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1. Le Cinque Terre

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Academic year: 2021

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1. Le Cinque Terre

Le Cinque Terre (Çinque Taere in ligure) si trovano lungo la costa della riviera ligure di levante nel territorio della provincia di La Spezia tra Punta Mesco e Punta di Montenero. In questo tratto si trovano cinque borghi o, come si diceva anticamente, terre, qui elencati da ovest verso est: Monterosso al Mare, Vernazza, Corniglia,

Manarola, Riomaggiore. Grazie alle caratteristiche geografiche ed antropiche del territorio, le Cinque Terre costituiscono una meta obbligatoria per i turisti della riviera

spezzina, e in generale della Liguria, per il loro contesto orografico collinare naturalmente aspro ed accidentato, addolcito dalla costruzione di terrazzamenti, che cala verso il mare con forti pendenze. Nei punti in cui il mare si insinua nella terra sorgono i borghi, snodati a seguire la naturale forma delle colline (Girani A., Galletti C. 1990) ( Gando N., Lasagno A.2000 ).

L'opera dell'uomo, nei secoli, ha modellato il territorio costruendo i famosi terrazzamenti sui declivi a mare, dovuta alla particolare tecnica agricola tesa a sfruttare il più possibile i terreni posti in forte pendenza facendone così uno dei più caratteristici e affascinanti paesaggi della Liguria (Gando N., Lasagno A.2000).

Nel 1997, su istanza della provincia di La Spezia, le Cinque Terre, insieme a Porto Venere ed alle isole Palmaria, Tino e Tinetto, sono state inserite tra i Patrimoni dell'umanità dall'UNESCO (Gando N., Lasagno A.2000).

Nel 1998 il Ministero dell'Ambiente ha istituito l'Area Marina protetta delle Cinque Terre per la protezione ambientale, la tutela e la valorizzazione delle risorse biologiche, per la divulgazione e promozione di uno sviluppo socio-economico compatibile con la rilevanza naturalistico-paesaggistica dell'area (Gando N., Lasagno A.2000).

Nel 1999 è stato poi istituito il Parco Nazionale delle Cinque Terre per la conservazione degli equilibri ecologici, la tutela del paesaggio, la salvaguardia dei valori antropologici del luogo.

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1.1 La storia

Le Cinque Terre facevano parte della Comunità Montana della Riviera Spezzina.

Le prime testimonianze della presenza umana nelle Cinque Terre e nelle zone limitrofe sono costituite dai depositi della Grotta dei Colombi all'isola Palmaria, in cui sono stati rinvenuti resti di sepolture umane, ossa e fossili di animali, e alcuni manufatti in selce, riconducibile al Paleolitico, quando, probabilmente, l'isola era ancora unita alla terra ferma (Marchese S. 2002).

Il Neolitico è invece testimoniato dal ritrovamento di asce levigate che fanno supporre che la zona fosse abitata da cacciatori con domicilio stabile o temporaneo in caverne o ripari rocciosi (Mariotti M. 1997).

Inoltre la caccia, favorita da un ambiente estesamente boscoso e ricchissimo di selvaggina, probabilmente rappresentò per millenni, e ancora nell'epoca romana, una fonte primaria di risorse. Altri segni della presenza dell'uomo in età antiche sono i menhir, ritrovati nella zona di Campiglia Tramonti, nei pressi dell'attuale Cappella di Sant'Antonio e sullo spartiacque presso il monte Capri. Secondo alcuni studiosi, tali pietre, potevano avere funzione legata al calendario; altri li ritengono invece precursori delle statue a stele (Quaini M. 1981).

Con l'età del bronzo si affermò l'organizzazione sociale detta "pagense", comune ad altri settori liguri: i centri elementari ("vici") erano riuniti in piccole circoscrizioni ("pagi"), facenti capo ai "castellari", ubicati in posizioni dominanti e con prevalenti funzioni difensive. Il castellare più vicino alle Cinque Terre si trova sul monte Castellaro (valle di Pignone) e gli scavi effettuati hanno portato alla luce una notevole quantità di frammenti di vasi decorati, a testimonianza di un insediamento stabile ed importante. In età romana le cronache militari testimoniano come le tribù liguri rappresentarono un forte ostacolo alla romanizzazione territorio, tanto che i Romani si insediarono e concentrarono le loro attività nella piana lunese nella Val di Magra. Non è da escludere che nell'età di Augusto una parte delle popolazioni liguri che abbandonarono le località di collinari per unirsi ai coloni romani arrivassero anche lungo le coste: ne è un esempio la presenza romana a Porto Venere citato da Strabone nel 40 a.C., con la testimonianza della villa patrizia del seno di Varignano.

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3 Nessun reperto materiale o prova documentale è giunta fino a noi per dimostrare un'eventuale origine romana dei borghi delle Cinque Terre come attualmente si presentano. Tuttavia l'origine latina di alcuni toponimi locali come: Volastra ("Vicus oleaster", il paese degli olivi), Manarola ("Manium arula", piccola ara dei Mani), Corniglia (fondo di Cornelio), Riomaggiore ("Rivus maior") e Monterosso ("Mons ruber"), fa pensare che l'antico tracciato viario preistorico litoraneo fosse utilizzato dai romani e che vi abbiano fatto sorgere piccoli centri di posta dei cavalli (Redoano C.1995).

I borghi delle Cinque Terre hanno avuto origine, nella struttura attuale, nell'undicesimo secolo, quando le popolazioni della Val di Vara superarono lo spartiacque della catena costiera che la separava dal mare ed andarono ad abitare permanentemente sul litorale marino, formando i cinque paesi. Il documento più antico che ricordi le Cinque Terre risale al marzo 1056, rogato a Monterosso, con cui il Marchese "Guido di fu Alberto" donò ai monasteri di Santa Maria, beni immobili situati nelle isole della Palmaria, Porto Venere e di altre zone (Rolla G. 2001).

La ragione di tale fenomeno migratorio della popolazione di Vara verso la costa è legata a due eventi storici comuni a tutta l'Europa occidentale: lo sviluppo demografico e la liberazione del Mediterraneo dalla minaccia dei Saraceni. Oltre a ciò, lungo la costa si godeva di un clima migliore, più adatto alla coltivazione di alcuni prodotti come la vite e l'ulivo (Redoano C. 1995).

I paesi delle Cinque Terre non nacquero quindi come borghi marinari, bensì come borghi agricoli, costretti a bonificare quindi un territorio che non era naturalmente adatto alla pratica agricola: nacque così il terrazzamento dei fianchi dei monti (Redoano C. 1995).

Naturalmente, dopo un po' di tempo che gli abitanti della Val di Vara si erano trasferiti sul litorale, presero confidenza con l'elemento marino, prima come via di comunicazione più comoda e veloce, poi che risorsa di sostentamento, dividendo quindi le loro attività tra il lavoro nelle campagne e l'andar per mare a seconda delle necessità e delle stagioni. Ciò è confermato dal fatto che nel 1170 una galera di Vernazza, insieme ad altre di alcuni borghi della riviera orientale, intraprese la guerra di corsa per conto dei genovesi contro i pisani. Nel 1182, inoltre, ancora gli uomini di Vernazza esercitarono, in tempo di pace, la guerra di corsa per proprio conto, contro navi mercantili dirette a Genova. Da quando il territorio delle Cinque Terre fu inserito tra i possedimenti genovesi, esso seguì la storia della Repubblica e quindi dell'intero territorio ligure (Redoano C. 1995).

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1.2 Il territorio

Tutto il comprensorio è costituito da una stretta fascia di terra compresa tra il mare e il crinale che la separa dalla retrostante Val di Vara e dal Golfo di La Spezia, con crinali secondari che si estendono sino a Punta Mesco delimitandolo dall'area del golfo di Levanto (Storti M. 2005).

I rilievi montuosi della zona, che corrono paralleli alla costa, pur variando tra quote modeste come il Monte Malpertuso 815m o il Monte Vè 486m, a causa della breve distanza dal mare, determinano un'accentuata acclività di tutto il territorio. La morfologia interna dell'area è caratterizzata da rilievi secondari, che presentano andamenti perpendicolari o obliqui rispetto alla linea di costa e dalle famose terrazze. La linea di costa è delimitata sul lato occidentale dal promontorio di Punta Mesco e si sviluppa in modo abbastanza lineare, presentando numerose piccole irregolarità come insenature, capi e promontori fino a Portovenere (Verbas C. 1978).

La costa è prevalentemente rocciosa e ripida, raggiungendo in molti casi quasi la verticalità sul mare. Le spiagge sabbiose e ciottolose sono localizzate nei pressi di Monterosso, di Corniglia, di Riomaggiore. Il territorio delle Cinque Terre presenta una rete idrografica caratterizzata da corsi d'acqua a regime torrentizio, con portata massima nei periodi piovosi, e minima nel periodo estivo, ma i bacini idrografici sono, in linea di massima, di estensione molto limitata data la vicinanza dei rilievi montuosi alla costa. Gli interventi di trasformazione del territorio avvenuti nei secoli ad opera dell'uomo, con la realizzazione dei terrazzamenti per la coltivazione della vite e dell'ulivo e dei muri a secco, hanno assunto un ruolo significativo nella regimazione delle acque anche in relazione alla canalizzazione artificiale delle stesse (Storti M. 2005).

Monterosso è la più occidentale e la più popolosa delle Cinque Terre. La sua posizione geografica ne fa il borgo più strategico dei cinque: infatti Monterosso sorge ai piedi del crinale su cui convergono le tre direzioni stradali principali del comprensorio. Monterosso è ubicato al centro di un piccolo golfo naturale, protetto da una modesta scogliera artificiale. Ad ovest del paese, al di là del Colle dei Cappuccini, si trova l'abitato di Fegina, naturale espansione turistica e balneare del piccolo borgo originario, dove è ubicata la stazione ferroviaria e dove si trovano spiagge di ghiaia sottile. Rispetto agli altri borghi marinari che costituiscono le Cinque Terre, a Monterosso si trovano le spiagge relativamente più estese, in virtù dell'ampiezza del golfo su cui si affaccia il paese (Storti M. 2005).

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5 Procedendo da ovest verso est, dopo Monterosso al Mare si trova Vernazza. Il borgo sorge su un piccolo promontorio che si incunea nel mare, raggiungibile con una strada che scende dalla S.S. "Litoranea". Si ritiene che il nome derivi dall'aggettivo latino "verna", ossia "del luogo", "indigeno", ma è plausibile anche che possa essere legato al più celebre prodotto locale: il vino denominato "Vernaccia". Il suo porticciolo garantisce un sicuro approdo, sin dai tempi delle Repubbliche marinare, in un'insenatura naturale che permette l'attracco di mezzi natanti e rende ancora più caratteristico e suggestivo quello che è considerato uno dei borghi più belli d'Italia (Storti M. 2005).

Corniglia invece è in posizione centrale rispetto agli altri abitati delle Cinque Terre, situata ad est del capoluogo comunale di Vernazza. Si differenzia dagli altri paesi delle Cinque Terre in quanto è l'unico borgo che non si affaccia direttamente sul mare, ma si trova sulla cima di un promontorio alto circa cento metri, circondato da vigneti posti su caratteristici terrazzamenti a fasce, tranne sul lato che guarda verso il mare. Per raggiungere Corniglia è necessario salire una lunga scalinata detta Lardarina, costituita da 33 rampe con 382 gradini, oppure percorrere la strada che la collega alla stazione ferroviaria. Inoltre Corniglia è unita a Vernazza da una suggestiva passeggiata posta a mezza costa fra la vetta e il mare (Storti M. 2005).

Fig.1 Paesaggio di Manarola

Manarola nasce dallo spostamento di popolazioni che dalla Val di Vara, si mossero verso il mare per sfruttarne le risorse. Il suo nome deriva, forse, dal latino Manium arula, che significa "piccolo tempio dedicato ai Mani". Posto su un promontorio in alto rispetto al mare, il paese si sviluppa nella gola che scende verso il mare, chiusa tra due speroni rocciosi, ospitando un piccolo approdo. Ad ovest di Manarola troviamo altri tre borghi delle Cinque Terre, ossia Monterosso, Corniglia e Vernazza, mentre a est si trova solamente Riomaggiore. Fra i cinque borghi è il più piccolo dopo Corniglia. Il borgo sorge nel tratto terminale della valle del torrente Groppo.

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6 Le abitazioni si affacciano una ridosso all'altra sulla via principale, sorta in seguito alla copertura del corso d'acqua (Storti M. 2005).

Fig. 2 Paesaggio di Riomaggiore

Riomaggiore, è la più orientale delle Cinque Terre. Il centro storico è situato nella valle del torrente Rio Maggiore, l'antico Rivus Major dal quale il borgo prende il nome. L'abitato è composto da diversi ordini paralleli di case che seguono il ripido corso del torrente. Il nuovo quartiere della Stazione, così chiamato in quanto sviluppatosi con l'arrivo della ferrovia, è situato invece nell'adiacente valle del torrente Rio Finale, così denominato in quanto segnava un tempo il confine tra le terre di Riomaggiore e quelle di Manarola. Le due vallate su cui si estende l'abitato sono separate dalla ripida costa di Campiòne. La valle del Rio Maggiore è sormontata dal Monte Verugola le cui tre cime, raffigurate nello stemma comunale, rappresentano da sempre il simbolo del borgo (Storti M. 2005).

Fig. 3 I sentieri

Sono due i sentieri principali che raggiungono e attraversano il territorio delle Cinque Terre, entrambi segnalati dalla sezione spezzina del CAI. Il primo è il sentiero di crinale numero 1, conosciuto come Alta via delle Cinque Terre. Questa antica mulattiera corre lungo lo spartiacque che separa la costa delle Cinque Terre dalla Val di Vara.

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7 Dal sentiero di crinale si possono poi raggiungere i borghi delle Cinque Terre attraverso uno dei sentieri trasversali che scendono verso il mare seguendo i crinali secondari o le valli da essi delimitate (Storti M. 2005).

I più importanti, da ovest a est, sono i sentieri numero 9, 8, 7, 6, 02, 01 e 3. Vi è poi il sentiero costiero numero 2, conosciuto come Sentiero azzurro, il quale congiunge Levanto a Porto Venere attraversando tutti i borghi delle Cinque Terre e assumendo nel tratto tra Riomaggiore e Manarola la celebre denominazione di via dell'amore. Attualmente per entrare nel sentiero numero 2 è necessario acquistare un biglietto giornaliero (Storti M. 2005).

1.3 Il Parco Nazionale delle Cinque Terre

Il Parco Nazionale delle Cinque Terre con i suoi 4.300 Ha è il Parco Nazionale più piccolo d’Italia e allo stesso tempo il più densamente popolato, con 5.000 abitanti suddivisi nei cinque borghi (Casavecchia A., Salvatori E. 2002).

Il vero tratto identificativo delle Cinque Terre, è il paesaggio atipico e fortemente antropizzato: ecco perché è anche detto il Parco dell’Uomo, un territorio diventato Patrimonio Mondiale dell’Umanità (Casavecchia A., Salvatori E. 2002).

Fig. 4 Il presepe

Il Parco Nazionale pone al centro del suo agire la difesa di questa peculiarità la quale, a causa del fisiologico abbandono dell’attività agricola da parte di ogni società industriale, ha portato a fenomeni di degrado paesaggistico. Se in altre realtà i parchi nascono con la finalità ultima di difendere l’ambiente naturale sottraendolo all’azione quotidiana dell’uomo, qui la ragione ultima dell’ente è quella di riportare l’uomo a intervenire sul paesaggio coltivandolo e prendendosi cura di esso, ricalcando e riscoprendo i gesti

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8 antichi di chi, prima di noi, ha fatto delle Cinque Terre un territorio inserito nella lista dei siti Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO. Il territorio delle Cinque Terre presenta un’ inconfondibile fisionomia plasmata dall’ intervento dell’ uomo che, nel corso dei secoli, al fine di strappare alla montagna superfici piane da poter coltivare, ha realizzato una fitta rete di terrazze sulle quali si è da sempre coltivata l’uva (Besio M. 2002).

La produzione vitivinicola, dominante nel passato, ne ha caratterizzato, oltre al paesaggio, la struttura sociale, culturale, economica delle popolazioni residenti; in una parola ne ha caratterizzato l’ identità profonda. Poi il sorpasso dell’ attività industriale su quella agricola, dato dalla rivoluzione tecnologica, ha avuto come conseguenza in questo lembo di terra dell’ estremo levante ligure, il costante abbandono dell’ attività vitivinicola, imprimendo così al territorio e alle popolazioni una trasformazione profonda. Il Parco nazionale nasce come strumento di tutela e salvaguardia del territorio delle Cinque Terre, un'area nei secoli profondamente modificata nella propria fisionomia geografica e morfologica dal duro lavoro dell'uomo. Gli antichi abitanti di questi luoghi, infatti, senza alcuna imposizione da parte di sovrani tiranni, ma per la ferrea necessità di ricavare spazi coltivati in un ambiente ostile, hanno sostituito l'antica vegetazione naturale di questi ripidi declivi con una fitta tessitura di terrazzamenti coltivati a vite, sorretti da una rete di circa 6.729 chilometri di muretti a secco (Besio M. 2002).

L’Ente Parco, nel rispetto delle sue finalità istitutive, si propone di applicare principi di sostenibilità alle proprie attività e a quelle affidate a terzi, e a promuovere gli stessi principi nel territorio protetto, coinvolgendo soggetti pubblici e privati. A tale scopo si impegna, durante lo svolgimento delle proprie attività a perseguire la conformità a tutte le leggi e i regolamenti vigenti in materia ambientale; a perseguire un miglioramento continuo teso alla riduzione dei propri impatti ambientali e dell’inquinamento; e inoltre ad adottare strategie finalizzate alla gestione sostenibile del territorio protetto, nell’ottica della salvaguardia dei valori ambientali (Casavecchia A., Salvatori E. 2003). In particolare, l’Ente Parco, ha individuato delle aree prioritarie di intervento e si pone degli obiettivi quali: implementare e mantenere attivo un Sistema di Gestione Ambientale (SGA) in accordo ai requisiti previsti dal Reg. CE 761/2001 EMAS; diffondere sul territorio le informazioni necessarie a comprendere gli effetti sull'ambiente delle attività di competenza dall’Ente Parco; responsabilizzare i dipendenti e collaboratori, verso le tematiche inerenti la protezione dell'ambiente, realizzando programmi formativi; assicurare la cooperazione con gli Enti Territoriali e

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9 altri soggetti, anche del volontariato ambientalista, coinvolti nella gestione del territorio; adottare procedure tese all'introduzione di criteri ambientali nella gestione degli acquisti, sia di beni che di servizi, sostenendo il progetto sugli acquisti verdi (GPP); valutare l’opportunità di adottare tecnologie finalizzate all’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili e sensibilizzare le comunità locali a favore del risparmio energetico; promuovere politiche a sostegno del turismo responsabile, con particolare attenzione per le attività ricettive, mediante lo strumento del Marchio di Qualità Ambientale (MQA); promuovere una nuova cultura del biologico e della filiera agroalimentare corta e la salvaguardia dei prodotti tipici con l'obiettivo di valorizzare atteggiamenti e pratiche consapevoli così da promuovere la salute delle persone rispettando insieme il territorio;sensibilizzare i visitatori del Parco sulle tematiche ambientali e sul rispetto del patrimonio storico culturale (Besio M. 2002).

Il Parco Nazionale delle Cinque Terre è un'oasi naturalistica che nel tempo ha preservato intatte le caratteristiche di una natura incontaminata. La complessità orografica ha portato ad una varietà di microclimi con la conseguente diversificazione della vegetazione. I boschi di leccio sono stati in parte sostituiti con fasce coltivate o con altre essenze arboree quali il pino marittimo, il pino di Aleppo, sugheri e castagni. Negli ambienti litoranei crescono il finocchio di mare e il dauco marino vicino al cappero, in passato attivamente coltivato. Negli ambienti rupestri, accanto alla cineraria marina, il senecio bicolore, la ruta, ed altre varietà; nelle fessure più ampie della roccia si trovano l'euforbia arborea e numerose specie tipiche della macchia mediterranea. In tutta la zona sono diffusi arbusteti come rosmarino, timo, elicriso e lavanda. Macchia ad erica arborea e macchia mista, formata da lentisco, mirto, terebinto, ginestra spinosa, corbezzolo, fillirea e ginepro rosso, creano una boscaglia densa e intricata di liane, tra le quali la salsapariglia, la robbia, la fiammola, l'asparago, il caprifoglio etrusco e marino. Tra le specie avi-faunistiche figurano il gabbiano reale, il falco pellegrino e il corvo imperiale, tra i mammiferi, il ghiro, la donnola, la talpa, la faina, il tasso, la volpe e il cinghiale. Nelle aree boschive è facile ammirare la lucertola muraiola, il ramarro e alcuni serpenti come il biacco, il colubro di Esculapio e la vipera; vicino ai ruscelli vivono rane e salamandre dagli splendidi colori.

Il Parco Nazionale delle Cinque Terre, sin dal momento della sua costituzione, ha impostato la sua politica d’intervento e le sue linee guida di sviluppo su di un modello ad oggi ampiamente adottato: quello dello Sviluppo Sostenibile.

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10 Secondo la classica definizione dell’Organizzazione Mondiale del Turismo (WTO – World Tourism Organization) si definisce Turismo Sostenibile “lo sviluppo turistico che soddisfa le esigenze attuali dei turisti e delle regioni d’accoglienza, tutelando nel contempo e migliorando le prospettive per il futuro […]”. Il Parco sposa nella sua interezza questa definizione non limitandosi a preservare un territorio di straordinaria bellezza e peculiarità com’è quello delle Cinque Terre, calibrando la sua azione su di un miglioramento continuo della qualità della vita e della sostenibilità dello sviluppo. Partendo dal patrimonio naturale, culturale e paesaggistico attuale, l’obiettivo è quello di ripristinare un equilibrio armonico tra elemento umano e natura. In questo contesto si inseriscono numerose iniziative adottate dal Parco Nazionale delle Cinque Terre come il Marchio di Qualità Ambientale per le strutture ricettive, che permette di avere, disseminato sul territorio, una rete di strutture rispettose dell’ambiente e, allo stesso tempo, di poter comunicare direttamente con i turisti che alle Cinque Terre soggiornano sensibilizzandoli tramite informazioni dettagliate circa le maggiori problematiche ambientali del territorio e le azioni da mettere in atto per far sì che il soggiorno in loco sia il meno impattante possibile per l’ambiente; o ancora l’introduzione delle Cinque Terre Cards, i cui ricavati vengono reinvestiti per prevenire fenomeni di collasso idrogeologico o per recuperare terre che ad oggi risultano essere incolte e abbandonate. L'obbiettivo generale è quello di creare le condizioni affinché le strutture ricettive turistiche oltre a fornire un servizio di buona qualità rendano anche un servizio compatibile con la salvaguardia dell’ambiente e delle risorse naturali. La capacità di controllare e ridurre gli impatti ambientali legati all’attività turistica ricettiva è infatti un requisito essenziale per garantire il mantenimento dell’attività stessa nel territorio del Parco. Il metodo risponde ad una generale esigenza di concretezza e di fattibilità. Questo allo scopo di costituire una comunità sensibile alle tematiche ambientali che lavori con il Parco sull’obiettivo Turismo Sostenibile. Le caratteristiche della ricettività turistica all’interno del territorio del Parco presenta degli aspetti peculiari e locali. Nei comuni di Riomaggiore e Vernazza la ricettività turistica è coperta quasi esclusivamente dagli affittacamere affitta-appartamenti e case vacanze (Gando N. 1984).

Il progetto si è adeguato alla realtà locale risultando del tutto innovativo nell’applicazione di una certificazione ambientale a queste categorie ricettive turistiche. Il progetto ha preso l’avvio da una analisi delle strutture ricettive presenti sul territorio e dallo studio delle esperienze di certificazione ambientale e marchi di qualità ambientale già applicati al settore turistico in Italia ed all’estero, per arrivare ad una stesura degli obiettivi attraverso la concertazione con i soggetti coinvolti.

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11 I principi che hanno orientato la metodologia adottata nel marchio di qualità ambientale possono essere così sintetizzati: per primo può essere considerato il principio di condivisione in cui la costruzione di un processo partecipato vede coinvolti diversi attori; come secondo quello d’integrazione inteso come consapevolezza del legame delle grandi questioni di tutela ambientale con quelle individuali; come terzo, il principio di omogeneità percepito come la possibilità di mettere in relazione le diverse azioni e i diversi obiettivi di tutela ambientale con gli interessi derivati dallo sviluppo economico (Casavecchia A., Salvatori E. 2002)

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