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Mattone immobile 1,00. Giovani senza valori? O senza i 'grandi'?

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Academic year: 2022

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Scadimento dei valori tra i giovani. È un fenomeno cre- scente che non risparmia nemmeno Vicenza. Il video sexy delle due ragazze del liceo classico linguistico di Schio immesso nella grande Rete. Il pullman di studenti del Fogazzaro in gita a Praga bloccato dalla polizia tedesca perché un ragazzo viene trovato in possesso di una quan- tità non trascurabile di pasticche. Almeno 31 ragazze vicentine che si pagano gli studi vendendo il proprio corpo (immagini e qualcosa in più) su Internet, secondo l'ultima inchiesta di Studenti Magazine. Conigli uccisi e dilaniati con petardi in bocca nella scuola di Brendola.

L'elenco potrebbe continuare, con furti e atti vandalici commessi sempre più spesso da giovani e minorenni. Si tratta di episodi di fronte ai quali diventa un problema minore anche l'assenza quotidiana di educazione e rispet- to per gli altri e per le cose altrui, da parte di ragazzi sem- pre più bulli e sempre meno 'innocenti'.

Perché tutto questo? Perché sempre di più viene meno la presenza reale della famiglia: tutti a lavorare e con tempo zero, se non per la ricerca di più denaro, per necessità o per procurarsi un finto maggior benessere, visto che quel- lo morale latita sempre di più. Della scuola, sempre più luogo di parcheggio e non di preparazione alla vita e alle sue sfide, con insegnanti spesso demotivati dalla scarsa considerazione (anche economica) con cui è visto il loro lavoro, che pure una volta era considerato una 'missione'.

Delle istituzioni politiche, anche quelle locali, di maggio- ranza o minoranza poco importa, che di attenzione ai gio- vani e ai loro problemi si riempiono spesso la bocca nelle occasioni ufficiali o pre-elettorali, salvo poi relegare scuo- la, sport (uno dei migliori antidoti alle malattie giovanili), programmi sociali e di svago in cassetti impolverati.

In poche parole, il disagio profondo dei giovani monta perché viene meno la società. E, attenzione, sono i nostri figli, non quelli degli altri o, peggio, degli extracomunita- ri, facile alibi sociale all'incremento della microcriminali- tà. Ma cosa vuol dire società oggi per i nostri giovani (abbandonati)? Cosa vuol dire società per Vicenza? Una volta per alcuni c'erano almeno gli oratori, per altri c'era- no i partiti, per i debuttanti nel mercato del lavoro le aziende 'a misura d'uomo', per tutti c'erano le società sportive e le varie associazioni culturali o di divertimento.

Oggi c'è il vuoto degli schei e delle griffe, la latitanza del senso di responsabilità, addirittura l'assenza fisica degli adulti. Eppure basterebbe poco. Un po' d'amore per la vita, quella vera, fatta di rapporti e non di egoismo. E i nostri giovani, se ritrovassero noi, i 'grandi' (genitori, insegnanti, politici), ritroverebbero se stessi. E un futuro per sé e per Vicenza.

Giovanni Coviello

Giovani senza valori?

O senza i 'grandi'?

Comenicini (Liga) Dal Molin, il governo pensa a un'altra soluzione

a pagina 5

Ostello,

una cenerentola che batte gli hotel

a pagina 18

Pablito spinge il Vicenza fuori dalla crisi

a pagina 14

Sorrentino:

"Allarme sicurezza?

Troppa paura per gli stranieri

a pagina 10

DIRETTOREEDITORIALEGIOVANNICOVIELLO Spedizione in A.P. - 45% art.2 comma 20/b legge 662/96 Filiale di Verona Anno 1 nr. 38 - Sabato 9 dicembre 2006

euro 1,00

In città si continua a costruire, ma il mercato mostra segni di stanchezza. Vendere è sempre più difficile, affittare quasi impossibile, i sindacati degli inquilini

denunciano le mancanze della politica.

E sempre più case restano vuote...

da pagina 6

Mattone immobile

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Nei giorni immediatamente precedenti e successivi alla (riuscitissima) manifestazio- ne cittadina del 2 dicembre contro il Dal Molin america- no, si è acceso un dibattito molto partecipato in merito alla presenza dei Democratici di Sinistra al corteo. Dalle ricostruzioni giornalistiche la posizione del partito, e pure la mia, potrebbe apparire degna di un contorsionista.

In realtà è più semplice di quel che si pensi. Come la totalità dei DS, ero contrario alla partecipazione del parti- to ad una manifestazione che, nella sua fase embrionale, era convocata non dai comi- tati dei cittadini, ma da altre realtà le cui parole d'ordine iniziali non potevano essere assolutamente condivise.

Non siamo un partito "di lotta e di governo", e le mani- festazioni antigovernative, stando dentro al Governo, le lasciamo fare ad altri. Noi tutti sappiamo che proprio grazie all'attuale Governo, e grazie ai DS che ne sono com- ponente fondamentale, il pro- getto confezionato nel silenzio dal trio Hullweck - Berlusconi - Cicero si è fermato.

Lo ricordino tutti bene: i DS (e mi si permetta, in questo un po' di merito personale me lo prendo anche io, che ho sol- levato con un'interrogazione il problema il 20 dicembre

dell'anno scorso, e che per primo ho visto il progetto degli americani, provveden- do a consegnarne una copia ai capigruppo di maggioran- za che, a quel tempo, lo guar- darono allibiti e furiosi con il Sindaco) sono stati sempre in prima fila a combattere con- tro questo mostro. Mente chi dice che non ci sia importato nulla di chi lavora alla Ederle, e lo testimoniano gli incontri con le rappresentan- ze dei lavoratori; così come mente chi ci accusa di fred- dezza o tiepidezza (quando non addirittura di compia- cenza) sul problema della nuova base.

Essendo parte di un partito serio, con cultura di governo, abbiamo valutato le implica- zioni che comportava la par- tecipazione fianco a fianco con chi aggredisce i nostri Sindaci ed i nostri Ministri.

E bene ha fatto quindi la Segreteria Provinciale a dire di no alla partecipazione col- lettiva. Poi però, piano piano, alcune pre-condizioni sono mutate, un certo documento ha smesso di circolare, ed il cappello sulla manifestazione lo hanno messo i comitati (ai quali va un plauso enorme per come hanno civilmente condotto finora questa batta- glia).

Poi è arrivata la CGIL regio- nale, i "Beati" di Don Bizzotto,

e poi tanti altri. Ecco allora che, durante l'ormai famosa Direzione Cittadina dei DS, si è chiesto non di smentire il pronunciamento della Segreteria Provinciale, ma di invitarla a valutare tutti gli elementi che stavano modifi- candosi.

Per questo motivo io ho scelto di essere alla manifestazione, proprio per premiare l'impe- gno dei comitati in un momento in cui stavano cam- biando alcuni aspetti.

Dal mio punto di vista si è agito correttamente, e forse l'unico problema è stato quel- lo della tempistica nelle comunicazioni tra livelli diversi del Partito.

E' tuttavia necessario com- prendere le ragioni di chi a quella manifestazione voleva esserci, possibilmente con tutto il partito, come quelle di chi riteneva inopportu- no sfilare a fianco di alcuni personaggi con tendenze eversi- ve.Il problema potreb- be sembrare di poca importanza per chi vive al di fuori della politica, ma per chi è parte della forza maggiormente rap- presentata al Governo, questo non è un fatto tra- scurabile.

E le scelte vanno rispettate, senza drammi, e senza soprattutto consu- mare guerre intesti- ne che, sia detto per inciso, da molto tempo vanno avanti con grave danno per i singoli e per l'intero partito, e che soprattutto non dovrebbero usare come prete- sto una vicenda così importante per la cittadinan- za come quella del Dal Molin.

Direi che l'opinio- ne pubblica si è concentrata sin troppo sul mio partito, che ha vis- suto un innegabile momento di tra- vaglio con questa vicenda.

E forse tutto questo ha distolto l'attenzione dai veri perdenti emersi dopo la manifestazione, e cioè il Sindaco, che ora ha la riprova di quanto la sua maggioranza sia distante dal sentire di una città evi- dentemente schierata per il

"NO" alla nuova base, ed il Vicesindaco (ed Assessore alla IN-Sicurezza), che ha terrorizzato la città per set- timane preconizzando devastazioni barbariche, ed al quale qualche commer- ciante spero presenti il conto dei mancati guada- gni, così come si fa nelle località turistiche verso i meteorologi che sbagliano le previsioni tenendo lonta- ni i villeggianti dalle spiag- ge.

E' giunto il tempo di tornare a far sentire al centrodestra cit- tadino che al centro dell'at- tenzione, per gli errori com- messi in questa vicenda, ci deve essere il Sindaco con la sua Giunta, e non certo i DS.

Antonio Dalla Pozza Consigliere comunale Ds

OPINIONI 9 DICEMBRE 2006

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Il no alla marcia era giusto, poi sono mutate le condizioni

Strumentale la polemica sulla Quercia: chi ha perso è la giunta Hüllweck

Dalla Pozza (Ds): "Ecco perché ero al corteo anti-Dal Molin"

La manifestazione di sabato 2 dicembre contro la nuova base Usa

Antonio Dalla Pozza (Ds):

"Bisogna rispettare chi ha scelto di partecipare oppure no.

Senza approfittare per scatenare guerre intestine"

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Poteva essere il caso Abu Omar in versione beri- ca, l'ennesimo di una lunga serie di "extraordi- nary rendition", i misteriosi rapimenti che un'apposita commissione d'inchiesta europea (vedi box) ha giudicato come "violazioni dei diritti dell'uomo".

E infatti sulla scomparsa di due immigrati algerini resi- denti a Vicenza, Toubal Abdelkader e Halimi Djelloul, prelevati a inizio febbraio 2006 ed espulsi su decreto dell'allora ministro Pisanu, è calata in tutti questi mesi una spessa coltre di silenzio.

Come se i due, già perquisiti nel 2002, fermati nel 2004 e fino a quest'anno indagati per presunta attività terroristica affiliata ad Al Qaeda, puff!, fossero spariti, evaporati, cancellati. Come se non esi- stessero.

La paura che fece impazzire le loro mogli e i loro figli era

quella che venisse- ro torturati nelle carceri del Paese d'origine, dove i due sospettati "qae- disti" vennero por- tati per essere interrogati dai ser- vizi segreti algerini e, presumibilmen- te, occidentali (americani?).

F o r t u n a t a m e n t e non è così che è andata. Ad assicu- rarlo è il loro avvo- cato Paolo Mele Senior: "Non hanno subito torture.

Gli interrogatori avuti in Algeria hanno accertato la loro estraneità alla accuse mosse dalla procura di Napoli di appartenere a una cellula terroristica.

Per sette giorni, però, di loro non si hanno avuto notizie, e fino ad oggi io non ho mai avuto una copia dell'ordine di espulsione del ministero degli Interni".

Ora le due vittime del seque- stro di Stato vivono tranquilli

in Algeria: "per una loro scel- ta", precisa Mele.

E a loro si sono ricongiunte le rispettive famiglie. Tutto è bene quel che finisce bene, direbbe un'anima bella.

Nel caso dei supposti terrori- sti vicentini, sì. Ma, come osserva il loro difensore, "se equiparare Toubal e Halimi ad Abu Omar non è corretto, un motivo di apprensione c'è.

Vale a dire i metodi, senz'al- tro legittimi ma troppo duri, con cui si procede alla lotta al terrore di matrice islamica.

Non dico che non sia necessa- rio vigilare, ma qui mi pare che ci si preoccupi di più di portare a casa dei risultati".

Mele e i suoi assistiti sono in attesa che la Corte di Cassazione il prossimo 13 dicembre accolga almeno in parte la linea difensiva basata su un assunto che, se confer- mato, sarebbe non solo di una gravità inaudita, ma costitui- rebbe un precedente di gran- de scalpore: cioè che in realtà si stia perseguendo un reato d'opinione. "E' come se io e lei venissimo intercettati mentre scambiamo una conversazio- ne su note vicende internazio- nali e parlassimo degli Americani in termini negati- vi", esemplifica l'avvocato.

Sottinteso: saremmo forse passibili di indagini giudizia- rie per questo? Viene da dire:

speriamo di no. Eppure, secondo Mele, è accaduto nient'altro che questo: "Come prove si portano un libro,

'Umda', che come toni è molto meno veemente di quelli fir- mati dalla nostra Fallaci; e una rivista, 'El Fajir', allinea- ta al Gruppo Salafita di Combattimento: una specie di quella che da noi era 'Lotta Continua'.

Peccato che tale rivista risa- lisse a prima dell'11 settembre 2001".

Quello che si contesta a due algerini è insomma il loro credo jihadista, sempre

ammesso che

avere in casa due pubblicazioni di questo genere possa accreditare automaticamente un'appartenenza politico-religiosa.

Sarebbe come imputare a un possessore di manuali di esplo- sivi la volontà di fabbricarli e usar- li per il solo fatto di tenerli nella propria libreria.

"Il rischio - con- clude Mele -, è creare falsi allar- mi", spingendo sul tasto dell'inte- gralismo come minaccia incom- bente.

Nella memoria difensiva l'avvo- cato - che assiste anche altri quat- tro algerini che avrebbero avuto

una 'base' in un internet point di viale Milano, arrestati lo scorso luglio nello stesso filo- ne d'indagini che fra Venezia e Napoli va a caccia di possi- bili attentatori - scrive invece che Toubal e Halimi "sono integrati e non integralisti":

operai che mandano nelle nostre scuole i loro figli, e che anche aderissero all'ideologia della jihad ciò "non costitui- rebbe reato in mancanza di un'attività di divulgazione".

Il dubbio è che, pur restando nell'ambito delle opinioni, questo possa diffondere l'hu- mus adatto per far venire in testa a qualche fanatico di passare dalle idee ai fatti.

Prevenire è meglio che curare, dice il detto.

Basta che prevenzione non significhi disporre a piacere delle vite delle persone, pren- dendole di peso senza alcuna spiegazione 'inabissandole' per giorni o mesi.

Perché se dopo gli immigrati islamici le cosiddette "conse- gne straordinarie" dovessero capitare a qualche italiano purosangue, che diremmo?

ATTUALITÀ 9 DICEMBRE 2006

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DIALESSIOMANNINO

Che fine hanno fatto i due presunti jihadisti di Vicenza espulsi a febbraio?

Storia di un'indagine. E di un rischio. Repressivo

A fine novembre scorso la com- missione d'inchiesta del Parlamento europeo ha chiuso con un pesantissimo atto d'accu- sa un anno d'indagini sulle ope- razioni segrete condotte dalla Cia in Europa dopo l'11 settembre per combattere il terrorismo senza processi e senza leggi.

La proposta di rapporto finale, firmata all'eurodeputato italiano Claudio Fava (Ds), verrà messa ai voti dell'intero Europarlamento in febbraio. L'indagine interna- zionale accusa 25 Stati di "conni- venza passiva" e ben 15 Paesi europei, tra cui l'Italia, di "com- plicità attiva" con "multiple vio- lazioni dei diritti dell'uomo e delle convenzioni contro la tortu- ra". Sono stati documentati ben

"1.245 voli clandestini di aerei Cia in Europa" e verificati "20 casi certi di cattura illegale di prigionieri", con tanto di "centri segreti di detenzione".

Il programma americano delle

"extraordinary renditions" (cat- ture segrete di prigionieri all'e- stero), acquisisce scala planeta- ria dopo l'11 settembre 2001.

E, nota molto importante, il segretario di Stato Usa Condoleezza Rice, in una riunio- ne riservata del 7 dicembre 2005 a Bruxelles, ha confermato che "i Paesi europei erano a conoscenza delle renditions". Ciò conferma in pieno i sospetti sul caso Abu Omar, l'imam milanese trasferito in segreto in Egitto nel 2003, e in totale nel nostro Paese sono accertati "almeno 46 voli segreti della Cia" (in Germania 336, in Gran Bretagna 170).

Il solo Stato ad aver ammesso una rendition è, a sorpresa, la Bosnia: ha infatti confermato il blitz del 2002 contro sei algerini

"tuttora rinchiusi a Guantanamo".

A.M.

E l'Ue accusa l'Italia:

"Complice dei rapimenti Cia"

Il caso degli algerini scomparsi:

"Il nostro reato è avere un'opinione"

Dalla piccola vicenda vicentina tanti interrogativi anche sull'uso

delle intercettazioni Toubal Abdelkader e Halimi Djelloul ora vivono in Algeria

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ATTUALITÀ 9 DICEMBRE 2006 5

Nella foresta di sim- boli, striscioni e ban- diere che coloravano l'imponente corteo contro la nuova base Usa al Dal Molin,

pigiati fra

Rifondazione Comunista e Comunisti Italiani, a sventolare c'erano anche i vessilli della Repubblica di San Marco. Che ci facevano gli autonomi- sti veneti lì in mezzo? "Assieme a tanti volti della società vicentina, manife- stavamo per la nostra sovranità.

Perché essere autonomisti significa anche essere, se così si può dire, sovra- nisti", risponde Fabrizio Comencini, segretario della Liga Fronte Veneto- Veneti d'Europa ed ex leader della Lega Nord veneta (prima della scissio- ne col partito bossiano del 1998).

Con lui ha sfilato una delegazione di 'venetisti' fra cui un altro loro capo storico, quel Franco Rocchetta che fu il fondatore della prima Liga e il primo a entrare in rotta di collisione con Umberto Bossi. E proprio intorno al caso Dal Molin, ancora una volta la Lega e le leghe si scontrano: l'una favo- revole all'insediamento americano, le altre, come quella guidata da Comencini, fieramente contro.

Arrivando a parlare di "colonialismo":

"Sì, proprio così. Perché usare, ad esempio, l'argomento dei posti di lavo- ro in più, è un ragionamento coloniali- stico: si giustifica la militarizzazione del territorio pur di combattere la disoccupazione. Assurdo.

Di questo passo si proporrà di ripristi- nare la schiavitù, allora".

Certo che, gli chiediamo, vedervi fra partiti di estrema sinistra e disobbe- dienti un po' di effetto lo fa, no?

"Potrebbe apparire strano a qualcuno, lo so, ma la nostra posizione è coeren- te. Ed è questa: una volta caduta la cortina di ferro e archiviata la minac- cia sovietica e dei paesi dell'Est, trasfe- rire nel Nordest dell'Italia una base oggi in Germania non serve più a difendersi dal defunto Patto di Varsavia. Serve per avere una forza di intervento rapido per muovere guerra.

Ma allora che senso ha l'indipendenza di uno Stato che nella sua Costituzione ripudia la guerra come strumento di offesa?".

Comencini fa un'analisi implacabile che lo porta a un radicale no alle servi- tù militari: "La Nato ha scopi di difesa, e tutte le azioni militari italiane hanno sempre avuto finora la 'giustificazione' di essere interventi di pace. Ma bom- bardando la Serbia durante la guerra del Kossovo, mi spiace per D'Alema, già abbiamo trasgredito, e lo stesso in Afghanistan. E ora si continuano a dare basi agli Americani per fare le loro guerre". A questo punto sorge una domanda: perché nessuno ha posto il problema delle installazioni statuni- tensi e della Nato subito dopo il crollo dell'Unione Sovietica? "Me lo chiedo anch'io. Parliamoci chiaro: la Nato oggi non ha più senso. O meglio: non lo avrebbe più se l'Europa si dotasse di una sua forza militare autonoma".

Comencini da ottobre di quest'anno è consulente del ministro delle riforme

Vannino Chiti (Ds), e le sue frequen- tazioni romane gli hanno fruttato qualche informazione sulla vicenda vicentina: "Da fonti governative sono stato informato che fra questa nuova base e l'abbandono di quella alla Maddalena in Sardegna ci sia stato un baratto. Lì agli Americani non interes- sa più avere una flotta nucleare: figu- rarsi, gli estremisti islamici non hanno neanche una bagnarola.

Quello che mi fa specie, però, è che sia stata scelta Vicenza".

E qui il politico 'lighista' fa esplodere un'altra bomba (pacifica): "Perché nessuno dice che ad Aviano c'è un'ex caserma dei carristi completamente vuota e immensa? La verità è che Vicenza è stata preferita perché non vogliono solo trasferire i reparti, ma creare un secondo scalo aereo usando la pista del Dal Molin".

Il sindaco Enrico Hullweck ha affer- mato che voci di corridoio ministeria- le, dopo la marcia del 2 dicembre, par- lano di un imminente 'no' da parte del governo. Ma altre voci (mai smentite) vicine al ministro degli esteri D'Alema, sin da maggio dicono che fra Italia e Usa esiste un accordo scritto e che alla fine la Ederle 2 si farà. "Penso senz'al- tro che con l'ex ministro Antonio Martino un accordo posto sotto segre- to di Stato lo abbiamo fatto.

D'altronde, gli Americani spadroneg- giano: leggevo a Roma in questi giorni che dei ragazzini di Civitavecchia sono stato 'pestati' da soldati Usa, e

l'unica cosa che la polizia italiana ha potuto fare è stata consegnarli ai loro comandi. L'unico politico italiano che ha avuto il coraggio di impedire ai nostri alleati di fare quello che gli pare, è stato Craxi nel caso Sigonella".

E fa una rivelazione, Comencini: "A

quanto so c'è una trattativa per una soluzione terza. La faranno da qualche altra parte, magari in Sicilia, a Comiso, che tra l'altro è anche più vicino allo scacchiere mediorientale".

Prodi e Parisi si aspettavano questa reazione da parte della 'democristiana' Vicenza? "Sicuramente la straordina- ria mobilitazione, prima di tutto dei comitati (che sono stati i più tenaci), ha fatto suonare un campanello d'al- larme.

E chi ha livello locale ha avallato o comunque non ostacolato questa scel- ta, ne pagherà le conseguenze".

Compresi quelli fra i Ds che si sono astenuti dal corteo? "Devono legitti- marsi agli occhi degli Stati Uniti, in modo da essere riconosciuti credibili per condurre il governo senza solleva- re tensioni internazionali. D'Alema con la guerra in Kossovo ha finito di essere 'il comunista'.

Con tanti saluti a Berlusconi". Certo che dei Veneti che si ribellano contro un possibile indotto, contro nuovi 'schei'… "Cosa vuole, i Veneti sono sempre stati dei bonaccioni, non dei protestatari. A Roma ci hanno un po' sottovalutato per la nostra tradiziona- le mansuetudine. Ma la cosa non fini- sce qui, glielo garantisco".

"Merito della mobilitazione", dice il segretario Liga Fronte Veneto e consulente del governo

"Contro il colonialismo americano ci vuole il coraggio di dire no"

La zona militare dell'aeroporto Dal Molin

"Paròni a casa nostra"? C'è chi criti- ca la Lega Nord vicentina per esser- si dimenticata di questo antico slo- gan. Il fuoriuscito Comencini una sua spiegazione ce l'ha. Spietata verso l'attuale dirigenza leghista.

"Il personale politico della Lega non è attrezzata a un ragionamento poli- tico che esuli dalle indicazioni imposte dall'alto, cioè da Bossi.

Ogni qual volta un dirigente ha ela- borato una linea non preventiva- mente avallata da lui, è stato fatto fuori". E Comencini fa una lunga lista di nomi (compreso il suo):

"Prima Rocchetta, poi Gipo Farassino, Formentini a Milano, l'ex ministro Gnutti, Comino ex segre- tario piemontese e Visentini ex segretario friulano. Qui Rivellino e da ultimo la Equizi", anche lei pre- sente alla manifestazione anti-Dal Molin. Una "ecatombe" che, secondo Comencini, significa solo una cosa:

"Come può uno prendere una posi- zione autonoma, magari parlando di Veneto e non di 'Padania'? Come può farlo, con la paura di essere fatto fuori?". Senza contare che sul caso Ederle 2, prosegue, nel governo Berlusconi Forza Italia aveva dato l'ok alla base, e la Lega non ha avuto il coraggio di dire quel famoso parò- ni a casa nostra.

Ma è un discorso che si può traslare a qualsiasi altro riguardante il Veneto. Nel frattempo in Lombardia hanno ottenuto finanziamenti per un'autostrada, la pedemontana di Varese e il potenziamento di Malpensa. La Lega cos'ha portato invece per il Veneto? E' gente senza midollo spinale, subiscono gli allea- ti supinamente". E questo, secondo Comencini, è successo anche a Vicenza con il sì leghista al Dal Molin a stelle e strisce.

A.M.

E sulla Lega Nord: "Appiattita sulla Cdl, non difende il Veneto"

Fabrizio Comencini (Liga): "Il Dal Molin è stato preferito perché vogliono creare una seconda Aviano"

Base Usa, Comencini: "A Roma si tratta per un'altra soluzione"

DIALESSIOMANNINO

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"Chiedere ad un agente immobiliare come sta andando il mercato del matto- ne è un po' come chiedere ad un oste se il suo vino è buono". Scherza, Luca Maggiolo, responsabile provinciale della Fiaip (la Federazione italiana degli agenti immobiliari profes- sionali, che in provincia conta 211 associati), ma solo fino ad un certo punto. Perché è invece molto serio quando si tratta di fare il punto sulla situazione del settore immo- biliare nel vicentino.

"C'è una certa stanchezza, dovuta sia a un generale rallentamento della situazione socio economica vicentina, sia ad una eccedenza dell'offerta rispetto alla domanda - riconosce -. L'offerta, in effetti è molto ampia: sia per il nuovo, sia per l'usato messo sul mercato da chi acquista una casa nuova".

Insomma, in giro si continua a costruire, anche se non con i ritmi

degli anni '80 e '90, ma il boom di richieste che c'era fino a qualche tempo fa si è raffreddato, e piazza- re sul mercato villette e apparta- menti sta diventando più compli- cato. "In media i tempi di vendita si sono allungati - conferma Maggiolo -.

Se prima bastavano tre mesi, adesso ce ne vogliono anche quat- tro o cinque, anche perché la

gente è molto più attenta e infor- mata.

E questo, sia chiaro, dal nostro punto di vista è un bene".

Un rallentamento, dunque, ma non una vera e propria flessione.

Dati alla mano, infatti, il mercato immobiliare è costante, oppure in leggera crescita, e anche i prezzi continuano a salire di anno in anno, seppur di poco.

Quello che invece sta cambiando è la richiesta dei vicentini: l'epoca del mini è ormai tramontata ("il mini come forma di investimento sta vivendo un momento di stasi, anche perché stanno ritornando in voga forme di investimento più tradizionali, come la borsa o i bot", spiega il rappresentante Fiaip), mentre sono sempre più richiesti gli appartamenti con spazi interni più ampi.

"Il bicamere di buone dimensioni o i tricamere sono le abitazioni che hanno un mercato maggiore - continua Maggiolo -.

E anche le bifamiliari o le villette a schiera, nonostante i prezzi comincino a farsi importanti, tra i 300 e i 400 mila euro, hanno ancora un discreto ritorno.

In generale diciamo che ci sono due grandi fasce di clienti.

La prima è composta dalle perso- ne che vogliono passare da un affitto all'acquisto della casa: sono quelli per cui vale il ragionamento un affitto uguale una rata, e che quindi danno importanza all'equi- librio economico della soluzione proposta.

La seconda fascia è costituita da quelle persone che hanno già un'abitazione, ma che vogliono migliorare la propria posizione:

avendo un capitale di base e una buona disponibilità, sono quelli maggiormente attenti alla qualità.

In altre parole, mentre per i primi la difficoltà maggiore sta nel tro- vare l'immobile alla loro portata, per i secondi il problema è, invece, nel trovare l'abitazione che soddi- sfi le loro aspettative".

Ed è proprio nella seconda situa- zione che si registra un'altra delle novità del mercato del mattone.

Non si può certo parlare di fuga

dalla città o di ritorno alla campa- gna, ma è sicuro che i vicentini sono sempre più attenti alla quali- tà dell'abitazione che stanno per acquistare: sia per quanto riguar- da i materiali (finiture, impianti, materiali) sia per quanto riguarda il contesto circostante.

"Il vicentino ha le idee ben chiare su quello che cerca ed è attento alle esigenze della famiglia - conti- nua -. La vicinanza di aree verdi, la comodità dei servizi e delle aree commerciali, la lontananza dalle zone più trafficate sono elementi che hanno sempre più peso.

Così come il risparmio energetico e la riduzione dell'impatto ambientale: molti dei cantieri di cui ci stiamo occupando sono rea- lizzati secondo i principi della bioedilizia".

Una situazione in continua evolu- zione, dunque. Quello che non cambia, invece, è la lista delle zone più richieste.

Oggi, come cinque o dieci anni fa, il centro storico è in cima alla hit parade, seguito dalla primissima periferia (Sant'Andrea o San Bortolo, per fare due esempi) e dai sobborghi più vivibili (tipo Laghetto).

In fondo invece ci sono San Lazzaro, o le vie attorno alla sta- zione.

"C'è da dire, però, che in generale per un vicentino il quartiere più bello è quello in cui è nato e vissu- to - precisa Maggiolo -. Vuoi per- ché lì si conoscono tutti gli angoli, vuoi perché quando si esce per fare la spesa o per bere un caffé al bar si trova sempre qualcuno con cui scambiare due chiacchiere.

Difficile che qualcuno cerchi casa lontano, se non per motivi di lavo- ro".

INCHIESTA 9 DICEMBRE 2006

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Il mercato mostra segni di stanchezza. I prezzi non calano, ma vendere diventa sempre più difficile

Ma gli affitti sono fermi

Se il mercato delle vendite immobilia- ri non sta attraversando un periodo di grande salute, quello degli affitti si presenta come un malato grave.

"Da un anno a questa parte c'è una grande difficoltà ad affittare - confer- ma Wilma Braga Rosa, responsabile di Confedilizia, una delle principali associazioni di categoria dei proprie- tari immobiliari -. Il fatto è che in mol- tissimi, tra quelli che in famiglia ave-

vano due stipendi, hanno deciso di acquistare una casa. E così chi cerca ancora un'abitazione in affitto è la fascia di reddito più bassa, quella che spesso fa fatica a pagare".

Con i mutui a tassi convenienti, insomma, tanti hanno deciso che era meglio pagare una rata piuttosto che l'affitto, e sono passati dalla locazione all'acquisto. E il numero di apparta- menti che restano vuoti è sempre più

alto. "Ripeto, chi può compra, chi non può molte volte non riesce a pagare nemmeno l'affitto - continua Wilma Braga Rosa -. E per rendersi conto di come è la situazione basta fare un giro in città e vedere quanti sono i cartello- ni con scritto affittasi. Per i proprieta- ri affittare non rende più, e infatti c'è anche chi decide di vendere perché ormai è stanco. Se poi dovesse aumentare anche l'Ici, come pare da alcune misure della finanziaria, allora conviene davvero vendere tutto".

A risollevare la situazione non contri- buiscono nemmeno le nicchie di mer- cato: gli affitti a canone agevolato non decollano (con il nuovo protocollo sono stati stipulati circa 200 contratti di questo tipo), le aziende che affitta- no appartamenti da mettere a dispo- sizione di clienti e rappresentanti sono poche, gli studenti universitari che di fermano a dormire in città non incidono più di tanto. "E si sta for- mando anche un nuovo tipo di pover- tà, spesso nascosta - conclude la responsabile Confedilizia -. Quella di chi ha lavorato per tutta la vita, ma adesso con la pensione non ce la fa più. Anche questo si fa sentire".

L. M.

DILUCAMATTEAZZI

La responsabile di Confedilizia:

"Chi poteva ha comprato, chi resta fa fatica a pagare"

Il mercato non tira più come qual- che anno fa, ma i prezzi delle abita- zioni non hanno ancora cominciato a calare.

Difficile trovare una media per la città, perché ogni situazione fa sto- ria a sé.

A titolo indicativo, comunque, il centro storico si conferma come la zona più cara: per un appartamento nuovo bisogna sborsare facilmente attorno ai 3500 euro al metro qua- dro (con punte di 5000), che scen- dono a circa 2400 per una casa con qualche anno sulle spalle e a meno di 2000 per un'abitazione datata (e sul mercato degli affitti proprio in centro si trovano abitazioni non

ristrutturate a prezzi convenienti).

Nella primissima periferia i prezzi scendono a circa 2500 euro al metro quadro per il nuovo e a 1300 - 1400 per il vecchio, mentre nelle zone più periferiche si può trovare una casa nuova o restaurata per poco meno di 2000 euro al metro quadrato, e un usato a poco più di 1000.

Bisogna tenere conto, però, che anche all'interno della stessa zona le oscillazioni possono essere spes- so molto forti, con scarti anche superiori ai mille euro per abitazio- ni che si trovano a poche centinaia di metri di distanza: San Felice, ad esempio, è uno dei sobborghi in cui questo fenomeno è più evidente, Luca Maggiolo, responsabile provinciale della Fiaip

Chi cerca ancora un´abitazione in affitto è la fascia di reddito più bassa, quella che spesso non ce la fa a pagare

Il ballo del mattone

Mini addio. I vicentini cercano spazio e tranquillità

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INCHIESTA 9 DICEMBRE 2006 7

Mercato immobi- liare, si dice.

Peccato che a Vicenza questa for- mula non corri- sponda a un bel nulla. Nel senso che di 'mercato', nell'accezione

esatta del termine, non si può parlare: perché non c'è.

Questa è l'impietosa diagnosi di Fulvio Rebesani, da due anni segretario provinciale del Sunia, il sindacato degli inquilini. Ma partiamo dall'inizio, cioè pro- prio da chi paga l'affitto. O da chi un affitto non può permet- terselo.

"Il problema del- l'alloggio a Vicenza riguarda il 20%

degli appartamenti di proprietà priva- ta, ossia 10-11 mila famiglie, in preva- lenza costituita da poveri: l'80% di esse non riesce a far fronte ai mutui, per intenderci".

Eppure la tenden- za a edificare case non accenna a diminuire. "E' esatto, e questo perché non ci si decide a mettersi attorno a un tavolo per affrontare il problema di questa quota di disagiati.

Io faccio una pro- posta agli immobi- liaristi: costruisca-

no pure abitazioni, ma accessi- bili come canone".

Dovrebbe essere la politica a promuovere una concertazione fra le parti. "La politica, cioè il Comune, è assente.

L'ex assessore al sociale Piazza era stato l'unico a proporre un piano: criticabile, ma almeno era qualcosa. Ora siamo al vuoto". E per supportare la sua tesi Rebesani (ex diessino in rotta da tempo col suo partito) snocciola i seguenti dati: "Dal 2005 nel Vicentino abbiamo 210 sfratti esecutivi: + 25% rispetto al 2004. Di questi il 98% sono per morosità".

Ed ecco la conclusione:

"L'offerta non corrisponde alla domanda. Mi rifiuto di parlare di 'leggi di mercato' come fanno i costruttori, è una cosa idiota.

E questo perché siamo di fronte a un'anomalia: c'è gente che non ce la fa a pagare, e si continua imperterriti a costruire senza che ci sia un reale rapporto di mercato".

Tanto è vero, aggiunge, che basta andare a guardare il numero enorme di abitazioni…

disabitate: "L'ultimo dato parla di 3196 di case sfitte, + 22% in due anni. Non si capisce una cosa elementare: che con una

politica di concertazione, cioè programmando pubblico e pri- vato assieme, alla fine dei conti il profitto per quest'ultimo sarà reale. Perché costruendo abita- zioni destinate a restare vuote, il profitto è zero".

I passi da fare, secondo Rebesani, potrebbero essere più d'uno: "L'edilizia pubblica, l'Erp: ci sono circa 400 abitazio- ni, e di esse solo 100 vengono assegnate ogni anno.

Ma la domanda, nel 2004, era di 925! Ma non ci si può aspettare granché quando manca finan- che una politica che preveda accordi con le banche per favori- re il risanamento degli alloggi malsani, senza servizi, non a norma.

Oppure si potrebbe creare un meccanismo di incentivi o disin- centivi ad esempio operando sulle convenzioni.

O ancora: il privato costruisce, ma in cambio dà una quota all'Erp. O si può abbassare l'Iva, mettendo ad esempio il 9 per mille sugli sfitti". Tutte iniziative che dovrebbe essere l'ammini- strazione a lanciare. "Non c'è il coraggio politico di incidere in questo delicato settore. Da una parte per ragioni di bottega, visto che buona parte dei piccoli e medi proprietari votano a destra. E poi per un 'nobilissimo calcolo': quelli che la casa non ce l'hanno, si pensa, non votano".

La politica è immobile, ma gli

immobiliaristi, dal canto loro, non fanno altro che perseguire i propri interessi.

"In modo del tutto miope, cioè nello stesso modo con cui opera- no i politici. Perché si deve capi- re una volta per tutte che gli edi- fici non sono, in realtà, 'immobi- li': sono mobili.

Perché si adeguano alle struttu- re familiari che cambiano e alle abitudini sociali che mutano.

Loro dovrebbero puntare sulla ristrutturazione dell'esistente, invece di mangiar terra.

Ma continuano a farlo perché è più comodo, o perché le abita- zioni sono occupate". I proprie- tari mica si possono sloggiare dalle proprie case.

"Certo che no. Ma vanno con- vinti con una pianificazione glo- bale complessiva che manca completamente". La spiegazione di tale mancanza, secondo il segretario Sunia, è profonda:

"Bisogna mettersi in testa che si costruisce per i cittadini che vanno ad abitare, non per gli speculatori. Quando sento un costruttore chiedere di poter alzare di più l'altezza delle volu- metrie, faccio presente che vole- re costruire di più significa più servizi, più traffico, più stan- dard. L'alternativa è semplice:

costruire meno. E investire nel recupero delle aree dismesse.

Ma anche qui, andiamoci piano:

mettiamoci delle Erp. Insomma, prima di tutto la vivibilità".

Rebesani (Sunia) attacca Comune e costruttori: "Non c'è una politica per la casa, a essere favoriti sono gli speculatori"

DIALESSIOMANNINO

Il grande problema dell'urbanistica vicentina, secondo Rebesani, è la pochezza di prospettive sul futuro della città: "Guardiamo il Pat, il nuovo piano regolatore. La città continua a essere pen- sata sempre allo stesso modo, cioè quantitativo invece che qualitativo, senza farsi sfiorare dall'i- dea che le necessità degli abitanti col tempo cam- biano. Non parliamo poi del fatto che viene previ- sto un loro aumento che non sta né

in cielo né in terra. E questo perché?

Ma per far costruire i soliti noti, ovviamente".

E' proprio un deficit di immagina- zione, quello della classe dirigente locale. Imprenditori compresi:

"Possibile che fra quelli di loro che temono di vedersi soffiare gli appal- ti del Dal Molin americano non con- tro-rilàncino con una proposta di un complesso edilizio che compren- da un istituto di biotecnologie, cioè un'università per sfornare profes- sionisti qualificati, dato che parlano tanto di innovazione. O un vero

campus universitario, o un polo sportivo.

O magari, perché no?, un aeroporto serio.

Ovviamente, di tutta l'area metà dovrebbe essere riservata a parco, che diventerebbe uno dei più grandi del Veneto". Il perché non lo fanno è pre- sto detto, secondo Rebesani: "Perché non c'arri- vano proprio. E noi intanto siamo sepolti dal vec- chiume".

Urbanistica, si naviga a vista E a guadagnarci sono i soliti noti

"La corsa a costruire è un'idiozia Perché non c'è mercato"

Una drammatica questio- ne aperta in una società giovanilista come la nostra è l'estrema difficol- tà con cui i giovani si affannano a trovare casa.

Rebesani rifiuta l'idea che ci debbano essere 'case per giovani': "Evitiamo di ghettizzarli in mini fatti apposta per loro".

Tuttavia la ferita sociale di under 30 che non riescono a rendersi indipendenti fin dal domicilio va cura- ta: "Con agevolazioni sugli affitti: per esempio con sgravi ai proprietari che affittano ai giovani.

Oppure dando qualche punto in più alle gradua-

torie Erp a questa catego- ria. Oppure facendo sì che nel piano triennale per la casa della Regione siano previsti finanziamenti mirati per una quota dei contratti d'acquisto".

Quanti sono i giovani che cercano casa, a Vicenza?

"Non si sa. E qui c'è un altro problema: la difficol- tà di disporre di dati.

In Comune non ci sono persone che vanno a rile- varli, quando si decide- ranno a creare un ufficio?

Se uno va all'Agenzia Entrate, poi, le informa- zioni sugli affitti sono inaccessibili.

Davvero desolante".

Quanti giovani cercano casa?

"E chi lo sa, mancano persino i dati"

La gente è stufa di appartamenti-alveare e torna la voglia di qualità

In città è boom di costruzioni.

Ma la domanda non segue l'offerta

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A parole sembra- no essere tutti d'accordo, soprat- tutto dopo l'ina- spettato risultato della consultazio- ne di un anno fa, quando quattro milioni di per- sone in tutta Italia, e oltre qua- rantamila in provincia di Vicenza, andarono a votare per scegliere Romano Prodi come candidato premier del centro sinistra: le primarie sono utili, ed è giusto farle anche a livello locale, per scegliere i futuri amministratori di comuni e province.

A parole, perché nei fatti gli ostacoli sono ancora tanti, così come sono ancora numerosi i politici che, anche nel centrosi- nistra, remano contro, magari senza esporsi troppo.

E non è detto che i vicentini possano far sentire la loro voce nella scelta dei candidati che concorreranno alle due impor- tantissime scadenze elettorali in programma nei prossimi mesi:

il rinnovo dell'amministrazione provinciale alla fine della pri- mavera 2007 e l'elezione del nuovo sindaco nella primavera del 2008.

La situazione appare complica- ta in particolare per quanto riguarda le elezioni provinciali.

Il tempo gioca a sfavore, visto che mancano pochi mesi all'ap- puntamento, e soprattutto lo scenario politico non è ancora ben definito, con la Lega in sub- buglio (decisivo il congresso di gennaio) e i neocentristi dei due schieramenti che potrebbero sfoderare qualche colpo a sor- presa.

"A livello nazionale c'è un accor- do per fare le primarie il prossi- mo 4 febbraio - spiega il presi- dente provinciale della Margherita Giuseppe Doppio -. È una possibilità, non un obbligo. E noi ci siamo già tro- vati con Margherita e Ds per valutare l'ipotesi delle primarie per il candidato presidente.

C'è già una bozza di regolamen- to, c'è già un'ipotesi su dove fare i seggi, ma manca il grosso, cioè il confronto con gli altri partiti del centrosinistra. Dovremmo sederci attorno ad un tavolo e vedere con chi sarà possibile costruire qualcosa".

Alle parole di Doppio fanno eco

quelle della sua "col- lega" dei Democratici di Sinistra Daniela Sbrollini: "Noi come Ds siamo favorevoli, anche perché nel caso di elezioni come quel- le provinciali le pri- marie servirebbero ad avvicinare la gente ad un ente di cui spesso si ignorano poteri e competenze - confer- ma la segretaria pro- vinciale dei Ds -. Però bisogna decidere in tempi stretti sul pro- gramma, perché le candidature devono essere legate ad una base e ad una piatta- forma comune. Se vogliamo i tempi ci sono, l'importante è che ci sia un accordo vasto".

E proprio l'intesa tra le varie anime del centrosinistra sem- bra essere il tasto dolente, più che il fattore tempo.

Tra le righe delle dichiarazioni ufficiali, infatti, si intuisce che non tutti sono così favorevoli all'ipotesi primarie, e che le resi-

stenze da parte di chi teme di perdere una fetta di potere sono forti. "Negare questo sarebbe negare l'evidenza - rico- nosce Doppio -.

Purtroppo all'interno dei partiti c'è sempre una componente innovativa e chi invece è contra- rio ad ogni proposta nuova.

Basta guardare cosa è successo un anno fa, lo scetticismo che c'era prima delle primarie, salvo poi salire tutti sul carro dei vin- citori. Comunque, ora come ora, direi più no che sì".

Un ottimismo che non è condi- viso da tutti. "La speranza c'è, ma i tempi sono molto stretti - commenta Adriano Verlato, coordinatore provinciale del- l'associazione Cittadini per l'Ulivo e tra i fondatori anche del movimento per il Partito Democratico -.

A livello cittadino abbiamo lavorato un anno e mezzo per preparare un regolamento. Per le provinciali la vedo difficile".

Diverso il discorso se si guarda alle comunali 2008 per Vicenza città. Il tempo, in questo caso, non è un problema, e con il coordinamento della lista civica Vicenza Capoluogo, e con il sostegno di partiti, associazioni e movimenti di tutto il centrosi- nistra, è già stato preparato un regolamento per le primarie.

La strada verso la consultazione popolare sembra dunque più agevole, sempre che qualcuno non si metta di traverso: cosa

che non si può escludere, visto che proprio i due principali par- titi dell'Unione, Ds e Margherita, all'ultimo momen- to hanno scelto un atteggiamen- to attendista e sospeso la loro adesione all'accordo.

"Noi siamo per le primarie sem- pre e comunque, e per le elezio- ni comunali venderemo cara la pelle - continua Verlato -.

Questo perché vogliamo che i candidati non siano calati dal- l'alto, ma escano da un confron- to aperto con tutte le forze della città.

Poi alla fine la scelta può anche ricadere su un esponente di par- tito, ma potrebbe anche pre- miare qualche volto nuovo capace di presentarsi in modo efficace".

Per questo il regolamento pre- vede che le candidature siano avanzate sei mesi prima delle primarie, per dare modo a tutti, volti noti e meno noti, di farsi conoscere in modo adeguato.

"Il grosso del lavoro è stato fatto, adesso dipende tutto dalla volontà dei partiti", conclude Anna Maria Macripò, del movimento Più Democrazia.

ATTUALITÀ 9 DICEMBRE 2006

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Primarie, chi le vuole davvero?

Le elezioni provinciali e comunali sono dietro l'angolo

Il centrosinistra si mobilita per dare la parola ai cittadini, ma le resistenze non mancano

DILUCAMATTEAZZI

Forza Italia farà votare gli iscritti. E l'Udc potrebbe chiedere le primarie

Che il centrodestra sia meno sensibile alla questione primarie non è una novità.

Ma anche all'interno della casa della Libertà qualcosa potrebbe muoversi in questa direzione.

"Al momento non c'è nessuna ipotesi di questo tipo - spiega il responsabile citta- dino dell'Udc Daniele Guarda -. Però le primarie sono un argomento che ci trova sensibili e che sicuramente verrà posta sul tavolo nei prossimi mesi. Ne parleremo nei vari direttivi per arrivare ad una decisione entro la primavera, e se ci sarà coesione al nostro interno non escludo che ci possa essere un proposta ufficiale anche nei confronti degli altri partiti della Casa delle Libertà".

Gli alleati, per ora, non sembrano così interessati all'ipotesi primarie. Però alcuni segnali di una maggiore democra- zia interna in vista delle prossime elezio- ni provinciali arrivano anche da altri partiti. "In generale le primarie hanno senso quando vengono fatte seriamente, come in America, altrimenti lasciano il tempo che trovano - commenta il com- missario provinciale di Forza Italia Claudio Gerolimetto -.

Se invece si sta parlando di maggior coinvolgimento degli iscritti nella scelta

dei candidati, questa la faremo sicura- mente. In tempi molto brevi si organiz- zeranno delle assemblee a livello comu- nale e intercomunale per scegliere i nomi più rappresentativi".

Come prevede il nuovo statuto, dunque, Forza Italia darà voce alla propria base elettorale. Poi, ovviamente, non è detto che i nomi indicati possano davvero ambire alla candidatura alla presidenza

di Palazzo Nievo.

Per quello, infatti, bisognerà tenere in considerazione gli equilibri della coali- zione (ancora non è deciso se il prossimo presidente sarà ancora della Lega oppu- re no), e la palla tornerà dunque in mano alle segreterie dei partiti.

"Per i candidati al consiglio, però, la que- stione è tutta nelle mani degli iscritti", conclude Gerolimetto.

Le primarie dell'anno scorso hanno avuto un grande successo. Si ripeterà anche in chiave locale?

Nel centrodestra non sono all'ordine del giorno. Per ora

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ATTUALITÀ 9 DICEMBRE 2006 9

Parafrasando un famoso slogan, si potrebbe dire che

"un Natale diverso è possibile".

Un Natale non senza regali, questo no - perché alla fine trovare un pensierino sotto l'albero fa piacere a tutti - ma senza la frenesia degli acquisti a tutti i costi che spesso caratterizza le ultime settimane di dicembre. Anche a Vicenza non mancano le persone che cercano di proporre un modo alternativo di affrontare uno dei periodi più pub- blicizzati e consumistici dell'anno.

Tra questi ci sono sicuramente i G.a.s., i Gruppi di acquisto solidale, una rete di famiglie che si organiz- za per fare acquisti collettivi e

"responsabili" presso le botteghe del commercio equo e solidale o i piccoli produttori agricoli e artigia- ni locali.

"La filosofia di fondo che sta alla base del movimento è che bisogna ridurre i nostri consumi, ridurli e spostarli verso i piccoli produttori locali - spiega Massimo Mabilia,

coordinatore del G.a.s.

Unicomondo, uno dei gruppi di acquisto presenti in città -.

Questo vale per l'energia, per l'au- to, per il riscaldamento, per gli ali- mentari. L'obiettivo è essere più leggeri, ridurre l'impatto ecologico e sociale del nostro benessere".

Un modo critico di affrontare le piccole incombenze quotidiane, dunque, ma senza estremismi:

entrare in un supermercato non è un tabù, caso mai lo si fa con una consapevolezza e un'attenzione

diversa.

Il tutto si riflette, ovviamente, anche su come viene vissuto il Natale. "Che si sia credenti oppure no, cerchiamo di riscoprire il Natale con la N maiuscola - conti- nua Mabilia -.

Il significato vero del Natale è quel- la di un bambino che nasce in povertà, e che porta valori come quelli della solidarietà e della rela- zione.

Fare dei regali va bene, è anche bello, ma prima ci deve essere una relazione, altrimenti diventa un modo come un altro per farci consumare di più.

E si finisce in quel natale com- merciale che è così diverso dal Natale con la N maiuscola".

Il discorso, in qualche modo, vale anche per le botteghe del commercio equo e solidale, che proprio nel periodo delle feste natalizie conoscono un vero e proprio boom di vendite, forse perché il regalo "solidale" è ori- ginale, simpatico, e un po' di moda. "E a noi questo fa piace- re, ci mancherebbe", sottolinea Mabilia.

Attenzione però, perché anche qui si annida il rischio di un acquisto mordi e fuggi. "C'è il consumatore che ci crede, e fa dei regali equi e solidali per con- vinzione - continua il responsa- bile del G.a.s. -.

E in questo caso dietro ad ogni prodotto c'è una storia da rac- contare e da scoprire, un filo diretto con il territorio in cui quella cosa è stata realizzata. Se questo viene a mancare, allora si cade nel rischio del consumi- smo, anche quando si acquista equo e solidale".

Insomma, ben vengano i regali, ma inseriti nel giusto contesto.

"Il regalo va riscoperto. Fare un regalo vuol dire conoscere cosa c'è dietro quell'oggetto e perché

lo regalo a quella persona.

Mi pare che ci sia poco di questo nella corsa affannosa ai regali, e ho l'impressione che spesso i regali

diventino più che altro una fonte di problemi. E questo sarà anche fun- zionale al sistema, non certo alle persone".

I gruppi di acquisto solidale propongono un modo diverso di affrontare le feste Contro consumismo e frenesia da regalo dell'ultimo minuto

DILUCAMATTEAZZI

Nei giorni scorsi autorevoli espo- nenti della Chiesa veneta, in par- ticolare il vescovo di Vittorio Veneto monsignor Giuseppe Zenti, sono intervenuti in modo molto deciso contro i pericoli che il consumismo dilagante (o il

"babbonatalismo", per usare l'e- spressione dello stesso Zenti) potrebbe portare ai valori cristia- ni del Natale. Abbiamo chiesto un'opinione in merito a Don Matteo Pasinato, parroco di Marola e docente di teologia morale al seminario. Ecco la sua riflessione.

Parlare di consumismo solo in epoca natalizia non è al di là di ogni sospetto. Abbiamo impara- to tutti (più o meno) l'arte di cogliere il momento opportuno anche per le riflessioni più spiri- tuali. Ma questo modo di fare compete al marketing, e ne assu- me la logica pur volendola criti- care. Non fa un buon servizio al discorso religioso scegliere tempi mercantili, dove le idee scompaiono con lo spegnersi della foga natalizia.

Certo resta il dovere di chi annuncia il vangelo (come è accaduto da qualche parte nel nostro nord-est) di affrontare e chiarire davanti a tutti il genui- no significato di una festa così grande e così sentita come quel- la del Natale.

Che è, in ogni caso, un festa di consumo, di spreco: quello di Dio che sceglie di abitare da uomo in mezzo agli uomini, par- lando però un linguaggio pove- ro (pochi pastori in una stalla si accorsero del dono).

Io ho un poco di sospetto per la questione sollevata dai mezzi di comunicazione in questi giorni sui 'presepi in calo'. È una visio- ne troppo commerciale, e non capisco se si parla del calo dei negozi, o del calo del tradiziona-

le costume. Credo che l'avere un presepe in casa non obbedisca alla regola che bisogna com- prarlo ogni anno! Per fortuna - una volta comprato - è utile per parecchi anni. Il consumo invece non sopporta che si conservi qualcosa, e giocando sulle paro- le si può dire che 'il presepe non si consuma' e per questo non lo si misura come qualsiasi altro pro- dotto.

Non dovremmo temere neppure il Babbo Natale, che, secondo qualcuno, è rimasto uno dei luo- ghi del dono in cui il donatore reale rimane mascherato come se volesse sottrarsi ad ogni gra- titudine, come se il vero donato- re non aspettasse alcuna ricono- scenza da quel dono, accettando e facendo in modo che la ricono- scenza vada ad un altro. Certo che la riconoscenza qui va ad un estraneo, ad uno sconosciuto, mentre nel Natale cristiano lo sconosciuto ci è rivelato, e soprattutto ci restituisce la voglia di fare come lui.

Ma questa storia non ha prezzo, ha creato scompiglio perfino in un re che aveva paura di perder- ci, ha incontrato accoglienza in uomini poveri e inaffidabili.

Addirittura il piccolo bambino, il vero Donatore con un volto e con un nome, è stato appoggiato in una mangiatoia. Anche se abbiamo reso il suo Natale una 'mangiatoia', lui viene lo stesso.

Il Natale cristiano viene, piccolo, silenzioso e nudo come il bambi- no di Betlemme, e si deposita sulla mangiatoia luccicante, chiassosa e stracarica dell'affare Natale … La cosa più triste è che molti adorano la mangiatoia, per grazia molti adorano anco- ra il bambino (e non lasciano tracce commercialmente apprezzabili)!

Don Matteo Pasinato

Il sacerdote:

"Non temete Babbo Natale"

Natale: festa del consumo. Ma c’è anche chi torna ai vecchi valori

Don Matteo Pasinato, studioso di teologia morale:

"In tanti adorano la mangiatoia consumistica, ma il Natale cristiano arriva comunque, piccolo e

silenzioso come il bambino di Betlemme"

L'altro Natale: meno regali, più amicizie

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ATTUALITÀ 9 DICEMBRE 2006 10

I suoi ripetuti inviti contro le temute violenze durante la marcia anti-Dal Molin del 2 dicem- bre - poi smentiti dallo svolgimento pacifico del corteo - gli hanno valso il nomignolo polemico di "assesso- re all'insicurezza".

Un'insicurezza, una paura "nella città del benessere" - come direbbe Michele Cucuzza che su questo tema ha dedicato a Vicenza una puntata della sua "Vita in diretta" - che fino a poco tempo fa era un suo cavallo di battaglia. Ora invece Valerio Sorrentino, avvocato nati- vo di Siena, vicesindaco e segreta- rio cittadino di Alleanza Nazionale, difende lo stato di sostanziale tran- quillità della città. Anzi, arriva ina- spettatamente a ridimensionare certe comuni fobìe verso gli immi- grati. E' lui o non è lui?, direbbe Ezio Greggio.

Chi avrebbe mai detto che in una Vicenza che spicca per furti, rapine e tentati omicidi, lei si ribella se uno come Cucuzza denuncia problemi di degrado? L'insicurezza è reale o solo percepita?

Quella reale registrata dalle statisti-

che negli ultimi anni è variata poco.

E del resto l'assessorato alla sicu- rezza che presiedo poco può influi- re, perché la competenza primaria è di questura e prefettura. Molto possiamo fare invece con quella percepita, che esula dal numero di reati: è qualcosa che il cittadino sente nell'aria e coinvolge compor- tamenti che spesso non sono reati.

L'allarme lanciato dalla tra- smissione televisiva sul trian- golo Giardini Salvi-Campo Marzo-viale Milano non era però sempre stato un tema particolarmente sentito da questa giunta e soprattutto da An?

Sicuramente è un tema che ci sta a cuore, e infatti in questa zona abbiamo fatto tanto: abbiamo installato le telecamere, abbiamo messo un presidio fisso di polizia, d'estate le cosiddette "pantere"

girano a Campo Marzo dove fino a due anni fa non si poteva neanche entrare. La situazione oggi è accet- tabile, ma se la lasciamo perdere rischiamo una via Anelli. E per verificarlo invito a fare un giro di sera nelle zone vicine alle stazioni di Padova o Verona.

Il presidio fisso in viale Milano però è terminato il 30 novembre.

E' vero, ma abbiamo chiesto alla

questura di ripristi- narlo e da gennaio ricomincerà, sebbene con un orario ridotto, ogni giorno. Inoltre, quando avremo i fondi regionali, mette- remo due vigili a piedi, cioè garantiremo la vigilanza a spese del Comune.

Scusi ma se l'allar- me è "accettabile", perché ingaggiare le 'pantere', che tra l'altro non hanno poteri di interven- to ma solo di deter- renza, anche ai Giardini Salvi e in circoscrizione 5?

Perché spesso il citta-

dino si sente insicuro soltanto per- ché vede due extracomunitari sotto casa, che invece magari non fanno nulla di male.

Sembra di sentir parlare un politico di sinistra, assessore.

La sinistra propone risposte vellei- tarie e irrilevanti al problema della sicurezza, e difendo il fatto che come amministrazione siamo intervenuti in modo radicale.

Con le pantere che devono chiamare la polizia per perse- guire eventuali reati?

Il giudizio su di loro è ottimo, anche se, è vero, resta il problema che non possono svolgere una diretta attivi- tà di sicurezza. Ma io Comune non posso mettere quattro vigili a Campo Marzo o ai Salvi, anche perché a me non interessa la repressione, ma rassicurare la

gente.

Lei ha anche l'assessorato all'ambiente. Contro lo smog, in cui Vicenza è ai primi posti nel Nord Italia, lei si è sempre detto contrario a limitare il traffico, mentre a Milano, retta da una giunta di centro- destra come la sua, pensano al ticket. Limitare l'uso delle auto è proprio un tabù?

Se si vuole risolvere il problema delle polveri sottili provvedimenti limitativi sono inutili. O meglio:

servirebbero solo se adottati in tutta la Pianura Padana. Da un punto di vista, diciamo, pedagogi- co, le domeniche a piedi possono servire, e infatti a gennaio e marzo ce ne saranno due, e la prima molto probabilmente sarà estesa a tutto il nord.

Quanto al verde, Vicenza è gravemente deficitaria sotto questo aspetto. La pianifica- zione urbanistica, penso ad esempio ai falliti Piruea, non prevede di porvi rimedio con i parchi di quartiere. Come pensate di agire in questo campo?

Condivido l'analisi che la situazio- ne sia deficitaria, ed è vero che nei piruea il verde dovrebbe avere maggiore attenzione. Ma sono contrario a grandi parchi pubblici, soprattutto per ragioni di sicurez- za: diventerebbero i punti di ritro- vo per tossici e spacciatori.

Sì ma per quelli piccoli, di quartiere?

Nel Pat mi auguro venga conside- rato il problema. In periferia in passato s'è costruito male, ma que- sto non dev'essere imputato a que- sta amministrazione.

Il parco Fornaci attende l'a- pertura da due anni.

Le garantisco che siamo in dirittu- ra d'arrivo.

Per concludere veniamo alla sua terza delega, il patrimo- nio comunale. Tempo fa cir- colava l'idea di vendere parti di esso per ricavare fondi magari da destinare ai nuovi uffici del Comune. Che fine ha fatto quel piano?

Effettivamente la questione ulti- mamente si è smorzata, ci siamo presi una pausa di riflessione. Ma sa, ci sono problemi di inquina- mento nel terreno ex Valbruna, e si dovrebbe procedere per cartolariz- zazioni: il rinvio insomma è tecni- co, non politico.

Il vicesindaco e assessore alla sicurezza (An) sul problema degrado: "Falso problema per ingiustificati timori verso gli immigrati"

Da una parte del centrosini- stra è stata avanzata la richie- sta di sue dimissioni per il

"terrorismo mediatico" che lei e il sindaco avreste fomen- tato in vista della manifesta- zione contro la base america- na. Lei ha replicato chiedendo che si dimettano i dirigenti Ds che non hanno aderito. Il responsabile per la sicurezza però è lei, cosa risponde nel merito?

Rispondo che se non sono successi incidenti è perché questo è dipeso da una scelta strategica dei no glo- bal. Non gli è convenuto fare disor- dini. Con questo voglio esprimere tutta la mia solidarietà a chi nei Ds viene ora attaccato, e reputo sia stato un grande errore da parte di alcuni nella Quercia aver partecipa- to al corteo.

Ma sull'allarmismo preventi- vo non ha proprio nulla da rimproverarsi?

No, perché, ripeto, è stata una loro precisa scelta quella di non creare incidenti. E in generale penso che questa manifestazione andava fatta a Roma, è lì che si decide sull'esito della vicenda Dal Molin.

A proposito di manifestazioni:

a conti fatti, in quella del fron- te del No durante il voto in consiglio comunale non pote- va essere concesso il maxi- schermo? Se la paura era uno scontro fra le tifoserie del Sì e del No, bisogna dire che quel- la del Sì era oggettivamente di 4 gatti.

Erano 4 gatti, è vero, ma bastavano pochi per innescare incidenti, e la nostra è stata mera prudenza.

A.M.

Il flop della paura anti-corteo?

"Una strategia noglobal"

DIALESSIOMANNINO

Il vicesindaco Valerio Sorrentino (An) Come segretario cittadino di An cosa pensa del

'personalismo' che lo stesso segretario provinciale Giorgio Conte ha rilevato come un punto debole del partito?

Mah, è un problema di tutta la politica nel momento in cui non c'è più un approccio ideologico ma pragmatico ai pro- blemi, e ciò è di una trasversalità micidiale: basta pensare all'urbanistica.

Personalismo e lobbismo, mi permetta di aggiun- gere. Segnali di degrado.

Certo, gli interessi personali indubbiamente si fanno senti- re.

Dando uno sguardo alle poltrone in mano ad An in città e in provincia, il suo partito sembra messo molto bene. Con Beppe Rossi alla presidenza avete anche l'Aim, un grande centro di potere.

A me non sembra, a parte giusto l'Aim con Rossi (di cui comunque avevamo chiesto le dimissioni, è stato il sindaco

a volerlo). Come posti di potere non ne abbiamo poi molti.

Anzi, le dirò che An subisce le imposizioni degli alleati, e che siamo in una posizione deficitaria.

Addirittura.

Sì, basta vedere in Provincia, dove tutto è in mano alla Lega e alla Dal Lago.

Ma An non sembra essere meno sensibile alla que- stione: lei si era perfino impuntato sul posto di revisore contabile all'Immobiliare Fiera…

Più che altro ne abbiamo molti che danno visibilità, questo sì. Ma non tanti col portafogli, ecco.

Magari vorreste un vostro candidato per le provin- ciali dell'anno prossimo, o alle comunali del 2008, no?

Nel 2007 ci sono le provinciali qui e a Verona, e nel 2008 le comunali a Vicenza: uno di questi tre non vedo perché non debba andare a noi. Ma è un discorso ancora prematuro.

A.M.

"E' vero, anche An subisce personalismo e lobbismo"

Allarmi, siam (troppo) sicuri!

Parola di Sorrentino

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