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VALUTAZIONE DEI SAGGI VIDIATM TOXOPLASMOSI IgM /IgG.

Calderaro A., Piccolo G., Peruzzi S., Gorrini C., Dettori G., Chezzi C.

Dipartimento di Patologia e Medicina di Laboratorio, Sezione di Microbiologia, Università degli Studi di Parma. Obiettivo. In questo studio è stata valutata la

“performan-ce” clinica dei nuovi saggi VIDIA Toxo IgM/IgG a con-fronto con quella dei sistemi VIDAS (BioMérieux), AXSYM (Abbott) e LIAISON (DiaSorin) per la rivelazio-ne degli anticorpi IgM e IgG anti Toxoplasma gondii uti-lizzando campioni clinici in uno studio di tipo retrospetti-vo e prospettico.

Materiali e metodi. Nel corso dello studio sono stati

sag-giati con tutti e 4 i sistemi contemporaneamente, 405 cam-pioni di siero: 204 pervenuti presso il nostro laboratorio nel periodo 2005-2006 e congelati al momento del loro arrivo (studio retrospettivo) e 201 pervenuti nell’anno 2006 e saggiati al momento del loro arrivo o il giorno suc-cessivo (studio prospettico). Questi campioni apparteneva-no rispettivamente a: 243 donne in gravidanza, 6 donne in gravidanza con infezione da HIV, 39 individui adulti sani, 31 bambini, 71 pazienti immunocompromessi e 15 donato-ri di sangue.

La sensibilità e la specificità dei saggi VIDIA Toxo IgM/IgG è stata determinata in confronto ai sistemi VIDAS (attualmente utilizzato nel nostro laboratorio), AXSYM e LIAISON tenendo conto dei risultati positivi, negativi, falsi positivi e falsi negativi ottenuti. I campioni di siero per i quali è stato ottenuto un risultato dubbio (sia per IgM che per IgG, anche dopo la ripetizione dell’inda-gine) con qualsiasi dei 4 sistemi in studio, sono stati esclu-si dall’analiesclu-si in quanto non possono essere conesclu-siderati né positivi né negativi.

Risultati. Per quanto riguarda gli anticorpi IgM la

sensibi-lità è risultata essere pari al 100% per i sistemi VIDIA e VIDAS, e all’82.35% e al 94.12% per i sistemi AXSYM e LIAISON, rispettivamente e la specificità è risultata esse-re pari al 100% per i sistemi VIDIA, VIDAS e LIAISON e al 99.73% per il sistema AXSYM. Per quanto riguarda gli anticorpi IgG la sensibilità è risultata essere pari al 100% per tutti e quattro i sistemi in studio e la specificità è risul-tata essere pari al 100% per i sistemi VIDAS e LIAISON e al 99.25% e 98.49% per i sistemi VIDIA e AXSYM.

Conclusioni. Nel nostro studio il sistema VIDIA per la

rivelazione di anticorpi anti Toxoplasma gondii ha mostra-to un’eccellente sensibilità e una buona specificità e si è rivelato essere anche di semplice e rapida esecuzione.

076

È IL SUINO UN SERBATOIO NATURALE DI

DIENTAMOEBA FRAGILIS, CAUSA DELLA

DIENTAMOEBIASI UMANA?

Crotti D.*, Manuali E., Crotti S.,Venditti G., Salamida S, Sensi M.

Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e delle Marche, Perugia;

* Libero Professionista in Parassitologia e Microbiologia Medica, Perugia

Introduzione. Casuali osservazioni precedenti ed alcune

affinità che legano il suino all’uomo ci hanno indotto a verificare il potenziale ruolo di questo animale quale ser-batoio naturale di Dientamoeba fragilis, che tuttora è il protozoo di più frequente riscontro nelle infezioni sinto-matiche e asintosinto-matiche dell’uomo a livello intestinale.

Metodi. Nel corso del 2006-07 sono stati esaminati i

cam-pioni fecali di 215 suini di svariati allevamenti (sia a ciclo aperto che a ciclo chiuso) della provincia di Perugia. Trattavasi di 76 scrofe, 60 individui all’ingrasso, 37 magroncelli e 42 capi misti. Parte dei campioni fecali sono stati prelevati direttamente dall’ampolla rettale, parte dal suolo, appena emessi. Tutti i campioni sono stati quanto prima fissati in metanolo e colorati con il Giemsa (al 10% per 30’), quindi osservati al M. O. in immersione al 100x. Un parte di ciascun campione fecale è stata anche analiz-zato per un esame parassitologico standard ed un parte congelata per future tipizzazioni molecolari.

Risultati. D. fragilis è stata osservata in 105 campioni,

pari al 48.8%. La più alta frequenza di reperimento è stata osservata nei soggetti giovani; infatti nelle scrofe è stata reperita nel 32.9% dei casi, nei suini all’ingrasso nel 61.7%, nei magroncelli nel 64.9% (tra i capi misti nel 45.2%). Spesso sono stati reperiti altri protozoi, in partico-lare Iodamoeba buetschlii e Blastocystis hominis, sia in associazione tra loro sia in associazione con D. fragilis;

Balantidium coli fu osservato in un numero più contenuto

di casi, così come gli elminti, essenzialmente ascaridi e strongili del suino.

Conclusioni. D. fragilis è presente nella popolazione suina

con frequenze elevate. E’ più spesso binucleata, ma si pre-senta anche mononucleata; le dimensioni sono variabili da 5-6 µm a oltre 20 µm; con il Giemsa il citoplasma si colo-ra in azzurro (con tonalità variabili) ed il nucleo, mai com-patto e talora frammentato, in rosso-rosso scuro. Gli studi biomolecolari dovrebbero confermare tale stato di cose. In ogni caso ed indipendentemente dal ruolo che D. fragilis possa svolgere nel suino (e sicuramente da studiare nel futuro), riteniamo assai suggestivo ipotizzare questo ani-male come un probabile serbatoio umano di tale protozoo.

volume 22, numero 3, 2007 POSTER

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