Università degli Studi di Perugia Facoltà di Ingegneria
Corso di Topografia I
Prof. Fabio Radicioni Ing. Aurelio Stoppini
Dispensa:
COMPLEMENTI DI CARTOGRAFIA - I Parte
COMPLEMENTI DI CARTOGRAFIA - I Parte
1. PREMESSA: SINTESI DEI CONCETTI BASE DELLA CARTOGRAFIA La Cartografia si pone come obiettivo primario la rappresentazione della superficie fisica della Terra (in planimetria ed altimetria) su di un supporto piano.
Limitiamoci inizialmente a considerare la sola planimetria , in quanto l'altimetria del terreno viene poi rappresentata convenzionalmente sulla base planimetrica (a piano quotato, a curve di li- vello) o trattata a parte mediante modelli numerici - i D.T.M.
Si è visto in Geodesia che la planimetria è definita sulla superficie dell'ellissoide (mediante le proiezioni sull'ellissoide di punti del terreno, effettuate lungo la normale). L'ellissoide è però una superficie a doppia curvatura, e non è applicabile al piano, cioè non può essere disteso, sviluppato su un piano senza deformarlo.
Ne discende un primo fondamentale concetto: la rappresentazione dell'ellissoide su di un piano comporta sempre deformazioni delle figure su di esso tracciate. Le diverse rappresenta- zioni cartografiche (ne esistono svariati tipi) sono studiate in modo da rendere piccole (o almeno accettabili per le applicazioni pratiche) queste deformazioni.
Il passaggio dall'ellissoide al piano può essere effettuato per via geometrica attraverso proiezioni geometriche, cioè proiettando opportunamente i punti della superficie ellissoidica su di un piano (o su una superficie a semplice curvatura quale un cilindro o un cono, poi sviluppati sul piano).
Ai fini pratici, è però necessario poter effettuare analiticamente (e quindi numericamente) questo passaggio. Occorre quindi definire le cosiddette equazioni della carta o formule di corri- spondenza, che hanno la seguente struttura formale:
( )
( )
x x
y y
=
=
ϕ ω ϕ ω
,
, (1)
e permettono di passare dalle coordinate geografiche (ϕ, ω) , che esprimono la posizione planime-
trica di un punto P sull'ellissoide, alle coordinate piane cartografiche (x, y) che esprimono la posi-
zione del corrispondente punto P' sul piano della carta, riferita ad un sistema d'assi cartesiani Oxy
sul piano stesso.
E’ evidente che il passaggio da coordinate geografiche a piane cartografiche riguarda solo la planimetria. Da due coordinate si passa a due coordinate; da uno spazio a due dimensioni (ellissoi- de) a un altro spazio a due dimensioni (piano della carta). La quota dei punti non entra in gioco, da- to che si parte dalle loro proiezioni sull’ellissoide.
Le equazioni della carta devono essere tali che la corrispondenza tra punti dell'ellissoide e punti della carta sia biunivoca, cioè ad ogni punto dell'ellissoide corrisponda uno ed un sol punto della carta, e viceversa.
Il passaggio inverso (dalla carta all'ellissoide) si ottiene con le formule di corrispondenza inverse:
( ) ( )
ϕ ϕ
ω ω
=
=
x y x y ,
, (2)
Note che siano le formule di corrispondenza e le inverse, è quindi del tutto equivalente, ai fini della individuazione planimetrica di un punto, fornire le sue coordinate geografiche o le coordi- nate cartografiche. Si ribadisce che in entrambi i casi si tratta di due numeri: la posizione planime- trica è riferita infatti a uno spazio a due dimensioni (superficie dell'ellissoide o piano della carta); la posizione nello spazio è definita aggiungendo la terza dimensione cioè la quota.
Una rappresentazione cartografica, quindi, è definita dalle formule di corrispondenza. Esi- stono molti tipi di rappresentazione, con formule di corrispondenza diverse; solo alcune di esse cor- rispondono a proiezioni geometriche, ma questo non è un requisito essenziale. Requisito importante è invece, come si è detto, che le deformazioni (inevitabili) siano piccole, quanto più possibile.
Nel passaggio dall'ellissoide alla carta linee e figure si deformano in vari modi. Data una li- nea tracciata sull'ellissoide, la corrispondente linea, deformata, sul piano della carta, viene detta trasformata piana della linea stessa.
Le deformazioni indotte nel passaggio dall'ellissoide al piano vengono distinte come segue:
a) Deformazioni lineari, ovvero variazioni della lunghezza di linee congiungenti punti sul piano,
rispetto alle corrispondenti sull'ellissoide. Sono espresse quantitativamente dal cosiddetto modu-
lo di deformazione lineare, definito come il rapporto tra la lunghezza ds' di un elemento infini-
tesimo di linea sul piano della carta e quella ds del corrispondente elemento sull'ellissoide:
m s
= d ' s
d (3)
Il modulo di deformazione lineare può essere unitario o costante solo lungo determinate li- nee. In generale, esso varia da punto a punto e, dato un punto, può variare anche con la direzione (nel caso in cui la rappresentazione non sia conforme).
Per le applicazioni pratiche è utile definire il cosiddetto modulo di deformazione lineare per elementi finiti, che si riferisce a un tratto di linea di lunghezza finita, tra due punti 1 e 2 (v. nel testo, uso geodetico della rappresentazione di Gauss):
m l
12
l
12 12
= '
(4)
b) Deformazioni superficiali, ovvero variazioni dell'area delle figure sul piano rispetto a quella delle corrispondenti figure sull'ellissoide. Sono espresse quantitativamente dal modulo di de- formazione superficiale, definito come rapporto tra l'area dS' di un elemento infinitesimo di piano e quella dS' del corrispondente elemento di superficie ellissoidica:
M S
= d ' S
d (5)
c) Deformazioni angolari, ovvero variazioni degli angoli tra linee sul piano della carta rispetto a- gli angoli tra le linee corrispondenti sull'ellissoide. Anziché da un rapporto come nei casi prece- denti, sono espresse mediante la differenza tra l'angolo sulla carta ed il corrispondente angolo sull'ellissoide:
dα = α' − α (6)
2. PRINCIPALI TIPI DI RAPPRESENTAZIONI CARTOGRAFICHE
Le diverse rappresentazioni cartografiche, ottenibili variando le equazioni della carta, pos- sono essere distinte in vari modi, ma la classificazione più interessante è quella che distingue i tipi di carta in base alle deformazioni indotte.
Si è detto che la presenza di deformazioni è inevitabile, dato che l'ellissoide non è sviluppa-
bile su un piano. E' però possibile eliminare alcuni tipi di deformazioni, o ridurre le deformazioni
nel loro complesso. Si distingue allora tra:
• Rappresentazioni conformi: le rappresentazioni cartografiche che non comportano deforma- zioni angolari. In qualsiasi punto della carta si ha dα = 0.
Sono le rappresentazioni più utilizzate nella pratica perché hanno il notevole vantaggio di poter trasferire sulla carta senza variazioni gli angoli misurati con un teodolite sul terreno (e viceversa dalla carta al terreno, nel caso dei tracciamenti)
1. A titolo di esempio, sono conformi la rappre- sentazione di G
AUSS(adottata in Italia e in numerosi altri paesi) e quella di L
AMBERT(adottata in Francia, parte degli U.S.A., ecc.).
• Rappresentazioni equivalenti: eliminano le deformazioni superficiali; in qualsiasi punto della carta si ha M = 1 (o uguale a una costante).
Sono le più adatte, concettualmente, alla cartografia catastale, ma in pratica si preferisce spesso utilizzare, anche per questa, rappresentazioni conformi aventi M poco diverso dall'unità
2. Un esempio di rappresentazione equivalente è quella di F
LAMSTEDadottata per la cartografia IGM anteriore alla II guerra mondiale.
• Rappresentazioni afilattiche: sono concepite in modo da ridurre nel complesso tutte le defor- mazioni senza però annullarne completamente alcun tipo. Un esempio di rappresentazione afilat- tica (“quasi” equivalente) è quella di C
ASSINI-S
OLDNERadottata nella cartografia catastale (tutto- ra in uso in molte province).
In generale, comunque, vale il seguente concetto: tutti i tipi di deformazione possono es- sere contenuti se si limita opportunamente l'ampiezza della zona rappresentata dalla carta.
Nella pratica, si opera in modo che le deformazioni lineari siano inferiori all'errore di grafi- cismo (convenzionalmente assunto pari a 0,2 mm) nell'ambito di un singolo "elemento" (foglio stampato) della carta. E' un concetto che fa riferimento alla tradizionale versione grafica-cartacea delle carte, ma viene mantenuto anche nella cartografia numerica, in quanto da essa vengono poi stampate copie alla scala nominale.
Questo importante concetto, presentato anche nel testo, può essere chiarito come segue. Se la scala della carta è 1/n , la distanza corrispondente alla massima lunghezza misurabile sull'elemento di carta (la diagonale d) è d·n . Sia m* il modulo di deformazione lineare medio nell'elemento di carta. La massima deformazione lineare, valutata per la diagonale, deve risultare inferiore all'errore di graficismo:
m*·d·n − d·n ≤ 0,2 · 10-3 n (m) (7)
1 In Geodesia si è visto che, per il primo dei "teoremi della geodesia operativa" e per la trascurabilità della deviazione della verticale, gli angoli tra piani verticali misurati in campagna con un teodolite possono essere assimilati agli angoli tra sezioni normali e questi ultimi agli angoli tra le geodetiche.
2 Non esistono rappresentazioni che siano contemporaneamente conformi ed equivalenti.
In questa relazione può essere eliminato il fattore di scala n :
m*·d − d = d (m* − 1) ≤ 0,2 · 10-3 (m) (8) Ne risulta un criterio di accettabilità indipendente dalla scala della carta:
1 −
0 2 10 , ⋅
−3d
≤ m* ≤ 1 +0 2 10 , ⋅
−3d
(9)Alcuni esempi numerici possono chiarire ulteriormente il concetto:
1) Una "tavoletta" IGM 1:25.000 vecchia produzione ha dimensioni di circa 40 x 40 cm, quindi una diagonale di circa 56 cm. Il massimo e il minimo valore del modulo di deformazione lineare tollerabili secondo il criterio fornito dalla (9) sono quindi:
mMIN = 1 − 0,0002/0,56 = 0,99964 mMAX = 1 + 0,0002/0,56 = 1,00036
La rappresentazione di Gauss "a cilindro secante" con fusi di 6° di ampiezza, adottata in Italia e in molti altri paesi ha valori del modulo compresi tra 0,9996 e 1,0004 circa, quindi rispetta sostanzialmente il criterio della (9) con riferimento alle dimensioni di taglio di una tavoletta.
2) Un elemento della Carta Tecnica Regionale 1:5.000 ha dimensioni medie di circa 56 x 70 cm (diagonale di circa 90 cm). La (9) fornisce:
mMIN = 1 − 0,0002/0,90 = 0,99978 mMAX = 1 + 0,0002/0,90 = 1,00022
Anche per la C.T.R. viene adottata la rappresentazione di Gauss con fusi di 6° (m compreso tra 0,9996 e 1,0004). Per rientrare nella tolleranza fissata dalla (9) occorrerebbe in questo caso ridurre le dimensioni degli elementi, oppure limitare l'ampiezza dei fusi. Per motivi di praticità e per uniformare la cartografia regionale a quella nazionale, si è comunque deciso di accettare la presenza di queste deformazioni lievemente superiori alle tradizionali tolleranze3.
Di seguito, vengono riassunte le principali caratteristiche di alcune rappresentazioni carto- grafiche, limitatamente a quelle più utilizzate nella cartografia italiana.
R
APPRESENTAZIONE DIG
AUSSLa rappresentazione di G
AUSScorrisponde, dal punto di vista geometrico, a una proiezione cilindrica trasversa, ovvero a una proiezione dell'ellissoide effettuata dal centro dell'ellissoide stes- so su un cilindro avente l'asse perpendicolare all'asse polare dell'ellissoide.
Il cilindro ha sezione ellittica ed è tangente all'ellissoide lungo un meridiano, detto meridia-
3 Si tenga conto comunque che l'errore di graficismo convenzionale di 0,2 mm è difficilmente raggiungibile nella prati- ca, a causa delle deformazioni del supporto della carta.
no centrale. Il meridiano centrale e l'equatore si trasformano, sul piano della rappresentazione, in due rette perpendicolari. Le "trasformate piane" dei meridiani restano perpendicolari a quelle dei paralleli nei punti di intersezione, come accadeva sull'ellissoide; la rappresentazione di Gauss è conforme e risulta quindi isogonica, cioè mantiene invariati gli angoli.
Esaminando il reticolato geografico della rappresentazione di Gauss si nota come le defor- mazioni (quelle lineari e conseguentemente quelle superficiali) crescano velocemente allontanando- si dal meridiano centrale. Su tutto il meridiano centrale il modulo di deformazione lineare è uguale a 1, dato che il cilindro è tangente all'ellissoide lungo tale meridiano. Allontanandosi dal meridiano centrale, si ha una forte dilatazione delle figure, che cresce rapidamente diventando presto intolle- rabile. Per contenere le deformazioni, la "zona utile" in cui la rappresentazione di Gauss può es- sere utilizzata viene limitata ad un "fuso" compreso tra due meridiani simmetrici rispetto a quello centrale. Utilizzando più fusi contigui, l'intera superficie terrestre può essere rappresentata in proiezione di Gauss.
Nel mondo anglosassone, la rappresentazione di Gauss viene talvolta denominata Transverse Mercator Projec- tion, riferendosi ad una proiezione a cilindro trasverso ideata dal Mercatore; si intende però la versione "moderna" della stessa, cioè quella analiticamente definita da Gauss. Nei paesi germanici viene detta rappresentazione di Gauss-Kruger (dal nome del geodeta che perfezionò gli sviluppi analitici della rappresentazione). In Italia, la rappresentazione di Gauss adottata dall’IGM viene detta rappresentazione Gauss-Boaga (il geodeta Boaga fu dirigente dell’IGM e del Ca- tasto e ne curò l’introduzione in Italia). In ogni caso, gli sviluppi analitici e le formule di base (equazioni della carta, moduli di deformazione, ecc.) restano quelle della r. di Gauss, anche se alcuni parametri (longitudine del meridiano centrale, ampiezza del fuso, coefficiente di contrazione, eventuale “falsa origine” per rendere positive le coordinate Est) variano secondo le convenzioni adottate.
Sul piano della rappresentazione di Gauss si adotta un sistema di riferimento cartesiano co- stituito da un asse y coincidente con la trasformata piana del meridiano centrale, e un asse x coin- cidente con la trasformata dell'equatore
4. L'origine del riferimento si trova quindi all'intersezione degli assi.
Le formule di corrispondenza, nella forma classica, sono costituite da sviluppi in serie:
x B a a a
y a a a
= + + +
= + + +
+
( ) ...
...
ϕ λ λ λ
λ λ λ
2 2 4 4
6 6
1 3 3
5 5
(10)
nelle quali:
4 Nella cartografia l'asse delle x , diretto verso Nord, rappresenta in genere l'asse delle ordinate mentre l'asse y , diretto verso Est, è l'asse delle ascisse, contrariamente alla convenzione adottata di solito nell'analisi matematica.
λ = ω − ω
0ϕ
(11) è la longitudine rispetto al meridiano centrale del fuso, avente longitudine ω
0rispetto al meridiano fondamentale del datum geodetico adottato.
B (ϕ) = ∫
0ϕρ ⋅ d (12)
rappresenta la lunghezza dell'arco di meridiano dall'origine alla latitudine ϕ, ed i coefficienti a
ihanno i seguenti valori:
a N
a N
a N
t
a N
t
a N
t t t
a N
t t t
1 2
3
3 2 2
4
3
2 2 4
5
5
2 4 2 2 2
6
5
2 4 2 2
2
6 1
24 9 4
120 18 14 58
720 61 58 270 330
=
=
= ⋅ − +
= ⋅ − + +
= ⋅ − + + −
= ⋅ − + + −
cos sen cos
cos ( )
sen cos
(5 )
cos (5 )
sen cos
( )
ϕ
ϕ ϕ
ϕ η
ϕ ϕ
η η
ϕ η η
ϕ ϕ
η η
2(13)
dove t ed η sono due classiche funzioni della latitudine usate in geodesia:
t = tg ϕ (14)
η = ϕ
− e =
e e
2
1
2cos 'cosϕ (15)
La funzione B (ϕ) , cioè la lunghezza dell'arco di meridiano a partire dall'equatore (B è l’iniziale di Bogen che in tedesco significa arco), è ricavabile da tabelle o espressioni approssimate.
Ad esempio, per l'ellissoide internazionale si può impiegare la seguente relazione (dovuta a H
IRVO- NEN), che fornisce B in metri:
B (ϕ) = 6.367.654,50006 ϕ − 16.107,03468 sen 2ϕ + 16,97621 sen 4ϕ − 0,02227 sen 6ϕ (16) In questa espressione, come anche nelle equazioni della carta, le coordinate geografiche vanno ovviamente inserite in radianti.
Le (10) sono utilizzabili praticamente per fusi di ampiezza fino a 6° circa, con un'approssi-
mazione dell'ordine del centimetro. Per fusi di maggiore ampiezza e/o precisioni superiori, occorre
considerare ulteriori termini degli sviluppi in serie.
Esistono diverse espressioni equivalenti alle (10), tra le quali si possono citare le formule di H
IRVONEN(v. ad es. in Bencini, 1976), o le espressioni di B
ALLARIN(1948 e 1949) valide anche per fusi di grande ampiezza.
Come formule di corrispondenza inverse (per passare da coordinate piane a geografiche) si possono impiegare ad esempio le seguenti espressioni di H
IRVONEN:
[ ( ) ]
ω ω λ ω ϕ
ϕ ϕ λ
= + = +
= ⋅
0 0
arctg
senh cos ' arctg tg ' cos
v y
c
v
(17)
che richiedono la conoscenza della funzione inversa della funzione B definita precedentemente:
ϕ ϕ ' = ' ( ) x = x + sen + sen + sen
A B x
A C x
A D x
A
2 4 6
(18) con:
A = 6.367.654,50006 m B = 2,52950691537 · 10
-3rad C = 3,73240056802 · 10
-6rad D = 7,54331302712 · 10
-9rad
(coefficienti calcolati per l’ellissoide internazionale - validi quindi solo su quest’ultimo)
v = 1 + e ' cos
2 2ϕ (19) '
c a
= e
−
1
2= 6.399.936,608 m (raggio di curvatura polare) (20)
La rappresentazione di Gauss, come sinora descritta, provoca deformazioni lineari sempre
positive (cioè di dilatazione). Il modulo di deformazione lineare vale 1 lungo il meridiano centra-
le, ed è maggiore di 1 in tutti gli altri punti. Esso può essere calcolato mediante una delle seguenti
espressioni:
m = + 1 ⋅ +
2 1
2
λ
2ϕ η
cos (
2) (21)
m y
= + 1 N 2
2
ρ (22)
mentre il modulo di deformazione superficiale è fornito da:
(23) M = + 1 λ
2cos
2ϕ ⋅ + ( 1 η
2)
M y
= + 1 N
2
ρ (24)
Di grande utilità pratica è il modulo di deformazione lineare per elementi finiti, calcola- bile con la seguente espressione:
m y y y y
12
N
1 2
1 2 2
2
1 6
= + + +
ρ
m m(25)
nella quale y
1e y
2sono le ordinate degli estremi della linea, mentre ρ
med N
msono i raggi di curvatura principali calcolati per la latitudine media (punto medio della linea).
♦ Rappresentazione di Gauss a cilindro secante
Si è appena visto che la rappresentazione di Gauss a cilindro tangente comporta sempre dila- tazioni. Per un fuso di 6° di ampiezza, ad esempio, il modulo di deformazione lineare varia tra 1 (lungo il meridiano centrale) ed un massimo di circa 1,0008 (ai margini del fuso).
Per ridurre le deformazioni, si adotta spesso l'artifizio della rappresentazione a cilindro se- cante. La proiezione viene effettuata su un cilindro di diametro leggermente più piccolo, che risulta secante all'ellissoide. Si hanno così deformazioni lineari negative (contrazioni) nella zona centrale del fuso, e positive (dilatazioni) ai margini, mentre in due fasce intermedie si hanno deformazioni lineari pressoché nulle.
Nella pratica, per ottenere questo risultato è sufficiente moltiplicare i valori delle coordinate forniti dalle (10) per un coefficiente di contrazione che, nello standard adottato internazionalmente dei fusi di 6°, viene assunto pari a:
m
0= 0,9996 (26)
Così facendo, il modulo di deformazione lineare vale 0,9996 lungo il meridiano centrale,
mentre il valore massimo ai margini si riduce a circa 1,0004.
♦ Utilizzo della rappresentazione di Gauss per calcoli geodetici
La rappresentazione di Gauss, essendo conforme, si presta bene all'esecuzione di calcoli ge- odetici (risoluzione di figure ellissoidiche, compensazione di reti di triangolazione, ecc.) sul piano della carta, con il vantaggio di poter utilizzare, con opportune correzioni, le consuete espressioni della trigonometria piana.
Le figure geometriche (ad es. triangoli) tracciate sulla superficie ellissoidica mediante archi di geodetica, corrispondono, sul piano della carta, a figure deformate aventi per lati le trasformate piane delle geodetiche. Occorre trovare il modo di risolvere tali figure.
Le lunghezze delle trasformate piane delle geodetiche, cioè i lati delle figure formate dalle trasformate stesse, si ottengono dalle lunghezze delle geodetiche (corrispondenti alle distanze ridot- te alla superficie di riferimento) moltiplicandole per il modulo di deformazione lineare per elementi finiti, fornito dalla (25).
Gli angoli fra le trasformate, essendo la rappresentazione conforme, sono uguali agli angoli tra le geodetiche, che a loro volta, per i "teoremi della geodesia operativa", corrispondono agli an- goli misurati in campagna con gli strumenti topografici. Ma le trasformate piane delle geodetiche possono essere assimilate a rette solo per distanze molto brevi (fino a qualche km); per distanze maggiori, è necessario tener conto della loro curvatura.
La tecnica normalmente adottata consiste nel passare dalle trasformate piane alle "corde", cioè ai segmenti di retta che nel piano uniscono gli estremi delle trasformate. Lo scostamento ango- lare fra la (tangente alla) trasformata e la corda viene detto "riduzione alla corda" ed è calcolabile da:
ε
AB A Bρ
m mA B( )(
= x − x y + y N 2 6
) (27)
Per risolvere una figura, ad esempio un triangolo, formato da archi di geodetica si passa al
"triangolo delle corde" calcolando le riduzioni alle corde e quindi gli angoli tra le corde. Si ha:
α' = α + |ε
AB| − |ε
AC| (28)
e simili relazioni valgono per gli altri angoli del triangolo.
Per valutare i segni con cui vanno messe in conto le riduzioni alle corde, conviene tener pre-
sente la cosiddetta "regola del vento" valida per la rappresentazione di Gauss: le trasformate piane
delle geodetiche sono disposte, rispetto alle corde, come "vele" gonfiate da un "vento" spirante dal
meridiano centrale del fuso.
Altra espressione indispensabile per l'impiego geodetico della rappresentazione di Gauss è quella della convergenza del meridiano, definita come l'angolo γ formato dalla trasformata pia- na del meridiano con la direzione dell'asse delle ordinate x della carta. Tale angolo varia da punto a punto ed è calcolabile ad esempio con la:
(
tg γ λ sen ϕ λ cos ϕ
= ⋅ − ⋅ − +
1
2 1
2
2
t
2η
2) (29)
Mediante la convergenza del meridiano e la riduzione alla corda è possibile passare dall'a- zimut geodetico alla "anomalia piana" di una data direzione e viceversa:
γ ε α
θ
AB=
AB±
AB± (30)
Per i segni, è sempre bene far riferimento alla "regola del vento".
Sul piano della rappresentazione di Gauss è possibile anche risolvere il primo e il secondo
"problema fondamentale della Geodesia", mediante le riduzioni e moduli sopra accennati, oppure anche direttamente con espressioni dovute a H
RISTOW(v. Jordan, 1958) valide per archi lunghi.
R
APPRESENTAZIONE DIC
ASSINI-S
OLDNERSi tratta, come già accennato, di una rappresentazione afilattica, tale cioè da non annullare alcun tipo di deformazione ma da ridurle tutte nel loro complesso.
La rappresentazione di Cassini-Soldner si ottiene assumendo che le coordinate piane siano pari alle coordinate geodetiche rettangolari (dette anche geodetiche ortogonali, e già trattate in Geodesia) riferite a un'origine P
0di coordinate geografiche (ϕ
0, ω
0) note. Le equazioni della carta sono quindi, a livello concettuale, le seguenti:
(31)
x X
y Y
=
=
Per poterle calcolare in pratica, si utilizzano le formule di passaggio da coordinate geografi-
che a geodetiche ortogonali, che sono le seguenti:
( )
( ) ( )
X e
N
Y N N
= ⋅ − + −
= − + −
ρ ϕ ϕ ρ
ϕ ϕ ϕ
ϕ ω ω ϕ ϕ ω ω
0 0 2 0
2 0
0 0
2
0
2
0 3
3
4 2
3
( ' ) ' sen '
'cos ' '
sen 'cos '
(32)
dove N
0, N' e ρ
0sono rispettivamente gran normale e raggio di curvatura del meridiano calcolati per la latitudine ϕ
0dell'origine o per la latitudine ϕ' del "piede della perpendicolare" (intersezione del meridiano con la geodetica ortogonale), data da:
(
ϕ ϕ ϕ ϕ
ρ ω ω
' sen cos
= + N ⋅ −
2
0)
2(33)
nella quale N e ρ sono rispettivamente la gran normale e il raggio di curvatura del meridiano cal- colati per la latitudine ϕ .
La rappresentazione di Cassini-Soldner dà luogo a deformazioni modeste solo entro un limi- tato intorno dell'origine, avente un raggio dell'ordine dei 100 km. Per tale motivo, essa è stata adot- tata dal Catasto italiano suddividendo il territorio nazionale in zone, comprendenti una o più pro- vince, per ciascuna delle quali è stata assunta una diversa origine.
Il modulo di deformazione lineare varia con la direzione della geodetica, dato che la rap- presentazione non è conforme; esso è dato da:
m x
= + 1 N 2
2 2
0 0
cos α
ρ (34)
mentre il modulo di deformazione lineare per elementi finiti ha la seguente espressione:
m x x x x
= + + ⋅ N +
1 6
1 2
1 2 2
2
0 0
2
ρ cos θ
12(35)
dove θ
12è l'anomalia piana della corda 1-2.
Come detto più volte, la rappresentazione non è conforme, per cui su lunghe distanze va te- nuto conto delle deformazioni angolari, delle quali però si omette qui l'espressione dato che risul- tano trascurabili alle normali distanze di misura (fino a qualche km).
Infine, il modulo di deformazione superficiale è dato da:
M x
= + 1 N 2
2
0 0