Capitolo 5 - Conclusioni
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Capitolo 5. CONCLUSIONI
L’analisi del polimorfismo di C. stellatus e T. atlantica per mezzo dei marcatori ISSR ha permesso di evidenziare:
− una maggior variabilità genetica di C. stellatus, specie ad ampia dispersione, rispetto a T. atlantica, specie a bassa dispersione, come evidenziato 1) dal numero di loci amplificati, 2) dal numero di genotipi condivisi, 3) dalle differenze nella variabilità intra-località emersa dall’analisi della varianza molecolare. Il t-test applicato alle diversità genetiche di Nei 1973 (H) ed all’indice di Shannon (I) delle due specie non ha consentito, invece, di evidenziare differenze interspecifiche significative.
− una maggior strutturazione genetica in T. atlantica rispetto a C. stellatus. Ciò è emerso 1) dalla componente inter-isola dell’analisi della varianza molecolare, 2) dall’analisi del dendogramma UPGMA, 3) dai valori dell’Fst di
Weir e Cockerham.
Per indagare ulteriormente i livelli di variabilità delle due specie oggetto di studio, oltre agli ISSR, in futuro si potrebbero utilizzare marcatori molecolari codominanti come, ad esempio, i microsatelliti. Tuttavia, bisogna tener presente che i microsatelliti non sono ancora stati sviluppati per le due specie, sebbene esistano per Chthamalus montagui (Pannacciulli et al., 2005), specie congenerica di C. stellatus. Tali marcatori, se opportunamente ottimizzati, potrebbero trovare applicazione anche in quest’ultima specie. Lo sviluppo di microsatelliti per T. atlantica, invece, dovrebbe essere fatto ex-novo e ciò
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129 comporterebbe tempi e costi tali da rendere questa opzione non realistica, almeno nell’immediato futuro.
Un altro marcatore che potrebbe essere impiegato è il tratto di Citocromo Ossidasi I del DNA mitocondriale. Tale gene è stato oggetto di studio di un precedente lavoro (Milana, 2004) focalizzato sulle stesse specie e sulle stesse località di studio. L’ottimizzazione, già eseguita, della coppia di primer consente di amplificare esattamente la stessa regione di DNA nelle due specie, permettendo cosi’ di sequenziare e confrontare la sequenza nucleotidica a livello inter- ed intra- specifico.
Un approfondimento futuro del presente lavoro potrebbe essere quello di considerare l’eventuale effetto della dimensione delle isole sulla diversità genetica delle specie in esame, andando a considerare più popolazioni appartenenti a isole di dimensioni diverse e confrontando i pattern genetici relativi. Questa opportunità sarebbe di semplice realizzazione in quanto i campioni utilizzati nel presente lavoro sono solo una parte di un campionamento molto più ampio realizzato durante la spedizione alle Azzorre del 2003. Pertanto, si tratterebbe solo di espandere il dataset utilizzando tali campioni già presenti nel nostro laboratorio, per molti dei quali, tra l’altro, il DNA è già stato estratto.
Sarebbe anche interessante confrontare i risultati ottenuti nel presente studio con quelli risultanti da località distribuite in un habitat continuo. Per esempio, i risultati relativi a C. stellatus dell’Arcipelago delle Azzorre, esempio di habitat frammentato, potrebbero essere confrontati con i dati ottenuti da individui della stessa specie prelevati dalle coste portoghesi, esempio di habitat
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130 continuo. Infatti, un habitat continuo potrebbe favorire ulteriormente l’omogeneizzazione del pattern genico, grazie all’aumentato flusso genico ed al contributo delle popolazioni intermedie. Tale tipo di raffronto non può essere fatto per T. atlantica, essendo essa distribuita solo su isole oceaniche.
Un ulteriore sviluppo futuro del presente lavoro potrebbe essere quello di verificare gli effetti della topografia costiera sulla dispersione larvale dei cirripedi e, di conseguenza, sul loro pattern genetico. A tal fine si potrebbero considerare, nell’ambito della stessa isola, un maggior numero di località aventi caratteristiche topografiche differenti e confrontare il tasso di variabilità genetica di popolazioni di coste aperte con quella di popolazioni sottoposte a ritenzione larvale.
Al fine di verificare la presenza o meno dell’effetto del fondatore nel determinare la minor variabilità genetica osservata in T. atlantica, si potrebbero eseguire dei confronti tra i livelli di variabilità di T. atlantica dall’Arcipelago delle Azzorre ed i livelli di variabilità di T. atlantica da Madeira (i cui campioni sono già disponibili in laboratorio) e dalle Bermuda. Essendo queste isole di origine più antica rispetto alle Azzorre (Manning et al., 1986; Morton & Britton, 1998), l’eventuale ottenimento di maggior variabilità genetica in esemplari provenienti da queste aree andrebbe a confermare l’importanza dell’origine più recente e del marcato effetto del fondatore, caratteristiche delle popolazioni azzorriche di
T. atlantica, sulla scarsa variabilità genetica osservata.
Un ulteriore spunto di studio potrebbe essere quello di confrontare la variabilità genetica tra specie di cirripedi delle Azzorre di nessun interesse
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131 commerciale, come le due specie oggetto di studio di questa tesi, con specie altresì ampiamente sfruttate come, per esempio, Megabalanus azoricus.
Lo studio degli effetti della frammentazione dell’habitat sul flusso genico è di fondamentale importanza e richiede approfondimenti finalizzati alla progettazione di misure conservative. In particolare, assumono grande interesse gli studi che mettono a confronto le risposte alla frammentazione dell’habitat di specie con diverse tipologie dispersive e la capacità delle stesse di superare differenti tipi di barriere.