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2.3 Breve storia dei film animati americani I primi vent anni del 900

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Academic year: 2022

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2.3 Breve storia dei film animati americani 2.3.1 I primi vent’anni del ‘900

Dopo le prime proiezioni di Reynaud l’industria cinematografica decise di sfruttare il potenziale dei film d’animazione. I primi risultati furono Humorous Phases of Funny Faces di Stuart Blacktone per la Vitagraph e Le théâtre de petit Bob di Segundo de Chomón per la Pathé. Entrambi i film sono del 1906: il primo mostra i ritratti di un uomo che rotea gli occhi e sbuffa fumo e di un ebreo con un grosso naso, poi appare un cane che salta in un cerchio. I volti si trasformano di fotogramma in fotogramma, a mano a mano che Blacktone traccia i segni; l’impressione del movimento giunge solo a disegno completo. Il secondo mostra il movimento dei giocattoli di un bambino dentro a una scatola e utilizza il procedimento “a fotogramma singolo”; Chomón spostava, dunque, gli oggetti di volta in volta1.

Immagine di Humorous Phases of Funny Faces (1906) di Blacktone

Questi due film sono ciascuno il capostipite delle due tecniche da allora utilizzate:

disegnare gli oggetti o farli muovere fisicamente per dare la impressione del movimento. A questo secondo genere appartiene il film del 1907 The Haunted Hotel, sempre di Blacktone, in cui il proprietario dell’hotel viene perseguitato da forze soprannaturali.

1 Per la descrizione di questa tecnica si veda pag. 37

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Immagine di The Haunted Hotel di S. Blacktone (1907), in cui il pranzo si prepara da solo

La pellicola suscitò molta curiosità e molto interesse in tutti i cineasti che cercarono di capire quali trucchi fossero stati impiegati. Li scoprì Emile Cohl disegnatore francese e primo animatore a tempo pieno, e li utilizzò nel suo Fantasmagorie del

1908. Il film di Cohl era migliore rispetto a quello dell’inglese perché il disegnatore non si preoccupò di giustificare i movimenti che risultarono ariosi e più uniformi2.

Immagine di Fantasmagorie di E. Cohl (1908)

2 Per la tecnica utilizzata da Cohl vedi pag. 38

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Allo stesso filone appartengono anche i film di Ladilsav Starevič, in particolare quelli in cui fa “recitare” degli insetti imbalsamati. La sua pazienza e la sua bravura furono talmente grandi che spesso gli spettatori pensavano che gli animali fossero vivi. Il film più famoso di Starevič è Mest’kinematografičeskogo operatora (La vendetta di un cineoperatore, Russia, 1912).

Immagine di Mest’kinematografičeskogo operatora (1912) di Starevič

Little Nemo (Stati Uniti, 1911) sfrutta invece la tecnica del disegno. Il suo autore è Windsor McCay, famoso disegnatore di fumetti e artista di varietà, la cui striscia più famosa è Little Nemo in Slumberland, pubblicata sul “New York Herald” dal 1905, da cui è tratto il film di animazione. Tutto nacque da una sfida fatta dai colleghi di McCay che lo invitarono a filmare le migliaia di disegni che era solito fare. Il film infatti si apre con una cornice girata da Blacktone che racconta la scommessa, presenta l’autore e lo mostra al lavoro. In Little Nemo non c’è una trama vera e propria, è più una dimostrazione di ciò che si può fare con carta, matita e una macchina da presa.

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Immagine di Little Nemo (1911) di McCay

Dello stesso autore sono The Story of a Mosquito (anche How a Mosquito Operates, Stati Uniti, 1912) e il capolavoro Gertie the Dinosaur (Stati Uniti, 1914). Gli sfondi di entrambi i film sono stati realizzati da un assistente pagina per pagina, mentre McCay disegnava “solo” i personaggi. In The Story of a Mosquito vediamo una zanzara che indossa un cilindro e si nutre del sangue di un ubriaco fino a esplodere. Gertie the Dinosaur è un dinosauro femmina che mangia una mela, beve, balla e gioca con un mammut.

Immagine di Gertie the Dinosaur di Windsor McCay (1914)

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John R. Bray seguì la strada del disegno ma vi apportò una grossa novità. Il suo The Artist’s Dream (anche The Dachsund and the Sausage, Stati Uniti, 1913) sfrutta l’idea di stampare gli sfondi invece di ridisegnarli ogni volta. Nel film viene narrata la storia di un cane disegnato che prende vita quando il suo creatore esce dallo studio e mangia tante salsicce fino a esplodere, ricordandoci senza dubbio la zanzara di McCay.

Dagli studi di Bray uscirono anche altri film d’animazione all’avanguardia: Bobby Bumps (Stati Uniti, 1914), creato da Earl Hurd, utilizza per la prima volta il rodovetro (cell process), strumento che permette di sovrapporre dei fogli di celluloide trasparenti, su cui sono disegnati i personaggi e i loro movimenti, agli sfondi precedentemente disegnati.

Come già detto questa tecnica rivoluzionò il modo di realizzare film di animazione. Bobby Bumps è un bambino che vive le sue avventure quotidiane accompagnato dall’inseparabile cane Fido.

Immagine di The Artist’s Dream di Bray (1913) Immagine di Bobby Bumps di Hurd (1914)

Anche The Debut of Thomas Cat (Stati Uniti, 1920) uscì dagli studi di Bray e fu il primo film di animazione a colori. Racconta la storia di un gattino che debutta nella caccia ai topi e finisce per incontrare un topo molto più grosso di lui. Purtroppo il procedimento utilizzato, Brewster Color, bicromico, era molto caro e rendeva le pellicole troppo soggette a scalfiture; per i disegni animati a colori si dovettero aspettare altri dieci anni.

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Nel 1915 fu proiettato The Animated Grouch Chaser (Scacciapensieri Animati) di Raoul Barré, che oltre ad aver introdotto la perforazione standard, introdusse ora il sistema dell’intarsio o strappo (slash system). Questo consiste nel tagliare le parti che si muovono e mantenere come base il foglio col disegno delle parti che rimangono immobili; i movimenti sono ottenuti sostituendo le parti tagliate3. Il film unisce riprese dal vero con disegni animati, attori in carne e ossa leggono un libro di caricature (The Grouch Chaser) che prendono vita.

Immagine di Cartoons in the Hotel Immagine di The Animated Grouch Chaser di Barré (1915) realizzato con lo di Barré (1915)

slash system. La testa della mucca è stata tagliata (slashed) dal resto del corpo, che rimane fisso, mentre altri disegni separati permettono i movimenti della testa

La novità principale degli anni Dieci fu realizzata in Argentina: El Apóstol (Argentina, 1917), il primo lungometraggio di animazione. L’impresa fu realizzata grazie al coraggio del produttore Federico Valle, che soddisfatto dalle vignette politiche “in movimento”

realizzate per lui da Quirino Cristiani, gli affidò la lavorazione di un lungometraggio animato di satira politica. Lo affiancarono Alfonso de Laferrère, che scrisse il soggetto e Andrés Ducaud, che costruì i modellini per una scena particolarmente emozionante dell’incendio di Buenos Aires. Per dare risalto all’impresa fu chiamato anche un famoso vignettista, Diógenes “El Mono” Taborda, il quale avrebbe dovuto creare i personaggi ma che in realtà si occupò poco del progetto, annoiato dall’estrema lentezza dei lavori.

3 Per la tecnica dello slash system vedi pag. 38

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El Apóstol venne proiettato il 9 novembre del 1917, vent’anni prima del disneyano Snow White and the Seven Dwarfs, che è considerato il primo lungometraggio animato. Il film lungo poco più di un’ora, narra il sogno dell’allora neoeletto presidente Hipólito Yrigoyen, che, vestito come un apostolo, sale all’Olimpo e ottiene da Giove i fulmini coi quali incendiare Buenos Aires, per ricostruire una città perfetta, sulle ceneri di quella corrotta.

Immagine di El Apostol (1917) e Peludopolis4 (1931) di Quirino Cristiani

4 Peludopolis è il primo lungometraggio sonoro americano di cui parlo a pag. 59

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2.3.2 Gli anni Venti

Le principali metodologie per realizzare i film di animazione erano state ormai tutte introdotte negli anni Dieci1. Ora la ripresa dell’economia dopo la fine della guerra spingeva verso un’organizzazione del lavoro di tipo industriale. I compiti erano ben divisi tra capoanimatore e disegnatori; si cominciò così a produrre i primi cortometraggi in serie con uscite mensili o bisettimanali. Le serie più importanti furono Out of the Inkwell dei fratelli Fleischer, Mutt and Jeff di Bud Fisher, Alice Comedies e Oswald the Lucky Rabbit di Walt Disney, tutte prodotte da Margaret J. Winkler Mintz e Felix the Cat di Pat Sullivan, autoprodotto.

La serie Out of the Inkwell introdusse l’uso del rotoscopio, che permetteva di proiettare scene dal vivo su fogli di carta e tracciarne poi i contorni. Il primo cortometraggio animato della serie uscì alla fine del 1919 e utilizzava riprese dal vivo, tra cui quelle di Max Fleischer vestito da clown Koko, arricchite da disegni animati. Il rotoscopio rendeva più naturali i movimenti dei personaggi e consentì a Koko di avere successo fino all’introduzione del sonoro negli anni Trenta.

Immagine di The Clown’s Little Brother (Out of the Inkwell), 1920

Mutt and Jeff nacquero come personaggi dei fumetti dalla mano di Bud Fischer e approdarono al cinema nel 1916. Mutt era alto mentre Jeff era basso, entrambi avevano i baffi e si trovavano spesso in situazioni comiche.

1 Queste sono: il cell process e lo slash system

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Immagine di Mutt and Jeff di Fischer Immagine di Alice Comedies di

(1925) Disney (1926)

Alice Comedies è la prima serie di successo di Walt Disney, realizzata in collaborazione col fratello Roy. Alice è una bambina in carne e ossa che vive le sue avventure in un mondo disegnato.

Oswald the Lucky Rabbit (1927) è un coniglio paffuto dalle orecchie particolarmente lunghe, indossa camicia, pantaloni e scarpe bombate. Ricorda molto il suo successore, Topolino.

Immagine di Oswald the Lucky Rabbit di Disney (1927)

Felix the Cat fu la serie degli anni Venti con maggior successo, creata da Pat Sullivan ma animata da Otto Messner. Il pubblico apprezzò molto la simpatia del protagonista e lo stile fluido dell’animazione. Particolare era l’uso che il gatto faceva delle parti del corpo come coda o orecchie: la prima poteva diventare un punto esclamativo e le seconde assumevano la funzione di un cappello e venivano sollevate per salutare. Solo il sonoro fermò il dispettoso gatto.

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Immagini di Felix the Cat di Pat Sullivan (1928)

Tappa fondamentale degli anni Venti fu il sonoro, ancora una volta l’innovazione fu introdotta da Walt Disney, con Steamboat Willie (Stati Uniti, 1928). Dopo aver visto The Jazz Singer2, il primo film sonoro, Disney capì che il cinema muto aveva un futuro limitato.

Con Wilfred Jackson, un suo animatore con nozioni musicali, realizzò un sistema di sincronizzazione tra suono e immagini. Il titolo del cortometraggio si rifà al titolo della canzone su cui era basato, Steamboat Bill. La trama era molto semplice e vedeva Topolino (Mickey Mouse) su di un battello alle prese con Gambadilegno (Peg-Leg Pete) e Minnie. Tutti quanti, battello compreso, danzavano a ritmo di musica e raccoglievano un successo straordinario.

Immagine tratta da Steamboat Willie (1928) di Disney

2 The Jazz Singer (Stati Uniti, 1927) prodotto dalla Warner Bros. e diretto da Alan Crosland

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Il primo lungometraggio sonoro fu prodotto ancora una volta in Argentina da Quirino Cristiani. Peludópolis3, la cui lavorazione durò dal 1929 al 1931, narrava della nave dello Stato che, caduta in balia del pirata El Peludo, approdava nella repubblica Quesolandina.

Arriveranno a salvare la situazione il General Provisional (che rappresenta Uriburu, il generale che aveva attuato un colpo di stato nel 1930) e Juan Pueblo (il popolo).

Quesolandina rappresentava l’Argentina, il nome derivava dal modo di dire “le gusta el queso” (gli piace il formaggio) che indicava l’avidità dei funzionari corrotti. Il film non fu molto apprezzato dal pubblico ma la critica lo elogiò.

3 A pag. 35 ho inserito un’immagine del lungometraggio

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2.3.3 Gli anni Trenta

Gli anni Trenta rappresentano un bivio nella tortuosa strada dei film di animazione. Da questo momento i film si dividono tra lungometraggi e cortometraggi. La strada maestra dei lungometraggi fu tracciata da Walt Disney ma ci fu chi intraprese altri sentieri, come i fratelli Fleischer che realizzarono i Gulliver’s Travels (1939) e Mr. Bugs Goes to Town (che richiama il Mr. Deeds Goes to Town di Frank Capra). Seguiti negli anni Quaranta dalla Warner Bros. e da John Hubley, di cui parlerò più avanti.

La via dei cortometraggi si divide in due rami paralleli, uno seguito ancora una volta da Walt Disney, con disegni maggiormente curati e storie più buoniste. L’altro intrapreso soprattutto da Warner Bros., Paramount, 20th Century Fox, Universal e MGM.

Walt Disney, inizialmente prodotto da Margaret J. Mintz, poi dalla Columbia e dalla Universal, prima di passare alla RKO e quindi fondare la Buena Vista, dopo il successo di Stemboat Willie, continuò a realizzare cortometraggi sonori con la serie Silly Simphonies. I personaggi compivano movimenti fluidi, il dialogo era ridotto al minimo per contrastare la noia dei film dal vero, troppo parlati e statici, a causa delle difficoltà create dai primi macchinari per registrare il suono. La prima Silly Simphony fu The Skeleton Dance (1929), disegnata da Ub Iwerks con le musiche di Carl Stalling.

Immagine di The Skeleton Dance (1929) e Flowers and Trees (1932) di Disney

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Flowers and Trees (1932) fu probabilmente la Silly Simphony più importante perché a colori. La Disney infatti fu fra i primi studios ad adottare il Technicolor a pellicola tripla.

Altra innovazione che Disney utilizzò fu la multiplane camera1, che permetteva di sovrapporre diversi cells, fogli di celluloide, dando l’idea della profondità. Fu utilizzata per la prima volta in The Old Mill (1937) e più ampiamente sfruttata in Bambi (1942).

Appartengono agli anni Trenta anche i compagni di Topolino: Paperino (Donald Duck), Pippo (Goofy) e Pluto (Id.), che però ebbero miglior sorte negli anni Quaranta grazie a Jack King, Jack Kinney e Jack Hannah.

Paperino Pippo Pluto

Il ramo intrapreso dalle altre case di distribuzione era quello dei cortometraggi realizzati in poco tempo e di conseguenza standardizzati.

La 20th Century Fox distribuì i Terrytoons2 di Paul Terry, la Universal i personaggi di Walter Lantz, tra cui Woody Woodpecker (Picchiarello). La Columbia produceva attraverso la Screen Jems cortometraggi animati con Krazy Kat, Scrappy e altri personaggi.

Immagine dei personaggi di Terry (1922) Immagine dell’evoluzione di Woody Woodpecker di Lantz tra il 1940 e il 1960

1 Ho inserito una fotografia della multiplane camera a pag. 40

2 Questi erano Gandy Goose, incrocio tra Paperino e Pippo, Kiko, un canguro boxeur, e Mighty Mouse, a metà tra Topolino e Superman.

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Immagini di Krazy Kat e Scrappy della Columbia Picture

La Paramount, dopo aver prodotto la serie Out of the Inkwell dei fratelli Fleischer, produsse anche la loro Betty Boop, introdotta nel 1931, e poco dopo sostituita da Popeye the Sailor (Braccio di Ferro, 1933) a causa della censura imposta dal Codice Hays3. Betty Boop era infatti una ragazza innocente ma molto provocante, con un’ampia scollatura e una gonna molto corta. Popeye comparve come personaggio secondario di un episodio della serie Betty Boop e diventò protagonista di una serie tutta sua. Era un marinaio burbero e semplice, parlava un inglese quasi incomprensibile ma, ai bambini del tempo, piacque più di Topolino. Gli vennero subito affiancati dei personaggi secondari, ognuno con una caratteristica poco carina: Timoteo (Wimpy) il mangione, Olivia (Olive Oyl) la sgraziata, Bruto (Bluto) il gigante prepotente, più positivo era Pisellino (Swee’ Pea) il figlio adottivo di Popeye. Col tempo però questi personaggi subiscono un cambiamento in positivo ingentilendosi.

Immagine di Betty Boop e di Popeye dei fratelli Fleischer

3 Il codice Hays fu redatto negli anni Venti dalle case di produzione e distribuzione americane per evitare una legge sulla censura.

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La Warner Bros. seguì le orme di Disney e creò due serie di cortometraggi animati musicali, le Merrie Melodies e le Looney Tunes. Il protagonista di queste ultime, Bosko, un ragazzino di colore, assomigliava molto a Topolino ed era affiancato da una amica, Honey, e un cane di nome Bruno. Fra il 1935 e il 1940 nacquero nuovi personaggi grazie alla matita di Tex Avery, Bob Clampett, Chuck Jones e Frank Tashlin: Porky Pig, Egghead, Elmer Fudd, Duffy Duck e Bugs Bunny.

Porky Pig, un maialino balbuziente, diventò la spalla di Duffy Duck, un anatroccolo nero che si divertiva a tormentarlo. Egghead era un personaggio umano che dopo pochi anni venne tramutato in Elmer Fudd, l’antagonista poco intelligente di Bugs Bunny, un beffardo coniglio

Immagine di Elmer Fudd, Duffy Duck, Bugs Bunny e Porky Pig della Warner Bros.

E’ proprio negli anni Trenta che la Warner si specializzò, nell’ambito dei film dal vero, in tematiche sociali rivolte a un pubblico proletario. Questo orientamento si rifletteva anche nell’animazione. Anche per questa ragione, la differenza fondamentale con i cortometraggi di Disney era costituita dalla mancanza di carineria, da un umorismo demenziale e dal riferimento all’attualità. Un altro motivo era dato dal fatto che bisognava approfittare degli spazi lasciati liberi dalla Disney.

Se i film Disney erano ambientati nel passato indefinito del “Once upon a Time”, per rendersi competitivi bisognava diversificarsi e far agire i propri personaggi nel presente. Se le storie Disney erano ambientate in un mondo accogliente e sicuro, bisognava saper costruire un luogo alternativo, che lo spettatore vedeva da fuori ma di cui non desiderava essere parte. Se i personaggi Disney erano caratterizzati da movimenti leggiadri, curati e

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posati, bisognava rispondere con personaggi che si muovessero freneticamente, furiosamente, al limite della schizofrenia, cosa che capì e ben realizzò Tex Avery4.

Insomma la Warner contrastò la Disney proponendo una realtà alternativa caratterizzata da valori opposti a quelli dell’edulcorato mondo disneyano, da più parti accusato di voler “addormentare le coscienze”.

Se confrontiamo i personaggi delle due case produttrici ci accorgiamo che quelli Disney sono più imbranati, sicuramente dediti ad attività più edificanti, come montare un orologio su di un campanile. Mentre i personaggi Warner sono intenti a fare poco o nulla:

Bugs Bunny spesso mangia una carota e si gode il dolce far niente. Senz’altro questi sono molto più smaliziati: mentre i primi fanno ridere per la loro goffaggine, i secondi suscitano le risa rendendo evidente la goffaggine dei loro avversari.

I personaggi Warner, se interpretati in chiave simbolica, possono essere i rappresentanti di una società in cui il più furbo o il più forte vince. Per questo ben si adatta a questi cartoons lo stile frenetico, poco rassicurante di Tex Avery.

La Warner, inoltre, si rivolgeva a un pubblico adulto molto di più di quanto non facesse la Disney.

4 Come dimostra coi suoi personaggi: Droopy, Screwy Squirrel e un lupo senza nome

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