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PARTE SPERIMENTALE

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Academic year: 2021

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4. La gestione della flora infestante nel Comune di

Livorno.

4.1. Metodologie di controllo.

La superficie destinata al verde pubblico nel Comune di Livorno si estende per 187 ha. La manutenzione di queste aree è affidata in parte (il 30%) al personale comunale ed in parte a ditte o cooperative specializzate.

Sono di competenza comunale la Villa Fabbricotti, la Villa Mimbelli, la Villa Marta, il Parco Pertini e tutto il lungomare, cioè tutte quelle aree di maggior pregio cittadino per le quali è richiesta una manutenzione accurata e professionale.

Come nella maggior parte delle municipalità italiane, la flora spontanea viene gestita facendo ricorso agli erbicidi o ai mezzi meccanici come lo sfalcio, con il solo scopo di eliminare la vegetazione più sviluppata che è la causa di evidenti danni estetici.

Per quanto riguarda il diserbo chimico, viene impiegato il formulato commerciale “Round-up Bio Flow”, un erbicida a base di Glyphosate alla concentrazione del 36%, distribuito alla dose di 25-30 g di formulato commerciale per ogni litro d’acqua.

I trattamenti chimici vengono eseguiti due volte l’anno, uno in primavera e l’altro in autunno, principalmente la mattina presto (per evitare di recare fastidio alla vita quotidiana dei cittadini e al traffico) e in assenza di vento (principale responsabile dell’effetto “deriva” ), tramite l’utilizzo di irroratrici di tipo portato o di tipo spalleggiato, (Figura 4.1).

Figura 4.1. Irroratrice spalleggiata e formulato commerciale di erbicida utilizzati nel controllo chimico nel Comune di Livorno (a sinistra); distribuzione dell’erbicida mediante l’utilizzo di un’irroratrice portata, equipaggiata con lancia manuale (a destra).

Come prescritto dalla L.R. 36/99, il Comune chiede l’autorizzazione alla ASL di competenza specificando il luogo, il periodo d’intervento ed il prodotto commerciale utilizzato. La ASL, a sua volta, autorizza la distribuzione degli erbicidi, obbligando il Comune a redigere un programma dettagliato settimanale, sulla cui base effettuare i possibili controlli.

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4.2. Problematiche presenti e future.

La gestione della flora spontanea adottata dal Comune di Livorno ha mostrato alcune problematiche, sia a livello di programmazione e di attuazione degli stessi interventi sia per i risultati ottenuti.

Il diserbo chimico infatti, deve essere attuato preferibilmente la mattina presto per evitare l’intralcio tra le operazioni di distribuzione degli erbicidi, il traffico e la vita quotidiana dei cittadini, e non sempre gli addetti comunali sono disposti ad iniziare il proprio turno di lavoro in anticipo rispetto al normale orario previsto.

Inoltre, il doppio trattamento annuale, adottato dai responsabili della manutenzione del verde, non è sufficiente a garantire un livello di controllo soddisfacente, che è raggiungibile intervenendo almeno 4-5 volte all’anno, ma tale frequenza è in conflitto con l’esigenza della salvaguardia dell’ambiente, della salute dei cittadini e con le difficoltà pratiche dell’esecuzione dei trattamenti chimici nelle aree urbane.

In ultimo esame, è necessario sottolineare la preoccupazione degli amministratori pubblici del verde relativa al potenziale inquinamento delle falde acquifere e dei corsi d’acqua legato all’utilizzo degli erbicidi, tra cui il glyphosate, che secondo alcuni studi risulta avere numerose interazioni negative con l’organismo dell’uomo e degli animali domestici (Savitz et al., 1997, Arbuckle et al., 2001, Howe et al., 2004).

Per far fronte a queste problematiche l’Ufficio Verde e Decoro Urbano del Comune di Livorno ha instaurato una collaborazione con la Sezione Meccanica Agraria e Meccanizzazione Agricola del Dipartimento di Agronomia e Gestione dall’Agroecosistema (MAMA-DAGA) e con il Centro Interdipartimentale di Ricerche Agro-Ambientali “E. Avanzi” della Facoltà di Agraria dell’Università di Pisa, finalizzata alla ricerca ed alla sperimentazione di metodologie di controllo della flora spontanea alternative al diserbo chimico, con particolar riferimento all’impiego del pirodiserbo.

Tale collaborazione ha permesso lo svolgimento di alcune prove sperimentali, destinate a verificare le effettive possibilità d’impiego del pirodiserbo nel controllo delle infestanti su varie tipologie di superfici dure in area urbana ed i risultati ottenuti con differenti modalità di applicazione.

4.3 Prove sperimentali per la valutazione dell’impiego del

pirodiserbo nella gestione delle infestanti.

4.3.1. Prime sperimentazioni.

Nel periodo primavera-autunno del 2004, sono state eseguite le prime prove sperimentali, finalizzate a confrontare il tradizionale diserbo chimico con il pirodiserbo, su varie superfici caratterizzate da differenti tipologie costruttive: terra battuta, inghiaiato e blocchetti di porfido.

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L’efficacia dei trattamenti è stata valutata determinando le variazioni della copertura della flora infestante in funzione dei trattamenti.

La percentuale di copertura è stata determinata analizzando fotografie digitali, scattate in punti precisi delle aree di prova, sia al momento del primo rilievo che ad ogni controllo precedente un nuovo intervento, mediante l’utilizzo di una griglia standard, rapportando il numero dei nodi su cui insisteva la vegetazione spontanea a quello totale.

I risultati ottenuti sulle varie tipologie di superficie hanno evidenziato la più elevata efficacia del pirodiserbo nel controllo della flora spontanea, sia in termini di riduzione della superficie coperta, che in termini di rapidità di azione (numero di giorni necessari per la totale eliminazione delle malerbe dalla superficie) (Peruzzi et al., 2005).

4.3.2. Le sperimentazioni successive

Sulla base dei risultati ottenuti nel 2004 e con l’intento di approfondire il tema del controllo delle infestanti su superfici dure per mezzo del pirodiserbo, nel 2006 è stato avviato un programma di ricerca biennale (2006-2008) che ha come obbiettivo quello di individuare strategie innovative e sostenibili sul piano ecologico ed economico per il controllo delle malerbe in ambito urbano.

A tal proposito sono iniziate e risultano tutt’ora in fase di svolgimento alcune prove sperimentali in cui il diserbo chimico viene messo a confronto con il pirodiserbo.

I trattamenti a confronto sono: diserbo chimico (2 trattamenti/anno), integrato (1 diserbo chimico e 6 interventi di pirodiserbo/anno), 6 trattamenti di pirodiserbo/anno , 12 trattamenti di pirodiserbo/anno.

Il numero di interventi termici è stato stabilito sulla base della copertura infestante ritenuta adeguata alla zona trattata.

Il livello di pirodiserbo di intensità pari a 12 trattamenti/anno è quello che, sulla base dei risultati ottenuti nel 2004, aveva consentito di massimizzare l’effetto dell’intervento termicoo, mentre quello di intensità pari a 6 trattamenti/anno è quello che ipoteticamente dovrebbe consentire un risultato accettabile a costi inferiori.

La sperimentazione è iniziata alla fine di aprile del 2006 ed interessa alcune aree dislocate lungo la passeggiata a mare di Livorno, dalla Terrazza Mascagni ad Antignano.

Al fine di riportare alcuni risultati del primo anno di ricerca è stata presa in esame l’area corrispondente al perimetro esterno dell’Accademia Navale, in zona Barriera Margherita.

In questa area, la copertura infestante registrata all’inizio della sperimentazione era mediamente pari al 70% e quindi notevolmente al di sopra della soglia del 10% richiesta in funzione del pregio urbanistico della zona (Figura 4.2).

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Variazione copertura percentuale Accademia Nautica 0 20 40 60 80 100 120 140 27-ap r-06 4-lu g-06 23-ot t-06 14-n ov-06 1-fe b-07 15-mar -07 14-m ag-07 11-gi u-07 Data Rilievo Co p e rt u ra %

6 TR 12 TR Conv Int Test

Figura 4.2. Grafico relativo alle variazioni della copertura percentuale a seguito degli interventi eseguiti secondo le strategie previste dalla sperimentazione, presso l’area individuata sul muro esterno dell’Accademia Nautica.

Il pirodiserbo effettuato per 12 volte/anno (12TR) ha determinato il miglior risultato, sia in termini di riduzione della copertura delle infestanti, che in termini di mantenimento della copertura al di sotto della soglia del 10% durante tutto il periodo in esame.

Da aprile ad ottobre, infatti, il pirodiserbo ha ridotto la copertura delle infestanti dal 70 allo 0%, con in seguito lievi incrementi che non hanno superato l’8%.

Il pirodiserbo effettuato per 6 volte/anno ha consentito di ridurre progressivamente l’infestazione di circa il 40%, e, nonostante la copertura delle malerbe sia risultata inferiore al 10% soltanto nel mese di maggio, dal mese di Febbraio a quello di Giugno 2007 ha comunque permesso di contenere la copertura mediamente intorno al 20%.

La gestione integrata ha ridotto la copertura delle infestanti nei primi 6 mesi nella stessa entità del pirodiserbo 12TR, ma nel periodo successivo si è assistito ad una progressiva reinfestazione che ha portato le malerbe a raggiungere il 50% di copertura nel mese di febbraio 2007.

La drastica riduzione della copertura della flora infestante osservata nel mese di maggio, sembra dovuta ad un intervento di sfalcio con decespugliatori che ha interessato l’intera area e che è stato eseguito senza preavviso in occasione di una manifestazione sportiva.

Il sistema convenzionale, invece, dopo una lieve riduzione della copertura delle infestanti, a seguito del primo intervento primaverile, non ha consentito di ottenere un controllo ottimale delle malerbe, che, anzi, hanno addirittura superato da novembre 2006 a marzo 2007 la copertura iniziale con un picco del 118% a febbraio 2007.

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Come è possibile osservare dal grafico riportato in figura 4.2, il diserbo chimico determina un andamento dello sviluppo delle infestanti simile a quello del testimone non trattato, evidenziando così la scarsa efficacia degli erbicidi distribuiti con la frequenza adottata nella gestione ordinaria del Comune di Livorno.

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5. Prove di gestione fisica della flora spontanea tramite

l’impiego del pirodiserbo.

L’Ufficio Verde e Decoro Urbano del Comune di Livorno, visti i risultati ottenuti dalle varie prove sperimentali effettuate e considerando l’assenza di restrizioni legate all’utilizzo del pirodiserbo in area urbana, ha manifestato un notevole interesse legato alla reale possibilità d’impiego di questa metodologia nella gestione e nel controllo della flora spontanea nella città.

Per far fronte a questo crescente interessamento espresso dagli amministratori pubblici del verde e con la volontà di approfondire ulteriormente le ricerche sulle applicazioni del pirodiserbo, è stata avviata una prova finalizzata all’esecuzione di una vera e propria gestione della flora infestante in alcune aree della città di Livorno, con il supporto tecnico e scientifico del CIRAA “E. Avanzi” e della Sezione MAMA-DAGA dell’Università di Pisa.

5.1 Finalità della prova di gestione.

La programmazione degli interventi che un ente pubblico deve eseguire per soddisfare le esigenze dei cittadini e garantire la loro quotidiana fruizione del verde urbano è complessa ed il controllo della flora spontanea assorbe gran parte della manodopera a disposizione.

La scelta di utilizzare il diserbo chimico come metodologia di controllo della vegetazione infestante può essere, in qualche modo, giustificata dal fatto che i pochi interventi eseguibili, risultano essere rapidi, agevolando il loro inserimento all’interno delle altre mansioni di gestione del verde.

Inoltre, come già accennato in precedenza, questa tipologia di controllo della flora spontanea, deve essere impiegata, come d’altronde tutte le altre, in funzione delle condizioni meteorologiche, ed in particolare in assenza di eccessiva ventilazione o presenza di acqua libera sulla vegetazione, poiché questi fattori possono ridurre l’efficienza del trasferimento di calore dalla fiamma alla pianta.

Queste prove hanno dato la possibilità di quantificare i consumi ed i costi relativi all’impiego del pirodiserbo, di stabilire i tempi necessari all’esecuzione dei trattamenti e di proporre strategie di controllo più efficaci, nonché di testare l’efficacia, la versatilità e l’affidabilità di alcune attrezzature specificatamente ideate per interventi di pirodiserbo, adattandole alle caratteristiche delle aree soggette ai trattamenti ed ottimizzandone le prestazioni.

5.2. Materiali e metodi.

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La prima fase della ricerca è stata dedicata alla scelta delle aree in cui eseguire la gestione termica, individuate infine nella Terrazza Mascagni e nel Parco di Viale d’Antignano.

Figura 5.1. Immagini satellitari delle aree destinate alla gestione termica (Google Earth, 2007); Terrazza Mascagni (sopra) e del Parco di Viale d’Antignano (sotto).

La scelta delle aree da trattare è stata indirizzata verso quelle zone in cui la manutenzione è competenza diretta dell’Ufficio Verde e Decoro Urbano del Comune, poiché ciò consentiva una migliore gestione del personale a disposizione.

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La Terrazza Mascagni, grazie alla sua posizione centrale rispetto al lungomare livornese, rappresenta un punto di ritrovo fondamentale per la cittadinanza, in quanto fruita in tutte le stagioni dell’anno, sia durante il giorno che alla sera, da persone di tutte le fasce d’età.

Con una superficie pianeggiante di 51.400 m2, di cui 14.520 a prato ed oltre 36.000

occupata da vialetti e piazzali, la Terrazza Mascagni è caratterizzata dalla presenza di un gazebo in stile “liberty” e da una rete di vialetti che delimitano numerose aiuole.

L’area del Parco di Viale d’Antignano, situata nella parte più a sud del lungomare, ha una superficie complessiva di 52.500 m2, di cui 33.000 a tappeto erboso e 15.500 a vialetti,

ed è disposta su più livelli che degradano dalla strada al mare e che sono collegati da scalinate e gradonate.

La pavimentazione dei vialetti è costituita, in entrambe le aree, da terreno stabilizzato rullato su cui poggia uno strato di ghiaia distribuita non uniformemente.

Per valutare l’efficacia della gestione termica, espressa in termini di riduzione della superficie occupata dalle malerbe, all’interno delle zone sono state individuate delle sotto-aree sulle quali sono stati eseguiti due rilievi floristici secondo il metodo di abbondanza-dominanza di Braun-Blanquet (1932), all’inizio ed alla fine della prova di gestione. Questo metodo è basato su una stima visiva della copertura della flora spontanea che prende in esame sia la quantità (abbondanza) delle specie presenti che il vantaggio competitivo che hanno le une rispetto alle altre in termini di sviluppo sul piano orizzontale e su quello verticale (dominanza). Le sotto-aree campione sono state suddivise in parcelle testimone ed in parcelle trattate con pirodiserbo.

Per quanto riguarda la Terrazza Mascagni, sono state prese in considerazione, inizialmente, le due aiuole a forma triangolare presenti nella parte settentrionale dell’area, dove i tre lati di ciascuna aiuola costituiscono per ciascuna il testimone e le due parcelle trattate.

Successivamente, per poter valutare l’efficacia del pirodiserbo nella parte prospiciente al gazebo (dove la presenza della vegetazione spontanea è dovuta principalmente al notevole accumulo dell’acqua di deriva proveniente dal sistema d’irrigazione che bagna quotidianamente la base del cordolo di contenimento delle aiuole) sono state prese in considerazione tre fioriere di forma ovale presenti adiacenti alla passeggiata; in questo caso non è stato individuato un testimone (Figura 5.2).

Figura 5.2. A destra una delle due aiuole di forma triangolari ed a sinistra una delle fioriere adiacenti alla passeggiata lungomare, di Terrazza Mascagni.

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Nel Parco di Viale d’Antignano, invece, è stata considerata una sola replica, con due parcelle ed un testimone, rappresentate rispettivamente dai lati interni delle aiuole situate nella piazzetta superiore e da una fioriera circolare presente nello slargo vicino al mare (Figura 5.3).

Figura 5.3. Testimone (a sinistra) e parcelle trattate (a destra) individuate nel Parco di Viale d’Antignano Per quanto riguarda la gestione termica, il numero di trattamenti da eseguire non era stato definito preventivamente, in quanto l’obiettivo era quello di raggiungere, in base al tempo a disposizione ed alla disponibilità delle attrezzature, un livello qualitativo accettabile, che per il valore delle aree in questione non doveva superare il 10% di copertura infestante.

Considerando i risultati ottenuti nel corso delle prime prove sperimentali effettuate a Livorno, e valutando la copertura iniziale della vegetazione presente all’inizio della gestione, per poter raggiungere lo standard qualitativo fissato era stato stabilito che sarebbero stati necessari dagli 8 ai 12 interventi.

I trattamenti di pirodiserbo sono stati eseguiti mediante l’utilizzo di un attrezzatura carrellata e di un’operatrice semovente, entrambe progettate e realizzate presso la Sezione Meccanica Agraria e Meccanizzazione Agricola del Dipartimento di Agronomia e Gestione dell’Agroecosistema dell’Università di Pisa con la collaborazione del personale tecnico CIRAA “E. Avanzi”, presso le officine delle rispettive strutture.

L’attrezzatura carrellata utilizzata (Figura 5.4) è costituita da un piccolo telaio su ruote su cui viene alloggiata una bombola di GPL da 15 kg collegata, tramite un tubo di gomma di 4 m di lunghezza, ad una lancia manuale, equipaggiata con un bruciatore a bacchetta largo 15 cm.

Figura 5.4. Attrezzatura carrellata utilizzata nelle gestione termica (a sinistra); operaio comunale durante un trattamento di pirodiserbo (a destra).

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La pressione d’esercizio può essere misurata con un manometro e variata tramite un regolatore, entrambi collegati alla bombola, mentre il flusso di GPL può essere gestito tramite un interruttore di massimo e uno minimo, posizionati sull’impugnatura della lancia.

Particolare attenzione deve invece essere dedicata al prototipo di operatrice semovente. La macchina (Figura 5.5) è dotata di quattro ruote, di cui le anteriori motrici e le posteriori “pivottanti”, che garantiscono una elevata manovrabilità, ed è inoltre equipaggiata con un motore a ciclo Otto a quattro tempi di potenza pari a 4,4 kW, e con un cambio meccanico a cinque rapporti più la retromarcia; la velocità dell’operatrice può variare da 1 fino a 5 km/h.

Figura 5.5. Rappresentazione grafica dell’operatrice semovente progettata e realizzata presso la sezione MAMA del DAGA.

(Da sinistra verso destra, partendo dall’alto) Vista laterale, frontale e dall’alto dell’operatrice: 1) bruciatori; 2) tramoggia contenente acqua; 3) serbatoi di GPL; 4) manometro e regolatore di pressione; 5) pannello di controllo; 6) cambio rapporto di marcia; 7) motore; 8) catene di protezione; 9) collettore dei gas di scarico che attraversa la tramoggia.

La macchina, al netto dei serbatoi di GPL e dell’acqua che funge da scambiatore termico, pesa 139 kg ed è lunga 140 cm, alta 103 cm e larga dai 95 ai 140 cm (a seconda del tipo di conformazione).

Questa operatrice per il pirodiserbo è equipaggiata con 5 bruciatori a bacchetta larghi 25 cm, inseriti frontalmente su di un piccolo telaio.

Variando l’inclinazione degli elementi laterali del telaio, collegati alla parte centrale da apposite cerniere, necessarie a prevenire danni in caso di urto, i due bruciatori laterali possono essere facilmente inclinati rispetto alla direzione di marcia e regolati sia frontalmente che per trattamenti laterali (Figura 5.6).

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Figura 5.6. (In alto) Particolare delle cerniere di sicurezza, che collegano gli elementi laterali del telaio di aggancio dei bruciatori alla parte centrale (a sinistra ed al centro); (In basso a sinistra) trattamento con bruciatori laterali posizionati frontalmente; (in basso a destra)trattamento con bruciatore laterale inclinato rispetto alla direzione di marcia.

In funzione della tipologia di superficie, i bruciatori possono essere regolati in altezza ed inclinazione rispetto al terreno, anche se la disposizione generalmente idonea ad eseguire i trattamenti è quella che prevede un’inclinazione di 35° e ad una distanza dal suolo di 7,5 cm.

All’operatrice è collegata, tramite un condotto regolabile fino alla lunghezza massima di 8 m per mezzo di un arrotolatore automatico, anche una lancia manuale dotata di un bruciatore a bacchetta largo 15 cm, utilizzata principalmente per trattamenti di rifinitura nei punti particolarmente “difficili” (Figura 5.7).

Figura 5.7. Trattamento di pirodiserbo, in cui la rifinitura delle zone difficilmente raggiungibili dall’operatrice semovente, viene eseguita con la lancia manuale ad essa collegata (a sinistra); particolare dell’arrotolatore automatico (a destra).

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In questa operatrice, così come per l’attrezzatura carrellata, i bruciatori utilizzati appartengono ad una tipologia innovativa.

Questi infatti, presentano fori calibrati ed un ugello esterno che, sfruttando l’effetto Venturi, svolge un ruolo simile ad un carburatore, ottimizzando la combustione della miscela “aria-GPL”.

Questi bruciatori permettono di aumentare l’efficacia e l’affidabilità delle attrezzature diminuendo anche i possibili malfunzionamenti dovuti all’ostruzione dei fori di uscita (Peruzzi et al., 2007c; Raffaelli et al, 2007) (Figura 5.8).

Figura 5.8. Particolare del bruciatore dell’operatrice semovente (a sinistra) e dell’ugello esterno (a destra).

I serbatoi di combustibile, costituiti dalle normali bombole commerciali di GPL da 15 kg, sono posizionate all’interno di una tramoggia contenente acqua.

Tra i bruciatori e la tramoggia è inserita una protezione costituita da una serie di catene, necessarie a proteggere le gomme delle ruote dal calore prodotto dalla fiamma.

I gas di scarico del motore vengono convogliati all’interno di un apposito condotto che attraversa la tramoggia e riscalda il liquido permettendo un efficiente scambio di calore ed un buon recupero dell’energia (Figura 5.9).

Figura 5.9. Particolare delle catene a protezione delle ruote (a sinistra) e del tubo di convogliamento dei gas di scarico che permette il riscaldamento dell’acqua dentro la tramoggia (a destra).

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Ciascuna bombola di GPL è provvista di un regolatore di pressione e di un manometro ed è connessa con un impianto che permette di controllare 3 bruciatori, caratterizzato da due valvole manuali ed una automatica di sicurezza per ciascun elemento.

Le valvole manuali permettono la regolazione del flusso del GPL (chiuso, elevato oppure basso), mentre il sistema automatico di controllo è costituito da una termocoppia, che è posizionata all’interno di ciascun bruciatore che permette di arrestare il flusso di GPL nel caso in cui la fiamma si spenga, agendo sull’elettrovalvola.

Tutti i sistemi di controllo appaiono ergonomici, essendo posizionati davanti all’operatore alla guida e potendo quindi essere facilmente gestiti. (Figura 5.10).

Figura 5.10. Particolare del manometro e del regolatore di pressione collegati alla bombola di GPL (a sinistra) e dell’impianto di sicurezza (a destra).

Dai primi collaudi eseguiti, questa operatrice si è subito rivelata molto versatile e facile da manovrare, permettendo l’esecuzione di interventi efficienti ed efficaci.

Per quanto riguarda la gestione fisica, i trattamenti sono stati effettuati rispettando l’orario lavorativo comunale ed eseguiti direttamente dal personale addetto alla manutenzione dell’Ufficio Verde e Decoro Urbano.

Per rendere più agevole le operazioni di diserbo, si è ritenuto opportuno iniziare la mattina, quanto le aree di gestione erano ancora poco frequentate.

I trattamenti di pirodiserbo sono stati localizzati principalmente lungo i percorsi pedonali e intorno alle varie aiuole, in quanto i cordoli di contenimento sono costituiti da piccoli massi allineati che permettono la colonizzazione delle specie erbacee dal tappeto erboso delle aiuole, ai vialetti.

Per ridurre i tempi necessari all’esecuzione degli interventi, le attrezzature precedentemente descritte, sono state utilizzate contemporaneamente: infatti, mentre uno dei due addetti al verde, utilizzava l’operatrice semovente per il trattamento dei vialetti, l’altro, con l’attrezzatura carrellata, eseguiva gli interventi di rifinitura.

Per entrambe le attrezzature, la pressione d’esercizio del GPL utilizzata in fase di lavoro è stata di 0,2 MPa, mentre la velocità di avanzamento impiegata per i trattamenti con l’operatrice semovente è variata tra 1 e 2 km/h.

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Durante il periodo di prova, sono stati eseguiti 12 trattamenti in Terrazza Mascagni e 9 al Parco di Viale d’Antignano; inoltre sono stati presi in considerazione i giorni effettivamente disponibili per l’esecuzione dei trattamenti, considerando le condizioni meteorologiche, la disponibilità degli operatori comunali e quella delle attrezzature.

5.3. Risultati e discussione.

L’andamento termo-pluviometrico del periodo di prova di gestione è rappresentato in figura 5.11. Andamento Termo-Pluviometrico 0 5 10 15 20 25 30 se t-06 ot t-06 no v-06 di c-06 gen -07 fe b-07 ma r-07 ap r-07 Mese T e m p er at u ra ( °C ) 0 50 100 150 200 250 P re ci p it a zio n i (m m ) Pmedia 2006-07 Pmedia 1980-2005 Tmin TminMed Tmax TmaxMed

Figura 5.11. Andamento termo-pluviometrico relativo al periodo di gestione termica.

Come è possibile osservare le temperature massime medie mensili, risultano quasi sempre superiori alla media calcolata per il quindicennio 1980-2005.

Questo aspetto ha fortemente condizionato il risultato della gestione termica, in quanto l’inverno mite che ha caratterizzato il suddetto periodo, ha permesso alle infestanti di mantenere un livello di “aggressività” piuttosto elevato e quindi di superare più facilmente lo stress termico indotto dal pirodiserbo.

5.3.1. Analisi della copertura della flora infestante.

Nella Terrazza Mascagni la copertura infestante è stata ridotta nelle aiuole triangolari di circa l’86% dai trattamenti di pirodiserbo, e di circa il 59% nelle fioriere adiacenti la passeggiata.

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Terrazza Mascagni

Aiuole Triangolari 79,1 45,3 94,0 8,3 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 110 120 09-ott-06 25-giu-07 Co p e rt u ra % Testimone Pirodiserbo

Terrazza Mascagni

Fioriere 6,8 65,3 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 110 120 09-ott-06 25-giu-07 Co p e rt u ra % Pirodiserbo

Figura 5.12. Grafici relativi alla variazione della copertura infestante nelle aiuole triangolari (in alto) e nelle fioriere adiacenti la passeggiata lungomare (in basso) di Terrazza Mascagni.

Anche la copertura del testimone si è ridotta nel tempo (-34%), ma tale riduzione è imputabile ad una variazione delle specie infestanti. A giugno, infatti, è stata riscontrata una più elevata presenza di graminacee che tendono ad avere un minor effetto coprente rispetto a dicotiledoni come quelle appartenenti alla famiglia delle Asteracee.

Nel Parco di Viale d’Antignano la presenza iniziale di infestanti nelle zone trattate era più elevata rispetto al testimone (+30%) (Figura 5.13).

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Parco Antignano Aiuole 50,2 37,6 2,7 80,4 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 110 120 09-ott-06 25-giu-07 Co p e rt ur a % Testimone Pirodiserbo

Figura 5.13. Grafico relativo alla variazione della copertura infestante nel parco di Viale d’Antignano.

Nonostante ciò il pirodiserbo ha ridotto la copertura delle malerbe di circa il 70%, dimostrando la sua efficacia anche in quest’area.

Anche in questo caso la copertura infestante del testimone si è ridotta durante la sperimentazione, ma in maniera statisticamente non significativa.

5.3.2. Analisi dei consumi di GPL e dei costi di esercizio.

Durante la prova di gestione sono stati calcolati i consumi di GPL relativi ai vari trattamenti.

Purtroppo per la presenza di solo due rilievi relativi al calcolo della copertura, non è possibile osservare come varia la quantità di GPL utilizzato in funzione della variazione di superficie infestante.

In queste aree la gestione delle infestanti tramite diserbo chimico non rientra nella ordinaria programmazione del Comune di Livorno e gli unici interventi realizzati sono rappresentati dagli sfalci straordinari, volti all’eliminazione della vegetazione più sviluppata.

Per tale motivo, il numero elevato di interventi eseguiti, 12 in Terrazza Mascagni e 9 al Parco d’Antignano, sono giustificati proprio dalla situazione di partenza, che come già detto in precedenza, era caratterizzata da una flora spontanea molto sviluppata e ben affrancata.

I consumi registrati per la Terrazza Mascagni (Figura 5.14) mostrano come i primi trattamenti abbiano richiesto una quantità di GPL molto alta, proprio per far fronte all’elevata copertura iniziale, seguita da una graduale riduzione del combustibile impiegato.

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È necessario considerare che a partire dal terzo trattamento in poi, la superficie trattata è stata ridotta notevolmente, in quanto in giornate di libeccio e di ponente, l’acqua di mare ha raggiunto le superfici più vicine alla riva portando al disseccamento di gran parte della flora infestante e rendendo inutile un nuovo trattamento termico.

Da metà gestione in poi si è assistito ad un sostanziale livellamento dei consumi di GPL, che tendono ad aumentare leggermente verso la fine della prova, quando a causa di un periodo di indisponibilità delle attrezzature, non è stato possibile eseguire alcun trattamento, permettendo di conseguenza il recupero da parte delle specie vegetali presenti, nei confronti delle quali è stato necessaria, negli interventi successivi, utilizzare una quantità maggiore di combustibile.

Per quanto riguarda i consumi sostenuti nel Parco di Viale d’Antignano, è possibile notare una sostanziale uniformità del consumo di GPL utilizzato nei trattamenti effettuati (Figura 5.14).

Terrazza Mascagni - Consumo GPL

83,0 79,5 59,1 54,9 28,8 25,5 29,1 28,5 23,5 35,8 35,6 50,2 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 8-no v-06 24-no v-06 30-no v-06 04-ge n-07 02-f eb-07 27-f eb-07 15-m ar-07 28-m ar-07 17-a pr-07 16-m ag-07 25-m ag-07 14-g iu-07 1° 2° 3° 4° 5° 6° 7° 8° 9° 10° 11° 12° data - n° trattamento kg G P L

Parco Viale Antignano - Consumo GPL

24,7 18,8 20,7 24,3 19,7 14,3 17,6 21,5 16,9 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 30-ge n-07 22-fe b-07 16-m ar-0 7 5-m ar-07 18-a pr-07 17-ma g-07 24-ma g-07 11-g iu-07 20-g iu-07 1° 2° 3° 4° 5° 6° 7° 8° 9° data - n° trattamento kg G P L

Figura 5.14. Consumi relativi ai vari trattamenti eseguiti in Terrazza Mascagni (in alto) e nel Parco del Viale d’Antignano (sopra).

Il consumo di GPL sull’unità di superficie, tenendo conto del fatto che la pressione di esercizio del gas utilizzata è sempre stata di 0,2 MPa, è risultato variare soltanto in funzione della velocità di avanzamento dell’operatrice semovente. Alla velocità più ridotta (1 km/h),

(19)

impiegata all’inizio della gestione quando le infestanti erano notevolmente sviluppate, il consumo di GPL è stato pari a 108 kg/ha, mentre alla velocità di esercizio massima sostenibile dall’operatore (3 km/h), il consumo è stato di 36,8 kg/ha.

Questi consumi hanno confermato i risultati ottenuti in precedenti prove sperimentali effettuate, sia in ambiente controllato al banco prova, sia su diverse tipologie di superficie dura in ambiente urbano.

La stima dei costi del trattamento termico, relativi alle sperimentazioni effettuate a Livorno nel 2004 (confronto tra pirodiserbo e gestione chimica tradizionale) ed a Pisa nel 2006 (confronto tra pirodiserbo e gestione tradizionale tramite sfalcio), nell’ambito di un progetto specifico finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pisa, è riportata sinteticamente nella Tabella 5.1, in cui i costi sono espressi in valore indice rispetto alla gestione convenzionale, fatta pari a 100.

Tipologia di gestione Indice di costo Tipologia di gestione Indice di costo

Convenzionale chimico 100 Meccanico 100

Pirodiserbo 12TR 68,9 Pirodiserbo 12TR 36,4

Pirodiserbo 6TR 117,3 Pirodiserbo 6TR 62,0

Tabella 5.1. Stima dei costi di esercizio della gestione con pirodiserbo espressa come indici percentuali rispetto alla gestione convenzionale eseguita a Livorno (chimica) e Pisa (meccanica).

Come è possibile osservare, la strategia di controllo per mezzo del pirodiserbo risulta essere più conveniente di circa il 30% rispetto alla gestione chimica, nel caso di interventi meno frequenti (6TR = 6 interventi annui), e leggermente più costosa nel caso di interventi più frequenti (12TR = 12 trattamenti annui). Se confrontato con la gestione meccanica, il pirodiserbo è decisamente più conveniente, con costi inferiori del 40 ed del 60%, rispettivamente nel caso di interventi meno e più frequenti.

5.4. Conclusioni.

Il presente lavoro sperimentale ha permesso di verificare l’efficacia del pirodiserbo come tecnica per il controllo delle infestanti su superficie dura in ambito urbano, nonché quella di alcune attrezzature specificatamente realizzate per intervenire in questi contesti.

Il pirodiserbo ha consentito di raggiungere un risultato “qualitativo” indubbiamente superiore rispetto alla gestione ordinaria del Comune di Livorno che prevede l’impiego di diserbanti chimici. Con i mezzi termici, infatti, è stata riscontrata, non soltanto una maggior riduzione della copertura delle malerbe, che con la frequenza maggiore di interventi (12 trattamenti/anno) è stata portata al di sotto della soglia del 10% (considerata come quella ottimale in relazione all’importanza urbanistica delle zone trattate), ma anche un contenimento molto più costante nel tempo dei processi di ricolonizzazione da parte della vegetazione.

(20)

Nonostante l’elevata presenza di infestanti ed il loro avanzato stadio di sviluppo, registrati all’inizio della prova di gestione, il numero dei trattamenti di pirodiserbo ed i consumi di GPL sono apparsi pressoché in linea con quanto previsto.

Il costo di applicazione del pirodiserbo è compreso tra 0,7 e 1 €/m2. Malgrado questa

cifra appaia elevata, è necessario tuttavia ricordare che la situazione di partenza era caratterizzata da una vegetazione infestante molto sviluppata ed affrancata, e dotata di una levata capacità di ricaccio, che ha necessariamente obbligato ad intervenire molto frequentemente soprattutto durante i primi mesi per ottenere un sostanziale abbattimento della copertura. Come già verificato in altre esperienze condotte nella città di Pisa, la frequenza dei trattamenti di pirodiserbo tende a ridursi nel tempo, in quanto produce un effetto “autocatalitico” che determina un progressivo contenimento della densità della flora infestante e di quella potenziale, e di conseguenza anche dei consumi di GPL. Per questo motivo è ipotizzabile che i costi di una gestione ordinaria delle malerbe nei contesti cittadini per mezzo del pirodiserbo possano incidere in maniera relativamente marcata durante il primo anno, ma si riducano progressivamente in quelli successivi.

Le attrezzature utilizzate si sono rivelate pienamente idonee allo scopo per il quale sono state ideate, oltre che versatili ed affidabili. Gli unici inconvenienti sono stati legati a piccoli malfunzionamenti delle termocoppie del mezzo semovente durante le prime fasi della sperimentazione, che però sono sempre stati risolti con semplicità.

La gestione delle infestanti su superficie dura nei contesti urbani per mezzo del pirodiserbo richiede un’attenta programmazione. Poiché gli interventi devono essere eseguiti con una certa costanza soprattutto durante il periodo primaverile-estivo, è necessario rispettare il calendario dei trattamenti, e ciò è possibile attraverso una distribuzione oculata del lavoro tra gli addetti, i quali a loro volta dovranno gioco forza adeguarsi ad una differente tipologia di intervento.

Inoltre, la prova di gestione ha evidenziato l’importanza dell’ordinaria pulizia e manutenzione delle aree destinate ai trattamenti di pirodiserbo. In alcune occasioni, infatti, la presenza di sporcizia o di materiale vegetale secco ha rappresentato un potenziale rischio di incendio, costringendo chi stava effettuando il pirodiserbo ad interrompere il lavoro per rimuovere le fonti di pericolo, rallentando così lo svolgimento del trattamento.

Il controllo non chimico delle infestanti per mezzo del pirodiserbo risulta, quindi, idoneo ad una gestione del verde urbano decisamente più attenta alle esigenze della tutela della salute e del “benessere” complessivo dei cittadini, poiché vengono praticamente eliminati i rischi di contaminazione ambientale e di inquinamento da erbicidi, pur garantendo un risultato molto soddisfacente.

La possibile diffusione di questi sistemi non può che passare attraverso la realizzazione di esperienze specifiche che permettano di individuare, in ogni ambiente e su ogni superficie, le soluzioni tecniche più rispondenti.

(21)

Questo non facile compito può essere assolto con competenza ed efficacia soltanto da strutture pubbliche di ricerca quali quelle universitarie, che sono in grado di fornire un adeguato supporto scientifico ad altri soggetti pubblici (comuni, province, parchi naturali, etc.) e privati (cooperative di servizi, imprese, etc.) che gestiscono le infestanti in area urbana, definendo strategie e tecniche, individuando tra quelle esistenti le attrezzature più adatte, o realizzandone di nuove.

Il ruolo della ricerca universitaria risulta quindi strategico in quanto consente di “creare” un circolo virtuoso che porta tangibili benefici ai gestori (pubblici e privati) del verde, ai costruttori di macchine agricole, ai cittadini ed all’ambiente.

(22)
(23)

Allegato 1

LEGGE REGIONALE 1 luglio 1999, n. 36

“Disciplina per l’impiego dei diserbanti e geodisinfestanti nei settori

non agricoli e procedure per l’impiego dei diserbanti e

geodisinfestanti in agricoltura”.

9.7.1999 Bollettino Ufficiale della Regione Toscana - n. 20

ARTICOLO 1

(Ambito di applicazione e finalita’)

1. La presente legge disciplina l’impiego dei prodotti fitosanitari ad azione diserbante e/o geodisinfestante per scopi non agricoli ai sensi dell’art. 5, comma 22 del Decreto Legislativo 17 marzo 1995, n. 194 "Attuazione della direttiva 91/414/CEE in materia di immissione in commercio di prodotti fitosanitari".

2. Disciplina altresi’ le procedure per l’impiego dei diserbanti e geodisinfestanti in agricoltura al fine di assicurare il controllo mirato, nell’ambito delle rispettive competenze, da parte delle Aziende USL e dell’ARPAT sul corretto impiego di tali prodotti secondo le indicazioni e prescrizioni contenute nell’etichetta e nel rispetto delle buone pratiche di utilizzo ai sensi dell’art. 3 del DLgs 194/95.

ARTICOLO 2

(Definizioni)

1. Ai fini della presente legge vengono definiti come:

a) diserbanti i prodotti fitosanitari che combattono le piante indesiderate o impediscono la germinazione dei semiindesiderati, compresi i prodotti ad azione disseccante;

b) geodisinfestanti i prodotti fitosanitari che esplicano nel terreno un’azione specifica contro organismi nocivi alle piante coltivate;

c) trattamenti gli impieghi agricoli ed extra agricoli dei prodotti fitosanitari elencati ai precedenti punti a) e b);

d) impiego in ambito agricolo quello su terreni destinati alla coltivazione e loro pertinenze o direttamente su colture agricole e forestali;

ARTICOLO 3

(Requisiti per l’utilizzo)

1. I prodotti fitosanitari di cui all’art. 2 devono essere specificamente autorizzati dal Ministero della Sanita’ e possono essere utilizzati a condizione che siano rispettate tutte le prescrizioni contenute all’art. 3 del DLgs 194/95;

2. L’impiego e’ consentito solo nel rispetto di tutte le indicazioni e prescrizioni riportate sull’etichetta appositamente approvata, con decreto di registrazione del Ministero della Sanita’, per ogni preparato commerciale.

ARTICOLO 4

(Comunicazione preventiva)

1. Chiunque per se’ o per conto terzi, impiega prodotti fitosanitari contenenti sostanze ad azione diserbante e geodisinfestante, destinati all’utilizzo in agricoltura, deve darne preventiva comunicazione almeno cinque giorni prima del previsto periodo

(24)

del/dei trattamenti, al Dipartimento di Prevenzione dell’Azienda USL competente per territorio, al fine di consentire alle Aziende medesime di effettuare un monitoraggio sul territorio regionale relativo all’uso di tali prodotti.

2. Nel caso di utilizzo ripetuto dei prodotti di cui al comma 1., in periodi successivi del medesimo anno solare, e’ sufficiente una unica comunicazione preventiva annuale comprensiva degli interventi programmati.

3. La comunicazione preventiva viene effettuata con il modulo di cui all’allegato 1 della presente legge.

4. La comunicazione preventiva non e’ necessaria nel caso di interventi di geodisinfestante contro gli attacchi di nottue in considerazione del carattere di urgenza di tali interventi.

L’effettuazione dell’intervento deve comunque essere comunicata all’Azienda USL competente per territorio nei successivi tre giorni.

5. Il Consiglio regionale, entro 3 anni dall’entrata in vigour della presente legge adotta, su proposta della Giunta regionale, un atto di individuazione delle aree dove, in base al monitoraggio effettuato ai sensi del comma 1, l’uso dei prodotti fitosanitari ad azione diserbante e geodisinfestante, e’ tale da comportare rischi di natura sanitaria e/o ambientale.

6. In seguito all’adozione dell’atto di cui al comma 5, sono tenuti alla presentazione della comunicazione preventive esclusivamente i soggetti che effettuano trattamenti nelle aree individuate dalla deliberazione del Consiglio regionale.

ARTICOLO 5

(Tutela della risorsa idrica)

1. Possono essere interessate dai trattamenti esclusivamente le aree site a non meno di 10 metri dalla sponda di fiumi, stagni e lagune, salvo nel caso di utilizzo di prodotti specificamente autorizzati per i quali in etichetta e’ espressamente consentito l’impiego nelle aree di cui sopra e distribuiti con machine irroratrici dotate di dispositivi per caduta, per contatto o altri con effetto deriva della stessa grandezza.

2. Al fine della tutela della risorsa idrica si rinvia a quanto disciplinato dal Decreto Presidente della Repubblica 24 maggio 1988 n. 236 "Attuazione della direttiva CEE n. 80/778 concernente la qualita’ delle acque destinate al consumo umano ai sensi dell’art. 15 della L. 16 aprile 1987 n. 183, dalla LR 9 novembre 1994, n. 86.

ARTICOLO 6

(Impieghi in ambito non agricolo di prodotti fitosanitari ad azione diserbante e geodisinfestante)

1. Per scopi non agricoli e’ consentito il solo impiego di prodotti non appartenenti alle classi "molto tossici", "tossici" e "nocivi" di cui al Decreto Presidente della Repubblica 24 maggio 1988 n.223 "Attuazione delle direttive CEE numeri 78/631, 81/187 e 84/291 concernenti il riavvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative alla classificazione, all’imballaggio e all’etichettatura dei preparati pericolosi (antiparassitari), ai sensi dell’art. 15 della legge 16 aprile 1987, n. 183" e che non rientrino fra le sostanze di cui all’allegato 2 della presente legge.

2. I prodotti impiegati devono avere caratteristiche di minima persistenza ambientale accertata con la registrazione del prodotto e non devono riportate in etichetta indicazioni di tossicita’ per la fauna terrestre e acquatica, nonche’ per la microflora e la microfauna.

(25)

3. Chiunque per se’ o per conto terzi, impiega prodotti fitosani contenenti sostanze ad azione diserbante e geodisinfestante, destinati all’utilizzo per scopi non agricoli deve richiedere ed ottenere il nulla-osta di carattere sanitario del Dipartimento di Prevenzione dell’Azienda USL competente per territorio. La richiesta di nulla-osta di carattere sanitario deve essere effettuata con apposito modulo approvato come allegato 3 della presente legge. L’Azienda USL deve rilasciare tale nulla-osta nel termine perentorio di 20 giorni.

4. L’area trattata deve essere delimitata e segnalata da parte dell’operatore addetto al trattamento con cartelli di pericolo e di divieto di accesso alle persone non autorizzate, che abbiano le caratteristiche di cui all’allegato 4, sia durante il trattamento che per tutto l’intervallo di agibilita’, stabilito in almeno 48 ore, salvo diversa indicazione approvata con Decreto del Ministero della Sanita’ e precisata in etichetta.

5. Il Sindaco, qualora sussistano motivi di pericolo per la salute pubblica, vieta con propria Ordinanza, anche su indicazione dell’Azienda USL competente per territorio, l’accesso nelle aree interessate dal trattamento per un intervallo di agibilita’ correlato al prodotto impiegato.

6. Le aree interessate dai trattamenti devono trovarsi a non meno di 10 metri dalle abitazioni e dai ricoveri degli animali.

7. Le aree interessate dai trattamenti devono altresi’ trovarsi a non meno di 10 metri dalle strade di pubblico passaggio.

8. E’ possibile derogare dalle distanze di cui ai commi 6 e 7 del presente articolo quando sulle stesse aree vengano effettuati trattamenti con prodotti fitosanitari appositamenti registrati presso il Ministero della Sanita’ per tali scopi e distribuiti con macchine irroratrici dotate di dispositivi per caduta, per contatto o altri con effetto deriva della stessa grandezza.

ARTICOLO 7

(Macchine irroratrici)

1. Le macchine irroratrici per la distribuzione dei diserbanti (barre) devono essere perio-dicamente sottoposte a controllo diagnostico e taratura, tali da garantire il contenimento dell’effetto deriva, la minima dispersione dei prodotti impiegati e la corretta distribuzione dei principi attivi.

2. Il controllo diagnostico e la taratura devono essere effettuate da officine o da altri soggetti idonei dotati di specifica attrezzatura.

3. La Regione, nell’ambito degli stanziamenti previsti dale leggi di bilancio regionale, promuove e sostiene i progetti atti a favorire il controllo diagnostico e la taratura delle machine irroratrici di cui al comma 1.

4. Per l’attuazione di quanto disposto ai commi 1, 2 e 3, la Giunta regionale, entro sei mesi dall’entrata in vigore della presente legge, propone per l’approvazione al Consiglio regionale un programma per la definizione di tempi e modalita’ di effettuazione delle verifiche di cui al comma 1, di modalita’ per la verifica dell’idoneita’ delle officine di cui al comma 2, nonche’ delle modalita’ per il finanziamento dei progetti di cui al comma 3.

5. Le macchine irroratrici dovranno comunque essere sottoposte ad un primo controllo diagnostico da effettuarsi entro la data di approvazione del programma di cui al comma 4. Tale controllo dovra’ avvenire presso officine specializzate o in proprio.

La verifica effettuata dovra’ essere comprovata da autocertificazione redatta secondo lo schema di cui all’allegato 5.

(26)

6. Le attestazioni di cui al comma 5 devono essere conservate in azienda e tenute a disposizione degli organismi di vigilanza.

ARTICOLO 8

(Corretto uso dei prodotti fitosanitari ad azione diserbante e geodisinfestante) 1. La Giunta regionale con apposito atto, entro 180 giorni dall’entrata in vigore della presente legge, formula criteri per il corretto uso dei prodotti fitosanitari con particolare riguardo alla tutela della risorsa idrica e dell’operatore nelle fasi di preparazione e distribuzione delle miscele.

ARTICOLO 9

(Divieti di impiego)

1. Fatta salva l’applicazione delle norme a tutela della salute dei lavoratori, e’ vietato far distribuire diserbanti e geodisinfestanti a minori di anni 18, ai sensi della Legge 17 ottobre 1967, n. 977 "Tutela del lavoro dei fanciulli e degli adolescenti", alle donne in stato di gravidanza e di allattamento, ai sensi del Decreto Legislativo 25 novembre 1996, n. 645 "Recepimento della Direttiva 92/85/CEE concernente il miglioramento della sicurezza e della salute sul lavoro delle lavoratrici gestanti, puerpere o in periodo di allattamento".

ARTICOLO 10

(Vigilanza)

1. I competenti servizi dei Dipartimenti di Prevenzione delle Aziende USL, dell’ARPAT e gli altri organi istituzionalmente preposti sono incaricati di vigilare sul rispetto della presente legge.

2. I Dipartimenti di Prevenzione delle Aziende USL e l’ARPAT concordano l’effettuazione dei prelievi nelle zone interessate dai trattamenti ed in prossimita’ delle risorse da tutelare di cui all’art. 5 comma 1, su campioni di acque destinate al consume umano da inviare ai laboratori per accertare la rispondenza ai parametri previsti dal DPR 236/88. 3. I risultati analitici dovranno essere inviati ai Dipartimenti di Prevenzione delle Aziende USL ai quali spetta la valutazione e l’eventuale proposta al Sindaco di adozione di provvedimenti a tutela della salute pubblica.

ARTICOLO 11

(Sanzioni amministrative)

1. I trasgressori alle disposizioni di cui all’art. 4 sono soggetti alla sanzione amministrativa del pagamento di una soma da lire 100.000 a 600.000.

2. I trasgressori alle disposizioni di cui all’art. 5 comma 1 e all’art. 6 comma 1, 2, 3, 4, 6 e 7 sono soggetti alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da lire 1.000.000 a 6.000.000.

3. I trasgressori alle disposizioni di cui all’art. 7 sono soggetti alla sanzione amministrativa del pagamento di una soma da lire 100.000 a 600.000;

4. E’ in ogni caso fatta salva l’applicazione delle sanzioni previste dall’art. 21 del DPR 236/88, del DLgs 194/95 e della LR 84/94.

(27)

ARTICOLO 12

(Norma finanziaria)

1. Agli oneri derivanti dall’applicazione della presente legge, decorrenti dall’anno 2000, si provvede con legge annuale di bilancio.

Allegato 1

Comunicazione preventiva ex art. 4 comma 1 della L.R. n. 36 del 1.7.99 "Impiego di diserbanti, disseccanti e geodisinfestanti in agricoltura" - Trattamenti AGRICOLI

Allegato 2

1. Non possono essere utilizzati i prodotti fitosanitari classificati come sostanze cancerogene di categoria 1, 2 e 3 ai sensi della Direttiva Comunitaria 67-548, a cui sono state attribuite le frasi di rischio

R40 Possibilita’ di effetti irreversibili R45 Puo’ provocare il cancro

R49 Puo’ provocare il cancro per inalazione

2. Non possono essere utilizzati i prodotti fitosanitari classificati come sostanze mutagene di categoria 1, 2 e 3 ai sensi della Direttiva Comunitaria 67-548 a cui sono state attribuite le frasi di rischio

R40 Possibilita’ di effetti irreversibili R46 Puo’ provocare alterazioni genetiche

3. Non possono essere utilizzati i prodotti fitosanitari classificati come sostanze tossiche per la riproduzione di categoria 1, 2 e 3 ai sensi della Direttiva Comunitaria 67-548, a cui sono state attribuite le frasi di rischio

R60 Puo’ diminuire la fertilita’

R61 Puo’ danneggiare i bambini non ancora nati R62 Possibile rischio di riduzione della fertilita’

R63 Possibile rischio di danno ai bambini non ancora nati R64 Possibile rischio per i bambini allattati al seno

4. Non possono essere utilizzati i prodotti fitosanitari classificati dalla Commissione Consultiva Tossicologica Nazionale (CCTN) come sostanze cancerogene di categoria 1, 2, 3 (3a, 3b) o mutagene di categoria 1, 2, 3 o tossico riproduttive di categoria 1, 2, 3

5. Non possono essere utilizzati i prodotti fitosanitari classificati dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) di Lione dell’Organizzazione Mondiale della Sanita’ (WHO) come sostanze cancerogene nel gruppo 1, 2 (2a, 2b).

Allegato 3

Richiesta nulla-osta di carattere sanitario ex art. 6 comma 3 della L.R. n. 36 del 1.7.99 "Impiego di diserbanti e geodisinfestanti nei settori extragricoli" - Trattamenti extragricoli

Allegato 4

CARTELLI SEGNALETICI - Caratteristiche intrinseche

I pittogrammi devono essere il piu’ possibile semplici, con omissione dei particolari di difficile comprensione.

I cartelli devono essere costituiti di materiale il piu’ possibile resistente agli urti, alle intemperie ed alle aggressioni dei fattori ambientali.

(28)

Le dimensioni e le proprieta’ colorimetriche e fotometriche dei cartelli devono esser tali da garantirne una buona visibilita’ e comprensione.

Per le dimensioni si raccomanda di osservare la seguente formula: A>L2-2000

Ove A rappresenta la superficie del cartello espressa in m2 ed L e’ la distanza, misurata in metri, alla quale il cartello deve essere ancora riconoscibile. La formula e’ applicabile fino ad una distanza di circa 50 metri.

Per le caratteristiche cromatiche e fotometriche dei materiali si rinvia alla normativa di buona tecnica dell’UNI.

Condizioni d’impiego

I cartelli vanno sistemati tenendo conto di eventuali ostacoli, ad un’altezza e in una posizione appropriata rispetto all’angolo di visuale, all’ingresso della zona interessata.

Il cartello va rimosso quanto non sussiste piu’ la situazione che ne giustifica la presenza Cartelli da utilizzare

Cartello di divieto

Caratteristiche intrinseche: - forma rotonda

- pittogramma nero sul fondo bianco; bordo e banda (verso il basso da sinistra a destra lungo il simbolo, con una inclinazione di 45) rossi (il rosso deve coprire almeno il 35% della superficie del cartello).

Cartello di avvertimento

Caratteristiche intrinseche: - forma triangolare

- pittogramma nero su fondo giallo, bordo nero (il giallo deve coprire almeno il 50% della superficie del cartello)

Allegato 5

DICHIARAZIONE DI EFFETTUATO CONTROLLO DELLE BARRE IRRORATRICI (art. 9 Legge Regionale n. 36/1.71999)

(29)
(30)

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Figura

Figura 4.1. Irroratrice spalleggiata e formulato commerciale di erbicida utilizzati nel controllo chimico nel  Comune di Livorno (a sinistra); distribuzione dell’erbicida mediante l’utilizzo di un’irroratrice portata,   equipaggiata con lancia manuale (a d
Figura 4.2. Grafico relativo alle variazioni della copertura percentuale a seguito degli interventi eseguiti secondo  le strategie previste dalla sperimentazione, presso l’area individuata sul muro esterno dell’Accademia Nautica
Figura 5.1. Immagini satellitari delle aree destinate alla gestione termica (Google  Earth, 2007); Terrazza Mascagni  (sopra) e del Parco di Viale d’Antignano (sotto)
Figura 5.2. A destra una delle due aiuole di forma triangolari ed a sinistra una delle fioriere adiacenti alla  passeggiata lungomare, di Terrazza Mascagni
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