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La disciplina della coltivazione delle cave di marmo ha iniziato a formarsi già durante l’antichità romana, assumendo fin dalle origini quei caratteri di specialità che da sempre la contraddistinguono.

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INTRODUZIONE

La disciplina della coltivazione delle cave di marmo ha iniziato a formarsi già durante l’antichità romana, assumendo fin dalle origini quei caratteri di specialità che da sempre la contraddistinguono.

Infatti, come meglio sarà analizzato nel prosieguo di questo lavoro, la coltivazione marmifera, in particolare nelle zone di Massa e Carrara, segue una regolamentazione unica e peculiare rispetto ad altre forme di sfruttamento del sottosuolo.

Prima di iniziare l’analisi storica è necessario precisare che

l’utilizzo del termine «coltivazione» può sembrare singolare, ma

pare avere origine con gli antichi romani; essi, pur non considerando

ovviamente il marmo come un frutto soggetto a coltivazione,

ritenevano che la scoperta di una vena marmifera nel sottosuolo

aumentasse il valore del terreno stesso. Essi infatti partivano dalla

considerazione che, una volta estratto, il marmo non rinasce, ma la

sua scoperta non avrebbe certamente reso il fondo più povero, anzi il

suo valore sarebbe stato arricchito dalla scoperta di cave utilizzabili

in futuro. Ancora oggi il termine coltivazione è utilizzato per

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indicare i metodi di estrazione del marmo.

Le cave di marmo peraltro erano dagli antichi romani considerate inesauribili, e classificate come perpetua utilititas

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. Tale inesauribilità, ormai scientificamente confutata, sembra ancora oggi il presupposto su cui si basa il comportamento di alcune aziende marmifere che, con la loro attività estrattiva, hanno di fatto modificato il profilo paesaggistico delle nostre montagne.

Sottesi al mondo dell’escavazione ci sono interessi economici forti e un grosso giro d’affari, questo è particolarmente vero nelle zone di Massa e di Carrara dove l’attività estrattiva rappresenta una voce importante dell’economia locale alla quale sono legate tante piccole medie imprese che operano nella filiera della lavorazione industriale e artigianale, dei trasporti, della commercializzazione (a livello mondiale) e che creano occupazione e rappresentano un valore identitario per questo territorio.

Pur essendo palese l’impatto che le attività estrattive hanno sul paesaggio apuano non è ancora ad oggi possibile, a mio parere, prescindere da queste lavorazioni, per le quali è tuttavia necessaria una regolamentazione più stringente a tutela dell’ambiente e del paesaggio in grado di trovare anche l’equilibrio dei vari interessi

1 A. Landi, La storia giuridica del marmo, in La disciplina degli Agri Marmiferi fra

diritto e storia, Torino, 2005, p. 18.

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pubblici e privati che sono in queste zone più che altrove particolarmente complessi.

Altrettanto complessa sia a livello nazionale e ancor più a livello locale, risulta la disciplina giuridica settoriale costituita dal concorso di una pluralità di fonti normative, dettate anche su materie diverse ma fortemente interferenti fra loro e che vanno a regolamentare una particolare attività economica che deve essere vagliata in stretta relazione al territorio in cui si svolge e quindi nel quadro della cosiddetta amministrazione del territorio.

La normativa delle attività estrattive si trova in relazione con la disciplina del paesaggio e della valutazione di impatto ambientale ed è formata non solo da atti legislativi e da regolamenti ma anche da atti di pianificazione strettamente correlati al governo del territorio.

Pertanto gli interessi dello sviluppo economico devono essere coordinati con gli interessi pubblici in modo che un adeguato regime amministrativo fornisca alle attività economiche un quadro equilibrato di certezza giuridica e sociale per il loro stabile svolgimento e sviluppo.

Oltre alle tematiche legate allo sviluppo sostenibile la materia del

diritto minerario si presta poi a varie differenti tipologie di indagine,

tra queste le particolari situazioni soggettive legate agli agri

marmiferi, sappiamo infatti che le cave sono beni disciplinati come

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beni privati di interesse pubblico

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. Altro ambito di studio, oggi più che mai attuale nella nostra regione, è quello della regolamentazione della attività di escavazione, condizionata dal bilanciamento degli interessi di sviluppo economico con quelli di tutela e salvaguardia del territorio. Inoltre, altro aspetto di rilievo è quello della disciplina giuridica degli oneri fiscali e procedurali, richiesti dagli enti competenti che a vario livello svolgono attività di pianificazione, regolamentazione e controllo, necessari per la ricerca e sfruttamento dei materiali lapidei.

La disciplina degli agri marmiferi dei comuni di Massa e di Carrara in particolare è il risultato dell’azione normativa di vari organi di governo territoriale: il legislatore comunale con il proprio regolamento, come previsto dalla legge di unificazione mineraria del 1927, il Governo cui la stessa legge affidava il compito, peraltro mai assolto e passato successivamente alla regione, di approvare detto regolamento

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, la Regione, durante il periodo di legislazione concorrente con la Legge n. 104 del 1995 e con il Testo Unico in materia di cave miniere e torbiere (L.R. 78/98 e seguenti modifiche)

2 S. Antoniazzi, La disciplina degli Agri Marmiferi fra diritto e storia, Torino, 2005, p. 119 ss.

3 Per Massa non ancora venuto alla luce, per Carrara entrato in vigore solo nel 1995

con un evidente ritardo dovuto ai forti interessi economici in loco e ad un’evoluzione

normativa storica per molti versi differente rispetto non solo al resto dell’Italia ma anche

a realtà molto vicine territorialmente con questi comuni.

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poi, a seguito della modifica costituzionale del titolo V, con atti di legislazione esclusiva (L.R. 1/2005) e mediante interventi di pianificazione, il Parco regionale delle Alpi Apuane cui sono attribuiti compiti di tutela delle zone protette nelle quali ricadono molti degli agri marmiferi attualmente escavati.

In questo lavoro cercherò di descrivere l’evoluzione normativa e

regolamentare che riguarda gli agri marmiferi di Massa e di Carrara

attualmente oggetto di un acceso dibattito pubblico e contestazioni

senza precedenti (tra queste una serrata organizzata dalle

associazioni industriali di Massa e Carrara) a seguito dell’adozione

del PIT con valenza di piano paesaggistico, adottato con

deliberazione n. 58 del consiglio regionale toscano il 2 luglio 2014, e

la nuova proposta di legge mineraria che pongono precisi paletti in

materia di tutela ambientale portando così una rivoluzione nel settore

e non solo.

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