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Consiglio Regionale della Puglia

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Academic year: 2022

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Dicembre 2020

Consiglio Regionale della Puglia

Sezione Studio e Supporto alla Legislazione e alle Politiche di Garanzia

Report

“Relazione Cesvi 2020 – Indagine regionale sul

maltrattamento all’infanzia in Italia”

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Dicembre 2020 Riepilogo esecutivo

L’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia è un’indagine statistico-quantitativa elaborata da Cesvi con un gruppo di ricerca che stima la vulnerabilità dei bambini al fenomeno del maltrattamento nei diversi territori italiani.

È costruito a partire dall’analisi dei fattori di rischio e dei servizi di ogni regione, un’analisi applicata tanto alle potenziali vittime quanto agli adulti potenzialmente maltrattanti.

I risultati finali restituiscono una classifica decrescente delle regioni italiane, evidenziando le performance di ciascuna rispetto alle capacità di prevenzione e cura del maltrattamento sui bambini e sulle bambine. Le prime posizioni spettano perciò a quelle regioni che presentano sia minori rischi legati al contesto sia un sistema di politiche e servizi più adeguato a prevenire e contrastare il fenomeno.

A prevalere è una visione positiva e premiante. L’analisi intende infatti stimolare un maggiore impegno politico e amministrativo rispetto al problema da parte dei singoli territori e dello Stato. Ciò non toglie che l’evidenza delle regioni a maggiore rischio e con minore offerta di servizi rappresenti un punto fondamentale rispetto alle priorità di intervento territoriale che l’Indice suggerisce nelle sue raccomandazioni finali.

L’analisi realizzata sia sui fattori di rischio che sui servizi origina dalla selezione di 64 indicatori statistici, raggruppati per capacità secondo la teoria dell’“Approccio delle capacità nella prospettiva allo Sviluppo Umano” di Amartya Sen. Le 6 capacità in base alle quali sono stati aggregati e analizzati gli indicatori selezionati sono: 1) cura di sé e degli altri; 2) vivere una vita sana; 3) vivere una vita sicura; 4) acquisire conoscenza e sapere; 5) lavorare; 6) accedere alle risorse e ai servizi.

La formula utilizzata per confrontare le regioni sulla base dell’incidenza degli indicatori è quella del QUARS, già efficacemente applicata per la campagna “Sbilanciamoci”. Il risultato delle elaborazioni permette di indicare quali regioni operino meglio in relazione alle altre e rispetto alla media nazionale.

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Immagine tratta da: https://www.quotidianogiuridico.it/documents/2020/07/27/la-flagranza-nel-delitto-di- maltrattamenti-in-famiglia

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Dicembre 2020 Indice

Relazione Cesvi – Indagine regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia 3

Obiettivi dell’indagine: 4

Definizioni: 4

Conseguenze: 5

Metodologia: 6

Risultati 7

o Indice dei fattori di rischio: 7

o L’indice dei servizi: 8

La resilienza come strategia di prevenzione, cura e contrasto al maltrattamento sui bambini/e 9

Gli interventi diretti a sviluppare la resilienza nei bambini/e 9

La resilienza nelle policies e strategie internazionali per il maltrattamento all’infanzia: 10

Raccomandazioni finali: 12

BES 2019 13

• Ancora troppo basso il numero di bambini che frequentano i servizi dell’infanzia 13

• Peggiora la dispersione scolastica 13

• Forti differenze fra regioni 14

• Qualità dei servizi 14

• Maggiore il rischio povertà e deprivazione per i giovani e i bambini 15

Fonti 16

Relazione Cesvi – Indagine regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia

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Dicembre 2020 Obiettivi dell’indagine:

L’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia valuta come il contesto socioeconomico e i servizi presenti nelle varie regioni possono incidere sul benessere dei bambini/e o, viceversa, sulle loro vulnerabilità a fenomeni di maltrattamento. Dal confronto tra indice di contesto e quello relative alle politiche e ai servizi emerge la capacità e sensibilità delle amministrazioni locali di prevenire e contrastare questa problematica attraverso le politiche e i servizi, offrendo indicazioni di policy indispensabili per evidenziare i punti di forza e di debolezza dei vari territori.

Definizioni:

Secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità

In particolare, con il termine “trascuratezza” si fa riferimento a un’inadeguata attenzione da parte dei genitori o caregiver ai bisogni di bambini/e in termini evolutivi, fisici, emotivi, sociali e educativi.

Nel mondo, nel 2015, circa tre bambini/e su quattro (1,7 miliardi di minori) hanno vissuto una qualche forma di violenza interpersonale. La maggior parte degli episodi di violenza sui bambini/e avviene all’interno della famiglia, che rappresenta quindi il luogo più pericoloso.

In Italia, l’Indagine nazionale sul maltrattamento dei bambini e degli adolescenti in Italia ha stimato che nel nostro paese 47,7 minorenni su 1.000 sono seguiti dai servizi sociali. Di questi si stima che i bambini/e vittime di maltrattamento siano 91.272, quasi 100.000. La condizione delle bambine e delle ragazze nel mondo ha messo ancora in evidenza come la violenza domestica sia la causa principale della gran parte dei reati contro i bambini/e.

“il maltrattamento infantile, in alcuni casi definito come abuso infantile e trascuratezza, include tutte le forme di maltrattamento fisico ed emotivo, abuso sessuale, trascuratezza e sfruttamento che risulti in effettivo o potenziale danno per la salute, lo sviluppo o la dignità dei bambini”

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Dicembre 2020 Conseguenze:

Le conseguenze a breve termine per i bambini/e a livello fisico, psicologico ed emotivo possono essere riassunte in:

• Ferite, lividi, bruciature in caso di abusi fisici;

• Cambiamento nel comportamento, asia verso il futuro, malattie veneree soprattutto nei casi di abusi sessuali;

• Sindrome post-traumatica e depressione nei casi di abusi particolarmente gravi.

Le conseguenze a lungo termine dipendono da fattori che possono moderare o esacerbare il trauma subito. Tra le conseguenze a lungo termine di maltrattamento ci sono:

• Diabete, asma, obesità nell’adolescenza e ipertensione in età adulta;

• Danni al sistema immunitario e maggiore incidenza di comportamenti dannosi per la propria salute adottati dai bambini/e abusati una volta diventati adulti;

• Conseguenze negative sullo sviluppo celebrale con possibili problemi per le abilità cognitive, linguistiche e accademiche delle vittime di abusi, nonché sulla probabilità di sviluppare malattie mentali;

• Depressione, ansia, disturbi dell’alimentazione;

• Tentativi di suicidio e abuso di droghe;

• Automutilazione, attività sessuale frequente e indiscriminata, sovralimentazione compulsiva e cronica.

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Dicembre 2020 Metodologia:

L’indice propone una classifica decrescente tra regioni a partire da quelle che presentano sia minori rischi di maltrattamento familiare per l’infanzia sia un sistema di politiche e servizi territoriali adeguato a contrastare e prevenire il problema. È il risultato dell’aggregazione progressiva di 64 indicatori relativi ai fattori di

rischio e ai servizi offerti sul territorio che ha dato origine ai seguenti indici di dettaglio:

• l’indice di contesto dei fattori di rischio (relativo ad adulti e minori)

• l’indice dei servizi (relativo ad adulti e minori)

• l’indice territoriale generale per capacità (aggregazione dei fattori di rischio e dei servizi)

Sono stati classificati 64 indicatori territoriali in base alle capacità, secondo la teoria dell’“Approccio delle capacità nella prospettiva allo Sviluppo Umano” e rispetto alla

distinzione tra fattori di rischio e servizi da un lato e tra adulti/potenzialmente maltrattanti e bambini/e potenzialmente maltrattati dall’altro.

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Dicembre 2020 Risultati

Indice dei fattori di rischio:

Tra le sei regioni con maggiori criticità si confermano, al netto di variazioni non superiori alla singola posizione, la Sardegna, la Basilicata, la Puglia, la Calabria, la Sicilia e la Campania. L’unica regione in aumento di due posizioni è la Liguria.

Anche se le posizioni mantenute dalle regioni nel confronto con la media generale risentono molto delle caratteristiche strutturali dei territori, che si modificano con molta gradualità. Per questo se valutiamo le variazioni del 2020, possiamo osservare come la Puglia ha subito delle variazioni importanti in termini positivi.

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Dicembre 2020 L’indice dei servizi:

Le ragioni con una minore copertura territoriale dei servizi si confermano la Sicilia, la Puglia, la Campania e la Calabria.

Si può definire la Puglia come una regione “a elevata criticità”, cioè è quel territorio nel quale, a fronte di una elevata criticità ambientale, rappresentata da fattori di rischio elevanti, non corrisponde una reazione del sistema dei servizi, rimasti invece al di sotto della media nazionale.

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Dicembre 2020 La resilienza come strategia di prevenzione, cura e contrasto al maltrattamento sui bambini/e È opportuno riflettere su una possibile strategia di prevenzione e cura del maltrattamento all’infanzia che passa attraverso lo sviluppo di una capacità personale “trasversale”, la resilienza, che ha dimostrato di rappresentare un fattore protettivo importante. Proporre lo sviluppo della resilienza come elemento a supporto delle azioni di sistema per prevenire e curare il maltrattamento all’infanzia risponde infatti al bisogno di una strategia strutturale non solo di carattere “difensivo”

ma anche di tipo propositivo e costruttivo. Grazie a questa è possibile, infatti, proporre interventi in grado di rafforzare le capacità personali e sociali di bambini/e ed adulti, dotandoli degli strumenti psicologici necessari a sostenere meglio i traumi eventualmente subiti e/o di evitare di subirne o perpetuarne altri.

Gli interventi diretti a sviluppare la resilienza nei bambini/e

L’educazione socio-emotiva per la resilienza (SEE - Social Emotional Education) viene definita come

“il processo attraverso il quale bambini/e e adulti acquisiscono e applicano in modo efficace la conoscenza, le attitudini e le competenze necessarie per comprendere e gestire le emozioni, stabilire e raggiungere obiettivi positivi, sentire e dimostrare empatia per gli altri, stabilire e mantenere relazioni positive e prendere decisioni responsabili”. L’educazione socio-emotiva può essere concettualizzata come una “strategia di resilienza” che, benché universale, protegge in modo efficace i bambini/e più vulnerabili o che possono diventare vulnerabili nel corso della loro vita.

Il progetto europeo RESCUR - Resilience Curriculum ha sviluppato un curriculum di resilienza per la prima infanzia e per le scuole elementari. Il curriculum di resilienza è basato sulle esigenze e i bisogni a livello sociale, economico e tecnologico dei partner coinvolti e ha l’obiettivo di aiutare bambini/e a sviluppare le competenze che possano permettere loro di ottenere buoni risultati accademici e di migliorare il proprio benessere sociale ed emotivo. Il progetto si concentra soprattutto su bambini/e vulnerabili, quali Rom, disabili, figli/e di rifugiati, immigrati e appartenenti a minoranze etniche.

RESCUR si basa su sette temi principali e tende a focalizzarsi non tanto sui fattori di rischio, ma più su un approccio positivo volto a sviluppare i punti di forza che sono già presenti negli studenti e nelle studentesse, sottolineando come sia necessario far sì che questo approccio non diventi un intervento straordinario, ma sia integrato nelle scuole e coinvolga gli insegnanti, gli studenti e i genitori.

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Dicembre 2020

Sempre in ambito europeo, UPRIGHT (Universal Preventive Resilience Intervention Globally) si concentra sugli adolescenti e si propone di sviluppare 18 tipi di capacità in 4 aree collegate con lo sviluppo della resilienza:

1) Mindfulness;

2) Capacità di affrontare i problemi;

3) Efficacia;

4)Apprendimento sociale ed emotivo.

Per quanto riguarda l’Italia, come riportato nel rapporto Strengthening Social and Emotional Education as a core curricular area across the EU, non ci sono linee guida nazionali ufficiali riguardo all’educazione socio-emotiva né è inclusa come materia a parte nei curriculum scolastici. Tra le sperimentazioni condotte nel nostro paese occorre ricordare il programma BY YOUR HAND che si è concentrato su bambini/ e della scuola materna nel Nord Italia e ha avuto come risultati una maggiore competenza sociale ed emotiva di bambini/e, oltre a una diminuzione di problemi comportamentali.

Da citare è il network europeo ENSEC50 (European Network for Social and Emotional Competence) che coinvolge ricercatori, professionisti e policy-makers finalizzato alla condivisione di ricerche, progetti di intervento e buone pratiche inerenti la promozione dell’apprendimento socio-emotivo, la resilienza e salute mentale nei contesti educativi.

A livello nazionale, PROMEHS51 (Promoting Mental Health at Schools) prevede la costruzione di un curriculum scolastico evidence-based per la promozione della salute mentale con attività finalizzate allo sviluppo dell’apprendimento socio-emotivo e della resilienza, coordinato dall’Università di Milano Bicocca, Dipartimento di Scienze Umane per la formazione “R. Massa”.

La resilienza nelle policies e strategie internazionali per il maltrattamento all’infanzia:

L’analisi delle metodologie di successo sperimentali specificatamente sulla resilienza hanno messo in evidenza come questo tipo di approccio necessiti ancora di studio e approfondimenti.

Le strategie di intervento internazionali sul maltrattamento all’infanzia elaborate dalla WHO (Organizzazione Mondiale per la Sanità) e poi progressivamente calate nei contesti nazionali hanno conosciuto negli anni una progressiva evoluzione, grazie a un crescente impegno nello sviluppo di

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Dicembre 2020

approcci sempre più efficaci e mirati. Il punto di riferimento più recente in questo senso è il piano strategico WHO, I.N.S.P.I.R.E. per attuare la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, un documento che rappresenta anche la sintesi e il punto di arrivo delle strategie precedentemente proposte dall’organizzazione. Lanciata nel 2016, INSPIRE rappresenta una strategia globale articolata in 7 piani di intervento la cui adozione è raccomandata a tutti gli Stati assieme a una forte partecipazione della società civile e delle comunità:

1) Implementazione e rafforzamento dei sistemi normativi;

2) cambiamento delle Norme Sociali e valori;

3) Sicurezza del contesto ambientale;

4) sostegno ai genitori e ai caregiver (Parental Support);

5) rafforzamento della situazione reddituale ed economica (Income and economic Strengthening);

6) Risposta nell’offerta dei servizi;

7) Istruzione (Education) e sviluppo delle capacità umane

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Dicembre 2020 Raccomandazioni finali:

1. Occorre sviluppare un sistema informativo puntuale sul tema del maltrattamento all’infanzia.

2. Sono necessari investimenti e nuovi strumenti di governance per ridurre il divario territoriale.

3. Va adottato un approccio multidimensionale per politiche dirette e indirette di prevenzione e contrasto al maltrattamento.

4. Bisogna costruire politiche di medio-lungo termine per incidere sul cambiamento dei comportamenti umani.

5. La resilienza è un fattore protettivo importante che va sviluppato attraverso un approccio trasversale alle politiche e pratiche di intervento. Occorre infatti:

I. adottare l’approccio alla resilienza in tutte le fasi di sviluppo e crescita dei bambini/e.

II. sviluppare la resilienza attraverso programmi specifici e integrare i programmi di prevenzione già in essere.

III. formare operatori/trici e insegnanti alle metodologie per promuovere processi di resilienza.

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Immagine tratta da: https://www.carmencapria.com/maltrattamento-infantile-segni-della-violenza-e- conseguenze/

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Dicembre 2020 BES 2019

Nel rapporto del Bes non ci sono riferimenti diretti ai maltrattamenti all’infanzia, ma si ritiene opportuno riportare alcuni dati relativi a indicatori collegati ai vari fattori di rischio, che possono portare a una forma di maltrattamento nei confronti di bambini/e. Di fatto, la situazione economico- sociale può condizionare la vita del bambino/a e degli adulti.

Ancora troppo basso il numero di bambini che frequentano i servizi dell’infanzia

L’accesso ai servizi della prima infanzia e alla scuola dell’infanzia ha effetti positivi e di lungo termine sulle abilità cognitive e comportamentali del bambino. Le primissime esperienze dei bambini gettano le basi per ogni forma di apprendimento successivo. La legislazione italiana, più che il sentire comune, riconosce al servizio fornito dall’asilo nido anche finalità formative, essendo rivolto a favorire l’espressione delle potenzialità cognitive, affettive e relazionali del bambino, e non lo riduce a una funzione di mero sostegno alle famiglie nella cura dei più piccoli. A questa definizione normativa non fanno tuttavia seguito un investimento adeguato e una partecipazione diffusa alla formazione della primissima infanzia.

L’Italia, infatti, presenta livelli molto bassi di inclusione dei bambini tra 0 e 2 anni nei servizi per l’infanzia. Soltanto il 13% dei bambini tra 0 e 2 anni hanno usufruito dei servizi per l’infanzia comunali. Se si comprendono anche i bambini di 3 anni e le strutture private, la quota arriva al 28,6%, un livello comunque inferiore all’obiettivo europeo di almeno un bambino su tre. L’indicatore di inserimento nel sistema scolastico ed educativo dei piccoli di 4 e 5 anni fornisce, invece, una indicazione positiva: sono inseriti nella scuola dell’infanzia circa il 95% di bambini (o nel primo anno di scuola primaria, perché possono accedervi anche coloro che hanno compiuto cinque anni).

Peggiora la dispersione scolastica

L’indicatore che quantifica l’abbandono precoce del percorso di istruzione e formazione mostra un peggioramento: tra i giovani tra 18 e 24 anni, nel 2018, la quota di chi lascia gli studi senza aver raggiunto un titolo secondario superiore sale al 14,5%, con significative differenze regionali e per genere. Dal 2016 al 2018 aumenta di 1 punto percentuale (dall’11,3% al 12,3%) la quota di ragazze

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Dicembre 2020

tra i 18 e i 24 anni senza diploma e non inserite in un percorso di formazione; un livello inferiore a quello dei ragazzi (16,5% nel 2018, contro il 16,1% del 2016).

Negli ultimi due anni, la percentuale di giovani usciti precocemente dal percorso di formazione è aumentata di 1,6 punti percentuali al Nord (dal 10,6% al 12,2%), con incrementi di 4,1 punti in Veneto (dal 6,9% all’11%) e di 3,4 punti in Piemonte (dal 10,2% al 13,6%). Nel Mezzogiorno, la quota di abbandoni supera il 20% in Calabria (20,3% nel 2018 contro il 15,7% nel 2016) e in Sardegna (23%

contro il 18,1%). Anche Sicilia (22,1%), Campania (18,5%), Puglia (17,5%) e Valle d’Aosta (15,2%) presentano una situazione più grave di quella della media nazionale.

Forti differenze fra regioni

Nelle regioni del Mezzogiorno si trova la quota più elevata di studenti che non raggiungono un livello sufficiente di competenze in Italiano o in Matematica (Figure 5 e 6). Particolarmente grave, per l’Italiano, la situazione in Calabria (insufficienti il 47% degli studenti), Sardegna (46,9%), Sicilia (43,2%) e Campania (42,1%). Per la Matematica, le percentuali più alte di ragazzi con competenze insufficienti sono in Sardegna (60,5%), Calabria (57,7%), Sicilia (57,1%), Campania (55,5%), Puglia (47,8%), Basilicata (47,3%), Molise (44,3%) e Lazio (40,8%).

Rispetto al 2018, si sono però registrati miglioramenti, e le percentuali di studenti con competenze non adeguate sono andate riducendosi. Per l’Italiano, questa diminuzione si è potuta rilevare in Valle d’Aosta (-9,1 punti percentuali), in Calabria (-7,1) e nel Lazio (-6,8). Per la Matematica, si riducono le distanze in Calabria (-10,5), Veneto (-6,1), Emilia-Romagna (-5,9), Sardegna (-5,5) e Lazio (-5,3).

Qualità dei servizi

Gli indicatori del dominio mostrano un generale miglioramento, anche se lieve, rispetto all’anno precedente, in particolare rispetto alla disponibilità di servizi sociali sia per i bambini sia per gli anziani, all’accesso ai servizi essenziali e alla soddisfazione per il trasporto locale; gli indicatori sulle infrastrutture si mantengono sui livelli precedenti (Tavola 1). L’indicatore sull’irregolarità nella distribuzione dell’acqua continua a fornire, invece, segnali negativi, essendo in costante aumento dal 2014.

L’analisi di lungo periodo evidenzia maggiori criticità, con un peggioramento per i servizi per l’infanzia, l’accessibilità dei servizi di base e la disponibilità dei mezzi pubblici urbani, mentre si

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riscontra una lieve riduzione delle irregolarità nella distribuzione dell’acqua e del servizio elettrico.

La soddisfazione per i trasporti, anche se con un andamento intermittente, migliora rispetto al 2010.

Maggiore il rischio povertà e deprivazione per i giovani e i bambini

Tutti gli indicatori di povertà e deprivazione sono peggiori per le classi di età più giovani:

sono il 26,2% i bambini e ragazzi tra 0 e 24 anni a rischio di povertà reddituale, contro il 15% degli anziani di 65 anni e più; la grave deprivazione abitativa riguarda circa l’8% dei giovani tra 18 e 24 anni e poco meno del 2% degli anziani di 75 anni e più; più omogenea la grave deprivazione materiale (poco più del 10% tra i 18-34enni e 7,6% tra gli ultrasettantacinquenni).

Sebbene il rischio di povertà e la grave deprivazione abitativa mostrino un andamento decrescente rispetto all’aumento del età, la grave deprivazione materiale registra valori elevati anche nelle classi di età (35-65 anni) cui dovrebbe corrispondere una occupazione stabile e remunerativa.

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Dicembre 2020 Fonti

https://www.cesvi.org/wp-content/uploads/2020/09/Cesvi_INDICEReg_2020_summary-1.pdf https://www.cesvi.org/approfondimenti/indice-regionale-sul-maltrattamento-allinfanzia-italia/

https://www.cesvi.org/wp-content/uploads/2018/06/Cesvi_INDICEReg_2020_full.pdf https://www.istat.it/it/files//2019/12/Bes_2019.pdf

Documento a cura di:

Michelina Robertini Giuseppe Del Grosso Giuseppe Musicco

Per informazioni:

Sezione Studio e Supporto alla Legislazione e alle Politiche di Garanzia del Consiglio Regionale della Puglia

sezione.legislazione.garanzia@consiglio.puglia.it

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