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IL RISCHIO DA AGENTI BIOLOGICI NEGLI OPERATORI SANITARI DEGLI OSPEDALI GENOVESI

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Errata corrige - Provvediamo a pubblicare il seguente articolo, già presente nel n. 4 di Tagete 2001, rettificando il nome dell’autore Dr. Cristian Palmiere.

Con l’occasione porgiamo le nostre più sentite scuse al Professionista.

IL RISCHIO DA AGENTI BIOLOGICI NEGLI OPERATORI SANITARI DEGLI OSPEDALI GENOVESI

Dr. Cristian Palmiere, Dr. Benedicta Astengo, Dr. Gianna Delucchi, Dr. Francesca Sartore, Dr. Laura Giurgola*, Dr. Marcello Canale**

Introduzione

Scopo del seguente lavoro è quello di rappresentare, entro i limiti legati alla difficoltà nella raccolta dei dati, l’entità del rischio da agenti biologici negli operatori sanitari dei principali ospedali della città di Genova e dell’ospedale di Savona, con particolare riferimento al rischio di infezione da HBV, HCV, HIV e Mycobacterium tubercolosis.

Materiali e metodi

Obiettivo del lavoro, almeno inizialmente, era quello di rappresentare l’entità del rischio di infezione da HBV, HCV, HIV e Mycobacterium tubercolosis negli operatori sanitari dei principali ospedali della città di Genova e dell’ospedale di Savona nell’arco di tempo 1990 – 1999.

Per ottenere i dati relativi al numero di denunce di infortunio sono state contattate le direzioni sanitarie dei singoli ospedali e, previa autorizzazione del direttore sanitario, sono stati contattati i servizi di medicina preventiva dei singoli ospedali in quanto servizi preposti alla raccolta dei dati in esame.

La raccolta dei dati è stata realizzata nel più assoluto e scrupoloso rispetto della legge sulla tutela dei dati personali.

Le informazioni richieste riguardavano, per ciascun agente biologico, il periodo di raccolta dei dati, la mansione dell’operatore esposto, le modalità di esposizione agli agenti biologici presi in

* Dipartimento di Medicina Legale, del Lavoro, Psicologia Medica e Criminologia - Università degli Studi di Genova

** Direttore del Dipartimento di Medicina Legale, del Lavoro, Psicologia Medica e Criminologia - Università degli Studi di Genova

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considerazione, il numero delle denunce di infortunio per anno e, laddove documentati o disponibili, i casi di sieroconversione.

Questo al fine di standardizzare il metodo di raccolta dei dati e la lettura dei risultati.

Per i casi di infezione da virus dell’epatite B, da virus dell’epatite C e da HIV, le sedi INAIL di Savona e di Genova hanno gentilmente messo a disposizione i dati relativi al numero di rendite costituite nel corso degli ultimi anni.

Gli ospedali ai quali è stata estesa la ricerca sono i seguenti:

- Istituto Giannina Gaslini, Genova

- Azienda Ospedaliera “Villa Scassi”, Ospedale Civile di Genova Sampierdarena

- Ospedale Evangelico Internazionale, Genova - E.O. Ospedali Galliera, Genova

- Azienda Ospedaliera Ospedale San Martino, Genova - Azienda Unità Sanitaria Locale N. 3 “Genovese”

- Ospedale San Paolo, Savona.

L’Istituto Giannina Gaslini di Genova ha inviato i seguenti dati.

Patologia tubercolare

a) Periodo di ricerca: anni 1995 – 1999.

b) Eventi di possibile contagio: quattro episodi di contatto del personale delle Divisioni di Malattie Infettive e di Pneumologia con piccoli pazienti tubercolotici attivi.

c) Tipologia del personale: 39 medici, 72 vigilatrici di infanzia, 21 ausiliari.

d) Modalità di possibile contagio: contatto occasionale con i pazienti.

e) Variazioni della reattività tubercolinica (Mantoux): n. 6*.

f) Patologie tubercolari attive nel personale: nessuna.

* Dal 1990 il Servizio di Medicina Preventiva provvede con sistematicità alla sorveglianza annuale del personale esposto dei Reparti di Malattie Infettive e di Pneumologia.

Patologia da HBV, HCV, HIV

a) Periodo di ricerca: anni 1992 – 1999.

b) Numero di infortuni biologici: 751.

c) Modalità di possibile contagio:

- puntura accidentale 70 per cento;

- contatto con liquidi biologici 25 per cento;

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- tagli 5 per cento.

d) Tipologia della mansione:

- Medici 15 per cento;

- Vigilatrici d’infanzia 75 per cento;

- Ausiliari 10 per cento.

e) Sieroconversioni documentate: nessuna.

Nel periodo considerato sono da segnalare positività per HbsAb e HbcAb in 64 dipendenti, e positività di anticorpi anti HCV in 14 dipendenti, tutte non correlabili con gli infortuni biologici sopra riferiti.

Inoltre, due casi di sieropositività per HIV, anch’essi non correlabili.

Dal 1982 il Servizio di Medicina Preventiva ha attuato per i dipendenti la profilassi vaccinale per l’epatite B.

L’Azienda Ospedaliera “Villa Scassi”, Ospedale di Sampierdarena, ha inviato i seguenti dati.

Il periodo di ricerca è esteso dal 1990 al 1999.

Il numero delle denunce di infortunio, distribuite per anno, riguardo agli agenti biologici considerati è il seguente:

1990 – n. 61 denunce 1991 – n. 65 denunce 1992 – n. 79 denunce 1993 – n. 114 denunce 1994 – n. 98 denunce 1995 – n. 92 denunce 1996 – n. 100 denunce 1997 – n. 99 denunce 1998 – n. 75 denunce 1999 – n. 73 denunce

Non è stato possibile accedere nel dettaglio alle informazioni relative alla mansione lavorativa dei dipendenti ed alle modalità con cui l’infortunio si è verificato.

Peraltro, abbiamo avuto conferma che la categoria maggiormente interessata è quella degli infermieri professionali e che la modalità con cui più comunemente l’infortunio occorre è la puntura accidentale.

In merito alle sieroconversioni, sono stati documentati tre casi di positività per anticorpi anti HCV causalmente correlati con l’infortunio, così divise:

- un medico, per puntura accidentale;

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- un infermiere professionale, per puntura accidentale;

- un tecnico di laboratorio, per esposizione delle mucose (congiuntiva).

Nessuna sieroconversione documentata per HIV e HBV.

Sono stati segnalati cinque casi di patologia tubercolare attiva a seguito di contatto con pazienti tubercolotici attivi:

- due infermieri professionali;

- due ausiliari;

- una vigilatrice d’infanzia.

L’Ospedale Evangelico Internazionale, Genova, ha fornito i seguenti dati.

Patologia da HBV, HCV, HIV

a) Periodo di ricerca: anni 1995 – 1999.

b) Numero di infortuni 93.

c) Modalità di possibile contagio:

- puntura accidentale 62 casi;

- contatto con liquidi biologici 20 casi;

- tagli 11 casi.

d) Tipologia della mansione:

- Medici 21;

- Infermieri professionali 53;

- Tecnici 12;

- Ostetriche 7.

e) Sieroconversioni documentate: nessuna.

Il numero delle denunce di infortunio, distribuite per anno, riguardo agli agenti biologici considerati è il seguente:

1995 – n. 28 denunce 1996 – n. 6 denunce 1997 – n. 16 denunce 1998 – n. 25 denunce 1999 – n. 18 denunce

Per completezza riferiamo che non è stato possibile accedere ai dati relativi alla patologia tubercolare, né in termini di personale esposto, né in termini di patologia tubercolare riscontrata.

L’E. O. Ospedali Galliera, Genova, ha inviato i seguenti dati.

Periodo della ricerca: 1999.

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Numero complessivo delle denunce di infortunio biologico:

79.

Patologia da HBV a) Denunce: 2

b) Esposizione: parenterale c) Qualifica:

- medici: 1

- infermieri professionali: 1 d) Sieroconversioni: nessuna.

Patologia da HCV a) Denunce: 41 b) Esposizione:

- parenterale: 34 - muco-cutanea: 7 c) Qualifica:

- medici: 10 (esposizione parenterale) ; 1 (esposizione muco- cutanea)

- infermieri professionali: 23 (esposizione parenterale); 5 (esposizione muco-cutanea)

- OTA – ausiliari: 1 (esposizione parenterale); 1 (esposizione muco-cutanea)

d) Sieroconversioni: nessuna.

Patologia da HIV a) Denunce: 1

b) Esposizione: parenterale

c) Qualifica: infermiere professionale d) Sieroconversioni: nessuna.

Nel periodo in esame sono inoltre state registrate 35 denunce di infortunio da agente biologico in seguito ad esposizione parenterale (26) e muco-cutanea (9) del personale sanitario (7 medici, 21 infermieri e 7 OTA – ausiliari) a liquidi biologici di soggetti dei quali non era nota la positività per gli agenti biologici in esame. In nessuno di questi casi è avvenuta sieroconversione.

Nessuna denuncia è pervenuta riguardo alla patologia tubercolare.

L’Azienda Ospedaliera Ospedale San Martino, Genova, ha fornito i seguenti dati.

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a) Periodo della ricerca: 1990 – 1999.

b) Numero complessivo delle denunce di infortunio da agente biologico: 2424.

c) Numero delle denunce di infortunio, distribuite per anno:

- 1990 – n. 141 denunce - 1991 – n. 194 denunce - 1992 – n. 272 denunce - 1993 – n. 252 denunce - 1994 – n. 300 denunce - 1995 – n. 317 denunce - 1996 – n. 251 denunce - 1997 – n. 244 denunce - 1998 – n. 250 denunce - 1999 – n. 203 denunce.

d) Tipologia della mansione:

- ausiliari: 71

- allievi infermieri professionali: 180 - infermieri generici: 41

- infermieri professionali: 1730 - medici: 201

- OTA: 58 - tecnici: 56 - altri: 79.

e) Modalità di possibile contagio:

- esposizione cutanea: 153

- esposizione muco – cutanea: 17 - esposizione mucosa: 125

- puntura accidentale: 1870

- tagli: 232 (di cui 6 graffi e 3 morsi).

Nel periodo in esame 1330 delle 2424 denunce registrate riguardavano operatori esposti a liquidi biologici appartenenti a soggetti dei quali non era nota la positività per gli agenti in esame.

Le restanti 1094 denunce, invece, indicavano specificamente:

- HBV: 165 - HCV: 540 - HIV: 105

- Pluri-infezioni (HIV – HCV: 21; HCV – HBV: 22; HIV – HCV – HBV: 3).

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In merito alle sieroconversioni, sono stati documentati 13 casi di positività rispettivamente per:

- HCV: 2 - HBV: 11.

Nessuna sieroconversione documentata per HIV.

Riguardo alla patologia tubercolare occorre puntualizzare:

- le denunce di infortunio da esposizione a Mycobacterium tubercolosis nel periodo considerato sono in totale 120;

- i casi in esame si riferiscono a contatto con pazienti tubercolotici attivi;

- la malattia si manifesta sotto forma di focolai epidemici e quindi in maniera difforme rispetto alle altre patologie esaminate;

- i dati raccolti si riferiscono prevalentemente a forme polmonari; non è stato possibile, infatti, accedere nel dettaglio alle informazioni relative alla localizzazione della patologia nel singolo paziente.

L’Azienda Unità Sanitaria Locale N. 3 “Genovese” comprende cinque ambiti:

Ambito 1 – Genova Ponente Ambito 2 – Valpolcevera Ambito 3 – Genova Centro Ambito 4 – Genova Levante Ambito 5 – Valbisagno

L’ambito 4 ha fornito i seguenti dati:

Patologia da HBV

a) Periodo della ricerca 1997 – 2000

b) Tipologia della mansione: Infermieri Professionali 3, Medici 1.

c) Modalità di esposizione: Puntura accidentale 3, Morsi 1.

d) Sieroconversioni documentate: Nessuna.

Patologia da HCV

a) Periodo della ricerca 1997 – 2000

b) Tipologia della mansione: Infermieri Professionali 14, Medici 1, Infermieri generici 1.

c) Modalità di esposizione: Puntura accidentale14, Esposizione cutanea 2.

d) Sieroconversioni documentate: Nessuna.

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Patologia da HIV

a) Periodo della ricerca 1998

b) Tipologia della mansione: 1 Infermiera Professionale.

c) Modalità di esposizione: 1 Puntura accidentale d) Sieroconversioni documentate: Nessuna.

La sede INAIL di Genova, per lo stesso ambito ospedaliero, ha registrato, nel periodo 1997 – 2000, trenta denunce di infortunio relative a lesività da strumenti puntuti o taglienti e sospette contaminazioni congiuntivali o mucose.

Dei trenta casi registrati, 9 casi sono relativi a puntura accidentale con ago, 5 casi a contaminazione con sangue, un caso a taglio con lama di bisturi ed un caso a contaminazione per rottura di provetta.

Patologia tubercolare

a) Periodo della ricerca 1998

b) Tipologia della mansione: Medici 15, Ausiliari 11, Infermieri professionali 83, Infermieri generici 1, Altri 38.

c) Modalità di esposizione: contatto con pazienti.

d) Patologie tubercolari attive nel personale: Nessuna.

I dati forniti fanno riferimento esclusivamente agli anni nei quali si sono verificati casi sicuramente identificabili di esposizione degli operatori agli agenti biologici in esame.

L’ambito 1, in relazione alla totalità degli agenti biologici dei quali si discute, ha fornito i seguenti dati.

a) Periodo della ricerca: 1998 – 2000.

b) Numero complessivo delle denunce di infortunio: 49.

c) Tipologia della mansione: Medici, Infermieri professionali, Ausiliari, OTA.

d) Modalità di esposizione: Punture accidentali, Tagli, Esposizione Muco – cutanea, Contatto con pazienti tubercolotici attivi.

e) Sieroconversioni o casi di patologia tubercolare attiva nel personale: nessun caso.

Gli ambiti 2, 3 e 5, in relazione alla totalità degli agenti biologici dei quali si discute, hanno fornito i seguenti dati:

a) Periodo della ricerca: 1997 – 2000.

b) Numero complessivo delle denunce di infortunio: 139.

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c) Tipologia della mansione: Medici, Infermieri professionali, Ausiliari, OTA.

d) Modalità di esposizione: Punture accidentali, Tagli, Esposizione Muco – cutanea, Contatto con pazienti tubercolotici attivi.

e) Sieroconversioni o casi di patologia tubercolare attiva nel personale: nessun caso.

Nel periodo in esame 101 delle 139 denunce registrate riguardavano operatori esposti a liquidi biologici appartenenti a soggetti dei quali non era nota la positività per gli agenti in esame.

Le restanti 38 denunce, invece, indicavano specificamente:

- HBV: 10 - HCV: 26 - HIV: 1

- Mycobacterium tubercolosis: 1

Per tutti gli ambiti, la categoria maggiormente interessata è quella degli infermieri professionali e la modalità con cui più comunemente l’infortunio occorre è la puntura accidentale.

L’Ospedale San Paolo di Savona ha fornito i seguenti dati.

Patologia da HBV, HCV, HIV

a) Periodo della ricerca: 1998 – 1999.

b) Numero complessivo delle denunce da agente biologico:

225 (107 nel 1998 e 118 nel 1999).

c) Modalità di possibile contagio:

- esposizione cutanea: 23 - esposizione muco-cutanea: 8 - esposizione mucosa: 17

- puntura accidentale: 160 - tagli: 17.

d) Tipologia della mansione:

- ausiliari: 2

- allievi infermieri professionali: 7 - infermieri generici: 3

- infermieri professionali: 167 - medici: 25

- OTA: 5 - tecnici: 8 - altri: 8.

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Nel periodo considerato 176 delle denunce registrate riguardavano dipendenti ospedalieri giunti a contatto con liquidi biologici di soggetti dei quali non era nota la sierologia per gli agenti biologici in esame.

Le restanti 49 denunce, invece, indicavano in modo specifico la situazione sierologica dei soggetti ricoverati nei seguenti termini:

- HBV: 3 - HCV: 33 - HIV: 11

- HIV – HCV: 1

- HIV – HCV – HBV:1.

Nessun caso di sieroconversione documentata.

Per completezza riferiamo che non è stato possibile accedere ai dati relativi alla patologia tubercolare, né in termini di personale esposto, né in termini di patologia tubercolare riscontrata.

Quadro normativo

Per quanto riguarda le fonti legislative relative alle norme di protezione dal contagio professionale, occorre ricordare in primo luogo la Legge 14 dicembre 1970 n. 1088, che ha inserito tra le categorie per le quali sussiste l’obbligo della vaccinazione antitubercolare i soggetti cutinegativi addetti ad ospedali, cliniche, ospedali psichiatrici e gli studenti di medicina cutinegativi all’atto dell’iscrizione all’Università; il D.P.R. n. 447/75 e il D.M. 25 giugno 1976, coi i quali sono stati emanati i regolamenti relativi alle modalità di esecuzione degli accertamenti tubercolinici, alla tecnica e al tipo di vaccino e al controllo della vaccinazione antitubercolare; il D.M. 26 aprile 1990 per la vaccinazione anti HBV delle categorie a rischio (tra le quali sono considerati gli operatori sanitari ed in particolare coloro che operano nei reparti di emodialisi, rianimazione, oncologia, malattie infettive, laboratori di analisi, centri trasfusionali, sale operatorie, studi dentistici, lavorazione di emoderivati); il D.M. 28 settembre 1990 (emanato ai sensi dell’articolo 7 della Legge 5 giugno 1990 n. 135 in materia di prevenzione e lotta contro l’AIDS), che riporta le linee guida di comportamento per gli operatori sanitari per il controllo delle infezioni da HIV, in cui si fa esplicito riferimento alle precauzioni di carattere generale per tutti gli operatori sanitari, alle precauzioni per i reparti di malattie infettive, alle norme per gli operatori odontoiatrici, alle precauzioni per gli operatori addetti alle autopsie, alle precauzioni specifiche per i laboratori ed alle

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precauzioni per il personale addetto alle operazioni di primo soccorso e trasporto degli infermi e degli infortunati.

Nel Decreto Legislativo 12 settembre 1994, n. 626, al titolo VIII, il legislatore ha identificato la nozione di agente biologico nei termini di “qualsiasi microrganismo, anche se geneticamente modificato, coltura cellulare ed endoparassita umano, che potrebbe provocare infezioni, allergie o intossicazioni”.

L’articolo 75 classifica gli agenti biologici in quattro gruppi, secondo il rischio di infezione:

a) agente biologico del gruppo 1: un agente che presenta poche probabilità di causare malattie in soggetti umani;

b) agente biologico del gruppo 2: un agente che può causare malattie in soggetti umani e costituire un rischio per i lavoratori; è poco probabile che si propaghi nella comunità; sono di norma disponibili efficaci misure profilattiche o terapeutiche;

c) agente biologico del gruppo 3: un agente che può causare malattie gravi in soggetti umani e costituisce un serio rischio per i lavoratori; l’agente biologico può propagarsi nella comunità, ma di norma sono disponibili efficaci misure profilattiche o terapeutiche;

d) agente biologico del gruppo 4: un agente biologico che può provocare malattie gravi in soggetti umani e costituisce un serio rischio per i lavoratori e può presentare un elevato rischio di propagazione nella comunità; non sono disponibili, di norma, efficaci misure profilattiche o terapeutiche.

Per quanto riguarda gli agenti biologici considerati nel nostro studio, occorre segnalare che si tratta di agenti biologici del gruppo 3, che per il Mycobacterium tubercolosis e per il virus dell’epatite B esiste un vaccino efficace disponibile e che nel caso dei tre virus l’elenco dei lavoratori che hanno operato con detti agenti deve essere conservato per almeno dieci anni dalla cessazione dell’ultima attività comportante rischio di esposizione.

Per i lavoratori addetti alle attività per le quali la valutazione del rischio ha evidenziato un rischio per la salute (soggetti identificati come esposti a rischio biologico), è prevista apposita sorveglianza sanitaria.

Il medico competente individua quelle particolari misure di protezione contro gli agenti biologici presenti in un determinato contesto lavorativo (vaccinazioni), qualora il lavoratore non risulti già protetto (immune) verso quel dato agente biologico (articolo 86).

Il medico competente, inoltre, può disporre l’allontanamento temporaneo del lavoratore dalla specifica attività lavorativa, secondo

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le procedure di cui all’articolo 8 del Decreto Legislativo 15 agosto 1991, n. 277.

I medici (nonché le strutture sanitarie, pubbliche o private), che refertino casi di malattie o decessi conseguenti all’esposizione del lavoratore ad agenti biologici, trasmettono all’ISPESL copia della relativa documentazione clinica.

Presso l’ISPESL è tenuto un registro dei casi di malattia ovvero di decesso dovuti all’esposizione ad agenti biologici.

Occorre infine ricordare la Circolare n. 74 dell’INAIL del 23 novembre 1995 relativa all’inquadramento assicurativo delle malattie infettive e parassitarie.

In tale circolare si fa esplicita menzione ai casi di epatite virale a trasmissione parenterale e di infezione da HIV, da considerarsi infortuni sul lavoro e non malattie professionali non tabellate.

La Circolare precisa inoltre che anche la patologia tubercolare, così come tutte le malattie infettive e parassitarie, deve essere trattata come infortunio sul lavoro.

Per la tubercolosi, la sussistenza della speciale assicurazione obbligatoria gestita dall’INPS non è preclusiva dell’eventuale tutela INAIL.

I due regimi assicurativi, infatti, devono considerarsi coesistenti, con competenza esclusiva ed inderogabile dell’INAIL in caso di tubercolosi di comprovata origine professionale.

È necessario, peraltro, che i casi di tubercolosi riconosciuti di origine professionale, e conseguentemente ammessi alle prestazioni INAIL, siano tempestivamente segnalati alla locale sede INPS.

Discussione dei risultati

I risultati ottenuti permettono di evidenziare che gli infermieri professionali costituiscono la categoria più esposta.

La modalità di esposizione professionale più frequente è rappresentata dalla puntura accidentale, seguita dall’esposizione muco–cutanea e dal taglio.

Negli infermieri professionali la modalità di esposizione più comune è la puntura accidentale; nei medici, prevalentemente chirurghi, la modalità più comune di esposizione è la ferita da taglio in sala operatoria.

La percentuale di contaminazione delle mucose è massima nel personale di laboratorio.

Nel personale di sala settoria (medici e tecnici), la modalità più comune di esposizione è il taglio.

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In sostanza, le prassi che espongono gli operatori ad un rischio maggiore sono il prelievo di sangue e l’esecuzione di manovre invasive.

La maggior parte degli infortuni si verifica in corsia ed in sala operatoria.

Nel caso del personale ausiliario, l’esposizione accidentale occorre durante la manipolazione dei sacchi dei rifiuti o degli stracci utilizzati per la pulizia degli ambienti.

Nel caso di medici ed infermieri, l’esposizione si verifica principalmente durante l’assistenza al malato.

Nel personale medico ed infermieristico dei reparti di Neurologia e Psichiatria è possibile riscontrare una particolare modalità di esposizione, morso e graffio, a seguito di contatti con pazienti particolarmente aggressivi.

Con specifico riferimento alla fonte di esposizione, occorre notare come i pazienti sospetti HCV positivi prevalgano nettamente sui pazienti sospetti HBV positivi.

Questo dato è da porre in relazione con l’introduzione del vaccino anti HBV ed alla conseguente riduzione dei casi di epatite B nella popolazione generale.

Analogamente, le sieroconversioni documentate si riferiscono quasi esclusivamente a casi di infezione da HCV.

La scarsità di dati riguardo all’incidenza dell’epatite C nel personale sanitario e le basse percentuali di diffusione rispetto all’epatite B nei primi anni 90 sono dovute alla scoperta più recente dell’HCV e degli anticorpi anti HCV, nonché all’inadeguatezza dei test di ricerca introdotti in commercio nel 1990 e non ancora dotati della massima specificità e sensibilità.

A conferma di quanto espresso, nel corso della raccolta dei dati non abbiamo riscontrato pazienti sospetti HCV positivi nel 1990.

Per quanto riguarda la patologia tubercolare, abbiamo riscontrato un aumento delle denunce e dei pazienti con malattia conclamata, verosimilmente in rapporto alla più consistente presenza di soggetti provenienti da paesi in via di sviluppo e di soggetti immunocompromessi.

Dal punto di vista medico–legale occorre precisare che l’inquadramento assicurativo della patologia tubercolare, dei casi di epatite virale e dell’AIDS rientra nell’ambito degli infortuni sul lavoro e non delle malattie professionali.

In questo senso, le previsioni di cui alla sentenza 10 febbraio 1988 n. 179 della Corte Costituzionale non hanno aperto alcuna nuova

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prospettiva riguardo alla tutela previdenziale delle patologie in discussione, continuando ad essere equiparato il concetto di causa virulenta al concetto di causa violenta.

Condizioni preliminari al riconoscimento dell’infortunio ed all’erogazione delle prestazioni assicurative previste sono la dimostrazione dell’avvenuta esposizione all’agente biologico e l’esistenza del nesso di causa tra tale esposizione e lo sviluppo della patologia.

A seguito di un episodio di supposto contagio, è necessario definire la situazione sierologica e clinica dei soggetti interessati (paziente ed operatore esposto), nonché sottoporre l’operatore ad un accurato follow up, che prevede controlli periodici nel corso del primo anno.

In questo modo è possibile escludere casi nei quali il rischio di esposizione non sia correlato in modo inequivocabile all’attività professionale (Mycobacterium tubercolosis), o possa essere altrimenti messo in relazione con le abitudini di vita del soggetto.

Le sedi INAIL della Liguria hanno costituito, nel periodo 1997 – 2000, 34 rendite per epatite, così ripartite:

8 rendite per la sede INAIL di Imperia 21 rendite per la sede INAIL di Genova 5 rendite per la sede INAIL di La Spezia 0 rendite per la sede INAIL di Savona.

La sede INAIL di Genova, alla luce del costante incremento delle denunce di infortunio da causa virulenta, e nello spirito della migliore garanzia possibile di tutela, ha proposto agli ospedali di allegare, alla denuncia di infortunio da strumenti puntuti o taglienti anche solo potenzialmente infetti e di sospette contaminazione congiuntivali o mucose, una scheda da compilare e contenente informazioni relative non solo alle modalità di esposizione (natura del materiale contaminante lo strumento lesivo, natura del materiale organico contaminante nel caso di contaminazione cutanea su preesistente soluzione di continuo, congiuntivale o mucosa, marcatori sierologici del materiale organico, notizie sulla provenienza del materiale sospetto infettante, esistenza di comportamenti a rischio per HBV, HCV, HIV), ma anche alla situazione sierologica (marcatori sierologici per virus B, virus C, virus delta, HIV) ed ematochimica (bilirubina diretta e indiretta, GOT, GPT, gamma GT, proditogramma) dell’assicurato, anche al fine di dimostrare in modo certo l’esposizione all’agente biologico e l’esistenza del nesso di causa tra tale esposizione e lo sviluppo eventuale della patologia.

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