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IL CAMOSCIO E IL BOSCO:NUOVO HABITAT DELLA SPECIE?

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Academic year: 2021

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UMBERTO ZAMBONI (*)

IL CAMOSCIO E IL BOSCO:

NUOVO HABITAT DELLA SPECIE?

La presenza del camoscio nel bosco è collegata alla notevole espansione del camo- scio nelle Alpi negli ultimi 30 anni.

L’abbandono della caccia col segugio unitamente ai nuovi criteri di gestione fauni- stica, attuati con piani di prelievo selettivi hanno favorito un insediamento della specie nel bosco soprattutto se caratterizzato da pendenza e alto indice di rocciosità.

Le difficoltà di censimento in habitat boscoso favoriscono l’aumento della densità e la comparsa di danni alla rinnovazione forestale.

Per tali motivi sarà necessario valutare con attenzione il fenomeno e adottare opportune e specifiche strategie gestionali della specie in questo habitat.

Parole chiave: camoscio; Rupicapra rupicapra; gestione faunistica.

Key words: chamois; Rupicapra rupicapra; hunting management.

In bibliografia il camoscio (Rupicapra rupicapra) è da sempre conside- rato come animale delle praterie e delle pendici scoscese al limite superiore delle zone boscate. Con l’aumento delle popolazioni registrato nella secon- da metà del ventesimo secolo sul versante settentrionale delle Alpi – e poi anche nel Trentino-Alto Adige ed in provincia di Trento (dove si è passati da 600 a 3000 abbattimenti dal 1980 al 2000) – si è assistito ad una penetra- zione delle popolazioni di camoscio nel bosco, a quote anche molto basse.

Intere popolazioni vivono oggi costantemente nel bosco, occupando habitat tipici di altri ungulati e con densità talora elevate, che producono danni forestali. Il fenomeno, affrontato con provvedimenti drastici nei paesi del- l’area tedesca, in Italia non è stato ancora esaminato e discusso anche nelle sue necessarie ricadute gestionali: il presente lavoro ne rappresenta una prima analisi con riferimento al territorio della provincia di Trento.

(*) Associazione Cacciatori Trentini, via Guardini 41, 38100 Trento; tel. 0461/825834-826084;

fax 0461/825558; umberto.zamboni@cacciatoritrentini.it

– L’Italia Forestale e Montana / Italian Journal of Forest and Mountain Environments 64 (2): 91-93, 2009

© 2009 Accademia Italiana di Scienze Forestali doi: 10.4129/ifm.2009.2.03

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ITALIA FORESTALE E MONTANA

Il camoscio come gran parte degli ungulati è una specie in espansione sull’arco alpino. La consistenza stimata della specie passa da 80.000 ai circa 140.000 (INFS - Banca dati ungulati, 2000).

In provincia di Trento nel corso degli ultimi 40 anni la popolazione è passata da 3.000 a 25.000 esemplari.

È necessario evidenziare preliminarmente la particolare situazione venatoria e l’assetto gestionale del Trentino, analogo a tutte le regioni nord orientali dove è rimasta la suddivisione territoriale nelle Riserve Comunali di Caccia retaggio del precedente sistema austroungarico.

In provincia di Trento le Riserve comunali sono 209 raggruppate in 20 distretti attualmente utilizzati per la gestione dei cervidi. Le aree faunistiche omogenee individuate per la gestione del camoscio sono invece 28.

Oltre ad una favorevole evoluzione dell’habitat, chiave di volta per l’aumento della popolazione sono state alcune scelte gestionali fondamenta- li: l’accompagnamento obbligatorio nella caccia di un esperto specificata- mente formato a partire dagli anni ’71/72, la caccia di selezione con piani di prelievo distinti in classi di età e sesso, la valutazione e le mostre dei trofei ed infine la gestione delle popolazioni per aree faunistiche omogenee a par- tire dagli anni ’79/80. Nelle figure si può vedere con scansione temporale decennale l’analisi qualitativa degli abbattimenti e le loro espansioni anche negli aerali della provincia.

Si può peraltro osservare come le aree faunistiche omogenee rispetto agli habitat attualmente utilizzati dalla specie siano per la gran parte localiz- zate al di sotto della quota dei 1.800 metri sul livello del mare, quota consi- derata limite altimetrico della foresta.

Bosco che sul territorio provinciale semplificando in modo molto sin- tetico, anche in base ai diversi modelli di coltura adottata nel passato si può suddividere in fustaia di conifere nella parte settentrionale e ceduo con spe- cie più o meno termofile nella parte meridionale (linea Valsugana, Sarca, Chiese). In queste aree il camoscio ovunque vi siano elevate pendenze e rocciosità nei versanti ha trovato un habitat favorevole. Il costante l’abban- dono del pascolo ovi-caprino, l’evoluzione della caccia col segugio alla sola lepre, la diminuita e la pianificata pressione venatoria sono elementi fonda- mentali per questa nuova colonizzazione.

Si riportano due esempi: l’Azienda Faunistica Stramentizzo all’inizio della Val di Fiemme, versante sinistro e un’area più recente, la Vigolana sub area Valdastico in cui la popolazione è stata reintrodotta.

L’azienda Faunistica Stramentizzo è un’azienda forestale di 711 ettari,

costituita da una pregiata foresta con provvigione superiore ai 450 metri

cubi/ettaro e un’ottima rete viaria che ne fanno un’azienda forestale model-

lo, collocata al di sotto dei 1.800 metri. Il camoscio ha iniziato a colonizzare

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IL CAMOSCIO E IL BOSCO

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NUOVO HABITAT DELLA SPECIE

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l’azienda a partire dal 1970, unitamente al cervo, andando a incidere in maniera drastica sulla consistenza del capriolo, sino ad allora specie princi- pe dell’azienda (allegato grafico). Attualmente la densità all’interno dell’a- zienda grazie ad alcuni interventi gestionali con l’apertura di prati all’inter- no della foresta e l’inerbimento della carreggiata delle strade forestali, con- sente di limitare i danni alla rinnovazione pur in presenza di 1.200 kg di biomassa di ungulati per 100 ettari.

L’altro esempio riportato è quello della subarea Valdastico, costituita da una foresta di abete bianco e rosso con rara presenza di faggio e carpino nelle zone più elevata pendenza. Su meno di 500 ettari la popolazione di camoscio a partire dagli anni ’80 ha raggiunto la consistenza stimata di circa 80/100 esemplari andando a incidere in maniera sostanziale sulla preceden- te presenza di capriolo. In questa zona che costituisce una fascia ponte tra la popolazione del vicentino e quella della Vigolana si evidenzia in partico- lare una presenza di danni alla rinnovazione e una costante presenza dei camosci nei pascoli della Malga soprastante.

Pur in presenza di un fenomeno non ancora sufficientemente monito- rato e rilevato nei suoi effetti a lungo termine, la presenza del camoscio nelle aree di bassa quota boscate ha evidenziato tre problematiche: i danni o meglio l’impatto e le modifiche della vegetazione forestale, difficoltà gestionale nella valutazione delle consistenze e nelle metodologie di censi- mento e di attuazione dei piani di prelievo, le interazioni con altre specie di ungulati in particolare capriolo e cervo. Punto di riferimento per queste nuove soluzioni dovranno essere le esperienze della Baviera e dell’Austria dove hanno già da tempo attuato linee e strategie di gestione specifiche per il camoscio che vive nel bosco addirittura adottando in talune circostanze un abbattimento indiscriminato di qualsiasi soggetto presente.

SUMMARY

Chamois in the forest: a new habitat for the specie?

The presence of chamois in forests is linked to the considerable chamois population growth on the Alpes in the last 30 years.

The abandon of hunting with hounds, together with the introduction of selective criteria in hunting management, has favoured chamois settlement into the forest, particularly when the site is on steep and rocky slopes.

Census difficulties in forest habitats favour density increase and damage on forest regeneration.

For these reasons, it will be necessary to carefully evaluate this phenomenon and

adopt suitable and specific management strategies of chamois in this habitat.

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