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Si può cambiare qualcosa senza scontrino?

19 Aprile 2020Redazione

Cambio merce senza scontrino, garanzia e diritto di reso: il prodotto difettoso e il ripensamento. Tutti i diritti del consumatore.

Capita non poche volte di acquistare un oggetto in fretta e di accorgersi solo a

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casa che è meno utile di come appariva o che presenta alcuni difetti. A questo punto, l’unica cosa da fare è recarsi al negozio e chiedere la restituzione dei soldi o il cambio con un altro prodotto. Se, però, nel frattempo si è smarrito lo scontrino, è facile ricevere un secco rifiuto da parte del commerciante. La famigerata “prova d’acquisto” viene infatti identificata molto spesso nel documento fiscale. Ma cosa prevede realmente la legge? Si può cambiare qualcosa senza scontrino?

Non sempre i negozianti dicono la verità e, in alcuni casi, non sono essi stessi informati sui diritti del consumatore in materia di reso. Cerchiamo di fare il punto della situazione e di sgombrare il campo dai consueti equivoci e dalle strumentalizzazioni.

Si può cambiare un prodotto?

Innanzitutto vediamo se esiste un diritto di reso. Si può cambiare un prodotto a proprio piacere, magari sulla base di una valutazione più attenta, fatta a casa, circa l’opportunità dell’acquisto? La risposta è negativa. Gli unici casi in cui è possibile chiedere il cambio di prodotto sono i seguenti:

acquisti fatti fuori dai negozi: si tratta delle televendite, di quelle

“porta a porta”, su corrispondenza, degli acquisti fatti online, ecc.. In tutti questi casi il consumatore può recedere dal contratto entro 14 giorni. Il diritto di recesso o di ripensamento – questo il nome tecnico – può essere fatto valere senza bisogno di fornire motivazioni, purché venga comunicato al commerciante con raccomandata a.r. nel termine appena indicato. Per il semplice fatto che il rapporto è avvenuto «fuori dai locali commerciali» il consumatore ha la possibilità di ottenere la restituzione dei soldi, dietro riconsegna del prodotto, anche se l’oggetto è già stato aperto e testato.

Non è necessario indicare vizi o difetti, basta il semplice ripensamento;

acquisti di prodotti difettosi: tutte le volte in cui un prodotto presenta un vizio di fabbricazione – sia che fosse già presente al momento dell’acquisto che palesatosi in un momento successivo – al consumatore è data una garanzia di due anni. Per attivare la garanzia bisogna denunciare il vizio al commerciante entro massimo 60 giorni dalla scadenza (per avere le prove di ciò sarà bene farlo con raccomandata a.r.). Il consumatore ha diritto a chiedere – a sua insindacabile scelta – o la riparazione (entro un ragionevole termine) o la sostituzione con un prodotto identico o, in

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mancanza, di simili o superiori caratteristiche. Se ciò non dovesse essere possibile, l’acquirente può scegliere tra lo scioglimento del contratto, con restituzione dei soldi spesi e la riduzione del prezzo di acquisto (con parziale restituzione quindi dei soldi spesi).

Quindi, se un vestito scolorisce, se un elettrodomestico non dovesse funzionare a dovere, se un libro dovesse spaginarsi, se un cellulare dovesse presentare dei problemi sul display, opera sempre la garanzia per due anni.

Chi però acquista con partita Iva e pertanto chiede la fattura, non è trattato come un consumatore. Con la conseguenza che: a) non può esercitare il diritto di recesso nelle vendite fuori dai locali commerciali; b) in caso di prodotto difettoso ha una garanzia per massimo 1 anno e non due; c) il termine per denunciare il difetto è solo di 8 giorni e non di 60.

Maggiori informazioni su Prodotto difettoso: cosa dice il codice del consumo?

Fuori dai casi appena indicati, il cambio del prodotto è una concessione del commerciante e non un diritto dell’acquirente. Si pensi a chi si rende conto che un capo di abbigliamento gli va stretto o comunque lo veste male; o a chi acquista un libro che poi si scopre essere già presente nella propria libreria, ecc.

In tutti questi casi, si può certo chiedere il reso ma non si può fare nulla se il commerciante non lo accetta.

Cambio merce senza scontrino

Nei casi in cui la legge consente di chiedere il cambio merce, è necessario dimostrare l’acquisto presso quel particolare punto vendita. La prova però può essere di qualsiasi tipo. Dunque, lo scontrino non è necessario, trattandosi solo di un documento di carattere fiscale.

Anche la famosa “prova di acquisto” – che di solito è costituita dalla garanzia con il timbro del venditore – non può essere posta come unica condizione per esercitare i diritti di consumatore. Se il prodotto è difettoso e si riesce a dimostrare in altro modo l’acquisto, si ha diritto alla sostituzione o riparazione anche se si è smarrita la prova di acquisto.

Posta la non essenzialità dello scontrino per ottenere il cambio di prodotto, ci si

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può chiedere in che modo dimostrare l’acquisto.

Il metodo migliore è la ricevuta del bancomat o comunque un estratto conto da cui si evinca il pagamento tacciabile (con carta di credito o di debito).

Il problema si pone per tutti gli acquisti in contanti. Si potrebbe allora ricorrere alla prova testimoniale: un amico o un parente che, presente al momento dell’acquisto, confermi che il contratto – anche se verbale – è stato concluso proprio in quel determinato negozio in una specifica data. Ma è una prova difficile da fornire e il giudice potrebbe non tenerne conto per tutti gli acquisti di rilevante valore (si pensi a una televisione). Il codice civile infatti ammette la testimonianza solo per i contratti di valore inferiore a 2,58 euro (limite irrisorio mai aggiornato all’inflazione) oppure in tutte quelle circostanze in cui, per la natura del contratto stesso, è inverosimile sottoscrivere un documento scritto. È il tipico caso dell’acquisto in un centro commerciale, in un negozio di abbigliamento o di elettrodomestici.

Garanzia senza scontrino

Da quanto abbiamo appena detto, si intuisce che la garanzia opera a prescindere dalla conservazione dello scontrino o della prova d’acquisto visto che di ciò la legge non fa alcuna menzione. Dunque se anche lo scontrino non è necessario per il cambio prodotto, serve tuttavia ad evitare il problema di dimostrare l’acquisto a distanza di molto tempo.

Quando lo scontrino è necessario per il reso

Abbiamo appena detto che lo scontrino non è necessario per il cambio prodotto solo laddove la legge riconosce al consumatore tale diritto (ad esempio per i difetti di produzione).

Laddove però il reso dipende dalla semplice volontà del commerciante (ad esempio il capo di abbigliamento che “veste stretto”), quest’ultimo potrebbe legittimamente subordinare tale operazione alla conservazione dello scontrino. In tal caso, il consumatore non potrebbe opporre alcun tipo di contestazione.

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