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Meccanica economica : lezioni tenute nell'anno accademico 1940-41

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(1)

CORSI DEL REALE ISTITUTO NAZIONALE DI ALTA MATEMATICA

LUIGI AMOROSO

MECCANICA

ECONOMICA

Lezioni tenute 1zelt'anno accademico I94o-41

(2)
(3)

'.'

...

(./1.

(4)
(5)

.91

dORSI DEL REALE ISTITUTO NAZIONALE DI ALTA MATEMATIOA..

Cug

\SlO-1

g

11)

LUIGI AMOROSO

MECCANICA

ECONOMICA

LEZIONI

TENUTE NELL'ANNO AOCADEMICO 1940-41

MAORI - 1942-XX

(6)

2-PROPRIETÀ LETTERARIA

STAMPATO IN ITALIA

(7)

PREFAZIONE

Gli studi di Econometrica in Italia si riattaccano

prin-cipalmente

a due

nomi:

di

P ANTALEONI

e

di

PARETO.

P ANTALEONI

ftt

un

grande

economista:

dallo sguardo

acuto come di aquila,

tagliente come spada; ma fu

soprat-tutto un grande

cuore.

Per lui si

potrebbe ripetere

il verso

dantesco che

fu

«luce intellettual piena d'amore '1-

e questo

spiega come egli sia

stato

centro

natumle di

attrazione,

in-torno a cui

gravitò

per oltre un

trentennio tutta la

lette-ratura economica italiana.

La sua attività

scientifica

si

svolse in

l'tttti

i

campi

della scienza economica.

Nella

Eco-nomia pura, nella

quale

i

suoi

« Principi»

costituiscono

un gioiello pe1'

la

chiara, precis:t,

elegante

esposizione

delle

dottrine dell'Econometrica;

nella

Finanza,

in cui si

cimentò

col massimo problema

della incidenza

e

della traslazione

dei

tributi; nella Economia applicata e nella Statistica

economica,

nelle quali il suo nome

è

legato alle

ricerche

di semiotica, che

fanno di lui

il

primo felice

costruttore

di

barometri

economici,

pur se la parola non appare nelle

sue pagine;

nella

Storia

economica, in cuz' le sue

mono-gmfie - classica quella sulla caduta della Società di

Cre-dito Mobiliare

-

sono

celebri

per l'acutezza della diagnosi

'l ,

(8)

V! MECCANICA ECONOMICA

e la tacitiana vivacità della rappresentazione

j

nella Politica,

in cui

i

suoi articoli ed

i

suoi saggi costituiscono la più

efflcace documentazione della crisi sociale che travagliò

l'Eu-ropa dopo la prima guerra mondiale. Ma non solo

a

que-sti monumenti

è

legata la sua fama, quanto ancora

al ri·

cordo della sua viva voce, nell'insegnamento e nella

conver-sazione, nella scuola e fuori della scuola, nella

sua casa

ospitale, dove si faceva tutto a tutti, dove tu per trent'anni

l'animatore di tutti gli studi

economici

in Italia. Lo

stesso

PARETO,

che pure era più anziano di età, amava

ripetere

che dallo studio dei

« Principi»

di

PANTALEONI

aveva

tratto

il primo

impulso

allo

studio

teorico dell'Economica,

PARETO,

che

PANTALEONI

proclamava il maest1'o

dei

maestri, fu un vero e

proprio

malem,

atico. Nella sua

po-liedrica opera scientifica si possono distinguere

tre direttrici:

quella della Statistica, nella quale egli ha legato

il suo nome

soprattutto alla C'Ltrva dei redditi, la

cui

formulazione

resta

sempre la più semplice,

la più geniale, la più

elegante

tra

le rappr-esentazioni matematiche delle leggi empiriche

del-l'Economica

j

della teoria generale dell'equilibrio

econo-mico, della quale

PARETO

è

universalmente

riconosciuto

fondatore, pur

essendo pacifico che la sua

costruzione

ana-litica

è

direttamente collegata a quella di

W

ALRAS j

della

So cio logia, di cui la sua rappresentazione naturalistica

totalitaria della vita delle società umane costituisce un

mo-numento più perenne del bronzo.

(9)

PREFAZIONE VII

Ecco

q~tale

ne

è

in sintesi il concetto fondamentale.

Se

rappresentiamo

la scena

economica come

1tn

iperspazio, di

cui

le

coordinate

rappresentano le quantità dei diversi beni,

la

posizione di ogni

attore

sulla 8cena

può essere assimilata

a

quella di

un punto materiale che sia sollecitato da forze,

alle

c~ti

azioni

si oppongono

certi vincoli.

Le forze

sono

espressioni dei

bisogni

o

dei

gusti

individuali

e

costitui-scono il motore primo da cui ha oriqine l'atto

economico.

I

vincoli rappresentano invece

le difficoltà che

si

incon-trano

per

il

fatto

che

i

beni

economici

sono limitati

e che

ciò che consuma

uno

è

tolto

ad

ogni altro; che

le

cose

n:m

si trovano

generalmente in

natura nella

forma in

cui

noi

le deside1'iamo, ma debbono

essere

faticosamente

trasfor-mate e gli strumenti

della trasformazione,

cioè

le materie,

le macchine e

l'opem umana, sono alla loro volta limitati.

Sicchè

l'atto

economico è in

ultima analisi il risultato

di

un

contrasto immanente tra

i

gusti e gli ostacoli

e trova

la

sua composizione nella

configurazione di

equilibrio,

che

è

definita

come

quella in

cui i

movimenti che

sarebbero

vo-luti

dalle

forze sono impediti dagli ostacoli e viceversa.

L'Econolllica può

così esser pensata come una-

Statica

e

quindi

esser contenuta

essenzialmente in tre capitoli: un

primo capitolo,

che studia

i

gusti. quali sono

espressi

dalla

funzione che misura

il piacere

ed alla

quale

PARETO

dà il

nome di

ofelimità

j

un secondo capitolo, che studia le

equa-zioni

che rappresentano gli ostacoli

j

un terzo, in cui

si

considerano

le condizio

ni che

dete1'minano l'equilibrio.

Se

in

particolare

fissiamo le idee sul caso elementare

di

tre beni, le cui

q~tantità

indichiamo genericamente con

x,

y,

z,

la

scena si 1'iduce all'ordinario spazio a t're

(10)

VIII MEOOANICA EOONOMICA

sioni,.

la

ofelimità è rappresentata

da

una funzione delle

tre coordinate

(1)

<I> (x,

y,

z),

m

entre

'i

vincoli

nella ipotesi più semplice

possono veni1'e

espress't da 'Lma equazione

come

(2)

F

(x,

y,

z)

=

O.

L'attore

obbligato

a

restare

sulla

superficie (2),

cerca di

raggiungere su di essa

la

posl:

zione preferita. Essa

è q

'

uella

cui corrisponde la massima ofelimità, ed è caratterizzata,

come è

immediatamente

evidente, dalla catena di

propor-zioni

(3)

a

a

<I>

x

aF

a

x

aF ay

aF

a

z

che insieme

alla (2) det

erminano

le

incognite

x,

y,

z

e

de-finiscono

così la configurazione paretiana di equilibrio, Le

derivate della

fun

zione

<I>

possono essere interpretate come

componenti delle forze

applicate

,.

le derivate della

F

come

componenti delle tensioni dei vincoli; sicchè

le equazioni

(3)

esprimono appunto che

i

movimenti che sarebb

ero provocati

dalle

for

ze

sono

imp

editi dai vincoli e viceversa.

(11)

PREFAZIONE IX

Un istante di

riflessione fa subito vedere

che con

questi

interrogativi abbiamo

posto il problema fondamentale della

dinamica economica.

Se la funzione

<I>

ditferisce da

F

solo

per una costante

di propor

z

ionalità, l'equazione

(2) è una

supe1/icie di

livello per l'ofelimità. Costituisce quindi un

vincolo,

c

he

pone

l'attore in una situazione analoga a quella

in cui

è

una

palla pesante che rotola senza attrito su una

superficie oTizzontale.

il

principio galileiano d'ineTzia

po-stu7a che

la palla seguita a

rotolare indefinitamente

con

moto rettilineo uniforme e

da questo postulato discende che

le

eq'

uazioni

ditfeTenziali della Meccanica sono del secondo

ordine.

C'è

nella

Economica qualche

cosa;

che

è analogo a

quello che

è

l'in

e

rzia in Meccanica? E l'analogia

può

es-sere spinta al punto

da

in,'"erirne che

le equazioni

ditfeTen-zial'i della

Economica sono del secondo

ordine.~

La risposta a

queste domande

è

contenuta nelle presenti

Lezioni, delle quali il punto centrale

sta nella

identifica-zione

del principio economico

del minimo mezzo

col

prin-cipio meccanico della

minima

azione,

come

è

spiegato nelle

Lezioni XIII e

Xl

V.

Da

essa

discende appunto che le

(12)

al--

-MEOOANICA EOONOMICA

l'altra forma di energia la natura opera come

ttn

pro

duttore che tende a realizzare le sue combinazioni col

mi-nimo costo.

Si

intende che il

costo

deve esser valutato

in

termini di una data forma di energia, per

esempio

mec-canica, avendo identificato

i

p1'ezzi cogli

equivalenti mec

-caT/,ici delle altre forme di ener,qia

.

Il parallelismo

è

com-pleto, quando

i

prezzi sono supposti costanti,

come si suole

poshtlare nella dott1'ina classica, nella quale il movimento

economico

è

pensato stazionario nel tempo.

lo penso

che

questa dttalità possa essere sttscettibile di

ulteriori sviluppi che potr'anno

essere

fecondi tanto

pe1'

la

Meccanica

quanto per la Economica

e

questa

mia

fiducia

ha il suo fondamento nelle

considerazioni seguenti.

La Meccanica

è

oggi

in

crisi e la

crisi

tocca

i

fonda-menti teorici della

costruzione classica,

in quanto la

più

recente

corrente

di

pensiero,

che

si

impersonifica

nei nomi

di

DE BROGLIE, SCHRODINGER, HEISENBERG

ed in generale

nei teorici della Meccanica ondulatoria

e della

Meccanica

quantistica, afferma che nella meccanica dell'atomo

(micro-meccanica) viene meno

il

carattere

deterministico del

mo-vimento, quale era in sito nella forma differenziale delle

equa-zioni

classiche. Siffatto sconvol.qimento

è

conseguenza

del

principio di indeterminazione ( di

HEISENBERG),

in forza

del

quale il movimento dell'atomo

è pensato dipendere non solo

da

elementi

intrinseci al moto (forze, ostacoli,

resistenze

d'inerzia), ma ancora da elementi ad esso

estranei,

legati

all'azione

e

talora alla sola presenza

dell'03servatore.

Ne

deriva che la rappresentazione della configurazione

futura

non può essere pensata se non in termini di

probabilità,

relativi ad un fenomeno

collettivo

di massa.

(13)

"

PRl!]FAZIONE XI

la concezione del fenomeno del moto, quale era teorizzato

dalla dottrina classica, esprimono

invece caratteri del

feno-meno economico che

appariscono w'LÌversalmente evidenti.

Chi non vede, per

esempio, che per quanto possa esser

so-lida la

situazione di

una banca, un improvviso panico dei

depositanti può d'un

colpo rovesciaTla e p1'ovocare prop1'io

quel

danno,

che

originariamente non esisteva se non nel

pensiero di una

folla.'e Chi non vede che se tutti si

imma-ginano che possa

manifestarsi deficienza di una merce ed

in conseguenza corrono all'accaparramento,

la

deficienza si

produrrà

effettivamente, anche se la preesistente situazione

delle scorte era più

che soddisfacente

rispetto

al consumo

normale

~

Nel settore economico

è

pacifico che

in

generale non

solo

la

configurazione

futura, ma anche la configurazione

presente

_

dipende

tanto dagli elementi

che

caratterizzano

quella situazione in

linea di fatto, quanto,

e

talora soprat

tutto,

dalla idea che

gli uomini si fanno di essa

.

Così, per

esempio,

il

valore

di ogni capitale - mobile od immobile,

agricolo,

industriale

o

commerciale

-

non

è

che

il valore

attuale

dei redditi futuri, quali sono

presunti

pro tempore,

capitalizzati al

saggio di interesse del mercato. Ed in

ge-ne?'ale

da questa interferenza dell'oggettivo col soggettivo

deriva la difficoltà della previsione

economica (*).

(14)

imme-"

fJ

.

v

,

.

XII MECCANIOA ECONOMIOA

Ma vi

è

di più

.

Non solo la previsione scientifica

nel

settore economico

non può essere espressa

se

non in termini

di

probabilità

relativi ad un fenomeno di massa,

ma sta

di fatto

che in

questo settore lo stesso fatto

singolo

è

senza

significato. Che per esempio una signora compri

o

non comp1'i

una pelliccia, non è tln problema

economico: è tln p1'oblema

economico prevedere quante pelliccie

si

vendono

in un anno

in

'/,ln

dete1'minato mercato. Il che significa che

quando in

astratto

si

studia il caso individuale, q'/,lesto

studio non è

fine a se stesso e solo ha importanza in tanto

in q'/,lanto

è

tipico per. la valutazione del fenomeno

collettivo. Se ciò

nQn

è

sempre evidente a tutti,

è

perchè

il

fenomeno

col-lettivo di massa

è conosciuto

d'ordinario

attraverso

leggi

empiriche, che trovano la loro

espressione solo nella

cosi-detta Economica induttiva

a

base statistica,

che in

fondo

poi non

è

che la

Statistica

economica, il

cui

collegamento

colle leggi teoriche della economica

è,

oggi,

appena

rudi-mentale.

La conclusione

che

può trarsi da queste

considera-zioni

è che

la nuova meccanica trova n

el fenomeno

eco-nomico uno schema reale, al quale

i

nuovi principi

teorici

hanno viva aderenza, sicchè si può

dire che

la

Meccanica

si

va

evolvendo

i'(t

Wl

senso che è quello proprio della

(15)

PREFAZIONE XIII

vedere la identificazione almeno parziale della Fisica e della

Economica.

Se questo gi01'no verrà, sarà allora colmato

il

fosso che

oggi ancora divide sotto l'aspetto teoretico la Economica

dalla Statistica e,

ciò che

è

ancora più importante per la

Filosofia

naturale, la negazione della concezione

determi-nista

nella natura fisica

che

oggi

è un enigma

e per questo

ripugna a tanti spiriti illuminati, troverà nel modello

eco-nomwo

una spiegazione

aderente

alle ragioni prime della

vita.

*

*

*

Ringrazio

i

colleghi del R. Istituto Nazionale di Alta

N/atematica

ed in modo particolare il Presidente

SEVERI,

che mi

hanno

dato

modo di richiamare su questi problemi

l'attenzione

dei matematici: ringrazio pure_

il collega

D'AD-DARIO,

che

ha ?'iveduto

i

calcoli, disegnato le figure ed in

generale

curato con amore la pubblicazione di questa

Mono-gmfia.

Mi

è

gradito menzionare ancora

i

discepoli del·

l'Istituto Dottori

EUGENIO MORENO, VITTORIA GIUNTI, LUIGI MARCH~TTI, GIUSEPPE MESSINA,

che mi hanno

aiutato

nella

raccolta

delle Lezioni; mio fratello Ing

.

ERNESTO,

che

ha

coadiuvato

il Prof

D'ADDARIO

nella revisione dei calcoli

e

la

Signorina

ALICE SPILLER,

che con pazienza ed

intelli-genza ha curato la revisione delle bozze di stampa.

(16)

"

(f

(17)

.'

INDICE

PREFAZIONE LEZIONE L Le funzioni fondamentali. 1. - Ofelimità e produttività 2. - L'ofelimità marginale . 3. - Rappresentazioni analitiche 4. - Produttività marginali . LEZIONE II.

Le funzioni indici dell' ofelimità. 1. - Le linee di indifferenza.

2. - Le funzioni indici . 3. - Il colle dell'ofelimità 4. - La curvatura nel colle 5. - Risparmio e lavoro LEZIONE III. · Pago V · Pago 1 » 3 » 6 » 8 · P}Lg. 11 » 12 » 15 » 16 » 17

La distribuzione del reddito fra i mri cons~(1Jti.

1. - Impostazione del problema · Pago 21

2. - Le equazioni dell'equilibrio » 22

3. - Il principio marginale . » 25

(18)

~

XVI MECCANICA ECONOMICA

~

}

4. - Le equazioni della domanda. . Pago 26 5. - Il problema generale dell'equilibrio del

consu-matore » 30

LEZIONE IV.

La fonna:tione dei pre:t:ti in un ?nercato d·i cons'umo.

1. - Impostazione del problema Pago 35

2. - Le equazioni dell'equilibrio » 36

3. - Il massimo collettivo di ofelimità » 39 4. - La teoria quantitativa della moneta » 41

LEZIONE V. Il bctratto.

1. - Oonsumo e possesso Pago 45

2. - Le equazioni paretiane . » 47

3. - La rappresentazione di Edgeworth > 49

LEZIONE VI. L'eqnihbrio del proc11.1 t to're.

1. - Impostazione del problema. Pa,g. 57

2. - Le equazioni dell'equilibrio » 60

3. - Il principio marginale » 61

4. - Esempio » 63

LEZIONE VIL La cm'va dei costi.

l. Illivellamento delle produttività marginali fisiche Pago 65

2. - La curva dei costi. » 66

(19)

..

INbIOE 4. - Esempio . '5. - Il punto di equilibrio 6. - La rendita ricardiana LEZIONE VIII. La cwrva di offerta.

1. - Numero delle imprese operanti ad un determi-nato prezzo

2. - Ourva di offerta 3. - Esempio .

4. La configurazione ideale della perfetta concor-renza

LEZIONE IX.

Lct 'rendita C01ne fenomeno sociale. Sintesi dei p'roblemi d,i economùt i'n{lividtlale.

XVII Pag.· 70 » 72 » 74 Pago 77 » 78 80 » 83

1. - Il produttore nelle alterne fasi della congiuntura Pago 85

2. - Il saggio reale d'interesse » 87

3. - Riduzione dei teoremi marginali ad un unico

princ1pio di massimo » 89

4. - Equilibrio fra gusti ed ostacoli » 92

LEzrONE X.

Il PToblentct geneutle dell' eqttilib'rio economico.

1. - Riassunto della precedente trattazione Pago 95

2. - Impostazione del problema » 96

3. - I dati e le incognite » 98

4-. - Le equazioni dell'equilibrio » 100

5. - Lo schema classico clelia formazione dei prezzi » ]01

6. - Le teorie del valore » 103

(20)

t

l

I,

j

XVIii MECCANICA ECONOMICA

LEZIONE XI. MonolloUo totale e parziale. 1. - L'equazione fondamentale del monopolio 2. - Monopolio totale . 3. - Monopolio parziale Pag.107 » 109 » 113 4. - Monopolio e concorrenza » 114

5. - Le equazioni generali dell'equilibrio in

condi-zioni di monopolio. » 116

LEZIONE XII.

I fondamenti della dinami,ca econo?n'ica. 1. Oritica della concezione dell'equilibrio

2. Le resisttlnze d'inerzia .

3. - Significato della eqllazione euleriana 4. - Proprietà della ofelimità lagrangiana ApPENDIOE:

Nota del Prof. Fantappiè sull'integrazione del-l'equazione [3].

LEZIONE XIII.

La dinamica jctrniliare. 1. - L'ofelimità del sistema .

2. - L'equazione differenziale del pareggio del bilancio 3. Equazioni differenziali del movimento.

4. - Estensione del principio del livellamento delle ofelimità marginali.

5. - Domanda ed offerta

6. - Integrazione delle equazioni del movimento in

(21)

INDICE

LEZroNE XIV.

Lct {Unltlwicct (H Wl imp'ianto industrÌltle. l - La produttività dell'impÌlwto

2 - Valore e costo della produzione

3. Eqllazioni della dinamica dell'impianto

4. Condizioni che determinano il movimento. Sin-tesi dell::), Rcnola classica e clelia scuola storica. 5 Domanda ed offerta

6. - Estensione del principio marginale

LEZIONE XV. Meccctn-icct ed Economicct.

1. - Riassunto dei risultati della lezione precedente. 2 - Differenze fra la Meccanica e l'Rconomica. 3. Il potenziale economico.

4. Interpretazione energetica del principio marginale 5 Interpretazione marginalistica del principio della

conservazione dell'energia

6. - Interpretazione economica del principio della mi-nima azione

7. - Cumuli di interessi e rendite ricardiane LEZIONE XVI. La din{tmiClt dei prezzi.

1. - Lo schema classico della formazione dei prezzi. 2. - Consumo e produzÌ0ne come funzionali dei prezzi 3. - Il movimento delle scorte

4. - Le equazioni del movimento dei prezzi 5. - Confronto colla esperienza ,

INDIOE DEI NOMI

(22)
(23)

.'

LEZIONE I

LE FUNZIONI FONDAMENTALI

1. OFELIMITÀ E PRODU'J'TIVITÀ. - L'universo economico SIi può immaginare costituito da un numero grandissimo di sog'getti od unità che possono esser distinti in due categorie: unità di con-sumo ed unità di produzione. Sono unità di consumo la famiglia, la caserma, il collegio, il monastero, etc. Sono unità di produ-zione l'azienda agricola, industriale e commerciale, la fattoria, la fabbrica, l'officina, la bottega, etc.

La economia delle unità di consumo è dominata da una fun-zione fondamentale: l'ofelimità. Diamo questo nome allA. quan-tità ~, che misura j] piacere clle reca ad una determinata per-sona (soggetto economico) il consumo - nella unità di tempo -di certe quantità -di certi beni economici. Nella definizione è im-plicita lct ipotesi della mis'ttrabilità del piacere, in consegnenza della quale la ofelimità deve esser considerata funzione della quantità Xl'

X. ,

...

, X,.,

che indicano quali sono le quantità consumate nell'unità di tempo. Scriveremo cosi:

[1] ~ = <I>(xI , X. , ••• , x .. ) .

(24)

2 MECCANICA ECONOMicA

reca alla collettività familiare il consumo nell'unità di tempo eli certe quantità di certi beni. Ed in questo senso parleremo in generale della funzione ofelimità relativa ad una unità di consumo.

Reciprocamente la economia di ogni unità di produzione è signoreggiata da un certo numero di funzioni fondamentali, cbe rappresentano le p1·od~~ttività. Esse misurano il rendimento dei singoli fattori della produzione, espr@ssi in termini del pro-dotto. Precisamente, se in un determinato impianto industriale o più in generale in una qualsiasi unità di produzione, determi-nate quantità 'ili, tt. , . . . , 'Um di certi p'rodott'i sono ottenute com-binando determinate quantità Xl'

X.,

...

,

Xn di certi fattori della prodnzione, ciascuna delle quantità prodotte 'U è funzione di tutte le quantità impiegate X e le equazioni che esprimono questa dipendenza

[2]

~~I = ']fl (Xl' X. , .• , Xn) ~~. = ']f. (Xl , X. , •• , Xn)

rappresentano la produttività dell'impia,nto c più in generale la produttività dell'unità di produzione considerata.

Le funzioni ']f17 ']f., ... ']fm SOllO caratteristiche di ciascuna unità economica, perchè se le leggi della tecnica (cioè della mec-cc~nica, dellct fisicct, della chi?n'ica, etc.) sono universali, sono in-vece variabili i sistemi ed i metodi, con cui le stesse leggi sono applicate e sfruttate. Il pOSSf\SSO di un macchinario più o meno perfetto, la presenza di maestranze più o meno capaci, la mag-giore o minore vicinanza ai centri di rifornimento ed ai mer-cati di consumo e mille altre circostanze fanno sì che ogni unjtà economica abbia una sua fisonomia particolare.

(25)

con-LEZioNE I - LR FUNZIONI FONDAMENTALI

corrono alla formazione di determinate quantità dei prodotti; vale a dire che le equazioni [2] non sono risolubili rispetto nd Xl , x. , ... , Xn •

La ragione della ipotesi è evidente: He fosse possibile

deter-minare xl) x., .. ,Xn in funzione delle quantità prodotte,

l'Econo-mica sarebbe dominata da una legge analoga a quella delle

pro-porzioni definite e si ridurreblJe ad una Ohimica. La esperienza dimostra invece che sono moltissime (teoricamente infinite) le

combinazioni Xl' X" .•• , Xn , cui corrispondono gli stessi valori per

1/1 , ~~., • • • ,'nm , tutte tecnicamente possibili; il produttore sceglie fra esse quella che è la più conveniente sotto l'aspetto econo-mico. Appunto percbè sono possibili queste scelte, l'Economica

non si riduce ad una Ohimica.

Le definizioni date tanto per la ofelimità quanto per la

produttività sussistono solo in unapr'inta app1'ossi?nc~zione, cùe è caratterizzat,a dalla ipotesi, che le azioni economiche sieno ~m'i­

j01Ynemente ripetute e quindi le variabili (quantità consumate od impiegate) restino costanti nel tempo; vale a dire nella ipotesi che il movimento economico l'i sul ti stazionctrio. Vedremo più avanti come le definizioni debbono essere modificate,

per-chè le funzioni risultino atte a rappresentare le scelte, che av-vengono in una economia, in cui le quantità consumate od

im-piegate variano nel tempo ('movimento variabile).

2. L'OFELIMITÀ MARGINALE. - Se ~l' ~2 , • • • , ~ sono n numeri

che rappresentano (pel soggetto considerato) le quantità corri-spondenti alla saturazione dei di versi consumi, il campo in cui è definita la funzione ofelimità è rappresentato dalle

disugua-glianze

[3]

e dicesi la zona del consunto.

Supporremo che nella zona del consumo l'ofelimità sia

(26)

4 MECCANICA ECONOMICA

due ordini continue. In questa ipotesi esiste il differenziale

a

w

aw

aw

dw

=

-

a

-

dx,

+

-

-

dXa

+

.... +

-

dx

1,

XI

ax.

ax"

.

e rappresenta l'incremento di piacere che il soggetto prova pas-sando dalla combinazione

X, , X. , • • • . , Xn ,

alla combinazione

X,

+

llx, ,

X.

+

clx. , ...

, Xn

+

dx", .

Ad esso diamo il nome di ofeli1nità 11w'rginale.

Le singole derivate

ax,

'

ax.

, ...

,

si dicon o coeffic'lenti o tltssi della ofelimità l1w1'ginale, relati vi ai singoli consumi. Nel lingua,ggio corrente, quando non può nascere equivoco, i tassi delle ofe]jmità marginali sono detti essi stessi ofelimità marginali ed in questo senso esistono tante ofelimità marginali, quanti sono i consumi. Nell'interno della zona del consumo sussistono sempre le disuguaglianze

[4]

...

,

aw

ax"

> ,

O

perchè evidentemente ivi un incremento del COllsumo è sempre gradito.

(27)

corrispon-

.-LEZIONE I - LE FUNZI01'II FONDAMENTALI 5

denti ofelimità marginali possono tendere all'infinito, perchè, per un uomo affamato - per esempio - è grandissima l'ofeh-mità di un primo tozzo di pane.

Quale è il segno delle derivate seconde Y

Il secondo pezzo di pane reca minor piacere del primo; il terzo meno del secondo e così via. Di mano in mano che si mangia, il piacere (11u:~rginale) va sempre diminueudo e si riduce a zero per chi è sazio. In geJJerale è legge fondamentale della nostra sensibilità che s'!wcessive dosi (li nno stesso bene 'reç(~no llempr6 minor piacM·e.

]l ciò significa che sussistono le disuguaglianze

valide in ogni punto interno alla zona del consumo.

Per ciò che si riferisce alle derivate seconde miste, OS8er-,iamo che, consumate insieme, le quantità Xr e Xs possono recare maggior piacere (li quello che recherebbero, se fossero consumate separatamente: i due beni sono allora co?nplem,entl~r'i,. Esempio: zucchero e caffè. Sono invece supplementari, se, come carne e pesce, recano maggior piacere consumate separatamente. Beni che non sono nè complementari nè supplementari sono incU,pell-denti e recano lo stesso piacere, tanto se sono consumati in-sieme, quanto se lo >;ono separatamente. Beni assolutamente indipendenti non esistono: fa piacere sentire una bella mnsica dopo avere bene mangiato, ma insomma se la musica è bella,

il piacere non varia gran clie, anche se si è mangiato un po' meno bene.

La derivata mista

è positiva, nulla o negativa, secondo che i consumi r ed Il sono complementari, indipendenti o supplementari.

(28)

6 MECCANICA ECONOMICA

3. RAPPRESENTAZIONI ANALITIOHE. - Nell'ipotesi che

l'ori-gine dei consumi sia nel punto

X,

=

° ,

xa

=

° , ..

.

.

,

xn

=

° ,

la funzione

n

[6] <P

=

~ Ar log (Xr

+

1) ,

T=l

in cui le Ar sono costanti positive, è atta a rappresentare la ofelimità di consumi indipendenti praticamente insat'Urabili, in quanto è

a

2

<p

ax'

r

La derivata prima di <P rispetto ad Xr tende a zero, quando

Xr cresce indefinitamente e resta finita, quando Xr tende a zero.

Analogamente la funzione

[7] <P

=

AX,~I . x"~, ... xn~n

in eui A è una costante positiva e f.t" f.t2' .••. f.tn sono costanti

comprese tra

°

ed 1, è atta a rappresentare l'ofelimità di consumi complementari praticamente insaturabili. rnvero le derivate sono

a<p

f.tr<P >0,

aX

r x r '

a"

<P f.tr (f.tr - 1)<P

<O

(29)

.-LEZIONE I - LE FUNZIONI FONDAMENTALI 7

Se Xr tende all'infinito, la corrispondente derivata prima tende a zero. Tende invece all'infinito, quando Xr tende a zero.

Per considerare un terzo esempio supponiamo che

rappresenti una forma quadratica simmetrica con i coefficienti po-sitivi. Se f.t. è un numero positivo compreso tra O e

~

,la fun-zione

può anche essa rappresentare la ofelimità di consumi comple

-mentari praticamente insaturabili. Abbiamo infatti:

dove con ~* si intende la somma estesa ai valori di s da l ad n,

escluso il valoTe r.

Per Xr tendente all'infinito il corrispondente tasso della ofe-lirnità marginale tende a zero; e tende invece all'infinito per

Xr tendente a zero.

Infine, fermo restando la precedente espressione di

i,

se è inoltre ara = asr

>

O e ~1 , ~, , . . , ~ sono n numeri positivi, la

(30)

/,

i

8 MECCANICA ECONO~IICA

può rappresentare la ofelimità di consumi supplemeutari Del campo

[8] O

<

X,

<

1;, , O

<

X,

<

1;. , • • . • • O

<

X 71

<

1;71 ,

come è evidente dalle formule

a

2 <I> - - o

= -

2arr

<

O ax,.

a

'<I>

- - -

=

-

2(/,,.8< O ax,. 8xs

Avvicinandosi al contorno del campo in un direzione in cui tutte le Xr tendono alle 1;,., lungo la diagonale dell'iperrettan-golo definito dalle [8], le a<I>

a

tendono tutte a zero.

x,.

4. PRODUTTIVITÀ MARGINALI. - Ritorniamo alle equazioni

della produttività rappresentate dalle formule [2] ed indicbiamo con V,, 'Pa, .. ,

rm

i prezzi dei prodotti, che supponiamo costanti rispetto al tempo. L'espressione

m m

[9] T

=

~ p,. ~~,.

=

~ p,. 'P,. (XI' X. , ... , X,,)

r=l r=l

rappresenta il valo're clellct pTodt~$ione erogata nell'unità di tempo. Essa è nna funzione di x,, X. , . . • Xl1 , ed il suo differenziale

aT

a

T

aT

(lT

=

- -

ax, cix,

+

--

ex, dx,

+ ... +

--

ex", dx,/! rappresenta il valore del prodotto rncwginale.

Alle deri vate parziali

(31)

...

LEZIONE I • LE FUNZIONI FONDAMENTALI 9

cliamo il nome di coefficienti delle prod~~ttivitù 11w1'ginali, o più

semplicemente - se non può nascere equivoco - di

produt-tivitèt ma'rginal'i economiche, relative ai singoli fattori della

produzione,

Se il prodotto è unico (m = 1) ed H e p ne indieano rispet-ti vamente la quantità ed il prezzo, le produttività marginali economiche sono a1t a1t au p

aX

1 ,2) - -

ax.

, ' .. , p -

aXn

- , e le derivate parziali di u

, ...

,

possono esser definite come proeluttivitù marginali fisiche.

[lO]

Sussistono in generale le disuguaglianze

a

2T

-

a

Xr

-.<0.

Quelle di sinistra traducono in termini matematici. il fatto ovvio che le quantità dei singoli prodotti crescono o per lo meno non diminuiscono, se uno dei fattori della prodnzione cresce, mentre tutti gli altri rimangono inalterati.

Le disuguaglianze di destra esprimono invece la legge empirica

della produttivitèt decrescente, che si ennncia dicendo che snccessive

elosi di WIO stesso fetttore dell(~ l)roduzione (fermo restan do le

quantità impiegate di tutti gli altri) detnno un rendimento se1n-p1'e minore. Oosì successive dosi di concime chimico accrescono sempre meno la fertilità del terreno. OosÌ ancora se un pastore a guardia di un gregge di 1000 pecore sal va dai lupi 900 pe-core all'anno, un secondo pastore salverà al più 100 pecore, etc.

Secondo che la derivata mista

(32)

MECCANICA ECONOMICA

è positiva, nulla o negativa i fattori l' ed s si dicono co mple-mentari, indipendenti o supplementari.

Le disuguaglianze [lO] valgono qualunque sia il sistema dei

prezzi, purchè costanti. Ne deriva che esse debbono valere per

ciascuna delle funzioni 'lil ,

'li., ... ,

'lim •

(33)

,.

LEZIONE Il

LE FUNZIONI INDICI DELV OFELIMITÀ

1. LE LINEE DI INDIFFERENZA. - Oonsideriamo la funzione

ofelimità <I> (Xl' X. , ..• , Xn) e prendiamo in esame quelle combi-nazioni Xl , X. , ••• , Xn , che - per essere ugualmente gradite al soggetto - attribuiscono alla <I> un medesimo valore. Esse ve-rificano alla equazione

[1]

in cui o è uua costante arbitraria positiva. Nello spazio ad n dimensioni, rappresentato dalle variabili x, questa equazione

rappresenta una varietà ad n - I dimensioni, che diremo vctrietà

di indifferen~a.

Per n

=

2 si hanno le linee di indifferenza di EDGEWORTH,

che hanno la forma indicata nella figura 1 e costituiscono un

fascio. I diversi punti di una stessa linea del fascio sono

indif-ferenti pel soggetto nel senso che ad essi corrisponde la stessa

ofelimità. Passando da una ad un'altra linea del fascio

l'ofeli-mità varia. Il movimento lungo una linea l che non coincide

con una linea di indifferenza è gradito, quando avviene nel senso

in cui le ofelimità vanno crescendo.

Se, per esempio,l'ofelimità è rappresentata dalla formula [7]

della precedente lezione, le varietà di indifferenza hanno equa-zione

[2]

(34)

12 MECCANICA ECONOMICA

La importanza della varietà di indifferenza sta nel fatto che esse possono essere ricavate direttamente dalla esperienzo.,

indi-pendentemente dalla nozione di ofelimità e possono anzi servire,

o

l<'ig. 1.

come ha mostrato P .A.RElTO, a stabilire il concetto stesso di

ofe-limi tà su basi sperimentali. In tal modo ]a teoria resta affrancata

dalla ipotesi della misurabilità del piacere, la quale lascia

per-plessi, perchA nou è suffragata da nessuna intuizione

sperimen-tale, come è evidente a cùiunque rifletta che, se tutti sappiamo

dire se una cosa piace più o meno di un'altra, nessuno

pense-rebbe di ag'giungere che piace il doppio o la metà.

2. LE FUNZIONI INDIOI. - Per eliminare l'ipotesi, PARETO

(35)

.'

LEZIONE II ' LE FUNZIONI INDICI DELL'OFELIMITÀ 13

piacere una funzione che cresce, quando il piacere cresce; dimi-nuisce, quando il piacere diminuisce,

Per dimostrare come una funzione di questo genere possa

!/,

---T

o

Fig. 2,

costruirsi sperimentalmente, fissiamo le idee su due consumi

(fi-g~lra 2); e diciamo x, y due quantità generiche dell'uno e dell'altro. È un fatto sperimentale che date due combinazioni Xl 'Yl ed

X.

,Y.

siWlno sempre in grado di clecidere quale delle d'/,t6 è prefe?"ita.

Segue allora che rispetto ad una qualsiasi combinazione Xl , Yl'

rappresentata dal punto PIl tutti i pnnti del piano x, y possono

esser distinti in due regioni: la prima S corrispondente a com-binazioni preferite e la seconda T corrispondente a combinazioni,

(36)

14 ~IECCANICA ECONOMICA

conti'l'lt~ità separate da una linea, che è la linea di indifferenza passan te per P l'

Partendo da un secondo punto p. fuori di questa linea, si

costruisce la linea di indiflerenza passante per p. e COS1 via.

Il piano viene coperto in tal modo da un fascio di linee di

indifferenza costruibili sperimentalmente. Se ad ognuna di esse è applicato un indice crescente nel senso in cui il piacere

cre-sce, veniamo a costruire sperimentalmente una fuuzione del1e

due variabili x, y che cresce quando il piacere cresce, diminuisce quando il piacere diminuisce.

Ed analogamente - con una estensione immediata - nel caso di n consumi.

Ad una funzione COS1 fatta, il P .A.RUl'rO dà i L nome di ftmzione indice dell' ofelimità o semplicemente funzio'l1e indice. Nei

pro-blemi di equi librio economico essa può pienamente eSi:>eL'

sosti-tuita all'ofelimità.

:ID conveniente limitare l'arbitrarietà della legge con cui è

costruita la funzione indice, ponendo la condizione che sieno

mantenute le disuguaglianze fondamentali, che caratterizzano

la ofelimità.

Oiò porta che se .e = <I> (Xl' X., ... , xn ) è una funzione indice debbono esser verificate le disuguaglianze

[3 ]

r = l, 2, ... , n e quindi, se

z

è una funzione indice, lo è pure ogni funzione

.el

=

'P (.z)

per cui sia

(37)

LEZIONE II - LE FUNZlc'NI INDICI DELL;OFELIMITÀ

15

e quindi per [3] e [4]

r

=

1, 2, ... , n In particolare se !t è una funzione indice, lo sono pure log ~ ; e !tn , se è O

<

n

<

l.

3. IL OOLLE DELL'OFELIMITÀ. - Ogni funzione indice in due

variabili

[5] !t = <l> (x, y)

può nello spazio x, y, z essere interpretata come l'equazione di

una superficie, la quale (supposto il piano x y orizzon tale e l'asse

!t verticale) è stata detta da PARETO il colle dell' ofelirnità. Esso

si estende nella zona del consumo in cui è definita la ofelimità e cioè nella, zona

X <: Xo , y <: yo

xo, Yo essendo i valori per cui i due consumi sono saturati. Le linee di indifferenza di EDGEWORTH sono le curve di livello del

colle; e la legge generale della nostra sensibilità, per cui suc-cessive dosi dello stesso consumo recano sempre minore piacere

è espressa dal fatto che la pendenza diventa sempre meno

ri-pida quanto più si sale. Al limite quando entrambi i valori di

x e di y tendono rispetti vamente ad Xo ed Yo , la pendenza tende a zero. Se, come succede sempre nella realtà, si può lasciare

perdere il superfiuo (e cioè le quote di consumo che vanno oltre il puuto di saturazione) possiamo pensare la ofelimità definita

oltre la zona di consumo, sicchè il colle dell'ofelimità è definito

in tutto il quadrante delle x e delle y positive. Si ha allora

per x:::: xo, y :::: Yo

a<l> _ O

ax -

,

a<l>

=

O

(38)

16 MECCANICA ECONOMICA

e quindi

~ = costan te.

La regione (piana) in cui sono verificate queste uguaglianze costituisce la vet.ta del colle. Non è un cucuzzolo, ma un terra -pieno orizzontale.

4. LA OURV.A.'l'URA NEL OOT,LE. - Riprendiamo le condizioni

[3] a cui deve soddisfare ogni funzione indice e vediamo se è possibile sintetizzarle in un'unica disuguaglianza relativa alla cur\atura del colle dell'ofelimità.

A tale scopo estendiamo la legge fondamenta,le della nostra

sensibiUtà, postulando che successivi incrementi delle stesse

oO'l1lbin(t,~ioni di consumi recano sempre minor piacere.

Rifcren-doci alla equazione [5], questo postulato si. traduce nella

condi-zione che il differenziale secondo di :z sia una forma

differen-ziale negativa.

Posto colle usuali notazioni:

dz = pdx

+

qdy d'z

=

1'llx"

+

2 Sdxlly

+

tdV' dove a~ a~ p = -

ax

q=-

a

y

a~ a~ a~ r=

ax'

,

s=---

ax

a

y

,

t= --By"

La condizione che d'~ sia nna forma definit,a negativa, porta

come conseguenza che deve essere positiva la curvatura totale

di GAUSS, cioè la espressione

'rt - s' K = --:-=---:---;;--:--;=

(l

+

p"

+

q")'

(39)

."

LEZIONE II " LE FUNZIONI INDICI DELr}OFELIMlTÀ 17

sia una forma definita negativa; occorre inoltre che sia 1"

<

O (da cui segue pure t

<

O) si ottengono così le condizioni

[6]

cbe sono più 1"est?"ittive delle [3].

L'ultimo asserto evidente sotto l'aspetto matematico ha la sua ragioue economica nel fatto che postulare la decresceD7;a del piacere corrispondente a successive cornbinazioni degli stessi

consumi rappresen ta un vincolo più stretto di quello che si stabilisce, quando si post'llla la decrescenza del piacere per suc-cessive elosi dello stesso consumo, tutti gli altri restando

in-variati.

Per la funzione indice

le condizioni [3] portano alle disuguaglianze

Le [6] portano invece

Q

<

À

O<fA.<l.

O< fA. , À+ fA.<l come risulta immediatamente dal calcolo seguente:

az

Àz

az

fA.Z

P=-ax=--X' q=ay-=-;y

r

=

_

~

+

(~)'

z

=

À (À - 1)

z

X x'

s

=

ÀfA.Z t

=

fA. (fA. -l)z

xy , y'

AfA. ,$'

rt - S2

=

-

x' y' (1 - À - 11.) r

5. RISPARMIO E LAVORO. - Gli argomenti Xl' X2 , ••• , Xn che

figurano nella definizione della fuuzione ofelimità possono

(40)

i8 MECCANICA ECONOMICA

presentare beni e servizi, presenti e futuri. Se una delle x rap-presenta beni futuri, la ofelimità marginale relativa raprap-presenta

l'ofelirnità del risparm.io; se rappresenta servizi personali, la x può essere quantità positiva o negativa in quanto i servizi pos-sono essere préstati o goduti e la ofelimità marginale relativa rappresenta, come meglio preciseremo più avanti, la penct del

lavoro.

In ambo i casi non sussistono le disugnaglianze [3].

Per H risparmio l'esperienza dimostra cbe in generale chi

più possiede, più desidera possedere. Oiò significa che, detto B

il risparmio, che per semplicità supponiamo valutato in moueta,

i corrispondenti tassi della ofelimità marginale verificano alle

disuguaglianze

[7]

a

aB

<I>

>

O,

a'<I>

aB'

>

o

che sostituiscono le [3].

Per il lavoro invece diciamo L la quantità misurata in unità di tempo, per esempio in ore giornaliere e determinia-mone il segno, convenendo: che L assuma valori positivi quando

il lavoro è prestato per conto od a beneficio di terzi j che a valori

positivi di L corrispondono valori negativi di <1>, che rappre-senta la pena del lavoro. In tal modo la derivata di <I>

ri-spetto ad L rappresenta la pena marginale del lavoro e per

essa sussistono al posto delle [3] le disuguaglianze [8] aL

a

<I>

<

O

aL"

a

'<I>

<

o.

Esse ci esprimono che il lavoro reca sempre una pena ed una pena progressi'/.:amente maggiore di mano in mano che si protrae nel tempo.

Indichiamo allora con X un indice generale del consumo e

(41)

"

LEZIONE II ' LE FUNZIONI INDICI DELL'OFELIMITÀ 19

a) che risultando iI lavoro, sempre più faticoso di mano in mano che si protrae nel tempo, condizione necessaria perchè le combinazioni Xl' LI ed X., L. risultino indifferenti, è

X. - Xl

>

,L. - LI

b) che d'altra parte, giunti ad un certo limite Lo (per esem-pio 14 ore al giorno) nessun incremento di consumo può com-pensare la pena di un ulteriore incremento di lavoro,

L

---L,

o

X,

x

Fig. 3.

Le linee di indifferenza rivolgono )a concavità verso l'asse dei consumi ed ammettono come asintoto la parallela all'asse dei consnmi di equazione L

=

Lo.

Esse hanno quindi la forma delle linee qui indicate nella fìg~o'et 3.

Supponiamo che la corrispondente funzione indice (della ofe-limità) sia

[9] <I>

=

et log (1

+

X)

+

b

IL

+

w log (w-L)I

(42)

20 MEOOANICA EOONOMICÀ

essendo a, b, ro costanti-positive; x, L variando nei limiti

o

<

X , O

<

L

<

ro.

Si ha allora a norma delle [3] :

a

([> _ a

a"([>

a

aX - l

+

X

>

O , òX" = - (1

+

X)"

<

O ed a norma delle [8] :

~~

=

b (1-

ro-L ro

)=_

ro-L bL <O

a"([>

aL2= Per b = 1, ro = 15 si ha: I- m-L O 15 1 H 2 13 3 J2 4 11 5 lO

.

..

.

,

.

13 2 H 1 15 O bro (ro - L)"

<

O ~ i)2 <I> i)L i) L' O - 0.07 - 0.0714 - 0.08 - 0.1538 - 0.09 - 0.2500 - 0.10 - 0.3637 - 0.12 - 0.5000 - 0.15 ...

. ...

- 6.5 - 3.75 -14 - 15 - 00 - 00

La tabella indica che (pel soggetto considerato) la prima ora di lavoro dà una pena, il cui indice è 0,07; la seconda una pena di indice 0,15; la terza di indice 0,25 e cosÌ via crescendo progressivamente fino a che la quindicesima darebbe una pena

di indice infinito, il che vuol dire che nessun ulteriore

incre-mento del consumo compenserebbe la pena di un lavoro

(43)

..

LEZIONE III

LA DISTRIBUZIONE DEL REDDITO FRA I VARI CONSUMI

1. IMPOSTAZIONE DEL PROBLEMA. - La teoria dell'equilibrio economico è incardi nata sulla presunzione clle le azioni economi-che sieno uniformernente ripetute e quiudi le variabili che indivi-duano la configurazione del sistema sieno iudipendenti dal tempo. Discuteremo più avanti questa ipotesi e vedl'emo quali sono i • limiti entro cui essa può esser considerata conforme alla espe-rienza. Per il momento la ammettiamo in prim,a approssim,azione.

Il primo problema, che allora si presenta è quello della d'ist'

ri-bu.zione del reddito fra i vari consumi. È la forma più semplice del problema dell'equilibrio del consumatore. Si suppongono noti: il reddito in moneta, le ofelimità dei singoli consumi, i prezzi di mercato. Si assnmono come incognite le quantità con-sumate. Qnantità note ed incognite sono pensate invarianti ri-spetto al tempo,

[1]

Il problema si pone allora così: essendo noti:

a) una funzione indice della ofelimità

<P (Xl , X. , . • • , xn ) ,

i cui argomenti Xl , X. , .•• , xn indicano le quantità consumate

nell'unità di tempo;

b) la quantità R, che misura il reddito goduto nell'unità

di tempo;

(44)

22 MECCàNlUA ECONOMICA

detenninare le quantità consumate nell'unità di tempo, cioè

Xl , XI , •.• , xn

2. LE EQUAzrONI DELL'EQUIL1BRIO. - Il problema si risolve

partendo dal principio che il soggetto tende, nei limiti (Ielle sue

possibilità, a raggiungere la posizione preferita, cioè il m(lssimo di ofel'im,ità. La frase «nei limiti delle possibilità », significa che

non tutte le posizioni Xl , X. , ... , Xn sono accessibili, in quanto

deve essere identicamente verificata la equazione

[2]

la quale esprime che si spende tutto e solo il reddito: è l(t 001 /-dizione del pareggio del biltmoio.

Il problema si riduce quindi ad un problema di massimo

con-dizionato e precisamente al problema di determinare i valori di

xl) x., ... , Xn , che attribuiscono alla funzione [1] un valore

mas-simo, compatibilmente colla condizione [2].

Per questo dobbiamo, detto À un moltiplicatore di LAGRANGlA,

uguagliare a zero il differenziale

nel quale i differenziali delle variabili dXl , dx. , .. , dXn sono

in-dipendenti. Avremo allora le condizioni

a

<I>

--

aX

+

Àpr

=

0,

r

r=1,2, .. ,n

dalle quali, eliminando À, otteniamo il sistema di n-l equazioni

(45)

LEZIONE III - LA DISTRIBUZIONE DEL REDDITO FRA I V ARI CONSUMI 23

Si dimostra (*) che sotto certe condizioni, che sostanzialmente

riproducono quelle indicate nella Lezione II nei confronti della

curvatura del colle della ofelimità, il sistema formato dalle

equa-zioni [2] e [3] amLUette in generale una ed una sola soluzione:

determina quindi in modo univoco le incognite Xl' Xe , •• , Xn•

Senza dilungarci a dare la dimostrazione di questo teorema

generale, mostriamone la validità nel caso particolare che la

funzione et> assuma la forma

A essendo una costante positiva; [LI, [L. , .• ) [Ln essendo pure

costanti positive, la cui somma è inferiore all'unità.

Abbiamo

log et> = log A

+

L f-lr log Xr

e quindi le [3J dànno

[L.

= -- = - - -[Ln

P. x.

Oomponendo, tenendo presenti la [2], posto

[L = [LI

+

[L.

+

. .

. +

[Ln ,

liiegue

da cui si ottengono le formule risolutive:

[4]

XI'=

(") Cfr. Disctt8sione del li8tema di equazioni che definiloollo l' eqt~ilibrio del

(46)

-... ~-~._-

-24 MECCANICA ECONOMICA

N el caso di due consumi si può dare una soluzione

geome-trica, valida in generale, qualunque sia la funzione indice della ofelimità.

!I

o

Fig. 4.

Dette x, y le quantità consumate; p, q corrispondenti prezzi, la equazione del pareggio del bilancio è

[5] px

+

qy

=

R

e rappresenta nel piano x, y una retta, s1tlla quale il soggetto è

obbligato Ct Testare.

(47)

' -

-""Iif. r,; ... ~ _ _ _ _ .

LEZIONE III - LA DISTRIBUZIONE DKL REDDITO FRA I VARI CONSUMI 25

(che nella figurct 4 è indicato dalla freccia) e si arresterà quindi

al punto Q, in cui la retta stessa è tangente ad una linea di

i n di fIerenza.

Riferendoci alla rappresentazione paretiana del colle

del-l'ofelimità nello spazio x, y,~, l'intersezione di questo colle col piano di equazione [5], individua una linea che rappresenta il

sentiero seguito; il punto più elevato su questo sentiero

corri-sponde al massimo di ofelimità e rappresenta quindi la posi

-zione di equilibrio.

3. IL PRINOIPIO MARGINALE. - In generale le equazioni [3]

sono espressione del principio marginale, nel sensO che esse esprimono che nella configurazione di equilibrio i tassi delle ofeUm:ità marginctli sono propor~ionali (ti l)re~zi. Siffatta propor-zionalità indica che, se dX1 , dX2 , • • ,dxll sono quan tità delle

sin-gole merci, tali, che ai prezzi dati si abbia

segue Pl dX1

=

P. clx.

= ...

= Pn

dXn ò<J> ò<J> - -dX1 = - - dx. ÒXl ÒX. ò<J> = -òX dx. lI 11

Il che significa che ciascuno allarga o restringe i diversi con-sumi fino al punto in cui l'~(lti1no soldo impiegato a compl'are

le singole merci rechi sempre la stessa ofelimità.

Si afferma la stessa cosa dicendo che le cose si pagano in

ragione della ofelimità marginale e non già in ragione della

ofelimità totale. E ciò spiega come merci di lusso che hanno

bassa ofelimità totale sono pagate più di quanto lo sieno merci

di prima necessità che hanno alta ofelimità totale.

Il principio marginale si può esprimere in una terza forma

dicendo che successive unità della stessa merce costano sempre

(48)

26 MEOOANICA EOONOMICA

tutte le particelle precedenti sussiste un di vario fra

soddisfa-zione e pena nel senso che la prima supera la seconda: la

somma di tutti questi divari costituisce un' utilità, che dicesi rendita del oonSUnuttM-e. Essa è maggiore per le merci eli prima

o

o

Fig. 5.

neeessità, come è evidente dalla fig~~ra 5, nella quale le aree T

rappresentano appunto quale è nei due casi la rendita del

con-sumatore.

4. LE EQUAZIONI DELLA DOMANDA. - Ritorniamo al sistema

generale delle eq nazioni dell'equilibrio del consumatore, cioè al

sistema formato dalle equazioni [2] e [3]. Supponiamo che

que-sto sistema sia risoluto rispetto alle incognite Xl , X • ••• ,xn e

supponiamo che nelle formule risolutive i prezzi sieno

para-metri indeterminati. Otteniamo allora un sistema della forma

Xl

=

Xl (Pl , 1). , ... , Pn)

[6] X.

=

X. (PI , P. , ... , 'l'n)

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