Introduzione
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INTRODUZIONE
Attualmente, in Italia, l’energia elettrica prodotta dalla combustione di oli combustibili costituisce circa il 21% della produzione termoelettrica totale (Rapporto Ambientale ENEL 2003) e l’olio combustibile utilizzato nelle centrali termoelettriche costituisce il 27,6% del consumo totale dei combustibili fossili. A fronte di tale consumo si producono circa 12000 ton/anno di fuliggini, queste sono solitamente materiali estremamente eterogenei, le cui caratteristiche chimico-fisiche dipendono fortemente dalle proprietà dell’olio di partenza e dalle condizioni operative in camera di combustione quali temperatura, tenore di ossigeno, assetto dei bruciatori, aggiunta di additivi, ecc.. Generalmente, le fuliggini sono caratterizzate da una elevata percentuale di incombusti (50-90% in peso) e una frazione inorganica costituita da ossidi e solfati di metalli quali V, Ni, Na, Al, Si, Mg ecc facilmente lisciviabili. Per quanto riguarda la granulometria, le fuliggini sono generalmente costituite da particelle fini con diametro non superiore a 250µm.
Sulla base della loro composizione (presenza di consistenti quantità di metalli pesanti), le fuliggini da olio combustibile sono classificate dalla normativa vigente (decreto legislativo del 5/2/1997 n°22 (allegato D) e i decreti successivi ad esso (D.M. 11/3/98 N.141)) come rifiuto speciale pericoloso che, pertanto, deve essere smaltito in discariche controllate del tipo 2B e 2C. Il decreto legislativo 22/97 (Decreto Ronchi), che disciplina la gestione dei rifiuti, suggerisce dove possibile un recupero energetico e/o di materiale dalle fuliggini prima della messa in discarica.
Le soluzioni adottate in passato per lo smaltimento delle fuliggini da olio combustibile prevedevano, oltre alla messa in discarica del rifiuto tal quale, il loro utilizzo come co- combustibile in centrali alimentate a carbone. A seguito, però, di normative più restrittive sulle emissioni di tali impianti di co-combustione, nel 2003 solo circa 950 tonnellate di fuliggini, pari all’8,3% del totale prodotto in Italia in Centrali Termoelettriche ad olio, sono state destinate a recupero mentre il restante 91,7% è stato conferito in discarica.
Una possibile alternativa alla messa in discarica può essere rappresentata dal recupero
di metalli quali V e Ni attraverso processi idrometallurgici che prevedono una preliminare
lisciviazione acida/basica ed il successivo recupero energetico del residuo carbonioso che
ne deriva.
Introduzione
II