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Anno 16 (2020) N. 6 V TEMPO ORDINARIO 9 febbraio 2020

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Academic year: 2022

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(1)

Bollettino della Parrocchia di S. Gioacchino in Prati – Roma Cari parrocchiani e amici,

la malattia è una delle esperien- ze più pesanti della nostra esisten- za. Basta pensare a come la diffu- sione del coronavirus continua a seminare la morte e la paura, e ci sentiamo impotenti di fronte all’e- pidemia che sembra non rispar- miare nessuno. Quanto è difficile in questi casi mantenere la calma e affidarsi al Signore.

Mi ricordo una toccante intervista con un giovane sa- cerdote malato di tumore e cappellano in un Hospice per i pazienti terminali, che do- mandatogli su come compor- tarci davanti al malato, rac- comandava poche parole e più gesti di presenza e di vicinanza.

Non dobbiamo illuderci che re- lazionasi con la sofferenza non comporti difficoltà. D’altro canto non esiste nessuna tecnica di avvicinamento che possa supplire la verità della nostra persona quan- do parliamo con un ammalato. Non vi nascondo che visitando gli ammalati tante volte non so proferire la parola giusta e ogni tipo di consolazione arresta il mio cuore e mi blocca. A tal punto l’unico gesto che riesco a fare è quello di accarezzare la fronte del sofferente e prendere con deli- catezza la sua mano.

Resto sempre edificato dalla testimonianza di tante persone che ogni giorno curano gli ammalati, che dedicano il tempo alla loro as- sistenza, che sacrificano le vacanze per essere presenti accanto a chi si trova nella prova e donano ac- coglienza e sollievo alla vita fragile.

C’è chi porta un dubbio o un rimorso, perché stando tutta la notte accanto alla mamma malata ha trascurato la preghiera o ha saltato la Messa. Così mi viene in mente da offrire la frase di San Vincenzo de’

Paoli: «Non dovete preoc- cuparvi e credere di aver mancato, se per il servizio dei poveri (malati) avete lasciato l’orazione. Non è lasciare Dio, quando si lascia Dio per Iddio, ossia un’opera di Dio per farne un’altra. Se lasciate l’orazione per assistere un malato, sappiate che far questo è servire Dio».

Celebrando la Giornata Mondiale del Malato vogliamo affidare al Signore tutti coloro che sono segnati dalla sofferenza e dalla malattia, così come coloro che se ne prendono cura.

Non ci manchi mai la grazia di aver gli stessi sentimenti di Gesù, l’unico e il solo che offre speranza e realizza la salvezza in noi.

Padre Pietro

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Il Vangelo della Domenica

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt, 5, 13-16) In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.

Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».

Voi siete sale, voi siete luce. Sale che conserva le cose, minima eternità disciolta nel cibo. Luce che accarezza di gioia le cose, ne risveglia colori e bellezza. Tu sei luce. Gesù lo annuncia alla mia anima bambina, a quella parte di me che sa ancora incantarsi, ancora accendersi. Tu sei sale, non per te stesso ma per la terra.

La faccenda è seria, perché essere sale e luce del mondo vuol dire che dalla buona riuscita della mia avven- tura, umana e spirituale, dipende la qualità del resto del mondo. Come fare per vivere questa responsabilità seria, che è di tutti? Meno parole e più gesti.

Che il profeta Isaia elenca, nella prima lettura di domenica: «Spezza il tuo pane», verbo asciutto, concreto, fat- tivo. «Spezza il tuo pane», e poi è tutto un incalzare di altri gesti: «Introduci in casa, vesti il nudo, non distogliere gli occhi. Allora la tua luce sorgerà come l’aurora, la tua ferita si rimarginerà in fretta». E senti l’impazienza di Dio, l’impazienza di Adamo, e dell’aurora che sorge e della fame che grida;

l’urgenza del corpo dell’uomo che ha dolore e ferite, ha fretta di pane e di salute.

La luce viene attraverso il mio pane quando diventa nostro pane, con- diviso e non possesso geloso. Il gesto del pane viene prima di tutto:

perché sulla terra ci sono creature che hanno così tanta fame che per loro

(3)

Dio non può che avere la forma di un pane. Guarisci altri e guarirà la tua ferita, prenditi cura di qualcuno e Dio si prenderà cura di te; produci amore e Lui ti fascerà il cuore, quando è ferito. Illumina altri e ti illuminerai, perché chi guarda solo a se stesso non s’illumina mai. Chi non cerca, anche a tentoni, quel volto che

dal buio chiede aiuto, non si accenderà mai.

È dalla notte condivisa che sorge il sole di tutti. «Se mi chiudo nel mio io, pur adorno di tutte le virtù, ricco di sale e di luce, e non partecipo all'esistenza degli altri, se non mi dischiudo agli altri, posso essere privo di peccati, e tuttavia vivo in una situazione di peccato» (G. Vannucci).

Ma se il sale perde sapore con che cosa lo si potrà rendere salato?

Conosciamo bene il rischio di affondare in una vita insipida e spenta. E accade quando non comunico amore a chi mi incontra, non sono generoso di me, non so voler bene: «non siamo chiamati a fare del bene, ma a voler bene»

(Sorella Maria di Campello).

Primo impegno vitale. Io sono luce

spenta quando non evidenzio bellezza e bontà negli altri, ma mi inebrio dei loro difetti: allora sto spegnendo la fiamma delle cose, sono un cembalo che tintinna (parola di Paolo), un trombone di latta. Quando amo tre verbi oscuri: prendere, salire, comandare; anziché seguire i tre del sale e della luce: dare, scendere, servire.

(P. Ermes Ronchi)

PREGA CON IL VANGELO

Maestro e Signore dell’umanità, tu hai riportato sulla terra il gusto del Cielo, il sapore della vita vera, e hai reso noi tuoi discepoli sale della terra.

Aiutaci a non perdere mai il gusto della verità e a non svilire la forza del tuo Vangelo con la nostra incoerenza, così da diventare sale insipido. Luce che illumina il mondo intero, tu hai inondato di luce la nostra vita e hai reso radioso il nostro sguardo perché brilli la tua presenza ad ogni uomo attraverso di noi. Fa’ che coltri di indifferenza e superficialità non offus- chino mai nella Chiesa il tuo splendore.

(4)

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO PER LA 28ª GIORNATA MONDIALE DEL MALATO

11 febbraio 2020

Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro» (Mt 11, 28)

Cari fratelli e sorelle,

1. Le parole che Gesù pronuncia: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro» (Mt 11,28) indicano il misterioso cammino della grazia che si rivela ai semplici e che offre ristoro agli affaticati e agli stanchi. Queste parole esprimono la solidarietà del Figlio dell’uomo, Gesù Cristo, di fronte ad una umanità afflitta e sofferente. Quante persone soffrono nel corpo e nello spirito! Egli chiama tutti ad andare da Lui, «venite a me», e promette loro sollievo e ristoro. «Quando Gesù dice questo, ha davanti agli occhi le persone che incontra ogni giorno per le strade di Galilea: tanta gente semplice, poveri, malati, peccatori, emarginati dal peso della legge e dal sistema sociale oppressivo...

Questa gente lo ha sempre rincorso per ascoltare la sua parola – una parola che dava speranza» (Angelus, 6 luglio 2014).

Nella XXVIII Giornata Mondiale del Malato, Gesù rivolge l’invito agli ammalati e agli oppressi, ai poveri che sanno di dipendere interamente da Dio e che, feriti dal peso della prova, hanno bisogno di guarigione. Gesù Cristo, a chi vive l’angoscia per la propria situazione di fragilità, dolore e debolezza, non impone leggi, ma offre la sua misericordia, cioè la sua persona ristoratrice. Gesù guarda l’umanità ferita. Egli ha occhi che vedono, che si accorgono, perché guar- dano in profondità, non corrono indifferenti, ma si fermano e accolgono tutto l’uomo, ogni uomo nella sua condizione di salute, senza scartare nessuno, invitando ciascuno ad entrare nella sua vita per fare esperienza di tenerezza.

2. Perché Gesù Cristo nutre questi sentimenti? Perché Egli stesso si è fatto debole, sperimentando l’umana sofferenza e ricevendo a sua volta ristoro dal Padre. Infatti, solo chi fa, in prima persona, questa esperienza saprà essere di conforto per l’altro. Diverse sono le forme gravi di sofferenza:

malattie inguaribili e croniche, patologie psichiche, quelle che necessitano di riabilitazione o di cure palliative, le varie disabilità, le malattie

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dell’infanzia e della vecchiaia… In queste circostanze si avverte a volte una carenza di umanità e risulta perciò necessario personalizzare l’approccio al malato, aggiungendo al curare il prendersi cura, per una guarigione umana integrale. Nella malattia la persona sente compromessa non solo la propria integrità fisica, ma anche le dimensioni relazionale, intellettiva, affettiva, spirituale; e attende perciò, oltre alle terapie, sostegno, sollecitudine, attenzione… insomma, amore. Inoltre, accanto al malato c’è una famiglia che soffre e chiede anch’essa conforto e vicinanza.

3. Cari fratelli e sorelle infermi, la malattia vi pone in modo particolare tra quanti, “stanchi e oppressi”, attirano lo sguardo e il cuore di Gesù. Da lì viene la luce per i vostri momenti di buio, la speranza per il vostro scon- forto. Egli vi invita ad andare a Lui: «Venite». In Lui, infatti, le inquietudini e gli interrogativi che, in questa “notte” del corpo e dello spirito, sorgono in voi troveranno forza per essere attraversate. Sì, Cristo non ci ha dato ricette, ma con la sua passione, morte e risurrezione ci libera dall’oppres- sione del male.

In questa condizione avete certamente bisogno di un luogo per ristorarvi.

La Chiesa vuole essere sempre più e sempre meglio la “locanda” del Buon Samaritano che è Cristo (cfr Lc 10,34), cioè la casa dove potete trovare la sua grazia che si esprime nella fa-

miliarità, nell’accoglienza, nel sollievo. In questa casa potrete incontrare persone che, guarite dalla misericordia di Dio nella loro fragilità, sapranno aiutarvi a portare la croce facendo delle proprie ferite delle feritoie, attraverso le quali guardare l’orizzonte al di là della malattia e ricevere luce e aria per la vostra vita.

In tale opera di ristoro verso i fratelli infermi si colloca il servizio degli operatori sanitari, medici, infermieri, per- sonale sanitario e amministrativo, ausiliari, volontari che con competenza agiscono facendo sentire la presenza di Cristo, che offre consolazione e si fa

carico della persona malata curandone le ferite. Ma anche loro sono uomini e donne con le loro fragilità e pure le loro malattie. Per loro in modo particolare vale che, «una volta ricevuto il ristoro e il conforto di Cristo, siamo chiamati a nostra volta a diventare ristoro e conforto per i fratelli, con atteggiamento mite e umile, ad imitazione del Maestro» (Angelus, 6 luglio 2014).

4. Cari operatori sanitari, ogni intervento diagnostico, preventivo, terapeu- tico, di ricerca, cura e riabilitazione è rivolto alla persona malata, dove il sostantivo “persona”, viene sempre prima dell’aggettivo “malata”.

Pertanto, il vostro agire sia costantemente proteso alla dignità e alla vita

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della persona, senza alcun cedimento ad atti di natura eutanasica, di sui- cidio assistito o soppressione della vita, nemmeno quando lo stato della malattia è irreversibile.

Nell’esperienza del limite e del possibile fallimento anche della scienza medica di fronte a casi clinici sempre più problematici e a diagnosi infauste, siete chiamati ad aprirvi alla dimensione trascendente, che può offrirvi il senso pieno della vostra professione. Ricordiamo che la vita è sacra e appartiene a Dio, pertanto è inviolabile e indisponibile (cfr Istr.

Donum vitae, 5; Enc. Evangelium vitae, 29-53). La vita va accolta, tutelata, rispettata e servita dal suo nascere al suo morire: lo richiedono contemporaneamente sia la ragione sia la fede in Dio autore della vita. In certi casi, l’obiezione di coscienza è per voi la scelta necessaria per rimanere coerenti a questo

“sì” alla vita e alla persona. In ogni caso, la vostra professionalità, animata dalla carità cristiana, sarà il migliore servizio al vero diritto umano, quello alla vita. Quando non potrete guarire, potrete sempre curare con gesti e procedure che diano ristoro e sollievo al malato.

Purtroppo, in alcuni contesti di guerra e di conflitto violento sono presi di mira il perso- nale sanitario e le strutture che si occupano dell’accoglienza e assistenza dei malati. In alcune zone anche il potere politico pretende di manipolare l’assistenza medica a proprio favore, limitando la giusta autonomia della professione sanitaria. In realtà, attaccare coloro che sono dedicati al servizio delle membra sofferenti del corpo sociale non giova a nessuno.

5. In questa XXVIII Giornata Mondiale del Malato, penso ai tanti fratelli e sorelle che, nel mondo intero, non hanno la possibilità di accedere alle cure, perché vivono in povertà. Mi rivolgo, pertanto, alle istituzioni sani- tarie e ai Governi di tutti i Paesi del mondo, affinché, per considerare l’aspetto economico, non trascurino la giustizia sociale. Auspico che, coniugando i principi di solidarietà e sussidiarietà, si cooperi perché tutti abbiano accesso a cure adeguate per la salvaguardia e il recupero della salute. Ringrazio di cuore i volontari che si pongono al servizio dei malati, andando in non pochi casi a supplire a carenze strutturali e riflettendo, con gesti di tenerezza e di vicinanza, l’immagine di Cristo Buon Samaritano.

Alla Vergine Maria, Salute dei malati, affido tutte le persone che stanno portando il peso della malattia, insieme ai loro familiari, come pure tutti gli operatori sanitari. A tutti con affetto assicuro la mia vicinanza nella preghiera e invio di cuore la Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 3 gennaio 2020 Memoria del SS. Nome di Gesù

Francesco

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PREGHIERA PER LA XXVIGIORNATA MONDIALE DEL MALATO 2020

«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro» (Mt 11,28)

Consolati da Cristo per essere noi stessi consolazione degli afflitti 11 febbraio 2020

Padre onnipotente, Signore del cielo e della terra, tu hai rivelato ai piccoli i misteri del regno dei cieli.

Nella malattia e nella sofferenza ci fai sperimentare la nostra vulnerabilità

di fragili creature:

donaci in abbondanza la tua benevolenza.

Figlio unigenito,

che ti sei addossato le sofferenze dell’uomo, sostienici nella malattia e aiutaci a portare il tuo giogo,

imparando da te che sei mite e umile di cuore.

Spirito Santo, Consolatore perfetto, chiediamo di essere ristorati nella stanchezza e oppressione, perché possiamo diventare noi stessi strumenti del tuo amore che consola.

Donaci la forza per vivere, la fede per abbandonarci a te, la sicura speranza dell’incontro per la vita senza fine.

Maria, Madre di Dio e Madre nostra, accompagnaci alla fonte dell’acqua viva che zampilla e ristora per l’eternità. Amen.

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ROMA 2021, OBIETTIVO ACCOGLIENZA

Il presidente del Forum De Palo e don Dario Criscuoli (Pastorale familiare) fanno il punto sul cammino verso l’Incontro mondiale delle famiglie.

Appello ai giovani della Gmg del 2000.

Tra poco più di 16 mesi, 504 giorni per l’esattezza, riflettori puntati su Roma che per una settimana sarà la Capitale delle famiglie del mondo. Dal 23 al 27 giugno 2021 la città ospiterà il decimo Incontro mondiale delle famiglie per il quale Papa Francesco ha scelto il tema “L’amore familiare:

vocazione e via di santità”. Organizzato dalla diocesi di Roma e dal dicas- tero per i Laici, la famiglia e la vita, il raduno si svolgerà nel quinto anni- versario dell’esortazione apostolica Amoris laetitia e a tre anni dalla

Gaudete et exsultate. Roma 2021, infatti, in- tende mettere al centro l’amore familiare come vocazione e via di santità. A livello diocesano la programmazione dell’evento è già partita da quasi un anno a cura del Servizio per l’Incon- tro mondiale coordinato dal vescovo ausiliare Gianrico Ruzza. Promosso nel 1994 da Papa Giovanni Paolo II, il meeting ha cadenza trien- nale ed è ospitato in città diverse del mondo.

Quello del prossimo anno sarà il terzo incontro preparato a Roma. Nella Capitale infatti si svolse il primo raduno, nel 1994 appunto, e il terzo nel 2000, nel contesto del Grande Giubileo. Quello fu anche l’anno della Giornata mondiale della gioventù che vide la parteci- pazione a Tor Vergata di oltre 2 milioni di giovani.

Quei ragazzi di ventuno anni fa oggi sono padri e madri ed è proprio a loro che si rivolge Gianluigi De Palo, presidente nazionale del Forum delle associazioni familiari e coordinatore, con la moglie Anna Chiara Gambini, dell’équipe responsabile dei servizi legati all’evento del 2021. «I giovani di Roma che erano a Tor Vergata oggi sono chiamati a un “upgrade” della loro partecipazione ecclesiale cercando di dare una mano per l’Incontro mondiale delle famiglie». Il raduno, secondo De Palo, può essere vissuto in duplice modo. «Lo si può considerare o come l’ennesimo evento che porterà traffico e pellegrini a Roma o come una delle cose più belle che può capitarci nel prossimo anno».

Con Anna Chiara e una trentina di coniugi provenienti da associazioni, movimenti, gruppi parrocchiali, De Palo sta svolgendo vari incontri nelle chiese di Roma durante i quali presenta un format «divertente e accat- tivante» che illustra Roma 2021 con accenni alle due esortazioni apostoliche. «Partiamo dalla concretezza della vita quotidiana e spieghia-

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mo le ragioni per le quali vale la pena partecipare all’incontro. Chiediamo accoglienza per i pellegrini nelle famiglie che saranno coinvolte a 360 gradi, figli e anziani compresi. Auspico una grande risposta perché è un salto di qualità rispetto alla Gmg del 2000». Sempre De Palo chiama in causa anche le giovani coppie di oggi che ventuno anni fa erano troppo piccole per essere a Tor Vergata. «Ora hanno l’opportunità – spiega – di assaporare quel clima».

In quell’occasione Papa Giovanni Paolo II disse che la città non avrebbe mai dimenticato «il chiasso» che aveva sentito. «Quel chiasso ha ancora una sua eco e rivive nei racconti

di chi l’ha vissuto – prosegue il presidente del Forum delle asso- ciazioni familiari -. C’è l’opportu- nità di riviverlo concretamente.

Di trasformare questa nostra città in una famiglia di famiglie.

Abbiamo un anno di tempo per rendere Roma sempre più os- pitale. L’ospitalità non dipende dalla capacità ricettiva di una città ma dalla capacità di acco-

glienza dei suoi cittadini». Invitando le parrocchie a contattare l’équipe per promuovere il format tra i laici, De Palo sottolinea che «è giunto il momento di fare una narrazione positiva e propositiva della famiglia partendo dalla concretezza della vita quotidiana, cercando di raccontare anche le dinamiche faticose che fanno parte di una bellezza complessiva».

Don Dario Criscuoli, direttore del Centro diocesano per la pastorale familiare, rimarca che lo scopo è quello «di trasmettere un messaggio che sottolinei i principi che il magistero pone come fondamenti e cioè il matri- monio e la famiglia. Ricalcherà la linea dell’Incontro mondiale di Dublino nel 2018, con testimonianze di famiglie che vivono disagi o l’esperienza della missione. Si rifletterà insieme sulla realtà delle famiglie nelle diverse regioni del mondo». Un pensiero va anche a tutti i giovani della Gmg del 2000 «che oggi portano frutto attraverso la creazione di una famiglia», affinché il loro percorso di vita sia testimonianza anche per altri.

La macchina organizzativa per il 2021 procede a motori spediti. Il raduno si concentrerà nelle zone centrali di Roma «per permettere ai pellegrini di vivere pienamente la bellezza della Città Eterna», aggiunge don Criscuoli. Si sta quindi lavorando alacremente per la scelta dei temi e della location che ospiterà il congresso teologico pastorale, per la realizza- zione dell’icona che accompagnerà i pellegrini del decimo incontro mon- diale, per la stesura dell’inno ufficiale e della preghiera. In cantiere anche un kit che sarà distribuito a tutti i pellegrini. «Nei prossimi mesi – annun- cia il direttore del Centro diocesano per la pastorale familiare – partirà un ciclo di catechesi che serviranno da supporto e prepareranno all’incontro».

In www.Romasette.it, Roberta Pumpo - 5 Febbraio 2020

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«FRAMMENTI DI LUCE»

Il malato non è solo oggetto di preghiera e richiesta di intercessione ma può farsi soggetto attivo offrendo il tempo della prova al Signore e alla Chiesa. Da questa convin- zione è nata la proposta del Centro dioce- sano per la pastorale sanitaria, ideata e voluta dal vescovo Paolo Ricciardi, ausiliare delegato per questo settore.

«Frammenti di luce» è un semplice sussidio che da aprile scorso viene fornito ai malati come strumento per vivere la pre- ghiera nel tempo della malattia, affinché diventi un tempo di offerta. Chiamati all’apostolato della preghiera, i malati svolgono con l’orazione un prezioso servizio di intercessione per la Chiesa e l’umanità.

Ogni mese vengono proposte le intenzioni di preghiera specifiche per le realtà della nostra diocesi, la figura di un santo di cui viene ripercorsa la vita, le parole di Papa Francesco rivolte agli ammalati nel corso delle sue omelie, una breve preghiera nel tempo della malattia.

Il foglietto si trova in fondo alla Chiesa. Può servire agli ammalati e a chi prega per le persone malate.

GIORNATA PER LA VITA

Domenica scorsa abbiamo celebrato la Giornata per vita. Gli operatori pastorali della Caritas hanno messo a disposizione materiale per la sensibilizza- zione del Progetto Gemma. Dal 1997 la parroc- chia ha partecipato a 20 progetti adottando 22 bambini.

Ringraziamo per la collaborazione e l’impegno profuso dalla Comunità parrocchiale per l’ani- mazione della Giornata. Abbiamo raccolto € 600.

Le piantine e tutto il materiale acquistato sos- terranno le iniziative del Movimento per la vita Italiano.

Attraverso queste iniziative crediamo possa crescere nella nostra città una maggiore sensibilità al tema del rispetto della vita e della dignità umana, così duramente attaccato in questi tempi.

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L’ADORAZIONE EUCARISTICA PROLUNGATA

Da diversi anni che nella nostra Cappella di Spagna adoriamo Gesù nel Santissimo Sacramento.

Un’esperienza bellissima e ben consolidata che ha portato tanti frutti nella nostra comunità parrocchiale e nelle vite dei singoli adoratori. Dopo la Santa Messa delle 8.00 il Santissimo Sacramento viene esposto per tutta la giornata. L’adorazione termina con la preghiera della compieta che recitiamo insieme alle ore 22.45.

Sicuramente avete notato un grande tabellone all’ingresso della Cappella con gli orari degli ado- ratori. Ci sono ancora tante ore non coperte. Coloro che volessero offrire, in forma stabile, un’ora alla settimana dinanzi al Santissimo Sacramento,

possono riempire la scheda d’iscrizione specificando giorno ed orario preferiti e inserirla nel contenitore che si trova sul tavolino davanti alla Cappella. Questo impegno garantisce la continuità della preghiera ed è la garanzia di non lasciare solo il Santissimo Sacramento.

L’Adorazione: Lunedì-Venerdì (8.30-23.00) e Sabato (8.30-13.00).

LECTIO DIVINA IN PARROCCHIA

Mercoledì 22 febbraio, alle ore 19, nei locali parrocchiali di via Pompeo Magno 25/c, si terrà l’incontro

con la Parola di Dio – Lectio Divina.

“La Sacra Scrittura è fonte dell’evangeliz- zazione. Pertanto, bisogna formarsi continu- amente all’ascolto della Parola. La Chiesa non evangelizza se non si lascia continuamente evangelizzare. È indispensabile che la Parola di Dio «diventi sempre più il cuore di ogni attività ecclesiale». (…) Lo studio della Sacra Scrittura dev’essere una porta aperta a tutti i credenti. È fondamentale che la Parola rivelata fecondi radicalmente la catechesi e tutti gli sforzi per trasmettere la fede. L’evangelizzazione richiede la familiarità con la Parola di Dio e questo esige che le diocesi, le parrocchie e tutte le aggrega-

zioni cattoliche propongano uno studio serio e perseverante della Bibbia, come pure ne promuovano la lettura orante personale e comunitaria”.

(Evangelii Gaudium, nn. 174-175).

(12)

Vita della Parrocchia

 I

NCONTRO DEI GENITORI

P

RIMA

C

OMUNIONE

(2° A

NNO

)

Oggi, domenica 9 febbraio, dopo la S. Messa delle 10.30, si terrà l’incontro del parroco e dei catechisti con i genitori dei bambini del primo anno di catechesi che si preparano alla Prima Comunione. Mentre domenica prossima 16 febbraio, dopo la S.

Messa delle 10.30, si terrà l’incontro del parroco e dei catechisti con i genitori dei bambini del secondo anno di catechesi che si preparano alla Prima Comunione.

 A

DORAZIONE EUCARISTICA COMUNITARIA

Giovedì prossimo 13 febbraio invitiamo tutti all’Adorazione euca- ristica comunitaria dalle 19 alle 20 animata dalle famiglie della nostra parrocchia.

 A

DORAZIONE

E

UCARISTICA

P

ROLUNGATA

L’adorazione eucaristica è aperta dalle ore 8.30 alle ore 23.00.

Chi vuole impegnarsi in un’ora particolare, può iscriversi nei foglietti davanti alla cappella di Spagna.

 V

ENDITA DELLE

P

IANTINE

-

RESOCONTO

La nostra Caritas parrocchiale ringrazia per la generosità e comu- nica che con la vendita delle piantine e con le offerte destinate a sostenere il Movimento della Vita sono stati raccolti € 600.

O

RARIO

S

ANTE

M

ESSE E DELLE ATTIVITÀ PARROCCHIALI Giorni festivi: 9 – 10.30 – 12 – 13 - 18.30

Giorni feriali: 8 – 9.30 – 11 – 13 (eccetto sabato) - 18.30 Adorazione Eucaristica continua: 8.30-23.00

Adorazione Eucaristica Comunitaria: Giovedì, 19–20.00 Catechismo bambini e ragazzi: Mercoledì, ore 17.00 Gruppo postcresima: Venerdì, ore 18.30

Incontro Biblico: Mercoledì, ore 19.00

Se sei impossibilitato a muoverti, sei malato e vuoi ricevere il sacra- mento dell’Eucaristia o confessarti, i sacerdoti della Parrocchia sono disponibili a venire a casa tua per portare la Comunione. Tel. 063216659.

Bollettino settimanale della Parrocchia di S. Gioacchino in Prati, Roma

Tel. 063216659;SITO WEB: www.sangioacchino.org - Parroco: P. Pietro Sulkowski Facebook: Parrocchia San Gioacchino in Prati

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