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(1)

RILIEVI RACCOLTI A CVRA DELLA

REALE ACCADEMIA D'ITALIA

FASCICOLO VI

ARCHITETTVRA NEOCLASSICA A TRIESTE

testo e rilievi di

Umberto Piazzo

LA LIBRERIA DELLO STATO

ROMA 1935 · A. XIV E. F.

(2)

LA CLASSE DELLE ARTI

DELLA R. ACCADEMIA D'ITALIA - PROMOTRICE

CESARE BAZZANI - ARMANDO BRASINI - PIETRO CANONICA - FELICE CARENA FERRVCCIO FERRAZZI - VMBERTO GIORDANO - GVSTAVO GIOVANNONI PIETRO MASCAGNI- LORENZO PEROSI- MARCELLO PIACENTINI

ROMANO ROMANELLI - ATTILIO SELVA - ETTORE TITO

IL CONSIGLIO DI DIREZIONE

MARCELLO PIACENTINI - PREsiDENTE

GVSTAVO GIOVANNONI - GINO CHIERICI - VINCENZO FASOLO FERDINANDO FORLATI - BRVNO MARIA APOLLONJ, DIRETTORE m REDAZIONE

(3)

I MONVMENTI ITALIANI

RILIEVI RACCOLTI A CVRA DELLA

R EA L E A CC A D EM I A D ' ITALI A

F.\SCICOLO \"I

ARCHITE TT V R A NE OCLA SSICA A TRI E ST E

PIETRO NOBILE: CHIESA DI S. ANTONIO

RIESTE si presenta, sotto l'aspetto edilizio, come una delle poche città italiane cui il periodo neoclassico abbia impresso, per im- portanza e diffusione di manifestazioni un unitario carattere stilistico. Ciò si deve, come sempre, ad un seguito di storiche vicende. Nell'anno 1717 infatti Carlo VI, dietro consiglio di Eugenio di Savoia, concesse il " portofranco , alla città. In seguito altre provvidenze, intese se m p re a dare incremento al movimento commer- ciale della città stessa furono adottate da Maria Teresa.

Tali provvedimenti valsero a portare Trieste, dai cinquemila abitanti, che essa contava ai primi del Sette- cento, ai trentunmila alla Ene del secolo stesso. Questo rapido aumento della popolazione, il benessere materiale, le necessità i m poste dall'intensificarsi dei traffici resero

presto necessaria l'espansione della città lungo le nve del mare al di fuori della " cerchia antica , dominata dal vecchio S. Giusto e dalla Rocca.

La formazione del nuovo centro urbano viene quindi a coincidere con quel periodo di transizione delle arti per cui la stanchezza delle forme barocche fa convergere gli sforzi degli artisti verso una semplificazione di forme ed un più rigido attaccamento alla tradizione che darà luogo in seguito allo stile detto neoclassico.

Che le Venezie in genere fossero terra quanto mai adatta per lo svilupparsi di siffatte tendenze appare inop- pugnabile a quanti pongano mente come quelJa corrente classico-rinascimentale che era stata impiantata a Roma dal Bramante sullo scorcio del Quattrocento e che si era perpetuata dopo di lui con Raffaello, Peruzzi ed i

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MATTEO PERTSCH: ROTONDA DEI PANCERA

loro seguaci, era passata ad un certo momento da Roma nel Veneto stesso per opera in ispecie del Sansovino e del Sanmicheli sicchè Venezia e Verona avevano già dal Cinquecento assimilati quei caratteri che daranno luogo, nel secolo XIX, al movimento di ripresa classica.

Bisogna inoltre rammentare come è anche nel Cin- quecento che fiorisce in Vicenza il Palladio il quale darà luogo in quella città, e nella regione in genere, a quelle forme architettoniche che saranno riprese solo più tardi da Francesi ed Inglesi e che, tre secoli dopo, ritorneranno in Italia con etichetta straniera.

È per questo deprecabile lo scarso studio condotto, da noi Italiani, sull'architettura nelle Venezie in genere in quel periodo che va dalla morte del Palladio alla metà del XIX secolo. Ciò sia detto in particolare per Vicenza, città questa dove le caratteristiche stilistiche dettate dal grande Architetto vivono, senza soluzione di continuità, fin tutto l'Ottocento anche se talvolta, nel

Settecento, gli schemi classici, basati sullo stilobate sormontato dall'ordi- ne architettonico, siano chiamati ad incorniciare deviazioni decorative derivate dal roccocò.

Non bisogna nemmeno dimenticare come anche il brutale assassinio di Giovanni Gioacchino Winckelmann, avvenuto in Trieste nel 1768, possa aver contribuito ad affermare quel- l'arte di cui egli poteva appunto dirsi l'araldo quasi che, come dice il Ros- setti, la figura triestina preminente di questo periodo, la città abbia voluto dedicare alla memoria del Winckel- mann stesso un culto espiatorio.

È anche da tener presente infine come fossero relativamente facili già nel Settecento e nell'Ottocento le comunicazioni e quindi gli scambi cul- turali tra le Venezie e Milano, città questa fra le italiane, dove appunto le rielaborazioni classiche ebbero le prime affermazioni monumentali per opera del Piermarini che deriva a sua volta, come corrente scolastica, dal Vanvi- telli. È il Piermarini infatti che co- struisce in Milano il Teatro della Scala (I 776-78), il Palazzo Reale ed il Palazzo Belgioioso; lo seguono ivi Leopoldo Pollak (r750-18o5) con la Villa Reale, ed assa1 più tardo, Giovanni Perego con il Palazzo Rocca Sa pori ti.

In Trieste le prime fabbriche neo- classiche sono le due ville Necker e Murat, quest'ultima barbaramente distrutta a1 pnm1 del Novecento, erette entrambi da un tale Marchini, capomastro, in base ad eleganti disegni di un archi- tetto francese di cui ignoriamo il nome. Ma è soltanto con le opere di un Triestino: Matteo Pertsch (morto in Trieste nel 1834) che aveva condotto i suoi. studi in Milano proprio sotto il Piermarini, che il movimento neoclassico si afferma in questa città. La prima opera del Pertsch è la facciata del Teatro Verdi (r798-r8or). L'interno è solo in parte costruito sotto la direzione del Pertsch ma sempre in base ai disegni di Giannantonio Selva architetto della "Fenice, di Venezia, che riprende, ma con maggior vigore, lo spartito del Tea- tro della Scala di Milano del suo maestro il Piermarini.

La seconda fabbrica è il palazzo, costruito nel r8o6, per un mercante greco, Demetrio Carciotti. Qui l'architetto affronta, anche per quanto si riferisce agli interni - degni di particolare menzione, sotto

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questo riguardo, lo scalone e la sala rotonda - il tema del palazzo aulico di rappresentanza. È suo collabora- tore in quesc'opera un allievo del Ca- nova, lo scultore Antonio Bosa (n. a Pose di Bassano nel 178o). Anche al Pertsch si deve la così detta " Roton- da dei P an cera,,, costruzione elevata su un'area triangolare il cui motivo d'angolo dominante è risolto appunto con il raccordo in curva che ha dato il nome all'edificio.

A differenza di quanto avviene nel Palazzo Carciotti, dove la decorazione scultorea all'esterno è limitata alle sole statue del coronamento, qui una fascia a basso rilievo, interrotta dalle colonne, si svolge intorno alla rotonda secondo un motivo che, come quello del plinto bugnato a sole spartizioni orizzontali, è caratteristico dell'archi- tettura del tempo.

Anche il tema della casa d'abita- zione è affrontato dal Pertsch con le case della Via A. Diaz (I823) e del Corso Vittorio Emanuele III (I824).

Queste case con l'altre innalzate dal ti cinese Giovanni Righetti (I 8o6-I 8 55) sul Canale, dal friulano Valentino Valle (1775-I85o) in Via Felice Venezian, o da un artista rimasto ignoto in Via Roma, sono edifici che risolvono con dignità d'arte il tema fondamen- tale dell'architettura di ogni tem- po: l'abitazione cittadina borghese.

Altro architetto degno di nota in

Trieste è Antonio Mollari, nato a Pausola (Macerata).

Egli inizia la sua carriera con la vittoria sul Pertsch nel concorso per il Palazzo della Borsa costruzione cui il pronao del prospetto conferisce un potente chiaro- scuro. Il prospetto, che contrasta con la lineare sobrietà dei fianchi, e gli interni sono arricchiti da una bella decorazione plastica dovuta in parte al Bosa, in parte ad altri due giovani scultori: Domenico Banti e Barto- lomeo Ferrari. Particolarmente felice in questa fabbrica la soluzione planimetrica che è svolta in un'area a trian- golo molto allungato.

La figura dominante in Trieste nel campo dell'archi- tettura ottocentesca è però quella di Pietro Nobile, figlio di un capomastro nato a Campestre, nel Canton

Ticino, nel I773 e con il padre immigrato giovanissimo

a Trieste. Il Nobile fece a Roma i suoi studi dai quali gli derivò quella solida preparazione umanistica e quella passione per l'archeologia che lo condussero più tardi a

ANTONIO 1\IOLLARI: PALAZZO DELLA BORSA

studiare i monumenti romani di Aquileia e soprattutto di Fola. Durante la sua permanenza in Roma egli conobbe inoltre Antonio Canova il quale influì indubbiamente sulla sua formazione artistica e che gli conservò sempre la sua stima e la sua ammirazione. Di ritorno alla patria di adozione egli assunse dapprima la carica di capo di quell'ufficio di costruzioni istituito da Maria Teresa e da cui dipendevano oltre che, Trieste, Aquileia e Gorizia. Quindi gli furono affidate varie altre cariche, fin c h è nel I 8 I 8, passò de.finitivamente a Vi enna come Consigliere aulico nel Dipartimento delle pubbliche costru- zioni e quale direttore della Sezione di Architettura dell'Accademia. In Vienna egli morì nel I854·

Le sue prime fabbriche - il faro di Salvore ed il ponte sull' Isonzo a Canale - hanno un carattere pre- valentemente funzionale che ben risponde alle idee espresse negli scritti dei due maggiori critici italiani del tempo: Carlo Lodoli e Fr. Milizia. Con l'edificio

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dell'Accademia Nautica e di Commercio egli inizia la sua attività artistica.

Seguono, nel I 8o8, i primi progetti per la chiesa di S. Antonio, per la quale ottiene però l'incarico definitivo soltanto nel I 8 I 6, che inizia nel I 828 e che porta a compimento appena nel I849·

Essa costituisce ancora oggi un complesso architet- tonico imponente e sobrio nella sua forma rettangolare preceduto da un pronao a colonne joniche che richiama il tempio classico. L'interno è rimasto semplice e povero, certo oltre le intenzioni dell'architetto, per sopraggiunte difficoltà di ordine economico.

Il prospetto che assume una funzione di estetica urba- nistica della più alta importanza, costituendo lo sfondo dello specchio d'acqua del Canal grande, .richiama sotto alcuni aspetti la Borsa del Pertsch ma anche se più sem- plice è certamente opera più vigorosa. Esso può essere annoverato tra la ricca serie di costruzioni neoclassiche italiane derivate più o meno direttamente dal Pantheon.

Rammento il S. Francesco di Paola di Pietro Bianchi da Lugano (1787-I84o) a Napoli, la Gran Madre di Dio a Torino (I8I8-1822) di Ferdinando Bonsignore, il S. Carlo di Milano (I 8 3 6-I 8 4 7) di Carlo Amati, il Tempio di Possagno del Canova.

Anche al Nobile si deve in Trieste la casa Costanzo.

Sull'opera del Nobile in Vienna sarà opportuno ram-

mentare come ai primi dell'Ottocento l'architettura in Austria vivesse ancora della rielaborazione, ferma ormai in una pesantezza statica, di quelle forme barocche che nel paese per la massima parte erano state trapiantate nel Seicento da quella corrente di artisti italiani passata attraverso il Trentino e da cui era sorta più tardi una scuola nazionale che doveva avere per massimo espo- nente il Fischer von Erlach. Merito del Nobile · è stato quello quindi di portare un contributo validissimo, e forse decisivo, al movimento di reazione, gi:ì vittorioso in tutti gli .altri paesi europei, verso quelle forme; movi- mento affermatosi in Vienna più per l'apporto della scuola italiana che non per quello della scuola tedesca giunta proprio in quel torno di tempo, per opera dello Schlinkel, da un lato alle sue massime espressioni, dal- l'altro all'inizio del disfacimento nel romantico.

Tra le opere più significative lasciate dal Nobile in Austria sono da rammentare l' Aussere Burgtor, il Tem- pio di Teseo nel V olksgarten a Vienna, il teatro ed il circolo ufficiali a Graz (I825), il monumento commemo- rativo della battaglia di Kulm (I835).

Ritornando a Trieste fra gli architetti che chiudono questo fortunato periodo dell'architettura della città sono inoltre da rammentare: Antonio Buttazzoni, Giuseppe Baldini, di origine romagnola, allievo del precedente ed ancora: il Bolzano, il De Puppis da Udine, il belga Bruyn.

UMBERTO PIAZZO

BIBLIOGRAFIA

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INDICE DELLE TAV.OLE CONTENUTE IN QUESTO FASCICOLO

PALAZZO DELLA BORSA I - Prospetto.

If - Prospetto laterale. Pianta del pianter- reno.

III - Particolare del prospetto. Particolare della sezione.

PALAZZO CARCIOTTI IV-V - Prospetto principale.

VI - Pianta parziale del pianterreno.

Pianta parziale del primo piano. Schema generale della planimetria.

VII - Particolare del prospetto. Particolare della sezione.

PALAZZO

DETTO "LA ROTONDA PANCERA , VIII - Prospetto. Particolare della sezione.

Pianta del primo piano.

CASA IN VIA A. DIAZ

IX - Prospetto. Sezione parziale. Pianta del primo piano.

X - Particolare del prospetto. Particolare della sezione.

CASA SUL CORSO V. EMANUELE III XI - Prospetto. Pianta del pianterreno.

XII - Particolare del prospetto. Particolare della sezione.

CASA SUL CANALE XIII - Prospetto. Pianta del pianterreno.

XIV - Particolare della sezione. Particolare del prospetto.

CASA IN VIA ROMA XV - Prospetto. Pianta del pianterreno. XVI - Particolare della sezione. Particolare

del prospetto.

CASA IN VIA F. VENEZIAN XVII

XVIII

- Prospetto. Sezione parziale.

Pianta del pianterreno.

- Particolare del prospetto. Par- ticolare della sezione.

CHIESA DI S. ANTONIO

XIX - Prospetto.

XX - Sezione trasversale. Pianta.

XXI-XXII - Sezione longitudinale. Prospet-

XXIII XXIV

to laterale.

CASA GIA COSTANZO

- Particolare della sezione. Te- stata.

- Prospetto laterale schematico.

Pianta del pianterreno.

(7)

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CHIESA DI S. ANTONIO

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PARTICOLARE DELLA SEZTO E TESTATA

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2 4 5 6 m.

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