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N Analisi del rischio:un approccio da verificare

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Academic year: 2022

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51 egli ultimi tempi sembra essere esploso quanto evidentemente covava sotto la cenere dell’ancestrale rapporto uomo-cane: i cani possono mordere.

Possono mordere di tanto in tanto, spesso, a freddo, con e senza motivo: possono giungere financo ad uccidere un occasionale passante o addirittura il proprio amico/padrone.

Insomma nella nostra società avanzata sembra appalesarsi un pericolo sinora sconosciuto e a cui l’autorità politica e/o amministrativa deve porre rimedio per salvaguardare la pubblica incolumità pena l’accusa di disattenzione e/o inefficienza da parte dell’opinione pubblica.

E in effetti questa richiesta è stata infine accolta: il Ministro della Salute ha emanato e rinnovato una propria ordinanza per controllare i cani di razze pericolose mediante svariate prescrizioni e diverse regioni hanno emanato proprie leggi che hanno istituito elenchi di razze di cani da considerare pericolose.

A questo punto c’è da chiedersi se questi provvedimenti abbiano sortito gli effetti sperati e se hanno ricondotto il rapporto umani- cani su binari di effettiva tranquillità.

Lo scopo atteso di certo non può dirsi raggiunto se non in piccola parte: difficoltà applicative, incongruenze normative e l’insormontabile (sinora) difficoltà nello stilare un elenco di razze pericolose unanimemente condiviso di fatto ha relegato al rango di “grida manzoniane” la gran parte di queste disposizioni.

Visto tale esito potrebbe essere utile pensare ad un diverso e più congruo approccio a questa problematica che seppure sempre presente ha assunto ultimamente nuove implicazioni che non trovano riscontro con le metodiche sinora seguite.

L’analisi del rischio,

gestione del rischio e sua comunicazione

Da diversi anni si propone l’analisi del rischio come metodologia di studio alfine di meglio individuare le strategie di controllo delle problematiche sanitarie indicandone preventivamente i

reali margini di rischio che una collettività realisticamente corre per quindi individuare le tecniche più congrue per il suo controllo/gestione e non ultima la sua corretta comunicazione alla collettività interessata.

L’analisi del rischio trova il suo naturale campo d’applicazione nell’ambito della sicurezza alimentare (FAO/WHO, 1977) e proprio la professionalità veterinaria è ampiamente coinvolta nell’applicazione di questa metodologia.

In buona sostanza l’analisi del rischio consiste in una procedura (più o meno complessa) finalizzata ad organizzare e integrare tutte le informazioni utili a disposizione su di un evento considerato potenzialmente dannoso alfine di valutarne la probabilità che si verifichi tenendo in considerazione del fenomeno indagato sia la variabilità, sia la certezza o meno del suo verificarsi e quindi di trarne le decisioni più logiche in merito alla sua concreta gestione e comunicazione.

Sinora nella Sanità pubblica veterinaria (SPV) le situazioni che più frequentemente vedono tale impiego sono essenzialmente legate al rischio connesso all’introduzione di un agente patogeno in un determinato contesto o territorio o quello legato ad una analoga presenza nella filiera alimentare.

Ebbene per l’analisi di tali tipologie di rischio sarà indispensabile assumere tutte le informazioni possibili di tipo epidemiologico come prevalenza e incidenza, dati sui test diagnostici disponibili e sull’efficacia degli strumenti di profilassi nonché sulle specie animali che possono essere suscettibili all’infezione e alla consistenza della loro movimentazione sia naturale, sia per motivi commerciali o di altra natura nonché tutti quei dati che possono essere estrapolati dalle attività di controllo (ispezione e/o vigilanza) in tutti i punti della filiera alimentare quali gli allevamenti, gli impianti di macellazione e trasformazione, la distribuzione, la vendita e il consumo.

Più i rischi da analizzare saranno complessi più lo sarà anche la fase propedeutica di raccolta delle migliori informazioni disponibili da impiegare per raggiungere l’obiettivo finale.

In effetti questa metodologia deriva dall’esigenza che la clinica medica sentiva sempre più per supportare più adeguatamente

CANI PERICOLOSI

Analisi del rischio:

un approccio da verificare *

di Vitantonio Perrone

N

Tratto da: “I cani pericolosi come problema bioetico. Analisi degli interessi umani ed animali”, 2006 per gentile concessione di C.G. Edizioni Medico Scientifiche S.r.l. - Via Candido Viberti, 7 - 10141 Torino

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Riquadro 1. Rappresentazione schematica della struttura dell’analisi del rischio (FAO/WHO, 1977).

possibile le proprie decisioni diagnostiche e/o terapeutiche e ciò non poteva che avvenire attraverso la conoscenza più attenta possibile di quanto la stessa comunità scientifica (congressi, riviste...) comunicava alla società e che viene definita come Evidence Based Medicine (EBM).

Come già detto nell’ambito della veterinaria questo nuovo approccio dell’analisi del rischio, oltre che più recente, resta prevalentemente confinato ad ambiti applicativi legati alle malattie zoonosiche e al contrasto e/o controllo della loro diffusione.

Ma proprio perché nell’ambito della moderna igiene urbana veterinaria il morso dei cani viene considerata una sorta di zoonosi proponiamo l’idea di approcciare a questa problematica anche con questa metodologia.

Quindi anche in questo caso prima di prendere una decisione normativa di qualunque rango (legge nazionale e/o regionale, ordinanza ministeriale e/o comunale...) andrebbero raccolte e valutate con rigore scientifico tutte le informazioni reperibili riguardanti l’evento morso, ad esempio: modalità dell’evento e sue concause, caratteristiche del cane morsicatore, tipologia del morso e sua localizzazione, entità e tipologia della lesione,

prognosi e terapia, informazione sulla vittima sia uomo che altro animale, messa in atto o meno delle norme vigenti di prevenzione**.

Ritengo che questo breve e non esaustivo elenco renda comunque evidente il livello di complessità che l’evento “morso del cane”

può comportare.

Ancora più lo diventa se contemporaneamente si affronta la vexata quaestio dell’incidenza su tale fenomeno della razza, nonché della volontà di stilare improbabili quanto scarsamente condivisi elenchi di razze da ritenersi potenzialmente e/o effettivamente pericolose: non sarà certo quindi il mero dato numerico sulla quantità dei morsi, peraltro difficilmente stimabile, a poter determinare la necessità di ulteriori norme e a definirne le modalità d’attuazione e le prescrizioni inserite.

Di certo nessuno meglio della categoria veterinaria, se adeguatamente interpellata, sarà in grado di fornire dati ed indicazioni realistiche sull’entità del fenomeno ed anche sulle caratteristiche socio-economiche che lo connotano attualmente.

** DPR n. 320/54, Regolamento di Polizia Veterinaria

RISK ASSESMENT RISK MANAGEMENT

Hazard Identification Risk Evaluation

Hazard Characterization Option Assesment

Exposure Assesment Option Implementation

Risk Characterization Monitoring Rewiew

RISK COMUNICATION

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