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Meditate che questo è stato

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Academic year: 2022

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ORGANO UFFICIALE STUDENTESCO DEL LICEO LEVI DI MONTEBELLUNA

F R U S T R A F I T P E R P L U R A Q U O D P O T E S T F I E R I P E R P A U C I O R A

22 DICEMBRE 2015 6 FEBBRAIO 2016 ANNO XIV - NUMERO 74 ANNO XIV - NUMERO 73

Meditate che questo è stato

Primo Levi

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EDITORIALE

Soldati

31 Dicembre 2015

INCHIESTA

Siamo sicuri di conoscere il nostro passato?

LEVINSIDE

Hall of Fame

Olimpiadi di informatica

Notte Nazionale del Liceo Classico Intervista al futuro

Levi On The Road

ATTUALITÀ

La giornata della memoria

Enrico Vanzini: l’ultimo sopravvissuto

La risposta del governo al terrore: arte e cultura Da Palermo a Parigi: il boato del cambiamento Il mondo (e l’ironia dei social) contro l’ISIS I don’t care: I love it!

CULTURA E SOCIETÀ

L’incantatrice di numeri Children for sale

I geroglifici dell’era digitale

Lampedusa Cross: fra dolore, fede e speranza

LE FIABE DI OCKHAM

Bianca e i sette noni

CACCIATORI DI LIBRI

La verità sul caso Quebert Le parole che ci salvano

INDEX

PAGINA

3 4 5

6

8 8 9 10 12

14 15 16 17 18 19

20 22 23 24 25

26

27

(3)

MUSICROOM

What do you mean? I Lived, One Republic

TALKING MOVIES

Spy

SPORTIVAMENTE

SOS: combinata nordica

NOSCE TE IPSUM DE GUSTIBUS IPSE DIXIT LEVIGNETTE GIOCHI

INDEX

PAGINA

28

29

28

31

32

34

36

37

(4)

Salve cari lettori!

Con il nuovo anno, oltre all’ansia per la ripresa della scuola e ai chili in più a causa dei troppi panettoni, arriva anche il nuovo numero del nostro caro Rasoio!

Purtroppo queste vacanze di Natale, come pensiamo sappiate tutti, sono state segnate dalla perdita di Lorenzo, amico prima che studente del Levi. Le nostre condoglianze vanno alla famiglia e a chiunque lo conosceva. Lo ricordiamo in due articoli, “31 Dicembre 2015” e “Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”. Abbiamo scelto di non chiederci il perché di un simile gesto e di non raccontare nuovamente cos’è successo, per quello sono bastati gli altri giornali.

Abbiamo deciso di ricordarlo in modo semplice, per la sua vita e non per la sua morte.

Anche in questo numero partono nuove rubriche, grazie alla redazione (aperta, lo ricordiamo, a chiunque studente abbia la passione per la scrittura), sempre più numerosa e varia.

Complimenti agli alunni meritevoli del Levi, sia per le borse di studio vinte sia per gli ottimi risultati conseguiti nelle olimpiadi di informatica e di italiano.

Congratulazioni anche agli studenti del classico, che ci hanno allietato con conferenze e incontri durante la Notte bianca, tenutasi il 15 gennaio. Altro evento importante è stato lo spettacolo in commemorazione della Giornata della Memoria il 27 gennaio. E che dire di tutti gli intrepidi ragazzi cimentatisi nella gara di scii e snowboard? Insomma, bravi a tutti!

Per qualsiasi critica, osservazione e domanda potete c o n t a t t a r c i a l l a s e g u e n t e m a i l : rasoiodiockham@liceolevi.it

ERRATA CORRIGE

Anche a noi giornalisti in erba del Rasoio di Ockham ogni tanto scappa qualche errore. Da questo numero in avanti, dedicheremo questo spazio, chiamato appunto “Errata corrige” (Correggi le cose sbagliate), agli errori commessi nei numeri precedenti.

Ecco quindi di seguito gli errori presenti nel numero precedente che ci sono stati segnalati.

• A pag. 5, nella sesta riga del secondo paragrafo, i due studenti eletti nella Consulta Provinciale avevano candidamente espresso il loro dispiacere per la famigerata censura, non uno degli studenti candidati nel Consiglio d'Istituto. Inoltre, sempre nello stesso articolo, nel sottotitolo si legge la parola “legenda”

anziché “leggenda”.

• A pag. 8, nella quint'ultima riga, a causa di un errore di battitura è stato scritto “molto” anziché “molte”.

• A pag. 17, il redattore Pietro Bazzani frequenta la 3BCL, non la 3ACL.

• A pag. 25, la redattrice Silvia Lucchesi frequenta la 3BCL, non la 3BSC.

LA REDAZIONE

EDITORIALE

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SOLDATI

"Si sta come D'autunno Sugli alberi Le foglie"

La celebre poesia "Soldati" di Ungaretti mi è venuta in mente dopo qualche ora di riflessione su quanto era accaduto. Questi versi rendono perfettamente l'idea della caducità umana, e spiegano appieno ciò che provavo in quel momento: ero sbalordito per l’avvenimento, e queste parole spiegavano in modo sintetico ma efficace la marea di pensieri che rumoreggiavano nel mio cervello. Lorenzo è come una foglia in autunno: si è staccato dall'albero chiamato vita ed è atterrato altrove. Questo non vuol dire che Lorenzo abbia smesso di esistere - quando una foglia si stacca dal ramo non cessa di esserci. Lorenzo è atterrato nel cuore dei suoi cari, nel cuore dei suoi amici, nel cuore di chi non lo conosceva molto. E qui, come una foglia, si trasformerà con il passare del tempo in fertile terra, adatta al germogliare di nuova vita. Per ricordarlo, dunque, dobbiamo vivere.

Dobbiamo continuare a sorridere alla vita, ricordandolo sempre e tenendolo vivo nei nostri cuori.

In questo modo Lorenzo vivrà in eterno, e aiuterà il germogliare e la crescita della nostra vita.

PIETRO BAZZANI 3BCL

CIAO

LORENZO

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- Perché sono salito quassù? Chi indovina?

- Per sentirsi alto.

- No [...]. Sono salito sulla cattedra per ricordare a me stesso che dobbiamo sempre guardare le cose da angolazioni diverse. E il mondo appare diverso da quassù.

Non vi ho convinti? Venite a vedere voi stessi. Coraggio! È proprio quando credete di sapere qualcosa che dovete guardarla da un'altra prospettiva.

DAL FILM “L’ATTIMO FUGGENTE”

Le notizie circolano in fretta. Passano da bocca a bocca. Si ingigantiscono, cambiano, si trasformano. E alla fine cosa ne rimane? Una copia imperfetta del fatto iniziale. Una vana illusione di poter sapere, capire e di conseguenza giudicare. Per comprendere veramente una persona non ci si può fermare a un singolo avvenimento o a un singolo momento della sua vita ma bisogna cambiare punto di vista, guardarla da un’altra prospettiva. E neanche così potremmo pretenziosamente affermare di aver compreso tutto e di avere la verità in tasca.

I giornali ci hanno presentato Lorenzo attraverso un solo punto di vista incentrandosi solo sul suo ultimo gesto e fermandosi alle apparenze: “Si suicida a soli 16 anni: dramma a Capodanno a Montebelluna”. “Male di vivere, studente si toglie la vita  a soli 16 anni”.

Noi vorremmo lasciarvi un ricordo di Lorenzo diverso, perché le persone vanno ricordate in vita, non classificate in base alla morte, ed è per questo che siamo qui a raccontarvi la nostra storia.

Abbiamo conosciuto Lorenzo in un treno verso Venezia il 12 febbraio 2015. Eravamo tutti vestiti in tiro per andare a uno spettacolo al teatro “La Fenice”

con il gruppo del laboratorio teatrale “I Paladini di Talìa”. Un’occasione più unica che rara, impreziosita dal celebre carnevale veneziano. Le strade erano gremite delle coloratissime e strabilianti maschere, Piazza San Marco era unica, illuminata da un tramonto imperdibile, accentuato dal riverbero dei canali. È lungo questi canali, parlando del più e del meno, che noi e Lorenzo ci siamo conosciuti un po’ meglio. È vero, facevamo teatro insieme da qualche mese, ma questa è stata la prima occasione per legare davvero.

stessa loggetta per commentare tra una battuta e un selfie le arie de “L’elisir d’amore” di Donizzetti. La camminata verso la stazione ci ha fatti sentire padroni del mondo, viaggiare di notte su un treno ha un che di magico. La nostra amicizia è nata così, in modo semplice come ne nascono tante, raccontando pezzi delle nostre vita: dai problemi sentimentali alla scuola, dagli interessi e dalle passioni ai nostri sogni.

Non siamo diventati subito amici per la pelle, è stato più un percorso, spesso in salita, che ha portato a un affetto così forte da continuare anche ora, dopo tutto quello che è successo.

Nei mesi successivi abbiamo potuto stringere un legame ancora più stretto con Lorenzo, scoprendo il suo carattere, il suo modo di fare e di pensare. Non era di certo un leader, un ragazzo popolare, come l’hanno dipinto molti giornali. Era una ragazzo normale come tanti altri, con problemi normali come tanti altri.

D e t e r m i n a t o, m a i s o d d i s f a t t o, t e s t a r d o (maledettamente testardo), lagnoso, ma anche leale, affezionato, divertente. Insomma era lui, difficile descriverlo con degli aggettivi. Era sua la capacità di descrivere il mondo attraverso metafore ironiche e ben calibrate. Ci aveva definite la sua Fragola e la sua Panna. Le sue migliori amiche, una l’opposto dell’altra ma che insieme formiamo la miscela perfetta.

Dilungarsi oltre non avrebbe senso, come neanche cercare le cause che hanno portato a un simile gesto.

Come detto prima vogliamo raccontarvi la vita, non la morte. Vogliamo che nella mente di tutti rimanga il Lollo scherzoso che salutava con un “Salve!”, il Lollo sempre in cerca di abbracci, il Lollo che ordinava le pizze per teatro, il Lollo che amiamo e che non dimenticheremo.

ELEONORA BORDIGNON 3BCL SARA SPADETTO 3BCL

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Abbiamo deciso di realizzare questo sondaggio per capire se gli studenti di ogni età del liceo Levi hanno un’adeguata conoscenza delle date storiche più significative del nostro passato più o meno recente. Il nostro scopo era quello di capire non tanto la preparazione scolastica di ciascuno, quanto l’interesse per la storia e la consapevolezza che l’attualità che stiamo vivendo è il risultato del nostro passato storico.

Le domande che abbiamo posto a diversi gruppi di ragazzi in base alla classe di appartenenza sono le seguenti:

• Data della fondazione di Roma.

• Anno della scoperta dell’America.

• Inizio e fine della prima guerra mondiale.

• Anno del suffragio universale in Italia.

• In quale periodo storico ti sarebbe piaciuto vivere?

Di seguito vi riportiamo i grafici relativi a ciascuna domanda.

FONDAZIONE DI ROMA (753 a.C.)

Come possiamo vedere dal grafico, solo nelle terze le risposte corrette superano quelle errate, mentre nelle altre classi, soprattutto nelle prime e nelle quarte, risulta esserci una netta prevalenza di risposte errate. A nostro parere il risultato è dovuto al fatto che non viene data molto importanza a questo evento storico perché molto lontano nel tempo.

SCOPERTA DELL’AMERICA (1492 d.C.)

Con la scoperta dell'America i risultati sono decisamente migliori: è probabilmente uno degli eventi più ricordati a livello mondiale. Ha segnato l'inizio dell'età moderna che ha portato alla nascita e al rafforzamento dello stato odierno e non solo. Questi sono alcuni dei principali motivi che meglio ci aiutano a giustificare la netta prevalenza di risposte corrette.

1^ GUERRA MONDIALE (1914-1918 d.C.)

SIAMO SICURI DI CONOSCERE IL

NOSTRO PASSATO?

Prime Seconde Terze Quarte Quinte

0 4 8 12 16

Errato Esatto

Prime Seconde Terze Quarte Quinte

0 4 8 12 16

Errato Esatto

80%

20%

Errato Esatto

Inchiesta

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Anche la data della 1^guerra mondiale risulta essere stata appresa brillantemente dai ragazzi, probabilmente per le recenti commemorazioni (nel 2015) per il centenario dell’entrata in guerra dell’Italia. Infatti tutti i mezzi di comunicazione hanno ampiamente trattato questo momento storico e ci sono stati numerosi eventi a riguardo anche nella zona in cui viviamo.

LA PRIMA VOLTA DELLE DONNE AL VOTO IN ITALIA (10 Marzo 1946)

Esattamente 70 anni fa, le donne italiane poterono votare per la prima volta. Molti di voi non ricordavano la data di questo evento, forse dando per scontato un diritto del genere, ma speriamo che d'ora in poi teniate in mente l'anno di un traguardo così importante per la popolazione femminile italiana.

IN QUALE PERIODO STORICO AVRESTI VOLUTO VIVERE?

Riuscite ad indovinare a chi ci siamo ispirate per sottoporvi quest'ultima domanda? Ebbene sì, proprio a Miss Italia 2015!

I risultati, di cui vi abbiamo riportato solo le scelte più

frequenti, sono molto vari, ma il periodo storico maggiormente “gettonato” è quello della Belle époque.

Probabilmente lo sfarzo della torre Eiffel, il grande sviluppo delle arti e le innovazioni industriali e tecnologiche hanno affascinato la maggior parte di voi.

Ci siamo divertite a raccogliere le vostre risposte, e ci scusiamo per aver interrotto la ricreazione di alcuni di voi. Non ci siamo particolarmente stupite per le numerose date errate, sappiamo quanto possa essere noioso e alle volte faticoso memorizzare le diverse date storiche, e come facilmente finiscano nel dimenticatoio! Tuttavia riteniamo che questo sondaggio possa essere uno stimolo per andare a rivedere non solo le singole date ma anche e soprattutto per approfondire gli eventi che hanno segnato la nostra storia.

Chiudiamo con una celebre frase di Cicerone: "La storia è testimone dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra della vita, messaggera dell’antichità".

ELEONORA DALLA BETTA 3BCL

REBECCA DE MARTIN 3BCL ALESSANDRA MARIN 3BCL

Prime

Seconde Terze Quarte Quinte

0 3 6 9 12

Errato Esatto

Antichità Classica

1800

Belle Epoque

1900

Futuro

0 5,5 11 16,5 22

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22 DICEMBRE 2015 ANNO XIV - NUMERO 73

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E’ proprio il caso di dirlo: gli studenti del Levi non si smentiscono mai. Dove ci sono premi, concorsi, borse di studio, ci sono sempre loro tra i vincitori.

Ecco gli ultimi premiati (in ordine di tempo, naturalmente!):

TOBIA STEFANI, della classe 2BSA, ha vinto una Borsa di studio del Rotary Club di Camposampiero (PD) per il Concorso "Per un'etica della vita buona".

A N N A C H I A R A B O R D I N, d i 4 D S C e CHRISTIAN FERRARO di 5CSC sono risultati tra i vincitori delle borse di studio Chiara Giavi, che premia ragazzi che eccellono sia nello sport che nello studio. Annachiara pratica la scherma, mentre Christian è campione di nuoto.

Infine, last but not least, la 3ASA ha prodotto un video che ha vinto il concorso"All-In", promosso dalla Cooperativa Il Sestante in collaborazione con i Comuni del Montebellunese, nell'ambito del progetto di Educazione alla  salute sulla prevenzione dei rischi e delle dipendenze.

A tutti, i complimenti e le congratulazioni della Redazione del Rasoio di Ockham!

LA REDAZIONE

Le Olimpiadi Italiane di Informatica nascono da una collaborazione tra MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) ed AICA (Associazione Italiana per l’Informatica ed il Calcolo Automatico) e sono un’occasione per far emergere e valorizzare le eccellenze della scuola italiana.

Quest’anno sono state inserite tra le varie competizioni scolastiche e si sono svolte per la prima volta nel nostro istituto il 18 Novembre. Vi hanno partecipato 49 alunni di diverse classi. La gara è rivolta agli studenti della scuola secondaria di secondo grado a cui si richiedono le competenze per risolvere esercizi di logica più o meno complessi e la conoscenza di

almeno uno dei due linguaggi di programmazione, Pascal o C/C++, per essere in grado di individuare gli errori negli algoritmi dei quesiti.

Nonostante sia stato il primo anno, il nostro liceo ha ottenuto buoni risultati, infatti 7 alunni su un massimo di 8 sono stati selezionati per partecipare alla fase successiva in quanto hanno ottenuto un punteggio superiore alla media nazionale.

Il prossimo appuntamento è il 14 Aprile per la fase territoriale, in luogo ancora da definirsi.

Ecco i nomi dei nostri studenti selezionati:

JONA BENETAZZO 4ASA TOMMASO MENEGHIN 4ASA CHIARA TAROZZO 4ASA ALESSANDRO NANDI 3BSA SEBASTIANO ROSSI 4ASA MARCO STECCA 3ASA MARCO RONCATO 3ASA

Da ricordare anche gli ottimi piazzamenti dei sei alunni di quinta che hanno partecipato.

Parlando della mia esperienza vi posso dire che mi ero iscritta un po’ per curiosità, un po’ per gioco e un po’

per sfida verso me stessa, non aspettandomi minimamente i risultati ottenuti, che mi hanno sorpreso e di cui sono felice. La gara non è stata troppo difficile e un po’ di impegno per i novanta minuti a disposizione ha portato i suoi frutti.

In bocca al lupo a tutti coloro che con me si cimenteranno nella fase successiva!

CHIARA TAROZZO 4ASA

HALL OF FAME

OLIMPIADI DI INFORMATICA

LEVInside

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Lettura di brani classici, interventi di filosofia, storia, inglese, greco, latino. Ma anche danza, teatro, recitazione, musica, esperimenti scientifici, vestiti simili a quelli degli antichi, degustazioni di piatti tipici dei Greci e dei Romani: questi gli ingredienti che hanno contribuito alla buona riuscita della “Notte Nazionale del Liceo Classico”, iniziativa nazionale svoltasi nel nostro liceo il 15 gennaio scorso, come in gran parte dei Licei Classici d'Italia. Serata in cui, dalle 18 alle 22.30, la nostra scuola è stata aperta a tutta la cittadinanza: sono arrivati studenti, ex studenti, genitori, nonni, amici, ragazzi di terza media interessati a intraprendere il percorso di questo i n d i r i z z o. M a a n ch e p e r s o n e ch e e r a n o semplicemente curiose di capire in che condizione è il liceo Classico. Questo è stato infatti uno dei motivi principali per cui è nata questa iniziativa: far capire che questo indirizzo non è morto, come alcuni vogliono farci credere, ma probabilmente è più vivo che mai. Far capire anche che il Classico non è una scuola ancorata al passato, rimasta alle sole lezioni frontali e alle nozioni da imparare a memoria, ma che c'è anche tanto altro. Ragazzi eccellenti non solo dal punto di vista del rendimento ma anche per quanto riguarda il mondo della musica, della danza e dello spettacolo.

Così le circa 500 persone che hanno partecipato all'iniziativa hanno potuto scegliere tra un programma contenente molte attività diverse: dalla derivazione greca e latina delle parole inglesi, alla dimostrazione fisica dei paradossi di Zenone, passando per la recitazione di monologhi tratti da Shakespeare o di parte del quinto canto dell'Inferno o delle opere di Plauto, senza dimenticare la riproduzione di quadri viventi. Il tutto inframezzato dai bravissimi ragazzi dell'orchestra, che in pochi giorni sono riusciti a preparare tre pezzi e a suonarli in maniera notevole, e da un rinfresco nel quale erano presenti riproposizioni di ricette greche e latine.

Da segnalare anche il grande successo del “processo al Liceo Classico”, nel quale tutti i presenti, riuniti in aula magna, dopo aver sentito l'accusa e la difesa della nostra scuola, sono stati chiamati a votare per la condanna o l'assoluzione di questo indirizzo.

Risultato? Liceo Classico ampiamente assolto.

SILVIA LUCCHESI 3BCL

NOTTE NAZIONALE DEL LICEO

CLASSICO

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“Mi interessa molto il futuro: è lì che passerò il resto della mia vita.” (Anonimo)

Quante volte ci siamo persi a fantasticare su cosa fare della nostra vita, su quali sogni contano davvero per noi e sugli obiettivi che vogliamo perseguire? Il primo step è stata la scelta della scuola superiore, ma il passo decisivo che ci avvicina al nostro futuro sarà

l’università. Purtroppo o per fortuna, la scelta della facoltà è decisamente ampia. Per questo motivo comincia da questo numero una nuova rubrica nella quale verrà intervistato un ex allievo del “Levi” ora alle prese con i corsi universitari, in modo da poter gettare uno sguardo al di là della maturità.

La prima facoltà presa in esame è giurisprudenza.

L’intervistata ha preferito rimanere anonima. Ha 21 anni, si è diplomata al Liceo Classico e ora frequenta il terzo anno di giurisprudenza a Treviso, sede staccata di Padova.

PERCHÉ HAI SCELTO QUESTA FACOLTÀ?

Ho scelto questa facoltà perché sono sempre stata interessata ai problemi di attualità che si sentono quotidianamente alla TV e si leggono nei giornali. Ho iniziato quindi a studiare diritto per poter discutere questi argomenti dal punto di vista giuridico e partendo dalla discussione trovare soluzioni concrete.

PERCHÉ HAI SCELTO QUESTA UNIVERSITÀ?

Ho scelto l’università di Padova sia per la qualità che, come è risaputo, caratterizza questa antica università, sia per la vicinanza a casa.

FAI LA PENDOLARE OPPURE VIVI LÍ?

Poiché frequento la vicina sede di Treviso faccio la pendolare.

QUAL È LA TUA GIORNATA TIPO?

È molto semplice: mi sveglio alle 7 e dopo una veloce colazione corro a prendere il treno delle 8. Dopo una breve passeggiata arrivo all’università e vado a seguire le prime lezioni mattutine. Alla pausa pranzo scendo

per mangiare quello che mi sono portata da casa - purtroppo da noi non c'è la mensa. Se tra il pranzo e le lezioni pomeridiane c'è del tempo libero cerco di sfruttarlo studiando per conto mio in aula studio, finché i compagni non ti implorano di aggiungerti al torneo di carte che ormai sta coinvolgendo sempre più studenti. Si parte sempre con il solito monito “solo una partita eh”, per poi finire a chiedere rivincite su rivincite. Concluse anche le ultime lezioni faccio la solita maratona per tentare di prendere il primo treno utile per arrivare a casa il prima possibile. Una volta arrivata, mi riposo un po’ e, se avanza del tempo, mi metto sui libri fino a cena.

CHE CORSI STAI SEGUENDO?

In questo semestre ho seguito i due corsi previsti, diritto commerciale e diritto amministrativo.

QUAL È IL CORSO CHE FINORA TI È PIACIUTO DI PIÙ? E

QUELLO PIÙ IMPEGNATIVO?

Il corso che finora mi è piaciuto di più è stato quello di diritto privato, con particolare riguardo al diritto di famiglia, quello più complicato invece diritto commerciale.

COM’È IL RAPPORTO CON I DOCENTI?

Il rapporto con i docenti finora è stato sempre buono, essendo una sede piccola è più semplice avere rapporti diretti con loro, fermarli in corridoio per chiedere un chiarimento o presentarsi ai ricevimenti settimanali previsti da regolamento. A parte qualche mail a cui non si riceve risposta, sono quasi tutti disponibili.

COME TI ORGANIZZI CON LO STUDIO?

Nella mia sede cercano di raggruppare tutte le lezioni in tre giorni, solitamente i primi tre della settimana.

Rimane dunque quello che chiamiamo il “weekend lungo di studio”. Essendoci quattro giorni liberi è più facile organizzare lo studio, suddividendolo tra la mattina e il pomeriggio. Questo ovviamente vale per i periodi di lezione, poi quando inizia la sessione esami si è a casa e ci si impegna per studiare il più possibile,

INTERVISTA AL FUTURO

GIURISPRUDENZA

LEVInside

(12)

cercando sempre di ritagliarsi i propri spazi la sera o i fine settimana per ricaricare le batterie.

COME SONO GLI ESAMI?

Gli esami sono misti: ci sono quelli obbligatori e quelli opzionali (che quindi si scelgono a piacere), alcuni solo orali, alcuni solo scritti e altri sia orali che scritti.

CONSIGLIERESTI QUESTA

FACOLTÀ? COSA DIRESTI A CHI VUOLE INTRAPRENDERE LA TUA STESSA STRADA?

Certo che consiglio questa facoltà! È parecchio impegnativa però al di là del futuro che ognuno avrà o sceglierà di avere, ti crea una forma mentis particolare, utile nella vita in generale. A chi è intenzionato a fare la mia stessa scelta consiglio la costanza nello studio, proprio quello che i prof ci supplicano di mantenere al liceo, serve molto per stare al passo con gli esami e non trovarsi da subito con l’acqua alla gola. E per ultimo, l’ansia è sempre dietro l’angolo, basta tenerla a bada e andare avanti con sicurezza. Non sarà facile, ma con l’impegno le soddisfazioni arrivano, come per ogni cosa.

QUAL È L’EPISODIO PIÙ DIVERTENTE CAPITATO ALLÚNIVERSITÀ?

Ci sono parecchi episodi simpatici, tra questi mi viene in mente il professore di economia che in sede di esame, passando a controllare la corrispondenza tra noi e la foto presente nel libretto, faceva un suo personale commento: “Ora sta decisamente meglio...”

oppure “Il capello riccio le dona di più!”. C'è sempre qualche motivo per sorridere anche nell’ansia da esame!

VUOI DIRE QUALCOSA AI TUOI EX COLLEGHI ANCORA

STUDENTI DEL LEVI?

Ai miei colleghi liceali vorrei dire di vivere al meglio questi anni, forse a voi ora non sembra ma passano davvero in fretta. All’università è molto diverso, si è in tanti e non ci si vede tutti i giorni, si creano piccoli gruppi spesso un po' per caso, non esiste più la dimensione gruppo di classe, quindi godetevelo al meglio questo aspetto, mischiate l’impegno costante con l’allegria e il sorriso. Non lo avrei mai pensato, ma il liceo un po’ mi manca! Quando siete alle prese con la scelta della facoltà, non ce n'è una giusta o una sbagliata, scegliete quello che più vi piace e che vi sentite a pelle, sarà sicuramente la scelta migliore!!

ELEONORA BORDIGNON 3BCL

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Continua la rubrica nella quale studenti del nostro liceo raccontano la loro esperienza all'estero. Buona lettura!

COME TI CHIAMI?

Mi chiamo Cecilia Menegon e sono in 4Acl.

IN CHE STATO TI TROVI?

Mi trovo in Ohio, negli Stati Uniti.

COME È STATO AFFRONTARE UN VIAGGIO COSÌ LUNGO?

Il viaggio non è stato troppo lungo. Siamo partiti in gruppo da Roma, abbiamo fatto un volo fino a Londra e da lì abbiamo preso un aereo per New York.

Quest'ultimo volo è durato nove ore. Infine ne abbiamo preso un altro per Cleveland. Siamo stati sempre tra italiani e abbiamo legato subito, scherzando tutto il tempo. Abbiamo guardato ore e ore di film quindi quando siamo arrivati a Cleveland è stato difficile rendersi conto di essere davvero lì.

COME MAI HAI SCELTO DI ANDARE ALL'ESTERO?

Per l'esperienza soprattutto e anche per non studiare greco e latino per un anno.

A CHE LIVELLO ERI CON

L'INGLESE PRIMA DI PARTIRE?

E ORA?

Credo che il mio livello di inglese fosse buono. Ora è sicuramente migliorato anche se la mattina appena sveglia non riesco proprio a parlare. A volte sogno in inglese ed è stranissimo.

CI SONO DIFFERENZE TRA I DUE SISTEMI SCOLASTICI? SE SÌ, QUALI?

La scuola qui è completamente diversa: andiamo a scuola dal lunedì al venerdì e il sabato stiamo a casa.

Le lezioni iniziano alle 8 e finiscono alle 3 con una pausa per il pranzo. Abbiamo le stesse materie ogni giorno. Per ogni lezione abbiamo cinque minuti per cambiare classe e lasciare i libri negli armadietti.

CHE MATERIE STUDI?

Studio anatomia, letteratura inglese, matematica, fisica, storia/governo americano, chimica e latino.

PARTECIPI AD ATTIVITÀ POMERIDIANE O

EXTRASCOLASTICHE?

Vivo il sogno americano facendo la cheerleader, ma sono abbastanza imbarazzante e scoordinata. Sono nel Yearbook, che è un club nel quale facciamo foto agli studenti e agli eventi scolastici e le mettiamo insieme per preparare l'annuario.

VI DANNO COMPITI PER CASA?

SE SÌ, TANTI?

Ci danno compiti per casa ma non troppi, dato che la scuola finisce più tardi e molti studenti fanno sport e attività pomeridiane organizzate dalla scuola (la maggior parte dei professori allena una squadra).

TI MANCANO LA SCUOLA E LA VITA IN ITALIA?

A volte mi mancano le persone che frequentavo in Italia e mi manca un sacco il caffè italiano.

COME SONO LE STRUTTURE DELLA SCUOLA CHE

FREQUENTI?

La scuola non è nuovissima ma ha tantissimi laboratori (in quello di anatomia ci hanno fatto dissezionare un gatto, è stata dura), computer, palestre, piscina, mensa, campi da tennis, calcio, baseball e football. Gli studenti non devono comprare i libri, ma ogni classe ha i suoi e li restituisce a fine anno.

DESCRIVI LA TUA GIORNATA TIPO

Mi alzo verso le 6.30/7 e vado a scuola, alle 12 abbiamo mezz'ora per il pranzo e poi rimango a scuola fino alle 15. Torno a casa e di solito (se non ho allenamento per diventare una cheerleader provetta) faccio i compiti e qualche attività in famiglia. Poi verso le 19 ceniamo.

LEVI ON THE ROAD

LEVInside

(14)

COME È LA TUA FAMIGLIA OSPITANTE?

La mia famiglia ospitante mi piace davvero tanto. La mia host mum si chiama Jackie, ha 29 anni ed è la mia professoressa di anatomia. Racconta alla classe le cose imbarazzanti che faccio e dico. Il mio host dad si chiama Dan, ha 30 anni e fa il dentista. Non hanno figli ma hanno un cane che si chiama Dexter, che ogni mattina salta sul mio letto e mi lecca la faccia. Mi trovo davvero bene con loro anche se è difficile vederli come genitori visto che sono così giovani, ma voglio loro molto bene.

HAI CONOSCIUTO ALTRI EXCHANGE STUDENTS DI ALTRE NAZIONALITÀ?

Nella zona in cui vivo ci sono parecchi exchange students, non di tante nazionalità diverse. E' davvero facile legare con queste persone e andare d'accordo, soprattutto perché notiamo tutti abitudini strane degli americani e le prendiamo in giro insieme.

CONSIGLIERESTI QUESTA ESPERIENZA AD ALTRI RAGAZZI?

Sì, consiglierei questa esperienza, ma non necessariamente con Intercultura o in paesi che possono sembrare più “facili” come gli Stati Uniti o altri paesi europei.

SALUTA I TUOI COMPAGNI DEL LEVI

Ciao splendidi, mi mancate!

FRANCESCA AMADIO 3ACL

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È strano e terribile pensare a quello che è successo in quegli anni del '900.

Al giorno d’oggi viviamo in un’Europa in cui ognuno gode di libertà di pensiero, una società in cui ognuno può scegliere, dove ciascuno di noi può creare un proprio futuro senza paura, o almeno senza la paura che si provava allora.

Abbiamo imparato ad avere rispetto per gli altri, rispetto per come sono, rispetto per la loro religione, rispetto per il colore della loro pelle, rispetto per la loro cultura.

Siamo cresciuti in questa società, ed è difficile immaginare come la mente umana possa essere arrivata ad atti così terribili in passato.

Come può una persona pensare che un'altra sia sbagliata solo perché è diversa? Ma è quello che è successo.

Un uomo, Hitler, spalleggiato da altri uomini crudeli come lui, è arrivato a distruggere molte persone perché non erano come lui, sperando di conservare quella che per lui era la “razza ariana”, la “razza pura”.

La cosa terribile è che molti gli hanno dato retta, anziché scegliere il dissenso come arma per contrastare queste folli ideologie.

La maggior parte delle vittime era formata da ebrei, ma non solo: anche disabili, zingari, tutti coloro etichettati come “diversi”. Iniziarono ad essere

discriminati, maltrattati, deportati, uccisi, sterminati.

Erano trattati come animali, non c'era rispetto e molti erano a conoscenza di tutto ciò.

Coloro che alla fine li liberarono non potevano credere all'orrore che quell'uomo aveva creato.

Milioni di ebrei morti, senza motivo.

Mi chiedo ancora: com'è possibile? Tutti quegli innocenti, che vivevano con il terrore nel cuore, non potevano avere pace, vivevano nell’ansia aspettando il giorno in cui sarebbero entrati in un campo da cui non sarebbero più usciti. Il dolore che provavano non si può nemmeno immaginare. Uno sterminio di uomini, donne, bambini innocenti.

Alcuni sono usciti vivi, ma non riesco a immaginare il panico di coloro che cercavano di nascondersi e sfuggire a quella terribile realtà.

Non riesco a immaginare il terrore negli occhi di madri e padri che si vedevano sottrarre i propri figli, e di questi ultimi nel vedere i propri genitori forse per l'ultima volta.

Non possiamo dimenticare proprio perché dobbiamo essere sicuri che questa atrocità non si ripeta più.

Per questo, il 27 gennaio è oggi la Giornata della Memoria, per conoscere i terribili fatti accaduti, per non dimenticare ciò che è successo, ma soprattutto per scegliere la pace.

EMMA DAMATAR 1ACL

LA GIORNATA

DELLA MEMORIA

PER NON DIMENTICARE

Attualità

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A volte c'è il dovere morale di raccontare la storia di alcune persone. Oggigiorno infatti i mezzi d'infor mazione nazionali e internazionali preferiscono dar spazio alle biografie di personaggi noti (attori, politici, artisti in g e n e r a l e ) , t r a l a s c i a n d o inevitabilmente quelle di persone comuni e del tutto o parzialmente sconosciute; ciò avviene anche quando si deve in qualche modo testimoniare i fatti accaduti durante la Seconda Guerra Mondiale.

Per questo motivo ho pensato di raccontarvi la storia quasi sconosciuta di un uomo, che penso valga la pena di essere raccontata. Mi riferisco a Enzo Vanzini, un anziano signore che ho conosciuto qualche anno fa durante un incontro alle scuole medie. La sua storia mi ha colpito nel cuore e fatto riflettere, perciò mi appresto ad esporla anche a voi, dato che ritengo fondamentale che una volta ascoltata una testimonianza, ognuno debba diventare a sua volta testimone.

Enrico Vanzini nasce in un paesino in provincia di Varese il 18 novembre 1922.

Con l'avvento della Seconda Guerra Mondiale, nel 1939, a soli diciassette anni, Vanzini viene arruolato come artigliere e inviato in Grecia dove resta sino al settembre del 1943, quando le milizie tedesche lo deportano in Germania a seguito dell'armistizio (3 settembre 1943) firmato dall'Italia con gli Alleati.

Qui, per un anno, è costretto ai lavori forzati presso l'industria bellica tedesca a Ingolstadt. Nel 1944, dopo aver tentato la fuga approfittando dei bombardamenti aerei delle forze alleate ed essere stato catturato, viene internato nel campo di concentramento di Dachau, a nord-ovest di Monaco di Baviera.

Il numero di matricola assegnatogli è il 123343, già appartenuto ad un detenuto deceduto, mentre è inviato alla baracca 8, nella sezione dei detenuti lavoratori.

Il lavoro di Enrico Vanzini è senz'altro quello più terribile e disumano che potesse essere svolto in quei campi di per sé brutali. È infatti membro del Sonderkommando (tradotto letteralmente “unità speciale”), un gruppo di internati che deve collaborare con le SS allo sterminio degli altri internati; in

particolare il compito principale è quello di rimuovere i corpi dalle camere a gas e di cremarli. Oltre a questa tremenda azione, a cui è costretto, pena la sua istantanea eliminazione, Vanzini è testimone d i p e r v e r s i e s p e r i m e n t i , a p p a r e n t e m e n t e a s c o p o scientifico, condotti dai reparti medici delle SS utilizzando i deportati come cavie.

Il 29 aprile 1945 l'esercito degli USA irrompe a Dachau e libera i reclusi ancora superstiti, tra cui c'è anche Vanzini, segnato fisicamente e psicologicamente.

Quando torna a casa dalla sua famiglia dopo ben cinque anni, è pelle ed ossa, pesa soltanto 29 chili ed è riconosciuto a stento dai suoi genitori.

Una volta ritornato a casa, passate le difficoltà iniziali del dopoguerra, Vanzini trova un lavoro, si sposa e ha dei figli.

Per sessant'anni non accenna minimamente alla situazione che ha vissuto, soffre dentro sé stesso, ma mai e poi mai si confida coi suoi familiari. Solo alla veneranda età di novant'anni decide di confessare, di confidarsi, di raccontare ciò che ha vissuto sulla sua pelle.

La decisione di diffondere la sua esperienza è mirata in modo particolare agli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado della Marca Trevigiana.

Vanzini motiva così la scelta di focalizzare le sue energie nei giovani: “Io dico tutto ciò che ho sofferto a questi ragazzi, che sappiano cosa vuol dir la sofferenza, che sappiano cosa vuol dire la vita in quei lager.”

Attualmente Enrico Vanzini è l'unico membro del Sonderkommando italiano ancora in vita e continua a recarsi in vari istituti della Marca Trevigiana portando la sua testimonianza.

Recentemente, dopo essere stato insignito della Medaglia d'Onore dal Presidente della Repubblica, ha pubblicato con Rizzoli il libro che racconta i mesi trascorsi a Dachau “L'ultimo sonderkommando italiano” ed è stato il protagonista del documentario

“Dachau - Baracca 8 Numero 123343 - Enrico Vanzini”, realizzato da Marca Trevigiana.

GIANLUCA VETTORETTO 3ACL

ENRICO VANZINI:

L’ULTIMO SOPRAVVISSUTO

INTERNATO NEL CAMPO DI CONCENTRAMENTO DI DACHAU, VI TRASCORSE UN ANNO. RACCONTÒ DELL'ESPERIENZA VISSUTA SOLTANTO SESSANT'ANNI DOPO

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Teatri, musei, concerti e cultura. Ecco di cosa potranno beneficiare i neo diciottenni con la “carta bonus”. A dirlo è il premier Renzi il 24 Novembre durante l’evento ‘Italia, Europa: una risposta al terrore’.

Il presidente del Consiglio per sconfiggere il terrorismo stabilisce due miliardi di euro; uno da investire in sicurezza, l’altro in cultura. Sulla scia della legge sulla Buona Scuola, dopo il bonus per i professori, adesso anche i diciottenni potranno usufruire della cosiddetta Card Cultura.

Da inserirsi nella Legge di Stabilità 2016, il buono già previsto per i professori sarà esteso a tutti i ragazzi che compiranno diciotto anni durante quest’anno. Ci saranno poi cinquanta milioni di euro per borse di studio. Perché “chi è meritevole di studiare non può essere fermato per questioni di reddito", dice Renzi aggiungendo “Anche questo è un pezzo della risposta al terrore”. Il bonus del valore di 500 euro che il governo ha stabilito per i 550mila maggiorenni quest’anno, sarà usufruibile in iniziative culturali.

Ancora si sa ben poco sul come e quando verrà erogato questo bonus. Molto probabilmente si tratterà di una carta elettronica personale dal valore nominale di 500 euro utilizzabile sui circuiti telematici di pagamento a maggiore diffusione sul territorio nazionale. Attualmente è da verificare se la carta per i maggiorenni potrà essere utilizzata per acquistare biglietti per teatro, cinema, musei, mostre, concerti, eventi culturali, o libri o anche altro materiale.

Per conoscere le modalità e le indicazioni su come utilizzare i soldi del bonus 18 anni, si dovrà attendere l’inserimento e l’approvazione definitiva della misura nella Legge di Stabilità. Questa legge tuttavia va approvata annualmente, quindi non è certo che questo provvedimento sarà fruibile anche per il prossimo anno. Come pure le FAQ del Ministero che oltre alla spiegazione su come e dove poter spendere i 500 euro, forniranno anche l’elenco delle strutture e degli eventi culturali accessibili con la “Card Cultura” e

le spese ammesse, come è già stato fatto dal MIUR per il bonus docenti.

Nonostante non ci siano al momento delle direttive ufficiali, abbiamo comunque chiesto ai prossimi diciottenni del Levi come usufruirebbero dei 500 euro della Card Cultura:

Silvia (Scientifico bilinguismo): “Principalmente penso che li userei per spettacoli teatrali o cinematografici.”

Linda (Classico): “Penso che li utilizzerei per concerti e mostre (in particolare artistiche e fotografiche)”.

Marco (Scienze applicate): “Credo in concerti e cinema.”

Elena (Classico): “Li utilizzerei in libri scolastici.”

Giorgia (Scientifico): “Se si potesse li userei per le tasse universitarie.”

Sara (Scienze applicate): “Io comprerei libri e materiale per progetti.”

Giulia (Classico): “Mi piace leggere, per cui userei il buono per comprare libri.”

Jacopo (Scienze applicate): “Beh.. una buona calcolatrice, libri e attrezzature informatiche (Arduino).”

Francesca (Scientifico): “Credo che spenderei i 500 euro in libri di scuola oppure un tablet e cinema.”

Serena (Classico): “Vorrei utilizzarli in corsi e certificazioni, e magari anche in attività artistiche.”

Tante sono state le polemiche per questo provvedimento, ma noi non possiamo che guardare con occhi positivi un investimento nella cultura e nei giovani, sicure che sarà sfruttato al meglio dalle nuove generazioni.

SARA SPADETTO 3BCL VALENTINA VIDOTTO 3BCL

LA RISPOSTA DEL GOVERNO AL TERRORE: ARTE E

CULTURA

UN BUONO DI 500 EURO PER INIZIATIVE CULTURALI AI NEO DICIOTTENNI

Attualità

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“Coloro che vivono e si nutrono di violenza hanno perso la dignità umana. Sono meno che uomini, si degradano da soli, per le loro scelte, al rango di animali.”

Parole del beato Don Pino Puglisi nella messa del 25 luglio 1993.

Meno di due mesi prima di essere ucciso dalla mafia perché “troppo scomodo”, circa un anno dopo gli attentati ai giudici Falcone e Borsellino. Attentati che, nella loro crudeltà, hanno aperto gli occhi a tutti coloro che dicevano che la mafia non esisteva. Hanno dato la forza di rialzare la testa e reagire a tutte le persone che erano sfruttate e vivevano nel terrore. Ancor più, hanno fatto capire a tutti che la mafia deve essere combattuta, nonostante ciò che può fare nei nostri confronti, per il bene di tutte le altre persone che vivono vicino a noi.

Proprio come gli attentati di Parigi del 13 Novembre scorso, che hanno aperto gli occhi a chi pensava che l'ISIS non fosse un problema vicino. Questi attentati hanno colpito il cuore della nostra Europa, della nostra civiltà. E l'Europa ha avuto paura, proprio come le vittime della mafia. Per un paio di giorni c'è stato un silenzio agghiacciante. Silenzio di terrore.

Silenzio atipico per un venerdì, per un sabato, per una domenica.

Silenzio proprio come quello dell'omertà. E i pianti. Pianti dei parenti delle vittime, dei loro amici, dei loro conoscenti e di chi queste persone neanche le conosceva. Poi però l'Europa ha deciso di reagire.

Tutti i cittadini si sono come risvegliati da un letargo, con un boato. Un urlo di liberazione e di rabbia per quelle persone che sono morte ingiustamente. Perché si trovavano nel posto sbagliato al momento sbagliato. Boato come quello che è stato provocato dai 15

quintali di esplosivo scoppiati al passaggio delle macchine del giudice Falcone, di sua moglie e della sua scorta. Boato che ha fatto volare via le loro macchine, facendoli morire sul colpo e sfigurando i loro volti.

Boato che ha spinto gli stessi parenti, amici, conoscenti e persone comuni che prima piangevano a far sentire la loro voce. A portare presso i luoghi degli attentati lettere, pensieri, fiori, disegni e piccoli oggetti in ricordo di tutte quelle vittime.

Proprio come succede in Sicilia, a Palermo. Dove, tra i palazzi e i negozi, in mezzo al cemento spunta un grande albero. E' l'albero dedicato a Falcone e Borsellino.

Albero che dal 1992 raccoglie pensieri e ricordi su due grandi uomini che hanno cambiato la storia di questa città, della Sicilia e dell'Italia intera. Passandoci davanti, oltre a una strana sensazione di malinconia e tristezza, non si può fare

a meno di provare un po' di orgoglio. Essere o r g o g l i o s i d e i d u e giudici, di ciò che hanno fatto, del fatto che fossero Italiani, persone comuni, proprio come noi. Persone che hanno sacrificato la loro vita per una causa più grande, per permettere di vivere in maniera migliore a tutti i Siciliani che sarebbero venuti dopo di loro. Persone che non sono morte invano. Anzi. Grazie a loro il nostro paese è un posto migliore. Grazie a loro oggi la gente lotta per quello in cui crede.

Per quello che ritiene sia giusto. Grazie a loro oggi si parla di mafia. E

grazie a questo dialogo si tenta di sconfiggerla. In maniera pacifica.

Proprio come bisognerebbe fare con l'ISIS. Queste vittime non devono morire invano, ma spronare a qualcosa. A migliorare i nostri rapporti, a tentare di trovare una soluzione pacifica. Non devono insinuare in noi paura verso le persone islamiche e non dobbiamo collegare l'Islam al terrorismo, dato che non tutti gli islamici sono estremisti e terroristi.

Proprio come non tutti i Siciliani sono mafiosi. Anzi, in tutti due i casi i Siciliani e gli Islamici sono le principali vittime della situazione in cui si trovano.

E allora, viva il dialogo costruttivo.

Soprattutto tra i più giovani, nelle scuole. Perché, come diceva don Pino: “Con loro siamo ancora in tempo, l'azione pedagogica può essere efficace”. Sarà efficace.

SILVIA LUCCHESI 3BCL

DA PALERMO A PARIGI: IL BOATO DEL CAMBIAMENTO

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L’ennesima feroce chiamata alle armi. L’ennesimo discorso che maschera con l’Islam la sete di potere di uomini spietati. L’ennesimo messaggio di odio.

L’ennesima pubblicazione su Twitter legata allo Stato islamico. 24 minuti che incitano a unirsi alla lotta armata per la supremazia di quella che erroneamente definiscono religione islamica.

Non è una novità quella di affidare a un social network i propri ideali perversi. Sono cambiate tante cose però dagli ultimi messaggi pubblicati. In mezzo ci sono stati paura, rabbia, odio. Ci sono stati sogni infranti, ideali calpestati e speranza fatta a pezzi. Ci sono stati insensati attentati e spietate uccisioni per inutili scopi.

Stavolta non è nemmeno servita Anonymous per

ridicolizzare l’appello dell’Is. “Domenica c’è Star Wars, magari dopo” risponde sul noto social un ragazzo.

Tante le persone impossibilitate ad arruolarsi perché impegnate a guardare Netflix. “Scusa Is, questo musulmano si è appena svegliato e ha bisogno di un caffè e di un weekend di Natale a fianco alla sua famiglia”. E tra un’accusa e l’altra rivolta ai principi professati dai terroristi viene sottolineata la difficoltà di raggiungere la Siria e l’Iraq "con questi trasporti ferroviari". E poi il football è fondamentale, non c’è guerra che tenga.

Tweet spiritosi ma taglienti che testimoniano il cambiamento avvenuto. Dopo l’attentato di Parigi il mondo si è svegliato, si è reso conto del pericolo comune, ha colorato i suoi monumenti più rappresentativi con il simbolico tricolore francese. I governi hanno espresso il loro dolore, si sono mobilitati per combattere questo cancro che minaccia la terza guerra mondiale.

Anche le genti di tutto il mondo si sono svegliate. E hanno deciso di reagire, neutralizzando l’Isis attraverso messaggi tanto ironici quanto significativi. Non ci accontentiamo più di guardare i notiziari con volti preoccupati ma sicuri che nulla di tutto ciò ci riguarda.

Le persone si stanno rendendo conto del pericolo e allo stesso tempo della differenza tra Isis e Islam, accumunati solo dalla lettera iniziale. Della differenza tra un kalashnikov e un dibattito interreligioso pacifico. Della differenza tra portare il velo per fede e essere costrette a indossare sempre il burqa.

Testimonianza di una rete di sostegno che si sta formando per tutti i musulmani, prime vittime di questo terrorismo senza religione né giustificazione.

Come dimostra il gesto di uno sconosciuto che ha pagato la cena di una famiglia musulmana all’insaputa della stessa. L’unica traccia del suo gesto nello scontrino: “Pagato. Buon Natale. Bellissima famiglia.”

ELEONORA BORDIGNON 3BCL

! IL MONDO (E L’IRONIA DEI SOCIAL) CONTRO L’ISIS

“DEVO ANDARE A VEDERE STAR WARS.” COSÌ RISPONDE IL MONDO, ORMAI STANCO DI ESSERE DILANIATO DALLA GUERRA E DAL DOLORE, ALLA CHIAMATA ALLE ARMI DELL’ISIS

Attualità

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“E ricordatemelo quanto è bello questo Paese, parlatemene, fatemi venire voglia di scoprire tutto quello che nasconde prima ancora di desiderare una vacanza a Miami.

Insegnatemi i luoghi prima dei non luoghi.”

ALESSANDRO D’AVENIA, “IL PRIMO GIORNO CHE VORREI”!

Prendo il telecomando. Click. Accendo la TV. Una serie di immagini mi passano davanti agli occhi: il mondo che cade a pezzi, l’umanità in rovina e i vertici del potere incapaci. A cominciare dalla nostra Italia.

Dopo le immagini, sono le parole a colpirmi. Frasi, post sui social network, articoli che dibattono, accusano, diffamano sempre lei – la nostra Italia. ! Decido di disconnettermi, di staccare per un po’. Ed è solo allora che guardandomi intorno capisco perché la nostra cara Italia viene definita con questo nome, Bel Paese. !

Tante le critiche che si potrebbero muovere. Tanti gli aspetti che si potrebbero migliorare. Ma non è di

questo che voglio parlare. Troppo spesso l’Italia viene bistrattata, calpestata, messa da parte. Troppo spesso validi cervelli in fuga trovano riparo in altri Stati. Le cause sono chiare (in primo luogo le scarse opportunità offerte dal territorio), ma le conseguenze?

Le scuole italiane sono celebri per l’educazione che offrono, educazione che forma tanto la mente quanto la persona. Molto apprezzati sono i ricercatori e gli studiosi all’estero, mentre la meritocrazia in Italia è quasi nulla. Ma se tutti i giovani andassero all’estero, che ne sarebbe dell’Italia? Ci lamentiamo tanto delle penose condizioni in cui si ritrova, ma siamo i primi a dover lottare per cambiare la situazione. Se non noi, chi?!

E come non ricordare l’immensa ricchezza di cui godiamo e che spesso scordiamo: in oltre tremila anni di storia l’Italia è diventata tutta un museo, un libro aperto tre le mani. Nessun altro Stato al mondo può vantare un patrimonio culturale così vasto ed eterogeneo. Dai candidi marmi di Canova alla raffinata Venere di Botticelli. Dalla pretenziosa cupola di Santa Maria del Fiore alla superba Cappella Sistina. Il tutto incorniciato da scenari paesaggistici di una bellezza stupefacente. A questo si aggiungono anche grandi autori: Dante, Manzoni, Calvino, Levi, personaggi di cui il nostro paese si può vantare a buon diritto. Un privilegio per noi poterli leggere in lingua originale. ! Tanti sono gli stranieri che vorrebbero vivere in Italia, un motivo ci dovrà pur essere. Possiamo anche solo accennare ad alcune eccellenze che caratterizzano il Bel Paese, come l’agroalimentare che vanta prodotti di prima qualità, il ricercato marchio made in Italy della moda, l’industria aerospaziale, le macchine utensili da sempre in guerra con la Germania.!

La lista potrebbe continuare all’infinito. Forse dovremmo imparare a criticare un po’ meno e ad amare un po’ di più l’Italia. Imparare ad andare orgogliosi di quello che – giustamente – viene definito “Bel Paese”. !

E se anche non vi avessi convinto con queste argomentazioni, volete davvero andare all’estero e rinunciare all’inimitabile caffè italiano? No grazie, io resto.!

ELEONORA BORDIGNON 3BCL

I DON'T CARE: I LOVE IT!

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Immaginatevi di passeggiare per le strade di una Londra ottocentesca, ombrellino in mano per ripararvi dai timidi raggi di sole. Donne imbellettate in abiti di taffettà affollano le strade. Un odore penetrante di carbone colpisce i sensi, facendovi spostare l’attenzione sulla fuliggine che ricopre gli edifici. Nelle botteghe si sente il rumore delle penne d’oca che

graffiano la carta. Da una carrozza scende una donna ben vestita dall’aria aristocratica e indipendente.

Decidete di avvicinarvi. È allora che notate il fagotto che porta in braccio, una bambina ancora ignara del caotico contesto cittadino in cui è stata trascinata. Ed è qui che inizia la nostra storia.

Ada Lovelace nasce il 10 dicembre 1815 in seguito al matrimonio molto discusso tra il poeta Lord Byron e la matematica Anne Isabella Milbanke. Dopo solo un anno dalla nascita della figlia la madre si trasferisce a Londra, città cosmopolita, centro della recente rivoluzione industriale, aperta al cambiamento e alle novità. Ben presto Ada si trova al centro di circoli aristocratici e culturali nei quali cresce, e che le danno la possibilità di ricevere un’istruzione di alto livello, di certo all’epoca insolita per una donna.

Fin da piccola ricalca le orme della madre ( d e f i n i t a “ p r i n c i p e s s a d e i parallelogrammi” da Lord Byron), dimostrando predisposizione per le scienze, la logica e la matematica.

Ma è solo il 5 giugno 1833 che in uno di questi circoli farà l’incontro che le cambierà la vita, dandole modo di sviluppare in maniera incredibile le proprie potenzialità e i propri sogni.

C h a r l e s B a b b a g e , m a t e m a t i c o scontroso accomunato dalle stesse passioni, divenne suo mentore, amico e collega, il primo a capire realmente la portata del talento di Ada, tanto da definirla “incantatrice di numeri”. Gli bastò mostrarle il prototipo (strano, insolito, audace) di una macchina calcolatrice per affascinarla a tal punto da dedicare la sua intera vita a quel progetto. Quello in cui investì senza

L'INCANTATRICE DI NUMERI

SIGNORINA AUDACE PER IL SUO TEMPO, ADA LOVELACE VA RICORDATA NON SOLO COME ESEMPIO DI DONNA

EMANCIPATA MA ANCHE PER LE SUE GENIALI INTUIZIONI, FONDAMENTALI PER LA SUCCESSIVA CREAZIONE DEI COMPUTER.

Cultura e Società

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esitazioni tutta sé stessa è una macchina capace di svolgere calcoli automaticamente semplicemente girando degli ingranaggi. Un’ambizione veramente molto alta considerando il panorama dell’epoca:

l’invenzione del telegrafo è dietro l’angolo, mentre bisognerà aspettare ancora un po’ per oggetti per noi molto comuni – quasi scontati – come l’anestesia, la coca cola o il cinema.

La collaborazione tra i due studiosi purtroppo non diede mai a risultati concreti. Il progetto si sviluppò e portò all’ideazione di una macchina calcolatrice dalle dimensioni immense e dai costi proibitivi, che infatti non riuscirono a realizzare. Ma non bastò questo né la perdita di fiducia del governo britannico (che smise di finanziarli nel 1842) a fermarli. Ormai le loro menti concepivano traguardi ben più alti: la macchina analitica, capace di operazioni molto più complesse.

A questo punto Ada non solo spinse l’amico a pubblicare le loro ricerche, consapevole degli importanti risultati ottenuti, ma andò oltre. Arrivò a immaginare qualcosa di cui nemmeno Babbage era stato capace: trasformare la macchina analitica in un computatore.

Aggiungendo diverse note all’articolo che esponeva i progressi suoi e del collega, capì che il macchinario poteva fare molto più che manipolare numeri. La macchina analitica funzionava con un meccanismo di input per inserire i dati, uno che permetteva di rielaborarli e uno di output che forniva i risultati. Ada intuì che assegnando un simbolo ad ogni numero si aumentavano le potenzialità della macchina, permettendo di programmarla e quindi di fornirle degli strumenti di ragionamento paragonabili ai moderni software. Un concetto mai anche solo accennato o minimamente pensato. “The Analytical Engine weaves algebraic patterns just as the Jacquard loom weaves flowers and leale”. “La macchina analitica tesse pattern algebrici esattamente come il telaio Jacquard [uno dei primi telai automatici della storia] tesse fiori e foglie”, come affermerà lei stessa.

Ad ogni modo i progetti geniali di Ada Lovelace e Babbage verranno accantonati, messi da parte ma non dimenticati. È su di essi, e in particolare sulle annotazioni di Ada, che Alan Turing cento anni dopo si baserà (dopo l’invenzione dei primi computer a scopi bellici) per capire che i numeri utilizzati potevano essere associati ad altro, fino a risolvere addirittura algoritmi. Fu così che il sogno di una ragazza aristocratica inglese con la passione per i numeri e di un burbero matematico all’inizio della sua carriera venne realizzato.

Ma la storia non finisce qui. Secondo una stima statunitense le donne che lavorano nell’ambito scientifico e informatico sono diminuite negli ultimi vent’anni, con un 34% di occupazioni “rosa” in questo settore nel 1990 contro il 27% del 2011. È per questo

che dall’ottobre 2009 si festeggia l’Ada Lovelace Day, giornata svolta a promuovere i ruoli femminili

“nel mondo delle scienze, della tecnologia, dell’ingegneria e della matematica”. Mondo troppo spesso dominato da giacche e cravatte, a volte precluso alle donne.

Ada Lovelace morì il 27 ottobre 1852 all’età di 36 anni.

Ma il suo sogno e la validità dei suoi progetti non si fermarono né con la sua morte né con la realizzazione dei primi computer. Forse il merito più grande di questa donna non va tanto agli ammirevoli calcoli, quanto al coraggio nell’affrontare gli ottusi pregiudizi e i luoghi comuni di un mondo (solo?) all’epoca tutto al maschile.

ELEONORA BORDIGNON 3BCL SARA SPADETTO 3BCL

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“Qui abbiamo a che fare con il vivente e il vivente non è una merce, un prodotto monetizzabile.

Dei poveri non vogliamo più nemmeno la forza lavoro, ci bastano le macchine. Ai poveri non resta che diventare essi stessi macchine, affittando o vendendo il proprio corpo, parti di quel corpo o i suoi prodotti derivati».

Onfray in un’intervista rilasciata alla rivista “Vita”

GPA. Gestazione per altri.

Maternità surrogata. Utero in affitto. Tanti i nomi per indicare un’unica cosa: il cieco desiderio di diventare genitori, anche a costo di pratiche contro natura dai costi proibitivi. Tre le categorie di cui fanno parte i cosiddetti “genitori d’intenzione” troviamo coppie in cui la donna è sterile, coppie omosessuali e persone sole. Queste persone si vedono impossibilitate p e r m o t i v i e v i d e n t e m e n t e scientifici ad avere un figlio. La soluzione c’è? Certo che si, in un mondo dove la ricerca è talmente avanzata da pretendere di ottenere tutto non ci si fa mancare proprio nulla. “Gestazione per altri”. Ecco il rimedio.

Il procedimento è apparentemente semplice: i genitori d’intenzione cercano una donna che possa portare avanti la gestazione al loro

p o s t o . P e r f a r l o c o n t a t t a n o a p p o s i t e ag enzie che o f f r o n o cataloghi di p o r t a t r i c i disponibili. Si f i r m a u n contratto, si discutono le condizioni di consegna del b i m b o , s i stabiliscono le spese legali, quelle sanitarie e il compenso per la madre. Procedure che ricordano l’acquisto di un immobile, di un’attività, di un oggetto.

A questo punto si prelevano il seme e gli ovuli dei genitori d’intenzione. In caso di single o coppie di due donne o di due uomini il patrimonio genetico mancante viene preso da estranei.

Ovuli e spermatozoi vengono poi fecondati e impiantati nell’utero d e l l a m a d r e p o r t a t r i c e . L’intervento è rischioso e molto complesso, frequenti sono gli aborti spontanei. L’operazione va quindi spesso ripetuta più e più volte prima che sortisca il risultato voluto. Se il figlio non è conforme ai desideri e alle aspettative dei genitori d’intenzione, la madre è costretta ad abortire senza potersi opporre e a iniziare di nuovo il procedimento. Subito dopo il parto la madre deve abbandonare il figlio e spedirlo ai genitori di intenzione che lo hanno ordinato.

Viene chiamato “utero in affitto”, ma è molto di più di un egoistico desiderio di maternità. L’utero in a f f i t t o è u n c o n t r a t t o commerciale con lo scopo di arricchire le agenzie che sfrutta il corpo di una donna. L’utero in affitto comporta l’abbandono di un

bambino da parte della madre e permette di comprare un figlio con una spesa proibitiva che va dai 110 ai 120 mila dollari negli USA, di cui 30-40 mila dollari arrivano alla madre surrogata. Ne deriva che solo le coppie più abbienti possono intraprendere un simile percorso, spesso a discapito di donne costrette dalla povertà e dalla mancanza di sostegno a vendere e denigrare il proprio corpo in questo modo. Un diritto di pochi fondato sul bisogno di tanti.

Lo denuncia anche Aldo Busi (scrittore gay dichiarato) sul Corriere. «Voi […] sapete chi sono queste donne da voi degradate a bestie produttrici di placenta, sapete dove stanno e si dibattono forse insensibili e immobili, andate a prenderle […] e se queste donne hanno bisogno di cure, è vostro dovere provvedervi al massimo livello economico e affettivo. Una volta fatto ciò, potrete rispondere al sorriso di questi neonati con un sorriso mondato finalmente dalla cattiva coscienza che io almeno presupporrei in me se fossi al vostro posto, perché qualche d o v u t o p a s s a g g i o n e l l a maturazione sentimentale e civile bisogna proprio averlo saltato per essere dei padri e degli educatori felici sulla pelle di madri alienate, lontane, allontanate, vive e morte a sé: vive in vitro».

Segno che il problema dell’utero in affitto non è una questione derivante da discriminazioni o omofobia. Si tratta di capire se è davvero giusto esaudire ogni nostro capriccio, ricorrendo alla scienza dove la natura non arriva.

P e r c h é l a v i t a – n o n dimentichiamolo – non è un gioco.

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