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APPENDICE B La situazione delle tecnologie in Italia

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Academic year: 2021

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APPENDICE B

La situazione delle tecnologie in Italia

Negli ultimi anni è cresciuto l'interesse degli istituti di ricerca verso prima la diffusione dei servizi telematici della PA e poi più in generale sull'importanza che gli italiani danno alla rete all'interno del sistema dei media.

Per questo presenterò di seguito diverse statistiche che possono aiutare a riflettere in maniera intelligente su come stimolare tanto gli operatori quanto gli utenti della PA a utilizzare di più il computer e soprattutto gli strumenti mediatici legati ad Internet, osservando come le persone vivono il fenomeno multimediale che sta cambiando le loro abitudini.

Serve quindi una breve analisi sia sui limiti fisici (impossibilità di avere delle infrastrutture, ovvero digital divide) sia sui limiti culturali per evitare banali osservazioni e mediocri proposte.

Inoltre, sebbene molti dati siano riferiti agli utenti, non si deve pensare che siano validi solo per chi sta fuori dal sistema PA: il funzionario si trova ad uscire dai confini del sistema e diventa lui stesso un elemento del fuori. In quel nuovo ambiente può portare le conoscenze e le abitudini tecnologiche apprese dentro, ma è vero anche il contrario.

A questo proposito, ci tengo ad evidenziare come questo aspetto sia stato notato proprio da chi ha lavorato sul campo. Nella conferenza “Open source e piano e-government 2012” del COM-PA 2009 l'Assessore all'Innovazione della Provincia di Vicenza (dove Sun Microsystems Italia, in accordo con il Ministero della pubblica amministrazione e innovazione, ha sviluppato un progetto pilota) ha infatti sottolineato se si dà agli impiegati la possibilità di sperimentare a casa le soluzioni open source presenti sul lavoro essi imparano meglio a conoscerle e sono più stimolati a diffonderle.

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Le statistiche Censis

L' ottavo rapporto sulla comunicazione

Il 19 novembre 2009 il Censis ha presentato alla stampa1 l'ottavo rapporto sulla

comunicazione, dove si evidenzia che tra il 2001 e il 2009 tutti i media sono in crescita, fatto che porta a dire che la nascita dei nuovi media non ha imposto la cancellazione degli altri, ma semmai ne ha incentivato l'espansione grazie anche a fenomeni di convergenza.

Dalla seguente tabella si evince che nell'ultimo decennio la televisione è arrivata a coprire la quasi totalità della popolazione, che la radio ha fatto un balzo sorprendente, di pari grado di quello dei cellulari. Colpisce notare che Internet è aumentato in maniera esponenziale: se la radio (la tv non va considerata perché era già ad un livello di saturazione) in 9 anni è aumentata del 12%, Internet è aumentato del 27%!

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In un confronto più limitato nel tempo, tra il 2007 e il 2009, si scopre però che la carta stampata ha avuto un calo deciso: si passa infatti dal 79,1% di utenti con un rapporto coi quotidiani del 2007 al 64,2% nel 2009, con un calo del 12,2% per i quotidiani a pagamento e del 3,4% dei quotidiani online. Solo la free press riesce nel biennio ad avere un incremento dell'1%, soprattutto tra i lettori più istruiti. Interessante è l'analisi che il Censis fa sulla crisi dei quotidiani online:

«La spiegazione della flessione dell’utenza (dal 21,1% al 17,7%) non è certo di natura economica, ma va rintracciata nell’evoluzione degli impieghi della rete. Si può pensare ad altri tipi di portali non necessariamente informativi, che però riportano anche notizie di cronaca e di costume, ma anche a link e finestre aperte a vario titolo nei blog e nei social network abitualmente frequentati, oltre che ai motori di ricerca e ai programmi aggregatori che rintracciano automaticamente in rete le notizie richieste dall’utente.»2

Anche i periodici calano: i settimanali vengono consultati da -14,2% mentre i mensili da -8,1% di italiani.

Questi dati hanno portato il Censis a confrontare la situazione della diffusione della banda larga con quella della carta, con un meccanismo di negazione. Si osserva cioè che la somma di chi si informa con media audiovisivi o carta stampata è passata da un totale del 71% nel 2006 ad uno del 51,3% nel 2009: questo valore esprimerebbe

«il totale di quanti non hanno ancora colmato il digital divide»3.

Sulla stampa si può fare un ragionamento inverso, ovvero osservare il «press divide, questo nuovo divario tra quanti contemplano nelle proprie diete i media a stampa e

quanti non li hanno ancora o non li hanno più»4: nel 2006 era il 33,9% a non aver

contatti con la stampa, mentre nel 2009 la cifra è del 39,3%. Indagando su chi ha trainato questo cambiamento si scopre che sono stati i giovani (+10,0%), gli uomini (+9,9%) e i soggetti più istruiti (+8,2%), quelli cioè da sempre ritenuti il traino della modernizzazione del paese. Basta però osservare un quotidiano per vedere come questo dato sia già stato recepito dai direttori di giornale: sempre più spesso vengono

2 I media tra crisi e metamorfosi - Sintesi per la stampa, Censis, Roma, 2009, p. 4 3 Ivi, p. 9

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infatti scritti articoli scandalistici o titoli ad effetto, che tipicamente attirano una fascia di popolazione medio-bassa.

Queste analisi sembrano fuori luogo per la PA, ma poniamoci delle semplici domande: quando si pubblica un annuncio per un bando di gara non si sceglie spesso il canale degli albi e dei quotidiani? È ancora un canale valido ed efficace a fronte di questi dati? Se la comunicazione pubblica deve essere a favore nel cittadino, coinvolgerlo ed ascoltarlo, non conviene pensare anche ad Internet come spazio dove diffondere i comunicati ufficiali della PA? Fortunatamente a queste domande ha già risposto il Ministro della pubblica amministrazione e dell'Innovazione, per esempio con la legge 69/2009 che all'articolo 32 impone l'obbligo della pubblicazione online dell'albo pretorio.

L'ottavo rapporto sulla comunicazione prosegue con un'interessante analisi della situazione del web 2.0 e dei social network: negli ultimi anni anche gli italiani hanno cominciato a usare la rete per interagire tra loro e non solo per trovare informazioni. Hanno capito che con Internet si può costruire insieme ad altri una conoscenza diffusa, trovare opportunità di lavoro, scambiarsi merci, ma anche informazioni, confidenze o pettegolezzi, oppure video e ogni altro prodotto audiovisivo, quand’anche protetto dal diritto d’autore.

Sono cinque i social network più popolari in Italia: Facebook, noto al 61,6% degli italiani, YouTube (60,9%), Messenger (50,5%), Skype (37,6%) e MySpace (31,8%). Il più utilizzato tra questi risulta essere Youtube, col 30,9%, a dimostrazione di quanto il visuale e i video stiano avendo un notevole impatto nella comunicazione del nuovo millennio, aspetto che non può esser dimenticato in quanto gli uffici comunicazione di un ente non devono trattare solo informazione burocratica con standard fissati per legge, ma anche informazioni informali, che in alcuni casi devono anche convincere sul buon operato.

Analizzando più nello specifico il fenomeno Facebook si scopre che il 54,6% degli utenti fa parte di gruppi di interesse o ha sottoscritto citazioni e che il 10% ha effettivamente partecipato a eventi sociali, manifestazioni politiche, spettacoli di cui è venuto a conoscenza tramite il social network. Dati questi che non possono risultare indifferenti ad un ente pubblico che, con meccanismi anche di marketing,

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vuol coinvolgere (se non fidelizzare) i propri utenti nelle sue attività.

Infine nell'indagine sono state raccolte informazioni anche sui momenti in cui abitualmente si accede a Facebook: il 68,4% lo fa la sera, il 36,5% si connette solitamente nelle ore diurne, il 15,3% mentre lavora o studia, e solo il 10% accede al social network esclusivamente nel fine settimana. Considerando l'attuale funzionamento di Facebook, dove una volta loggati si vedono nella propria home-page gli ultimi cambiamenti e le notizie dei propri amici/gruppi, l'orario di pubblicazione di un post diventa rilevante: difatti se si lancia una notizia nel momento sbagliato questa rischia di venir inghiottita dagli aggiornamenti di altri utenti, riducendo drasticamente il numero di persone che riescono a visualizzarla.

Le città digitali in Italia

Il Censis, in collaborazione con la RUR (Rete Urbana delle Rappresentanze) e il Ministero per le riforme e l'innovazione nella pubblica amministrazione fino al 2006 ha stilato annualmente dei rapporti sulla digitalizzazione delle città italiane, che avevano l'obiettivo di spiegare quanto la rete aiutava nella diffusione dei servizi e nell'ampliamento della partecipazione democratica. Nel nono e ultimo rapporto, pubblicato nel luglio 2006, si rileva innanzitutto che, allora come oggi, il paese è al centro di contraddizioni: la PA si è dotata di infrastrutture telematiche ma offre ancora soluzioni sperimentali, mentre i cittadini sono entusiasti nel vedere online molti servizi della PA ma si fidano poco ad usarli, soprattutto le transazioni. La ricerca suggerisce, in una valutazione d'insieme, una maggiore integrazione con i privati che ormai sono diventati anch'essi fornitori di servizi telematici: per avere una vera città digitale, interconnessa e in grado di offrire servizi o relazioni a distanza, servono progetti ampi con molti attori sul territorio nei quali la PA deve svolgere un ruolo di coordinamento e stimolo.

Entrando nell'analisi dello scenario dei servizi telematici proposti dalla PA la ricerca scopre che il 36,9% dei Comuni capoluogo hanno tutte le loro principali informazioni in rete. Sul grado di interattività dei servizi offerti si osserva che la PA garantisce con alte percentuali la diffusione di informazioni e modulistica, mentre rare sono le transazioni perché si denota un scarsa abitudine e una diffidenza dei

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cittadini ad usarle. Solo le transazioni collegate alle tasse hanno una diffusione del 23,3% nei Comuni capoluogo e del 5,5% nei Comuni piccoli.

I servizi online però, secondo il Censis, non devono essere sviluppati autonomamente dai vari enti ma vanno realizzati in condivisione con altre istituzioni e amministrazioni, come hanno fatto le public utilites che sono riuscite a rendere i propri siti pienamente interattivi e funzionali. Per soddisfare questa esigenza la ricerca evidenzia, attraverso dei dati, quanto siano importanti ASL e Camere di Commercio. Inoltre nella miriade di servizi offerti da istituzioni, portali privati, motori di ricerca l'utente spesso si sente smarrito e necessita di un aiuto affidabile. Per questo sarebbe utile creare dei portali territoriali gestiti da PA e privati allo scopo di fornire ai cittadini e al turista un sicuro punto di riferimento virtuale, dove poter trovare le informazioni sul territorio. Siti istituzionali che già aderiscono a portali territoriali sono presenti 10 in regioni italiane, nel 25,5% nelle Province e nel 21,6% dei Comuni capoluogo. Il 30,4% dei Comuni non capoluogo ritiene questi portali uno spazio per costruire reti più ampie,soprattutto con altri Comuni. Il 72,5% dedica poi pagine dei propri siti ad altri Comuni o alla presentazione di progetti di cooperazione.

Al di là delle funzioni insite nei servizi online, essi possono essere anche dei fautori di democrazia: come si è detto nel settimo capitolo a proposito dell'e-democracy, si amplia il livello di partecipazione già solo producendo comunicazione attraverso le tecnologie telematiche. La ricerca infatti denota che nella maggior parte dei siti istituzionali (90%) già nell'home page sono presenti le notizie principali, l'aggiornamento quotidiano del sito è garantito da più del 50% degli enti grandi, mentre la possibilità di inviare messaggi o segnalazioni tramite i siti web è possibile in circa l'80% dei Comuni capoluogo e delle Province, nel 61,5% dei Comuni più piccoli. Purtroppo però non viene dato molto risalto alle FAQ, un utile strumento per dare una risposta immediata ai dubbi più ricorrenti: sono presenti solo nel 20% degli enti grandi. Colpisce invece che a seguire di più l'utente nella navigazione, con un elenco dei servizi disponibili online, sia il Comune capoluogo (col 43,7%): forse perché sono gli enti con più servizi online e perché per bacino d'utenza sono tra i più ricercati.

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Riguardo al tipo di informazioni disponibili online le descrizioni delle funzioni amministrative sono ormai garantite nel 90% dei siti della PA, mentre nel 70% di quelli dei Comuni capoluogo sono presenti anche le informazioni relative alle competenze e funzionalità dei vari uffici. Non solo, in più del 70% dei siti di Comuni capoluogo e delle Province sono reperibili i recapiti e-mail di dirigenti e politici, che danno sempre più risalto e importanza anche alle comunicazioni effettuate tramite posta elettronica.

Contestualmente anche gli URP si sono spostati online, in più del 70% dei casi ma nonostante nelle home-page ci siano link appositi essi spesso conducono ad una sola pagina informativa.

Tabella tratta da IX Rapporto – Le città digitali in Italia, Rur-Censis, 2006

L'utente di fronte a questa disponibilità telematica della PA non si ritiene però soddisfatto: un sito Internet è sicuramente una risorsa importantissima, ma il cittadino ormai utilizza diversi media e per questo vorrebbe che il suo Comune o istituzione sfruttasse la multicanalità. Fino ad ora si è realizzata solo tramite

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sporadici servizi sms (17,5% nei Comuni capoluogo) quando invece servirebbero versioni mobile dei siti web, in considerazione anche del fatto che gli anziani (la categoria che per basse conoscenze è la più esclusa nella fruizione dei siti) aumentano sempre di più la loro famigliarità con i cellulari.

Da osservazioni più legate alla partecipazione la ricerca scopre che l'attività politica è all'ordine del giorno dei siti web delle istituzioni: più del 60% degli enti grandi infatti pubblicano le delibere di giunta e lo stesso valore si registra per la pubblicazione delle biografie degli amministratori o dei dati elettorali.

Online però si sono anche strumenti, come le community, che rendono gli utenti più attivi. Dai dati si evince che la pratica è diversa: circa il 50% degli enti richiede l'iscrizione all'utente per fruire anche solo di servizi informativi, mentre forum e newsletter tra il 2004 e il 2006 hanno ottenuto un forte calo. Si sono attestate sul 50% invece le presenze di spazi di raccolta di suggerimenti per il miglioramento del sito tramite e-mail, form o con questionario. Quindi si è ben lontani da una e-democracy che, anche considerando gli anni attuali, tarda ad arrivare per una cultura politica diffidente e poco desiderosa di un ampliamento della partecipazione. Come si diceva nelle analisi sociologiche del quindi capitolo, l'e-democracy in Italia non riesce ad andare oltre la maggiore diffusione di contenuti, che è soltanto la sua connotazione basilare.

Come sosteneva Polillo, per realizzare bene anche solo quest'attività non basta inserire contenuti sul web, bisogna anche renderli facili da reperire. L'indagine osserva che poco più del 30% degli enti grandi soddisfa le direttive della “Legge Stanca” del 2004 sull'accessibilità, anche se bisogna ammettere che i fogli di stile sono disponibili in più del 75% dei siti della PA. Il Censis rileva inoltre che anche l'usabilità dei siti spesso viene meno a causa di scelte stilistiche eccessive, rigidità delle impaginazioni o menù troppo complessi. Aiutano invece alla navigazione i sistemi di profilazione, che nel 29,1% dei siti comunali si basano sul sistema degli eventi della vita. In compenso nei Comuni capoluogo Linux è presente in più del 50% dei casi, mentre il 24,3% dei download inizia ad essere libero.

L'indagine si conclude con un rating dei siti istituzionali suddiviso per vari ambiti, valutati nel 2006. Non entrando nei dettagli di questa classifica in quanto negli anni

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molto è cambiato nei vari siti, evidenzio soltanto che il Comune di Bergamo col suo sito si piazzò al 21esimo posto nella classifica complessiva dei siti dei Comuni capoluogo.

Una buona posizione che lasciava bene sperare, considerando che dal 2004 al 2006 era riuscito a recuperare due posizioni e che aveva un buon indice “Cooperazione, relazionalità e community” (il quarto posto in Italia).

Cittadini digitali

Nel 2005 il Censis produsse l'ultima edizione della ricerca “Cittadini digitali”, in collaborazione col Forum PA che si tiene annualmente a Roma, sull'uso da parte dei cittadini dei servizi telematici della PA. Come primo risultato scoprì che già in quell'anno almeno 5 milioni di italiani consultava almeno un sito della PA, con particolare interesse per quelli di enti erogatori di servizi. Ciò nonostante tra il 2004 e il 2005 il numero degli utenti non era aumentato: erano quindi accresciute l'abitudine e la fiducia verso la rete. L'indagine poi esamina lo scenario demografico degli utenti di Internet, che qui non ripropongo perché è uguale a quello di altre statistiche presentate in questa appendice: giovani e professionisti sono i più assidui utilizzatori della rete, mentre lo zoccolo duro è rappresentato da casalinghe e anziani in quanto trovano che la televisione e il cellulare siano strumenti più facili da usare.

Tornando alla PA le osservazioni del Censis invece denotano che per la prima volta nel 2005 più del 50% degli italiani valutano Internet, la tv e i call center strumenti più utili dello sportello nella relazione con un'istituzione pubblica. Si preferisce quasi l'aiuto di un operatore telefonico di quello di un impiegato dietro ad un bancone. Ciò significa che le nuove tecnologie iniziano ad esser percepite anche dai cittadini come strumenti di innovazione che possono generare un rapporto con la PA più semplice e trasparente, oltre a diffondere democrazia e partecipazione.

Interessante è notare nella seguente tabella che i siti della PA battono quelli dei portali privati quando l'utente cerca informazioni locali o sociali, mentre per quanto riguarda quelle turistiche e legate all'acquisto di biglietti di mostre si affida sempre al privato: nell'ottica dei portali territoriali esposta nella ricerca “Nono Rapporto – Le città digitali in Italia” questo è un aspetto da tenere in considerazione, soprattutto per

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il fatto che i siti comunali dovrebbero trasmettere affidabilità anche nelle informazioni di tipo turistico.

Tabella tratta da Cittadini digitali 2005, Censis, 2005

Infine tra i servizi che più i cittadini ritengono utili ai primi posti ci sono quelli più burocratici, legati ai servizi del territorio, alle informazioni sull'ente e alle procedure amministrative. Internet è quindi ancora considerato sotto un'ottica strumentale e non come la base per nuovi processi o organizzazioni volte all'e-democracy.

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Le statistiche ISTAT

L'annuario statistico italiano

Il 20 novembre 2009 l'ISTAT ha presentato alla stampa la sua annuale pubblicazione generalista sulla condizione del paese Italia.

Da essa si rileva innanzitutto che il processo di invecchiamento della popolazione italiana continua a crescere: un italiano su cinque è ultra sessantacinquenne. A fine 2008 l’indice di vecchiaia (rapporto tra la popolazione con più di 65 anni e quella con meno di 15) registra un ulteriore incremento, raggiungendo un valore pari al 143,1%. Sono soprattutto gli immigrati, aumentati di 458.644 in più rispetto al 2008, ad aiutare a colmare questo divario nonostante il tasso di fecondità delle donne italiane sia passato da 1,37 figli per donna nel 2007 a 1,41 nel 2009.

Di pari passo però anche il livello di scolarizzazione aumenta: la quota di persone con qualifica o diploma di scuola secondaria superiore si attesta al 32,6%, mentre il 10,7% possiede un titolo di studio universitario.

Poco diffusa è l’abitudine alla lettura di giornali e libri: nel 2009 legge un quotidiano almeno una volta a settimana il 56,2% delle persone con più di 6 anni, mentre ai libri si dedica il 45,1%. Tuttavia rispetto all’anno precedente crescono i lettori di testi, che passano dal 44% al 45,1%. Colpisce positivamente che siano i ragazzi tra gli 11 e i 14 anni a rappresentare la quota più alta di lettori: sono infatti il 64,7% quelli che dichiarano di leggere libri nel tempo libero.

Venendo invece ai dati relativi alla diffusione delle nuove tecnologie, dall'indagine si scopre che nel 2009 crescono gli utilizzatori del computer e di Internet, che ormai rappresentano rispettivamente il 47,5% (44,9 nel 2008) della popolazione con più di 3 anni e il 44,4% (era 40,2%) di quella con più di 6 anni. L' uso del pc coinvolge soprattutto i giovani e tocca il livello massimo tra i 15 e i 19 anni (86% rispetto all’80% del 2008), ma con il crescere dell’età diminuisce fino a scendere al 9,9% in persone fra i 65 e i 74 anni e addirittura al 2,4% fra gli ultra settantacinquenni. Internet tra gli ultra sessantacinquenni è usato solo nel 8,5% dei casi.

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Analizzando invece il genere, il computer viene usato dal 52,8% degli uomini contro il 42,5% delle donne, mentre usa Internet il 49,8% degli uomini contro il 39,4% delle donne. È bene sottolineare però che le differenze di genere sono contenute fino a 34 anni e si accentuano a partire dai 35. Permane la differenza territoriale: usa il pc il 51,5% della popolazione residente al Nord e il 48,8% di quelli del Centro e solo il 41,5% al Sud. Usa Internet il 48,3% al Nord, il 46,8% al Centro, mentre nel Mezzogiorno la quota scende al 38,0%. Bolzano vanta la percentuale di utilizzo più alta, sia per l’uso del pc (55,6%) sia per Internet (52,8%), la Puglia è fanalino di coda con 38,4% di cittadini che usano il pc e 34,9% che utilizzano Internet.

Interessante infine per la PA è il capitolo dove si evidenziano le difficoltà che i cittadini riscontrano nella loro vita quotidiana.

Il 55,9% di chi ha più di 18 anni lamenta file di oltre 20 minuti alle Poste per gli stipendi, il 48,6 % per i servizi dei conti correnti. Denuncia file eccessive alle ASL il 49,8% dei cittadini, mentre agli uffici anagrafe la percentuale si abbassa al 46,3%. Il 54,7% ha problemi nell'accesso al pronto soccorso, il 38,5% alle forze dell'ordine, il 34,8% agli uffici comunali e il 27,1% agli uffici postali. Dati su cui riflettere, che mostrano come i servizi online potrebbero ridurre disagi e code a molte queste persone.

Cittadini e nuove tecnologie

L'ISTAT nel febbraio 2009 condusse l'indagine “Aspetti della vita quotidiana” su 19 mila famiglie e 48 mila individui, nella quale si analizzava anche la disponibilità di tecnologie presso le famiglie italiane. I dati relativi a quest'aspetto vennero poi riassunti nell'indagine “Cittadini e nuove tecnologie – Anno 2009”.

In particolare questa ricerca afferma che cresce il numero di famiglie con un personal computer (dal 50,1% del 2008 al 54,3% del 2009) come anche l'accesso ad Internet (dal 27,6% del 2008 al 34,5% del 2009). Sono soprattutto le famiglie con almeno un minorenne ad possedere più facilmente uno di questi media (ha il pc il 79% e Internet il 68,1%) o quelle con all'interno un dirigente (pc al 86,2% e Internet al 78,6%). Ciò però non è da considerare del tutto positivo: se si confronta la situazione italiana con quella europea si scopre che nella classifica delle famiglie con minorenne (qui però

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da 16 anni in su) che usano Internet siamo al 21esimo posto, col 53%.

Queste due categorie di famiglie inoltre si distanziano notevolmente da altre due: la prima è composta da un capofamiglia operaio (pc al 60.9% e Internet al 49,4%), mentre l'altra è composta da soli anziani che possiedono pochissimo questi media (pc al 7,7% e Internet al 5,9%), anche se al contempo hanno in possesso più cellulari (+6,6%).

Rimane poi un divario geografico tra Nord (pc e Internet oltre il 50%) e il Sud (pc al 42,3% e Internet al 29%), anche se negli anni si sta riducendo.

Proseguendo l'indagine conferma quanto descritto da altre ricerche: il computer è usato tutti i giorni dal 27% degli italiani e Internet dal 21,8%. Sono soprattutto i giovani ad usarli rispetto agli anziani (pc al 25% e Internet al 22,8%), più uomini che donne con il divario che si amplia dopo i 35 anni, mentre è nelle aree metropolitane che questi media sono più diffusi (pc al 52% e Internet al 48%).

Più originali e interessanti sono i dati relativi alle abilità informatiche: quasi tutti gli utilizzatori del computer sanno copiare o muovere un file (86%) e sanno copiare o muovere informazioni all'interno di un testo (85,2%). Il 58,9% sa installare periferiche, il 56,4% sa usare un foglio di calcolo elettronico e il 52,1% sa comprimere un file. Pochi (15,6%) sanno invece scrivere un programma per computer. Del resto se si controlla quanti hanno seguito un corso per utilizzare al meglio il pc si scopre che ciò è avvenuto solo per il 38% degli utilizzatori, soprattutto donne (41,2%), giovani e del Nord (38%). Internet viene invece usato soprattutto per mandare e-mail (79,1%), per apprendere (69,4%) o cercare informazioni su merci e servizi (64,5%).

Infine in questa indagine è presente una sezione dedicata all'interazione online con la PA: il 38,8% degli internauti con più di 14 anni ha navigato nei siti della PA per ottenere informazioni, il 29,5% per scaricare moduli e il 14,2% per inviare materiale ad un ente. Sono soprattutto gli adulti tra i 35 e i 74 anni ad utilizzare questi siti (oltre il 45%) e generalmente sono dirigenti o almeno impiegati: essi sono infatti il triplo degli gli operai che usano i servizi online della PA, forse proprio a causa di una diversa conoscenza delle potenzialità e dell'affidabilità del mezzo Internet.

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Tabella tratta da Cittadini e nuove tecnologie – Anno 2009, ISTAT

La ricerca di base sulla diffusione dell'online in Italia di

Audiweb/Doxa

Di interesse più specifico per i risvolti legati ad Internet è l'indagine di Audiweb, in collaborazione con Doxa, che esce trimestralmente e riassume gli ultimi trend sulla diffusione e l'uso della rete in Italia5. L'edizione di febbraio 2010 offre la sintesi dei

risultati cumulati di quattro cicli, tutti riferiti al 2009 (dal 09/02/09 al 01/12/09). Da essa si scopre che il 64,6% degli italiani con età tra gli 11 e 74 anni ha un collegamento ad Internet da qualsiasi luogo e con qualsiasi strumento: questo valore è aumentato del 10,4% rispetto al 2008. Il 51,9% delle famiglie italiane ha accesso alla rete, soprattutto i nuclei grossi, e nel 69,5% dei casi predilige un collegamento veloce tramite ADSL e senza limiti di tempo.

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Quindi da questi dati si può dire che l’Italia è abbastanza collegata alla rete, ad eccezione dell’area Sud e Isole che presenta una percentuale del 58,4%, rispetto alla media del 65,7%.

L’accesso a Internet è del 68,2% tra gli uomini e del 61,2% tra le donne ed è elevata tra i giovanissimi di 11-17 anni (82,7%) e tra gli Italiani di 18-34 anni (78,9%). Nella fascia d'età 55-74 anni si abbassa però drasticamente (36,4%).

Internet risulta molto più presente tra le fasce medio/alte della popolazione: ci sono livelli di penetrazione quasi assoluti tra i laureati (93,2%), gli studenti universitari (98,5%), i dirigenti, quadri e docenti universitari (92,1%), gli imprenditori e liberi professionisti (93,7%) e gli impiegati e insegnanti (91%).

Analizzando poi i luoghi da cui si accede alla rete colpisce scoprire che dall'ufficio si accede poco: solo il 38,2% degli occupati, di cui il 56,5% lavora in aziende o enti con più di 500 dipendenti. Il dato inoltre è in netto calo rispetto al 2008: - 4,8% Inoltre le imprese che forniscono Internet ai dipendenti fanno parte dei settori più rivolti alla ricerca e ai servizi, come nel caso delle attività professionali, scientifiche e tecniche (78,3%), di attività finanziarie-assicurative (78,8%), dei servizi di informazione e comunicazione (67,6%) o dell’amministrazione pubblica e difesa (62,9%). Risultano ancora un po' indietro i settori pubblici legati all’istruzione (49,7%), della sanità e assistenza sociale (44,6%). Riassumendo la ricca statistica su questo punto si può dire che il profilo medio di un occupato con Internet è questo: donna (40,4% rispetto al 36,8% degli uomini occupati), vive principalmente in una città del Nord Est (44,6%) con oltre 250.000 abitanti (46,5%), possiede una laurea o un diploma universitario (69,1%) ed è un dirigente, quadro o docente universitario (78,2%). È chiaro che questi risultati vanno tenuti presente quando si pensa ad un pubblico più “dentro” (settoriale oltre che interno), alle intranet soprattutto alla cultura dell'impiegato medio di una PA.

L'accesso ad Internet da altri mezzi è ormai interessante: da smartphone, cellulare o PDA accede l’9% dei casi (con un +48.5% rispetto al 2008), da luogo di studio il 7,3% (-12,3% rispetto al 2008) dei casi e da altri luoghi, ad esempio biblioteche e Internet point, il 4,9% (+6,5% rispetto al 2008). Il primo dato evidenzia che bisogna prestare attenzione alla diffusione della rete tramite il cellulare, che del resto è uno

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tra i dispositivi preferiti dagli italiani: può risultare utile quindi pensare ai siti o piattaforme anche in versione mobile. Gli altri dati dicono che l'Italia ha un basso uso di Internet in un contesto controllato come la scuola, mentre lo si usa sempre più in biblioteca forse anche grazie alla digitalizzazione di molti archivi e materiale bibliografico.

Ad ogni modo sono sempre le mura domestiche ad avere la meglio tra i luoghi di fruizione della rete: nel 2009 era l'ambiente preferito per navigare dal 57,1% degli italiani, con un incremento del 15,1% rispetto al 2008.

Tabella tratta da AW Trends - Sintesi dei risultati della Ricerca di Base sulla diffusione dell'online in Italia – VI Edizione, Audiweb, Milano, 2010

La ricerca infine si conclude con una parte sulle motivazioni relativa all'uso o al non uso di Internet.

Innanzitutto si accede alla rete soprattutto per approfondire qualsiasi argomento (47,2%), usufruire di servizi pubblici e privati a distanza (29,5%), trovare cose disponibili solo su Internet (26,2%), aggiornarsi su notizie di cronaca in tempo reale (20,8%), rendere più efficace e divertente sia lo studio che il lavoro (19,3%) ed

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entrare in contatto con molte persone in ogni parte del mondo (20,2%), risparmiando tempo e denaro (18,4%).

Tra i soddisfatti le motivazioni sono queste: per ciò che trova in rete (57,9%), soprattutto se cose non disponibili altrove (29,4%), notizie non offerte dagli altri media (21,8%) o informazioni che aiutano a comprendere meglio avvenimenti di interesse (21,6%). Si resta invece insoddisfatti se ci si trova a dover affrontare problematiche relative alla connessione troppo lenta (34,8%), a siti troppo pesanti e lenti da caricare (25,2%) oppure a problemi con il computer (17,7%). Si ritiene insoddisfatto anche chi non ha trovato ciò che cercava (24,2%) o ha navigato senza trovare nulla di interessante (8,8%).

Sugli insoddisfatti si possono fare quindi due semplici riflessioni, utili per la PA: la qualità dei collegamenti è un problema6 rilevante quanto il digital divide, mentre siti

troppo pieni di contenuti e pesanti demoralizzano invece che attirare l'attenzione. Accede alla rete con minore frequenza chi non conosce bene Internet (il 12,7% dichiara “se non temessi i virus informatici” e il 5,8% “se i contenuti fossero più controllati/certificati”) o non sa usare bene il computer (il 10,7% preferirebbe essere aiutato da qualcuno). Altri lo farebbero più di frequente se il collegamento costasse meno (29,1%), se fosse più veloce (18,4%) o se fosse possibile collegarsi dal cellulare senza spendere troppo (10.6%).

Chi, infine, non ha mai navigato ammette di non averlo fatto perché non sa usare il computer (58,8%) o perché convinto che necessitino grandi competenze informatiche (15,8%). In alcuni casi c’è disinteresse nei confronti della rete (27,3%) e c’è la convinzione che se ne possa fare a meno (il 14,9% dichiara “quello che si può fare con Internet lo faccio anche senza”). Risposte che fan capire come siano la scuola (agenzia di socializzazione fondamentale) e i media tradizionali a dover trasmettere una cultura volta alla tecnologia e insegnare un uso corretto di Internet.

6 F. Caio, Portare l’Italia verso la leadership europea nella banda larga - Considerazioni sulle

opzioni di politica industriale, Rapporto per il Ministero dello Sviluppo Economico – Comunicazioni, Roma, 2009

Figura

Tabella tratta da IX Rapporto – Le città digitali in Italia, Rur-Censis, 2006
Tabella tratta da Cittadini digitali 2005, Censis, 2005
Tabella tratta da Cittadini e nuove tecnologie – Anno 2009, ISTAT
Tabella tratta da  AW Trends  -  Sintesi dei risultati della Ricerca di Base sulla diffusione dell'online in Italia – VI Edizione,  Audiweb, Milano, 2010

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