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Pregare in ascolto. Introduzione

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Academic year: 2022

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Sussidi per la preghiera personale dopo gli EVO - 2 Ottobre 2013

Pregare … in ascolto

Quest’anno per la preghiera quotidiana seguiremo l’itinerario proposto dal Card. Carlo Maria Martini nel testo: “Gli Esercizi Ignaziani alla luce del Vangelo di Luca” ed.

AdP. In questa proposta non troverete il testo del Cardinal Martini, ma un sunto preparato da alcune guide EVO.

Introduzione

Kerigma è una parola greca che designa il grido dell’araldo (kerix) o la proclamazione pubblica che un tempo veniva fatta per le strade dei villaggi, accompagnata dal suono dei tamburi o del corno: è un messaggio essenziale.

Il kerigma che i discepoli proclamano negli Atti degli Apostoli è l’annuncio pasquale dei primi tempi della Chiesa; i discepoli lo usavano vicendevolmente per comunicare la loro esperienza, fonte di gioia: per celebrare il Risorto che si fa presente nella loro realtà, la cambia e la trasforma in una realtà nuova, e per annunciare la loro fede ai non credenti. Un annuncio che è sempre il medesimo e che si trasmette di bocca in bocca, come dice Paolo nella lettera ai Corinzi (1Cor 15, 1-11):

“a voi infatti ho trasmesso,anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto”.

Il kerigma è l’annuncio di una esperienza che diventa testimonianza.

Seguendo ciò che suggerisce il Cardinal Martini, nella meditazione che vi stiamo proponendo, ci interrogheremo su analogie e differenze tra il kerigma e il Principio e Fondamento Ignaziano. Come il kerigma è la struttura portante della nostra fede e del nostro Credo, così il P e F è la struttura portante degli Esercizi ( S.P. 7, S.P. 8, S.P. 9, S.P. 10)

Vi invitiamo ad osservare le indicazioni della scheda precedente per disporsi alla preghiera. Prima di pregare bisogna già sapere su quale brano si mediterà e ricordare la grazia da chiedere, che sarà il frutto dell’esercizio da accogliere; quindi, occorre aprirsi all’ascolto della Parola, per riconoscere e fare proprio il messaggio che essa vuole darmi.

Seconda Meditazione (At 2, 3, 10, 13,14,17) IL KERIGMA LUCANO

“Signore Gesù, vedi quanto è difficile esprimere tra noi ciò che veramente pensiamo, quanto la nostra capacità di farci comprendere sia limitata.

Ti chiediamo, o Signore, col dono del tuo Spirito, di rinnovare dall’interno la nostra autenticità. Donaci, o Signore, la verità degli uni verso gli altri, fa’ che siamo di fronte a Te ciò che siamo e donaci di esserlo anche di fronte agli altri, nell’umile riconoscimento delle nostre debolezze, nella pubblica confessione della nostra

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povertà.

Fa, o Signore, che accogliendoci gli uni gli altri possiamo essere accolti da Te, trasformati dalla potenza del Tuo Spirito, che Ti chiediamo di darci per intercessione di Maria, Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.”

Ricordiamo ciò che dice Sant’Ignazio nell’enunciare il Principio e Fondamento: “ L’uomo è creato per lodare, riverire e servire Dio nostro Signore e per salvare, in questo modo, la propria anima; le altre cose sulla faccia della terra sono create per l’uomo, affinché lo aiutino al raggiungimento del fine per cui è stato creato. Da qui segue che l’uomo deve servirsene tanto quanto lo aiutino a conseguire il fine per cui è stato creato e tanto deve liberarsene quanto glielo impediscano. Per questa ragione è necessario renderci indifferenti verso tutte le cose create (in tutto quello che è permesso alla libertà del nostro libero arbitrio e non le è proibito) in modo da non desiderare da parte nostra più la salute che la malattia, più la ricchezza che la povertà. Più l’onore che il disonore, più la vita lunga che quella breve, e così per tutto il resto, desiderando e scegliendo solo ciò che più ci porta al fine per cui siamo stati creati” [EE.SS. 23]

Rivolgiamo di nuovo al Signore la nostra preghiera: è la Grazia da chiedere:

“Dio, Padre nostro, tu hai chiamato S.Ignazio alla conoscenza del mistero di salvezza, Tu gli hai dato di vedere il rapporto di tutte le cose con Te… prima di tutto. Concedi anche a noi la grazia di conoscere il tuo disegno di salvezza, di accettarlo e di trovare in esso il nostro posto”.

Leggeremo negli Atti degli Apostoli i capitoli 2,3,10,13,14,17: in essi Luca racconta che il kerigma veniva annunciato nei discorsi missionari ai Giudei e ai pagani, prima di celebrare il Battesimo. Leggeremo questi testi in un clima di preghiera, ci domanderemo che cosa ci dice l’annuncio del kerigma alla luce della nostra esperienza spirituale, della nostra vita di fede e alla luce del Principio e Fondamento, che abbiamo conosciuto nella via ignaziana degli Esercizi.

Il kerigma nell’opera di Luca

Stiamo seguendo l’itinerario spirituale di Teofilo che si svolge senza soluzione di continuità dal libro del Vangelo agli Atti degli Apostoli. Teofilo conosce il kerigma, è già stato raggiunto dall’annuncio (Lc 1,1-4). Luca si propone di mostrargli la solidità e la concretezza degli insegnamenti che il discepolo ha ricevuto. Le parole del kerigma sono ciò a cui ci si può appoggiare: sono solide, come è solida una casa in cui tutto è ben collegato, dove tutte le cose si tengono l’una con l’altra (…proprio delle costruzioni antisismiche per resistere ai terremoti).

Luca mostra come il kerigma proclami che Dio è veramente inserito nella storia e ha mandato Gesù Cristo che, con la sua parola di pace, annuncia a tutti la salvezza.

Noi, che abbiamo accolto il kerigma, vediamo che la nostra storia si illumina ed acquista un senso profondo: la riconosciamo come un momento del disegno universale di Dio sull’umanità. Dio non è estraneo alla nostra vita, ma attraverso il kerigma ci raggiunge, ci tocca e dà un significato anche alle tribolazioni che stiamo attraversando.

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Spunti di riflessione su alcuni aspetti del kerigma

La prima riflessione è sul “ Questo ”, colui che è stato Respinto dal mondo e Glorificato da Dio

Accadono fenomeni carismatici: la Pentecoste (Atti 2), l’esperienza dello storpio guarito (Atti 3), l’esperienza di Pietro che scopre il senso della chiamata universale di Dio (Atti 10), la guarigione del paralitico di Listra (Atti 14)…

La gente si stupisce, il fenomeno va interpretato, va spiegato perciò il kerigma afferma: “Questo” che voi state sperimentando, questo che avete davanti, colui che voi vedete e udite, è colui che Dio ha promesso…che era fin dal principio (1Gv 1,1-4), tutto ciò è azione di Dio: il Kerigma parte da una esperienza nel presente.

Nel capitolo 3 degli Atti la fede nel nome di Gesù ha rimesso in piedi lo storpio: il kerigma è una professione di fede a cui anche noi possiamo unirci, proclamando e cantando con Pietro (Atti 2) il salmo 16 (15).

Il kerigma manifesta anche a noi ciò che noi stessi stiamo vivendo adesso, nella stagione presente della nostra anima, qualunque essa sia: autunno, inverno, primavera, estate. Questo nostro stato, questo nostro modo di essere è il “momento favorevole” (2°Cor 5): proprio questo momento presente è il tempo della salvezza.

Il kerigma è la parola che nel presente ci sta interpellando, a nome di Dio, per dirci il senso di ciò che stiamo soffrendo o il senso di ciò per cui ci stiamo rallegrando.

La seconda riflessione è sul “ soggetto ” del kerigma: è Dio, il Dio della creazione.

Soggetto del kerigma è Dio, Dio Creatore: niente di ciò che viviamo è fuori dalla Sua azione, questo nostro presente è parte di un disegno universale, il cui autore e attore, permanente e fondamentale, è Dio.

È il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe: il Dio che nelle vicende della storia è fedele, il Dio la cui fedeltà ci raggiunge attraverso generazioni, il Dio di Sant’Ignazio, il Dio di coloro che ci hanno istruito nella fede; quel Dio che, essendo fedele di generazione in generazione, non ci abbandona nella situazione presente della Chiesa, nella situazione presente di ciascuno di noi, ma ci è vicino, qui, ora.

Nella SP 21, a pag. 9, possiamo gustare e confermare il significato del nostro ”amen”

alla fedeltà di Dio.

È il Dio fedele che richiede fiducia, una completa fiducia, anche nell’oscurità, una fiducia che resta tale anche di fronte a tutto ciò che può venire a mancare, anche di fronte alla morte.

Possiamo riflettere in adorazione, in riverenza, sul Dio che ci presenta questo kerigma lucano (Atti 14,15 e 17, 24), punto di riferimento di tutta la nostra vita e di tutto ciò che operiamo.

La terza riflessione è il centro del kerigma, è il Respinto Glorificato, colui che è stato respinto dal mondo e glorificato da Dio.

L’evento centrale della salvezza viene presentato non semplicemente come annunzio della morte e resurrezione di Gesù, ma anche come glorificazione, da parte di Dio, di Colui che il mondo ha respinto, di Colui che gli uomini hanno ripudiato.

Dio interviene nella storia attraverso un rovesciamento delle apparenze. La Madonna lo dice nel suo “Magnificat” e così interpreta l’azione di Dio nella storia; un Dio che rovescia i potenti dai troni ed esalta gli umili, un Dio che preferisce i deboli, gli emarginati, i peccatori (Lc 1.46-58). Ha rovesciato la storia risuscitando il Cristo

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disprezzato, e continua ad agire nella storia rovesciando le apparenze (Lc 6,20-26).

Sperimentiamo in noi stessi, nella nostra carne e nella nostra psiche, come Dio ci rovesci, accolga la nostra povertà e respinga la nostra sufficienza.

La quarta riflessione: il “ dono ”, il Respinto Glorificato dà il dono. la promessa.

Il kerigma presenta il dono dello Spirito come una Nuova Vitalità che ci viene dall’interno, è il cuore della salvezza realizzata in noi. Se prendiamo il nome “spirito”

nella Scrittura, in ebraico “ruach” (soffio) vediamo che esso aleggia sulle acque nella creazione (Gn 1,2) ed è ciò per cui Adamo vive (Gn 2,7). Lo Spirito è ciò che dà la vita alla materia e che, in virtù della Passione e Resurrezione di Cristo Gesù, ci viene ora comunicato come il dono presente della salvezza.

La quinta riflessione: con questo dono si ha la remissione dei peccati .

Luca insiste molto su questo dono della remissione dei peccati (Lc 24,46). Il termine remissione, usato dal Luca (Lc 4, 18), è una parola che deriva dal greco e significa liberare, togliere il peso, darci respiro. Il peso del nostro peccato è l’incapacità di vivere nell’amore, è il nostro essere aggiogati al carro della frustrazione, della meschinità, della tristezza, è la nostra mancanza di autenticità, è la poca lealtà con cui viviamo le situazioni.

Il kerigma è l’annuncio che questo peso, questo peccato, ci viene tolto. Il dono dello Spirito ci dà nuova vitalità interiore, ci purifica.

Annunciare il kerigma, proclamare il nostro credo, non è “diventare buoni”, ma

“cercare lo Spirito”, “fidarsi di Dio”, che come Padre fedele viene fino a noi e, come ha glorificato il Respinto, così può dare anche a noi la forza di salvezza. Questa potenza di Dio che rovescia la storia è qui, ora, per noi.

Ecco gli atteggiamenti che possiamo cominciare a far risuonare in noi nella preghiera, per metterci in autenticità di fronte all’azione di Dio.

Rapporto tra il kerigma lucano e il “Principio e Fondamento” degli Esercizi

Il Principio e Fondamento è premessa ad una scelta concreta e sottolinea la necessità della disponibilità.

Il kerigma lucano presenta Dio che nella storia ci raggiunge e, come ha glorificato il Cristo respinto, così anche a me, che accetto l’umiliazione del Cristo, propone la vivificazione interiore per una vita nello Spirito; mi fa partecipe delle scelte del Signore e mi fa compiere la sua volontà da rinnovato.

Negli EVO il Principio e Fondamento ci ha introdotto in una solida visione di fede facendoci conoscere Dio che si rivela Amore Onnipotente Creatore, Unificatore, Salvatore. Abbiamo chiesto la Grazia che il Signore ci dia i Suoi occhi e il Suo cuore per guardare ciascuno di noi se stesso, la propria storia personale, la storia delle proprie relazioni, la storia dei propri desideri e dei desideri di Dio nei nostri riguardi.

Gustiamo analogie e differenze che abbiamo colto nelle nostre riflessioni. Nell’esame

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della nostra preghiera torniamo alla grazia, che abbiamo chiesto all’inizio. Mettiamoci in un atteggiamento di adorazione, di lode, di riconoscenza, perché il Signore ci ha dato di vedere il rapporto di tutte le cose con Lui e di trovare adesso, ora per ora, il nostro posto nel suo disegno di salvezza.

Preghiera

Dio dei nostri Padri, Dio di Abramo,di Isacco, di Giacobbe, Dio Padre del Signore nostro Gesù Cristo,

Dio di Sant’Ignazio, Dio dei nostri santi,

guarda a noi che cerchiamo di comprendere la Tua opera:

donaci uno sguardo illuminato di fede perché possiamo, in umiltà, in tranquillità,

contemplare il tuo disegno di salvezza

e accoglierlo come “parola” di remissione dei peccati

in questo momento della nostra vita, della Chiesa, dell’Italia, del mondo.

In questo momento di luce e di oscurità, fa’ che questa parola dia vita, che questa parola trasformante, sia accolta da noi con animo umile.

Te lo chiediamo per Cristo, nostro Signore.

Amen.

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