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Disegni botanici di Angelina Damiani Lanza (1879 - 1936)

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Quad. Bot. Amb. Appl. 26 (2015): 27-38

Disegni botanici di Angelina Damiani Lanza (1879 - 1936)

F. L

a

S

orte

, V. M

agro

& V. S

padaro

Dipartimento STEBICEF/ Sezione di Botanica ed Ecologia vegetale, Via Archirafi 38, I-90123 Palermo.

a

bStract

. – Botanical drawings of Angelina Damiani Lanza (1879 - 1936). The drawings of Sicilian plants made by Ange- lina Damiani are reported and commented. After a brief presentation of the author’s personality, the technique used in the drawings is examined, together with the relevant value from the artistic and botanical point of view. This material, mainly consisting of pencil drawings gathered in an album recently donated to the Director of the Palermo Botanical Garden, sin- ce 2006 is exhibited in the small historical museum set up in one of the halls of the monumental Gymnasium of the same Botanical Garden. Most of the drawings done by Angelina Damiani for the studies of her husband, the Sicilian botanist Domenico Lanza, mainly concern various species and varieties of Calendula.This hard genus of the Asteraceae family was indeed covered by the special interest of Domenico Lanza, on which he carried out a valuable botanical monographic work.

Key words: Angelina Lanza Damiani, botany illustrations, Mediterranean plants, Calendula, Sicily.

I

ntroduzIone

Nel dicembre del 2015, in coincidenza con la mostra di disegni di Filippina Lanza Sangiuliano, figlia del botanico Domenico Lanza (1868-1940) e della scrittrice e poetessa Angelina Damiani (1879-1936), l’autrice donò al Direttore dell’Orto Botanico che ospitava la mostra, alcuni cimeli di famiglia. Ciò come semplice cortesia nei confronti dell’istituzione, ma anche con la consapevolezza che si trattava di documenti connessi all’attività scientifica del padre, botanico illustre al quale nel 1921, alla morte del Borzì, per un breve periodo fu affidato l’incarico della direzione dell’Orto Botanico presso cui operava come assistente. Erano documenti d’interesse artistico e scientifico allo stesso tempo e per questo, in parte, furono prontamente esposti nel piccolo museo storico dell’Orto, allestito nel Ginnasio, l’edificio neoclassico progettato da Lèon Dufourny nel 1789. Fra detti documenti figuravano:

un album fotografico contenente foto di reperti di particolari specie e popolazioni di abete collezionati e studiati dal padre (cfr. r

aIMondo

, 2005), un disegno acquarellato di uno strobilo di abete delle Madonie [A. nebrodensis (Lojac.) Mattei] oggetto di studio da parte del Lanza (cfr. Raimondo, in pubbl.), e un album con dei disegni inediti della madre (Fig. 1), sempre concernenti piante studiate dal padre. Sul frontespizio di questo album figura l’annotazione a matita (lapis): Disegni di botanica di Angelina Lanza Damiani (Figg. 2 e 3).

Angelina Damiani (Palermo 1879 - Gibilmanna 1936), scrittrice e poetessa palermitana, sposa giovanissima

Fig. 1 – Ritratto fotografico della giovane signora Angelina Damiani Lanza.

Pubblicato online il 28.07.2017

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l’avvocato e naturalista Domenico Lanza, politico e anche botanico di rilievo internazionale. Grazie a questa unione si manifesterà e prenderà corpo l’esperienza artistica in campo naturalistico di Angelina, figlia dell’architetto Damiani Almeyda. Considerata la valenza dei disegni e la personalità dell’autrice, si è ritenuto utile pubblicare il contenuto di questo album in cui figurano parte delle tavole utilizzate da Domenico Lanza a corredo della sua pregevole monografia sul genere Calendula L. (L

anza

, 1919), nonché una bellissima e artistica tavola dedicata ai frutti di pistacchio (Pistacia vera L.) e a quelli dell’affine terebinto (Pistacia terebinthus L.).

n

otebIograFIcheSu

a

ngeLIna

d

aMIanI

Figlia della colta borghesia palermitana, nata dall’unione di Giuseppe Damiani Almeyda con Eleonora Mancinelli, cattolica, animata di un fervente culto per la poesia e per l’arte, Angelina Damiani nasce il 13 febbraio 1879. Il padre è l’insigne architetto che firma il progetto del Teatro Politeama Garibaldi a Palermo, che cura la ristrutturazione del Palazzo delle Aquile e che disegna le edicole di Villa Giulia. La madre è una poetessa nelle cui vene scorre il sangue di un altrettanto conosciuto pittore napoletano, Giuseppe Mancinelli.

Angelina, dal padre eredita il gusto estetico per l’arte, l’attitudine alla precisione nel disegno, lo spirito di acuta osservazione del vero; dalla madre, lo spirito poetico che dimostra presto di possedere assieme ad innata capacità di stesura.

Nella personalità di Angelina Damiani emerge la formazione intellettuale sviluppata in seno alla famiglia;

in essa s’intrecciano sapientemente trame letterarie, filosofiche, poetiche e artistiche. Questi elementi, assieme alla propria storia personale e familiare, costituiscono i presupposti della sua convinta fede verso la dimensione religiosa e mistica; aspetti questi, che non le precluderanno la piena realizzazione muliebre nella famiglia. Nel 1898, infatti, ancora 17enne, Angelina Damiani sposa Domenico Lanza, dottore in Legge e libero docente di Botanica, nonché assistente del Borzì presso l’Orto Botanico dell’Università di Palermo. La formazione di questi, di stampo positivista, in conflitto con le istanze puramente cattoliche della consorte, costituirà causa di continue incomprensioni e infelicità fra i due. Da questa travagliata unione nasceranno, tuttavia, cinque figli: Maria Filippina, Antonietta, Antonio, Vittorio e Filippa Antonietta Rosalia Eucaristica.

Sarà nell’esperienza ascetica, nella preghiera e nella scrittura che la giovane donna troverà una forma di eccezionale appagamento e conforto, consegnando alla letteratura vari scritti: nel 1903 Le rime dell’innocenza; nel 1912, la silloge più conosciuta, La fonte di Mnemosine; tra il 1913 e il 1918, un volume dal titolo Liriche e poemetti e, nel 1937, la raccolta La morte e la vita (pubblicata post mortem).

La pubblicazione de La fonte di Mnemosine (1912) porta alla ribalta il talento poetico della Damiani, erede della lezione pascoliana e carducciana. La sua produzione poetica riceve il plauso di nomi illustri, fra i quali Giovanni Alfredo Cesareo, Ada Negri, Eugenio Donadoni, Alessio Di Giovanni, ponendo l’autrice nell’olimpo delle personalità vibranti della belle époque siciliana, la cui eco non sarà destinata, però, a giungere fino a noi, con pari dignità e considerazione, nonostante la di lei acclarata raffinatezza dei

versi e versatilità artistica.

Un intenso carteggio epistolare, recante un migliaio di lettere, testimonia i rapporti della scrittrice con critici, filosofi e religiosi del tempo. Cruciale per la sua svolta filosofica e mistica sarà l’incontro con il padre cappuccino Giustino da Patti, grazie al quale entrerà in contatto con gli scritti rosminiani, divenendo testimone e divulgatrice dell’impianto teorico del filosofo cattolico, delle cui posizioni si farà strenua sostenitrice, scardinando ogni sorta di moda del tempo: sarà di quegli anni, infatti, la forte condanna pendente sull’operato del Rosmini dovuta alla divulgazione di Le cinque piaghe della Santa Chiesa e di La costituzione secondo la giustizia sociale, ambedue messe all’indice in seno alla Chiesa.

Sarà proprio la mistica rosminiana a salvare la Damiani Lanza dal baratro di una forte depressione, dovuta tanto agli strascichi della Grande Guerra, quanto soprattutto alla perdita delle due figlie Antonietta e Filippina, scomparse prematuramente, una nel 1918, l’altra nel 1922, stroncate entrambe da tubercolosi. In questo non tutti concordano;

per la prima c’è chi parla di tifo e per la seconda di anemia mediterranea.

La mistica rosminiana costituirà, ancora, per Angelina un importante snodo esistenziale, lo strumento della conversione che immetterà la scrittrice in una dimensione trascendente, caratterizzata da un’evidente rottura col mondo terreno a favore di una completa dedizione a Dio. Le ricadute di questa sorta di ascesi si ripercuoteranno sulla sua produzione poetica che inizierà piano piano ad estinguersi, prosciugando l’universo poetico che aveva caratterizzato la gioventù della donna. Sarà con la nascita dell’ultimogenita, la piccola Filippina Antonietta, che Angelina riprenderà a scrivere, passando dalla poesia alla narrativa.

Della Damiani Lanza va ricordato il libro La casa sulla montagna, inizialmente pubblicato a puntate sulla rivista L

umen

tra il 1935 e il 1937 e solo nel 1941 nella sua completezza (d

aMIanI

L

anza

, 1941). All’epoca, non particolarmente valorizzata dalla critica, questa opera è tornata recentemente alla ribalta, grazie agli stimoli e agli interessanti interventi di Giuseppe Pellegrino (2012).

Essa allude all’abitazione estiva dei Lanza ubicata a Gibilmanna, luogo caro alla scrittrice profondamente devota alla Madonna dell’omonimo santuario nei pressi di Cefalù.

Quel luogo di comunione spirituale fra natura ed essenza divina colloca la poetessa all’interno della rivelazione ascetica di cui è permeato l’intero corpus artistico della Damiani e rappresenta, in certo qual modo, l’anello di congiunzione fra la vita e la morte della donna che si spegnerà nel 1936 proprio nella casa di Gibilmanna.

In questo libro risalta un carattere inedito della formazione

dell’intellettuale siciliana, la cui perizia emerge anche in

contesti diversi dalla già citata letteratura, ossia il disegno,

la botanica e la zoologia. Nell’opera emergono citazioni

frequenti che delineano con esattezza un quadro variegato

della flora e della fauna delle Madonie, nonché le puntuali

illustrazioni recanti accurate analisi dell’ambiente naturale

circostante, in un prosaico, attento e disciplinato “poema

della natura” inteso in senso classico. In linea con questi

ritratti in prosa vengono di seguito presentati i disegni, in

parte inediti, di una Angelina Lanza artista scrupolosa e

attenta disegnatrice della flora mediterranea.

(3)

Materiali e tecniche

L’album da disegno autografo di Angelina Damiani Lanza - del formato 26,5x24,5 (Figg. 1 e 2) – comprende in totale diciotto tavole grafiche, di cui tredici eseguite in bianco e nero, una a tecnica mista e tre a colori (vedi Appendice).

Il supporto utilizzato è un comune album da disegno in carta bianca martellata (delle Cartiere Fabriano), pertanto molto ruvida, adatta alle tecniche grafiche, come il lapìs e l’acquarello, utilizzate dalla stessa artista. L’album – costituito da 42 fogli di cui impiegati solo i primi 18 – contiene schizzi, studi preliminari e tavole ultimate, accompagnate, a volte, da brevi didascalie. In altri casi, la composizione si risolve, come in un fregio figurato (vedi disegni policromi dei fogli 15 e 16), con i particolari posti ai margini delle pagine, lasciando ampio spazio al soggetto principale rappresentato.

Dopo lo schizzo, in cui realizza i contorni del disegno, l’artista procede con il tratteggio per dar forma ai volumi del soggetto. Il tratteggio è la tecnica chiaroscurale più utilizzata e viene realizzato mediante tratti di matita eseguiti trasversalmente – con inclinazione di 40-45 gradi – e tra loro paralleli, secondo la tecnica accademica. Questa si concretizza in un tipo di tratteggio – comunemente Fig. 2 – L’album contenente i disegni botanici di Angelina Damiani Lanza.

Fig. 3 – Dettaglio della scritta a lapis riportata sul frontespi- zio dell’album.

chiamato tratteggio incrociato – nel quale sono utilizzate matite morbide e dure, in base alla durezza o morbidezza del minerale. Molte volte, il tratteggio si risolve in semplici tratti di grafite, più o meno contigui.

I tratti rettilinei si fanno più intensi e incrociati laddove l’effetto più scuro dell’ombra s’intensifica in un gioco moderato ed elegante di luci e ombre che lasciano immaginare il soggetto in piena luce del sole, a volte marcando il giro d’ombra, cioè la linea di demarcazione tra luce e ombra, con uno studio sempre attento alla naturalezza e alla plasticità delle forme.

a

naLISIgraFIca

I disegni policromi meritano un’attenta e approfondita analisi. Questi sono messi in pratica mediante studio preliminare a grafite (in realtà una semplice linea di contorno che delimita il campo policromo) e, infine, realizzati ad acquarello, in alcuni casi molto vicino alla tecnica a gouache.

Anche questi presentano un procedimento grafico di tipo accademico. Essi possiedono un’impressionante freschezza e trasparenza.

Attraverso macchie sovrapposte di acqua colorata, l’artista ha indagato, quasi in maniera scrupolosa, ogni forma plastica del soggetto preso in esame descrivendo minuziosamente ogni suo particolare, forma e mutevole colore. Questo studio si manifesta chiaramente nelle “setose” ipomee (Ipomoea sp. pl.), realizzate mediante sovrapposizione di macchie di colore definite attraverso piccoli tocchi di pennello e precisate da lumeggiature, così come nei frutti della pianta del pistacchio (Pistacia vera L.).

Anche in questo caso, la Damiani Lanza, ha saputo trasferire su carta l’idea “en plein air” che traspare da ogni rappresentazione grafica. Sicuramente, l’artista ha realizzato disegni attraverso l’osservazione dal vero dei soggetti, dunque in loco, e non tramite exsiccata, realizzando ogni particolare con magistrale attenzione e trasferendo su carta tutta la vitalità che il soggetto manifesta.

Non è certo da escludere che i disegni della Damiani Lanza abbiano apportato un reale contributo allo studio e alla ricerca nel campo della grafica botanica, intesa non in senso scientifico ma come divertissement, in chiave “decorativa”:

una prerogativa che di lì a poco sarebbe diventata, non a caso, tutta al femminile.

Viene da pensare, e non a torto, che i risultati conseguiti in campo figurativo da Angelina Damiani Lanza siano diretto riflesso dell’eredità paterna e dell’educazione artistica ricevuta in famiglia, piuttosto che del contatto e confronto con il marito Domenico Lanza, botanico. Questi, semmai, poté indirizzare la coniuge, esecutrice dei disegni, verso una rappresentazione a servizio della tassonomia. In questo caso, va ricordato come soprattutto i disegni a lapis siano stati ben utilizzati dal marito per corredare la sua magistrale e ancora insuperata monografia sul genere Calendula (L

anza

, 1919).

a

naLISIbotanIca

Come è stato anticipato, l’album contiene disegni dedicati principalmente a piante del genere Calendula (Asteracee) in parte utilizzati da Domenico Lanza a corredo delle descrizioni dei taxa trattati nella sua monografia del genere.

Come è stato ricordato, nel complesso sono interessati 18 dei

42 fogli di cui si compone l’album; i primi contengono uno o

(4)

due disegni prevalentemente eseguiti a lapis. Tre disegni sono acquerellati e ritraggono infruttescenze, frutti e semi di specie di Pistacia [P. vera L. e P. terebinthus L. (Anacardiaceae)], e fiori di Ipomoea (Convolvulaceae). Alcuni disegni sono dei bozzetti preparatori sia di Calendula che di altri generi studiati dal marito (Ambrosina).

In particolare, per come risulta dalle annotazioni alla base dei disegni e dal confronto delle tavole pubblicate da Domenico Lanza nell’appendice iconografica che segue al testo della sua monografia sul genere Calendula, l’album presenta i seguenti contenuti.

Foglio 1: contiene due disegni a lapis, rispettivamente di Calendula arvensis L. var. macroptera (Rouy) O.Bolòs &

Vigo di Modica (Ragusa) e di C. arvensis L. di Campofelice (Palermo).

Foglio 2: contiene il disegno a lapis di C. aegyptiaca Desf. riprodotto con modifiche e integrazioni in Lanza (1919): Monograf. Calendula. Appendice Icon., Tav. IV.

Foglio 3: contiene disegni a lapis di infiorescenze di specie indefinite di Ambrosina (probabilmente A. bassii L.) e particolari di fiori non attribuibili tassonomicamente.

Foglio 4: contiene il disegno di una pianta riferita a Calendula sicula Willd., in prefioritura.

Foglio 5: contiene il disegno di Calendula bicolor Raf. in fiore e in frutto, con a parte un particolare dello scapo fiorale in piena antesi. Il disegno sarà riprodotto integralmente – con l’ aggiunta di altri dettagli carpologici e la sottrazione del particolare di scapo fiorale di cui sopra (nel disegno in basso a destra) – in Lanza (1919): Monograf. Calendula. Appendice Icon., Tav. V]

Foglio 6: contiene il disegno di Calendula fulgida Raf., riprodotto integralmente, con integrazioni riguardanti i particolari dell’infruttescenza e degli acheni, in Lanza (1919):

Monograf. Calendula. Appendice Icon., Tav. VII.

Foglio 7: contiene il disegno indicato come Calendula parviflora, taxon critico di Rafinesque, di De Candolle e di Gussone, come rileva Lanza (1919) nella sua monografia del genere Calendula.

Foglio 8: contiene due disegni: il primo di un ramo in fiore e in frutto di una imprecisata specie di Calendula con sotto riportata una numerazione (n. 21); il secondo riguarda la sezione trasversale di un frutto anomalo di limone, indicato come “limone teratologico”.

Foglio 9: contiene il disegno di un ramo in fiore e in frutto di una forma di Calendula arvensis L. (? rostrata).

Foglio 10: contiene il disegno della rarissima Calendula maritima Guss., riprodotto integralmente e con aggiunta di dettagli carpologici in Lanza (1919): Monograf. Calendula.

Appendice Icon., Tav. X.

Foglio 11: contiene il disegno di una indefinita specie di Calendula – corrispondente a C. monardi B. et R. – riprodotto con aggiunta di dettagli carpologici in Lanza (1919):

Monograf. Calendula. Appendice Icon., Tav. IX.

Foglio 12: contiene il disegno di una indefinita specie di Calendula – corrispondente a C. gussonii Lanza – integralmente riprodotto, con aggiunta di dettagli carpologici, in Lanza (1919):

Monograf. Calendula. Appendice Icon., Tav. VIII.

Foglio 13: contiene il disegno di alcuni elementi carpologici di Calendula (infruttescenza e acheni) che si ritrovano riprodotti, in aggiunta al disegno del Foglio 11 riprodotto nella Tav. IX, in Lanza (1919): Monograf.

Calendula. Appendice Icon..

Foglio 14: contiene due disegni, rispettivamente di una

foglia di imprecisabile specie di altro genere (a lapis) e un capolino di una indefinibile specie di Calendula, realizzato a lapis e poi incompletamente acquarellato. Si tratta di bozzetti!

Foglio 15: contiene i disegni acquarellati di infruttescenze, frutti e semi di pistacchio (Pistacia vera L.) e della sola infruttescenza dell’affine terebinto (Pistacia terebinthus L.) (in basso a destra).

Foglio 16: contiene il disegno acquarellato dei soli frutti di terebinto (Pistacia terebinthus L.) rappresentato come infruttescenza nel Foglio 15 che precede (in basso a destra).

Foglio 17: contiene il disegno di una imprecisabile specie di Calendula.

Foglio 18: contiene 4 disegni acquarellati di varianti cromatiche di corolle di due specie di Ipomoea (Convolvulaceae), verosimilmente I. purpurea (L.) Roth. e I.

indica Merr., nel disegno disposti a due a due, verticalmente, a giudicare dalle numerazioni (13 e 10) poste alla base e che dovevano avere un rimando per il committente del disegno: il prof. Domenico Lanza, marito della eccellente disegnatrice.

c

onSIderazIonIconcLuSIVe

A parte il valore scientifico dei disegni presentati, non tut- ti figuranti nell’appendice iconografica dell’apprezzata mo- nografia del marito, il botanico Domenico Lanza, l’album di Angelina Damiani, donato dalla ottuagenaria figlia Filippina all’Orto botanico, costituisce un patrimonio incommensura- bile per il piccolo museo storico dell’Orto Botanico. In esso si fondono natura, arte e scienza. Natura in quanto vi sono rappresentate specie native della Sicilia e del Mediterraneo;

alcune di esse sono di nuova istituzione; è il caso di Calen- dula gussonei Lanza. Per questo taxon il disegno della Da- miani costituisce una originale documentazione iconografi- ca. Arte, in quanto si percepisce la leggerezza dei caratteri risaltanti dalle ombreggiature sapienti che ne caratterizzano la fattura; per non parlare delle due tavole acquarellate, ri- spettivamente dei pistacchi e delle ipomee; qui i colori vi- vono e riflettono una lucentezza mai opacizzata. Scienza, in quanto il disegno, seguendo dei canoni precisi, nel nostro caso immortala, evidenziandoli, i caratteri diagnostici e di- scriminanti che il tassonomo vuole fare emergere a supporto della propria diagnosi.

Si tratta dunque di un piccolo ma importante corpus che contribuisce ad alimentare e a qualificare l’iconografia bo- tanica siciliana, della quale nell’Isola si sono prodotte espe- rienze significative ed esaltanti (cfr. r

aIMondo

& M

azzoLa

, 2007 e M

azzoLa

& r

aIMondo

, 2011).

r

IngrazIaMentI

Gli autori sono grati al prof. F. M. Raimondo per aver in- coraggiato lo studio e aver messo a disposizione il materiale originale.

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r

IaSSunto

Vengono riportati e commentati i disegni di piante del- la Sicilia realizzati da Angelina Damiani. Dopo una breve presentazione anche della personalità dell’autrice, viene di- scussa la tecnica utilizzata e i contenuti artistici e botanici dei soggetti riuniti in un album donato nel 2006, assieme ad altra documentazione, al Direttore dell’Orto Botanico di Palermo e dallo stesso anno esposto nel piccolo museo storico dello stesso Orto Botanico allestito in una delle sale del Ginnasio. La maggior parte dei disegni, realizzati a lapis da Angelina Damiani per gli studi botanici del marito, prof.

Domenico Lanza, riguarda principalmente diverse specie e varietà del genere Calendula, oggetto di speciale interesse da parte del Lanza, autore di una pregevole monografia sul difficile genere di Asteracee.

Segue Appendice (Fogli 1 - 18)

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Foglio 1 – a sinistra, Calendula arvensis L. var. macroptera (Rouy) O. Bolòs & Vigo [sub C. arvensis macroptera di Modi- ca]; a destra, Calendula arvensis L. [sub C. arvensis di Campofelice]

Foglio 2 – Calendula aegyptiaca Desf. [sub C. aegyptiaca] Foglio 3 – infiorescenze di Ambrosina cfr. bassii, più parti-

colari e fiori.

(7)

Foglio 5 – Calendula bicolor Raf. [sub C. bicolor]

Foglio 4 – Calendula sicula Willd. [sub C. sicula !]

(8)

Foglio 6 – Calendula fulgida Raf. [sub C. fulgida] Foglio 7 – Calendula parviflora Auct. [sub C. parviflora]

Foglio 8 – a sinistra, Calendula sp. [n. 21]; a destra in basso, sezione di un frutto teratologico di limone [“limone teratologico”]

(9)

Foglio 9 – Calendula arvensis L. [sub C. arvensis rostrata] Foglio 10 – Calendula maritima Guss. [sub C. maritima]

Foglio 11 – Calendula monardi B. et R. Foglio 12 – Calendula gussonii Lanza.

(10)

Foglio 13 – infruttescenza e acheni di Calendula monardi,

taxon illustrato nel Foglio 11. Foglio 14 – a destra, a lapis, foglia di imprecisabile pianta; a sinistra, a lapis e incompletamente acquarellato, il capolino di una imprecisabile Calendula.

Foglio 15 – frutti e semi (in alto e in basso) e infruttescenza matura di pistacchio (Pistacia vera L.); in basso a destra, in-

fruttescenza di terebinto (P. terebinthus L.), specie selvatica affine al pistacchio utilizzata in Sicilia come suo portainnesto.

(11)

Foglio 16 – frutti di terebinto (Pistacia terebinthus L.); nel primo viene evidenziato l’esocarpo, negli altri due l’endo- carpo.

Foglio 17 – Calendula aff. tripterocarpa Rupr.

Foglio 18 – disegni acquarellati dei fiori di Ipomoea purpurea (a sinistra, in alto e in basso) e di I. indica Merr., (a destra, in

alto e in basso), sul foglio indicati rispettivamente come n.13 e n.10.

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