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L’approccio alla ricerca delle crioglobuline: traindicazioni per un protocollo condiviso (SIBioC)e dalla conoscenza scientifica alla praticadi laboratorio (SIMeL)

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RIMeL / IJLaM 2010; 6

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Ricevuto: 12-07-2010 Pubblicato on-line: 06-08-2010

Lettera

L’approccio alla ricerca delle crioglobuline: tra indicazioni per un protocollo condiviso (SIBioC)

e dalla conoscenza scientifica alla pratica di laboratorio (SIMeL)

M. Schinella

Patologia Clinica, Ospedale “Santa Maria del Carmine”, Rovereto (TN)

Accettato il 13-07-2010

Corrispondenza a: Dott. Michele Schinella, Laboratorio di Patologia Clinica, APSS di Trento, Ospedale S. Maria del Carmine, Rovereto (TN). Tel 0464-403219, fax 0464-403168, e-mail: michele.schinella@apss.tn.it

La fase critica della ricerca delle crioglobuline risiede nel controllo rigoroso delle temperature: di 37 °C dal prelievo al trasporto del campione e all’incubazione, e di 4 °C per la fase di precipitazione e la determinazio- ne del criocrito.

La mancanza di linee guida ufficiali a livello interna- zionale e la pletora conseguente di metodologie utiliz- zate nei vari laboratori rendono difficile poter effet- tuare un confronto, su basi omogenee dei propri dati con quelli di altre realtà, ingenerando altresì incertezza circa l’utilizzo da parte del clinico del dato di laborato- rio. A tale proposito si può citare un’indagine effettuata da un gruppo belga mediante spedizione di un que- stionario a 140 laboratori partecipanti al programma di VEQ UK National External Quality Assessment Service

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. Ad esempio: per quanto riguarda la determi- nazione del criocrito, da noi considerata essenziale per un corretto monitoraggio della crioglobulinemia, ci troviamo di fronte ad un ventaglio di situazioni che vanno dalla semplice mancanza della sua determina- zione all’osservazione e refertazione del criocrito per semplice flocculazione del crioprecipitato senza alcuna centrifugazione, come spesso è stato riportato in corsi e convegni su questa problematica.

Un’ulteriore causa di disomogeneità risiede nel tem- po di osservazione del campione a 4 °C prima della refertazione; questo può variare da un minimo di 12 ore fino a 9 giorni. Noi riteniamo che un tempo infe- riore ai 7 giorni, secondo la nostra esperienza, sia in- sufficiente per un sicuro e accurato recupero delle crio-

globuline (soprattutto miste).

Mentre nel caso dei dosaggi immunometrici è asso- lutamente importante la valutazione del dato analitico in funzione della strumentazione utilizzata (che nella maggioranza dei casi è chiaramente riportata nel refer- to), nel caso della ricerca di crioglobuline non esiste una chiara indicazione della metodologia utilizzata so- prattutto per quanto riguarda la fase preanalitica.

In seguito a questa situazione può essere utile effet- tuare il monitoraggio della crioglobulinemia possibil- mente nella stessa realtà analitica, onde evitare il rischio di errori diagnostico-terapeutici indotti da una diffe- rente refertazione.

In questa situazione assolutamente variegata, sono state pubblicate negli ultimi mesi una rassegna “Le crio- globuline: dalla conoscenza scientifica alla pratica di laborato- rio”

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per il Gruppo di Studio-Proteine della Società di Medicina di laboratorio (SIMeL), un documento “Ri- cerca, quantificazione e caratterizzazione delle crioglobuline: in- dicazioni per un protocollo condiviso”

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per il gruppo di Stu- dio Proteine della Società Italiana di Biochimica Clinica e Biologia Molecolare (SIBioC) oltre a editoriali e con- tributi scientifici.

Questa contemporanea molteplicità di approcci scien- tifico-professionali da parte delle due maggiori società italiane di Medicina di Laboratorio si è verificata, per singolare coincidenza, nello stesso momento in cui stia- mo per ultimare un manoscritto in cui è riportata la nostra esperienza sull’approccio alle crioglobuline che ha due obiettivi:

a) descrivere la metodologia in uso per la ricerca delle

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crioglobuline con particolare riguardo alla fase prea- nalitica in campioni di sangue di pazienti afferenti al centro prelievi del laboratorio e su campioni prele- vati presso altre strutture aziendali e inviati con mo- dalità descritte nel lavoro,

b) revisione critica della casistica degli ultimi 10 anni in confronto con i dati della letteratura, alla luce della notevole variabilità di situazioni analitiche riscontra- te. Come iscritto ad entrambe le società scientifiche l’ap- proccio alla ricerca delle crioglobuline nel laboratorio dell’ospedale di Rovereto deve seguire le indicazioni del protocollo condiviso della SIBioC o la conoscenza scientifica fino alla pratica di laboratorio della SIMeL?

A mio parere, questo scambio di lavori scientifici non porta ulteriore “ricchezza” ad entrambe le società, né dal punto di vista personale, né professionale e di conseguenza neanche ai nostri pazienti, avendo avuto molti di noi, come iscritti alle due società, la possibilità e l’occasione in un recente passato, di vedersi, di incon- trarci al di fuori delle nostre unità operative in conve- gni congiunti e/o gruppi di studio, cosa che non acca- deva da molti anni!

Sono fermamente convinto che una collaborazione costruttiva basata su un reciproco scambio di espe-

rienze può far evitare a tutti noi di scivolare pericolo- samente verso atteggiamenti di “irrigidimento” non certo utili alla crescita di professionisti, quali noi sicura- mente siamo, ma soprattutto dobbiamo dimostrare di essere.

Questa mia lettera vuole collocarsi nell’ottica di una reciproca collaborazione per implementare modalità operative concordate, condivise e uniformi tra opera- tori che hanno a cuore la Medicina di Laboratorio, stra- volta in questi primi 10 anni di questo nuovo secolo da budget, centralizzazioni, ECM, consolidamenti, master, tutor, biologia molecolare e “certificati” di qualità e accreditamento.

Bibliografia

1. Vermeersch P, Gijbels K, Mariën G, Lunn R, Egner W, White P, et al. A critical appraisal of current practice in the detection, analysis, and reporting of cryoglobulins. Clin Chem 2008;

54:39-43.

2. Passerini G, Basile U. Ricerca, quantificazione e caratterizza- zione delle crioglobuline: indicazioni per un protocollo con- diviso. Biochim Clin 2010; 32:218-22.

3. Brusca I, Ruggeri M, Bottan F, Milanesi B, Cinquanta L,

Tani M, et al. Le Crioglobuline: dalla conoscenza scientifica

alla pratica di laboratorio. RIMeL/IJLaM 2010; 6:7-12.

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