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Le ultime ribellioni dell’impero: dalla morte di Antioco VII al 65 a.C.

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Academic year: 2021

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APPENDIX

Le ultime ribellioni dell’impero:

dalla morte di Antioco VII al 65 a.C.

Sebbene presupposto del nostro lavoro sia stato analizzare le ribellioni avvenute in Siria sotto i membri delle dinastia seleucide fino ad Antioco VII, vogliamo qui riportare quattro ulteriori casi avvenuti dopo la morte di questo, ovvero nel periodo appena precedente alla caduta dell’impero seleucide e alla provincializzazione della Siria da parte di Roma (64 a.C.).

Se abbiamo deciso di fare questo è per fornire un quadro completo di tutte le ribellioni avvenute nell’arco di vita dell’impero, includendo dunque anche quelle del I secolo. Poiché tuttavia una trattazione storica approfondita di questi eventi risulterebbe troppo estesa, dovendo necessariamente includere il ruolo crescente (seppure presente anche nel periodo precedente) dell’influenza di Roma e dei Tolomei, abbiamo deciso di fare qui una semplice esposizione dei fatti.

Tra gli episodi che tratteremo, ben due non sono citati da Ehling,1 ovvero la ribellione di Antipatro, Clonio ed Eropo a Laodicea e la presa della Siria da parte di Tigrane. Nel primo caso, come vedremo, è possibile che lo studioso non creda che la Laodicea di cui fa menzione il frammento di Diodoro Siculo2 sia quella siriana. Nel secondo caso è verosimile che egli non presti fede a Giustino,3 il quale sostiene che Tigrane non si sia impossessato della Siria contro il volere dei suoi cittadini, ma che al contrario sia stato chiamato a reggerla da una popolazione ormai stanca dei disordini causati dalla continue guerre tra aspiranti successori al potere.

A noi invece è sembrato più giusto riportare tutti i casi che le fonti antiche, o anche solo una fonte antica, hanno riconosciuto come ribellioni o che, seppur con qualche riserva, possono aver avuto luogo nelle città di cui ci siamo occupati.

1 Ehling (2003).

2 Diod. Sic. XXXV Fr. 7 Goukowsky [= XXXIV-XXXV Fr. 22 Walton = Exc. de Virt. et Vit. 343]. 3 Ius. XL, 1.

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1. Ribellione di Antipatro, Clonio ed Eropo a Laodicea

Nel 141 a.C. i Parti avevano raggiunto Babilonia e l’anno seguente Demetrio II aveva iniziato una campagna militare con l’intento di fermarli. Bloccato sull’altopiano iranico e inseguito dai Parti, nel 139 Demetrio fu imprigionato da Mitridate I. Quando già Trifone pensava di potersi impadronire definitivamente del potere, Antioco VII Evergete, figlio di Demetrio I, fece ritorno in patria (139/138), sposò la moglie del fratello imprigionato (Cleopatra Tea) e riuscì ad avere la meglio su Trifone, costringendolo ad uccidersi.

Nel 130 questo sovrano condusse un’ulteriore campagna in oriente; nel 129 però, attaccato a sorpresa dai Parti, morì in combattimento. Demetrio II nel frattempo, liberato, era riuscito a ritornare in Siria.4 Non fu tuttavia capace di continuare la politica del fratello e si scontrò con Alessandro II Zabina che, sostenuto da Tolomeo VIII, riuscì ad essere accolto ad Antiochia e a ottenere il trono attorno al 128,5 pretendendo di essere figlio di Alessandro I Balas o figlio

adottivo di Antioco VII.6

I due continuarono a regnare uno in competizione con l’altro7 ancora per alcuni anni, fino a

che, attorno al 125/124, dopo una sconfitta a Damasco contro Alessandro,8 chiuso fuori dal

palazzo di Tolemaide da Cleopatra Tea,9 Demetrio venne ucciso a Tiro, dove aveva richiesto asilo al tempio, per ordine del comandante della città.10 Il regno di Alessandro II Zabina tuttavia non dovette durare a lungo. Cleopatra non solo aveva avuto figli sia con Demetrio II, sia con il fratello di questo, Antioco VII (dunque tutti potenziali concorrenti al trono), ma si era anche rifiutata di riconoscere Alessandro II come legittimo sovrano. Il primo ad opporsi

4 Era stato liberato da Fraate attorno al 130/129 per spaventare il fratello e costringerlo alla ritirata; App. Syr. 68,

359; Ios. AI. XIII, 8, 4.

5 Ius. XXXIX, 1, 5. Giustino ci dice che Alessandro era in realtà figlio di un commerciante (Ius. XXXIX, 1, 5). 6 Ehling (1998) p. 144 sostiene che la testimonianza di Porfirio in Euseb. Chron. I 258 = FGrHist 260 F 32, 21,

secondo la quale Alessandro II sarebbe stato figlio di Alessandro I Balas, è da ritenere più verosimile della testimonianza di Iust. XXXI, 1, 5 secondo la quale invece sarebbe un figlio adottivo di Antioco VII. A dare maggiore credibilità a Giustino sono invece Bevan (1966) [1902] vol. II p. 249; Bellinger (1949) p. 62 e Will (1967) vol. II p. 365.

7 È probabile che Demetrio continuasse ad avere influenza soprattutto sulle città fenicie della costa, Ehling

(1998) pp. 146. In particolare, per le città che continuano a coniare monete per Demetrio, vedi idem pp. 145-146 e nn. 27-32.

8 Euseb. Chron. I 257 = FGrHist 260 F 32, 21.

9 Ios. AI. XIII, 268. A seconda delle testimonianze il responsabile cambia: Liv. Per. LX ad esempio ci dice che

fu ucciso da Cleopatra mentre Ios. AI. XIII, 9, 3 che fu giustiziato dopo essere stato torturato da coloro che lo odiavano.

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ad Alessandro fu il figlio di Demetrio e Cleopatra, Antioco VIII Filometore,11 detto Grifo, che riuscì ad ottenere il potere definitivamente nel 123-122 a.C.

Fino ad ora abbiamo ricreato le vicende storiche attorno alle quali si sono svolti gli eventi narrati dal nostro frammento, ora vedremo in particolare il testo dello stesso.

In un frammento Diodoro Siculo (XXXV, 7) fa riferimento ad una ribellione a Laodicea ad opera di tre generali di Alessandro I Balas: Antipatro, Clonio ed Eropo.

[XXXV Fr. 7 Goukowsky = XXXIV-XXXV Fr. 22 Walton = Exc. de Virt. et Vit. 343]

Ὅτι Ἀλέξανδρος ὁ Ζαβινᾶς ἐπικληθεὶς, ἀξιολόγων ἡγεμόνων ἀποστάντων Ἀντιπάτρου καὶ Κλονίου καὶ Ἀερόπου, τούτους καταλαβομένους Λαοδίκειαν ἐξεπολιόρκησεν. Καὶ χρησάμενος μεγαλοψύχως αὐτοῖς ἀπέλυσε τῶν ἐγκλημάτων· ἦν γὰρ πρᾷος καὶ συγγνωμονικὸς, ἔτι δὲ ἐν ταῖς ὁμιλίαις καὶ ἐν ταῖς ἐντεύξεσι προσηνής. Ὣν χάριν διαφερόντως ὑπὸ τῶν πολλῶν ἠγαπᾶτο.

Alessandro, detto Zabina, dopo che alcuni suoi famosi comandanti, Antipatro, Clonio ed Eropo, si erano ribellati e si erano impossessati di Laodicea, la espugnò. E, trattandoli con magnanimità, li prosciolse dalle accuse: egli infatti era affabile e comprensivo, inoltre piacevole nei discorsi e nei comportamenti. Specialmente per queste cose era amato dai più.

I problemi inerenti all’interpretazione di questa ribellione, così come è menzionata da Diodoro, sono sostanzialmente due: da una parte non sappiamo di che Laodicea si tratti, dall’altra è difficile attribuire gli eventi ad un particolare quadro storico e gli studiosi oscillano nel datarla tra il 128 e il 125 a.C.

A credere che si tratti della Laodicea sul mare di cui ci siamo occupati fino ad ora, sono Cohen,12 Grainger,13 Bouché-Leclercq14 e Honigmann,15 mentre Bevan16 ad esempio sostiene

che si tratti dell’omonima città fenicia. Di città chiamate Laodicea infatti ne esistevano

11 Ius. XXXIX, 1, 9, coreggente con la madre Cleopatra Tea, che di fatto ha tutto il potere. 12 Cohen (2006), p. 114.

13 Grainger (1990), pp. 166-167.

14 Bouché-Leclercq (1914), vol. I p. 393. 15 Honigmann RE s.v. “Laodikeia 1” p. 713. 16 Bevan (1966) [1902] vol. II p. 251.

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nove17, ma quelle su sui la critica ha fatto delle ipotesi sono, oltre a Laodicea a mare (Siria), Laodicea in Fenicia e Laodicea al Libano.

Inoltre, il fatto che Ehling18 non citi questa ribellione nel suo articolo in cui tratta delle insurrezioni in Siria, Fenicia e Cilicia, ci fa pensare che egli colleghi gli eventi alla città Laodicea al Libano.

Un ulteriore problema consiste nel contestualizzare storicamente i dati che il frammento ci fornisce. Bouché-Leclercq19 e Grainger20 credono che gli eventi si debbano riferire al 128 a.C., in relazione cioè agli scontri tra Alessandro II Zabina e Demetrio II di cui abbiamo fornito sopra un quadro. Naturalmente non possiamo sapere se i generali stessero agendo nell’interesse di Demetrio II o di un altro pretendente al trono, come ad esempio del giovane Antioco VII, manovrato a sua volta dalla madre Cleopatra Tea.21

Al contrario, secondo Bevan, la ribellione sarebbe avvenuta durante gli scontri successivi alla morte di Demetrio, quelli tra Antioco VIII Grifo e Alessandro II Zabina, dunque tra il 125 e il 123.22 Secondo Cohen23 lo stato frammentario della fonte non può permetterci di scegliere

una data piuttosto che l’altra.

2. Protesta ad Antiochia contro Alessandro II

Alessandro II, come abbiamo visto, era salito al potere con il sostegno di Tolomeo VIII. Egli, tuttavia, non era stato riconosciuto come legittimo sovrano da Cleopatra Tea, che anzi aveva nominato coreggente il figlio avuto con Demetrio II, Antioco VIII.24 Egli perse anche il sostegno di Tolomeo quando quest’ultimo giunse ad un accordo con la sorella Cleopatra II,

17 RE s.v. “Laodikeia”, pp. 712-724. 18 Ehling (2003). 19 Bouché-Leclercq (1914), vol. I p. 393. 20 Grainger (1990), pp. 166-7. 21 Bouché-Leclercq (1914), vol. I p. 393. 22 Bevan (1966) [1902] vol. II p. 251.

23 Cohen (2006) p. 115. Anche Bellinger (1949) p. 62 n. 17, dubita che si possano individuare il periodo e il

luogo in modo preciso. Il problema principale consiste nel saper riconoscere le zone di influenza di Alessandro e Demetrio, nel corso degli anni in cui si scontrarono per avere il potere.

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che tornò ad Alessandria in qualità di regina: il re egiziano diede allora in sposa ad Antioco VIII la figlia Cleopatra Trifena, nata dalla sua seconda moglie Cleopatra III.25

Grazie alle truppe fornite da Tolomeo VIII, Antioco VIII Grifo riuscì ad avanzare sui territori di Alessandro II; dopo uno scontro (attorno al 123 a.C.) tra i due eserciti, Alessandro fu costretto a ritirarsi ad Antiochia26. È a questo punto che Giustino ci narra dell’episodio che causò l’insurrezione del popolo nei suoi confronti e la sua successiva morte, Iust. XXXIX, 2, 5-6:

[5] Fit deinde inter reges proelium, quo victus Alexander Antiochiam profugit. Ibi inops pecuniae, cum stipendia militibus deessent, in templo Iovis solidum ex auro signum Victoriae tolli iubet, facetis iocis sacrilegium circumscribens; nam Victoriam commodatam sibi ab Iove esse dicebat. [6] Interiectis deinde diebus, cum ipsius Iovis aureum simulacrum infiniti ponderis tacite evelli iussisset deprehensusque in sacrilegio concursu multitudinis esset in fugam versus, magna vi tempestatis oppressus ac desertus a suis a latronibus capitur; perductus ad Grypum interficitur.

[5] Ci fu poi tra i re una battaglia, nella quale Alessandro fu vinto; fuggì allora ad Antiochia. Lì, avendo bisogno di denaro, poiché mancavano i soldi per gli stipendi dei soldati, ordinò che fosse presa dal tempio di Giove una robusta statua in oro raffigurante la Vittoria, raggirando il sacrilegio con giochi di spirito; infatti diceva che la Vittoria gli era stata concessa da Giove. [6] Passati poi alcuni giorni, poiché aveva ordinato che la statua d’oro dello stesso Giove, d’infinito valore, fosse sottratta di nascosto e, colto nel sacrilegio, era stato volto in fuga dall’avvento in massa della moltitudine, oppresso dalla grande forza della sciagura e abbandonato dai suoi, fu catturato da ladroni; portato al cospetto di Grifo venne ucciso.

La narrazione di Diodoro Siculo si discosta da quella di Giustino solo per alcuni particolari27 e

lo storico inserisce l’idea della vendetta divina nella narrazione, dando un tono ancora più fosco alla disfatta del re. Tuttavia la sostanza di entrambe le testimonianze è la stessa: la popolazione non accetta l’empietà compiuta dal sovrano e insorge contro di lui.

25 Iust. XXXIX, 2, 2-3. 26 Iust. XXXIX, 2, 5.

27 Diod. Sic. XXXV, Fr. 14 Goukowsky [= XXXIV-XXXV, 28 Walton]. Si dice che il re aveva saccheggiato il

tempio di Zeus ed era poi fuggito di notte. Una volta scoperto il re aveva tentato la fuga a Seleucia in Pieria, dove però il popolo si era rifiutato di aprirgli le porte. Fuggito dunque a Poseidon venne riconosciuto e portato da Antioco VIII.

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La tradizione però non è concorde e l’episodio del furto delle statue non è riportato né da Flavio Giuseppe né da Porfirio: secondo Giuseppe,28 il re sarebbe caduto in battaglia contro Antioco VIII mentre, per Porfirio,29 Alessandro II, dopo la sconfitta nello scontro con Antioco VIII, si sarebbe suicidato con il veleno.

3. Appello dei siriani a Tigrane, re d’Armenia

Nel periodo tra il 123 a.C. e l’83 a.C., l’impero seleucide fu teatro di lotte intestine all’interno della dinastia seleucide: prima lo scontro tra Antioco VIII Grifo (figlio di Demetrio II e Cleopatra Tea) ed Antioco IX (figlio di Antioco VII e Cleopatra Tea), poi quello tra i loro rispettivi figli.30 A interrompere questi anni turbolenti, fu il dominio di Tigrane tra l’83 e il

69. Tigrane era diventato re d’Armenia nel 95 a.C. e fin dall’inizio aveva portato avanti una politica d’espansione ai danni di Àrsace Sofene, il quale possedeva una parte dell’Armenia (quella più meridionale e occidentale), aveva poi soggiogato gli Atropateni e i Gordyaioi e insieme a loro, la Mesopotamia ed era arrivato a estendere il suo dominio fino a oltre l’Eufrate, ottenendo la Siria e la Fenicia.31

La versione dello storico Giustino su come Tigrane ottenne la Siria, è discordante rispetto a quella degli altri storici. Giustino ci dice (XL, 1):

Mutuis fratrum odiis et mox filiis inimicitiis parentum succedentibus cum inexpiabili bello et reges et regnum Syriae consumptum esset, ad externa populus auxilia concurrit peregrinosque reges sibi circumspicere coepit. Itaque cum pars Mithridatem Ponticum, pars Ptolomeum ab Aegypto arcessendum censeret, occurreretque quod et Mithridates inplicitus bello Romano esset, Ptolomeus quoque hostis semper fuisset Syriae, omnes in Tigranen, regem Armeniae, consensere, instructum praeter domesticas vires et Parthica societate et Mithridatis adfinitate. Igitur accitus in regnum Syriae per X et VIII annos

28 Ios. AI. XIII, 269.

29 Euseb. Chron. I 257 = FGrHist 260 F 32, 23.

30 Il periodo è pieno di eventi il cui resoconto dettagliato sarebbe qui fuori contesto. Per un tentativo di esporre

gli eventi in modo semplificato Will (1967) vol. II pp. 373-376 e per Tigrane pp. 382-385. In generale Will sottolinea come in questo periodo l’autonomia delle città fosse cresciuta notevolmente. Molte di esse infatti acquisirono, tra le altre cose, il diritto di coniare monete, Will (1967) vol. II p. 385.

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tranquillissimo regno potitus est; neque bello alium lacessere neque lacessitus inferre alii bellum necesse habuit.

Sia i re che il popolo di Siria erano logorati dagli odi reciproci dei fratelli e poi dai figli, nemici tra loro, che succedevano ai genitori con guerre implacabili; allora il popolo ricorse all’aiuto esterno e cominciò a passare in rassegna i re. E così, poiché una parte riteneva che andasse chiamato Mitridate Pontico, una parte invece Tolomeo d’Egitto, e poiché era stato obiettato che Mitridate era coinvolto nella guerra con Roma e che Tolomeo era sempre stato un nemico della Siria, tutti si accordarono su Tigrane re d’Armenia, il quale aveva inoltre forza in patria, un’alleanza militare con i Parti ed era parente di Mitridate.

Secondo il racconto dello storico sarebbero stati gli stessi abitanti della Siria, e quindi verosimilmente gli abitanti di Antiochia, a chiedere l’intervento di Tigrane. In questo senso allora anche questo episodio potrebbe essere letto come una ribellione. Al contrario altri storici, come Strabone, Flavio Giuseppe o Appiano, non fanno alcun riferimento a questo appello da parte dei cittadini. Strabone, nel passo che abbiamo già citato, fa semplicemente una rassegna dei territori di cui Tigrane entrò in possesso, Flavio Giuseppe32 menziona solo il fatto che i soldati di Tigrane fossero 300.000, mentre Appiano ci dice addirittura che l’atto che il re compì fu sgradito ai siriani, App. Syr. 48, 247:

«Καὶ βασιλεὺς Ἀρμενίας Τιγράνης ὁ Τιγράνους, ἔθνη τινὰ τῶν περιοίκων, ἰδίοις δυνάσταις χρώμενα, ἑλών, βασιλεὺς ἀπὸ τοῦδε βασιλέων ἡγεῖτο εἶναι καὶ τοῖς Σελευκίδαις ἐπεστράτευεν, οὐ θέλουσιν ὑπακούειν».

«Ε il re d’Armenia Tigrane, figlio di Tigrane, avendo sottomesso le popolazioni dei territori confinanti, che erano soggette alle proprie dinastie, da quel momento ritenne di essere il re dei re e fece una spedizione contro i Seleucidi, che non volevano sottomettersi».

Trovandoci noi di fronte a una così grande discordanza tra le fonti è difficile dire se si debba prestare fede alla testimonianza di Giustino o meno.

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4. Insurrezione di Antiochia contro Antioco XIII

Antioco XIII l’Asiatico, figlio di Antioco X33 e di Cleopatra Selene, era stato rimesso al

potere da Lucullo in seguito alla sconfitta di Tigrane in Fenicia, Siria e Cilicia nel 69 a.C. Egli ebbe il potere fino al 64 a.C., anno in cui Pompeo lo fece deporre e uccidere.34

Appiano ci dice però che questo sovrano regnò un solo anno,35 forse perché il cugino Filippo II di Siria regnò in alcune parti del regno (nella Siria del nord, a Emesa) dal 67 al 66. Questo stesso poi ottenne il potere un altro anno dopo la morte di Antioco XIII, ultimo sovrano prima che la Siria fosse proclamata provincia romana nel 63 a.C. da Pompeo.

È da Diodoro Siculo che veniamo a sapere di un rivolta ad Antiochia contro Antioco XIII, che aveva come scopo quello di rovesciare il sovrano e mettere al suo posto il cugino Filippo II, Diod. Sic. XL fr. 2 Goukowsky [= fr. 1 a Walton]:

Ὅτι τῶν Ἀντιοχέων τινὲς καταφρονήσαντες Ἀντιόχου τοῦ βασιλέως διὰ τὴν ἧτταν ἀνέσειον τὰ πλήθη καὶ συνεβούλευον ἐκ τῆς πόλεως μεταστήσασθαι. Γενομένης δὲ στάσεως μεγάλης καὶ τοῦ βασιλέως ἐπικρατήσαντος, οἱ αἴτιοι τῆς στάσεως φοβηθέντες ἔφυγον ἐκ τῆς Συρίας καὶ καταντήσαντες εἰς Κιλικίαν ἐπεβάλοντο κατάγειν Φίλιππον, ὃς ἦν υἱὸς Φιλίππου τοῦ γεγονότος ἐξ Ἀντιόχου τοῦ Γρυποῦ. Ὑπακούσαντος δὲ τοῦ Φιλίππου καὶ καταντήσαντος πρὸς Ἄζιζον τὸν Ἄραβα, ἀσμένως τοῦτον προσδεξάμενος Ἄζιζος καὶ περιθεὶς διάδημα ἐπὶ τὴν βασιλείαν κατήγαγεν.

Poiché alcuni degli abitanti di Antiochia disprezzavano il re Antioco a causa della sua sconfitta, incitarono la folla e consigliarono che fosse bandito dalla città. Dal momento che c’era stata una grande insurrezione e che il re aveva avuto la meglio, i responsabili dell’insurrezione, avendo paura, fuggirono dalla Siria e, giunti in Cilicia, desiderarono di riportare al trono Filippo, che era figlio di Filippo, nato da Antioco Grifo. Filippo, accondiscendente, giunse presso Azizo l’Arabo; Azizo, accolto questo con gioia e avendogli posto sul capo il diadema, lo ricondusse sul trono.

Il testo di Diodoro36 prosegue narrando dell’intrigo operato da Azizo e Sampsiceramo ai danni dei due re. Antioco XIII infatti chiede aiuto a Sampsiceramo, il quale tuttavia era già

33 Secondo Ius. XL, 2, 2 è invece figlio di Antioco IX. 34 App. Syr. 70, 367; Ius. XL, 2, 2.

35 App. Syr. 70, 367.

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d’accordo con Azizo per eliminare i due re. Giunto dunque con le forze richieste da Antioco lo manda a chiamare ed egli, non sospettando l’inganno, va. Dopo essere stato catturato e messo in prigione, viene ucciso. Allo stesso modo Azizo avrebbe provato a uccidere Filippo II che tuttavia, accortosi dell’inganno, era riuscito a fuggire ad Antiochia.

Non avendo alcun riferimento su quale sia la sconfitta a causa della quale gli abitanti di Antiochia erano adirati con Antioco XIII, non avendo noi altro riferimento oltre a questo frammento, non è facile ipotizzare in quale data si siano svolti gli eventi. Per Ehling,37 tuttavia, è verosimile che essi abbiano avuto luogo nella seconda metà del 67.

37 Ehling (2003) p. 326. Egli si basa sulla ricostruzione fatta da H. Koehler, Die Nachfolge in der

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