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CAPITOLO 1 – LA MUCCA SELLATA SI RISCUOTE. Dalla morte di Stalin all 1956 MA Ł A STABILIZACJA. Il programma politico di Gomu 1 ł ka ’

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CAPITOLO 1 – La Polonia dal 1956 al 1968. L’età di Gomułka

LA MUCCA SELLATA SI RISCUOTE. Dalla morte di Stalin all’Ottobre 1956 MAŁA STABILIZACJA. Il programma politico di Gomułka

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LA MUCCA SELLATA SI RISCUOTE

“Voler introdurre il comunismo in Polonia è come tentare di sellare una mucca.”

Stalin

Dalla morte di Stalin all’Ottobre polacco del 1956

La mattina del 7 marzo 1953 in Polonia circola ufficialmente la notizia dell’avvenuta morte del “Grande Stalin1”, come da adesso in poi verrà chiamato l’ex segretario generale del PCUS . Il decesso doveva essere avvenuto qualche giorno prima, nella notte tra il 4 e il 5, probabilmente per embolia cerebrale.

Trybuna Ludu titola così Przestało bić serce wodza ludzkości – Wielkiego Stalina. Ha cessato di battere il cuore del capo del popolo - del Grande Stalin. In Italia il quotidiano del partito comunista scrive, quasi in un grido, Stalin è morto2. Una grande immagine di

Stalin e un grande titolo in entrambi i casi.

In Polonia, accanto alla foto, ci sono i ‘comunicati’ attraverso i quali si esprime la voce ufficiale della Repubblica Popolare di Polonia, compaiono in ordine, secondo la gerarchia di potere. Il primo è il komunikat di Mosca, del Comitato Centrale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica, del Consiglio dei Ministri dell’URSS e del Presidio del Consiglio

1 Nella settimana successiva al 7 marzo sui giornale si parla di Stalin come di “Wielki Stalin”, il

Grande Stalin

2 dall’Unità del 4 marzo 1953. sopra al grande titolo in grassetto sottolineato si scrive ‘gloria eterna

all’uomo che più di tutti ha fatto per la liberazione e per il progresso dell’umanità’ e ancora nei due

riquadri laterali ‘onore al grande Stalin’ a destra, e ‘viva la causa invincibile del comunismo’ a sinistra.

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Superiore dell’URSS, si rivolge a tutti i membri del Partito e a tutti i lavoratori dell’Unione Sovietica.

Sotto il grande volto di Stalin c’è invece –con caratteri più piccoli e in tono più sommesso- il komunikat del Comitato Centrale del Partito Operaio Unificato Polacco, del Consiglio dei Ministri della Repubblica Popolare Polacca e del Consiglio di Stato della Repubblica Popolare Polacca e si rivolgono ai Lavoratori, agli Uomini e all’Inteligencja che lavora! Alle Donne Polacche e ai Giovani! Ai Soldati Polacchi! Al Popolo Polacco.

Ancora sotto le parole del primo ministro e del presidente.

Con la morte di Stalin e la successiva crisi del sistema sovietico è di nuovo la fine di un’epoca. Dopo la fine della guerra e dell’occupazione nazista a ovest e comunista ad est, la Polonia aveva finalmente ottenuto la libertà, fu un periodo molto breve e, per di più, durante anni di sofferenza, tra le ferite della guerra e il caos della ricostruzione. La distruzione degli ebrei d’Europa3 è avvenuta in larga misura su territorio polacco4; basti pensare ai soggiorni di Claude Lanzmann in Polonia, fonte primaria del suo film-documentario Shoah “(…)a quei tempi ero una bomba carica di sapere, ma senza detonatore. La Polonia è stato il mio detonatore(..)5”, il regista francese parla con chi vive

nei luoghi dello sterminio e, intervistando gli osservatori, apre una pagina fondamentale della storia della Shoà, sul meccanismo di funzionamento dello sterminio e sull’esperienza di chi osserva: la Polonia non è soltanto il territorio dove lo sterminio è “successo”, ma è anche l’esperienza di chi lo ha “visto”. Il paese è ancora da ricostruire e il ricordo della capitale rasa al suolo è ancora esperienza; “(…)a Varsavia andammo ad abitare proprio dove iniziavano le rovine del ghetto. Infatti noi bambini non potevamo attraversare la strada, perché di là c’era di tutto, macerie con le bombe inesplose, granate…(…)6”. È in

questa condizione che Europa, America e Russia mescolano le carte della politica a proprio assoluto vantaggio. Sebbene Stalin amasse pronunciare metafore di grande effetto, come quando disse che ‘introdurre il comunismo in Polonia è come tentare di

3 RAUL HILBERG, La distruzione degli ebrei dell’Europa orientale, Einaudi, Torino 1995

4 GITTA SERENY, In quelle tenebre, Milano, Adelphi 1994, vedi la cartina di pp.520.521; ed.or. Into

that Darkness. From mercy killing to mass murder, McGraw Hill, Londra 1974

5 CLAUDE LANZMANN, Shoah, Bompiani, Bologna 2000, p.1. Il film di Lanzmann viene presentato

al pubblico nel 1985, vd.anche il fondamentale saggio sulla mempria polacca dell’Olocausto, MICHAEL C.STEINLAUF, Bondage to the Dead. Poland and the Memory of the Holocaust, Syracuse University Press, Syracuse New York 1997

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sellare una mucca’, il comunismo, e con esso il partito unico e la messa a tacere di ogni altra espressione politica7, furono velocemente introdotti, sistemati e ben consolidati sul suolo polacco, attraverso l’introduzione di governanti filosovietici nei dicasteri importanti e la graduale eliminazone delle voci contrarie.

La generazione che farà il ’68 in Polonia nasce nella seconda metà degli anni quaranta, “(…)Eravamo la generazione dei nati più o meno nel 1945-46, dopo il trattato di Jalta, quando ormai la Polonia apparteneva già al blocco dell’est. Persone che non hanno conosciuto né la guerra, né la Seconda repubblica, ossia il periodo tra le due guerre, quando la Polonia era democratica e indipendente(…)8”. La generazione del marzo è la

prima generazione di cittadini che sono cresciuti e sono stati educati nella Repubblica Popolare Polacca9. Hanno frequentato scuole ludowe-popolari, si sono conosciuti partecipando alle attività degli scout rossi, hanno giocato nei cortili comunisti dei blok (i palazzi popolari) ed hanno respirato l’aria delle conversazioni politiche marxiste. Sono persone, ricorda Barbara Torunczyk, che “(…)conoscevano soltanto il sistema socialista come sistema naturale nel quale crescere(…)10”.

Dopo il 1945 si ha una crescita vertiginosa degli iscritti al partito comunista – che è stato denominato PPR Partito Operaio Polacco11 nel 1944-: nel 1945 sono 300 mila mentre un anno prima erano quasi la metà. Lo storico Mark Mazower richiama l’attenzione sul fattore importante di quello che definisce il genuino entusiasmo12 col quale in molti

abbracciarono la “Nuova Fede13”, entusiasmo per l’Unione Sovietica e per i successi dell’Armata Rossa (si pensi anche che l’esercito russo aiuterà fattivamente nella ricostruzione delle città polacche distrutte); l’entusiasmo per la novità di un sogno ideologico che sembrava esaudire i desideri diffusi di cambiamento sociale ed economico.

7 Nel 1948 nasce il Partito Operaio Unificato Polacco, dalla fusione del Partito Socialista Polacco

con il Partito Operaio Polacco, .

8 Barbara Torunczyk, intervista in Documenti (in seguito BT)

9 dal 1949 la Repubblica Polacca assume la denominazione di PRL (Polka Rzeczpospolita Ludowa -

Repubblica Popolare Polacca) in seguito Polonia Popolare

10 BT, in Documenti

11 PPR Polska Partia Robotnicza, letteralmente Partito Lavoratore Polacco, più spesso tradotto in

italiano come Partito dei Lavoratori Polacchi

12 MARK MAZOWER, Dark Continent: Europe’s Twentieth Century, op.cit., p.259

13 Czeslaw Milosz, La mente prigioniera, Adelphi, Milano 1999 (e 1981), vedi il capitolo Murti-Bing,

pp.23-77. Le riflessioni sulla vulnerabilità della mente sono state scritto a Parigi nel 1951-52 e qui pubbliate nel 1953.

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Per gli ebrei sopravvissuti alla Shoà è il sogno di un paese dove finalmente “(…)non ci sarebbe stato posto per l’antisemitismo, perché doveva essere vietato(…)14”.

Mosca ha un piano di ingegneria politica molto chiaro, vuole il controllo dell’Europa dell’est e lo realizza attraverso l’ideologia inclusiva che trasforma i paesi confinanti dapprima in repubbliche amiche e poi in democrazie popolari sorelle. La trasformazione è il delicato quanto cruciale passaggio che viene gestito e affidato ai governanti filosovietici.

Il padre di Barbara Toruńczyk, Henryk, ha combattuto in Spagna nelle brigate Dąbrowski15, non può rientrare in Polonia perché gli è stata tolta la cittadinanza in quanto comunista, quindi raggiunge la Russia dove si arruola nell’esercito comunista polacco, “(…)attraversa quel percorso che si chiamava „da Lenino a Berlino“. Lenino era la città russa dove formarono quell’esercito, “a Berlino” ossia fino al momento della liberazione. Era l’esercito polacco che stava dietro all’esercito russo. L‘esercito comunista che quando arrivò in Polonia fondò il governo comunista di Lublino, quello che poi fu responsabile del processo del 1946-48, quando la Polonia fu „comunistizzata“ da questo piccolo governo. Si chiamava PKWN, il Comitato Polacco di Liberazione Nazionale, questo fu il primo nome del primo governo comunista polacco.(…)16”.

La decisione di istituire un Governo Provvisorio Polacco viene presa a Mosca tra il 18 e il 20 luglio 1944, in chiara contrapposizione e negazione del valore politico e rappresentativo del governo polacco in esilio a Londra. Il nome si riferisce al “Comitato di Liberazione Nazionale” di De Gaulle, il luogo scelto è Chełm, la prima cittadina polacca ad ovest della linea Curzon occupata dall’Armata Rossa nell’offensiva bielorussa del giugno 1944.

A capo del PKWN ci sono Edward Morawski, Wanda Wasilewska e Andrzej Witos.

14 Seweryn Blumsztajn, testo in Documenti.

15 La XIII Brigata Internazionale viene formata nel dicembre 1936 e prende il nome di Jaroslaw

Dąbrowski, un eroe polacco che morì nel 1871 difendendo la Comune di Parigi dopo esser scappato dal carcere zarista. Il battaglione Dąbrowski viene formato per lo più da minatori polacchi che lavorano nella Francia del nord e nel sud del Belgio, Stanisław Ulanowski ne prende il comando. In realtà la brigata Dąbrowski si scioglie dopo pochi mesi e ne vengono create altri con altri nomi, ma in Polonia, ancora oggi, per indicare i reduci della guerra di Spagna si usa il termine di

Dąbrowszczacy, uomini di Dąbrowski.

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nell’immagine di sinistra il Manifesto originale del PKWN e nell’altra una foto della propaganda di un cittadino che lo legge in strada

Il clima in Polonia è teso, “(…)i polacchi furono il popolo che oppose la maggiore resistenza al dominio russo. Sfortunatamente per loro la Polonia era per i russi il paese più importante dell’Europa orientale, soprattutto fino a quando il destino della Germania fosse rimasto in sospeso, e l’opinione pubblica polacca contava ben poco per Mosca17

Gomulka, ad esempio, nel 1945 è Segretario Generale del Partito Operaio Polacco, non è un uomo di Mosca e neppure viene considerato degno di fiducia, ha idee politiche che stridono con gli interessi sovietici e di lì a poco viene accusato di essere un nazionalista deviazionista. Tre sono i capi d’imputazione: vorrebbe trasformare il Partito Operaio in un partito comunista nazionale polacco, avrebbe pericolose simpatie per Tito, e appoggerebbe –questa la più grave delle imputazioni- i contadini ricchi contrari alla collettivizzazione delle terre; con questo bagaglio di accuse alla fine del 1948, dopo nuovi e violenti attacchi, viene espulso dal Comitato Centrale. È arrestato tre anni dopo, nel 195118.

Bolesław Bierut19 invece, che durante la guerra è stato agente dell’NKWD20 sovietica, nel 1948 diviene Segretario Generale del POUP21 mentre a capo della polizia segreta c’è

17 MARK MAZOWER, Dark Continent: Europe’s Twentieth Century, op.cit., trad.it. Le ombre

dell’Europa, Garzanti, Milano 2000, p.256

18 Nicholas Bethell, Gomułka, his Poland and his Communism, Longmans, Londra 1969

19 Bolesław Bierut, nasce nel 1892 e muore a Mosca subito dopo il XX congresso, nel marzo 1956.

Fin dal 1912 è politicamente impegnato nei movimenti dei lavoratori, dal 1918 è membro del partito comunista (KPRP). Dagli anni Trenta è membro attivo del Komintern e diventa funzionario segreto dell’NKWD. Durante la guerra è in URSS e nei territori polacchi occupati dall’URSS. Nel 1943 torna in Polonia ed è membro del Comitato Centrale del PPR. Dal gennaio 1944 presiede il Consiglio

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Stanisław Radkiewicz22. Sono entrambi comunisti fedeli a Mosca, hanno la fiducia di Stalin e perseguono l’obiettivo di accentrare il potere nelle mani del partito comunista. Il primo passo significativo sono le elezioni del 1947, dove il Blocco Democratico –controllato dai comunisti- schiaccia con l’80,1% delle preferenze il Partito dei Contadini di Mikołajczyk23. Le elezioni sono falsificate, tanto che già allora uno dei membri di spicco del Partito Comunista (PPR), Władysław Wolski, così si esprime parlando con uno scrittore “(…)Was anyone so naive as to expect that a revolution carried into this land on bayonets’ points would yield before a ballot box…?(…)24”. Il Governo Legislativo della Repubblica Polacca25 convoca il parlamento nel febbraio 1947 e conferma Bierut come Presidente della Repubblica. Il giorno successivo Bierut nomina Cyrankiewicz primo ministro al posto di Morawski. Questo esecutivo guida la scrittura della nuova Costituzione che si conclude nel 1952, con la nascita ufficiale della Repubblica Popolare di Polonia (PRL).

Alla morta di Stalin le strutture del potere che in meno di dieci anni hanno creato il sistema delle democrazie popolari sono ben salde. Bierut è premier e primo segretario del

Popolare di Stato (Krajowa Rada Narodowa) organismo creato dai comunisti in tempo di guerra e dal febbraio 1947 è designato dal Sejm Presidente della Polonia, incarico che mantiene fino alla delibera della Costituzione nel 1952.

20 NKWD - Ludowy Komisariat Spraw Wewnętrznych ZSRR (rus. Narodnyj Komissariat Wnutriennich

Diel) – Commissariato Popolare per gli Affari Interni. Strumento centrale nelle mani del potere sovietico di cui si serve per la repressione in URSS e altrove. Organi dell’NKWD sono responsabli dell’assassinio degli ufficiali polacchi a Katyn.

21 PZPR Polska Zjednoczona Partia Robotnicza – POUP Partito Operaio Unificato Polacco, nato nel

dicembre 1948 dalla fusione del PPR con il PPS -Partito Socialista Polacco

22 Stanisław Radkiewicz (1903-1987) dal 1919 membro dell’Unione della Gioventù Polacca

Comunista (Komunistyczy Związek Młodzieży Polskiej), a metà degli anni Venti è in URSS dove studia all’Università di Mosca, dopo il rientro in Polonia prosegue la sua attività politica nella KZMP, attività per la quale viene più volte arrestato, tra le altre nel 1928, per 4 anni. Uscito di prigione diviene mebro attivo del KPP. Fino al 1941 è in Polonia, successivamente in URSS dove entra nell’Armata Rossa fino al 1943. Dal 1943 al 1944 è segretario dell’Ufficio Centrale dei Comunisti (Centralny Biuro Komunistow) e dal 1 gennaio 1945 fino al 1954 è ministro della sicurezza pubblica.

23 Stanisław Mikołajczyk (1901-1966) è un uomo politico attivo fin dalla guerra polacco-bolscevica

del 1920, leader del PSL (Polskie Stronnictwo Ludowe – Partito Polaco Popolare) è deputato del governo nel 1930-35. Vicepremier dal 1940 al 1943 quando, dopo la morte del generale Sikorski, diventa premier del governo polacco in esilio. Nel novembre 1944 è costretto da Stalin a dimettersi. Dopo la conferenza di Jalta è vicepremier e ministro dell’agricoltura e si configura come il primo avversario delle mire comuniste, finché dopo la sconfitta elettorale del 1947 lascia il paese per sempre, pur continuando l’attività politica dall’esilio.

24 Citato in M.K.DZIEWANOWSKI, The Communist Party of Poland, Harvard University Press,

Cambridge e Londra 1976, p.205

25 Questo Governo (Sejm Ustawodawczy Rzeczpospolitej Polskiej - Governo Legislativo della

Repubblica Polacca) rimane in carica fino al varo della nuova costituzione, il 22 luglio 1952, dalla quale nasce la PRL (Polska Rzeczpospolita Ludowa-Repubblica Popolare Polacca).

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Comitato Centrale del partito. Il partito, il POUP, è unico, l’economia è pianificata e centralizzata, la polizia segreta, l’UB, è pervasivamente attiva e l’ideologia si rifà ancora al pensiero marxista-leninista; questo in Polonia come negli altri paesi del blocco socialista.

Nel 1953 l’artefice di quel progetto politico non c’è più, tuttavia la scia di terrore è ancora presente, la paura è cronicamente ramificata e potrebbe lavarla via soltanto una forte carica di fiducia che ancora nessuno è in grado di assicurare. Come possono i cittadini polacchi fidarsi dei propri leader che fino ad allora prima esprimevano la loro alleanza con Mosca? Capiranno che l’unica fiducia ben riposta è quella in se stessi, è la propria personale volontà di agire, la volontà di rispondere finalmente a quei bisogni che erano stati costretti e taciuti fino ad allora.

È la volontà e la certezza di aver fatto la scelta giusta ad esser rimasti in Polonia dopo la guerra, a curare le ferite, a far la guardia alle tombe dei morti26 ma soprattutto a

ricostruire un paese che quasi non c’era più, perché era stato devastato, raso al suolo e umiliato da sei anni di guerra. I polacchi hanno una storica familiarità con l’emigrazione. Nei ricordi e nelle testimonianze di chi decide di rimanere era la speranza di un nuovo inizio, la scelta consapevole di “costruire gioiosamente” qualcosa di completamente nuovo. Per gli ebrei sopravvissuti alla Shoà sarebbe stato un mondo purificato dal pregiudizio. Per i non ebrei sopravvissuti all’occupazione la creazione di un mondo nazionale basato su valori nuovi. Per i comunisti la realizzazione di ciò in cui credono, convinti come erano di averne in mano gli strumenti e decisi a cominciare a lavorare per concretizzarne gli ideali.

Il rapporto segreto di Krusciov del 1956 e il significato della denuncia del culto della personalità di Stalin scuotono profondamente le anime e le coscienze. Mosca riconosce quelle che definisce ‘le deviazioni’ di Stalin, ossia le isterie e i colpi di testa dell’imperatore che hanno causato morte e sofferenza. Si apre il periodo di critica al regime ed è una fase tanto più aspra e radicale quanto maggiore è la disillusione. A tutti i livelli si discute del recente passato, si ripercorrono i momenti difficili, quelli personali, le perquisizioni dell’UB, il carcere, ma anche quelli collettivi che hanno caratterizzato la vita sociale e politica degli ultimi anni; a questo scopo nascono circoli, gruppi di discussione, ritrovi che si organizzano di casa in casa, secondo una tradizione che si manterrà in Polonia, quella delle discussioni politiche nelle case private che seppur piccole diventano capaci di

26 Questa la motivazione di Marek Edelman, in WLODEK GOLDKORN e RUDI ASSUNTINO, Il

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ospitare molte persone; in piedi, a sedere, appoggiati al davanzale, a bere tè, acqua calda con qualche foglia aromatica e a discutere di cambiamento.

Questi sono i primi momenti di un periodo che culminerà più avanti. Dalla letteratura ne viene la definizione, lo scrittore Ilia Ehrenburg parla di Disgelo27, questo fortunato titolo

è stato poi tradotto dal russo e assunto come indicazione simbolica dello stato delle cose. Comunemente si indica con disgelo il processo storico che segue la morte di Stalin, il cambiamento dello stato della realtà, quel passaggio che porta dal congelamento del pensiero, della parola e della possibilità di agire verso un nuovo sperato caleidoscopio di possibilità.

Un cambiamento che nelle menti degli uomini di governo è cauto, è graduale; eppure anche all’interno della ‘microsocietà’ del partito si scongelano dei ‘blocchi di abitudini’ e diversi sono i tentativi per cercare di capire come adeguarsi ai cambiamenti, quali devono essere le nuove strategie per riuscire a mantenere il controllo sulla società, su questa ormai nuova società. Nuova perché si muove, parla, canta.

È così che a Varsavia all’interno di questo dibattito nascono due diverse e contrapposte correnti. Da un lato si schiera chi cerca un compromesso per venire timidamente incontro ad alcune istanze della società e quindi è favorevole ad una seppur parziale liberalizzazione della vita politica, dall’altro ci sono i difensori di una linea più intransigente nella difesa del sistema e cercano di incontrare la società attraverso strategie populiste fatte di promesse e slogan, sono convinti di riuscire in questo modo a prevenire l’indebolimento del sistema popolare.

L’ala riformatrice è detta dei Puławiani, e tra gli altri ci sono anche comunisti ebrei. L’altra ala è la cosiddetta frazione Natoliniana28, la quale fin da subito chiarisce di avere l’appoggio di Mosca e non manca di adoperare l’argomento della nazionalità contro i concorrenti; è dalle file del gruppo dei natoliniani che si cerca di far ricadere la colpa degli assassini del tempo di Stalin sui comunisti ebrei in quanto ebrei; un pennello antiebraico dipinge l’equazione stalinista=ebreo, nel 1956 è un argomento politico che viene saldamente affidato alla memoria popolare che lo custodisce e lo traghetta avanti, finché nel 1968 rispunterà fuori e diventerà uno dei leit-motiv della campagna antiebraica.

27 Iljà Ehrenburg, Il Disgelo, romanzo scritto da un autore moscovita di genitori ebrei, e pubblicato in

URSS in due diversi tempi, la prima parte appare nel 1954, la seconda nell’estate dell’anno seguente, tradotto e pubblicato in Italia nel 1962, dalla casa editrice Einaudi.

28 Pulawiani e Natoliniani derivano il nome gli uni dalla via Pulawska e gli altri dal quartiere Natolin,

oggi un quartiere di Varsavia, ma all’epoca una cittadella subito fuori città, luoghi dove abitavano i leader delle due fazioni.

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Non è infrequente sentire messaggi antiebraici celati sotto la veste di argomentazioni su nazione e patria. La responsabilità di assassinii e crimini del periodo staliniano viene fatta ricadere sui membri del partito che sono vicini a Mosca, per lo più sono i comunisti che hanno passato gli anni della guerra in esilio in Russia e tra questi molti hanno origine ebraica, come Hilary Minc o Jakub Berman29.

In questo modo da un lato si concentra l’attenzione su un particolare aspetto del dibattito politico, che è quello della fedeltà alla patria, dell’appartenenza alla nazione che nuovamente viene negata a chi ha origine ebraiche, e dall’altro si sospende il giudizio sulla verità dei crimini e sulla responsabilità del contesto. Gli ebrei stalinisti sono responsabili dei crimini perché non hanno alcun sentimento di nazione, questa l’accusa sottintesa.

Sono questi infatti gli anni di un altro tipo di disgelo, quello che scioglie il ghiaccio antico intorno ai sentimenti bui dell’antiebraismo nella società polacca. Radio e giornali ricevono sempre più numerose lettere e parole di cittadini arrabbiati i quali gridano che colpevoli delle malefatte del periodo staliniano sono gli ebrei, gli ebrei e sempre gli ebrei. Loro sono stati gli stranieri che hanno imposto il comunismo alla Polonia e loro sono i colpevoli della scomparsa dei patrioti che si opponevano. Torna la contrapposizione tra loro e noi, dove soltanto è chiaro che con “loro” si indicano gli ebrei, mentre quel “noi” è vago, non si argomenta una definizione di identità, è un noi che si frantuma in plurirealtà, potrebbe essere un noi per i polacchi o un noi che indica gli oppositori30, ma quali

oppositori?, è invece questo loro che rimane chiaro e definito pur nella sola forza della contrapposizione.

Queste le parole con le quali Irena Moga, una pittrice ebrea polacca, ricorda un fatto doloroso avvenuto nel 1956, “(…)ero alle terme e qui feci amicizia con due giovani ingegneri. Sonnecchiavo su una panchina, loro mi si siedono accanto e sento che l’uno dice all’altro: “Tra un po’ dovrò andare in tribunale al processo di mio zio” “Perché, hai uno zio criminale?” “Macché, mio zio è assolutamente innocente. Durante la guerra nascondeva un ebreo, un falegname o un calzolaio, e quando all’ebreo finirono i soldi lui lo ha ammazzato e l’ha seppellito in giardino. E ora, per colpa di questa riforma

29 Hilary Minc (1905-1974) è membro del Politbiuro (sia nel PPR che nel POUP) dal 1944 al 1956, in

quanto esperto di economia è il responsabile della pianificazione tra il 1949 e il 1956, allontanato nel 1956 per ‘errori e distorsioni’. Jakub Berman (1901-1984) entra nel partito negli anni venti, membro del Politbiuro dal 1945 al 1956, tra i fondatori dell’Ufficio centrale dei Comunisti Polacchi, è espulso dal partito nel 1957 perché considerato responsabile della politica stalinista dei primi anni cinquanta.

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dell’agricoltura, hanno cominciato a lavorare la terra e han trovato le ossa, qualcuno l’ha identificato e ora per quello stupido ebreo a mio zio gli tocca il processo(…)31”.

Tale è l’arroganza antisemita intorno al 1956 che non appena vengono aperte le frontiere e si ha la libertà di uscirne, nonostante quel varcare la frontiera polacca sia un viaggio di sola andata, molti, moltissimi sono i polacchi di origine ebraica che fanno domanda per ottenere i documenti per l’espatrio, dal 1956 al 1960 sono più di 50mila i permessi rilasciati32, su una popolazione di quasi trenta milioni33. Secondo i dati dell’Ufficio passaporti esteri del Ministero degli Affari Interni34 dal gennaio 1956 al gennaio 1957 sono circa 15 mila i polacchi ebrei che lasciano il paese; 15 mila concessioni a fronte di una richiesta di più del doppio. Queste le percentuali per appartenenza sociale: il 40% sono lavoratori di cooperativa, il 30% impiegati e inteligencja, il 15% lavoratori in proprio e artigiani, il 10% operai di fabbrica e il 5% lavoratori di società nazionalizzate35. La memoria di quella ondata di emigrazioni è molto viva per chi nel 1968 compilerà le carte di espatrio. Bruna Norton proviene da una famiglia ebraica che è scomparsa durante la guerra, lei si è salvata perché era in India, un cugino che vive in Israele scopre che lei si è salvata, e le scrive a Varsavia nel 1956 per invitarla in Israele, “(…)allora, quando ci fu la prima apertura delle frontiere per andare in Israele, mia madre “costruiva gioiosamente il socialismo”, per cui a questo cugino che le aveva scritto di raggiungerla, lei rispose che mai e poi mai sarebbe andata in un paese “imperialista e sionista”. E lì il cugino interruppe tutti i rapporti(…)36

Questa del 1956 è la prima forte ondata di emigrazione dalla Polonia Popolare37. Nelle fabbriche vengono istituiti i consigli operai, nelle scuole e nelle università nascono i circoli per discutere e si rinfrescano quelli già esistenti, si pubblicano riviste, fogli, circolano volantini e gli intellettuali parlano e scrivono di come riformare il sistema. La riabilitazione delle vittime del periodo staliniano è un’occasione per parlare di un passato vicino e riflettere su esiti e realtà possibili per la democrazia popolare; tutto questo è un frenetico agire che rimane però circoscritto entro le maglie di una democrazia

31 Ruta Pragier, Żydzi czy Polacy, Warszawa, p.143

32 Studia z historii Żydów w Polsce po 1945, ZIH, Varsavia 2000, p.132 33 http://pl.wikipedia.org/wiki/Demografia

34 AAN, PZPR 237/XIV/149 35 AAN, PZPR 237/XIV/149

36 Nelly Norton, “Lo Chopin partiva…”, art. cit., testo in Documenti

37 gli ebrei che emigrarono dalla Polonia -prima del periodo comunista- con l’aiuto della

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popolare, non si mette in discussione l’esistenza del partito unico, né si chiedono rivoluzioni in campo economico, le richieste e le speranze sono tutte volte alla revisione del sistema.

Nel 1956 la politica polacca è scossa da fatti eccezionali. Il 19 febbraio sulla prima pagina di Trybuna Ludu c’è l’immagine di alcuni leader comunisti degli anni Trenta -tra gli altri sono presenti quelli che vengono identificati come “le Tre W” Warski, Walecki e Wera Kostrzewa- sono tutti accusati di esser traditori e colpevoli della dissoluzione del KPP, il Partito Comunista Polacco38. Sotto tale immagine c’è una dichiarazione dei partiti comunisti di Polonia, Bulgaria, Italia, Finlandia e Unione Sovietica che riabilita il KPP e che definisce le accuse contro di esso del 1938 come ingiustificate. La ‘realtà è stata falsificata da una cricca di sabotatori e provocatori il cui vero scopo è stato portato alla luce soltanto dopo la smascheramento di Beria’ ne segue che tutte le vittime degli anni Trenta, uccisi, internati o morti in prigione erano innocenti. La riabilitazione politica è un lungo e doloroso processo di riesame del passato.

Il 25 febbraio dopo la conclusione del XX Congresso del Partito Comunista Sovietico Krusciov pronuncia il famoso discorso, denuncia alcuni dei crimini di Stalin e condanna apertamente il ‘culto della personalità’ del leader scomparso.

Boleslaw Bierut, segretario generale del POUP, leader del partito comunista polacco fin dal 1948 e simbolo della vecchia leadership cara a Stalin è a Mosca a capo della delegazione polacca e qui muore improvvisamente. Sembra che il sogno della fine dello stalinismo si stia avverando. Sono fatti eccezionali e servono ad alimentare la fiducia in un cambiamento che migliaia e migliaia di polacchi vogliono darsi. “(…)Kruscev ci accompagna attraverso i corridoi e le gallerie oscure del recente passato della Russia come un minatore che con una lampada in mano ci faccia scendere in un pozzo; e con il saldo pugno del minatore mette la dinamite sotto le rocce dello stalinismo.(…)”, così Isaac Deutscher introduce ai lettori italiani dell’Espresso le rivelazioni di Kruscev39. Descrive e spiega al lettore occidentale ciò che invece è ad est evidente e immediato “(…)Kruscev ha messo alla gogna non solo Stalin, ma lo stalinismo. Non solo l’uomo, ma il suo metodo di governo. E ciò esclude praticamente la continuazione o il ritorno del sistema. Egli ha cominciato con il perorare la causa della fazione staliniana contro Stalin e ha finito col

38 KPP Komunistyczna Partia Polski - Partito Comunista Polacco, nasce nel 1918 e viene sciolto nel

1938 dall’Internazionale Comunista. Molti dei suoi attivisti vengono internati e incarcerati.

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distruggere la causa della fazione staliniana. (...) volente o nolente egli ha mandato per aria l’idea del partito monolitico e dello stato monolitico dove tutti devono pensare allo stesso modo. Nei termini di una revisione storica, egli ha proclamato un nuovo principio legalizzando la pluralità di vedute, la differenziazione delle opinioni e la controversia.(…)”. Kruscev ha assestato il colpo ma deve addolcirne l’effetto, non tanto perché ha paura di eventuali conseguenze nel mondo anticomunista, no, Kruscev teme piuttosto la reazione dei paesi del blocco socialista, teme coloro che tendono le orecchie per capire bene ciò che lui dice, per non fraintendere, teme il silenzio che si crea di fronte a questo rapporto, teme di dissetarne le gole, teme che tutto ciò si traduca nell’esigenza di allentare le briglie del controllo sovietico e così conclude “(…)non possiamo permettere che questa faccenda ci scappi dalle mani, e soprattutto che raggiunga la stampa(…)40”, e ancora “non possiamo fornire le munizioni al nemico, non dobbiamo lavare i nostri panni sporchi in pubblico”41

in realtà dopo il congresso il documento viene fatto conoscere ai diversi livelli del partito e, nonostante le precauzioni, ci sono fin da subito delle fughe di notizie. Il corrispondente a Mosca del New York Times è in grado di pubblicare un sommario dei temi principali già il 16 marzo. L’ufficio di Mosca di France Presse conferma la notizia due giorni dopo, e il giornale yugoslavo Borba riporta i punti chiave del discorso nei dettagli. Presto il testo viene comunicato ai leader degli altri partiti comunisti, ma soltanto in Polonia –dove si trova nelle bancarelle di Varsavia per pochi zloty- è diffuso in maniera integrale. In Ungheria, Albania, Romania e Cecoslovacchia ne viene diffusa una versione generalizzante dai toni più pacati. L’intelligence americana viene in possesso dell’originale e il Dipartimento di Stato lo pubblica il 4 giugno.

Il dibattito esplode come una bomba sui giornali e sulle riviste, ma anche in tv e soprattutto alla radio, Voice of America e Radio Free Europe in primo luogo. Dalle frequenze di Radio Wolna Europa42 si ascoltano intanto le rivelazioni di Józef Światło43,

40 Isaac Deutscher, Protesta Operaia

41 in FRANCOIS FÉJTÖ, A History of the People’s Democracies. Eastern Europe since Stalin, Pall

Mall Press, Londra 1971, p.42

42 Radio Europa Libera è la stazione radio finanziata dal Congresso USA creata nel 1949. La

missione è quella di promuovere i valori e le istituzioni democratiche attraverso la diffusione di informazioni e testimonianze non frutto di propaganda, ha sede a Monaco e trasmette nei paesi del blocco sovietico. Dal 3 maggio 1952 esiste anche una sezione polacca di REL, e diventa ben presto la radio straniera più ascoltata e sistematicamente disturbata. Informazioni e programmi di tematiche politiche (Fatti, avvenimenti, opinioni, Panorama del giorno e della settimana, la Rassegna della stampa polacca clandestina e dell’emigrazione), economiche, agricole (la Strada attraverso la campagna), culturali (L’indice rosso, Storia contemporanea polacca, Sui nostri vicini di casa) e religiose (cappellano della radio è Tadeusz Kirschke).

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alto funzionario del Ministero della Sicurezza scappato all’ovest, che racconta i lussi dell’élite politica polacca e i metodi criminali della polizia segreta44. Questi racconti generano sconforto e rabbia e sempre più apertamente si discute del recente passato, in casa e per la strada, all’università e in fabbrica.

Nuovo e decisivo passo di distensione del controllo sovietico si ha nell’aprile ’56, quando sui quotidiani dei paesi a democrazia popolare esce la notizia45 della dissoluzione del Cominform, la struttura creata personalmente da Stalin nel 1947 allo scopo di centralizzare i movimenti comunisti d’Europa e controllare direttamente i partiti delle democrazie popolari.

Il culmine di questo periodo di fermenti sociali e culturali avviene in giugno, nella città di Poznan. Sono mesi che i lavoratori si lamentano delle misure inique adottate dalle amministrazioni e dal governo, le tasse aumentano, i salari ristagnano e non ricevono gli aumenti promessi, e soprattutto il sistema dei premi all’interno delle fabbriche che funziona come una disciplina e rappresenta l’organizzazione della produttività, troppo spesso salta; premi assegnati non vengono pagati o spesso semplicemente cancellati per arbitrio. Il 28 giugno si arriva allo sciopero, nell’arco di una sola giornata lo sciopero ha tempo di nascere, scoppiare, trasformarsi in una rivolta violenta e venire ancor più violentemente repressa con armi e carri armati. A sera si contano i feriti, gli arrestati e 74 cadaveri46.

43 Józef Światło, nasce nel gennaio 1915 da una famiglia ebraica, come Izak Fleischfarb, nome che

usa per firmare alcune inchieste speciali. Fino al 1939 è membro dell’organizzazione sionista Gordon e dell’Unione dei Giovani Comunisti di Polonia. In questo periodo viene arrestato due volte, nell’agosto 1934 e nel marzo 1936. Nel 1938 presta servizio militare fino al settembre del 1939, al momento dell’occupazione tedesca, quando scappa ad Est, in Ucraina. Informazioni tratte dalla cartella personale in -Archiwum BUiAD IPN di Varsavia sygn. IPN BU 0193/7549- il cognome Światło lo prende dalla seconda moglie, Justyna Światło che sposa il 26 aprile 1943 in Kazachistan. Dal primo dicembre 1951 fino al 5 dicembre 1953, giorno della sua fuga il tenente colonnello Światło è vice direttore del Dipartimento X del MBP (Ministero della Sicurezza Pubblica), una struttura allestita nel 1948 al fine di controllare da vicino le attività dei dirigenti del partito e stilare dossier segreti. Notizia della fuga si ha in Polonia in un comunicato dell’Agenzia della Stampa Polacca (PAP) soltanto il 25 ottobre 1954 (vedi in Documenti il testo del comunicato), a seguito della conferenza stampa organizzata in USA, con la presenza di Światło, dove l‘allora procuratore generale degli Stati Uniti annuncia che il governo americano ha concesso asilo politico all’esule. Immediatamente la relazione di tale conferenza, che si tenne il 28 settembre 1954, fu trasmessa da Radio Europa Libera. Nelle trasmissioni successive Światło stesso smaschera il lavoro degli organi di sicurezza in Polonia. –in, Zarządzenie personalne nr 1987 z 21.10.1959 r., archivio BUiAD IPN di Varsavia sygn. IPN BU 0193/7549-.

44 La polizia segreta è l’UB, Urząd Bezpieczeństwa-Ufficio di sicurezza 45 Trybuna Ludu del 17 aprile 1956

46 Paweł Machcewicz, „La rivolta operaia di Poznan nel ‘56“, in l‘Europa Ritrovata, maggio-agosto

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Come si arriva ad uno scontro così violento?

Le maestranze del più grande centro industriale di Poznan, le fabbriche Cegielski, sono l’esempio più noto, perché clamoroso è il caso di una tassa indebitamente riscossa a cinquemila operai, loro ne chiedono la restituzione da mesi e non ottengono che silenzi; silenzio anche alla richiesta di ridurre un insieme di norme ritenute esagerate; silenzio sul valore della moneta, nonostante l’evidenza dei prezzi troppo alti per salari così bassi; ancora silenzio sulle condizioni di igiene e di sicurezza che sono impossibili da sostenere oltre.

Il 26 giugno una delegazione di operai si reca personalmente a Varsavia per consegnare una lettera con queste richieste, è ancora silenzio, non ne sortiscono alcun esito. E così la mattina del 28 viene indetto lo sciopero e dai cancelli della fabbrica la folla si traduce in corteo e si dirige verso le strade del centro. Si uniscono a loro anche i lavoratori dalle altre fabbriche e una volta arrivati davanti alla sede del municipio una folla di qualche decina di migliaia di persone chiede a gran voce di essere ascoltata da Edward Ochab, il segretario del partito o dal premier, Jozef Cyrankiewicz.

Ed è un unico grande coro, una grande voce che canta l’inno nazionale, che prega e invoca Dio; abitudine particolare di questo paese che unirà sempre alla protesta politica e alla rivendicazione economica la simbologia nazionale e cattolica, l’inno e la croce.

È qui che si sparge la voce, peraltro inesatta, dell’arresto della delegazione andata a Varsavia. La folla irrompe nell’edificio del municipio e si scatena. Dalla strada si vedono le carte, le sedie, i mobili che volano dalle finestre. Alcuni riferiscono che un gruppo di manifestanti si fosse a questo punto diretto verso la prigione di via Mynska e, con la collaborazione delle guardie, avesse rubato delle armi, altri invece sostengono che questo non sia mai accaduto e che gli scioperanti erano sì furiosi ma non armati, e che questa fosse soltanto la versione da usare come pretesto per giustificare l’intervento, quello sì, armato, della milizia. Fatto è che la città è messa a ferro e fuoco, e gli slogan che circolano sono sempre più chiari e più violenti.

Intervengono i carri armati e la milizia cittadina armata.

Per tutto il giorno si susseguono gli scontri; a sera si contano 74 morti e almeno trecento arrestati, difficile contare con esattezza i feriti perché pochi vanno in ospedale, per paura di essere arrestati e sono i medici a correre di casa in casa.

Ciò che accade non può essere taciuto perché proprio in quei giorni in città si svolge la Fiera Internazionale di Poznan, con qualche centinaio di stranieri tra commercianti e

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giornalisti. Questa non è una circostanza fortuita, gli operai contavano nella risonanza all’estero che il loro sciopero avrebbe avuto, lo si esprimeva ad alta voce nelle riunioni dei mesi precedenti, che questa poteva essere una buona occasione, che il governo avrebbe avuto paura di screditarsi agli occhi dell’opinione internazionale e avrebbe quindi accettato le richieste dei lavoratori.

Secondo Féjtö, è dopo questo violento scontro, che ripete ciò che è successo a Kronstadt, a Pilsen e a Berlino est, che la lotta per il potere si fa più acuta e chi era liberale diventa più liberale e chi era stalinista più stalinista.47

L’Agenzia della Stampa Polacca il giorno seguente usa queste parole per descrivere e tradurre la giornata di scontri, “(…)il giorno 28 agenti del nemico hanno provocato disordini nelle strade. Hanno aggredito alcuni edifici pubblici, e causato vittime tra la folla. Con l’aiuto della parte consapevole della classe operaia le autorità hanno contenuto la situazione ed hanno ristabilito l’ordine in città(…)48

Questo è il linguaggio tipico della propaganda nella Polonia popolare, agenti del nemico, provocatori imperialisti, soggetti che sempre rimandano ad uno straniero non meglio chiarito. E il riferimento costante alla collaborazione tra autorità e classe operaia nel tentativo di rilanciare comunque l’unità dello stato.

Bisogna altresì riconoscere che il richiamo allo straniero è un tratto distintivo dei tumulti di Poznań. Secondo le testimonianze degli archivi49 gli stessi operai più volte fanno riferimento allo straniero. È il russo, in questo caso, il non-polacco. I manifestanti alimentano la loro lotta contro gli ufficiali dell’UB gridando che quelli non sono polacchi ma russi in divisa polacca, oppure che i carri armati che si fermano davanti ai dimostranti sono sicuramente guidati da polacchi mentre quelli che avanzano sono guidati da russi, e una donna russa coi capelli rossi è vista sparare da una finestra della sede dell’UB50.

Lo straniero della propaganda è colui che si trova fuori dalle mura della cittadella dove è in atto il processo più importante, quello democratico socialista, e da là fuori scavalca le

47 FRANCOIS FÉJTÖ, A History of the Peoples Democracies. Eastern Europe since Stalin, op.cit.,

pp. 62-65

48 ‘W dniu 28 bm. agentom wroga udało się sprowokować zamieszki uliczne. Doszło do napadów na

niektóre gmachy publiczne, co pociągnęło za sobą ofiary w ludziach. W oparciu o świadomą część klasy robotniczej władze opanowały situacjęi przywróciły spokój w mieście’. La citazione si trova in Andrzej Garlicki, Historia 1939 – 1997 /98. Polska i ‘Świat, Varsavia 2002, p.264

49 testimonianza raccolta da Pawel Machcewicz, all’Archivio dell’ufficio di tutela dello Stato; sono

documenti che non hanno alcun carattere di propaganda, materiali ad uso interno, rapporti di informatori agenti e singoli funzionari dell’UB. Europa Ritrovata, PM, vedi anche Więż.

50 WOJCIECH ROSZKOWSKI, Najnowsza historia Polski. 1945-1980, Świat Książki, Varsavia 2003,

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mura per interromperlo; siamo così faccia a faccia con il primo passo per una rilettura dei fatti che rischia la chiave antiebraica. Quando si nega all’ebreo la polonità, ecco riconosciuto un nemico peculiare e comodo perché esterno e interno, esterno perché facilmente riconducibile ad un paese estero, quasi sempre è Israele, ma c’è spazio per qualsiasi altra realtà nazionale esterna al blocco socialista e quindi imperialista, perché appartiene al popolo ebraico che è altro rispetto al popolo polacco, ma interno perché parla polacco, perché è il compagno di banco e il vicino di casa, perché è conosciuto e frequentato fin tanto da correre il rischio di veder svanire quei confini che dividono lui da noi51.

Si arriva così all’ottobre, quando si svolge l’Ottavo Plenum del POUP. Il congresso del partito deve ridisegnare le linee guida della politica nazionale e scegliere i dirigenti, confermare i vecchi o, come chiedono da più parti, indicarne dei nuovi.

Con Ottobre polacco si indica il complesso susseguirsi di avvenimenti politicamente rilevanti che caratterizzarono quel mese, a partire dall’elezione del nuovo primo segretario del partito fino al successivo braccio di ferro tra i dirigenti del POUP e la delegazione di Mosca a seguito delle decisioni del congresso.

Ecco passo passo i fatti più rilevanti.

Il 12 ottobre Gomulka viene ufficialmente invitato come ospite alla seduta dell’Ufficio Politico; fin dalla fine dell’estate da più parti si chiede la sua presenza, sembra che lui sia la chiave di volta, che lui solo possa salvare la situazione di crisi, che possa sancire in maniera anche simbolica la fine dello stalinismo. È una decisiva svolta politica quella che il 17 lo vuole alla dirigenza del partito e contestualmente ne esclude i vecchi stalinisti, tra i quali il maresciallo Rokossowki.

Quando la notizia giunge a Mosca, come Krusciov e i suoi la interpretano è molto evidente dal fatto che la mattina del 19 all’areoporto di Varsavia atterra un aereo dell’Areoflot che ha passeggeri illustri, lo stesso Krusciov con Molotow, Mikojan e Kaganowicz52, oltre a un gruppo di generali. Fin dai saluti davanti all’aereo si capisce che questa è non è una visita di cortesia, ma che la situazione politica è assai tesa. Krusciov ignora Gomulka mentre saluta con affetto Rokossowski. L’allarme di Mosca non è soltanto

51 vd. la distinzione tra interno/esterno in ZYGMUNT BAUMAN, Modernità e Olocausto, il Mulino,

Bologna 1992

52Viaczeslaw Mikolajewicz Molotov (1890-1986), Anastas Mokojan (1895-1978) e Lazar Mojsiejewicz

Kaganowicz (1893-1991) sono stati stretti collaboratori di Stalin, con la fine degli anni ’50 usciranno dalla vita politica russa.

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per il nome di Gomulka, a lui personalmente non vengono mai rivolte accuse violente, il problema è quel tempestoso movimento di massa che dalla Polonia potrebbe dilagare e rischiare di far scricchiolare l’intera struttura delle democrazie popolari dell’Europa orientale.

Alla fine la spunterà Gomulka, politicamente con l’elezione a Primo Segretario e diplomaticamente perché riuscendo ad assicurare Krusciov dell’amicizia e del profondo legame che lega la Polonia alla Russia, scongiura l’intervento armato e anzi ottiene il nulla osta per i cambiamenti in programma. La Polonia tutta lo acclama, ma anche all’estero Gomulka è salutato come un eroe, una fenice rinata dalle ceneri del carcere e pronta a guidare il proprio paese.

Così arriva al potere, con un gravissimo carico di responsabilità sulle spalle. Tutti guardano a lui come all’ago della bilancia, il popolo dei lavoratori, gli studenti e gli intellettuali che attendono i cambiamenti promessi, i russi che gli hanno concesso fiducia ma lo tengono sotto una campana di vetro per un periodo di prova; tutti gli occhi sono su di lui, anche quelli che stanno dietro le sue spalle, quelli dei “moscoviti polacchi” che si son dovuti tirare un po’ in disparte per fargli posto.

Questo clima colora decisamente l’azione di Gomulka, che si mantiene sotto l’egida del timore e della calma riformatrice.

Chi è Władisław Gomułka?

La notizia della liberazione del detenuto Władisław Gomułka appare ufficialmente il 7 aprile 1956 su Trybuna Ludu. Il quotidiano del partito non dedica ampio spazio a una tale notizia, non viene stampata a caratteri cubitali né è in prima pagina ma anzi, della liberazione dal carcere staliniano dell’ex segretario del partito si parla soltanto in un trafiletto a margine. Gomułka però è già uscito di prigione e già si muove, più o meno apertamente, per il paese e per le strade. Alcuni lo hanno notato in giro, succede però in occasione di fatti privati, come ad esempio il funerale della madre Kunegonda, celebrato a Krosno, o le passeggiate per le strade del luogo di villeggiatura in montagna dove lui e la moglie Zofia amano recarsi, a Krynica.

Sono mesi che Gomułka trascorre nell’ombra. La quotidianità dell’ex segretario del partito Gomułka è in questo periodo quella di un fantasma, nel periodo che va dall’uscita dal carcere, avvenuta probabilmente tra il dicembre 1954 e il febbraio 1955 e la definitiva riabilitazione, è una vita in sordina, nonostante Gomułka sia sopravvissuto al carcere sovietico –e in questo sia uno dei pochi-, sia un uomo politico con un curriculum di tutto

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rispetto ed abbia avuto un ruolo centrale nel partito fin dagli anni dell’occupazione nazista. Gomułka rimane nell’ombra perché non è ancora stato riabilitato, è meglio che sia trasparente, meglio che non esista finché la situazione intorno a lui non si sia chiarita e finché dall’alto qualcuno non si occupi di definire con chiarezza il suo ruolo; meglio non commettere errori, meglio non rischiare ad esempio di salutarlo come un eroe quando poi potrà risultare un personaggio scomodo, oppure, al contrario, attaccarlo quando magari il suo destino lo farà tornare uomo di potere.

Gomułka rimane nell’ombra, non viene menzionato nella stampa ufficiale e nessuno osa chiamarlo “compagno” perché è stato escluso dal partito; insomma non è in grado di muoversi pubblicamente, e lui non osa provocare tale diniego53.

Gomułka non è un intellettuale, il che nel linguaggio politico e sociale della Polonia di allora significa che non è un uomo politico del quale diffidare, non è un teorico, ma bensì un membro effettivo della classe lavoratrice. Ha una solida formazione di teoria politica, ma non proviene da una scuola, l’unica scuola politica di Gomułka è stato il carcere, dove durante la guerra ha ricevuto e studiato i testi canone del marxismo-leninista.

I genitori di Gomułka54 erano emigrati in America, avevano lasciato Krosno e la Polonia occupata per cercare fortuna negli Stati Uniti. Qui rimangono diversi anni, il padre Jan lavora come operaio mentre la madre si occupa della famiglia, nascono due figlie; ma la famiglia Gomułka non trova fortuna in America, e così, quando Kunegonda rimane incinta del terzo figlio, decidono di rientrare in patria, a casa loro. Władysław Gomułka nasce a Krosno, tra Cracovia e Lwów, il 6 febbraio del 1905. Una volta a casa il padre riprende il proprio lavoro di operaio.

Questo quadro essenziale del background familiare del leader Gomułka anticipa due aspetti centrali nel determinare la sua personalità politica, il suo provenire da una cultura operaia e il suo attaccamento alla nazione polacca. Concetti chiave del suo programma non soltanto politico ma anche culturale, da un lato Gomułka proviene dal mondo operaio e per questo ben conosce la povertà delle fabbriche, soprattutto quelle di provincia, piccole e spesso in mano a proprietari stranieri e dall’altro è fortemente legato alla sua ojczyzna, alla sua patria, a quella nazione polacca fatta di uomini sfortunati, cittadini

53 ELEONORA e BRONISLAW SZYDEK, Polityczne dylematy Wladyslawa Gomulki, Czytelnik,

Varsavia 1985; WLADYSLAW GOMULKA, Pamietniki, tom I, BGW, Varsavia 1994; NICHOLAS BETHELL, Gomulka, his Poland and his Communism, op.cit.

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oppressi da invasori stranieri, padri di famiglia costretti ad emigrare per vivere, eppure uomini forti che lottano per mantenere e trasmettere ai figli la dignità e la cultura polacca; questo è praticamente il ritratto del patriota polacco dipinto dai poeti esuli romantici.

Questi elementi in seguito segneranno la personalità politica del leader fino a costituirne l’asse portante del suo programma della “via polacca al socialismo”.

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MAŁA STABILIZACJA

“Gomulka’s defiance of the Soviet Union in October 1956 created a head of steam which was to turn the wheels of Poland’s political life for the next twenty-five years.55

Norman Davies

Nasza mała stabilizacja może jest snem tylko

(La nostra piccola stabilità/ forse è soltanto un sogno)

Tadeusz Różewicz56

Dal 1956 alla fine degli anni Sessanta. L’era di Gomulka.

Il 1956 è l’anno del disgelo e dei grandi cambiamenti. La società si muove con coerenza incontro alle aperture politiche, e viceversa. Il mondo della cultura respira questi cambiamenti e cerca di darne una sintesi. L’Unione dei Letterati polacchi (ZLP), dopo l’esperienza politica dell’ottobre, si riunisce in congresso a Varsavia, dal 29 novembre al 2 dicembre. Gli scrittori discutono di censura, di emigrazione, di responsabilità giuridica di editori e giornalisti e le decisioni che vengono prese sono assolutamente innovative: viene abolita ogni forma di censura, così come pure viene abolito l’indice dei libri proibiti nelle biblioteche57, viene introdotta una legge sulla stampa che prevede la responsabilità giuridica dei redattori e degli autori, si apre finalmente un dialogo con gli scrittori dell’emigrazione, vengono eliminate le restrizioni nella diffusione dei loro testi, mentre gli

55 NORMAN DAVIES, Heart of Europe: the Past in Poland’s present, Oxford University Press, Oxford

2001

56 TADEUSZ RÓŻEWICZ, Sztuki Teatralne, „I testimoni ovvero la Nostra Piccola Stabilità“,

Ossolineum, Breslavia 1972, p.102

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Nell’Indice dei libri proibiti erano inclusi tutti gli autori polacchi dell’emigrazione (Gombrowicz, Milosz…) i cui testi arrivavano in Polonia attraverso le edizioni illegali parigine di cultura dirette da Jerzy Giedroyc

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scrittori penalizzati nel periodo staliniano vengono risarciti e riabilitati. Sembra che la vita culturale polacca possa finalmente respirare a pieni polmoni. I professori che erano stati espulsi per deviazionismo politico-educativo rientrano in sede; i testi di Gombrowicz circolano liberamente –in realtà sarà una parentesi fortunata ma breve, subito chiusa fino a fine anni ’80-; i testi stranieri vengono tradotti, Camus viene tradotto già nel 1957, come autore che ha vinto il Nobel, a testimoniare non solo l’attenzione per il prestigioso premio, ma anche la vitalità e la fiducia che precedono le decisioni del convegno; l’associazione cinematografica stipula contratti di acquisto di film americani e i polacchi conoscono James Dean; Wajda nel 1957 riceve il premio speciale della giuria di Cannes per “I dannati di Varsavia”.

nella foto Andrzej Wajda e Daniel Olbrychski al festival del cinema di Lublino nel 1965

Nuova vitalità anche nella critica letteraria, la letteratura del realismo socialista viene smontata e fatta a pezzetti insieme agli stereotipi ideologici ed estetici che l’avevano guidata: “in luogo del mito ideologico si edifica la mitologia di un individuale stato di afflizione”58. Il soggetto, l’individuo, torna al centro della scena, preso nei suoi errori, nelle

sue debolezze e nella sua capacità di camminare. L’individuo torna a vivere nelle pagine dei libri, ma si muove anche sui palcoscenici dei teatri, è in questo periodo che Tadeusz Kantor59 fonda a Cracovia il suo teatro Cricot2, e Henryk Tomaszewski60 a Wroclaw inaugura il Teatro della Pantomima.

58 Storia della letteratura polacca, a cura di Luigi Marinelli, Einaudi, Torino 2004, p.439

59 Tadeusz Kantor (1915-1990) nasce come pittore e grafico finché arriva alle esperienze del teatro,

dell’happening e della performance. Fondamentali per la storia del teatro del novecento i suoi spettacoli “La classe morta”(1975), “Wielopole Wielopole”(1980), “Qui non ci torno più”(1988), così come l’ultimo “Oggi è il mio compleanno”(1990), quando muore, all’alba del giorno della prova generale.

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I Rolling Stones atterrano a Varsavia qualche anno dopo, il 13 aprile 1967, e si esibiscono61 nella sala dei congressi del Palazzo della Scienza e della Cultura, sullo stesso palco dove Gomulka pronuncerà il suo discorso del 19 marzo 196862.

Il dibattito si sviluppa in tutti gli spazi espressivi della società, sorgono e risorgono riviste e giornali. Dialog è una rivista mensile che si occupa di drammaturgia teatrale contemporanea e viene fondata in questo periodo, ogni numero pubblica un testo fino ad allora inedito, tra gli autori che pubblicano Różewicz, Herbert e Rymkiewicz, mentre tra le firme della critica il ben noto Jan Kott. Nella redazione di Nowa Kultura, mensile di stretta osservanza ideologica, entrano scrittori che sostengono il rinnovamento; il periodico studentesco Po Prostu è il giornale più indipendente e ricercato, l’11 marzo 1956 pubblica un articolo “Sull’incontro con quelli dell’AK63” dove si esprimono le prime osservazioni

circa la riabilitazione di chi durante la guerra partecipò alla resistenza anticomunista dell’Armia Krajowa; i giovani si frequentano anche al Club di via della Ruota Storta64 dove

si riprendono le discussioni politiche, i professori universitari vengono invitati e parlano di ideologia e di marxismo, di vita e di letteratura; nasce infine il Circolo degli Intellettuali Cattolici65 a testimoniare la libertà di professarsi apertamente cattolici, identità religiosa che nel periodo stalinista si preferiva tacere, mentre dopo il 1956 anch’essa beneficerà del clima di distensione. Nel 1958 il KIK fonda il mensile Więź. II settimanale cattolico edito a Cracovia, Tygodnik Powszechny, torna in edicola e rimarrà un esempio di fonte d’informazione intellettuale con una identità precisa e coraggiosa66, per tutti gli anni successivi, fino ad oggi.

Questo il clima culturale rinfrescato e ripulito dall‘ondata di fiducia nel cambiamento. Anche la politica sembra che sia felicemente rinfrescata dalla stessa fiducia.

60 Henryk Tomaszewski (1919-2001) nasce come danzatore, mimo e coreografo finché teorizza un

”Teatro del movimento”, una sintesi tra l’esperienza del balletto e del teatro di parola. Nel 1956 crea lo Studio della Pantomima presso il Teatro Drammatico, e due anni più tardi inaugura a Wroclaw il suo “Teatro della Pantomima”.

61 Dato lo scarso valore della moneta polacca il gruppo americano sarà pagato con due vagoni di

vodka.

62 Vedi in Documenti il testo della prolusione

63 “Na spotkaniu ludziom z AK”, Po Prostu, marzo 1956

64 Il KKK (Klub Krzywego Kola- Club di via della Ruota Storta), vd. p.37

65 Il KIK (Klub Inteligecji Katolickiej-Club dell’Inteligencja Cattolica) nasce a Varsavia nell’autunno

1956 sull’onda del disgelo. Con la primavera dell’anno successivo apre nuove sedi nelle altre città polacche e da allora sarà un punto di riferimento nel dialogo tra intellettuali cattolici e non.

66 Importante ricordare che dopo la prolusione di Gomulka del 19 marzo 1968 Tygodnik

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Gomulka insiste su tre punti prima di accettare l’incarico: vuole la decollettivizzazione dell’agricoltura nell’ambito di un progetto di riforma agraria che si allontani il più possibile dall’esperienza sovietica; esige la fine del controllo sovietico sull’esercito, con il conseguente taciuto ma implicito allontanamento del generale russo Rokossowki; chiede infine la distensione dei rapporti con la chiesa cattolica, ultimo anello delicato di congiunzione tra la società civile e la sfera politica che è stato fino ad allora disatteso e misconosciuto dal governo, anche in questo caso l’indice è puntato in maniera silente seppur ovvia verso la liberazione del cardinale Wyszyński.

Il 20 ottobre 1956 Gomułka accetta l’incarico e diventa segretario del POUP. II 24 fa il suo primo discorso nella Piazza Centrale di Varsavia; alle sue spalle il Palazzo della Scienza e della Cultura, davanti a lui una folla di centinaia di migliaia di persone che lo acclamano.

Il 27 ottobre viene liberato il primate di Polonia, il cardinale Stefan Wyszyński, che era stato arrestato nel settembre 1953 nell’ambito della battaglia del governo comunista con la chiesa.

Il 1956 è anche l’anno dell’Ungheria, e la società polacca osserva con grande simpatia ciò che succede a Budapest. Il Comitato Centrale del POUP invia Marian Naszkowski e Artur Starewicz come mediatori al fine di contenere lo spargimento di sangue, il 2 novembre solidarizza addirittura con Nágy e con gli operai in sciopero generale. L’intervento armato e sanguinoso dell’Unione Sovietica è un colpo per la società polacca e uno shock per i liberali ai vertici del partito. Adesso si fa evidente il rischio di un intervento sovietico. Il direttivo del partito è costretto ad una ristrutturazione del proprio pensiero politico, c’è bisogno di tornare realisti e questo significa circoscrivere le richieste.

L’accordo del 20 ottobre, che ha legittimato i cambiamenti di Varsavia e tra questi l’elezione di Gomułka a segretario del partito, viene adesso soppesato alla luce dei fatti ungheresi e interpretato come una decisione pericolosa perché ritrattabile, in bilico, è una decisione che corre il serio rischio di essere stravolta: dalla società che può chiedere ancora nuove libertà, e da Mosca che può ritrattare anche ciò che ha concesso.

Gomułka riesce a sistemare l’equilibrio con una dichiarazione che rilascia il 30 ottobre, usa parole forti per rassicurare Mosca della forte e sincera collaborazione e amicizia tra l’Unione Sovietica e i paesi socialisti. I confini di ogni plausibile liberalizzazione della vita politica e sociale in Polonia sono in questo modo chiaramente definiti sia agli occhi di Mosca che alle orecchie e ai cuori nel paese, anche se il corpo emotivo della nazione non

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ci crede fino in fondo. Ancora il treno della liberalizzazione del ‘56 non è partito che già ne viene drasticamente deviato il corso.

Il 24 ottobre 1956, il Sejm stabilisce il termine per le elezioni nel gennaio successivo. Si vota secondo un nuovo sistema che non limita il numero delle liste presentate. Durante il discorso del 20 ottobre Gomulka ha detto che “(…)la legge elettorale deve permettere ai cittadini di eleggere e non solo di votare(…)67”. Sembra di vivere un nuovo capitolo nella

tradizione comunista della lista unica alla quale sono abituati i cittadini polacchi. Il Fronte della Nazione viene trasformato in Fronte di Unità della Nazione68 alla cui guida c’è Aleksander Zawadzki, questa struttura politica rinnovata ha il compito di organizzare le liste dei candidati e alla fine, nonostante la novità della legge in vigore, deciderà di presentarne una sola. Di 60mila candidati proposti le commissioni locali ne approvano circa 10mila, di questi ne vengono scelti 722 per 459 seggi in parlamento. Per la prima volta i nomi sulla lista sono più numerosi dei seggi in parlamento, ecco la novità effettiva, ma che questa sia soltanto una formale diversità rispetto al passato e non ci sia alcuna possibilità di scelta dei candidati lo si capisce osservando che i nomi sulla lista non sono in ordine alfabetico e quindi i voti e i seggi vengono assegnati ai primi che compaiono69.

Le elezioni si tengono il 20 gennaio 1957. Al di là delle novità significative quel che risalta maggiormente è l’atmosfera di genuina popolarità intorno a Gomulka che ne consegue, a conferma degli slogan elettorali che cercavano la conferma di questa fiducia, “Sovranità e indipendenza”, “Socialismo libero dalle distorsioni staliniste”.

Così si apre il 1957 in Polonia, fermento culturale, novità che scivolano fresche tra gli strati sociali ed elezioni che portano volti nuovi, o forse, soltanto, portano via volti vecchi. Ecco che il primo anno post-1956, l’anno numero uno dell’era del disgelo, ha inizio.

I vicepremier Tadeusz Gede, Franciszek Jóżwiak, Stanisław Lapot e Stefan Jędrichowski sono destituiti, sono le vecchie facce che se ne vanno; Eugeniusz Stawiński è nominato Ministro dell’Industria Leggera. Il licenziamento, peraltro già avvenuto, di Minc dalla funzione di primo vicepremier è confermato e al suo posto viene nominato Stefan

67 Citato in M.K.DZIEWANOWSKI, The Communist Party of Poland, Harvard University Press,

Cambridge, Massachusetts e Londra 1976, pp.285-6

68 Il FJN (Front Jednosci Narodu- Fronte di Unità della Nazione) è un’organizzazione politico-sociale

creata nel 1952, nel 1956 cambia nome in occasione delle elezioni del 1956. Il suo compito è quello di realizzare gli obiettivi politici del POUP. I presidenti del FJN provengono per lo più dal Consiglio dello Stato. Viene sciolto nel 1983.

69 M.K.DZIEWANOWSKI, The Communist Party of Poland, Harvard University Press, Cambridge,

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Ignar. Ministro dell’Educazione viene scelto un membro liberale del gruppo di Gomułka, Wladyslaw Bieńkowski. Nel governo si scelgono per la prima volta ministri che non appartengono ad alcun partito: Rajmund Barański, ministro della salute e Stanisław Darski70, ministro della navigazione. È liquidato il Comitato per le Questioni della Sicurezza Pubblica, e le sue funzioni vengono assunte dall’Ufficio di Sicurezza sotto il Ministero degli Affari Interni, con a capo Władysław Wicha. Migliaia di ex ufficiali dell’UB vengono reinseriti a lavorare nell’economia nazionale. Il 18 novembre è licenziato Klosiewicz e a capo del Consiglio Centrale delle Unioni del Lavoro c’è adesso Ignacy Loga-Sowinski. Il presidente del Tribunale Superiore viene sostituito con Jan Wasiłkowski. Al vertice dello ZBOWiD71 viene messo il colonnello Jan Radosław-Mazurkiewicz, e cominciano ad entrare anche ex membri dell’Armata del Paese (AK), a dimostrazione della effettiva riabilitazione dell’AK.

Questi cambiamenti, in apparenza radicali, hanno lo scopo di calmare le attese della società. Proprio il 4 novembre 1956, ossia mentre l’esercito sovietico sta soffocando definitivamente il movimento ungherese, Gomułka si rivolge all’attivo del POUP in assemblea nazionale richiamandosi all’inviolabilità del partito e alla necessità di risolvere i contrasti tra i pulawiani liberali e i natoliniani stalinisti72. Tra i vari temi fa appello all’unità e alla pace73. Gomulka non ha un proprio sostegno nel medio apparato del partito e quindi cerca di accattivarsi alleati dalle diverse fazioni con l’aiuto di una posizione conciliatoria. Gli avvenimenti ungheresi servono poi da monito per attuare forme moderate di liberalismo. Primo effetto di tale moderazione è la scelta di Zenon Nowak74 come vicepremier. Nowak è un uomo assai moderato, lo dice la sua biografia politica, è uno dei comunisti di prima della guerra75, è vicepresidente del Consiglio dei Ministri fin dal 1951 e, a conferma della propria reazionaria moderazione venata di lusinghe populiste parla lui

70 S. Darski è il padre di Nelly Norton

71 Lo ZBOWiD (Związek Bojowników o Wolność i Demokrację- Unione dei Combattenti per la Libertà

e la Democrazia) è una organizzazione formata nel 1949 dall’unione delle organizzazione di combattenti e reduci dai campi nazisti e funziona come una forza di polizia.

72 WOJCIECH ROSZKOWSKI, Najnowsza historia Polski. 1945-1980, Swiat Ksiazki, Varsavia 2003,

p.361

73 Trybuna Ludu del 5 novembre 1956

74 Zenon Nowak (1905-1980) nel VII Plenum del Comitato Centrale interviene apertamente

denunciando l’eccessiva presenza di ebrei negli organi di potere del paese,

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