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ANALISI DEL TERRITORIO ALLO STATO ATTUALE 1.1 INQUADRAMENTO GEOGRAFICO E DESCRIZIONE DEL SITO CAPITOLO I

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CAPITOLO I

ANALISI DEL TERRITORIO ALLO STATO ATTUALE

1.1 INQUADRAMENTO GEOGRAFICO E DESCRIZIONE DEL SITO

Il progetto è pensato nascere nel lotto dove sorgeva una fabbrica di laterizi e poi una discarica di materiali lapidei nel territorio del Comune di Castelnuovo Magra, in località Molicciara . Tale area confina a Nord con la strada comunale di via della Pace e con il Canale Lunense, ad Est con lo stesso canale, a Sud con la Strada Statale n. 1 Aurelia ed a ovest con il canale San Lazzaro.

Figura.1. Individuazione delle aree oggetto della caratterizzazione. Area Ex-discarica Lago grande Area industriale Ex-fornaci Filippi Area Ex-discarica Lago Piccolo

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2 LEGENDA:

Canale Lunense Canale S. Lazzaro S.S. 1 Aurelia via della Pace

Figura 2. Individuazione degli elementi di confine delle aree.

Il Piano urbanistico Comunale del 2001 vigente nel Comune di Castelnuovo Magra, nel documento “Disciplina paesistica di livello puntuale”, all’ Art. 12 “Insediamenti diffusi in regime di trasformazione (ID-TR-AI)” riporta :“Per quanto riguarda il distretto individuato dall’Ex Cava Filippi le indicazioni di livello puntuale sono le seguenti: L’area di insediamento presenta forti potenzialità compositive dovute alla sua giacitura in fregio alla via Aurelia e al margine di una vasta area destinata ad attrezzature pubbliche con interessanti prospettive paesistiche verso il capoluogo e le sue colline. Per queste ragioni il fronte sulla via Aurelia, dal quale l’area riceve l’accesso principale, dovrà essere maggiormente caratterizzato e prevedere uno spazio antistante di rappresentanza. L’edificazione dovrà prevedere l’utilizzo di strutture tradizionali e tamponature in muratura. Trattandosi di insediamento con particolari connotazioni tipologiche e compositive, di grande impatto paesistico ed urbanistico, la progettazione dovrà elaborare soluzioni di qualità ambientale elevata e produrre una struttura fortemente gerarchizzata sia sotto il profilo funzionale che architettonico.”

Si riporta pertanto lo stralcio di mappa Tav.11 “Disciplina paesistica di livello puntuale” , prelevato dal sito ufficiale di Castelnuovo Magra:

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3 Figura 3: Stralcio Tav.11 "Disciplina paesistica puntuale"

Inoltre dalla Tav. 12a del Piano Urbanistico comunale , “Individuazione degli ambiti di conservazione e riqualificazione dei distretti di trasformazione del sistema infrastrutture e servizi” si sono apprese diverse informazioni in merito a quello che circonda il lotto .

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4 Il lotto ha una superficie complessiva di circa 103708 mq. Le aree interessate dalla pregressa attività di smaltimento di rifiuti hanno una superficie di circa 60000 m2. Esse erano

originariamente costituite da un bacino idrico formatosi per il riempimento della cava ad opera delle acque piovane e della falda superficiale. La quota minima originaria del fondo di tale bacino si trovava a 37 m dal piano campagna, a quota 9 m slm nel lato sud e a 15-17 m slm nel lato nord. Di fatto tale lago risultava suddiviso, da un setto artificiale permeabile, in due laghi artificiali denominati “lago piccolo” e “lago grande”. Il lago piccolo aveva una superficie di 8000 m2 con quota di fondo di circa 8 m, mentre il lago grande aveva superficie di 36000 m2

con quota di fondo di 28 m.

Attualmente la discarica è chiusa (essendo nel frattempo scaduta l’autorizzazione regionale) e l’area appare abbandonata. I luoghi di causa sono accessibili dalla via Aurelia, al civico 101, per mezzo di un cancello metallico chiuso con lucchetto. Grossomodo l’area interessata è compresa tra:

- il canale San Lazzaro e sue adiacenze, ad ovest;

- adiacenze a via della Pace ed al Canale Lunense, a nord; - adiacenze a via Gallico, ad est;

- ruderi dei capannoni delle fornaci (e loro adiacenze), a sud.

L’area è recintata, ad eccezione di due porzioni verso la via della Pace ed il Canale Lunense e ad eccezione della porzione prospiciente le pertinenze dei ruderi di capannoni ex fornace. La recinzione è del tipo metallico, a maglie, sorretta da montanti in ferro, altezza circa m 2,50. La sistemazione attuale suddivide l’area in due porzioni pianeggianti, poste a quote diverse: - una, di maggiore estensione comprendente il laghetto, a quota media di circa 10 m slm (parte

bassa)

- l’altra, posta a quota più elevata a circa 18,60 m slm (parte alta )

Entrambe sono dotate di fossi di guardia perimetrali, apparentemente tra di loro non collegati, per la regimazione delle acque superficiali.

Parte bassa

La parte bassa è delimitata dalla scarpata digradante dalla soprastante porzione di cui si è detto e dalla strada perimetrale, quest’ultima in rilevato. Pertanto le acque raccolte al suo interno confluiscono nel laghetto quivi esistente. Verso l’esterno, oltre il rilevato stradale, esiste un fosso a fondo naturale che convoglia le acque nel Canale San Lazzaro.

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Viabilità

La strada di attraversamento si diparte dalla via Aurelia, con un primo tratto un discesa (con pendenza di circa l’ 1,34%), raggiunge la zona pianeggiante in cui si trovano due fabbricati uso ufficio, la pesa ed un manufatto con vasca per trattamento acque. Nel tratto successivo, la strada, posta al limitare della proprietà, raggiunge il punto “B” con una leggera pendenza in salita di circa l’ 1,28%). La strada ha una carreggiata della larghezza media di m 8,00 (circa), oltre alle banchine ed alle scarpate del rilevato.

Figura 5: Vista aerea

Dal cancello sulla via Aurelia al punto “C” la strada è asfaltata ed è completa del tappetino di usura (solo nel primo tratto: discesa e zona uffici). A partire dalla vasca per il trattamento acque (punto “D”), il tappetino di usura è assente o disgregato.

Il tratto B-C si presenta con lo strato di misto e tout-venant completo e rullato; manca l’asfalto. Altro tratto di strada, pianeggiante, collega la zona uffici-vasca trattamento acque (lettera “D”) alla rampa di accesso alla parte alta nel punto “E”. Il detto tratto di viabilità

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6 costeggia i ruderi dei capannoni ex fornace e risulta per circa metà lunghezza asfaltata e per la rimanente parte a fondo naturale.

Laghetto

Lo specchio acqueo ha una superficie di circa 28.000 mq. Il livello della superficie può arrivare al massimo alla quota di circa 9,65 m slm. Il fondo del laghetto si trova alla quota media di 5,70 m slm. La profondità massima del laghetto è quindi pari a m 3,95 circa. Le sponde sono digradanti, con buon angolo di declivio, mentre il fondo è pressoché pianeggiante. Le sponde sono inerbite e non sono presenti opere di banchinaggio. Nella parte limitrofa alla strada, il laghetto è separato dal rilevato stradale da una striscia di terreno, da destinarsi - secondo le intenzioni progettuali - a “pista circumlacuale”.

Lo specchio d’acqua è munito di una vasca di regolazione del livello, realizzata in calcestruzzo armato con relativo troppo pieno (cerchiata in rosso nella foto n.6). Il canale sfioratore è costituito da n.3 tubi FINSIDER in lamiera, del diametro di 600 mm (foto n.7), con una pendenza minima (circa 1,65%).

Figura 6: Lago “grande”

Il canale sfioratore recapita le acque del troppo pieno nel fossetto di guardia esistente tra la strada perimetrale ed il Canale San Lazzaro, in prossimità del punto C. Il detto fosso di guardia ha una sezione limitata; ha una pendenza minima (circa 0,27%) ed appaiono assenti le operazioni di manutenzione e pulizia. Questo determina ristagni d’acqua come rilevabili anche in corrispondenza dell’innesto del troppo pieno del laghetto.

Nel lato nord è stata predisposta una tubazione di approvvigionamento con acque da prelevare dal Canale Lunense (evidenziata nella foto 5 con le lettere “H-I-L”).

Pertanto, il laghetto, attualmente, viene alimentato dalle acque meteoriche superficiali ed eventualmente di falda.

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Terreno circostante al laghetto ed acquitrino

La residua porzione di terreno compresa tra il laghetto e la parte superiore è pianeggiante, a fondo naturale, con vegetazione spontanea. Al piede della scarpata della parte superiore ed in corrispondenza dell’angolo di N-E, esistono due zone acquitrinose. Sempre nella zona di N-E, in prossimità od in adiacenza della recinzione esiste una sorta di tratturo che collega (da questo versante) le due porzioni di terreno (quella bassa e quella alta).

Manufatti e fabbricati

Nella zona pianeggiante esistono alcuni manufatti e fabbricati un tempo a servizio della discarica (visibili nella foto n.8), quali:

- fabbricato in calcestruzzo armato e tamponamento in laterizio, ad un piano fuori terra, adibito ad uffici;

- fabbricato in muratura, ad un piano fuori terra, adibito a magazzino ;

- fabbricato ad un piano fuori terra, adibito a locale tecnico connesso alla contigua vasca; - vasca in calcestruzzo armato per il trattamento delle acque;

- postazione lava ruote per i mezzi; - rampe per pesa.

Figura 8: Vista aerea zona uffici

Magazzino Uffici

Vasca

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8 Parte alta

La parte alta del complesso è posta alla quota media di circa 18,60 m slm. E’ pressochè pianeggiante (foto 9). Vi si accede dalla parte bassa per mezzo di una rampa con carreggiata della larghezza media di 4,6m e pendenza di circa il 10,32% (foto7). Esiste viabilità a contorno della zona ed intermedia, con fondo costituito da tout-venant rullato, privo di asfaltatura.

Figura 9: Parte alta

Figura 10: Rampa di accesso Parte alta

I tracciati sono delimitati da cordoli prefabbricati di cemento. Le acque superficiali sono convogliate, con leggerissima pendenza, verso le griglie caditoie esistenti nel lato SUD (ft.11).

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9 Tutte le acque raccolte nella parte alta vengono convogliate in un fossetto di perimetro che, per la maggior parte, è a fondo naturale e in parte è costituito da moduli metallici a sezione semisferica con rinfianco in calcestruzzo; quest’ultimo tratto raccoglie anche le acque provenienti dalle griglie caditoie.

Infine, un pozzetto di testa, situato circa in corrispondenza del crocevia che divide in due parti la zona alta, raccoglie le acque e le fa confluire in una tubazione collegata alla fognatura bianca comunale. Il perimetro della parte alta, eccettuato il lato verso il laghetto, è piantumato con alberi di alto fusto.

1.2 INQUADRAMENTO GEOLOGICO ED IDROGEOLOGICO

Secondo precedenti studi geologici (Puccinelli e Trivellini, 1995) l’area oggetto del presente piano di caratterizzazione si estende all’interno di depositi lacustri del bacino di Sarzana. Le operazioni di scavo, nella cava della ex-fornace Filippi hanno portato alla luce un orizzonte di argille grigie, argille sabbiose e limi argilloso-sabbiosi con livelli e lenti di ghiaie, alternati tra loro in intervalli si spessore da 1 a qualche metro. Sono inoltre frequenti i resti vegetali e i livelli di lignite. Questa sequenza, del tutto simile a quelle affioranti nel Comune di Sarzana, è stata attribuita ad un ciclo lacustre, che si è impostato nel Rusciniano/ Villafranchiano inferiore nelle depressioni tettoniche costiere.

Di seguito si riporta un estratto della Carta Geologica d’Italia Foglio 249, estrapolata dal sito ISPRA- Istituto Superiore per la protezione e ricerca ambientale, dal quale si rileva che l’area in oggetto di trova all’interno di formazioni costituite da depositi alluvionali costituiti da ghiaie, sabbie e limi.

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10 Allo stato attuale non si dispone di dati puntuali ricavati da precedenti prove di pozzo eseguite nell’area oggetto del presente studio; tuttavia, viste le caratteristiche granulometriche e stratigrafiche tipiche dell’area si può stimare la presenza di una stratigrafia costituita dalla successione ghiaie sabbiose, limi ed argille con grado di compattazione variabile. Per le aree a Nord durante le fasi di riempimento della discarica sono stati rilevati livelli di potenza variabile di argille compatte.

Di seguito si riportano gli intervalli dei coefficienti di permeabilità dei terreni presenti all’interno del sito.

Descrizione k (m/s)

Ghiaia >10-2

Sabbia 10-2-10-5

Limo 10-5-10-8

Argilla < 10-8

Tabella.1. Valori dei coefficienti di permeabilità

Scopo del piano di indagini sarà quello di definire il profilo stratigrafico e di individuare le rispettive classi di permeabilità.

Per quanto riguarda l’idrografia superficiale l’area si trova tra il canale San Lazzaro ad ovest e più ad est la zona alluvionale è delimitata dal Torrente Bettigna. Entrambi i corsi fanno parte del reticolo secondario. Di seguito si riporta la carta estrapolata dal sito

www.adbmagra.it “Autorità del bacino interregionale del fiume Magra” Tav.2 del Piano stralcio

assetto Idrogeologico, Autorità del bacino fiume Magra: Carta del reticolo idrografico.

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11 Di seguito si riportano i dati ricavati dalla consultazione delle tavola Tav.3 “Carta della pericolosità geomorfologica” del Piano Stralcio del bacino del Fiume Magra. Le aree come si evince dalla figura sotto riportata non rientrano in aree con pericolosità geomorfologica.

Pg4 - Pericolosità geomorfologica molto elevata Pg3 - Pericolosità geomorfologica elevata Pg2 - Pericolosità geomorfologica media

Figura 14. Pericolosità geomorfologica (fonte: Piano di Bacino Fiume Magra).

Per quanto riguarda l’inondabilità, rientrano invece nell’ambito normativo delle aree inondabili del PAI, come evidenzia la Tav.4 “Carta della pericolosità idraulica con Fascia di Riassetto Fluviale e aree inondabili”.

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Figura 1. Tav.4 Carta della pericolosità idraulica con Fascia di Riassetto Fluviale e aree inondabili (fonte: Piano di Bacino Fiume Magra).

Riportando la Tav.5 “ Carta degli ambiti normativi delle aree inondabili “ si evincono ulteriori informazioni. Nel dettaglio, le aree perimetrali al lago sono classificate come aree PI3a (aree inondabili per T=200 a maggiore pericolosità relativa) ed allo stesso modo una porzione in corrispondenza dell’ingresso al sito dalla SS1 – Aurelia. Tutta l’area della discarica “Lago piccolo” e le porzioni adiacenti alle sponde del lago grande sono classificate come aree inondabili con T=200 a minore pericolosità. La porzione di sito posta tra gli edifici delle ex-Fornaci e il lato sud dell’attuale lago, la zona a valle della scarpata della discarica ”Lago piccolo” e la parte a nord del lago grande verso il canale Lunense sono classificate come aree inondabili con tempo di ritorno pari a 500 anni.

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13 Aree omogenee

Il sito in esame è stato suddiviso in aree omogenee sulla base del livello di conoscenza preliminare, della precedente destinazione d’uso e del possibile futuro utilizzo. In particolare, le sotto-aree individuate sono:

Sotto-area Denominazione Area m2

1 Lago Grande 27000

2 Ex-discarica “Lago Piccolo” 21980

3a Setto separazione 18650

3b Area boscata 6830

4 Settore Sud 14700

5a Settore Est 11350

5b Settore Nord 5100

Tabella 2 – Descrizione delle sotto-aree

Figura 3 – Suddivisione del sito in sotto-aree omogenee

La sotto-area 1, denominata “Lago Grande”, è un invaso di profondità massima di 3 m il cui fondo è costituito dal rivestimento di chiusura della ex- discarica.

La sotto-area 2 (Discarica “Lago Piccolo”) sarà interessata da uno strato di copertura della discarica, l’estensione del corpo dei rifiuti e conseguentemente la profondità dello strato a bassa permeabilità posto alla base della discarica dovrebbe essere interessate dall’esclusivo

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14 deposito di marmettola nel quale è da escludersi la presenza di materiale lapideo sotto forma di trovanti e ciottoli, la composizione granulometrica stimata sarà quella di un limo.

Tra la zona del Lago Grande e quella del Lago Piccolo è stata individuata la sotto-area 3a, denominata “Setto di separazione”. In tale area, al di sotto dello strato di terreno vegetale, è presente uno strato di marmettola bianca così come rilevato dall’analisi storica delle attività svolte nel sito in oggetto.

Nell’area 3b, costituita da superficie boscata non interessata da attività pregresse.

Le sotto-aree 4 e 5 possono essere definite come aree extra-discariche in quanto dalla ricostruzione storica non furono interessate dallo smaltimento di marmettola. Esse costituirono sostanzialmente piazzali per il deposito temporaneo o aree di manovra per gli automezzi di cantiere. Nell’area Est è presente la vasca di trattamento delle acque in uscita dal lago grande che in passato venivano sottoposte ad abbattimento del pH.

1.3 RICOSTRUZIONE STORICA DELLE ATTIVITÀ SVOLTE NEL SITO

L’area può essere suddivisa in due zone distinte : - Zona industriale “Ex-fornaci Filippi”

- Area “Ex-discarica Filippi”

L’area in esame è stata oggetto di attività di estrazione di argilla ad opera delle Fornaci Filippi. Al termine dell’attività delle fornaci, a seguito del fallimento della società, rimasero due ampie cavità che con il tempo si riempirono di acqua (acque meteoriche e di falda) formando un unico grande bacino. Alla fine degli anni ’80 le aree retrostanti agli stabilimenti delle fornaci vengono acquisite dalla soc. Ecobonifiche srl che divenuta proprietaria delle Ex-cave Filippi decide di avviare l’iter autorizzativo per utilizzare tali vuoti come discariche per lo smaltimento di marmettola.

Attualmente entrambe le aree risultano dismesse. Infatti, i capannoni dell’area industriale, un tempo destinati alla produzione di laterizi dal materiale argilloso estratto dalle retrostanti cave, appaiono in evidente stato di abbandono. Tutti i macchinari e le attrezzature sono stati rimossi così come è stata effettuata una bonifica delle coperture contenenti amianto.

Per quanto concerne la discarica, essa risulta esaurita e sono state completate le opere di chiusura e parzialmente di ripristino così come di seguito descritto.

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15 1.3.1 Il ciclo di produzione della Ex-fornace

Il ciclo produttivo dei laterizi prevede una serie di passaggi che, seppur oggi altamente industrializzati e automatizzati, in linea di massima sono rimasti identici da millenni, ovvero:

- Estrazione: Il materiale veniva estratto dalle cave retrostanti l’area delle fornaci. - Preparazione Dell'impasto: L’argilla proveniente dalla cava è generalmente poco

omogenea, e pertanto necessita di raffinazione, bagnatura e miscelazione.

- Formatura: La formatura del prodotto avviene utilizzando una mattoniera, dove l'argilla, ancora umida, viene estrusa attraverso una filiera, cioè pressata e fatta uscire da un orifizio che ha la sezione del pezzo che si vuole produrre. Un'apposita taglierina suddivide il filone continuo d'argilla nei singoli mattoni della misura desiderata.

- Essiccazione: per millenni la produzione di laterizi si è servita di un essiccatoio naturale il sole, ma attualmente la fase di essiccazione avviene in essiccatoi artificiali, alimentati con aria calda recuperata dal forno di cottura o prodotta da una sorgente di calore. - Cottura: il passaggio finale del ciclo produttivo è la cottura, che avviene all’interno di

un forno, cosiddetto a tunnel: usciti dal forno i mattoni sono pronti per l’imballaggio. 1.3.2 Ricostruzione dell’attività della discarica

Con deliberazione della Giunta Comunale n. 179 del 9/7/1985, l’Amministrazione del Comune di Castelnuovo Magra affidò un incarico alla Società Geoconsult srl per la redazione di uno studio di fattibilità finalizzato allo smaltimento dei residui della lavorazione di materiali lapidei nelle aree occupate dalla cava Filippi.

A seguito dell’avvio della procedura per il “Recupero ambientale e la riqualificazione ecologica dell’area Filippi” venne adottata una variante al Piano Regolatore (Del. del Consiglio Comunale

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16 n. 71/1986) con la quale le aree in oggetto, classificate come zona D1- Industriale e zona G7- Area per attività estrattiva, furono sottoposte ad un unico strumento urbanistico attuativo (SUA) mediante la modifica dell’art. 25 delle Norme Tecniche del PRG.

Pertanto, la zona industriale e l’area estrattiva delle Fornaci Filippi rientrarono in un unico progetto di riqualificazione che prevedeva:

a) Risanamento e rinascimento dell’esistente lago (dovuto alle precedenti attività estrattive)

b) Risanamento delle sponde e progettazione degli ambiti relativi con attrezzature e strutture legate allo sport ed al tempo libero

c) Previsione di un centro integrato di carattere polifunzionale destinato ad attività pubbliche e private

In data 30/12/1986, con deliberazione della Giunta Regionale, la Regione Liguria approvò il PTCP (Piano territoriale di Coordinamento Paesaggistico) che prevedeva nell’area Ex-cava Filippi la realizzazione di una discarica controllata. In data 29/10/1987 con Deliberazione della Giunta Regionale della Liguria n. 5490 venne approvato il “piano di organizzazione dei servizi di smaltimento rifiuti”. In tale documento si propose la realizzazione di una discarica controllata per lo smaltimento del pezzame e dei fanghi provenienti da impianti di lavorazione di marmi e graniti.

Pertanto, alcune industrie marmifere, consociatesi nella Ecobonifiche Spa, in data 07/05/1987 acquistarono i lotti pertinenti il compendio fallimentare dalla “S.p.A Giuseppe Filippi” al fine di utilizzare tali aree come discarica per lo smaltimento dei residui provenienti dalla lavorazione di pietre e marmi.

Con delibera N° 4469 del 18/10/90 venne approvato il progetto per la realizzazione della discarica di seconda categoria tipo B nell’area ex cava Filippi, destinata all’accoglimento dei materiali residui delle lavorazioni del marmo e del granito. Tale progetto conteneva le modalità di conferimento del materiale in discarica e prevedeva un primo elaborato con la sistemazione finale dell’area da realizzarsi al termine dei lavori.

Con successiva delibera N° 4268 del 18/09/92 fu autorizzata la gestione della discarica dando inizio ai lavori di abbancamento.

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17 I lavori di abbancamento si conclusero nel 2001 con comunicazione ufficiale alla Provincia ed al Comune in data 29/12/2001 ed iniziarono successivamente i lavori di sistemazione finale dell’area.

Nel frattempo, in previsione della conclusione dei lavori, la Proprietà predispose progetto definitivo di sistemazione finale, successivamente oggetto di Varianti.

Secondo il vigente Piano Urbanistico Comunale (PUC) l’area rientra all’interno di un distretto di trasformazione (B Ex cava Filippi), mentre le aree occupate dalla ex fornace sono classificate come aree insediative all’interno dello stesso distretto di trasformazione.

Figura 1. Inquadramento dell’area secondo il Piano Urbanistico Comunale.

Il progetto esecutivo iniziale, redatto nel dicembre 1989, prevedeva le seguenti fasi di lavoro: Fase 1:

- abbassamento del livello idrico di entrambi i laghi fino a quota -8 m slm, corrispondente alla quota di fondo del lago piccolo

- rimodellamento morfologico delle sponde

- realizzazione dei manufatti di servizio (direzione lavori, uffici, pesa), vasca lavaggio ruote e vasca di neutralizzazione delle acque di dilavamento

- realizzazione dei fossi di guardia Fase 2:

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18 - realizzazione della viabilità di accesso al lago piccolo

- svuotamento del lago grande

- abbassamento del setto di separazione lago grande-lago piccolo Fase 3 :

- avvio lavori di abbancamento della marmettola nel lago piccolo per strati orizzontali, procedendo dal lato est verso ovest

- operazioni di svuotamento del lago grande e rimodellamento delle scarpate e del setto di separazione tra i due laghi mediante l’abbancamento di marmettola

Fase 4:

- Proseguimento del riempimento del lago piccolo fino alla quota di 6 m slm e chiusura della vasca del lago piccolo mediante capping (membrana in HDPE+terreno vegetale) Fase 5:

- Coltivazione della discarica “lago grande” fino a quota 9 m slm Fase 6:

- Impermeabilizzazione della discarica al fine di ripristinare il lago con dimensioni leggermente ridotte rispetto a quelle iniziali

Fase 7:

- Rimodellamento geomorfologico delle aree - Demolizione dei manufatti e dei canali di guardia

Il progetto inizialmente autorizzato venne modificato al termine della coltivazione del lago piccolo, avvenuta nel 1994. In particolare, venne modificata la sistemazione finale di tale zona. Infatti, nel progetto autorizzato era previsto di ricollegare, attraverso una scarpata di modesta inclinazione, il piano campagna in corrispondenza dei confini di proprietà lato est (posti a quote variabili tra 12 m slm e 20 m slm) e la quota del piano campagna delle aree perimetrali al lago grande (lato est). Di fatto, invece venne realizzato un rilevato, che collegandosi alle quote del piano campagna della recinzione lato est (18 m slm), si estendeva da est verso ovest sino a giungere alla porzione del setto e degradando verso la quota +10 m attraverso una scarpata. Sul piazzale del rilevato derivato sono state previste due strade di collegamento

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19 che lo suddividevano in due sottoaree pianeggianti, la messa a dimora di pioppo cipressino e la realizzazione di un fosso di guardia per la raccolta delle acque meteoriche.

Nel Luglio 1997 venne presentata alla Provincia di La Spezia una relazione nella quale venivano illustrate le modalità di abbancamento del materiale nel bacino del lago grande.

In particolare, rispetto a quanto previsto nel progetto esecutivo autorizzato non era più prevista la rimodellazione delle sponde del lago grande e la creazione di una strada di accesso fino al fondo del lago (quota – 28 m slm) allo scopo di conferire il materiale risalendo gradatamente fino alla quota finale.

A seguito delle difficoltà incontrate nella realizzazione della strada a causa della pericolosità delle sponde della cava ed alla necessità di ulteriori scavi necessari per mettere in sicurezza le sponde che evidenziavano numerosi episodi di instabilità è stata adottata una differente procedura di coltivazione della discarica. Tale procedura consisteva nella realizzazione di gradoni degradanti verso il centro del cratere nel lato est della discarica e la contemporanea apertura di un nuovo punto di scarico nel versante ovest.

Sulla base di tali modifiche nelle modalità di abbancamento della marmettola ed alla luce di nuove stime dei quantitativi di materiale effettivamente conferibile in discarica venne redatto un progetto di variante, redatto dall’Arch. Mario Marengo nel Febbraio 1999.

Nella stessa relazione venivano descritte le opere di ripristino e riqualificazione delle aree. Di seguito si riportano gli interventi realizzati:

- realizzazione del fondo, rimodellazione delle sponde e formazione dell’invaso del lago. Il fondo del lago è stato impermeabilizzato mediante una barriera a bassa permeabilità costituita da una miscela di marmettola e bentonite per uno spessore di circa 30 cm. Al di sopra di tale stato impermeabile è stato steso uno di circa 50 cm di terreno vegetale. Il livello massimo dell’acqua del lago è di 8,80 m slm, con una profondità di circa 3 m al centro dello stesso. Il fondo piano del lago si raccorda con le sponde (inclinazione 7%) sulle quali non è stata realizzata alcuna opera di difesa spondale. - Regimazione delle acque meteoriche che andranno a confluire nel nuovo lago e

realizzazione di una canalizzazione di adduzione al laghetto in grado di conferire modiche quantità di acqua proveniente dal Canale Lunense

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20 - Realizzazione della condotta di scarico delle acque in eccesso nel limitrofo Canale San

Lazzaro. L’attuale situazione consente la regolazione del livello del lago da quota + 6,00 slm fino a quota + 8,80 in modo artificiale con l’uso di pompe elettriche, fino al completo svuotamento del lago. Le pompe ( una in funzionamento ordinario, l’altra ausiliaria) sono posizionate in una vasca in calcestruzzo armato . Il collegamento con il lago è assicurato da un foro al livello di base, protetto da griglia, posta alla quota più profonda di tutto il lago a seguito della conformazione del fondo che si è realizzato in prossimità della vasca. Il sistema di funzionamento e attivazione delle pompe potrà essere migliorato e modificato. L’acqua del lago che giunge a quota +8,80 senza che siano state attivate manualmente o automaticamente le pompe, può defluire dai tre tubi finsider in acciaio zincato del diametro di 60 cm. che fanno defluire in pendenza l’acqua verso il vicino fosso di guardia ; quest’ultimo, correndo parallelamente al canale San Lazzaro, confluisce in esso ancora più a valle , avendo quindi a disposizione un ulteriore dislivello .

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21 1.3.3 Verifica della conformità delle opere realizzate con la sistemazione definitiva approvata Le differenze tra la sistemazione finale prevista nel progetto originario (1989-90) e quello della variante integrata con il recepimento delle prescrizioni (1999-2000) sono: la sistemazione finale non prevedeva la realizzazione della strada di collegamento tra la via SS. Aurelia e la via della Pace, ne’ le sistemazioni ad essa conseguenti e l’innalzamento del condotto sfioratore, del fondo e delle sponde del lago, della strada e delle relative sistemazioni e pavimentazioni.

Raffrontando lo stato dei luoghi con la sistemazione finale così come globalmente autorizzata dai titoli già richiamati, non si può che convenire sulla difformità di quanto realizzato.

La più evidente difformità è la quota della sistemazione attuale del lago (livello acque e sponde), della strada di attraversamento e del terreno compreso tra questa, il lago ed il rilevato della “parte alta”.

Secondo l’ultima sistemazione approvata, si riportano di seguito le difformità:

- il fondo del lago doveva venirsi a trovare alla quota di +8,20 m slm (anziché gli attuali +6,00);

- il livello massimo (teorico) delle acque del lago doveva essere a +11,65 m slm (anziché agli attuali +9,60);

- il fondo della condotta di efflusso del lago doveva trovarsi alla quota di +11,30 m slm, anziché a quota +9,17 m slm come attualmente;

- la condotta doveva recapitare le acque in eccesso nel canale San Lazzaro ed anzichè nel fossetto di guardia adiacente al S.Lazzaro, come invece avviene attualmente;

- la strada di attraversamento, in corrispondenza della condotta di efflusso, doveva venirsi a trovare alla quota di +12,50 m slm, anziché agli attuali +10,40 m slm;

- il percorso “circumlacuale” (ed il residuo terreno compreso tra la strada ed il rilevato della

parte alta) si doveva venire a trovare alla quota media di +12/+12,50 m slm, anziché agli

attuali +10/+10,50 m slm;

- per effetto del rialzamento generalizzato, anche la propaggine nord della proprietà doveva venirsi a trovare ad una quota più elevata (+14 m slm) anziché agli attuali +11,50 m slm.

Così come non sono state eseguite: - la banchina prevista sulla sponda sud;

- la trasformazione in fontana dell’attuale vasca di trattamento acque e le relative opere di arredo urbano, compresa la pavimentazione dell’area ad essa asservita;

(22)

22 - il completamento della strada di attraversamento e della viabilità di collegamento.

Si rileva altresì che la sistemazione attuale delle sponde del lago, anche non considerando la differenza di quota come sopra evidenziata, non è conforme alle prescrizioni della Provincia, che prevedeva la loro pendenza massima nella misura del 7%.

Dal rilievo eseguito, si può constatare che le sponde del lago presentano pendenze notevolmente superiori, con valori medi compresi tra 9,3% e 29,8% e con cuspidi del 7,45% e del 38,9%. E ancora, la strada di attraversamento, così come realizzata, presenta un tracciato modificato rispetto alla previsione progettuale. Il tracciato realizzato descrive, in questo punto, una curva più secca, con un raggio molto inferiore al previsto. Si deve rilevare altresì che il progetto prevedeva, verso il lago, una fascia di rispetto adiacente alla carreggiata, posta alla medesima quota e della larghezza di metri 8.

Attualmente, questa è rilevabile solo in alcuni punti e la larghezza non si avvicina neppure a quella prevista, né appaiono realizzate le previste cunette.

Buona parte delle piantumazioni previste come nuove collocazioni non sono state realizzate. In estrema sintesi, al di la delle puntuali differenze sopra elencate, la sistemazione attuale NON è conforme a quella definitiva autorizzata .

(23)

23

CAPITOLO II

PROGETTO ARCHITETTONICO

2. LADEFINIZIONE DIPISCINA.

L’elemento fondamentale di un impianto natatorio è la Piscina, che è definita dalla Conferenza Stato Regioni come “un complesso attrezzato per la balneazione che comporti la presenza di uno o più bacini artificiali utilizzati per attività ricreative, formative, sportive e terapeutiche esercitate nell’acqua contenuta nei bacini stessi”.

Secondo quanto riportato da Bollettino Ufficiale della Liguria DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE 18.07.2014 N. 902 “Linee di indirizzo inerenti agli aspetti igienico sanitari per la costruzione, la manutenzione, la vigilanza e la gestione delle piscine” è possibile elaborare una Classificazione delle Piscine ai fini igienico-sanitari, in base ai diversi criteri: destinazione, caratteristiche ambientali e strutturali, tipo di utilizzazione.

In base alla loro destinazione le piscine si distinguono nelle seguenti categorie:

A. Piscine di proprietà pubblica o privata, destinate ad un’utenza pubblica. Questa categoria comprende le seguenti tipologie di piscine le cui caratteristiche strutturali e gestionali specifiche sono definite da ciascuna regione:

A.1 Piscine pubbliche (quali ad esempio le piscine comunali);

A.2 Piscine ad uso collettivo: sono quelle inserite in strutture già adibite, in via principale, ad altre attività ricettive (alberghi, camping, complessi ricettivi e simili ) nonché quelle al servizio di collettività, palestre o simili, accessibili ai soli ospiti, clienti, soci della struttura stessa.

A.3 Impianti finalizzati al gioco acquatico.

A.4 Strutture complesse, comprendenti piscine rientranti in uno o più dei gruppi precedenti.

B. Piscine la cui natura giuridica è definita dagli art. 1117 e seguenti del Codice Civile, destinate esclusivamente agli abitanti del condominio ed ai loro ospiti.

(24)

24 C. Piscine ad usi speciali collocate all’interno di una struttura di cura, di riabilitazione,

termale, la cui disciplina è definita da una normativa specifica.

In base alle caratteristiche strutturali ed ambientali le piscine si distinguono in:

1. Scoperte se costituite da complessi con uno o più bacini artificiali non confinati entro strutture chiuse permanenti;

2. Coperte se costituite da complessi con uno o più bacini artificiali confinati entro strutture chiuse permanenti;

3. Di tipo misto se costituite da complessi con uno o più bacini artificiali scoperti e coperti utilizzabili anche contemporaneamente;

4. Di tipo convertibile se costituite da complessi con uno o più bacini artificiali nei quali gli spazi destinati alle attività possono essere aperti o chiusi in relazione alle condizioni atmosferiche.

In base alla loro utilizzazione si individuano, nelle varie tipologie di piscine, i seguenti tipi di vasche:

a. per nuotatori e di addestramento al nuoto, aventi requisiti che consentono l’esercizio delle attività natatorie in conformità al genere ed al livello di prestazioni per le quali è destinata la piscina, nel rispetto delle norme della Federazione Italiana Nuoto (FIN) e della Fédération Internazionale de Natation Amateur (FINA), per quanto concerne le vasche agonistiche;

b. per tuffi ed attività subacquee, aventi requisiti che consentono l’esercizio delle attività in conformità al genere ed al livello di prestazioni per le quali è destinata la piscina, nel rispetto delle norme della Federazione Italiana Nuoto (FIN) e della Fédération Internationale de Natation Amateur (FINA) per quanto concerne i tuffi;

c. ricreative, aventi requisiti morfologici e funzionali che le rendono idonee per il gioco e la balneazione;

d. per bambini, aventi requisiti morfologici e funzionali, quali la profondità 60 cm, che le rendono idonee per la balneazione dei bambini;

e. polifunzionali, aventi caratteristiche morfologiche e funzionali che consentono l’uso contemporaneo del bacino per attività differenti o che posseggono requisiti di convertibilità che le rendono idonee ad usi diversi;

(25)

25 f. ricreative attrezzate, caratterizzate dalla prevalenza di attrezzature accessorie quali

acquascivoli, sistemi di formazione di onde, fondi mobili, ecc.;

g. per usi riabilitativi, aventi requisiti morfologici e funzionali nonché dotazione di attrezzature specifiche per l’esercizio esclusivo di attività riabilitative e rieducative sotto il controllo sanitario specialistico;

h. per usi curativi e termali, nelle quali l’acqua viene utilizzata come mezzo terapeutico in relazione alle sue caratteristiche fisico - chimiche intrinseche e/o alle modalità con cui viene in contatto dei bagnanti e nelle quali l’esercizio delle attività di balneazione viene effettuato sotto il controllo sanitario specialistico.

Una articolazione efficace dell’impianto natatorio può essere effettuata specificando le esigenze ed i requisiti per quanto concerne:

 l’impianto sportivo

 gli ambiti funzionali omogenei  le unità ambientali

Per impianto sportivo si intende l’insieme funzionale di più sezioni che consentono la pratica di una o più attività sportive in un unico organismo.

Per ambiti funzionali omogenei si intende un insieme strutturato di unità ambientali organizzato unitariamente in termini funzionali. Esse sono:

 ambito funzionale omogeneo attività sportiva, costituita dalle unità ambientali destinate all’esercizio dell’attività sportiva;

 ambito funzionale omogeneo servizi di supporto, costituita dalle unità ambientali di supporto ed indispensabili per l’esercizio dell’attività sportiva;

 ambito funzionale omogeneo spazi per il pubblico;  ambito funzionale omogeneo impianti tecnologici.

Per unità ambientali si intendono gli spazi elementari destinati allo svolgimento di una o più attività.

L’unità ambientale “vasca al chiuso” è destinata a consentire l’esercizio dell’attività natatoria. Sono quindi incluse la vasca per l’esercizio dell’attività agonistica e la vasca per principianti, oltre lo spazio necessario alla ginnastica prenatatoria.

(26)

26 Le dimensioni dell’unità ambientale derivano dalle dimensioni delle vasche, delle relative fasce di rispetto. Sono previste, nel progetto finale, 1 vasca rettangolare da 34,5,00x21m (8 corsie) e una di superficie 215,6 m2 per bambini.

Le fasce di rispetto minime sono di 3 m; sulle testate e nei lati dove è previsto l’affaccio del pubblico, nonché in corrispondenza della fascia di rispetto tra le vasche, deve essere considerata una dimensione minima di 4,50 m. Inoltre deve essere previsto uno spazio per la ginnastica prenatatoria non inferiore ad ¼ della superficie complessiva delle vasche. L’altezza della copertura deve essere non inferiore a 4,50 m; può essere ridotta in corrispondenza della vasca bambini e spazio ginnastica prenatatoria.

L’accesso al piano vasche dovrà avvenire tramite passaggio obbligato non eludibile; il rientro potrà avvenire tramite accesso unidirezionale. I diversi passaggi dovranno essere privi di barriere architettoniche, prevedendo l’ingresso in vasca dei disabili motori.

Nell’ambito delle piscine di categoria A sono individuate, in relazione a diversi gradi di tutela igienico sanitaria, le seguenti aree:

a) area pubblico: spazi accessibili alla generalità degli utenti, senza alcuna barriera di protezione igienica;

b) area di rispetto: spazi destinati ai frequentatori che devono utilizzare appositi calzari e che separano l’area pubblico dall’area a piedi nudi;

c) area a piedi nudi: spazi destinati ai frequentatori, percorribili anche a piedi nudi, la cui pavimentazione ha caratteristiche rispondenti alle esigenze di facile pulizia e disinfezione;

(27)

27 d) area bagnanti: spazi destinati ad ospitare la sezione vasche, che è compresa in essi,

nonché gli spazi perimetrali funzionali all’attività di balneazione;

e) solarium: spazi destinati ad ospitare i frequentatori per l’eventuale esposizione al sole, avente i requisiti dell’area a piedi nudi;

f) solarium verde: spazi destinati ad ospitare i frequentatori per l’eventuale esposizione al sole, facente parte dell’area di rispetto, la cui pavimentazione non possiede le caratteristiche dell’area a piedi nudi

UTENTI

Gli utenti della piscina, si distinguono in “frequentatori” e “bagnanti”: - Sono “frequentatori” gli utenti presenti all’interno dell’impianto natatorio.

- Sono “bagnanti” i frequentatori che si trovano all’interno della sezione vasche delimitata sul posto.

Il numero massimo di frequentatori ammissibili è determinato, in relazione alle diverse categorie di piscine, secondo i parametri definiti dalle norme tecniche regionali, con l’obiettivo di garantire che la fruizione delle vasche, dei solarium, degli spogliatoi, delle docce e dei servizi igienici possa avvenire in modo regolare e agevole.

Il numero massimo di bagnanti ammissibili è determinato, in relazione ai diversi tipi di vasche, secondo i parametri definiti dalle norme tecniche regionali, con i seguenti obiettivi:

 garantire che il carico inquinante dovuto alle attività in acqua, in relazione al volume d’acqua delle vasche, si mantenga entro i limiti della potenzialità degli impianti di trattamento;

 garantire che l’attività natatoria, nelle varie forme previste per le diverse categorie e gruppi di piscine e tipi di vasche, possa svolgersi nel rispetto delle esigenze di sicurezza e di sorveglianza degli utenti;

In nessun caso il numero massimo di bagnanti ammissibili previsto dalle disposizioni tecniche regionali potrà superare i seguenti limiti:

 nelle vasche di tipo a, b, g, h un bagnante ogni 5 m2 di specchio d’acqua calcolato sul

totale delle vasche di questi tipi presenti nella stessa sezione.

 nelle vasche di tipo c, d, e, f : un bagnante ogni 3 m2 di specchio d’acqua calcolato sul

(28)

28 Le piscine delle Categorie A e C devono essere dotate di sistemi o procedure atte a rilevare in ogni momento il numero di frequentatori presenti nelle aree di riferimento, nonché a limitare l’accesso di ulteriori utenti oltre il numero massimo consentito.

ALIMENTAZIONE DELL’IMPIANTO

Gli impianti possono essere alimentati con:

 acqua dolce (acqua con residui – contenuto totale di sostanze non volatili – oscillanti tra 100/400 mg/l);

 acqua marina, (con caratteristiche di salinità, densità e temperatura);

 acqua termale7, (con prevalenza di determinate componenti saline caratteristiche). Le acque utilizzate negli impianti sono classificate in:

 acqua di riempimento: utilizzata per il primo riempimento della piscina e per quelli successivi ad uno svuotamento totale,

 acqua di approvvigionamento: utilizzata per l’alimentazione della vasca: con requisiti di potabilità previsti dalle norme vigenti,

 acqua di immissione costituita da acqua di ricircolo e di reintegro opportunamente trattate, con i requisiti previsti da una apposita tabella,

 acqua di scarico: proveniente dal periodico svuotamento e lavaggio della vasca, dai lavaggi dei filtri, dal troppo pieno delle vasca di compenso e quella proveniente dagli analizzatori se non riammessa nella vasca,

 acqua contenuta in vasca è quella presente nel bacino.

L’acqua di tracimazione è quella non dipendente dalle variazioni di livello per la presenza dei bagnanti, ma dovuta alla portata di ricircolo, al reintegro e, nelle piscine scoperte, ai fattori naturali accidentali (pioggia, vento, ecc.).

L’acqua delle vasche deve essere completamente rinnovata, previo svuotamento, almeno una volta all’anno.

2.1

ANALISI

UTENZA

Nella progettazione di un nuovo impianto sportivo la prima fase è quella della individuazione di un’area territoriale di influenza chiamata bacino di gravitazione o area di utenza, intesa come quella parte di territorio, che risentirà della costruzione di tale impianto poiché gli abitanti di tale zona saranno portati per ragioni spaziali e temporali al suo utilizzo.

(29)

29 Il bacino di gravitazione può essere interpretato in tre modi differenti:

 in senso spaziale come la superficie territoriale che rientra in una certa distanza;  in senso temporale come quella entro la quale l’impianto è raggiungibile in un

determinato intervallo di tempo;

 in senso sociale come l’insieme di domanda che ad esso fa riferimento;

Dipende inoltre anche dal livello di attivazione e cioè dalla percentuale di popolazione attiva, anche potenzialmente, agli sport acquatici, poiché da essa dipende la quantità di servizio sportivo richiesto.

Altro fattore fondamentale da analizzare nella fase di programmazione è il fattore di utilizzo che prende in considerazione lo stato degli impianti natatori esistenti nei comuni limitrofi, ed analizza il loro utilizzo da parte della popolazione.

Nel nostro caso il bacino d’utenza è rappresentato dal Comune di Castelnuovo Magra che conta una popolazione di circa 8200 abitanti, e dai Comuni ad esso limitrofi , privi anch’essi di piscina comunale.

Le attività che si svolgono in questa piscina sono comunque in prevalenza attività non agonistiche, come quelle della scuola nuoto, del nuoto libero e dell’aquagym ma anche agonistiche quali la palla nuoto.

Questa analisi dei fattori territoriali, sociali ed economici ci ha portato alla definizione delle caratteristiche basilari dell’impianto: una piscina che, in inverno, sia capace di rispondere alle esigenze dell’utenza non specialistica, ma anche all’utilizzo per fini agonistici; mentre in estate sia capace di rispondere sia ad esigenze di tipo agonistico-sportive che di tipo ricreativo-balneare (cioè in alternativa al mare).

Pertanto la soluzione proposta presenta un impianto natatorio di medie dimensioni che può soddisfare le esigenze di 60-130 utenti contemporanei (274 è il massimo teoricamente consentito per legge considerando vasca 25x21) a cui corrisponde un bacino di gravitazione di 1000-4000 utenti complessivi: in pratica una popolazione di 20000-60000 abitanti, secondo il livello di propensione espresso nell’area.

Inoltre le diverse forme di utilizzo della piscina possono essere coordinate tra di loro, individuando soluzioni progettuali integrate, attraverso opportuni livelli di polivalenza e polifunzionalità.

A tal scopo il progetto prevede vasche agonistiche, formative, ludiche e per il tempo libero, combinate tra loro in risposta al programma di utilizzo della struttura.

(30)

30

2.2

CLASSI

DI

ESIGENZA

Le classi di esigenza (UNI8289) sono l’espressione dei bisogni dell’utenza tenendo conto dei vincoli che l’ambiente naturale pone all’ambiente costruito. Le sette classi di esigenza individuate dalla norma sono:

1. Sicurezza: “insieme delle condizioni relative all’incolumità degli utenti, nonché alla difesa e prevenzione di danni in dipendenza da fattori accidentali, nell’esercizio del sistema edilizio “ ;

2. Benessere: ”insieme delle condizioni relative a stati del sistema edilizio adeguati alla vita, salute e svolgimento delle attività degli utenti”;

3. Fruibilità: ”insieme delle condizioni relative a stati del sistema edilizio ad essere adeguatamente usato dagli utenti nello svolgimento delle attività”;

4. Aspetto: “insieme delle condizioni relative alla fruizione percettiva del sistema edilizio da parte degli utenti”;

5. Gestione: “insieme delle condizioni relative all’economia di esercizio del sistema edilizio“; 6. Integrabilità: “ insieme delle condizioni relative all’attitudine dell’unità e degli elementi

del sistema edilizio a connettersi funzionalmente tra di loro “;

7. Salvaguardia: “ insieme delle condizioni relative al mantenimento e miglioramento degli stati dei sovrasistemi di cui il sistema edilizio fa parte”.

Per ogni classe di esigenza possiamo individuare delle specifiche esigenze per l’edificio in esame ed attraverso la loro soddisfazione e controllo, possiamo operare le modifiche necessarie per una migliore ottimizzazione dell’opera.

Sicurezza

La piscina nel suo complesso deve garantire adeguate condizioni di sicurezza, riferite in particolare a:

- Sicurezza strutturale (attitudine della struttura a salvaguardare l’incolumità fisica degli occupanti in condizioni normali e in condizioni aggravate da agenti esterne quali neve, vento, pioggia);

- Sicurezza agli incendi e agli eventi eccezionali;

- Sicurezza nell’uso degli spazi (idoneità alla salvaguardia fisica nei confronti di malessere ed infortuni, a tal scopo saranno predisposti spazi per attività di pronto soccorso);

(31)

31 - Sicurezza nell’uso degli impianti

Il primo ed il secondo punto vengono soddisfatti progettando la piscina secondo le vigenti norme tecniche e rispettando le norme di sicurezza per la costruzione e l’esercizio degli impianti sportivi che definiscono numero, larghezza, funzione per atleti, personale e pubblico delle vie d’uscita dell’impianto. Il soddisfacimento delle condizioni di sicurezza all’incendio va considerato in fase progettuale per individuare le giuste dimensioni e collocazione delle diverse unità ambientali.

Benessere

Esigenza che influisce sulla soddisfazione degli utenti e va ad interessare il benessere:

- Termo igrometrico (temperatura dell’aria, temperatura acqua vasca, umidità relativa, velocità dell’aria); la vasca è sicuramente l’elemento condizionante principale a causa della notevole superficie evaporante che determina livelli di umidità relativa elevati, questo incide soprattutto sul bagnante che esce dall’acqua sensibile oltre a ciò alla velocità dell’aria che modifica le condizioni di evaporazione, ciò comporta la necessità di avere temperature dell’aria prossime a quelle dell’acqua e velocità dell’aria non superiori a 0,15-0,20 m/s; se si tratta di piscina coperta la temperatura dell’aria si deve mantenere in un intervallo tra i 25°-28° , deve essere garantita indipendentemente dalle condizioni esterne e uniforme in tutto l’ambiente; per evitare che il pubblico si trovi in zone con elevata umidità relativa e temperatura si opera un’opportuna differenziazione della velocità e temperatura dei flussi d’aria; la temperatura dell’acqua non dovrà essere inferiore a 24° preferibilmente in un intervallo 26°-28°;

- Luminoso-visivo : la vasca deve essere orientata in modo che il sole non disturbi i tuffatori, cioè deve avere trampolini e piattaforme rivolte a nord; la zona vasche e solarium deve avere un’esposizione tale da essere investita dal sole , possibilmente dall’alba a tramonto e l’edificio spogliatoio deve essere disposto in modo da non costituire schermo ai raggi solari; l’illuminazione artificiale, estesa anche alle zone riservate al pubblico, deve essere tale da produrre una luce gradevole , molto simile a quella naturale diurna; l’intensità luminosa al di sopra dei blocchi di partenza e delle pareti di virata non deve essere inferiore a 200 lux;

- Acustico: negli ambienti chiusi l’effetto creato dalle pareti è quello di riprodurre delle onde riflesse che, se si riflettono sull’onda sonora principale creano fenomeni di

(32)

32 risonanza e riverbero. Di conseguenza si dovranno utilizzare accorgimenti e materiali che riducano il livello sonoro

Fruibilità

Le esigenze di fruibilità riguardano i requisiti di dimensionamento , condizioni d’uso delle unità ambientali, relazioni tra queste, dotazione di attrezzature e arredi.

I requisiti di relazione riguardano le caratteristiche di contiguità, accesso diretto, accesso selezionato da altre unità, e di solo visibilità: l’area riservata al pubblico avrà relazione di sola visibilità con la zona vasche, la zona vasche sarà accessibile solo da atleti e personale addetto tramite passaggi filtrati obbligati.

Aspetto

Saranno scelti materiali idonei a conservare più a lungo il loro aspetto estetico insieme al mantenimento delle loro prestazioni. L’edificio si dovrà presentare di facile lettura così da rendere la fruizione più semplice anche da parte dei visitatori occasionali e in caso di emergenza sia percepibile nel minor tempo possibile le vie di fuga più brevi e sicure.

Gestione

L’articolo 15 comma1 del D.P.R. 554 prevede che “ La progettazione ha come fine fondamentale la realizzazione di un intervento di qualità e tecnicamente valido, nel rispetto del miglior rapporto fra benefici e costi globali di costruzione, manutenzione e gestione.” Questa classe di esigenza prevede quindi che vengano prese in considerazione:

- Manutenzione preventiva; - Pulizia degli elementi; - Riparabilità degli elementi;

- Sostituzione parziale o completa degli elementi Integrabilità

L’edificio dovrà presentarsi come un insieme di elementi uniti ed omogenei, sia all’interno della struttura che all’esterno con particolare riferimento all’ambiente circostante; per questo lo studio della posizione dei vari servizi che compongono l’edificio sarà tale da permettere un dialogo e un’interpretazione costante tra essi in riguardo anche alla loro disposizione spaziale. Salvaguardia dell’ambiente

Si esplicita nel realizzare un’opera che utilizzi materiali riciclabili in fase di smaltimento e nella scelta di materiali che mantengano l’identificazione dei valori storici, culturali e morfologici dell’ambiente.

(33)

33

2.3

AMBITI

FUNZIONALI

OMOGENEI

(AFO)

Con tale termine si indicano le funzioni, attività da svolgersi all’interno del sistema edilizio in oggetto e vengono individuate per definire al meglio il campo di intervento della progettazione in modo da classificare e organizzare gli spazi in modo sistematico e qualitativo, difatti dopo aver individuato dette aree funzionali è possibile distinguere all’interno del nostro spazio diverse unità .

Per consentire l’ottimale svolgimento delle attività natatorie e la partecipazione al pubblico, l’impianto piscina deve presentare un’organizzazione funzionale basata su quattro ambiti funzionali:

 AFO1: Funzioni di svolgimento di attività sportiva

Queste funzioni comprendono tutto ciò che riguarda l’attività fisica, compresa attività di riscaldamento e defaticamento;

E’ costituita dall’unità ambientale sala vasche , che oltre a consentire la funzione primaria dovrà garantire:

- Accesso e uscita verso i servizi di supporto da parte di atleti e personale addetto

- Rapporto di visibilità con l’area per il pubblico

Inoltre per la sala vasche particolare attenzione va posta alle condizioni di igiene e quindi alle caratteristiche delle acque (controllo di parametri quali la torbidità, il cloro libero, il PH-); caratteristiche del bordo vasca e delle fasce di rispetto , con pavimentazione con una porosità tale da permettere la loro perfetta disinfezione e antisdrucciolevole , e un inclinazione tale da evitare il deflusso delle acque di lavaggio verso le canalette di sfioro della vasca; inoltre l’accesso alle vasche avverrà tramite un passaggio obbligato dotato di docce a getti d’acqua.

 AFO2: Funzioni e servizi di supporto

Sono costituiti dall’insieme delle unità ambientali che devono garantire le funzioni di supporto dirette allo svolgimento delle attività sportive. Sono funzioni di supporto indispensabili per l’attività sportiva quelle di ingresso controllato per atleti, allenatori, personale e pubblico, di uscita, amministrazione, deposito, manutenzione e corretto funzionamento della struttura.

(34)

34 I locali dipendono anche dalle caratteristiche , tipologia e funzione degli impianti e dalle attrezzature previste (impianto idrico sanitario, di termoventilazione, di riscaldamento, centrali elettriche, telefoniche etc..).

Sono compresi nel suddetto ambito: - Spostamento interno

- Attività fisiologiche - Attività igieniche

- Attività medica e di soccorso - Attività di controllo

- Servizio informativo e di gestione - Attività impiantistiche

Le funzioni di accesso/uscita alla zona vasche deve avvenire attraverso percorsi obbligati: un percorso a piedi calzati dall’atrio fino alla zona spogliatoio (diviso in base al sesso), e uno a piedi nudi dalla zona spogliatoio alle vasche; gli spostamenti dovranno rispettare le dimensioni minime. I diversi passaggi unidirezionali dovranno essere privi di barriere architettoniche.

Perimetralmente a ciascuna vasca dovranno essere realizzate banchine di idonea larghezza per garantire la sicurezza degli utenti e la funzionalità sportiva, non inferiori a 1,5 m e preferibilmente di larghezza 2,5 per il lato lungo vasca e 4 m per il lato corto e per il distacco di vasche contigue. Attorno alle vasche dovranno essere previsti spazi comunque distribuiti ma connessi direttamente agli specchi d’acqua, aventi superficie complessiva non inferiore alla metà di quella delle vasche servite e comunque per una corretta funzionalità dovrebbe essere pari alla superficie delle vasche per impianti coperti, almeno il doppio per impianti all’aperto.

Per quanto riguarda i servizi igienici dovranno avere accesso dalla zona a piedi nudi tramite locale di disimpegno e saranno dimensionati in ragione di almeno 1 w.c. e orinatoio ogni 150 m2 di vasche servite per gli uomini e un w.c. ogni 100m2 per le donne

a cui accorrerà aggiungere i lavabi; almeno un w.c. per uomini e donne dovrà risultare fruibile da disabili.

Lo spazio per l’igiene personale deve permettere tutte quelle attività legate al singolo utente che gli consentiranno lo svolgimento dell’attività sportiva e successivamente ad essa il rispristino delle condizioni per svolgere altre attività all’esterno. Pertanto

(35)

35 presenza di passaggio obbligato costituito da un corridoio di larghezza, lunghezza e forma tali da consentire il passaggio di un solo bagnate a volta , e dotato di serie di docce sul soffitto e zampilli orizzontali sulle pareti, e pavimento più basso di circa 30 cm di quello degli spogliatoi di modo da formare vasca munita di acqua corrente con liquido disinfettante per la pulizia dei piedi. Mentre dovrà essere prevista almeno 1 doccia ogni 30 m2 di vasche servite e almeno una accessibile a disabili.

I posti spogliatoio potranno essere raggruppati in locali comuni (spogliatoi comuni) o essere del tipo singolo, cabine a rotazione (0,9x1,2 m, 1,8x1,5 m disabili) , e per ragioni igieniche dovranno costituire elemento di separazione tra i percorsi a piedi calzati e percorsi a piedi nudi, saranno divisi per sesso con separati servizi igienici e docce e percorsi a piedi nudi , fino al passaggio obbligato. Il numero di posti spogliatoi dovrà risultare non inferiore ad 1/9 della superficie al mq delle vasche servite; si consiglia di realizzare almeno il 25% con cabine a rotazione.

Per svolgere attività medica e di primo soccorso ad infortunati nell’attesa di mezzi di soccorso esterni, si necessita di uno spazio con disimpegno per dividere il servizio igienico dal locale per le visite, un servizio igienico e uno spazio non necessariamente chiuso per il cambio d’abito. Lo spazio dovrà essere dimensionato per un’utenza minima di 3 persone, ed una capienza massima di 6 persone , per una superficie di 3mq/persona. Deve inoltre essere facilmente accessibile dall’esterno e ubicato in modo da servire ugualmente bene la zona vasche-solarium, quella per il pubblico e gli spogliatoi.

Per l’attività di controllo il dimensionamento minimo deve garantire lo svolgimento della vendita dei biglietti ad almeno due persone per consentire un più agevole controllo in entrata da parte degli utenti , pertanto il suo posizionamento sarà nelle vicinanze degli accessi alle zone destinate agli utenti.

Le attività di gestione , segreteria ed informazione si troveranno in unica unità , con apertura di uno sportello al pubblico per il servizio informativo. Tale unità sarà direttamente collegata all’unità per deposito materiali per una superficie pari a 1/20 delle vasche servite, con eventuale suddivisione in più unità.

Le attività impiantistiche comprendono tutti quegli spazi dove trovano ubicazione gli impianti tecnici dell’edificio:

(36)

36 - Spazio per impianto termico , locale dove è inserito il bruciatore per il

riscaldamento dell’acqua necessaria all’impianto idrico dell’edificio, e al riscaldamento dell’aria da inviare agli ambienti

- Spazio per trattamento dell’aria, locale dove trovano spazio i filtri e le pompe di mandata dell’impianto di riscaldamento ad aria calda

- Spazio per gli impianti elettrici, locale dove risiedono tutti i pannelli gestionali per i vari impianti tecnici all’interno dell’edificio compreso l’impianto antincendio.  AFO3: Funzioni relative al pubblico

Funzioni proprie degli utenti visitatori che consentono l’accesso alle gradinate e la partecipazione del pubblico allo svolgimento delle attività sportive mediante la visione della zona gioco in tutta la sua integrità.

L’atrio per il pubblico deve assicurare le funzioni di smistamento in entrata ed in uscita degli spettatori e l’accesso agli eventuali servizi ausiliari.

Per i dimensionamenti minimi al fine della visione del campo da gioco si farà riferimento ad un ingombro in posizione seduta di 48 cm per persona, inoltre i valori minimi di alzata e pedata delle gradinate saranno 40 per alzata e 60 pedata, così da consentire una adeguata visibilità a tutti gli spettatori

 AFO4: Funzioni di servizi complementari

Comprende le eventuali funzioni che, pur non essendo indispensabili per il corretto funzionamento dell’impianto, concorrono ad accrescerne la qualità, quali.

- Attività di ristoro - Luoghi di incontro

L’attività di ristoro deve servire bagnanti e non bagnanti senza che i percorsi a piedi nudi interferiscano con quelli calzati; deve contenere lo spazio per servizio al banco con un personale minimo di due persone , lo spazio per attività igieniche riservato al personale con disimpegno, gli spazi interni con posti a sedere.

Partendo dagli obiettivi prefissati, dal rispetto dei vincoli (leggi e norme cogenti, ambientali, norme di buona tecnica, ecc.), dalle classi di esigenze in considerazione degli aspetti legati alla sicurezza, al benessere, alla fruibilità e accessibilità, all’aspetto, alla gestione, all’integrabilità e alla salvaguardia dell’ambiente si sono analizzati gli Ambiti Spaziali Omogenei (ASO) e ad essi si sono fatti corrispondere i rispettivi Ambiti Funzionali Omogenei (AFO).

(37)

37 ASO1 – Zona vasche

ASO2 – Aree d’ingresso, di distribuzione ASO3 – Aree spogliatoi

ASO4– Spazi per l’assistenza ASO5 – Area ristoro

ASO6 – Palestra ASO7 – Zona gradinate ASO8 - Impianti

Per ogni singolo ASO sono state individuate le funzioni e quindi gli AFO. Successivamente le stesse sono state classificate e ordinate in funzioni primarie principali, funzioni primarie complementari del I ordine e funzioni primarie complementari del II ordine.

Figura 20: ASO- PIANO TERRA

Figura 21: ASO_PIANO PRIMO

2.4

DESCRIZIONE

GENERALE

IMPIANTO

NOTATORIO

Si tratta di un complesso su tre livelli: il livello intermedio a piano terra, con sala vasche in cui si è cercato di contenere l’altezza massima al fine di ridurre per quanto possibile l’impatto ambientale ed i costi di gestione (riscaldamento e riciclo dell’aria), un livello inferiore,

(38)

38 completamente interrato e destinato alla filtrazione delle vasche coperte, alle caldaie per il riscaldamento dell’acqua ed alle macchine per il trattamento aria ed a livello superiore, al primo piano, la palestra con annessi spogliatoi.

La sala principale è un volume unico; è determinata nelle dimensioni spaziali unicamente dalle funzioni cui è destinata e vi trova posto la vasca di ml. 34,50 x 21.00 ; adiacente ad esso c’è un volume secondario dove è situata la vasca ludico polifunzionale da mq. 215.

Tali volumi sono raggiunti direttamente dagli spogliatoi, sia dagli utenti che dagli istruttori. Lo spazio è fortemente caratterizzato dalla copertura in legno lamellare e dalle ampie vetrate che delimitano gli spazi interni (area ingresso e Reception) e gli spazi esterni a verde.

La scelta di questo materiale è dettata da diverse fattori:

1. le caratteristiche di resistenza agli agenti chimici che inevitabilmente sono presenti all’interno di una sala vasche;

2. la caratteristica di fonoassorbenza del legno, in particolar modo del tavolato costituito da pannelli fonoassorbenti in fibra di legno mineralizzato, che riduce fortemente il riverbero acustico, fenomeno che spesso si verifica in ambienti analoghi;

3. contenere problemi di condensa sull’intradosso solaio di copertura;

4. le ottime caratteristiche strutturali del legno lamellare per opere di grande luce; 5. la valenza estetica di un materiale naturale.

L’accesso alla struttura potrà avvenire direttamente dall’esterno, mediante atrio completamente vetrato.

L’atrio di ingresso e suddiviso in zone ben distinte per separare i percorsi fra gli utenti della palestra polifunzionale, della piscina, del punto ristoro e gli spettatori; il tutto sotto il controllo della reception. Proprio per separare gli atleti dagli spettatori, sono stati inseriti due vani scala con annessi ascensori; uno che porta gli spettatori alla tribuna al piano primo e

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39 l’altro alla palestra. Tramite tale ingresso gli utenti della palestra polifunzionale potranno accedere tramite percorso diretto coperto alle attività della piscina.

Il bar è collocato adiacente al piano vasche con ampia vetrata su di essa assicurando così continuità, luminosità, trasparenza, inoltre è situato tra i due vani scala in modo da essere raggiungibile da tutte le zone della palestra.

Nella reception della piscina sono collocate una zona accoglienza, con ampio affaccio vetrato sulla zona che la separa dagli spogliatoi, ed un ufficio separato per le relazioni riservate con il pubblico e la gestione della struttura.

Lo schema degli spogliatoi è cosi organizzato:

- ingresso controllato mediante barriere azionabili da tessera magnetica

- spogliatoi personale istruttore, divisi per sesso, con servizi e docce a norma per utenti disabili

- spogliatoi utenti diviso per sesso e organizzati cabine a rotazione di primo ingresso, spogliatoi comuni con armadietti e panche, zona docce e zona servizi.

I locali doccia saranno realizzati con complanarità del piano di calpestio nel quale sarà inserita una griglia di materiale plastico e antiscivolo sopra la canaletta di scolo. Questa soluzione garantisce il perfetto uso dei locali anche per utenti con ridotta capacità motoria.

In tutti i servizi, compresi quelli degli spogliatoio istruttori, e previsto almeno un servizio idoneo per disabili e docce per disabili.

La separazione all’interno degli utenti tra piedi calzati e piedi scalzi avviene all’interno dei locali spogliatoi; gli utenti per accedere alla vasca passano attraverso apposito passaggio obbligato munito di vaschetta lavapiedi e getti laterali con l’optional del cancelletto per la fruizione da parte dei disabili.

Tutti i passaggi saranno privi di barriere architettoniche, e muniti di cancelletti per disabili. Il dimensionamento degli spogliatoi è stato effettuato in conformità alle norme CONI (n.1379 del 25/06/2008) e al regolamento di cui alla D.G.R. Regione Lombardia n.VIII/2552 del 17/05/2006. Per quel che riguarda i locali spogliatoi e servizi saranno tutti dotati di impianto di ventilazione meccanica forzata indipendentemente dalla ventilazione naturale presente.

Questo perché specialmente nella stagione invernale, il ricambio non può essere effettuato direttamente con aria esterna a causa delle temperature estremamente diverse presenti fra l’esterno e i locali interni.

Riferimenti

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