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CAPITOLO 4 IL BILANCIO E LE PROBLEMATICHE ECONOMICHE E CONTABILI NEL SETTORE LAPIDEO:

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CAPITOLO 4

IL BILANCIO E LE PROBLEMATICHE ECONOMICHE E

CONTABILI NEL SETTORE LAPIDEO:

Per meglio evidenziare le problematiche contabili rilevanti nelle aziende del settore lapideo, vengono riportati i dati salienti dei risultati dei bilanci relativi all’esercizio 2012 di due società del settore: la prima avente ad oggetto l’escavazione marmi e l’altra il commercio.

4.1 Società di Escavazione

La società presa in esame per la descrizione di un bilancio di una impresa di escavazione è Cave Amministrazione Srl, la quale svolge la propria attività nella cava denominata “Amministrazione AS1-AS2”, registrata al n. 21 del catasto cave del comune di Carrara, nel bacino marmifero n. 2 di Torano, sita in località Ravaccione. Le varietà di marmo estratte sono: marmo bianco Ordinario e Statuario.

Le voci contabili caratteristiche dell’attività, sia dello stato patrimoniale che del conto economico, sono le seguenti:

ATTIVO:

IMMOBILIZZAZIONI IMMATERIALI

La voce immobilizzazioni immateriali, il cui valore è 422.395,64 è composta da spese di costituzione e modifica per 1.764,78 e da costi pluriennali per 420.630,86.

Le spese di costituzione sono relative a costi per Assemblee Straordinarie riguardanti modifiche statutarie. La voce costi pluriennali riguarda i lavori straordinari al monte; tali lavori sono investimenti durevoli direttamente connessi al terreno, che, attraverso opere e miglioramenti vari eseguiti, gradualmente lo hanno trasformato nella attuale struttura di cava idonea alla produzione (es. costruzione strade arroccamento, bonifica tecchie). Il valore attribuito a tali

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lavori, che viene capitalizzato, è pari all’imputazione della quota dei costi totali che viene utilizzata per l’esecuzione di tali lavori, quota che viene stabilita da colui che attua l’imputazione secondo criteri certi; la percentuale di imputazione viene stabilita sulla base della relazione di un tecnico, generalmente il direttore dei lavori.

In definitiva si tratta di costi che vengono iscritti tra i componenti negativi del conto economico al momento in cui sono sostenuti, ma che poi, alla fine dell’esercizio, vengono capitalizzati per quella parte che si ritiene manifesterà la propria utilità in più esercizi. La quota di ammortamento, deve tenere conto dei principi logici generali a cui ogni impresa ha il dovere di attenersi, cioè deve essere calcolata tenendo conto della durata di vita utile di quel dato cespite, ovverosia del tempo nel quale sarà in grado di fornire utilità economica all’impresa. Nel tipo di azienda presa in esame si imputa all’esercizio una quota annuale costante in relazione alla durata di vita utile dei lavori straordinari, stabilita dalla relazione del direttore dei lavori, tenendo sempre presente il periodo di durata della concessione; un altro fattore di cui si dovrebbe tener conto nella determinazione della quota di ammortamento è la resa del monte, cioè la correlazione tra la produzione annuale estratta e la prevista entità totale del giacimento. La quota di ammortamento, tenendo conto di questa ultima affermazione dovrebbe essere determinata sulla base della seguente formula:

A = (C/Rn) * Pa

Dove C indica i costi complessivi da ammortizzare, Rn la resa netta del monte e Pa la produzione annua ottenuta. Nella pratica, tuttavia, l’ammortamento viene calcolato in maniera empirica, non arrivando sempre ad una corretta attribuzione dei valori, commettendo un errore che comporta riflessi sui costi della produzione, alla cui formazione non si fa concorrere in maniera corretta uno dei fattori che è stato utilizzato per il conseguimento della produzione.

Le immobilizzazioni immateriali risultano iscritte al costo di acquisto o di realizzazione, comprensivo dei relativi oneri accessori, e risultano evidenziate in

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bilancio alla voce B.I. dell’attivo dello Stato patrimoniale ed ammontano, al netto dei fondi, a euro 18.199.

Seguendo i criteri di valutazione a loro relativi, i costi pluriennali sono stati capitalizzati solo a condizione che potessero essere “recuperati” grazie alla redditività futura dell’impresa e nei limiti di questa. Se in esercizi successivi a quello di capitalizzazione venisse meno detta condizione, si provvederà a svalutare l’immobilizzazione.

L’ammortamento delle immobilizzazioni immateriali è stato effettuato con sistematicità e in ogni esercizio, in relazione alla residua possibilità di utilizzazione economica futura di ogni singolo bene o costo. Il costo delle immobilizzazioni in oggetto, infatti, è stato ammortizzato sulla base di un “piano” che si ritiene assicuri una corretta ripartizione dello stesso nel periodo di vita economica utile del bene cui si riferisce, periodo in ogni caso non superiore a cinque anni.

Il piano di ammortamento verrà eventualmente riadeguato solo qualora venisse accertata una vita economica utile residua diversa da quella originariamente stimata.

Nel bilancio preso in esame non è stata evidenziata la necessità di operare svalutazioni ex art. 2426 primo comma, n. 3 del codice civile.

Secondo quanto previsto dall’art. 2426 cc, primo comma, n. 5, secondo periodo, fino a quando l’ammortamento dei costi ivi indicati non è completato possono essere distribuiti dividendi solo se residuano riserve disponibili sufficienti a coprire l’ammontare dei costi non ammortizzati.

IMMOBILIZZAZIONI MATERIALI:

La voce immobilizzazioni materiali, il cui valore è 1.270.833,74 €, è formata da costruzioni leggere per 3.325,00 € (costituite da 4 box utilizzati come spogliatoio, officina e mensa), escavatori e pale gommate per 856.896,22 €, (nello specifico, 10 escavatori, e 10 pale gommate), impianti specifici per 329.580,80 €, attrezzatura varia e minuta per 33.993,56 €, mobili e arredo

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d’ufficio per 3.149,99 €, macchine ufficio elettroniche per 9.257,11 €, automezzi strumentali per 34.631,06 €.

Le immobilizzazioni materiali risultano iscritte, nel bilancio CEE, al costo complessivo di euro 337.855 € al netto dei fondi ammortamento.

Gli ammortamenti sono stati effettuati con sistematicità e in ogni esercizio, in relazione alla residua possibilità di utilizzazione di ogni singolo bene. Per i beni non acquisiti presso terze economie, il costo di produzione comprende i soli costi direttamente imputabili al cespite. I costi “incrementativi” sono stati eventualmente computati sul costo di acquisto solo in presenza di un reale e “misurabile” aumento della produttività, della vita utile dei beni o di un tangibile miglioramento della qualità dei prodotti o dei servizi ottenuti, ovvero, infine, di un incremento della sicurezza di utilizzo dei beni. Ogni altro costo afferente i beni oggetto è stato invece integralmente imputato al conto economico.

Il costo delle immobilizzazioni, è stato ammortizzato in ogni esercizio sulla base di un piano, di natura tecnico-economica, che si ritiene assicuri una corretta ripartizione dello stesso negli esercizi di durata della vita economica utile dei beni cui si riferisce.

Il criterio di ammortamento applicato per l’esercizio chiuso al 31/12/2012 non si discosta da quello utilizzato per gli ammortamenti degli esercizi precedenti. Il piano di ammortamento sarà riadeguato solo qualora venisse accertata una vita economica utile residua diversa da quella originariamente stimata.

Sulla base della residua possibilità di utilizzazione, i coefficienti adottati nel processo di ammortamento delle immobilizzazioni materiali sono i seguenti:

Descrizione Coefficienti ammortamento

TERRENI E FABBRICATI

Terreni e aree edificabili/edificate Non ammortizzato Fabbricati a uso civile abitazione Non ammortizzato Fabbricati industriali e commerciali Non ammortizzato

Costruzioni leggere 10

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Impianti generici 10

Impianti specifici 10

Impianti specifici ad alto contenuto tecnologico 10 ………….

ATTREZZATURE

INDUSTRIALI E COMMERCIALI

Attrezzatura varia e minuta 30

Escavatori e pale meccaniche 25

AUTOVEICOLI DA TRASPORTO

Automezzi da trasporto 25

…………

AUTOVETTURE MOTOVEICOLI E SIMILI

Autovetture …………

ALTRI BENI

Mobili e macchine ufficio 12

Macchine ufficio elettroniche e computer 20 …………

IMMOBILIZZAZIONI FINANZIARIE:

Le immobilizzazioni finanziarie risultano iscritte in bilancio per 608.140 euro. Tale voce è costituita per 337.500,00 € dalla voce partecipazioni e da 270.640,00 € da depositi cauzionali attivi. Sia le partecipazioni che i depositi cauzionali sono valutati al costo storico di acquisizione. La voce “altre partecipazioni”si riferisce alla partecipazione che l’azienda ha in qualità di socio esperto nella società Ravaccione Marmi Srl, come conviene dall’art. 15 del Regolamento per la concessione degli agri marmiferi comunali: “ se il titolare di una concessione è una società prevista dal libro V, titoli V e VI del codice civile ovvero se più soggetti sono contitolari di una concessione anche per quote diverse, o, ancora, se una cava può comunque essere attuata da un socio ovvero da un contitolare della

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concessione ovvero da un co-concessionario esperto del settore, osservate le condizioni che seguono. Può essere delegato alla coltivazione anche il socio esperto di società titolare di quote o azioni della società concessionaria, purchè, tenendo conto della demoltiplicazione inerente a tale partecipazione, siano rispettati i requisiti previsti nel successivo comma 3, lettera a). la coltivazione della cava può essere attuata, altresì, da una società di capitali, il cui capitale sia per intero di proprietà dei concessionari, siano essi persone fisiche o giuridiche, purchè tutti ne siano soci, salvo gli eventuali titolari di quote minimali, come definite nel successivo comma 3, lettera c).”66

La società Ravaccione Marmi Srl, con capitale sociale di 1.350.000,00 €, detiene l’autorizzazione del comune ad escavare in quanto detentrice di titoli (titolare di agri marmiferi) e la società presa in esame, Cave Amministrazione Srl, vi partecipa per il 25% (partecipazione valutata al costo) in qualità di socio esperto, pagando il canone di concessione e il contributo regionale; inoltre Cave Amministrazione Srl è affittuaria di beni estimati utilizzati anch’essi per l’escavazione marmi: il godimento di tali beni comporta un esborso in affitti passivi per 14.920,00 €.

RIMANENZE:

La voce magazzino, il cui valore è 13.966,50 €, è formata da rimanenze di materie prime, sussidiarie e di consumo (le scorte di questi fattori produttivi, il cui bisogno è continuo durante tutta la gestione, che deriva dalla necessità di evitare arresti o interruzioni al processo produttivo).

Le rimanenze, sono iscritte al costo “storico” di acquisto.

Per la valutazione delle rimanenze costituite da beni fungibili è stato eseguito il criterio del costo in quanto inferiore al valore corrente. Detto costo è stato determinato con il metodo LIFO (la cui adozione è prevista dal punto 10 dell’art. 2426 del codice civile e dall’art. 92 del D.P.R. 22/12/1986, n. 917), ossia assumendo che le quantità acquistate o prodotte più recentemente siano le prime

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a essere vendute o utilizzate in produzione. Il costo così determinato non si discosta in modo apprezzabile dai costi correnti alla chiusura dell’esercizio. In tale esercizio nessuna rimanenza di prodotti finiti è stata rilevata. Normalmente in presenza di tale voce il calcolo del valore della rimanenza è data dal costo di produzione.

La determinazione del costo di produzione dei materiali escavati, è reso difficoltoso dalla presenza di elementi stimati, e dal fatto che alcuni costi generali, pur riferendosi alla produzione di un periodo, rilasciano la loro utilità anche in periodi successivi.

I singoli componenti che partecipano alla determinazione del costo sono i seguenti:

costi del lavoro umano impiegato nelle operazioni di cava (cioè nelle operazioni di escavazione, riquadratura, spostamento dei blocchi, sgombero dei detriti);

costi del lavoro meccanico impiegato nelle operazioni di cava (mezzi meccanici ed attrezzi vari utilizzati nelle operazioni menzionate al punto precedente);

costi dei vari materiali impiegati (filo diamantato, ecc.)

costi generali tecnici (amm.to lavori straordinari, imposte e canoni riguardanti la produzione di cava, costi di direzione tecnica, ecc.)

Il costo di produzione sarà dato quindi dal valore complessivo dei costi in precedenza indicati diviso le quantità di materiale escavato.

CREDITI:

Il totale dei crediti è evidenziato alla voce C.II. della sezione “attivo” dello stato patrimoniale per euro 1.332.224. Tali crediti sono stati valutati al valore di presunto realizzo.

Il valore dei crediti commerciali corrisponde al valore della differenza tra il valore nominale e il fondo svalutazione crediti costituito nel corso degli esercizi precedenti, del tutto adeguato ad ipotetiche insolvenze, ed incrementato della quota accantonata nell’esercizio.

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97 ATTIVITÀ PER IMPOSTE ANTICIPATE:

Nella voce aggregata “C.II- Crediti” risulta imputato anche l’ammontare delle cosiddette “imposte pre-pagate” (imposte differite attive), pari a 34.243 €, oltre l’esercizio.

In ossequio a quanto disposto dal documento n.25 dei Principi Contabili nazionali. Si tratta delle imposte “correnti” (IRES e IRAP) relative al periodo in commento, connesse a “variazioni temporanee deducibili”, il cui riversamento sul reddito imponibile dei prossimi periodi d’imposta risulta ragionevolmente certo sia nell’esistenza, sia nella capienza del reddito imponibile “netto” che è lecito attendersi.

DISPONIBILITÀ LIQUIDE:

Le disponibilità liquide, esposte nella sezione “attivo” dello stato patrimoniale alla voce “C.IV.- Disponibilità liquide” per euro 15.208, corrispondono alle giacenze sui conti correnti intrattenuti presso le banche ed alle liquidità esistenti nelle casse sociali alla chiusura dell’esercizio e sono state valutate al valore nominale.

RATEI E RISCONTI:

Nella voce D. “Ratei e risconti attivi”, esposta nella sezione “attivo” dello stato patrimoniale per complessivi euro 22.941 sono iscritti proventi di competenza dell’esercizio ma di competenza di esercizi successivi e costi sostenuti entro la chiusura dell’esercizio ma di competenza di esercizi successivi.

Nella voce E. “Ratei e risconti passivi”, esposta nella sezione “passivo” dello stato patrimoniale per complessive euro 25.859 sono iscritti costi di competenza dell’esercizio esigibili in esercizi successivi e proventi percepiti entro la chiusura dell’esercizio ma di competenza di esercizi successivi.

In tali voci sono state iscritte solo quote di costi e proventi comuni a due o più esercizi, l’entità dei quali varia in ragione del tempo.

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PASSIVO:

TRATTAMENTO DI FINE RAPPORTO:

L’accantonamento per trattamento di fine rapporto rappresenta l’effettivo debito maturato verso i dipendenti in conformità alla legge e al contratto di lavoro vigente, al netto dell’imposta sostitutiva sulla rivalutazione del T.F.R. maturata, ai sensi dell’art. 2120 codice civile, successivamente al 01/01/2001, così come previsto dall’art. 11, comma 4, del D.lgs. n. 47/2000, e risulta evidenziato alla voce C. della sezione “passivo” dello stato patrimoniale per euro 112.408.

Il debito corrisponde al totale delle singole indennità maturate a favore dei dipendenti alla data di chiusura del bilancio, al netto degli acconti erogati ed è pari a quanto si sarebbe dovuto corrispondere ai dipendenti nell’ipotesi di cessazione del rapporto di lavoro in tale data.

La quota annuale, che viene inserita in conto economico tra i costi del personale, si calcola, secondo l’art. 79 del contratto collettivo nazionale di lavoro dell’industria dei materiali lapidei, dividendo per 13,5 la retribuzione annua, la quale è composta dei seguenti elementi:

 retribuzione minima tabellare

 indennità di contingenza, nelle misure indicate dalla legge n. 297/1982

 aumenti periodici di anzianità

 eventuale superminimo individuale o collettivo

 ex premio di produzione e/o erogazioni analoghe riconducibili a tale istituto, eventualmente corrisposte aziendalmente

 eventuale percentuale di maggiorazione per lavoro a turno non avente natura occasionale

 indennità speciale cavatori o indennità di cui all’art. 53 commi V e VI

 indennità per lavorazioni disagiate, non aventi natura occasionale

 indennità sostitutiva di mensa o di trasporto eventualmente corrisposta aziendalmente

 tredicesima mensilità ed eventuali ulteriori mensilità o premi annui corrisposti aziendalmente.

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99 FONDI PER RISCHI ED ONERI:

I “Fondi per rischi e oneri” accolgono, nel rispetto dei principi della competenza economica e della prudenza, gli accantonamenti effettuati allo scopo di coprire perdite o debiti di natura determinata e di esistenza certa o probabile, il cui ammontare o la cui data di sopravvenienza sono tuttavia indeterminati.

Nella valutazione dei rischi e degli oneri il cui effettivo concretizzarsi è subordinato al verificarsi di eventi futuri, si sono tenute in considerazione anche le informazioni divenute disponibili dopo la chiusura dell’esercizio e fino alla data di redazione del presente bilancio. Nella società presa in esame, i fondi per rischi ed oneri si riferiscono al fondo svalutazione crediti.

CONTO ECONOMICO:

COSTI PER MATERIE PRIME, SUSSIDIARIE E DI CONSUMO:

La voce materie prime, sussidiarie e di consumo, il cui valore è 418.241,08 euro, è formata da acquisto filo diamantato per 56.593,10 €, acquisto esplosivi per 23.116,75 €, materiali di consumo c/acquis. per 74.934,47 €, acq carburanti per 262.617,80 €, spese di trasporto legate alla produzione per 978.96 €.

COSTI PER SERVIZI:

I costi per servizi si suddividono in: 1. servizi produzione 2. mezzi di trasporto 3. servizi amministrativi 4. servizi vari

1) Tali costi comprendono: consulenze tecniche per 14.928,42 €, manutenzione e riparazione su beni di proprietà per 271.565,11 €, servizi di vigilanza per 4.500,00 €, energia elettrica per la produzione per 63.861,92 €.

2) Tali costi comprendono: manutenzione e riparazione autocarri per 510,00 €, manutenzione e riparazione beni di terzi deducibili, che si riferiscono ai beni

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in leasing per 30.707,87 €, assicurazioni automezzi strumentali per 9.867,00 €, manutenzione automezzi strumentali per 189,14 €.

3) Tali costi comprendono: elaborazione dati/tenuta contabilità per 4.574,00 €, spese di rappresentanza per 7.860,16 €, compenso soci amministratori società di capitali per 30.000,00 €, formazione personale per 210,00 €, commissioni per servizi bancari per 20.673,50 €, prestazioni di lavoro interinale per 18.389,32 €, spese legali e professionali per 38.872,25 €.

4) Tali costi comprendono: assicurazione r.c. sull’attività per 9.063,75 €, spese ed oneri di discarica per 1.062,60 €, spese viaggi per 345,90 €.

Tra le consulenze tecniche, è compresa anche la spesa per le prestazioni professionali del direttore dei lavori.

Il direttore dei lavori è un soggetto dotato di particolari qualifiche indicate dalla legge (si veda l’art. 27 D.P.R. n. 128 del 9 aprile 1959, riscritto nell’art. 20 D.Lgs. n. 624 del 25 novembre 1996, il quale al primo comma stabilisce che “in tutte le attività estrattive il direttore responsabile deve essere laureato in ingegneria ed abilitato all’esercizio della professione”; al secondo comma viene stabilito che, nel caso l’attività estrattiva impieghi fino ad un massimo di 15 addetti nel turno più numeroso, può essere direttore responsabile anche chi è in possesso del diploma universitario in ingegneria ambiente-risorse o equipollente, o diploma di perito minerario industriale o equipollente; al terzo comma è previsto che possa essere nominato direttore dei lavori, nelle attività che rispettano i limiti quantitativi del secondo comma, anche chi disponga di diploma in discipline tecniche industriali, a condizione che sia in possesso di formazione specifica nel settore di cui è responsabile, acquisita a seguito della frequentazione di corsi), che viene nominato dal titolare affinchè osservi e faccia osservare le disposizioni normative e regolamentari ed attui quanto indicato dal documento di sicurezza e salute67, che deve anche firmare.

67 Il documento di sicurezza e salute deve contenere la valutazione dei rischi per la sicurezza dei

lavoratori in relazione all’attività svolta, indicando le misure e modalità operative, in particolare le soluzioni adottate per ciascuno dei seguenti elementi: protezione contro gli incendi, le esplosioni e le atmosfere esplosive o nocive; mezzi di evacuazione e salvataggio; sistemi di comunicazione, di

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Si tratta di una figura al di fuori e al di sopra della singola impresa, che non interviene direttamente nella gestione dei lavoratori, ma che potrebbe essere chiamata a rispondere in caso di infortunio derivante dalla violazione degli obblighi di natura tecnica che gli sono propri.

Le funzioni primarie del Direttore Responsabile sono istituzionalmente definite dal D.P.R. n. 128 il quale all’art. 6 recita: “spetta al direttore responsabile l’obbligo di osservare e fare osservare le disposizioni normative e regolamentari in materia di tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori”.

In Toscana il direttore responsabile assume tipicamente, anche le funzioni di “direttore dei lavori di coltivazione e di risistemazione” ai sensi della L.R. Toscana 3 novembre 1998 (Testo unico in materia di cava, torbiere, miniere, recupero di aree escavate e riutilizzo di residui recuperabili).

Sotto il profilo della qualità del processo produttivo ricopre le funzioni:

 di tutela degli interessi della committenza, mediante la verifica e controllo delle modalità esecutive e di avanzamento dei lavori di coltivazione e di risistemazione in rapporto ai programmi ed obiettivi aziendali

 di individuazione e previsione di adeguamenti/miglioramenti nel processo produttivo e quindi delle varianti al progetto di coltivazione eventualmente necessarie.

Sotto il profilo della sicurezza ed igiene del lavoro:

 funzione di attuazione circa l’osservanza delle norme e regolamenti per la tutela della sicurezza e salute dei lavoratori

avvertimento e di allarme; sorveglianza sanitaria; programma per l’iscrizione sistematica, la manutenzione e la prova di attrezzature, della strumentazione e degli impianti meccanici, elettrici ed elettromeccanici; manutenzione del materiale di sicurezza; utilizzazione e manutenzione dei recipienti a pressione; uso e manutenzione dei mezzi di trasporto; esercitazioni di sicurezza; aree di deposito; stabilità dei fronti; armature di sostegno; modalità della ventilazione; zone a rischio di sprigionamenti istantanei di gas, di colpi di massiccio e di irruzioni di acqua; evacuazione del personale; organizzazione del servizio di salvataggio; impiego di adeguate attrezzature di sicurezza per prevenire rischi di eruzione dei pozzi, misure di controllo del fango di perforazione e misure di emergenza in caso di eruzioni; dispositivi di sicurezza e cautele operative in perforazioni con fluidi diversi dal fango; impiego di esplosivo; eventuale programma di attività simultanee; criteri per l’addestramento in caso di emergenza; misure specifiche per impianti modulari; comandi a distanza in caso di emergenza; indicazione dei punti sicuri di raduno; disponibilità della camera iperbarica; protezione degli alloggi dai rischi di incendio e d esplosione; attività di informazione e formazione dei lavoratori; consultazione del rappresentante della sicurezza.

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 funzioni di attuazione circa il controllo e monitoraggio degli eventi critici con potenziali effetti incidentali e/o infortunistici nei luoghi di lavoro. Sotto il profilo della protezione dell’ambiente e del territorio:

 funzioni di verifica e sorveglianza circa la rispondenza dei lavori al progetto di coltivazione e/o risistemazione approvato

 funzioni di verifica e sorveglianza circa l’attuazione delle misure di tutela dell’ambiente secondo normativa e/o disposizioni autorizzative particolari (rischi geologici, inquinamenti atmosferici, acustici, delle risorse idriche e del suolo, vibrazioni microsismiche indotte, salvaguardia del paesaggio, della vegetazione e del patrimonio storico-archeologico, ecc.)

 funzioni di verifica e sorveglianza circa il rispetto dei diritti di terzi, sia pubblici che privati.

Dette funzioni hanno un evidente carattere di centralità ai fini della realizzazione integrata degli obiettivi di “qualità-sicurezza-ambiente” riconducibili ad un sistema di gestione integrato che oggi costituisce il fulcro di politiche aziendali avanzate e di scelte imprenditoriali aventi un impatto positivo nei confronti della collettività e della qualità della vita.

I principali adempimenti del direttore responsabile sono:

1) Responsabilità e compiti generali: il direttore responsabile ha, istituzionalmente, compiti e responsabilità prevalentemente operative, in ordine alla pianificazione e controllo del’attività lavorativa; affianca il titolare sul piano operativo nella responsabilità della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro; non è richiesta una sua costante presenza in cantiere ma è costante la sua responsabilità; a differenza dei Sorveglianti non può essere temporaneamente sostituito. Affianca il titolare sul piano operativo nella conduzione dell’attività estrattiva relativamente al rispetto del progetto approvato dalle pubbliche amministrazioni.

2) Attuazione norme prevenzionistiche: il d.r. ha l’obbligo di osservare e di fare osservare le disposizioni normative e regolamentari in materia di tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori.

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3) Attuazione DSS e DSS coordinato: il d.r. ha l’obbligo di sottoscrivere e quindi di attuare, nella pianificazione dell’attività lavorativa, quanto previsto nel DSS (documento di sicurezza e salute) e negli eventuali DSS coordinati (in caso di affidamento di lavori ad imprese appaltatrici/ lavoratori autonomi all’interno del luogo di lavoro), sia negli obiettivi che nelle specifiche disposizioni.

4) Informazione dei lavoratori ed uso mezzi di protezione individuale: il d.r. nell’ambito delle attribuzioni e/o competenze conferitegli ed anche in concorso con altre figure, deve: rendere edotti i lavoratori dei rischi specifici cui sono esposti e portare a loro conoscenza le norme essenziali di polizia mineraria mediante affissione negli ambienti di lavoro o, quando non sia possibile, con altri mezzi; disporre ed esigere che i lavoratori facciano uso dei mezzi di protezione individuale messi a loro disposizione;

5) Ordini di servizio, incarichi scritti: il d.r. emana ordini di servizio mirati alla corretta esecuzione, di singole operazioni e procedure. Per l’esecuzione di attività in situazioni pericolose o di per se non pericolose ma che, interagendo con altre, possono far insorgere rischi gravi, i lavoratori devono ricevere specifico incarico scritto che deve precisare le condizioni da rispettare e le precauzioni da adottare prima, durante e dopo i lavori. L’incarico è rilasciato dal direttore responsabile o dal sorvegliante prima dell’inizio del lavoro. 6) Sostituzione temporanee sorvegliante: le sostituzioni temporanee dei

sorveglianti di durata inferiore a 40 giorni non sono soggette a denuncia ma debbono risultare da un ordine di servizio del titolare o del direttore responsabile.

7) Piani topografici e varianti al progetto: nelle attività in sotterraneo ed a cielo aperto particolari, entro il mese di marzo di ogni anno, è consegnata al distretto minerario una copia dei piani topografici aggiornati fino al 31 dicembre precedente con la firma del direttore e del topografo e può essere ritirata la copia depositata il precedente anno, nonché i lavori rappresentati in questa siano riprodotti nel nuovo piano. Nelle attività di cava e torbiera, eventuali varianti al progetto autorizzato sono sottoposte preventivamente

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all’autorizzazione comunale. Il titolare dell’autorizzazione ha l’obbligo di presentare al comune con frequenza biennale la documentazione relativa all’effettivo stato dei lavori di escavazione.

8) Pianificazione della sorveglianza: nelle attività in sotterraneo, avuto riguardo alle caratteristiche ed al numero degli operai presenti il direttore fissa il numero minimo di sorveglianti che per ogni turno di lavoro devono essere presenti e reperibili nel sotterraneo.

9) Registro delle prescrizioni: il direttore deve conservare in originale i provvedimenti del prefetto e dell’ingegnere capo curandone la trascrizione in registro da tenersi sul posto di lavoro.

10) Chiusura delle falde acquifere: nelle attività condotte mediante perforazione per ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi, vapori endogeni e gas diversi dagli idrocarburi, acque termali e minerali, i fluidi diversi da quelli ricercati o coltivati devono essere isolati nei loro orizzonti. Almeno 48 ore prima di procedere ad operazioni di chiusura delle acque, il direttore ne dà avviso all’Ufficio minerario competente.

11) Eruzione fluidi: in caso di attività condotte con perforazione, il d. r. in caso di eruzione ne dà comunicazione immediata all’autorità di protezione civile e all’autorità di vigilanza.

12) Distanze minime di rispetto: dovrà chiedersi autorizzazione del prefetto per eventuali ricerca o estrazione di sostanze minerali a distanze minori di: 10 m da strade ad uso pubblico; 20 m da corsi d’acqua senza opere di difesa, da sostegni o da cavi interrati di elettrodotti, di linee telegrafiche o telefoniche, da edifici pubblici o privati; 50 m da ferrovie, da opere di difesa dei corsi d’acqua, da costruzioni dichiarate monumenti nazionali. Le distanze predette s’intendono misurate in senso orizzontale dal ciglio superiore dell’escavazione.

13) Sparo mine: prima dello sparo delle mine debbono essere prese le precauzioni necessarie per la sicurezza degli operai e delle persone che si trovano nei luoghi circostanti.

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14) Grandi mine o varate: le mine a fornello, quelle a galleria ed anche quelle cilindriche che per dimensioni, disposizioni e importanza della carica sono in grado di produrre varate, cioè distaccare una quantità considerevole di roccia non circoscritta da lavori preparatori destinati a regolare l’azione delle mine e lo scarico dei materiali, non possono essere effettuate senza autorizzazione del prefetto il quale, sentito l’ingegnere capo, prescrive di volta in volta in via definitiva le opportune cautele.

15) Cessazione dei lavori: prima della cessazione definitiva dei lavori in una miniera sotterranea, il direttore deve attuare le misure di sicurezza prescritte dall’ingegnere capo e chiudere stabilmente le aperture dei pozzi e delle gallerie.

16) Circolazione del personale in sotterraneo: la circolazione del personale nei pozzi attrezzati con mezzi meccanici si deve effettuare in conformità delle prescrizioni contenute in apposito ordine di servizio del direttore che stabilisce la velocità massima delle gabbie in relazione alle caratteristiche dell’impianto e fissa insieme con le altre eventuali cautele il numero massimo delle persone che possono prendere posto nelle gabbie.

17) Ventilazione: con ordine di servizio del direttore deve essere stabilita, per l’intero sotterraneo o per singoli scomparti e settori, la velocità minima delle correnti d’aria in base alle caratteristiche del giacimento, alle temperature ed allo stato igrometrico del sotterraneo, al fine di determinare soddisfacenti condizioni ambientali di lavoro. Il d. r. attua i provvedimenti necessari per assicurare la stabilità e la continuità della ventilazione e per il controllo continuo della depressione dei ventilatori principali; a tal fine un allarme automatico deve segnalare anomalie impreviste.

18) Impiego esplosivi: è vietato impiegare nelle miniere e cave esplosive, accessori detonati e mezzi di accensione diversi da quelli distribuiti dal direttore. Le norme di cui al presente Titolo sono riportate in ordine di servizio del direttore unitamente alle modalità con le quali sono condotte le singole operazioni. Tale ordine di servizio è sottoposto all’approvazione dell’ingegnere capo.

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19) Operazioni di salvataggio: nelle miniere o nelle cave devono essere eseguite a cura del d. r. le operazioni di salvataggio e i lavori necessari a pervenire pericoli imminenti.

20) Situazioni di pericolo: nel caso in cui sia riconosciuta una situazione di pericolo, l’ingegnere capo, sentito il direttore, impone un termine per ovviare a tale situazione. Quando le circostanze lo richiedono, l’ingegnere capo invita il direttore a redigere e presentare entro un termine stabilito un piano nel quale siano descritti i lavori occorrenti, le misure ed il tempo previsto per l’attuazione. Il direttore è tenuto all’esecuzione del piano qualora, entro venti giorni dall’introito, l’ingegnere capo non gli abbia comunicato rilievi.

21) Assistenza ad inchieste infortuni: il d. r. assiste il responsabile dell’autorità di vigilanza incaricato della constatazione di infortunio

22) Rischi di esplosione, incendio e da atmosfere nocive: il datore di lavoro, ove abbia previsto la possibile presenza di sostanze nocive o potenzialmente esplosive nell’atmosfera, fornisce strumenti per misurarne la concentrazione definendone le modalità di misurazione e, qualora preveda misurazioni automatiche o manuali, le modalità di registrazione e conservazione dei valori misurati. Il d. r. provvede all’impiego delle apparecchiature, ai fini della misurazione automatica e continua delle concentrazioni di gas in luoghi specifici, nonché dei sistemi automatici di allarme e dei dispositivi per l’arresto automatico degli impianti elettrici e dei motori a combustione interna.

23) Esercitazioni di sicurezza: il d. r. dispone affinchè in tutti i luoghi di lavoro abitualmente occupati siano effettuate, ad intervalli periodici, esercitazioni di sicurezza; durante tali esercitazioni, deve essere curato e verificato l’addestramento di tutte le persone cui, in caso di emergenza, siano assegnati compiti richiedenti l’impiego, la manipolazione o la messa in funzione di attrezzature di salvataggio; ove possibile, i lavoratori devono potersi esercitare al corretto uso di dette attrezzature.

24) Stabilità dei fronti e dei terreni: prima dell’inizio dei lavori di coltivazione, il datore di lavoro predispone una relazione sulla stabilità dei fronti che prenda

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in considerazione i rischi di caduta massi e di franamento; in tale relazione, in conformità alle vigenti normative tecniche, devono essere definite, in funzione della natura e dello stato del terreno nonché dei macchinari impiegati, l’altezza e la pendenza dei fronti di coltivazione e dei terreni di copertura nonché il metodo di coltivazione impiegato; la relazione è aggiornata annualmente. Il d. r. nella pianificazione dell’attività lavorativa, si attiene ai seguenti criteri: i gradoni e le vie di carreggio devono avere larghezza adeguata a consentire la circolazione del personale e l’operatività delle macchine ivi utilizzate, nonché stabilità sufficiente a sopportarne il peso, la loro sistemazione e manutenzione devono permettere il movimento delle macchine in condizioni di sicurezza assoluta; in fase di scavo al piede delle fronti o dei cumuli devono essere evitate situazioni di instabilità.

25) Controllo della presenza: il d. r. provvede affinchè in ogni momento siano noti il numero ed i nomi delle persone presenti in una miniera o in una cava sotterranee; l’elenco di tali persone deve essere esibito ad ogni richiesta dei funzionari dell’autorità di vigilanza competente.

La vasta problematica legata alla prevenzione ed alla sicurezza nelle attività estrattive deve essere presa in considerazione a cominciare dalla stesura, e quindi dall’applicazione, del relativo progetto. Infatti, lo spirito delle norme sulla sicurezza può essere ricondotto ad un principio elementare di carattere generale: i luoghi di lavoro, le attrezzature e gli impianti sono progettati, utilizzati e mantenuti in efficienza in modo sicuro; ciò significa che ogni attività di lavoro che avvenga all’interno di una cava o miniera deve essere concepita ed eseguita con la piena conoscenza tecnica e coscienza in modo da avere il massimo controllo del processo e la completa tutela delle maestranze.

Per questo il progettista dovrà porsi non solo il problema di ottenere il maggiore sfruttamento della risorsa ma dovrà riuscire a coniugare questo obiettivo, che è ovviamente fondamentale per l’azienda proprietaria e/o concessionaria del giacimento, con un organico e razionale programma di sviluppo e di conduzione del cantiere.

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Per arrivare ad un buon risultato finale, risultano essenziali non solo una profonda conoscenza geologica e giacimento logica del sito ma anche l’organizzazione del lavoro in funzione dei diversi operatori e mezzi impiegati così come le caratteristiche e la tecnologia dei macchinari ed impianti utilizzati. Così come richiesto dalla Regione Toscana il progetto di coltivazione deve rappresentare “un complesso di azioni, di scelte tecniche, di geometrie di cantiere, di tempi di esecuzione che privilegiano la sicurezza”.

Il progetto di coltivazione rappresenta uno strumento fondamentale ai fini dell’analisi, programmazione e pianificazione dell’attività estrattiva, della previsione degli obiettivi tecnici e di carattere economico, della prevenzione e controllo della sicurezza nell’ambiente di lavoro nonché della tutela dell’ambiente e dei terzi.

È in sostanza, uno studio complesso nel quale si analizzano tutti i fattori che hanno importanti ricadute sul territorio e sulle attività umane, ben più articolato di quel programma tecnico che in passato prendeva il nome di “piano di escavazione” o “piano topografico dei lavori”.

Quanto alle attività di cava o torbiera, l’art. 12 della L.R. Toscana 78/98 prescrive i contenuti essenziali di un progetto di coltivazione, da presentarsi a corredo della domanda di autorizzazione ad attività. Nell’impostazione del progetto e nella conduzione dei lavori di qualsiasi attività estrattiva è basilare un adeguato modello plano-altimetrico del terreno, mutuato da un rilievo topografico di dettaglio idoneamente georeferenziato, nel quale il Tecnico opera scelte che condizioneranno tutto lo sviluppo dell’attività, dall’apertura dei cantieri, attraverso la gestione produttiva, sino alle operazioni di recupero e sistemazione.

Tali scelte sono generalmente effettuate in base a considerazioni di carattere giacimento logico, morfologico ed impiantistico-funzionale anche se oggi, talvolta, nell’attività di cava non è dominante il solo aspetto minerario ma piuttosto la vincolistica presente sul territorio che rischia di avere pesanti ricadute tecniche.

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D’altra parte è opinione comune, non solo quella degli scriventi, che la buona tecnica di coltivazione e la tutela dell’ambiente perseguono finalità non contrapposte quando non si esagera in un senso o nell’altro.

Fra gli elementi qualificanti della nuova normativa prevenzionistica in materia di sicurezza e salute vi è l’attività di sistematica analisi e previsione dei rischi sul lavoro che, nel settore estrattivo si traduce nell’obbligo della redazione del DSS (art. 6 D. Lgs. 624/1996).

Tale documento di natura programmatica, ha lo scopo, fra altri, di identificare e valutare i rischi cui sono esposti i lavoratori, di prevedere l’attuazione di idonee misure per raggiungere gli obiettivi di tutela, sia in condizioni normali che di emergenza, di prevedere un’adeguata progettazione, manutenzione e stato di efficienza delle postazioni di lavoro. Il DSS deve essere correlato al progetto di coltivazione e sottoscritto dal Direttore Responsabile e dai Sorveglianti dei luoghi di lavoro.

Ai sensi del punto g, comma 2, art. 12 L.R. Toscana 78/1998 e del punto 4.2.5 delle istruzioni tecniche approvate con D.G.R. 138/2002, il progetto di coltivazione dovrà già comprendere uno “schema dettagliato” del documento di sicurezza e salute, che successivamente dovrà essere trasmesso “in forma definitiva” alla A.S.L. prima dell’inizio dell’attività.

La redazione del Documento di Sicurezza e Salute, se non seguita con elevata cognizione di causa, può altresì risultare con estrema facilità un esercizio puramente formale: un’elencazione standard di procedure poco o per nulla applicate sotto il profilo operativo.

La procedura di analisi dei rischi prevede che si prendano in considerazione tutti i pericoli e le probabilità di accadimento pervenendo quindi a definire una gerarchia di interventi traducibile in una serie di passi logici di valutazione. Nella sostanza ogni cava ha le sue problematiche e le sue peculiarità ecco la necessità per cui il DSS non deve essere un documento standard ma ben ragionato e frutto di un’analisi puntuale di tutti i processi e contesti ambientali di lavoro.

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Colui che svolgerà le funzioni di Direttore Responsabile, può o meno coincidere con il progettista od uno dei progettisti dell’attività estrattiva.

Il Direttore Responsabile, in affiancamento al Titolare dell’attività, è generalmente deputato alla direzione e controllo dei lavori ai fini della rispondenza al progetto approvato.

Ai fini della attuazione delle disposizioni generali di un progetto, nonché di quelle normative e regolamentari in materia di tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori, il Direttore Responsabile può intervenire con comunicazioni dirette o, in alternativa o quando previsto, ha la possibilità di utilizzare due strumenti: il giornale di cantiere e gli ordini di servizio.

Il giornale di cantiere è, a tutti gli effetti, un diario dove possono essere annotate le più varie questioni riguardanti i lavori: i sopralluoghi ed i lavori eseguiti, le evenienze ordinarie e straordinarie, i programmi futuri di lavorazione a breve termine, etc.

Attraverso queste note sarà possibile conservare una memoria di quanto fatto e certificare le operazioni da realizzare mantenendo un dialogo continuo con il Titolare dell’autorizzazione e con il Sorvegliante.

Tutte le operazioni dovranno essere comunque organizzate ed eseguite secondo le prescrizioni che fino dall’inizio dell’attività sono impartite dal progetto, dal DSS e con gli ordini di servizio.

Gli ordini di servizio scritti descrivono dettagliatamente le procedure ed i divieti riferiti all’esecuzione di una specifica operazione di lavoro.

Risultano obbligatori ai sensi del D.Lgs. 624/96 in relazione ad attività in situazioni pericolose o di per se non pericolose ma che, interagendo con altre, possono far insorgere rischi gravi.

Altro elemento importante, da inquadrare già a livello di progetto, è la definizione della densità della maglia delle sezioni rappresentative degli stati di avanzamento, previste in numero tale da inquadrare in modo esauriente il giacimento sia durante la fase progettuale che di sviluppo delle fasi estrattive (stati intermedi, stato finale, stato di ripristino) e così da costruire uno strumento effettivamente utile durante la conduzione dei lavori.

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Inoltre, deve essere considerata come fase preliminare all’inizio effettivo dell’attività, la messa in posto di capisaldi cui riferire lo stato plano-altimetrico delle escavazioni. Questi, ove le condizioni morfologiche e visuali lo consentano, possono essere utilmente realizzati in corrispondenza dei vertici delle sezioni con orientamenti a vertice noto.

Si potranno quindi impostare durante l’attività, in maniera corretta e sistematica, le operazioni di controllo topografico degli stati di avanzamento dei lavori di coltivazione da cui conseguono le possibilità di:

 Analisi dell’andamento delle fasi previste

 Determinazione/verifica dei volumi escavati

 Determinazione della morfologia residua sulla quale sviluppare le nuove verifiche di stabilità.

Il Direttore Responsabile è perciò una figura fondamentale nell’ambito delle attività estrattive perché, alla luce della normativa vigente, sovrintende alla corretta esecuzione dei lavori di coltivazione e di ripristino e risponde direttamente in merito alla effettiva attuazione sul campo delle misure in materia di sicurezza e salute dei lavoratori.

Il d.r. deve passare in rassegna tutti i luoghi e le postazioni di lavoro, le varie fasi di coltivazione ed i processi di produzione. Rappresenta in pratica un punto di congiunzione tra gli interessi del titolare dell’attività, per il quale opera, e gli interessi collettivi, diventando sempre più frequenti e competenti i controlli operati dagli organi di vigilanza (a.s.l., comune, ecc.), il d.r. si trova spesso a dover fare fronte a precise scadenze rispetto le quali deve certificare la qualità del proprio impegno.

Il D.Lgs. 624/1996 non esclude che il d. r. possa assumere anche l’incarico di Responsabile del Servizio di Protezione e Prevenzione prevista per ogni unità produttiva. Tale carica non può invece essere assunta né dal datore di lavoro, né dal titolare. Il d.r. può assume anche la qualifica di Sorvegliante.

In definitiva il d.r. riveste una triplice funzionalità: tecnica, amministrativa e “politica”.

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Il ruolo tecnico è fondamentale: si basa sulla conoscenza dei cicli produttivi e dei macchinari ed attrezzature, delle tecniche di estrazione e di valorizzazione dei prodotti, della natura e struttura del giacimento, delle interferenze ed impatti derivanti dai lavori di coltivazione. L’attività estrattiva, per la sua natura intrinseca si deve confrontare quotidianamente con una serie di aspetti essenzialmente legati al ciclo produttivo, tipologia e qualità del materiale, impiantistica di prima e seconda lavorazione, costi di produzione, commercializzazione del prodotto.

Il progetto di coltivazione in realtà non è uno scenario statico, ma dinamico sempre e comunque perfettibile. Una soluzione tecnica piuttosto che un’altra può rappresentare un risparmio o un costo addizionale per l’impresa.

Il ruolo amministrativo è determinante la conoscenza delle leggi e normative indotte dal settore specifico, ma anche di quelle in materia urbanistica, ambientale, relative alla pericolosità idraulica, rifiuti, scarichi ecc. la conoscenza delle leggi determina una acquisizione di rispetto e di considerazione non solo da parte del committente ma soprattutto da parte degli enti in generale ed in particolare di quelli istituzionalmente deputati al controllo.

Oggi il quadro normativo è abbastanza definito: la normativa della Regione Toscana, dopo oltre quindici anni di regime transitorio, ha un “testo unico” coordinato che, in linea teorica, permette di snellire le procedure ed aprire una finestra autorizzativa unica anche se molto cammino rimane da fare.

Il livello normativo esistente è talmente ampio che ad un tecnico può capitare di doversi confrontare con due norme sulla sicurezza che obbligano a trasgredire norme sulla tutela dell’ambiente, vige la regola “ubi maior minor cessat”.

A riguardo del ruolo “politico” va detto che nella figura del d.r. sono necessarie una serie di attitudini personali non esportabili generalmente da individuo ad individuo che permettono di sostenere il confronto con tutti coloro i quali ruotano intorno all’attività estrattiva: imprenditore, funzionari e tecnici degli enti, maestranze, terzisti, fornitori, sindacati, vicini.

Paradossalmente talvolta le maggiori difficoltà si possono incontrare nei rapporti con il committente/imprenditore la cui visione delle cose è condizionata dal

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conto profitti e perdite. Oggi effettivamente i costi “tecnici” di una attività estrattiva sono molto aumentati rispetto al passato in rapporto all’obbligatorietà di molti atti professionali: progetto di coltivazione e di risistemazione, direzione dei lavori, aggiornamenti dei piani di lavoro, varianti del progetto, rilievi topografici, redazione del DSS, incarico al medico competente, valutazione rumore e polveri, ecc.

Tali costi se i consulenti, non svendono la propria professionalità, effettivamente possono pesare nell’economia di una impresa a breve ma di fatto rappresentano un investimento a lungo termine.

Inoltre il d.r. consulente esterno viene comunque visto con maggior diffidenza rispetto a quello “aziendale” che di fatto è un dipendente e quindi si dedica “full time” all’attività spesso occupando un ruolo polivalente mentre il consulente esterno è comunque “part time”.

In realtà i rapporti meno difficili sono con gli enti preposti al controllo che hanno aumentato il loro know-how rendendo più circostanziati i controlli e che, a parte qualche soggetto il cui equilibrio tiene poco conto del buon senso, cercano la collaborazione con l’impresa evitando di applicare un regime sanzionatorio fine a se stesso.

Fasi gestionali:

 Presenza in cantiere e rapporti con il sorvegliante: il d.r. non è obbligato ad una presenza continua nel luogo di lavoro ma, comunque, risulta continua e non trasferibile ad alcuno la sua responsabilità. È tuttavia evidente che egli dovrà visitare il cantiere in modo sistematico e con quella frequenza atta a verificare il divenire delle lavorazioni. Per la natura stessa delle varie fasi ed attività che talvolta vengono svolte contemporaneamente all’interno del cantiere per ottenere questo risultato, al d.r. , viene richiesto altresì un impegno costante durante tutto l’arco dell’anno. Non fanno eccezione a questa regola, ad esempio, neanche le cave di argilla per le quali l’escavazione vera e propria si riduce ai mesi della tarda primavera e dell’estate e, terminati i lavori di sbancamento e di soleggia mento, inizia l’attività di ripristino parziale e

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finale. Il d.r. deve avere un contatto continuo con il sorvegliante (capo-cava) con il quale imposta un rapporto diretto, ma, anche, mediato dalla ufficialità degli ordini di servizio e dagli aggiornamenti costanti del giornale di cantiere. Sia gli uni che gli altri devono essere controfirmati e rappresentano l’elemento necessario di conoscenza e di impegno anche per il titolare e per il datore di lavoro.

 Formazione ed informazione dei lavoratori: il D.Lgs 624/96 e 626/94, ma già anche il D.P.R. 128/59, pongono tra i punti fondamentali la formazione e l’informazione dei lavoratori. Il d.r. dovrà quindi affiancare il datore di lavoro nell’organizzare riunioni nell’ambito dei quali trattare di tutte le problematiche riguardanti le specifiche attività di lavoro, i relativi rischi, il corretto utilizzo dei dispositivi di protezione individuale, impostando e programmando i controlli sanitari previsti dalla normativa. Queste riunioni potranno riguardare il consesso più ristretto delle figure direttive, dei rappresentanti della sicurezza e del medico competente qualora riguardino principalmente i problemi dell’organizzazione del lavoro e dei controlli e delle analisi sanitarie. Potranno invece coinvolgere tutte le disposizioni legate alla sicurezza per specifiche mansioni ed allo stesso tempo di discutere sui problemi più strettamente tecnici legati all’avanzamento della coltivazione od alle varie operazioni connesse. Le riunioni con i lavoratori dovranno avere frequenza perlomeno annuale e forse non è inutile ricordare che tutti gli argomenti trattati e le questioni emerse dovranno essere verbalizzate unitamente alla lista delle persone presenti. Questa raccomandazione potrebbe risultare effettivamente scontata ma consente di riflettere su un argomento importante che è quello della registrazione di ogni fatto che avviene in cava.

 Macchinari e tecnologie: oggi, a fronte dei continui sviluppi tecnologici, si dispone di macchinari sempre più potenti, sempre più sofisticati e sempre meno inquinanti. È impensabile fare il d.r. di un’attività estrattiva se non si conoscono non solo le tecniche di coltivazione ma gli stessi

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macchinari e gli impianti che vengono utilizzati. Conoscere le potenzialità dei mezzi è importante per poter progettare e poi per dirigere. L’impiego di un macchinario di adeguata potenza può non solo velocizzare una operazione ma significa economizzare i costi di gestione e quindi influire sulla redditività dell’impresa. Nel settore estrattivo l’innovazione è stata lenta ma negli ultimi decenni si è assistita ad una notevole accelerazione dovuta sia alla trasformazione dell’organizzazione produttiva, passata da una dimensione prevalentemente artigianale ad una più industriale, sia alle richieste del mercato che impongono un maggior controllo degli standard qualitativi dei prodotti, sia alle spinte culturali e sociali per il controllo e la riduzione degli impatti che tali attività generano nell’ambiente circostante. Nella gestione di una cava è importante non solo la conoscenza del giusto utilizzo delle macchine ma valutare se c’è convenienza all’acquisto o il nolo. La stessa gestione degli esplosivi, se non reiterata può essere affidata a terzi con costi abbordabili. Le grosse società che vendono esplosivi sono attrezzate con consulenti che prestano la loro opera per il controllo tecnico delle volate e per valutare gli effetti indotti in un conveniente intorno tramite l’utilizzo di vibrometri.

 La cava di marmo è un ambiente difficile da gestire; per seguire un intero ciclo elementare di produzione è necessario eseguire tutte le attività elementari del ciclo e quindi tutte le attività che lo compongono ognuna delle quali è caratterizzata da uno specifico spazio funzionale. La “ratio” della coltivazione di una cava di marmo si basa sulla estrazione e lavorazione di volumi di dimensioni decrescenti fino a ricavare il volume elementare commerciabile (blocco riquadrato, blocco semi-riquadrato o informe). Le difficoltà di questo processo vengono verticalizzate dalle necessità di come utilizzare al meglio il giacimento (“monte”) e quindi le porzioni asportate dallo stesso (“bancate”) in ragione delle dimensioni mercantili ottimali e dello stato strutturale e di difettosità che l’ammasso roccioso presenta. Le metodologie di coltivazione attualmente impiegate

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per le cave di marmo del comprensorio Apuano-Versiliese, che riguardano giacimenti di calcare metamorfico secondo variegate qualità merceologiche, sono anzitutto suddivisibili in coltivazioni a cielo aperto e in sotterraneo. Altra differenziazione, basata sulla morfologia dei fronti di escavazione, porta a distinguere le “coltivazioni a fossa”, le coltivazioni a “gradino unico” e, fra le più diffuse, le “coltivazioni a gradini multipli”. In ogni caso le coltivazioni ordinarie si attuano con la classica metodologia delle “fette orizzontali discendenti” attraverso ribassi ed avanzamenti con direzioni mutuamente ortogonali e parallele in rapporto ai sistemi di discontinuità presenti nel giacimento. Le principali fasi operative routinarie di lavorazione, in condizioni standard di attività a cielo aperto, sono in sintesi: ispezione e tracciamento della porzione di banco (o bancata) da abbattere; perforazione; taglio al monte con tagliatrice a catena e/o con macchina a filo diamantato; spostamento e ribaltamento delle bancate, rispettivamente con cuscini e sbiancatore e con escavatore meccanico; sezionamento delle bancate ed eventuale riquadratura di blocchi con filo diamantato; caricamento dei blocchi riquadrati e/o informi su autocarro; movimentazione e stoccaggio del materiale detritico di risulta. Le operazioni di carattere non ordinario sono il tracciamento e costruzione di strade e rampe di servizio, la bonifica dei fronti di cava (tecchie), la scopertura e valutazione del giacimento.

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117 COSTI PER IL PERSONALE:

La voce costi per il personale comprende: salari e stipendi per 539.071,56 €, oneri sociali per 214.725,81 €, trattamento fine rapporto per 45.589,27 €, altri costi del personale per 41.885,24 €.

I dipendenti della società sono in tutto 14, nello specifico: 2 sorveglianti, un capo cava, 7 escavatoristi, 4 operai riquadratori.

La voce salari e stipendi è data dalla sommatoria della retribuzione ordinaria, che varia a seconda della categoria del dipendente, delle festività, delle ferie godute, dalle indennità per lavoro disagiato e lavorazioni speciali, dall’indennità sostitutiva di mensa, dal premio di risultato, dagli straordinari al 30% e al 40% e dall’indennità del 3%.

In base all’art. 5 del contratto collettivo nazionale di lavoro dell’industria dei materiali lapidei, i lavoratori sono inquadrati in una scala classificatoria articolata su 8 categorie alle quali corrispondono 8 diversi livelli di retribuzione, ognuno dei quali ha un valore minimo tabellare mensile. Le categorie sono le seguenti:

 A super: appartengono a questa categoria i lavoratori che svolgono con carattere di continuità, con un grado elevato di capacità gestionale, organizzativa, professionale, funzioni organizzativamente articolate di rilevante importanza e responsabilità, ai fini dello sviluppo e dell’attuazione degli obiettivi dell’impresa per attività di alta specializzazione, di coordinamento e gestione, e/o ricerca e progettazione, in settori fondamentali dell’impresa, fornendo contributi qualificati per la definizione degli obiettivi dell’impresa. In definitiva appartengono alla categoria i lavoratori, sia amministrativi che tecnici, che svolgono funzioni direttive con discrezionalità di poteri e con facoltà di decisione ed autonomia di iniziativa nei limiti delle sole direttive generali impartite dal titolare o dai dirigenti dell’azienda;

 A: appartengono alla categoria i lavoratori di concetto, sia amministrativi che tecnica, che svolgono funzioni equivalenti per

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importanza e delicatezza, diverse da quelle indicate nella declaratoria precedente;

 B: appartengono alla categoria i lavoratori che esplichino mansioni particolari di fiducia e responsabilità che non siano normalmente attribuite agli operai, oppure siano di guida e controllo di un gruppo di operai con competenza tecnico-pratica e con l’esercizio di un certo potere d’iniziativa in rapporto alla condotta ed ai risultati della lavorazione;

 CS: appartengono alla categoria gli elettricisti, meccanici o specializzati in entrambe le funzioni, in grado di individuare guasti su impianti e macchinari di produzione, e di compiere interventi di riparazione, aggiustaggio e manutenzione di elevato grado di difficoltà su di essi, e coloro che nell’ambito di tali mansioni svolgono attività di coordinamento e controllo di attività tecniche del personale addetto alle manutenzioni e riparazioni; i sorveglianti di cava (coloro che, obbligatoriamente nominati dal titolare ai sensi dell’art. 27 comma 5 del D.P.R. 128/59, svolgono compiti analoghi a quelli del direttore dei lavori, che possono sostituire all’interno della cava, comunque nel rispetto degli ordini di servizio redatti da questo); gli operatori polivalenti di escavazione e di pala, ciascuno con potenza superiore a 300 cv, provvisti di adeguata patente, che abbiano acquisito o possiedano l’esperienza necessaria per la conduzione di più macchine in ambienti gravosi, quali le cave di montagna, per le quali sono richieste particolari abilità tecnico-pratiche;

 C: appartengono alla categoria i lavoratori che svolgono mansioni per le quali è richiesta una particolare preparazione tecnico-amministrativa particolarmente rilevante rispetto a quelle previste per le categorie successive, cioè i lavoratori che esplichino mansioni di fiducia-responsabilità che non siano normalmente attribuite agli operai o che siano preposti alla guida o al controllo di un gruppo di operai, con apporto di competenza tecnico pratica, ma senza iniziativa per la

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condotta ed i risultati della lavorazione, e con l’apporto di particolare e personale competenza per lavori che presuppongono la conoscenza della tecnologia specifica del lavoro e del funzionamento degli apparati lavorativi. Esempio di lavoratori appartenenti alla categoria sono coloro che eseguono l’armatura di qualsiasi tipo di taglio al masso nelle cave di montagna o nelle cave a pozzo anche con l’utilizzo di macchinette perforanti e che esegue tagli secondo sagome e profili diversi con tagliatrici a filo diamantato; coloro che effettuano il trasporto di blocchi di marmo dalle cave in montagna percorrendo le relative strade di arroccamento; l’operatore di tagliatrice a catena diamantata che, oltre al posizionamento e alla conduzione della macchina, si occupa anche della messa a punto e della ordinaria manutenzione della catena, con interventi di riparazione e sostituzione in caso di rottura di denti o altre parti della macchina; l’operatore di mezzo semovente di potenza superiore a 300 cv provvisto di adeguata patente; il lavoratore che, con l’eventuale utilizzo di funi, scale ed altri mezzi adeguati, provveda alla pulitura delle pareti incombenti sulle cave, liberandole da massi e pietre pericolanti (tecchiaiolo);

 D: appartengono alla categoria i lavoratori che compiono a regola d’arte lavori ed operazioni la cui corretta esecuzione richiede specifiche e non comuni capacità tecnico-pratiche conseguite con adeguato tirocinio. Esempio di lavoratori appartenenti alla categoria sono coloro che eseguono l’armatura di qualsiasi tipo di taglio con l’ausilio delle macchinette perforanti e che esegue tagli secondo sagome e profili diversi con impianti di filo diamantato; coloro che nelle cave di montagna sono preposti alla conduzione e sorveglianza degli impianti di filo diamantato per i tagli sia al monte che sul piazzale di cava; coloro ai quali è affidato il controllo, lo sparo delle mine e qualsiasi altra incombenza relativa all’uso dell’esplosivo e degli artifizi; coloro che provvedono al posizionamento e all conduzione ordinaria della segatrice a catena;

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 E: appartengono alla categoria coloro che compiono lavori ed operazioni che richiedono il possesso di normali e specifiche capacità conseguite con adeguato tirocinio. Esempio di lavoratori appartenenti alla categoria sono coloro che eseguono le operazioni di preparazione di stacco ed abbattimento di massi e banchi o che provvedono al disgaggio dei fronti ad allo sgombero dei materiali rimasti sui piani di minatura; coloro che sono preposti nelle cave in piano alla conduzione e sorveglianza degli impianti di filo diamantato per i tagli sia al monte che sul piazzale di cava; coloro che provvedono in modo opportuno alla esecuzione di fori anche per il distacco e la sfaldatura di rocce e massi mediante l’impiego di martelli perforanti a mano o con slitta;

 F: appartengono alla categoria i lavoratori che compiono lavori ed operazioni nelle quali può prelevare lo sforzo fisico, ma che comunque non richiedono specifiche capacità, ma solamente attitudini e conoscenze pratiche conseguibili con un breve tirocinio, anche se, rispondendo alle caratteristiche sopra indicate, sono di aiuto a lavoratori di categoria superiore, partecipando alla lavorazione.

I minimi tabellari mensili stabiliti dall’art. 8 del contratto collettivo nazionale sono i seguenti:

categorie Dal 01.01.2010 Dal 01.04.2011 Dal 01.09.2012 As 1.403,61 1.447,73 1.491,85 1.543,32 A 1.291,24 1.331,83 1.372,42 1.419,77 B 1.052,66 1.085,75 1.118,84 1.157,44 Cs 1.010,80 1.042,56 1.074,32 1.111,38 C 954,64 984,64 1.014,64 1.049,64 D 901,27 929,51 957,75 990,69 E 830,84 856,87 882,90 913,27 F 703,08 725,14 747,20 772,94

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L’art. 6 del contratto integrativo provinciale prevede di escludere dall’orario di lavoro, sia a fini retributivi che contributivi, i periodi di mancata effettiva prestazione lavorativa dedicati all’accesso in cava e alla consumazione del pasto. Di conseguenza il calcolo delle ore avverrà dall’inizio effettivo della prestazione lavorativa, e al suo interno non sarà compreso il tempo impiegato dal lavoratore per la consumazione del pasto. Per questi periodi, per i quali è prevista una speciale voce nella busta paga, denominata “trattamento economico per pausa pranzo e accesso in cava dai punti di raccolta esistenti per ogni singola realtà lavorativa”, le aziende erogano la normale retribuzione ordinaria.

Le indennità per lavorazioni speciali e disagiate, individuate dall’art. 25 del contratto collettivo nazionale, sono, per quanto riguarda le lavorazioni speciali, quelle che presentano particolari condizioni di difficoltà, quali lavori su scale aeree o con funi in tecchia o parete, per le quali vengono corrisposti compensi particolari determinati in base ad accordi territoriali; l’art. 10 dell’accordo integrativo provinciale prevede la corresponsione di una indennità forfetaria di € 66,92 giornaliere da corrispondersi per ogni prestazione avvenuta in quelle condizioni, a favore di tutta la squadra che ha partecipato ai lavori; per quanto riguardo i lavori disagiati, sono quelli relativi a lavorazioni eseguite sotto la pioggia o la neve, in presenza di continuo stillicidio o con i piedi nell’acqua, per le quali viene corrisposto un compenso determinato con accordi territoriali, che i dipendenti ricevono per tutta la durata della prestazione nelle condizioni predette; l’art. 10 dell’accordo integrativo provinciale prevede una indennità di 2,78 € giornaliere per gli addetti alle lavorazioni in galleria e un’altra di 1,85 € per gli addetti alle lavorazioni in cava.

L’indennità sostitutiva di mensa, che l’art. 29 del contratto collettivo nazionale ad accordi locali, viene regolamentata dall’art. 7 dell’integrativo provinciale; tale articolo prevede che, nel caso sia previsto un servizio mensa, il relativo costo venga ripartito per l’80% a carico dell’azienda e per il restante 20% a carico del lavoratore; nelle aziende in cui non è previsto il servizio mensa, il dipendente ha diritto ad una indennità sostitutiva di mensa per ogni giornata di effettiva prestazione lavorativa, pari a 4,61 €, che dal 01/05/2009 è stata elevata a 4,81 €,

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a 5,01 € dal 01/01/2011, e a 5,02 € dal 01/01/2012. L ‘azienda presa in esame non ha tale indennità, in quanto è prevista la pausa pranzo con mensa aziendale, che costa alla ditta circa 9€ al giorno dei quali il 20% è trattenuto dalla busta dei dipendenti e il 70% è a carico dell’azienda. Va ricordato comunque che la mezz’ora di pausa pranzo è tuttavia regolarmente retribuita in busta paga come fosse lavorativa.

Il premio di risultato è una somma che viene corrisposta annualmente con riferimento ai risultati conseguiti nella realizzazione di programmi, aventi come obiettivo incrementi di produttività, di qualità, di redditività ed altri elementi rilevanti ai fini del miglioramento della competitività aziendale e dell’andamento economico dell’impresa (art. 24 contratto collettivo nazionale).

L’art. 11 dell’accordo integrativo provinciale fissa i seguenti parametri per la definizione del premio: parametro settoriale, basato sul rapporto produttività-fatturato procapite, per il quale viene corrisposto un premio di 619,74 € lorde annue per dipendente al raggiungimento di un determinato obiettivo; quota infortuni per addetto, il premio viene stabilito sulla base del numero di infortuni rapportati al numero degli addetti. La misura del premio viene stabilita sulla base della seguente tabella (l’andamento va calcolato sulla base del dato di riferimento infortuni/addetti= 0,20):

obiettivi Premio (euro lordi annui) 2009 (anno di riferimento 2008) Premio (euro lordi annui) 2010 (anno di riferimento 2009) Premio (euro lordi annui) 2011 (anno di riferimento 2010) Premio (euro lordi annui) 2012 (anno di riferimento 2011) Oltre 0,30 150,00 € 150,00 € 160,00 € 170,00 € Tra 0,30 e 0,10 160,00 € 160,00 € 170,00 € 180,00 € Sotto 1,10 170,00 € 170,00 € 180,00 € 190,00 €

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