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Capitolo1: Inquadramento Regionale

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Academic year: 2021

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Capitolo1: Inquadramento Regionale

1.1: La Piana Campana

I Campi Flegrei si collocano all'interno della Piana Campana, nel settore meridionale della catena Appenninica. La Piana Campana si presenta come una struttura tipo semi-graben con orientamento NO-SE formatisi durante il Quaternario in seguito a due eventi principali a scala regionale: a) la migrazione verso est della deformazione compressiva legata all’avanzamento del fronte della catena appenninica e b) la migrazione verso SE della distensione associata all’apertura del Tirreno meridionale (Patacca e Scandone, 1989). Questa struttura è circondata da piattaforme carbonatiche mesozoiche che sono state interessate da forte sollevamento, fino a 5km con un tasso di circa 1600 m/Ma.

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4 Successivamente questa depressione, delimitata a nord dai rilievi carbonatici del Monte Massico e a sud dalla penisola sorrentina, è stata colmata da depositi marini e continentali di età pliocenica e pleistocenica con uno spessore massimo di 3000m nella parte centrale (Bartole R. et al., 1984; Ippolito F. et al., 1973; Mariani M. & Prato R., 1988). Dati sismici a riflessione hanno messo in evidenza che sia il basamento carbonatico che la sovrastante successione sedimentaria e vulcanica sono tagliati da faglie oblique a direzione NO-SE/NNO-SSE, da faglie normali a direzione E-O/ONO-ESE e da faglie orientate NE-SO (Bruno et al., 1998).

Figura 1. 2: Schema strutturale del margine tirreno della parte centrale della penisola italiana in cui sono mostrati i diversi distretti vulcanici (Acocella et al., 1999).

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5 In seguito questi eventi distensivi hanno portato ad un assottigliamento ed alla risalita regionale del mantello nella parte centrale della Piana Campana (Campi Flegrei, Ischia, Somma-Vesuvio) e quindi ad un intenso magmatismo potassico caratteristico i cui prodotti ricoprono gran parte della piana stessa.

1.2 La provincia Comagmatica Romana

La provincia comagmatica Romana è una delle tre provincie magmatiche individuabili lungo la zona di cerniera tra la catena appenninica e il margine orientale del Tirreno collegate al magmatismo plio-quaternario che ha interessato il margine appenninico (Washington H.S., 1906; Appleton J.D., 1972; Civetta L. et al., 1987; Ferrara G. & Tonarini S., 1985;).

La provincia comagmatica Romana comprende una serie di centri vulcanici distribuiti su una fascia di 6000 km2 di estensione che, da Firenze, attraversando il Lazio, raggiunge l’area campano-lucana. Da nord a sud abbiamo i Vulsini, i Cimini, i Colli Albani, gli Ernici, Roccamonfina, i Campi Flegrei, l’isola d’Ischia e il Complesso Somma-Vesuvio. Quasi tutti i centri vulcanici si sono formati su versante occidentale della catena, in zone in cui i lineamenti tettonici ad andamenti appenninico si intersecano con quelli ad andamento antiappenninico. L’unico centro localizzato nella porzione orientale della catena è il Vulture.

L’inizio dell’attività vulcanica che ha portato alla formazione dei complessi della Provincia comagmatica Romana viene fatto risalire a circa 1 Ma e i prodotti più recenti sono quelli delle eruzioni storiche dei Campi Flegrei, di Ischia e del Vesuvio.

I prodotti dell’attività dei centri della Provincia Comagmatica Romana sono caratterizzati da composizioni alcalino-potassica, in particolare Appleton (1972) in base a parametri mineralogici e chimici effettuò una distinzione tra i prodotti del vulcano di Roccamonfina in due gruppi: una serie “bassa in potassio” (LKS) e una serie “alta in potassio” (HKS). Queste distinzioni sono state poi riconosciute anche per quasi tutti gli altri centri appartenenti alla provincia comagmatica Romana. La serie bassa in potassio comprende rocce al limite della saturazione che da K-basalti passano a trachibasalti, latiti ed arrivano a trachiti; le rocce della serie alta in potassio mostrano, invece, marcati gradi di sottosaturazione con termini da leucititici a fonolitici, fino ad arrivare, in alcuni

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6 casi, a termini estremamente evoluti come melilititi caratterizzati da oltre il 90% di feldspatoidi.

Diverse ipotesi sono alla base dell’origine del magmatismo Romano: l’origine da una crosta profonda (Marinelli, 1966; Capaldi et al., 1972), l’interazione tra mantello superiore e crosta (Turi & Taylor, 1976; Vollmer, 1977), la fusione di un mantello arricchito in LILE (elementi liofili a largo raggio ionico) (Cox et al., 1976; Carter et al., 1978; Vollmer & Hawkesworth, 1980) e l’interazione con la crosta durante i processi di frazionamento (Taylor et al., 1979; Vollmer & Hawkesworth, 1980).

Figura

Figura 1. 1: Schema vulcanico-strutturale della Piana Campana e delle aree circostanti (Orsi et al., 1996)
Figura 1. 2: Schema strutturale del margine tirreno della parte centrale della penisola italiana in cui sono  mostrati i diversi distretti vulcanici (Acocella et al., 1999)

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