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GIOVANNI PASCOLI NEBBIA

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Academic year: 2022

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Testo completo

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GIOVANNI PASCOLI

“NEBBIA”

Federico Taretto

Massamba Kante

Francesco Mosca

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PRESENTAZIONE

“Nebbia” di Giovanni Pascoli fa parte della raccolta “I canti di Castelvecchio”

pubblicati per la prima volta nel 1903. I canti trattano temi come quelli della natura, della vita in campagna, l’amore per le cose umili e quotidiane, delle memorie, del mistero e dell’ignoto, del nido famigliare. La raccolta si conclude con una sezione di nove poesie intitolate <<Ritorno a San Mauro>> in riferimento ai luoghi d’infanzia.

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PREAMBOLO

La nebbia simbolica descritta da Pascoli serve a dividere il suo “nido familiare” dalla realtà esterna sentita come minacciosa.

Nebbia

POESIA PARAFRASI

Nascondi le cose lontane,

tu nebbia impalpabile e scialba, tu fumo che ancora rampolli, l’alba,

da’lampi notturni e da’ crolli d’aeree frane!

Nascondi le cose lontane tu nebbia bianchina, fumo che scaturisci dalla terra al sorgere del sole dai tuni scoppiati durante il temporale notturno simili a frane che crollano dal cielo.

(4)

Nascondi le cose lontane,

nascondimi quello ch’è morto!

Ch’io veda soltanto la siepe dell’orto,

la mura ch’ha piene le crepe di valeriane.

Nascondi le cose lontane, nascondimi I ricordi, fai in modo che io veda soltanto la siepe che circonda la mia casa, il muro pieno di crepe a causa della valeriane.

Nascondi le cose lontane:

le cose son ebbre di pianto!

Ch'io veda i due peschi, i due meli,

soltanto,

che danno i soavi lor mieli pel nero mio pane.

Nascondi le cose lontane: le cose sono piene di pianto. Fai in modo che io veda I due peschi, i due meli soltanto che danno frutti dolci da mangiare col mio pane nero.

(5)

Nascondi le cose lontane

Che vogliono ch'ami e che vada!

Ch'io veda là solo quel bianco di strada,

che un giorno ho da fare tra stanco don don di campane...

Nascondi le cose lontane che io non voglio ritornino alla mente. Fai in modo che io veda la via bianca che porta al cimitero, un giorno il rintocco delle campane fa sentire la morte come un porto di pace dopo la fatica della vita.

Nascondi le cose lontane, nascondile, involale al volo

del cuore! Ch'io veda il cipresso là, solo,

qui, quest'orto, cui presso sonnecchia il mio cane.

Nascondi le cose lontane, sottraiele al cuore, che vorrebbe volare fino a raggiungerle. Fai in modo che io veda il cipresso là solo, qui quest’orto in cui sonnecchia il mio cane.

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Il poeta si rivolge alla nebbia affinchè nasconda le «cose lontane» da lui nel tempo e nello spazio, vuole vedere solo le cose vicine, come la siepe

dell’ orto, i peschi, i meli, il muro con la valeriana: tutto ciò che fa parte del suo piccolo mondo noto e protettivo.

E’ presente un’anafora:« nascondi le cose lontane» che si ripete all’inizio di ogni strofa oltre ad altre ripetizioni come «ch’io veda soltanto», che conferiscono al

componimento un ritmo cantilenante, quasi un rituale che delimita lo spazio chiuso in cui il poeta volontariamente si emargina.

ANALISI DEL TESTO

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IL MESSAGGIO DEL TESTO

Afflitto dai dolori e dalle incertezza, Pascoli invoca la nebbia in quanto utile a nascondere ciò che è bene non vedere, per raggiungere il riposo del cuore. Il poeta desidera una tregua dal vivere, che lo protegga sia dai ricordi angoscianti del passato (come i lutti famigliari), sia dai tristi presagi che avvolgono l’ingnoto futuro. Quindi il tema fondamentale della lirica di Pascoli è il desiderio di fuggire dalla vita adulta, per rifugiarsi in un mondo piccolo ma rassicurante come

l’infanzia, Pascoli però non chiede alla nebbia di creare nuovi orrizzonti, al

contrario vuole che lo aiuti a frenare la memoria e l’immaginazione. Il poeta vuole restringersi nelle dimensioni del suo nido in cui si ripara, chiudendosi in un’ altra dimensione, lasciando spazio solo per la morte, prefigurata nei versi 21-22 “in quel bianco di strade che porta al cimitero”.

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L’USO DEI SIMBOLI

Per esprimere tali contenuti, Pascoli ricorre a dati di paesaggio; cita appena le cose lontane, senza precisarle; e poi mette in fila una serie di realtà precise, ma isolate tra loro: come la siepe (v. 9), le mura (v. 11), I due peschi e due meli (v. 15). La sua tecnica compositiva consiste nel contrapporre le presenza ravvicinate sullo sfondo indeterminato delle cose lontane. Infatti la nebbia è incaricata di nascondere gli oscuri traumi mai superati dal poeta.

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