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Palmiro Togliatti sottolinea il contributo del Congresso del PCI all'unità socialista

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Quotidiano • Spedizione in abbonamento pò itale

P l E T K () I N G R A O

celebrerà il XXXV1 anniversario del PCI domenica alle ore 10 al

TEATRO ADRIAISO

ANNO XXXIV • NUOVA SERIE • N. 33

Una copia L. 30 • Arretrata iì doppio

ORGANO DEL PARTITO COMUNISTA ITALIANO

L'URSS accusa le tre potenze occidentali di aver impedito

OIÌIIi accordo sul disarmo

i.Wlla loto: Il ministro drilli Eslcrl Scrpllov)

In 8 ' pagina le informazioni

SABATO 2 FEBBRAIO 1957

LETTERA DA TORINO LA DEPOSIZIONE DEL FUNZIONARIO SMENTITA DALLA SORELLA DI WILMA MONTESI

Nelle grandi fabbriche | Wanda afferma che la lesi del "pediluvio,, fu avanzala da Morlacchi e dalla Passarelli

l'industria che sviluppa la sua produzione. L'arrclrutcz- za economica e sociale del Pfif.ce fa sentire il sito peno perchè determina un merca- to nazionale troppo limitato per una i/rande industria mo- derna.

S'è le f/iirs/io/ii si limitano a queste. L'autore dei pro- f/ressi produttivi, il lavorato- re della arande fabbrica che ha raddoppiato la sua pro- duzione nel (/irò di pochi un- iti, matura iti sé la coscienza del diritto a un iniyliorainen- io sosfun riutc della sua situa- zione, delle condizioni di la- voro nella fabbrica, delle condizioni di vita della sua fuinitjlia. Sttove rivendicazio- ni nascono dai lavoratori come la riduzione della set (intana lavorativa a parità di retribuzione, e sono queste rivendicazioni che tendono appunto a confluire nella ri- chiesta più generale di un progresso e di una trasfor- mazione organica del rappor- to di lavoro in tulli l suoi aspetti.

Il grande capitale avverte i problemi che la realtà del- le cose impone, dentro la fabbrica nei suoi rapporti con i lavoratori, fuori della fabbrica nei suoi rapporti con il mercato.

A batterci in condizioni mutale siamo allora in due;

la classe operaia e il grande capitale. Il grande capitate non esaurisce più la sua po- litica soltanto nella rappre- saglia e nella discriminazio- ne contro la classe operaia, nella rapina del mercato na- zionate. perchè esso, per po- ter vivere, deve cercare una soluzione ai problemi nuovi e complessi posti dalla real- tà dei suoi rapporti con i la- voratori e con il mercato, so- luzione che non può più esse- re soltanto quella del fa seismo.

La rappresaglia e la di- scriminazione si intrecciano e si fondono oggi in deter- minate fabbriche e nel Pae- se con una nuova politica riformista del grande capi- tale. Nella fabbrica la di- scriminazione si appoggia a una politica di concessioni che il grande capitale sa di dover pagare come un prez-

o — in realtà molto limitato

— al lavoratore che ha rad- doppiato e triplicato la sua produzione.

Il predominio del monopo Ho sul mercato cerca di arti colarsi in forme nuove.

Qualche monopolio ha il

« coraggio » di vendere a prezzi non eccessivamente alti alcuni tipi di prodotti, per cercare il più grande profitto possibile su una massa sempre più grande di prodotti. Ma questo è soltan- to un aspetto della politica monopolistica, perchè il grande capitale, compene- trandosi sempre più profon- damente con lo Siato, è co- stretto a non respingere com pletamente ma in determina ti limiti a collaborare con una certa politica di inter- venti statali nell'economia, a subire lo sviluppo dell'indu- stria statale in certi settori come la siderurgia, ad accet tare, cercando di assumerne il comando, il coordinamen to, attraverso un apposito ìli

insterò, e delle attività pro- duttive ed economiche che, dipendono dallo Stato, conici strumento indispensabile. per!

promuovere quel certo svi-\

lappo economico che è ne-\

cessarlo per il potenziamen- to del mercato.

Le contraddizioni insana- bili che gli sono proprie co- stringono il grande capitale, dunque, a fare liei compro- messi da un lato con i lavo- ratori e dall'altro lato con lo intervento statale nell'econo- mia, pur di sopravvivere e di mantenere l'essenziale del suo predominio sulla vita del Paese.

Sono queste le condizioni che fanno, come dicevo all'i- nizio, dell'attuale un periodo di enorme importanza nella vita sindacale.

Il movimento sindacale de- ve infatti trovare la forza di adeguarsi ai compiti che gli delta questa situazione: muo- versi i>er conquistare una trasformazione e un sostan- ziale progresso del rapporto di lavoro, in tutti i suoi aspetti, e nello stesso tempo intervenire nella elaborazio- ne e nella realizzazione della politica economica naziona- le, per far valere gli interes si collettivi di milioni di la- voratori con l'obbiettivo fon- damentale di limitare ed eli minare la disoccupazione permanente di massa.

Questo è, in ultima analisi, il contenuto della nostra pò litica di unità sindacale e l'appello unitario che rivol- giamo ai lavoratori come a

tutte le correnti sindacali.

S F R C . I O r . A R A V I M TORINO, Febbraio - Sia-

mo entrati in un periodo di enorme importanza nella vi- ta sindacale di Torino e del Paese. Periodo importante non solo perchè si approssi- mano le elezioni aziendali delle più grandi e moderne fabbriche d'Italia — dalla Olivetti alla HIV. dalla Lan- cia alla Fiat — ma perchè, anche in relazione a queste consultazioni elettorali, si presentano di fronte al mo- vimento sindacale problemi decisivi per il suo orienta- mento e la sua influenza nel- la vita del Paese.

Hisogna cercare oggi di non misurare il sindacalo soltanto sul ntelro di questa o di quella particolare riven- dicazione aziendale o genera- le, ma di vedere nel sinda- cato quella forza che ha il compito di contrattare per milioni e milioni di lavora tori, che sono la parte deci- siva della popolazione lavo- ratrice, il rapporto di lavoro in tutti i suoi aspetti, che vanno dal collocamento al l'orario di lavoro, dal sala rio all'assistenza mutualisti ca. dalle pensioni alle con- dizioni di lavoro: vedere quindi nel sindacato quella forza che, per assolvere questo compito, partecipa come elemento detcrminati te a tutta la vita economica del Paese.

Ho scritto del sindacato in genere, e non della CGIL soltanto, proprio perchè non si tratta di problemi e coni piti di una organizzazione ma di tutto il movimento sindacale.

figgi la realtà per il sinda- cato e che vengono matu- rando le condizioni di una trasformazione profonda del rapporto di lavoro in lutti i suoi aspetti, in relazione ai mutamenti che sono interve- nuti soprattutto nella gran- de industria e quindi ai mu- tamenti che maturano nella stessa politica degli indu- striali e, per essi, dei grandi gruppi monopolistici.

C'è il progresso della pro- duzione, dì cui tanto abbia- mo parlato negli ultimi mesi, progresso che per ì settori

• decisivi dell'industria torine- se è realtà impressionante.

Dal 1955 al 1956 le produ- zioni meccaniche fondamen- tali a Torino — automobili (FIAT), macchine da scrive- re (Olivetti), cuscinetti a ro- tolamento (HIV) — come quella siderurgica sono au- mentate in misure che stanno fra il 72 e il 15 per cento;

ma questi progressi sono gli ultimi in ordine di tempo su una linea ascendente della produzione, tale che nei pri- mi S mesi del 1956 abbiamo prodotto a Torino più auto- mobili, cuscinetti a rotola- mento e macchine da scrive re che in lutti i 72 mesi del 195i.

Un progresso produttivo

?

uesto, realizzalo non col- impianto di nuovi stabili- menti e coll'assunzionc di nuovi lavoratori, se non in parte assai limitata, ma so- prattutto aumentando il ren- dimento del lavoro, la pro- duzione per operaio e per ora di lavoro. In trc-quatlro anni l'operaio delle più gran- di e moderne fabbriche mec- caniche ha raddoppialo la sua produzione. Ciò è costa- to sforzo e fatica alla classe operaia, settori imporlanlis timi della quale hanno do vitto adeguarsi alle difficili condizioni di lavoro creale dai ritmi sempre più accele- rati dalle catene di produzto ne e dalle lince di montag- gio. La schiavitù di quel tip-»

di lavoro che inchioda a una attività produttiva incessati te. fatta della ripetizione ra- pidissima di operazioni eie mentori, attanaglia oggi più di ieri migliaia e migliaia di operai. Ma nesnna più gran- de fatica, nessun sforzo più intenso avrebbe consentilo un rosi grande aumenta del rendimento del lavoro, se. so prallitllo nelle stanili fab- briche, non fossero sia!: rei lizzati grandi progressi tec- nici. notevoli trasformazioni degli impianti, dell'organiz- zazione del lavoro. •leila tee nologia, della progellazic.ne.

Comunque dalle fabbrit he un numero %mtrir.ziai'mente ugnale di operai produce e getta sul mercato uno quan- tità, rispetto al passato. < /.or- me di autovettura, di auto- carri, di trallri.i. di frigo- riferi, di macchine da si ri- vere, di macchine -la coli ••!<>.

di cuscinetti a rof'ii::tnenl'>.

La primo consrq-icn-a ai questa realtà è che i proft'tt- dei grandi gruppi inditslci-.

li dei monopoli come la Fiat e la Olivelli, sono aumentati a dismisura. S'on si traila tanto dei dividendi distribui- ti agli azionisti, che ormai raggiungono cifre con 10 ze- ri, ma delle formidabili di- sponibilità finanziarie che spingono queste forze domi-\

nauti del capitalismo ilulia-'.

no nei campi più diversi dri-\

le attivilo e< onomiche, dalle aree fabbricabili alle auto- clrade, agli impianti atomici.

Ma, insieme, nascono* orni- FIRENZF. — I militi della - Mi^erlrnrdia » portano fuori dalla éi problemi di mercato per rasa del drlitto il corpo della moglie del Frollini (Tclcfoto)

La giovane donna interrogata ieri per due ore - L'ordine di Polito al commissario Cutrì per l'inchiesta a Capocotta su Maurizio d'Assia - U n commissario che scrive liriche contro l'ex questore di Roma

V E N E Z I A _ S u l l o s t o n i l o «Iti p u n t e ili R i a l t o \V:inila M u n t e s i I n i II m a r i t o e l ' : u \ . C i i s s i n e l l l tTelefoto)

(Dal nostro inviato speciale) VENEZIA. 1. — Due cle- menti si possomi trarre dall'udienza di stamane:

uno di carattere netlamen- te accusatorio circa la pur- tc acuta dalla polizia nel- la creazione del * pedilu- vio ». l'altro riguarda la qencsi della linea dtfen-

sica basata stili'* opera- zione Giuseppe » lìnlle parole pronunciate tn aula da Wanda Muntesi, sorella della vittima, si è potuto stabilire con sufficiente esattezza:

1) Il commissario di po- lizia Aldo Morlacchi e la dottoressa Passarelli te- cero il possibile per accre- ditare l'ipotesi di un tatto accidentale, l.a Passarelli.

a un certo punto della fa- mosa riunione del 13 apri- le 1953. tenuta in caso Montesi. intervenne eonsi- illiando i familiari ad ac- cettare il pediluvio per .sal-

vaguardare il buon nome della famiglia. Il Morlac- chi interloquì affermando che quella della disgrazia era l'ipotesi giusta.

2) '/ commissario Mor- lacchi e il commissario Maqhozzi per rendere più

P A R L A N D O ALL'ASSEMBLEA D I UNA SEZIONE ROMANA PER IL T E S S E R A M E N T O

Palmiro Togliatti sottolinea il contributo d e l Congresso del PCI all'unità socialista

DC e fascisti votano uniti alla Camera per boicottare l'ordinamento regionale - Maìagodi insiste sulle ele- zioni anticipate - / / Congresso dell* USI - 1 parlamentari comunisti discutono il mercato comune e V Euratom

Democristiani e fascisti si co- no trovati concordi ieri, in sede di commissione interni delta Camera, nel boicottare l'Ente regione, e in specie il disegno di legge del repubblicano Ama- deo, già approvato dal Senato.

che fìssa le modalità di elezioni- e te altre norme necessarie per dar finalmente vita all'ordina- mento regionale, qual'c previsto dalla Costituzione con decor- renza dal 19i9(!) e dalla legge costituzionale già approvata dai due rami del Parlamento.

Il disegno di legge Araadeo era al primo punto dell'ordine del giorno della commissione.

Al secondo punto vi era la pro- posta di legge di revisione co- stituzionale presentata dal fasci- sta Michclini per la soppressio- ne dell'istituto regionale. Mi- chelina ha chiesto l'inversione dell'ordine del giorno con un prelesto procedurale tanto più infondato in quanto la legge Amadro, essendo già stata ap-

provata dal Senato, iol per que- sto dovrebbe avere la preceden- za. Il relatore democristiano La- cifredi ha tuttavia approvato tale proposta e, quando si è vo- tato, i voti congiunti della D.C.

e delle destre hanno raggiunto il loro scopo.

Vero è che Lucifrcdi ha di- chiarato che la D.C. voterà in aula, ronlro la legge Michelini, ma è un impegno che non co-ta niente perchè anche volando a favore la D.C. non raggiunge- rebbe mai la maggioranza qua- lificata necessaria per revisio- nare la Costituzione. Inoltre, Lucifrcdi ha colto l'occasione per pronunciarsi in linea di principio contro l'ordinamento regionale, in seguilo all'espe- rienza a suo avviso negativa della autonomia siciliana.

L'episodio è importante In sé, come indice di un pervicace orientamento anticostituzionale;

come Indice di un orientamento politico ostile alle autonomie

locali nonostante le sollecitazio- ni contrarie del Presidente del- la Repubblica; come indice di una collusione con le destre ogni qualvolta la D.C. veda in pericoto le sue concezioni mo- nopolistiche del potere; infine, come beffa nei riguardi dei re- pubblicani.

Sarà anche questo un elemen- to della futura « chiarificazio- ne »? In realtà, i falli sono già molto chiarificatori sotto ogni aspetto, l'er quanto riguarda i repubblicani, ad esempio, è di ieri una dichiarazione di Pac- riardi a un giornale del nord dove si dice che il Piti può senz'altro rinunciare alle parte- cipazioni statali in cambio di un altro mini'tero: la difesa, cioè.

proposta da Fanfani a Pacciar- di. Ciò basta n Pacciardi, si (-a.

per cedere anche sui patti agrari.

Per quanto riguarda i libera- li, oggi ci sarà la relazione di

( c o n t i n u a In 8. p a g . 8. c o l . )

Le a s s e m b l e e nelle sezioni r o m a n e

Alcuni compagni della Di- re/.ione e delta Segreteria del Partito, tra cui lo stesso com- pagno Palmiro Togliatti, so- no intervenuti ieri sera, nel quadro della campagna per il tesseramento 1957, alle riu- nioni di cellula d i e si sono svolte in diverse sezioni ro- mane per festeggiare i risul- tati raggiunti, per distribuire le nuove tessere e discutere l'attività politica in corso. In tutte le assemblee i compa- gni hanno preso l'impegno di portare nuovi successi do- menica all'Adriano, «love il compagno Ingrao celebrerà il XXXVI anniversario del PCI.

Il compagno Giancarlo Pajctta e intervenuto alla assemblea della sezione di Porta Maggiore, i cui locali erano assai affollati. I com-

RACCAPRICCIANTE TRAGEDIA IN UNA CASA ALLA PERIFERIA DI FIRENZE

Uccide nel sonno la moglie e i t r e f i g l i r i t o r n a sul luogo del d e l i t t o e si spara

E' stato ricoverato in gravi condizioni all'ospedale - Perchè ha compiuto la strage?

(Dalla nostra redazione) FIRENZE. 1. — Ieri mat- tina. verso le nove circa.

:.n uomo di 34 anni. Carlo Frullini, ha ucciso a colpi di pistola la moglie Licia.

d i 3 2 o n m *» ' finllnlnlU - * - * r - » * * — * — - - -

Laura di 9 anni. Ugo di 4.

e Elisabetta di nove mesi Egli si e poi sparato un colpo in bocca, ma non e riuscito a uccidersi: giace gravemente ferito all'ospe- dale di Careggi.

La strage ha lasciato sbi- gottiti: ha riempito la città d'orrore, di sgomento: di paura, anche. Una strage che respinge la logica, che non accetta spiegazioni o comprensioni

La tragedia e avvenuta in un appartamento di via Kipoli 24. alla periferia della citta. Nessuno s'e ac- corto di nulla, l'uomo ha compiuto la sua strage quasi in silenzio. Verso le

nove, il postino è andato a bussare alla porta. Non c'è stata risposta. Il fatto che nessuno si facesse vivo ad aprire, ha desiato un certo sospetto nel portalettere.

che lia fatto presente i suoi dubbi ad un gio\anc che abita di fronte. Mario Sta- gi. Lo Stagi, assieme ad un compagno di studi, che si era recato da lui di prima mattina, ha messo l'orec-

chio alla fessura della por- ta d'ingresso. Ha udito un lamento flebile, quasi una invocazione Ma non erano grida d'aiuto

Lungi dallo immaginare cosa era accaduto oltre quelle mura, il giovanotto e corso ad avvertire un fabbro. Ma prima ancora che quest'ultimo giunges- se. la porta era già stata aperta con una spallata che aveva divelto la serratura.

I lamenti provenivano da una stanca situata a destra all'ingresso, con le fine- stre sulla strada. Ai primi soccorritori si e presentalo uno spettacolo die non po- trà mai essere descritto.

imo spettacolo orribile raccapricciante.

Su di un letto matrimo- niale. posto m fondo alla camera, erano due corpi.

le cui teste erano coperte da un grumo di sangue Su una collina, a destra.

una bambina, anch'essa con la testa insanguinata Ai piedi «lei letto matri- moniale. su di un piccolo d i v a n o , uno s pvttawlo

identico Come se donni*—

sero. tutti e quattro In terra nel breve vano che intercorreva tra la cullina e il letto matrimoniale.

giaceva l'uomo anch'egli in uno s t a t o indescrivibile

Rantolava, si muoveva.

sembrava aspettasse la morte clic non voleva ghermirlo I suoi lamenti sono stiti coperti dalle urla dei sopraggiunti. ai

«mali il «Iispr.'iziatn cerca- va «il ammiccare qualcosa.

forse una pistola calibro 7.35 che giaceva sul «li- vano.

Il primo ad accorrere sul posto era il maresciallo dei carabinieri di Ricorboli.

che avvertiva anche la Mi- sericordia Qualche minuto

più tardi, una ambulanza trasportava all'ospedale di

I . E O N C A R I . O S F . T T I M F I . I . I

pagni dirigenti della se/ione hanno annunciato di aver tesserato fino ad ora 1*85 per cento degli iscritti e che in alcune cellule si sono toccate punte che vanno fino al 112 per cento. Essi ritengono di riuscire a portare a termine il tesseramento entro doma- ni. domenica, giorno in cui all'Adriano verrà celebrato il XXXVI anniversario della fondazione «lei nostio par- tito.

All'assemblea della secon- da cellula maschile della se- zione Campitelli e interve- nuto il compagno Umberto Terracini Di questa sezione fanno parte le quattro cel- lule dei dipendenti comuna- li che. nel loro insieme, han- no già ri tesserato il 95 pei cento dei compagni. II com- pagno Enrico Bonazzi ha partecipato a un'assemblea di Pietralata: questa sezione conta per ora una decina di nuovi reclutati e una ventina di compagni « recuperati ».

che cioè in queste settimane si sono riavvicinati al Par- tito, rinnovando la loro ade- sione. dopo un periodo più o meno lungo d'interruzione

Presso la sezione 'luscola- no. con l'intervento del com- pagno Togliatti, M som» i in- ulte congiuntamente io cel- lule del personale viaggian- te dell'autorimessa ATAC e quella degli autisti pubblici.

l'una e l'altra al cento pei cento dei loro obicttivi di tesseramento Dopo aver as- sistito ;il dibattilo, ni quale tranvieri eri autisti li,inno

«lato un vivace contributo.

ponendo e discutendo insie- me i problemi «li categoria e

«lucili della citta, il compa- gno Togliatti ha preso la parola per le conclusioni po- litiche e di lavoro.

Nel corso del suo interven- to egli ha innanzitutto chia- rito l.i funzione e la natura

«lei Partito comunista nell.i bitta ilell.i classo opciaia pei il potete. ed «• quindi venu-

to a pallate del. pioblema della unificazione socialista

«Quando oggi si pai la «lel- l'unificazione tra socialisti e socialdemocratici IUM non di- ciamo no. ma diciamo soltan- to: va bene, a (piali condi- zioni? Quale unita volete creare, e su (piali basi? Se voi creerete un partito unifi- cato avrà esso un piogram- ma di progresso, di avanzata.

rivoluzionai io. o avi a invece il programma che ha avute Saragat dal '47 in poi? >.

A questo pioposito, dopo aver ripetuto che i comuni- sti non sono c»)ntro le rifor- me. e per una trasformazione violenta, pei che la foiza ac- quistata nel mondo dal so- cialismo e la situazione d e a - tasi in Italia pei mettono oggi di andare avanti sulla via di trasfoimazioni progressive.

dell'ordinamento economico j e politico, Togliatti ha fatto osservare che il pailil«> di.

Saragat non può essere defi- nito un partito « riformato-1 re >. Saragat era al governi..

«piando si mandavano i «ara- j binieri contro i contadini chi

credibile la strana con- aettura tehe sincro e. co- me ha detto Wanda, con- tinua it suscitare fortissi- mi dnlìbt nella stessa ma- dre). dichiararono di arcr notato sospetti arrossa- menti su un calcagno del cadavere Questa afferma- zione, prorata, nonostante le smentite del Morlacchi, i- onirt'iiMMifi* in contrasto con t risultati «fVfTaiifopsin escutimi dai professori h'nuhe e Carrella sotto la supervisione del professor derni, che escluse la pre- senza di qualsiasi macchia sospetta

3) rVuitVn-ssamcnfo del dottor Morlacchi e il suo sostegno alla lesi della di- sarazia. continuarono an- che parecchio tempo dopo /(l c / l l l K l i r i l delle illdMCIMli.

Un ritorno il commissario si reco nel laboratorio di tulcgnumcriu ilei padre di Wilma «• difese ci Wanda di querelarsi contro i gttìr- nalì che, contrariamente ai desideri della questura.

continuavano a mettere in dubbio la soluzione « pe- di"» rio ».

L'altro elemento, come abbiamo detto, riguarda la linea d'fen.s<ra adottata tlaoli un coca ti di Piero

Piccioni i tpmli nel corso

«/» tutta l'udienza hanno insistito nel mettere in ri- lievo taluni particolari riguardanti lo * zio Cìtu- seppe ». fratello di Ro- dolfo Montesi. I tentativi tn questo senso, attuati durante l'istruttoria del dottor Sepe. non andarono a buon fine, in quanto lo zio di Wilfrid riuscì a pro-

rare la sua assoluta estra- nei fn al faffo.

Por il resto non si sono uniti fatti nuovi. Il batta- glione dei difensori ha continuato, ptii sottilmente che nel passato e usando l'urina dell'ironia, anziché (pieliti dell'accusa diretta, a (iettare l'ombra del so- spetto sull'opera scolta dal presidente Sepe L'avvoca-

to licita rista ha messo l'accento sulle divergenze tra carabinieri e polizia, che avrebbero avuto ini- zio poco dopo il rinveni- mento del cadavere E' stato sfoderato un testi- mone il vice - questore Mnnes. che ha rappresen- tato l'unica nota ilivertente di questa uilienza. imma- linconita dui pianto di Wanda Muntesi e dall'esi- bizione degli indumenti trorati addosso alla povera Wilma

A N T O N I O P K R R I A

Lai wctliitfa ili i e r i

(Dal nostro inviato spedala) VENEZIA. I - La neces- sita «li rispettale il calenda- rio stabilito, ha indotto oggi il presidente del Tribunale a prolungare di qualche dé-

< ina «li minuti la chiusura Ìdell'udien/a che. cominciata si battevano, insieme coi co-1'1"1' 9 m lu , n t n- c durala fino munisti, per la t.r..nna a u i a - i: , , l e l 4 3 0- permettendo a ria. Il partito di Saiagal. in!>t"tu" «^timoni di depone- Pai lamento, ha cercalo di far; h h , a , ;' - f o r s t" - ' «*'icn«i »mi vince!e la leuge trulla, min. i {n*w d a" i m / ì <' , , c l P a l e s - tre i comunisti volevano d u h ° U i" "l ;' Montesi duranti- li Parlamento potesse conti- ìv l , , l e *"° tic] s u" '"'crio- miiirc a fmi/iiiiiaro ««ime uii|C : , ,"r i" c scoppiata -pe-*M»

organismo «leinociatico. m ->mghi«.zzi. specialmente v : i i . . T- «piando le domande ilei pie-

« Noi siamo — ha detto To- ' « . * . . » « . gliatti — per l'unita delle

forze popolari sulla base di!'

un procramma che sia un , , ,

• na. velata di comino/ume co- e «niella della mamma.

, iian.ì Petti, si e frantumata n lunghi, a -«-orati pianti.

Nel c«i!so «Iella -econd.i par- te dell'udienza poi. sul can- giente Tiben scavavano nel t ricordo di Wilma

l-a voce della dovane don- programma di Irasfonnazio-|

«ne profonda del nostro Paesi' per farl«i avanzare verso il!

->oiialismo La v«»stra uniti-ì cazione servirà per muover-

si su «piesta stiad.i' Se e , . ,.

cosi, alb.ra noi saiemo d'ac-,0 > \, e l ^, l l t'-s'"* S'udic.inte.

cordo » Alla crc.i/ionc di linai ',r a '' P-°M1" " " "l , p a t o * »' S',"";

nuova unita popolare, ha ri-'"'"-' .V'Iacnra ° «nello del cordato Togliatti p.u a v a n t i . ' ™ " .C e r c Pe s l , n o-s o n* s t ó* i comunisti hanno contribuii..:l' *kP<,>" c 1' iruliimenti tro- con .1 loro Vili Congiess,,.. £'V ', l , ( , , , s s o alla sventurata

. . *• . i VA lima poveri stracci, che ponendo al biro partii.» |«> „,, c >.i m i chimici

obicttivo di elaborare un

// dito ne ir occhio

Fidarsi

Sull'affare Monieu abbiamo finalmrttc una in'erprctazmne chiara, tornita dn Piero Piccio- ni ni *ettiinanale T e m p o - In tutta t|iu».|» Moria rto-i c*e c h e IJ n n s iMrol.i O «•! «i errwtc -

E t e non ci c r f i i c i d i t m ' Sogni proibiti

Il Prevalente tlella M.infren- i m i . «ninfe Fama, ha racconta- lo al corrnponitcnto «fri T i m e : - t o \ ciglio c l i c "Crii o p e r a t o po*«ic«l;ì c e n t o azioni «lolla M o n - trraTlm. u n a ra*a «li rua l ro- ( . n c t a , l i a u t o m o b i l e , il frigo-

rifero, la t e l e v i s i o n e In sala «la p r a n z o (Queste n « * rjnysiamo farle e Mi.imo f.»«-enili>le-

Tutto bene L'unico ilubltio e nel fatto che ti C(ìnle Fama quelle cn*e e (fìi<faf<i a raccon- tarle a Tum- Pc^cfo- non le lia racenn'ate ai MIOI •ipemi'*

Il fesso del giorno

- «Jtics;.i e l.i t u r i n o n e «tei p o \ e r n Anelli- i p o v e r i h.tnn»

la loro f u n z i o n e N u l i * e i n u - tile at m o n d o - Front-cico C<ir- neìutti. riatta ni M M riif'olrca La CariTA

ASMODCO

piom.unma realizzabile ogni in Italia, andando avanti pei J la via «icinoi-i.ntica tì-s.ila

dalla Co»titu/uine j

« Ai compagni socialisti.

agli operai socialisti du- ci pongono il problema della' unificazione dobbiamo dire j se voi farete dei passi avanti.J tallo se darete anche voi il con tributo, cosi come lo abbia- mi) dato m>i. per creai e una!

piattaforma su cui possano riunirsi tutte le f«»rze popo- lari per marnare verso il >«»

cialismo. allora potiemmo trovare anche il mo«l«» che

«piclla unità si c>ten«la. e

«laremo ad essa il nu^tio con- tributo ».

i esami cinmici e il tempo li.mi.o ie><> vecchi e sbiaditi.

Wanda Monte--! e emula

•idi aula «lei tubiinale «!i Rialto alle S 30. acc«»mpa- unala <i.d marito Indossa un giallone ^riiiio a « i t i

«piarti » Ha i «apolli casta- ni. scuri e folti che ricadono -lille sue spalle, mal tratte- nuti da un cerchietto di me- E' assai meno graziosa e meno alta di Wilma, ma ne ritrae abbastanza fedel- mente le sembianze lo stes- so suuardo umile, lo stesso urotìl«» lievemente appuntito, sili -te-.-.! ncomi alti e pro- -ntnenti

Le prime battute dell'in- terrogatorio Mano via ra- pide Ris)H<ndcu«to al presi- dente clic le chiede a che cosa, ella, fece risalir» il ao~

(2)

spetto di una gita a Ostia della sorella, dice di avere notato delle macchie rosse sui calcagni di Wilma e di avere insieme con lei discus- so sul modo più acconcio pei eliminarle.

PRESIDENTE — Come mai, però, lei accennò alla possibilità di un viaggio a Ostia di sua sorella soltanto intuii secondo tempo, invece di parlarne subito?

WANDA — Non potevo credere che Wilma potesse recarsi da sola a Ostia. E' stato dopo l'arrivo in casa del dott. Morlacchi e della dottoressa Passatelli che me ne sono convinta. Prima si trattava tli una semplice supposizione; con l'interven- to di quei due divenne cer- tezza.

PRESIDENTE — Rispon- dendo a un interrogatorio, lei affermo che sua sorella avrebbe potuto allontanarsi da casa in seguito ad una telefonata.

WANDA — Signor presi- dente, sono cose che si di- cono così... al momento della disgrazia, quando la mente è presa da mille pensicii.

Le domande voi tono oia sui particolari riguardanti li- abitudini intime della vitti- m a : se Wilma possedette mai un bustino completo di reg- gicalze, o un reggicalze; se usasse portate il reggicalze sopra o sotto le mutandine;

se, per togliersi le calze, sganciasse solitamente il bu- stino. Wanda risponde con monosillabi. Si inalbera sol- tanto quando il presidente accenna alla possibilità che Wilma usasse un busto com- pleto. « Signor presidente — dice in tono un po' offeso

— noi non abbiamo mai usa- to queste cose, non ne ave- vamo davvero bisogno... ».

PRESIDENTE — Quali erano le amiche di sua so- rella?

WANDA — Pochissime.

Le sue vere amiche erava- mo mia madre etl io.

PRESIDENTE — Negli ultimi tempi, prima della morte, Wilma usciva sola?

WANDA — Si, andava a prendere qualcosa nei ne- gozi del quartiere: merletti.

filo, tela, che servivano per completare il suo corredo.

PRESIDENTE — Quanto tempo rimaneva fuori?

WANDA — Un'ora o un'o- ra e un quarto al massimo.

Se usciva verso le otto di sera, rincasava però sempre prima delle 0.

PRESIDENTE — Di mat- tina usciva spesso?

WANDA — Si, andava n fare la spesa.

PRESIDENTE — Qualche volta è capitato che lei e sua madre andassero al ci- nema e che Wilma rimanes- se in casa?

WANDA — Si. le piace- vano soltanto i film belli.

PRESIDENTE — La gon- na di Wilma era molto stretta?

WANDA — Si, si allac- ciava con dei gancetti e con una chiusura lampo; era molto difficile da togliersi.

PRESIDENTE — Lei ha dichiarato di avere avuto delle confidenze con sua so- rella...

WANDA — Infatti non avevamo segreti-

PRESIDENTE — 11 qua- derno sul quale Wilma scri- veva le lettere al fidanzato, mancavo di alcuni fogli?

Si tratta del quadernetto sul quale compaiono delle strane frasi e un disegnino che non sono da attribuirsi alla vittima ne a nessuno dei familiari.

WANDA — Era in condi- zioni perfette quando fu consegnato alla polizia.

PRESIDENTE — Ricono- sce questi disegni e queste frasi su questi fogli staccati?

WANDA — Assolutamen- te no.

PRESIDENTE — Chi die- de il quaderno alla polizia?

WANDA — Non ricordo.

ma deve essere stata ima madre.

P. M. — Quando ha letto per l'ultima volta il quader- netto?

WANDA — Non ricordo.

PRESIDENTE — Lei ha dichiarato che sua sorella non sapeva come raggiun- gere la stazione di Ostia Lido?

WANDA — No. Semplice- mente non sapeva se era più facile arrivarci servendosi del celere « B » o della cir- colare. Io la consigliai. nel caso fosse dovuta andare a Ostia, ili prendere il « B » all'angolo di via 'ragliamen- to con via Chiana. Wilma mi chiese di accompagnarla ad Ostia la mattina del 9 aprile... Sono un po' io la responsabile della sua mor- te... Comunque non avrei mai pensato che potesse an- dare da sola a Ostia.

Le sue parole si perdono in un gorgoglio di pianto. Il presidente la conforta e le chiede di rispondere il più semplicemente possibile alle domande

IL PROTAGONISTA DELL'UDIENZA DI IERI A VENEZIA

Il commissario Cutrì un "unliked man,,

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(Dal nostro inviato speciale)

VENEZIA, 1. — . A unli- ked man », un in lividuo an- tipatico. Un giornalista stra- niero, seduto accanto a noi, ha così accolto l'ingresso nel- l'aula del dott. Cutrì. Forse è italo l'aspetto esteriore del testimone a dettare lo apprezzamento.

Cu tri Rocco, vice-com- missario in forza alla secon- da divisione di polizia giudi- ziaria d e l l a Questura di Roma, non è quel cho si dice un bell'uomo. I suoi 08 chili di peso sono insaccati a forza in un corpo alto un metro e sessanta, come una salsiccia nel suo involucro.

Il collctto della sua camicia è solo un accenno di confine tra il collo e lo spalle. Più che grasso, appare tozzo, tu- biforme, pletorico. Colpisco- no il suo sguurdo agilissimo, dietro la cortina delle lenti spcs.se; le sue mani ridicol- mente piccole; la sua voce rauca, attraversata da vena-

ture di falsetto.

Il giudizio del nostro col- lega sarebbe stato più grave se, per forza di cose, non

fosse stato limitalo all'aspet- to esteriore. Cutrl va famoso in questura per certe sue p i c c o l e scherzose manie.

Quando era capo dell'Ufficio stampa di San Vitale si di- vertiva a tacciare di jelta- tore un impiegato di un uf- ficio amministrativo. Raccon- tava che un giorno gli era capitato di cadere ammalato subito dopo essere stato sa- lutato dal poveretto. Un'al- tra volta gli era bastalo scor- gerlo in un corridoio per ficcarsi in bocca il sigaro dalla parte della brace. Lo

impiegalo in poco tempo era rimasto i s o l a t o . Quando qualcuno incontrava l'im- piegalo per le scale, si affret- tava a fare gli scongiuri, su- scitando il doloroso stupore del malcapitato.

Molto meno si parla, in- vece. di certi suoi peccati commessi prima della cadu- ta del fascismo. Cutrl era allora un giovane commis- sario pieno di zelo in servi- zio alla questura di Perugia.

Viti giorno venne destinato

a certe indagini che riguar- davano gli ambienti antifa- scisti della città umbra. Cu- trì arrestò i sospetti e li sottopose a certe forme di interrogatorio il cui fondo era costituito da scariche di corrente elettrica sotto le piante dei piedi e dal medie- vale tormento dell'acqua im- messa a litri nello stomaco dell'indiziato. Tra gli « inter- rogati » da Cutrl vi fu anche un comunista. Pompilio Mo- linari, che per il resto dei suoi giorni portò stampati sulle carni i segni dell'atten- zione del giovane commis- sario.

Non se ne parla, non per- chè in questura si reputino perfettamente ortodossi si- mili sistemi, ma perchè cor- re voce che Cutrì goda in alto di buone protezioni. Po lito se lo era trascinalo seco non appena era stato nomi- nato questore di Roma e, nonostante j vari peccatucci, gli aveva trovato un postici- no nell'Ufficio politico. Dia- mine: è sempre bene avere a portata di mano un uomo che non ha molli sussulti di coscienza.

Cutrl aveva ottenuto in breve vari delicati incarichi.

Quando occorreva compiere un'indagine riservata, al di fuori delle stesse regole molto elastiche che vigono in questura, egli era sem- pre pronto; servizie/ole, di- screto, fidato. Il suo capola- voro fu il sopraluogo confi- denziale a Torvajanica, di cui stamane si è discusso al processo. Si trattava di fare una visitino alla Capocotta, di interrogare in un certo modo Anastasio Lllli e la moglie Elia Innocenti, e di compilare un rapportino ri- servato che dicesse detcrmi- nate cose.

Tra Polito e Cutrl non vi furono certamente lunghe e circostanziate spiegazioni.

C'è un particolare Istinto in certi individui per afferrare i desideri del padrone, una specie di sesto senso. Il commissario si recò nella bandita ili caccia gestita da Ugo Montagna, parlò con il guardiano e tornò in questu- ra con un foglietto di appun- ti. La sera stessa Polito trovò nella sua scrivania quel tipo di rapporto che

linceo Culri, Ini dcpiiKto

aveva desiderato di ottenere.

Certo, era un passo com- piuto fuori dell'autorità giu- diziaria, che puzzava di lo- sco. Ma da quando in qua, pur di far contenti i supe- riori, non si c h i ù d e un occhio su un piccolo strappo alle regole? Entrare nella fiducia del questore e divi- dere con un potente perso- naggio un geloso segreto vale più di un avanzamento di carriera.

Del resto, non mancano mai le contropartite. Quan- do vennero a galla i trascor- si di Cutrl. nonostante le proteste dei giornali, che ebbero anche un'eco in Par- lamento. il commissario non venne allontanato dalla que- stura. Passò semplicemente dall'Uflicio stampa alla Se- conda divisiono di polizia giudiziaria, senza perdere una lira di stipendio e una oncia della sua influenza.

Quando Polito venne inter- rogato dal presidente del Tribunale di Venezia, si pro- fuse in lodi per il suo antico dipendente, « un funziona- rio degno del massimo ri- spetto... ».

«ulle Indagini « felpate • A pensarci bene, tuttavia, c'è poco da menare scandalo per l'esistenza di un Cutrl.

Nella questura di Roma in- fatti, il suo non è che ii caso più clamoroso. Vi sono dei funzionari i quali - - come è stato rivelato dal verbali

di intercettazione telefoni- ca raccolti dai collaboratori del dott. Sene — intratten- nero cordialissimi rapporti con Ugo Montagna anche quando era già stato dato alle stampe il rapporto del colonnello Pompei e sul capo del marchese di San Harto- loineo pendeva la minaccia dell'arresto. Uno di essi si offri di far ottenere all'auti- sta dell'indiziato il porto d'armi. Un altro gli esternò la sua piena considerazione.

Il fatto è che, come ammo- nisce un proverbio armeno, se il tetto di una casa gron- da acqua, i muri non possono

essere asciutti. Se il questo- re va a cena con i pregiu- dicati, un commissario può benissimo preoccuparsi del porto d'armi dell'autista di questi stessi pregiudicati.

A. I*.

te, ci indusse anche a questo passo la consultazione d'una chiromante.

PRESIDENTE — Che rap- porti correvano tra la sua famiglia e lo zio Giuseppe?

WANDA — Freddissimi.

Eravamo da quindici anni senza avere alcun rapporto con lui.

GIUDICE ALBORGIIETTI

— Mi descriva le scarpe che portava Wilma ai piedi il giorno della sua scomparsa

WANDA — Erano nere, di camoscio, un modello esclusivo che ci era piaciuto molto.

PRESIDENTE — Era nini avvenuto che Wilma uscisse senza adornarsi dei suoi og- getti d"oro?

WANDA — Mai.

P. M. — Come era l'oro- logio che portava al polso e che non fu poi trovato?

WANDA — Era una cosa di poco valore. Wilma non lo portava inni al polso. Non le piaceva e lo tenevo sem- pre nella borsetta.

GIUDICE ALBORGIIETTI

— Lei ha affermato che Wil- ma venne seguita un giorno da un uomo a bordo di una macchina.

WANDA — Sì. è vero, a Roma questo succede spes- so... E' una cosa vergognosa.

Wilma ini raccontò che men- tre rientrava a casa era stata seguita da un uomo, a bor- do di una macchina scura

PRESIDENTE — Avete avuto in casa una camerie- ra. Annunziata Gionni?

WANDA — Dopo quattro anni non mi ricordo certe cose, ma credo che sia ve- nuti» in casa solo poche volte.

P. M. — La Gionni «ui- dova nella sua casa di mat- tina?

W A N D A — Mai.

PRESIDENTE — Veniamo all'episodio della passarelli

WANDA — L'n pomerig- gio. mentre il dott. Morlac- chi eia da qualche tempo in casa nostra, squillò il tele- fono. Era la dottoressa Pas- s a r g l i che annunciava di avere importanti rivelazioni sulla morte di Wilma. Le dicemmo ili venire e lei si presentò mezz'ora più tardi.

Appena entrata in casa, co- minciò a descrivere con mol- ta cura mia sorella... (il ono- r o accenno fa scoppiare nuo- PRESIDENTE — Conici radiente in lacrime la testi- mai, lei, dopo la scomparsa

della sorella, pensò a Rocca di Papa?

WANDA — Era l'unico posto in cui noi avevamo dei conoscenti, l'ing. Caval- desi e la moglie. D'altra par-

mone, n d . r . ) . Noi. da prin- cipio. non credevamo affatto che l'avesse vista sul treno di Ostia, ma poi la descri- zione che ne fece ci colpi.

soprattutto quando parlo dell'orlo «Iella sottoveste e

quando disse che era così bella.

PRESIDENTE — Che ipo- tesi vennero fatte allora?

WANDA — Mia madre non ci credeva affatto...

PRESIDENTE — La Pas- sarelli le disse, a un certo punto, che era meglio, per il buon nome della famiglia.

di accettare l'ipotesi della disgrazia?

WANDA — Veramente...

ma non posso escluderlo, non posso escluderlo.

PRESIDENTE — Ricorda se il dott. Morlacchi inter- loquì?

WANDA — Si, a un cer- to punto, il commissario dis- se che quella della disgra- zia era l'ipotesi giusta.

PRESIDENTE — Lei ha mai chiesto alla portinaia dello stabile a che ora vide uscire Wilma da casa?

WANDA — Si, mi disse che erano le 17 o le 17.30 del 0 aprile. Si era basata, per calcolare l'ora, sull'usci- ta dello stagnino, che lavo- ra nel fabbricato di via 'ra- gliamento.

GIUDICE ALBORGIIET- TI — Quando lei vide gli oggetti d'oro lasciati da Wil- ma. a che cosa pensò?

. WANDA — Si fecero tan- te ipotesi...

P.M. — Quando arrivò la Passarelli in casa si parlava già della possibilità di una gita a Ostia?

WANDA — Si. ne parlava il dott. Morlacchi, ma poi nei giorni seguenti i com- missari Magliozzi e Morlac- chi dissero che nel cadave- te di mia sorella c'erano le macchie ai calcagni.

PRESIDENTE — Lei pro- spettò a Giuliani l'ipotesi del « pediluvio >?

WANDA — Si. ma lui e un poliziotto ed è diffidente Lui pensava sempre al de- litto

GIUDICE ALBORGIIET- TI — In una interrogazio- ne resa al sostituto procu- ratore della Repubblica, dot- tor Murante, lei disse che Wilma poteva aver ricevu- to una telefonata.

WANDA — Si. m a . , fu soltanto perchè cercavo di giustificare quell'uscita al- l'improvviso.

GIUDICE ALBORGIIET- TI — Sa quando, per la pri- ma volta. Wilma si fece la carta d'identità?

La circostanza è in con- traddizione non soltanto con ({limito ha dichiaiato prece- dentemente la testimone, ma anche con una lettera stes- sa di Wilma precedente al 9 aprile, nella quale si rac- conta di una visita al circo Togni « vicino alla stazione di Ostia Lido». Il P.M. fa notare questa incongruenza a Wanda la quale dice che

forse si è sbagliata

CASSI NELLI — Che cosa pensarono Giuliani, sua ma- dre e lei stessa a proposito della mancanza del reggi- calze?

WANDA — Questo ò il nostio dubbio più atroce. E' questo che ci ha fatto pen- sare anche a ipotesi molto peggiori della disgrazia.

PRESIDENTE — Ma, lei pensa che sua sorella sia andata ad Ostia?

WANDA — Mai lo avrebbe fatto.

PRESIDENTE — E sua madre che pensa?

WANDA — Lei non ci cre- de ancora. E' aggrappata al-

la ipotesi di una disgrazia per non pensare a qualche cosa di peggio.

CASSI NELLI — Quante volte il commissario Morlac- chi la pregò, signora, di que- relare i giornali e di soste- nere la tesi della disgrazia''

WANDA — Il dott. Mor- lacchi venne una sera nel laboratorio di falegnameria di mio padre, in via Saba- zio. e disse: < Io so come stanno le cose avendo assi- stito alla autopsia. So clic coi arete detto la verità perchè io mi intendo di que- ste cose. Querelale perciò tuffi i giornali ».

CASSI NELLI — Quanti svenimenti ebbe Wilma?

WANDA — Mia sorella.

durante il periodo delle re- gole. aveva dolori di sto- maco e momenti di pentita di conoscenza. Poco tempo prima della morte, rimase svenuta per venti minuti e noi chiamammo un medico.

Ebbe anche altri due sveni- menti: uno nell'epoca dello sviluppo e una volta nel la- boratorio di papà.

CASSI NELLI — Quando

le sorelle Montesi non cre- devano che fosse stato bene farsi vedere in giro con lui.

CASSINELLI — Il qua- derno sul quale Wilma tra- scriveva le sue lettere di amore al fidanzato venne consegnato integro alla po- lizia?

WANDA — Si, l'ho già detto.

CASSINELLI — Venne mai visto dallo 7Ì0 Giuseppe?

P.M. — Che ora era?

WANDA — Forse le 23 o le 23,30.

AUGENTI —- Vennero an- che altri parenti?

WANDA — Si, venne an- che lu sorella di mio padre

AUGENTI — Del « pedi- luvio » quando hanno par- lato?

WANDA — Dei « pedilu- vio > se ne comincio a pal- lai e soltanto dopo che fu iinvelluto il cadaveie di mia sorella. Ma queste cose le sto dicendo tutta la mattina!

ALGENTI — Ma nel fa- scicolo istruttorio .c'è una dicluaiazione dello zio Giu- seppe secondo la quale lei, Wanda, avi ebbe parlato del « pediluvio » addirittura qualche tempo prima!...

CASSINELLI — Qui lo zio Giuseppe dice il falso.

Augenti si spazientisce ed urla all'indu izzo di Wanda Ja quale, peto, non può tare altio che confermale quello che dice l'avv. Cassinelli.

WANDA — Penso che zio Peppino abbia sbagliato la data.

AUGENTI — Ma fu pri- ma o dopo il rinvenimento del cadaveie?

P.M. — Contesto .

ACCENTI (urlando) — Ma che cosa vuole conte- stale, lei!...

P.M. — Avvocato Augen- ti, pei che urla?

PRESIDENTE — Lei, av- vocato Augenti, spreca dav- vero il fiato.

AUGENTI — Può darsi clic io sprechi il fiato, ma vorrei sapere se la signora Wanda si recò a Rocca di Papa per fare delle inda- gini.

WANDA — Si, in macchi- na con zio Giuseppe.

AUGENTI — Da dove te- lefonò, sua madre, allo zio Giuseppe? Da casa oppure dal telefono pubblico di piazza Quadrata?

WANDA — Da casa. Era chiuso da un pezzo, il por- tone. L'ora non la ricordo con esattezza.

AUGENTI (in tono dram- matico) — Sua madre, tele- fonando n casa dei suoceri e cercando dello zio Peppi- no, avrebbe detto: « Wilma non si trova! »?

La domanda dell'Augenti è legata ad una circostanza secondo la quale la madre di Wilma, rivolgendosi al suocero e alludendo allo zio Giuseppe, avrebbe aggiun- to, a questa frase, anche una terribile accusa nei confron- ti del cognato.

WANDA — Si, disse que- sto quando telefonò al suo- cero.

UNGARO — La famiglia Montesi ha mai avuto rap- porti col questore Polito?

WANDA — No, non lo co- noscevamo neppure.

Questa battuta chiude l'in- terrogatorio della sorella di Wilma, durato fino alle 11.

Entra ora nell'emiciclo il commissario di polizia Rocco Cutrì.

Egli è l'autore del famo- so rapporto segreto sulla Capocotta, quello che segnò il punto di inizio della < ope- razione d'Assia ». In esso, infatti, si legge, contraria- mente nlle deposizioni di

fatto alla giurisdizione del dott. Carella!

CUTRF — Il signor que- store si sarà sbagliato.

PRESIDENTE — Perche incarico lei, che appartene- va nllota all'Ufficio politico?

CUTRF — Veramente, me lo chiesi anch'io, e pensai che volesse fare degli ac- certamenti per cosi dite

« felpati ». Si tiattavn. in- fatti, di un titolato, di un rappresentante di casa Sa- voia! Comunque, noi. il giorno seguente, andammo in g n o per tutta la giornata alla ricerca di questo guar- dacaccia. Lo trovammo nel pomeriggio. Si tiattava di Anastasio Lilli.

PRESIDENTE — Che co- sa le disse?

CUTRF — Lilli, alla no- stra domanda, rispose dicen- do che il principe d'Assia era arrivato nella tenuta del-

la Capocotta verso le 1<J deJ 10 aprile in compagnia di una giovane donna sui 18- 20 anni, vestila di nero o di blu scuro. Anastasio Lil- li disse anello di aver sa- lutato il principe ma di non fio ter dite chi fosse Ja don- na. (ili mostrai una foto ìlei- la Montesi ma egli non la riconobbe per la donna che sedeva accanto al titolato Lilli ci disse anche che si era recato a Capocotta il fi- danzato della Montesi e che la macchina con a bordo il principe d'Assia era stata vi- sta anche da Ziliaute Tri- foli i.

PRESIDENTE — Lei lo interrogo, questo Ziliantc Tnfelli?

CUTRF — Non ci pensai affatto. Mi eia sembrato più esauriente ciò che avevo ap- preso dalla bocca di Lilli.

PRESIDENTE — Lei'e si- euro che Lilli parlo di una automobile entrata nella Ca- pocotta il giorno 10 aprile?

CUTRF — Il dieci, il dieci...

PRESIDENTE — Lei in- terrogò anche la moglie?

CUTRF — Si. per meglio dire, la moglie fu presente ed assistette all'interrogato- rio del marito.

PRESIDENTE — Quando compilò il rapporto che poi venne consegnato a Polito?

CUTRF — Tornai a Roma e nel mio uilicio cominciai a battere a macchina il do- cumento. Lo consegnai sul tardi al signor questore.

BELLAVISTA f i d a l e di Ugo Montuona) — Lei ha fatto altri rapporti?

CUTRF — Lo escludo nel modo più assoluto.

BELLAVISTA — Ila mai sentito parlare di altri iap- porti, specie sulle prime vo- ci corse intorno a Piero Pic- cioni?

CUTRF — No.

P M . — Furono fatte al- tre indagini sul caso Mon- tesi da parte dell'Ufficio po- litico della questura di Roma?

CUTRF — Scusi, com- mendatore, c'erano le elezio- ni politiche e noi avevamo molto da fare...

II testimone risponde con troppa precipitazione alle domande e a tutti sembra inutile rivolgergli delle con-

PRESIDENTE — A pro- posito della donna che si trovava a bordo dell'auto transitante per la Capocotta, che cosa disse Anastasio

Lilli?

CARELLA — Escluse nel modo piu assoluto che si trattasse di Wilma Montesi

PRESIDENTE — Lei con- dusse altre indagini, pei suo conto, sulla vicenda?

CARELLA — Si. subito dopo il rinvenimento dei ca- davere. Impiegai tutti gli uo- mini disponibili pei c e l i a - re tutti gli indumenti man- canti dalla salma: li scaglio- nai lungo la spiaggia di Ostia, pili troppo senza al- cun risultato.

Il Presidente inteiioga a questo punto il C a r d i a sul- l'episodio del meccanico Pic- cinini.

Come e noto, costui si pre- sento il 14 a p u l e 1953, tre giorni dopo il rinvenimento del cadavere della Montesi, allei mando di ricordate che nella prima decade di mar- zo aveva veduto una mac- china impantanata nella zo- na della « Ramata ». A bor- do dell'auto ciano un gio- vane bruno ed una donna.

che il Piccinini identificava nella Wilma Montesi.

Alla domanda del presi- dente, che gli chiede di met- tere in chimo questo episo- dio, Carella risponde asse- rendo che il Piccinini si pre- sentò al maresciallo Mano De Biasio e che fu il m a i e - sciallo stesso a condili i e le

indagini in pioposilo. In particolare, si dovette iden- tificale anche un amico ilei Piccinini, un certo De Fran- cesco che aveva assistito an- eh'egli all'episodio dello

* Ramata ».

PRESIDENTE — Lei fece delle indagini?

CARELLA — No. fu sem- pre De Biasio ad oecupatse- ne. Egli trovo il De France- sco e lo interrogò sette gior- ni dopo aver interrogato il

Piccinini. I due testimoni mi parveio sinceri.

P.M. — Come può dire che le parvero sinceri se non li ha interrogati lei?

CARELLA — Me lo dis- se De Biasio.

P.M. — Come mai il De Francesco venne interi osa- to con sette giorni di ritar- do rispetto al Piccinini?

CARELLA — Di queste cose se ne è occupato De Biasio.

l'NGARO — Lei sa se.

contemporaneamente, i ca- labinieri svolgevano indagi- ni parallele a quelle della polizia?

CARELLA — No.

UNGARO — Lei ha avuto sempre libertà di azione?

CARELLA (enfaticamen- te) — 11 questore Polito non si è mai occupato delle in- dagini.

P.M. — A chi vennero tra- smessi i verbali di interro- gatorio del Piccinini e del De Francesco?

CARELLA — All'autorità giudiziaria.

P.M. — Lei ebbe delle in- dicazioni dal Piccinini sulla

identità del giovane intrav-

VF.NF.7.IA — I banrhi drcll avvocati e defili Imputati In una delle ultime udienze del processo Montesi WANDA — No, mai. Mam-

ma non lo dette mai a nes- suno tranne che alla polizia.

j Lo considerava come un?

fu che Wilma disse allo zio!specie di reliquia.

Giuseppe: < Tu non ce Fimi| PM. — Wilma aveva sim- scritto in fronte che sci mio'palle per l'ing. Cavaldesi?

ciò»? (l'episodio si riferisce \ WANDA — Ma no!...

ad una circostanza sulla qua- • Scherzava anche con me, le i difensori puntano mol-'con tutte e due...

WANDA — Per andare a lo; potrebbe lasciar inferi-1 ALGENTI (difensore di scuola. Idcrc, infatti, che Wilma] Piero Piccioni) — Ricorda

P.M. — Wilma sapeva do-laucsfe avuto un certo fimo- la sera in cui si telefonò al- ve? fosse la stazione della Ire di uscire a spasso con il Ilo zio Giuseppe, poco dopo ferrovia Roma-Ostia? i fratello del padre - n.d.r.Llla scomparsa di Wilma?

WANDA — No. me lo chie-l Wanda dice che essendo WANDA — Credo che fu se il 9. 'lo zio molto giovane di età,I mamma a telefonare.

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numerosissimi testimoni, che la macchina con a bordo il nipote di Vittorio Emanuele III e la signorina Ccsarini.

sarebbe stata vista nella Ca- pocotta il giorno 10 aprile 1953 (giorno della morte di Wilma) anziché il 9 aprile.

PRESIDENTE — Chi le aveva dato l'incarico di com- pilare il rapporto?

CUTRF — Accadde cosi:

il capo dell'Ufllcio politico.

dott. Immc, usciva dal ga- binetto del questore quando mi incontrò nel corridoio:

e Ti vuole Polito » mi dis- se. Andai d.ì Polito il qua- le mi pregò di recarmi, l'in- domani, a Capocotta per ac- certare il passaggio di una macchina chiara con a bor- do il principe d'Ansia. In ogni esso, disse che potevo rivolgermi ad un guardacac- cia per avere qualche delu- cidazione. La sera stessa, a cura del dott. Immè, si prov- vide ad avvertire il commis- sario Carella. capo dell'uffi- cio di polizia di Ostia Lido.

che avrebbe dovuto affian- carci nelle indagini L'appun- tamento con C a r d i a fu sta- bilito al bivio di Decima

PRESIDENTE — Ma Ca- pocotta non appartiene a t -

testazioni, e egli viene li- cenziato.

E' ora la volta del dottor Mario Carella, attualmente vice-questore di Terni e compagno di viaggio del Cu- trì nel sopralluogo segreto alla Capocotta.

PRESIDENTE — Riferi- sca al Tribunale i partico- lari dell'operazione, chiamia- mola così, compiuta col Cutrl.

Carella racconta di esse- re stato convocato, usando non soltanto lo stesso fra- sario ma addirittura le stes- se parole di Cutrì; egli ri- corda di essere stato convo- cato dal questore Immc per una indagine di cui non gli venne snecificata la natura e di essersi trovato la mat- tina di un giorno di mag- gio al bivio di Decima. Egli dice di aver poi accompa- gnato Cutri e di essere sta- to testimone del suo inter- rogatorio ad Anastasio Lilli.

PRESIDENTE — Ricorda cosa disse Anastasio Lilli?

CARELLA (precipitosa- mente) — Disse il giorno 10

PRESIDENTE — Ma lo disse con sicurezza oppure fu incerto?

CARELLA — Questo ve- ramente non lo ricordo.

visto a bordo della mac- china?

CARELLA — Questo lo sa soltanto De Blasio-

P M . — Chiedo che il ma- resciallo De Biasio venga chiamato a deporre.

Prima che si concluda la deposizione del Carella. Io avv. Bellavista legge un .-in- goiare documento. Si tratta di una lettera riservata del- la tenenza dei carabinieri di Ostia, dalla quale appare che i carabinieri pedinaro- no Cutri e C a r d i a , mentre questi compivano delle in- dagini a Capocotta in me- rito ai presunti traffici di stupefacenti.

Carnelutti commenta la lettera affermando che men- n o i carabinieri pedinano i poliziotti i ladri possono tranquillamente fare il loro comodo.

II quarto testimone della giornata è il vice-questore Manes. Si tratta di uno stra- nissimo personaggio, che pa- re citato ad arte per servire i difensori dei maggiori im- putati. Egli non ha nulla di importante da riferire, tran- ne che avrebbe avuto una strana confidenza da un cer- to Alberto Minasi a propo- sito di certe telefonate orec-

chiate in casa dei Montesi.

11 vice-questore Manes, un • uomo anziano, dall'espres- , sione timida, che arrossisce facilmente, afTerma di aver , avuto anche una conflden- . za secondo la quale nel pa- lazzo di via Tagliamento, a pochi giorni di distanza d a l - la morte, circolava la voce che Wilma eia stata ammaz- zata da Piero Piccioni.

11 testimone viene sotto- posto ad un bombardamen- to di domande da parte dei difensori e ben presto si d i - sunisce. Molto scalpore su- scita l'accenno ad un suo

« hobby >: Manes, infatti, ul- ti e che alto funzionario del- la polizia italiana, e anche un parolieie di canzoni di successo e autore di nume- rose lincile, una delle quali dal titolo « II canto della maledizione», che poticbbe anche esseie uferito ad uno dei personaggi di questo processo.

LUPIS (difensore di Mon- tanna) — Lei, vice-questore Manes. e l'autore di una li- rica composta in occasione della messa a riposo del questoie Polito?

MANES — Ho scritto del- le lincile, ma senza far r i - ferimento a nessuno.

Terminata la deposizione del vice-questore, si comin- cia ola c-»n coloio che fit- tomi presenti al rinvenimen- to del cadaveie.

11 presidente chiama nel- l'emiciclo il carabiniere in congedo Amedeo Tordi, che FU aprile 1053 prestava ser- vizio nella stazione dei ca- labinieri di Pratica di Ma- le. Tordi afferma ili esseisi recato sulla spiaggia di Tor- vajanica verso le 8,20. .Si diffonde, quindi, in parti- colari non di eccessiva im- portanza riguardanti soprat- tutto la posizione del cada- vere.

Questi particolari sono pe- rò di un certo interesse dal punto di vista medico-lega- le per stabilii e l'origine di quelle macchie ipostatiche rilevate sulla salma il gior- no dell'autopsia.

La deposizione di Tordi provoca l'esibizione degli in- dumenti appartenuti a Wil- ma Montesi e trovati indos- so alla ragazza il giorno del- la sua morte. Viene portato in aula un pacco di carta grossa, legato con spago e segnato da numerosi bolli di ceralacca. 11 cancelliere Destino infrange i sigilli e sciorina dinanzi agli occhi del testimone, degli avvoca- ti e dei giornalisti, che in- curiositi invadono l'emici- clo, il giaccone di grossa la- na verde-giallo, un paio di mutandine a piccoli disegni multicolori rotte in più par- ti, il reggiseno rosa, la sot- toveste celeste a fiorami, la maglietta di lana ed il p u l - lover indossato da Wilma.

Dopo il Tordi sale sulla pedana il brigadiere delle guardie di Finanza, A n - dreozzi. Fu uno dei primi a raggiungere la spiaggia, dopo che era stato segnala- to il cadavere. Fa una d e - ' scrizione di come venne t r o - vato il corpo della ragazza e ne riconosce gli indu- menti.

Assai più interessante è la deposizione del maresciallo dei carabinieri Alessandro Carducci, che comandava a l - lora la stazione di Pratica di Mare e che attualmente presta servizio a Roma nel- la caserma dei carabinieri di Boccea.

Carducci si recò verso le 9.30 del mattino d c l l ' l l a p r i - le 1953 sulla spiaggia, in compagnia del medico, dot- tor Di Giorgio. Vide il ca- davere con il capo quasi completamente ricoperto dal giaccone e lambito dai ca- valloni.

PRESIDENTE — Ha v i - sto qualcuno toccare il ca- davere?

CARDUCCI — Mi sem- bra che fu personalmente il dott. Di Giorgio che provò la rigidità di alcune giun- ture.

PRESID. — Che cosa dis- se il dott. Di Giorgio?

CARDUCCI — Che era morta al massimo 18 ore prima.

PRESID. — In che stato era il mare?

C A R D U C C I — Molto mosso.

PRESID. — Che cosa sa.

lei, del passaggio di un'auto per la Capocotta?

CARDUCCI — Si. fu il 9 aprile 1953 Me lo disse Zi- liante Trifclli. Si trattava di una « 1400 > o di una

« 1900 > scura. Tale c i r - costanza mi fu conferma- ta da Anastasio Lilli, al q u a - le mi rivolsi per chiedete qualche spiegazione. Tutti e due. comunque, mi dissero che si trattava di giovedì 9 aprile. Lilli specificò che a bordo della macchina si trovava ti principe Maurizio d'Assia. Non assunsi a ver- bale questa circostanza in quanto l'auto era stata vista transitare per la Capocotta alle 16.30 del 9 aprile, m e n - tre sapevo che Wilma Mon- tesi era uscita da casa sua alle 1730 dello stesso giorno.

Dunque, non si poteva t r a t - tare delle stesse persone

PRESID — Lei penso a n - che ad un ipotesi delittuosa?

CARDUCCI — Si. perché mancavano gli oggetti di v a - lore.

P.M. — E perché, allora.

che ad un'ipotesi delittuosa?

CARDUCCI — Si. qualco- sa feci: ma non molto

L'ora e tarda. Sono le 14.30 e su richiesta degli avvo- cati. l'interrogatorio del m a - resciallo Carducci viene so- speso Riprenderà domani mattina alle 9.

ANTONIO PCERIA

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