre opere irrigue si riconoscono agevolmente in denominazioni come Preisa, Clusa, Jusa, Canae, Canare, Beo, Riva, Con- ductus e simili.

Passando ad un altro importante gruppo di toponimi e cioè a quello relativo alle coltivazioni, dobbiamo segnalare l’anomala scarsezza di deno- minazioni riferibili all’ulivo (Oliva, Olivella, Oliverio, Oliveto, Oriveto) ed al vigneto (Vigna, Vigne, Vigna Doze, Vignolo, Topiete) in un territorio, come questo, nel quale l’ulivo e la vite rappresentano tuttora la coltura di gran lunga prevalente: la spiegazione sta forse proprio nella circostanza che l’uso di tali denominazioni, in un paesaggio agrario di questo tipo, sarebbe risultata poco significativa.

Nelle aree pianeggianti di origine alluvionale, molto adatte per le colture specializzate, sono frequenti i toponimi che fanno pensare ad un paesaggio ricco di frutteti con pere, pesche, fichi, ciliegie, sorbe (Jan de le Peire, Per- segha, Perseghina, Persego, Jan de lo Figo, Figa, Figallo, Figarolo, Cerixola, Cirixola, Sorba, Sorbonera, Sorbigione) e ad ortaggi come fave, finocchi, ra- pe (Fava, Favarolo, Fenogiera, Rava), anche se non mancano i terreni colti- vati a cereali, detti genericamente “campi” (Campegio, Campellio, Campel- lo, Campelo, Campo Luxento, Campomacero, Campomoneo, Campora, Campori) che talvolta erano ricavati con grande fatica sulle pendici delle colline mediante le caratteristiche “fasce” delimitate da muretti a secco, in lat. “maxerius” (Campomacero). Le granaglie erano lavorate da numerosi mulini (Molendinum Bonorum Massariorum, Morin de Campiono, Morin penes Sanctum Nicolaum, Morinello).

Sono meritevoli di attenzione alcuni toponimi legati alla presenza di particolari attività produttive o artigianali (Ca de Ferra, Calcinaria, Calci- nera, Calzinera, Battilana), mentre è singolare il fatto che l’unica attività estrattiva ricordata sia quella delle ardesie (Japaria, Japera) senza alcun cenno alle antichissime miniere di Libiola.

I numerosi insediamenti sparsi dovunque in queste vallate sono costi- tuiti prevalentemente da piccoli nuclei di case rurali, che a seconda del tipo e della destinazione prendono il nome di “casale”, “cascina”, “casetto”,

“casone” (Casa, Cassa, Caza, Casin, Casinella, Casella, Caselotus, Caseto, Casun), spesso muniti della loro aia (Araelo, Airolo) con gli immancabili polli (Galisun, Gallinera, Ortogallo, Jan de Gallo).

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Un discorso a parte si deve fare per quanto riguarda il termine di Villa, che identificava qui originariamente non tanto un singolo villaggio, quanto piuttosto una determinata circoscrizione territoriale amministrativa. L’ava- ria possessionum veniva applicata, come abbiamo visto, secondo un mecca- nismo che faceva riferimento ad ambiti territoriali, a partire dalle Ville, che probabilmente si identificavano nei centri abitati più importanti, dotati di loro chiesa, per passare poi a livelli superiori rappresentati dal terziere o ter- cerius, fino all’insieme dei terzieri costituenti la Podesteria o Potestacia. È noto come a ciascuna di queste circoscrizioni territoriali corrispondesse una particolare magistratura elettiva, costituita per il governo del rispettivo territorio e per soprintendere all’applicazione del tributo fondiario. Il ter- mine di Villa, sorto quindi per scopi amministrativi e tributari, finì col tempo per perdere questo valore semantico e per essere usato, fino a nostri giorni, come parte integrante del toponimo: persino nella segnaletica stra- dale le frazioni del Comune di Sestri Levante, non sono chiamate ad es.

Loto, Azaro, Libiola etc. ma Villa Loto, Villa Azaro, Villa Libiola e così via.

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(23)
(24)

ASG, Notai antichi, n. 925, signum del notaio Domenico de Ritiis

ASG, ms. 392, intestazione della partita del notaio Domenico de Ritiis (cfr. part. n. 181)

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(26)
(27)

(c. 1 r.)

?

Iesus MCCCCLXVII, die etc.

Posse et seu Spendium tercerii Burgi Sigestri noviter registratum et recda- tum per ultimos carcullatores etc.

1] LEONARDUS DRAGHUS pro quadam domo in Insula, penes

Sanctum Nicolaum, pro libris centum viginti quinque L. CXXV Item pro quadam terra vineata in lo Rava, superius via, inferius

Ianoni de Camblancho, libras viginti quinque L. XXV Item pro quadam vinea quam habet a la Camina cum una domo,

superius et inferius via, libras centum septuaginta quinque L. CLXXV Item pro quadam terra vineata loco dicto da la Castagna in Li-

biolla, superius costa, inferius via, libras quinque L. V Item pro quadam petia terre vineate in loco dicto le Stogielle

pro libris octuaginta L. LXXX

Item pro quadam terra vineata in Ragono, superius et inferius

via, libras centum L. C

Item pro quadam terra vineata in Libiolla loco dicto lo Pastene,

superius costa, inferius via, libras quinque L. V Item pro quadam terra vineata et olivata in loco Cassine, superius

Gandulfini de Casina, inferius Ianoti de Via, libras centum L. C Item pro terra castaneata in loco dicto Gambera, superius illo-

rum de Matia comunagie, inferius vallis, libras viginti quinque L. XXV Item pro terra castaneata in dicto loco, superius illorum de

Mazochis, inferius vallis, libras quindecim L. XV Item pro quadam terra in loco dicto da le Peire, superius Lau-

rentius de Valle, inferius via, libras duodecim L. XII Item pro quadam domo in Villa Lotti, superius et inferius via,

libras duodecim L. XII

(28)

Item pro quadam terra vineata et olivata in dicto loco, superius heredum Iollini de Matia, inferius illorum de Martino, libras

viginti L. XX

Item pro quadam terra olivata in loco dicto lo Oriveo, superius Nicolai de Mutio, inferius Baptiste de Mazochis, libras

quinque ianuinorum L. V

Item pro terra castaneata in loco dicto da la Janella, superius et

inferius via, libras sex ianuinorum L. VI

Item pro terra castaneata da le Paiasche soldos viginti L. I Item pro terra castaneata loco dicto lo Cuniolo, superius Ioha-

neti de Marzolo, inferius vallis, libras quinquaginta L. L Item pro terra castaneata in dicto loco, superius Iacobus de

Matia, inferius via, libras octo L. VIII

Item pro terra castaneata loco dicto la Noella, superius via, in-

ferius vallis, libras octuaginta L. LXXX

/(c. 1 v.) Item pro terra castaneata loco dicto Jan de Noxe, su- perius Iacobini de Matia et Antonius de Martino, inferius

illorum de Azario, libras septem L. VII

Item pro terra castaneata in dicto loco, superius illorum de Ra-

vino, inferius illorum de Ravino, libras quatuor L. IIII Item pro quadam terra castaneata loco dicto la Valle de la

Fontana, superius ecclesia, inferius vallis, libras octo L. VIII Item pro terra vineata in loco dicto lo Cassa cum una domo

superposita in Libiolla, superius via, inferius illorum de Ie-

noino, libras centum viginti quinque L. CXXV

Item pro terra castaneata in dicto loco, superius via, inferius

illorum de Ienoino, libras decem L. X

Item pro terra castaneata in dicto loco, superius via, inferius

Andree de Lambruschino, libras duas L. II

Item pro quadam terra olivata in loco dicto lo Cassa, superius

via, inferius Manfredi Draghi, libras octo L. VIII Item pro terra olivata in lo Caneo, superius via, inferius dicti

Manfredi, libras viginti L. XX

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Item pro terra olivata et vineata cum medietate unius domus in dicto loco, superius via, inferius ecclesia predicta, libras

septuaginta L. LXX

Item pro terra vineata in dicto loco, superius et inferius via, li-

bras quinquaginta L. L

Item pro terra olivata in dicto loco, superius Andrioli de Lam-

bruscha, inferius via, libras triginta L. XXX

Item pro quadam terra vineata da la Castagnola libras duas L. II Item pro terra castaneata in la Jaza da lo Figo libras duas L. II Item pro terra campiva in loco dicto Casareto libras quinque L. V Item pro terra campiva in dicto loco libras quinque L. V Item pro terra olivata in Libiolla in lo Pastene, superius via,

inferius Andrioli de Lambruschino, libras quatuor L. IIII Item pro terra olivata in dicto loco superius Nicolai Draghi,

inferius Lazarini de Ienoino, libras quatuor L. IIII Item pro terra castaneata in dicto loco libras sex L. VI Item pro terra campiva in Campellio libras viginti L. XX Item pro terra castaneata in la Rocha libras quinque L. V Item pro terra castaneata in li Bererzi libras tres L. III Item pro terra olivata in dicto loco libras duodecim L. XII 2] BATISTA DRAGHUS pro domo sua Insulle penes Leonardum

libras centum viginti quinque L. CXXV

Item pro quodam orto ad Fogonam libras triginta L. XXX Item pro una petia terre vineate in Ragono in la Cairama, supe-

rius via, inferius vallis, libras ducentas L. CC

/(c. 2 r.) Item pro quadam terra olivata in Villa Libiolle loco

dicto lo Jan, superius Leonardi Draghi, libras decem L. X

Item pro quadam terra olivata in dicto loco, superius et inferius

via, libras quinquaginta L. L

Item pro quadam terra olivata in dicto loco, superius Andree

de Lambruschino, inferius via, libras quindecim L. XV

Item pro terra castaneata loco dicto Jan de lo Figo, superius

ecclesia Sancte Marie, inferius vallis, libras quatuor L. IIII

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Item pro terra castaneata in loco dicto lo Campo, superius via,

inferius Antonii de Bonfilio, libras quinque L. V

Item pro terra vineata in Camezanna cum domo una libras du-

centum viginti L. CCXX

Item pro una plano ad Pontem, superius ecclesia, inferius via,

libras triginta L. XXX

Item pro terra olivata in Monteriano libras viginti L. XX

3] heredes quondam BENEDICTI de CAMPIONO pro una domo in Insulla, antea carrubeus, retro Leonardus Draghus, libras

centum L. C

Item pro quadam petia terre olivate in Vadecaneva libras quin-

quaginta L. L

Item pro alia terra vineata in dicto loco libras quindecim L. XV

Item pro alia terra vineata in dicto loco libras triginta quinque L. XXXV

Item pro quadam alia terra vineata in dicto loco libras centum L. C

Item pro quadam alia terra castaneata in dicto loco libras qua-

draginta L. XXXX

Item pro alia terra vineata a la Mandrella libras centum L. C

Item pro eorum tenuta, penes eorum molendinum, libras du-

centas ianuinorum L. CC

Item pro quodam prato in Lignono libras quinquaginta L. L

4] GUILLELMUS de INGHETO pro una domo in Insulla, ante et

retrocarrubeus, libras centum quinquaginta L. CL

Item pro alia domo in dicta Insulla dirupta, ante et retro carru-

beus, libras viginti quinque L. XXV

Item pro alia domo in Burgo, penes Paulum et Martinetum de

Costa, libras sexcentum L. DC

Item pro quodam orto, habito a Simone de Federicis, libras

octuaginta L. LXXX

Item pro terra vineata cum tota tenuta Vadebeighe libras centum L. C

/(c. 2 v.) Item pro planis que habet ad Lodoram, penes viam,

libras ducentum viginti quinque L. CCXXV

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Item pro terra vineata et olivata in loco Carmeli, superius via,

inferius vallis, libras centum L. C

Item pro terra olivata in Valle libras centum L. C

Item pro una petia terre olivate et vineate cum una domo in

Jhereghin, libras nonaginta L. LXXXX

Item pro quadam alia terra vineata et olivata in Maiollo, cum

una domo, libras ducentum quinquaginta L. CCL

5] MARTINUS et LODIXIUS de MORINELLO pro una domo in

Insulla, ante et retro carrubeus, libras octuaginta L. LXXX

Item pro duabus domibus cum uno orto, penes Nicolaum de

Ferrariis penes mare, libras centum quinquaginta L. CL

Item pro eorum domo de Burgo libras ducentum quinquaginta L. CCL

Item pro eorum magaseno penes Clusam libras centum L. C

Item pro uno plano in Vadecaneva, superius et ab uno latere

via, libras viginti L. XX

Item pro una domo quam habent in Petra Calante ad eorum

planum, cum olivis et vinea, libras ducentum quinquaginta L. CCL

Item pro una petia terre vineata et campiva sub via ubi est dicta domus, superius via, inferius flumen Petornie, libras sex cen-

tum quinquaginta L. DCL

Item pro plano, habito ab heredibus quondam Dominici de Pi-

ris, libras centum ianuinorum L. C

Item pro quadam terra vineata, habita ab heredibus quondam Peroti et Leonardi de Ferrariis, in Vadebeigha, cum uno pla-

no sito in Venalio, libras centum septuaginta L. CLXX

Item pro quoddam nemore in Ragono sive ad Plebem, superius

via, inferius vallis, libras octuaginta L. LXXX

Item pro quadam terra olivata in Ragono libras septuaginta

quinque L. LXXV

Item pro quadam terra olivata et vineata in dicto loco libras

quinquaginta L. L

6] ANTONIUS et frater de VATUONO quondam GASPARIS pro

quadam domo in Insulla, ante et retro carrubeus, libras centum L. C

(32)

/(c. 3 r.) Item pro quadam terra in la Carpena, penes Lignon-

cellum, libras quadraginta quinque L. XXXXV a

Item pro terra olivata in Sancta Margarita, inferius flumen, li-

bras viginti L. XX

Item pro una petia terre vineate cum una domo in Fossaluparia,

superius via, inferius vallis, libras centum L. C

Item pro quadam petia terre olivate et vineate cum una domo,

in dicto loco, superius via, inferius vallis, libras centum L. C

Item pro quadam terra boschiva loco dicto in lo Carmo, supe-

rius costa, inferius via, libras quinque L. V

Item pro quadam terra vineata in dicto loco, superius via, infe-

rius illorum de Castagnaria, libras quindecim L. XV

Item pro quadam terra vineata et olivata et boschiva loco dicto

le Olle libras quinquaginta L. L

Item pro quadam terra vineata vocata lo Zenoeise libras cen-

tum viginti quinque L. CXXV

Item pro quoddam prato et olivis in lo Jardin, libras centum L. C a Nel margine interno Vadit in Simone de Forello.

7] IERONIMUS de SCARPA quondam ANGELI pro una domo in

Insulla dirupta, ante et retro carrubeus, libras quadraginta L. XXXX

Item pro quadam terra vineata sitta a lo Bottom, superius via,

inferius littus maris, libras septuaginta quinque L. LXXV

Item pro sua vinea Venallii libras centum septuaginta quinque L. CLXXV

Item pro sua domo sitta in Burgo, ante et retro carrubeus, cum

orto, libras quatuorcentum L. CCCC

Item pro sua vinea Mandrelle libras centum quinquaginta L. CL

Item pro plano quod habet ad Domum Ferrariorum libras qua-

tuorcentum L. CCCC

Item pro vinea ad Petram Calantem, pro indivissa cum Domi-

nico Boschino, libras quinquaginta L. L

8] STEFFANUS de SCARPA quondam ANGELI pro domo Insulle

ubi est furnum a, libras viginti quinque L. XXV

(33)

Item pro duabus domibus in Insula, ante b carrubeus, libras tri-

centum viginti quinque L. CCCXXV

Item pro suo orto Insulle, penes Manfredum Draghum, libras

quinquaginta L. L

Item pro vinea Venalii ubi dicitur li Donoghe, cum tota tenuta

de lo Castella, libras octocentum L. DCCC

(c. 3 v.) Item pro terra campiva in Sancto Martino, quam

habuit a quondam Benedicto de Sorba, libras quinquaginta L. L

Item pro quodam nemore quod habet in Ravino libras decem L. X

Item pro quoddam livello heredum quondam Antonii de Ca-

stagnaria, libras triginta L. XXX

Item pro livellis Burgi Sigestri libras quadraginta quatuor L. XXXXIIII a Così b segue depennato et retro

9] * BARTHOLOMEUS de FENOGIETO a pro domibus duabus in Insulla, ante carrubeus, retro Laurentius de Scarpa, libras tri-

centum quinquaginta L. CCCL

Item pro quoddam teraticho sitto ante dictas domos libras decem L. X

Item pro quodam terratico sittum penes heredes quondam Ber-

tollini de Vatuono libras decem L. X

Item pro orto de la Valle et pro orto empto a Gaspare de Fo-

gona libras triginta quinque L. XXXV

Item pro quadam terra vineata et olivata in loco Rippe, superius

Ianoti de Ripa, inferius via, libras octocentum quinquaginta L. DCCCL

Item pro quodam plano in loco Lignoni, superius heredum quondam Antonii de Mutio, inferius Andree de Costa, libras

centum quinquaginta L. CL

Item pro quadam terra vineata loco dicto Cadeferra, superius

Angelus Tavaronus, inferius via, libras sexaginta L. LX

Item pro quadam terra vineata loco dicto le Jaze, superius Bar-

tholomei de Arzeno, inferius via, libras centum sexaginta L. CLX

Item pro quadam terra olivata loco dicto Pasqualina, superius

via, inferius lo Barbarello, libras quadraginta L. XXXX

(34)

Item pro quoddam livello in le Vagie, superius via, inferius fos-

satum, libras viginti L. XX

Item pro quoddam livello illorum de Pinu pro suis domibus in

Trigaudio libras viginti L. XX

Item pro quadam terra campiva in lo Janoascho, superius via,

inferius flumen, libras triginta L. XXX

Item pro quadam terra castaneata, vineata et olivata in Valescu-

ra, superius Iohannis de Abino, inferius via, libras centum L. C

Item pro quadam terra castaneata in loco dicto in Pe de le Stogie,

superius via, inferius Peroti de Roseto, libras viginti quinque L. XXV

Item pro quadam terra boschiva loco dicto Persegho, superius

via, inferius vallis, libras quindecim L. XV

Item pro quadam alia terra castaneata in loco dicto lo Loma,

superius costa, inferius vallis, libras viginti L. XX

Item pro livellis domorum Burgi libras centum L. C

Item pro terra boschiva, locata illis de Pinu, libras quinquaginta L. L

Item pro domo Burgi libras quatuorcentum L. CCCC

Item pro tota sua tenuta Lignoni sub suis confinibus libras tri-

centas viginti L. CCCXX

Item pro planis Fogone libras quatuorcentum L. CCCC a In sopralinea, di mano diversa, Extractum etiam per me Paulum.

(c. 4 r.)

10] LUDOVICUS de BOLASCHO pro quadam domo in Insulla

libras octuaginta L. LXXX

Item pro vinea et olivis, habitis ab illis de Oliva in Jan de Vera-

gho, libras viginti L. XX

Item pro quadam terra vineata et olivata in Ragono libras centum L. C

11] PANDULFUS de BOLASCHO pro sua domo Insulle libras

octuaginta L. LXXX

Item pro quadam petia terre olivate et vineate ad Petram Ca- lantem, habita a quondam Manuele de Bolasco, libras cen-

tum quinquaginta L. CL

(35)

Item pro terra vineata ad Pontem, habita a Marcho de Scarpa,

libras octuaginta L. LXXX

12] Heredes quondam MANUELIS de BOLASCHO pro domo In-

sulle libras centum quinquaginta L. CL

Item pro domo una cum orto ad Pontem a lo Pan libras centum L. C

13] LAURENTIUS de SCARPA pro domo una cum viridario, pe- nes Sanctum Nicolaum, cum caselloto vocato lo Morin, li-

bras quingentas L. D

Item pro domibus que fuerunt quondam domini Manfredi Ra-

vascherii libras centum quinquaginta L. CL

Item pro domo Burgi, ante carrubeus, libras quingentas L. D

Item pro sua tenuta Venalii libras novecentum L. DCCCC

Item pro alia petia terre vineate loco dicto le Topiete libras

centum viginti L. CXX

Item pro alia terra vineata in Vadebeiga libras centum septuaginta L. CLXX

Item pro quadam terra vineata in lo Castella libras sexaginta L. LX

Item pro quadam domo dirupta ad Domum Ferrariorum cum plano retro et cum alio plano ibi contiguo, ante via et retro

flumen, libras octuaginta L. LXXX

Item pro terra olivata et campiva ad Domum Bonorum Massa-

riorum, ab utroque latere via, libras ducentum quadraginta L. CCXXXX

Item pro livello Ugatii libras viginti quinque L. XXV

(c. 4 v.)

14] ANTONIUS de SCARPA pro domo Insulle libras quinquaginta L. L Item pro domo Burgi libras tricentum viginti quinque L. CCCXXV

Item pro sua tenuta ad Fontanam Spinullorum cum domo una

libras sexcentum quinquaginta L. DCL

15] MICHAEL de VATUONO et fratres pro domo Insulle, ante

et retro carrubeus, libras centum quinquaginta L. CL

Item pro uno orto ad Fogonam, libras sexdecim L. XVI

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