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Intervento di Elisabetta Iannelli segretario nazionale Favo-Federazione italiana delle Associazioni di volontariato in oncologia

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Intervento di Elisabetta Iannelli

segretario nazionale Favo-Federazione italiana delle Associazioni di volontariato in oncologia

Se la decisione contenuta nella manovra economica attualmente all’esame del Parlamento che riguarda nello specifico lo spostamento dei farmaci dalla distribuzione ospedaliera “protetta” a quella nelle farmacie territoriali non sarà rivista, potrà determinare conseguenze negative per i malati di cancro in particolare per gli anziani che rappresentano, in percentuale, la fascia più colpita e più a rischio.

È chiaro che la decisione di spostare farmaci antineoplastici nelle farmacie territoriali non potrà riguardare quelli di tipo iniettivo in quanto il loro uso richiede la sola somministrazione in ambienti ospedalieri, per ovvi motivi di sicurezza nella preparazione e dispensazione. Potrebbe riguardare quindi i farmaci antitumorali orali.

Ma anche in questo caso lo spostamento potrebbe essere molto problematico.

Questi farmaci sono comunque complessi nella gestione e hanno una serie di effetti collaterali che non vanno sottovalutati, spesso con indici terapeutici ristretti.

La dispensazione in farmacia territoriale potrebbe quindi indurre i pazienti in erronee valutazioni della “sicurezza” di questi farmaci e portare a variazioni della somministrazione che potrebbero avere effetti molto gravi.

La somministrazione di farmaci antitumorali per via orale richiede comunque controlli periodici programmati con valutazione sia degli effetti tossici sia di quelli di efficacia, valutazione che deve essere fatta dall’oncologo.

In altre parole il percorso “tecnico” del paziente che riceve farmaci per via endovenosa o per via orale non è molto dissimile, anzi paradossalmente è più sicuro quello della via endovenosa perché in questo caso non vi sono possibili variazioni nelle dosi.

Viceversa i farmaci orali potrebbero ricevere variazioni nei dosaggi legate a erronee o superficiali autosomministrazioni dei pazienti. Per tale motivo in molti centri oncologici stanno nascendo dei servizi ad hoc per la dispensazione e somministrazione dei farmaci orali antitumorali.

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Un ultimo quesito si pone: l’eventuale spostamento dei predetti farmaci dovrebbe basarsi, comunque, sulla revisione di una precedente appropriata valutazione tecnico- scientica dell’AIFA. Con quali motivazioni? In questo caso, a tutela dei malati di cancro e delle loro famiglie, quelle economiche non possono e non devono interferire sulle decisioni dell’AIFA.

Ufficio Stampa:

LaPiu

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