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L’uso civico nei boschi in Alta Valtellina

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Academic year: 2022

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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI MILANO Facoltà di Scienze Agrarie e Alimentari

CORSO DI LAUREA:

Valorizzazione e Tutela dell’Ambiente e del Territorio Montano

ELABORATO FINALE DI LAUREA

L’uso civico nei boschi in Alta Valtellina

Relatore: Laureando:

Prof. Gianfranco Gregorini Alex Berbenni Correlatore: Matricola 741652 Dott. Daniele Rocca

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SOMMARIO

1

INTRODUZIONE……….…pag. 5

2

ILTERRITORIO DELL’ALTA VALTELLINA……….pag. 12

2.1

Inquadramento territoriale……….pag. 12

2.2

Ripartizione delle superfici forestali………..pag. 16

2.3

Essenze vegetali e tipi forestali che costituiscono i boschi dell’Alta Valtellina………. pag. 26

2.4

Da singoli comuni gestori del proprio patrimonio boschivo

alla nascita del Consorzio Forestale Alta Valtellina……….. pag. 32

3

LE DIVERSE TIPOLOGIE DI USO CIVICO……….pag. 39

3.1

L’uso civico in generale……….pag. 39

3.2

Le diverse tipologie di uso civico……….….pag. 42 3.2.1 Uso civico di legnatico.………. pag. 42 3.2.1.1 Uso civico di focatico……….………...pag. 42 3.2.1.2 Uso civico di rifabbrico……….……….. pag. 43 3.2.2 Altri usi……….………..pag. 45

3.3

L’uso civico e gli aspetti fitosanitari riguardanti il bosco..pag. 47

4

ASPETTI LEGALI LEGATI AL DIRITTO DI USO CIVICO……….…pag. 58

4.1

Norme forestali e Regolamento Regionali………..pag. 58

(4)

5

REGOLAMENTI ED USO………..pag. 63

5.1

Note storiche riguardanti le concessioni forestali………pag. 63

5.2

Regolamenti comunali: la situazione nei diversi comuni

dell'Alta Valtellina………..pag. 68

6

ASPETTI QUANTITATIVI E METODI DI DETERMINAZIONE DEL

PREZZO NEI VARI COMUNI……….…. pag. 75

6.1

Ripresa e piani di assestamento forestale……… .pag. 75 6.1.1 Quantitativi annui di legna da ardere spettanti per nucleo

famigliare e determinazione del prezzo al quintale…………pag. 84 6.1.2 Quantitativi di legname da rifabbrico e determinazione

del prezzo………...pag. 98

6.2

L’uso del GPS come strumento di rilevazione, quantificazione e pianificazione dei vari lotti

boschivi assegnati………..……..….pag. 100

7

PROSPETTIVE DI LIQUIDAZIONE DEGLI USI CIVICI .……….pag. 105

8

CONCLUSIONI……….. pag. 113

9

BIBLIOGRAFIA…….……….pag. 117

10

SITOGRAFIA .……….pag. 118

11

ALLEGATI………..pag 118

(5)

1 INTRODUZIONE

Il bosco e le attività ad esso correlate hanno sempre rappresentato per le popolazioni alpine e comunque per i popoli di montagna in generale, una sorgente di beni atti alla sopravvivenza delle popolazioni stesse, il legno entrava infatti a far parte dell'economia locale delle valli alpine.

Il bosco oggi non rappresenta una realtà superata e dalla quale l'uomo moderno non ne trae più benefici, ma soprattutto in tempi recenti si sta riscoprendo e rivalutando in maniera considerevole.

Il bosco rappresenta la fonte dalla quale ricavare i materiali costruttivi per le abitazioni di montagna e non solo, è sinonimo di energia rinnovabile, oltre a ricoprire numerose e varie funzioni di tipo turistico - ecologico.

Durante la storia le foreste hanno subito momenti di espansione alternati da periodi di riduzione continui, questo a causa di svariati e importanti fenomeni, naturali, ma non solo, le foreste hanno saputo resistere a ciò grazie alla loro considerata adattabilità a clima e luoghi.

Se si pensa ai fenomeni delle glaciazioni, durante tali periodi l'Europa era quasi totalmente ricoperta dal ghiaccio, in espansione soprattutto a Nord e sui rilievi maggiori, durante il successivo ritiro la foresta riguadagnava posizione rioccupando le terre nelle quali a causa dei rigori climatici non aveva potuto sopravvivere. Anche l'uomo, mediante le sue attività, mise alla prova la capacità delle foreste di rigenerarsi e riconquistare spazi, si pensi alla pratica del “debbio”, ovvero le foreste venivano bruciate, le ceneri arricchivano i suoli di sostanze nutritive ed i raccolti, che divenivano abbondanti, erano necessari a sfamare la popolazione crescente. Le “calchere”, anch'esse richiedevano materiale legnoso al fine di produrre la calce viva, impiegata come disinfettante per le stalle e come materiale da impiegare nell'industria edile dell'epoca.

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Altro fenomeno legato all'attività antropica, che riguardava nello specifico l'Alta Valtellina ed in particolare il Bormiese e dintorni, è lo sfruttamento delle superfici boscate al fine di ricavarne carbone, quest'ultimo necessario per il funzionamento delle ferriere. Il comune di Valdidentro è particolarmente noto per la sue antiche ferriere, le più datate in Val Fraele e le successive costruite in località Premadio, il cui nome potrebbe appunto derivare da “pres-maglio”, da questo si deduce l'importanza del ferro nella storia di questo paese. La necessità di alimentare l'alto forno di Premadio, portò alla quasi totale scomparsa di superfici boscate nella zona, alla fine si andò a tagliare persino i pini mughi della Val Fraele, zona distante e particolarmente difficile da raggiungere essendo una lunga valle sita a più di 2000 m s.l.m.

Fig.1 “ Ferriera Corneliani” di Premadio in fase di restauro, si noti in posizione centrale l'altoforno

www.paesidivaltellina.it

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Il bosco, in Alta Valtellina, come nel resto dell'arco alpino, aveva ed ha tutt'oggi un ruolo importante anche come materiale da costruzione, un tempo spesso veniva impiegato per la costruzione dell'intero edificio, infatti non è difficile trovare fabbricati rurali interamente in legno dal tetto alle fondazioni, quest’ultime spesso poggianti su grosse pietre. Ancora oggi il legno pregiato di cirmolo o di larice, per le loro funzioni strutturali e decorative, viene impiegato per la realizzazione di manufatti abitativi di pregio, inoltre, guarda caso, queste strutture realizzate con tronchi, spesso squadrati a mano, avevano le stesse caratteristiche che ricerchiamo in una casaclima attuale. In un'abitazione moderna infatti viene ricercato il fatto che sia: antisismica, con un buon grado di isolazione termica, costruita con materiali rinnovabili, insonorizzata etc.

Fig. 2 Casaclima modello “moderno”

www.paesidivaltellina.it

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Fig. 3 Casaclima modello “tradizionale”

www.paesidivaltellina.it

Questi requisiti erano già presenti nei fabbricati rurali dell'ottocento impiegati come abitazioni principali o come ricovero per il fieno (i tradizionali “taulà”

dell'Alta Valtellina).

I due tipi di modelli non si discostano più di tanto, infatti entrambi impiegano come materiale principe il legname con i suoi svariati pregi, inoltre rappresentano due tipologie costruttive ecologiche e che valorizzano i materiali dell'ambiente montano.

In Alta Valtellina, ma anche nelle altre realtà di montagna, il bosco poteva anche rappresentare un ostacolo per le altre attività di tipo agricolo, un tempo considerate attività prevalenti, parliamo del pascolo e delle coltivazioni.

L' uomo cercò di stappare al bosco considerevoli superfici di territorio per potervi realizzare campi, frutteti, prati dai quali ricavare foraggio e pascoli. Il continuo aumento demografico comportò problemi riguardanti lo sfruttamento

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dell'ambiente comunale, sia per quanto riguardava il pascolo, che per l'estrazione dal bosco di materiale legnoso.

I comuni si adoperarono quindi nel trovare delle soluzioni: vennero introdotti dei regolamenti, vennero revisionati i confini e si istituirono delle guardie campestri e boschive, atte alla custodia del patrimonio boschivo comunale.

Fu proprio questo il passaggio che porto alla lenta, ma progressiva regolamentazione delle aree comunali, fino alla nascita degli usi civici.

La pubblicazione della legge riguardante gli usi civici risale ormai a quasi cento anni fa, esistono Leggi nazionali e Leggi regionali.

Oggi la materia degli usi civici è regolata a livello nazionale dalla legge n.

1766 del 16/06/1927 e dal relativo regolamento di attuazione (R.D. n. 332 del 26/02/1928); mentre a livello regionale esistono due leggi in materia di usi civici: la n. 52 del 24 maggio 1985 e la n. 13 del 16 maggio 1986.

Inoltre all'interno di ogni singolo comune e in particolare all'interno dei piani di assestamento forestali comunali, esiste una regolamentazione che norma l'utilizzo delle risorse comunali come: boschi, pascoli etc. in modo tale da non permettere ai singoli di perpetuare nel tempo attività che possano ledere gli altri utenti, ma soprattutto il patrimonio collettivo nel suo essere.

L'uso civico si diffuse in ogni regione italiana laddove la popolazione necessitava di legna, strame e altri tipi di materie prime utili all'attività agricola ma non solo, a seconda delle regioni e delle culture locali, si svilupparono differenti forme di “usi civici”.

Curioso è l'esempio di uso civico che caratterizza la zona dell'altopiano di Asiago, o altopiano dei Sette Comuni, territorio dove circa 31.902 ha su 47.350 ha complessivi, sono ricoperti da superficie boscata.

In questa zona alpina, a causa dell'influenza della cultura germanica, si è affermata una divisione dei boschi, ancora oggi valida, molto curiosa. Mario Rigoni Stern, militare e scrittore italiano, scrisse: “nel territorio dei Sette

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Comuni, non esistono castelli di nobili, non esistono ville di signori, ne cattedrali di vescovi, per il semplice fatto che la terra è del popolo ed i suoi frutti sono tutti, come ad uso antico”. Oggi la maggior parte dell'Altopiano non è proprietà privata, e nemmeno proprietà pubblica demaniale, ma proprietà collettiva, proprietà a “mani riunite” secondo il costume tedesco, proprietà degli abitanti riuniti; secondo il diritto di origine germanica. Questa proprietà collettiva deriva dall'occupazione di terre lavorate, bonificate, rese abitabili e utili dagli antichi abitatori e tramandate ai giorni nostri, senza diritto di possesso individuale, ma con diritto di godimento dei frutti, proprio per questo viene anche chiamata “proprietà di uso civico”. Si tratta in fondo di un rapporto giuridico tramandato per consuetudine secolare, disciplinato in maniera sintetica per iscritto, eccetto che per i documenti di privilegi e di esenzioni che troviamo nella storia dei Sette Comuni. Questo diritto collettivo di proprietà, e legato in sostanza all'autonomia che i Sette Comuni hanno sempre vissuto e rivendicato fino ai giorni nostri, e infine porta con se la cultura germanica che ha influenzato la maniera di vivere di questi popoli.

Fig. 4 Particolare affissione che testimonia l'attaccamento al concetto di “uso civico" nell'altopiano dei Sette Comuni

www.cimbri7comuni.it/territorio

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In Alta Valtellina, invece, si susseguirono diverse culture, dalla Repubblica Cisalpina, si passo al Regno d'Italia, per poi passare al Dominio Austriaco per arrivare infine alla storia moderna che caratterizza i giorni nostri.

A prescindere dai diversi tipi di culture alpine e dal fatto che abbiano saputo diffondersi e condizionare in maniera più o meno rilevante altre zone, è comunque forte il convincimento che le proprietà collettive siano una ricchezza che va salvaguardata e difesa da parte di tutti i cittadini, non tanto per il valore economico ma per il patrimonio culturale, qualunque esso sia, che rappresentano.

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2 ILTERRITORIO DELL’ALTA VALTELLINA

2.1 Inquadramento territoriale

Attorno alla conca di Bormio, nello scenario delle Alpi Retiche, si diramano a raggiera le quattro valli che in tempi remoti costituivano l'antico “Contado” e che compongono oggi la parte centrale del comprensorio Alta Valtellina. Ad ovest della Valdidentro, in corrispondenza del Passo del Foscagno, corre lo spartiacque europeo che divide il bacino del Po' da quello danubiano nel quale si trova la vallata di Livigno, quest'ultima originale dal punto di vista geografico per la sua disposizione da nord a sud.

Fig. 5 Le Comunità Montane della Provincia di Sondrio

Fonte CFAV

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La Comunità Montana Alta Valtellina si trova in provincia di Sondrio, il capoluogo è Bormio, ed è composta da sei comuni montani: Bormio, Livigno, Valdisotto, Sondalo, Valfurva e Valdidentro, quest'ultimo con la sua estesa superficie, risulta essere il più esteso dei comuni della provincia di Sondrio.

L'Alta Valtellina risulta il territorio con posizione più a est della regione Lombardia. La Comunità Montana Alta Valtellina con quasi 900 km quadrati di estensione, è la Comunità Montana più estesa di tutta la Provincia.

Approssimativamente, il suo territorio è costituito per il 50 % da boschi e da pascoli, per il 40 % da superfici incolte e produttive e per il 10% dal fondovalle urbanizzato.

Fig. 6 Inquadramento territoriale CMAV

Fonte CFAV

Nel complesso la superficie forestale dei sei comuni ammonta a 16.497 ettari ripartiti come espresso in tabella:

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Tab. 1 Superficie forestale dei sei comuni componenti la CMAV

COMUNE SUPERFICIE FORESTALE LORDA (ha)

SONDALO 2967,09

BORMIO 3606

VALDIDENTRO 3848,03

LIVIGNO 1361

VALDISOTTO 2998,83

VALFURVA 2045,74

TOTALE 16497

Fonte CFAV

Con il colore verde, vengono identificati nella tabella i comuni che hanno conferito la gestione del loro patrimonio boschivo al Consorzio Forestale Alta Valtellina.

Ciascun comune è dotato di un Piano di Assestamento delle proprietà agro - silvo - pastorali. I piani sono stati compilati in periodi diversi e attualmente sono tutti in corso di validità. Attualmente spetta al Consorzio Forestale Alta Valtellina la gestione delle superfici forestali dei vari comuni che hanno scelto di conferire le gestione del proprio patrimonio boschivo a detto organo, dal 1996 quindi, su volere dei comuni dell'Alta Valtellina, della Comunità Montana e di altri enti pubblici e privati, il Consorzio Forestale Alta Valtellina provvede alla gestione del patrimonio agro – silvo - pastorale in modo coordinato e supporta inoltre l'attività degli enti locali nella manutenzione e valorizzazione del territorio dell'Alta Valtellina, la volontà di costituire ciò è stata supportata dalla Regione Lombardia.

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Fig. 7 Carta fisica rappresentante il territorio montano dell'Alta Valtellina

www.altavaltellina.eu

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2.2 Ripartizione delle superfici forestali

Il Comune di Valdisotto, presenta il piano di assestamento più recente, in particolare si distingue rispetto agli altri per l'adozione di sistemi di classificazione divenuti di largo uso solamente negli ultimi anni; nello specifico è stato inserito un frazionamento dei boschi che attribuisce a questi, un maggior numero di categorie attitudinali, come conseguenza di una visione sempre più multifunzionale delle aree boscate.

Presenta 1309 ha lodi di bosco governato a fustaia di produzione, mentre per quanto riguarda l'area di superficie boscata con funzione protettiva, essa raggiunge i 510 ha lordi. Ecco nella figura seguente il territorio comunale di Valdisotto, si notino le zone a bosco distinte per attitudine.

Alcune particelle boscate di proprietà del comune di Valdisotto si trovano, dal punto di vista amministrativo, nei confinanti comuni di Bormio e Valdidentro.

Nella mappa sono evidenziate le attitudini dei boschi che si stanno oggi riscoprendo: la funzione naturalistico – faunistica e quella turistico- ricreativa sono state inoltre evidenziate le particelle forestali entro le quali il bosco è in fase di ricostruzione, questa fase può essere dovuta a diversi fenomeni di natura antropica o naturale; tra le antropiche possiamo fare rientrare un taglio di legname, mentre tra le naturali un evento atmosferico, oppure un attacco da parte di un parassita; riguardo quest'ultimo si ricordano gli attacchi causati dal coleottero Ips acuminatus all'interno di pinete di Pino silvestre.

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Fig. 8 Particelle forestali e relative attitudini (comune di Valdisotto)

Fonte CFAV

Il Comune di Sondalo, che tra i sei comuni in oggetto è quello situato a quote altimetriche minori, presenta un patrimonio boschivo che raggiunge 2967 ha di superficie forestale lorda. In realtà se si va a verificare all'interno degli elaborati del Consorzio Forestale Alta Valtellina, si noterà che la superficie forestale lorda di questo comune arriva a soli 2927 ha di superficie lorda e a soli 2642 ha di superficie forestale netta. Questo perché il comune di Sondalo non ha conferito in gestione l'intero patrimonio boschivo, ma la particella forestale numero 7, sita in località “Pineta di Sortenna” è rimasta di gestione comunale. Si noti che la cartografia estratta dal piano di assestamento del comune di Sondalo, essendo meno attuale rispetto alla cartografia relativa al comune di Valdisotto, presenta la sola suddivisione tradizionale delle aree boscate, in boschi di produzione e di protezione. Il piano di assestamento

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l'individuazione delle zone boscate: in fase di ricostruzione, quelle con funzione naturalistico - faunistica e infine quelle di carattere turistico - ecologiche.

Fig. 9 Particelle forestali e relative attitudini (comune di Sondalo)

Fonte CFAV

Il Comune di Valfurva si trova nel cuore del Parco Nazionale Dello Stelvio, racchiuso in un anfiteatro naturale tra i più belli a livello naturalistico. Il piano di assestamento di detto comune è attualmente in fase di revisione.

Nella cartografia a disposizione, che illustra le ripartizioni forestale, vengono distinte le particelle forestali con forma di governo a fustaia e attitudine produttiva, 1452 ha lordi di superficie forestale, affiancati da 594 ha lordi di superficie forestale governate a fustaia e con funzioni di carattere protettivo, questi ultimi sono rappresentati da suggestive pinete composte dalla specie Pino cembro. Lungo i versanti più esposti al sole predomina la macchia del Larice frutto di numerose piantagioni artificiali eseguite nell'immediato

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dopoguerra. Come detto sopra, il piano assestamentale del comune in oggetto risulta essere attualmente in fase di revisione, nei nuovi elaborati cartografici in fase di redazione, ma non ancora disponibili, non mancheranno sicuramente le nuove distinzioni delle superfici boscate in: boschi con funzione turistico - ricreativa e con funzione naturalistico - faunistica;

particolarmente consone ad un comune immerso nel Parco Nazionale Dello Stelvio e meta ogni anno di numerosi utenti proprio per le funzioni turistiche ed ecologiche che rivestono le superfici boscate in questo comune.

Fig. 10 Particelle forestali e relative attitudini (comune di Valfurva)

Fonte CFAV

Il Comune di Valdidentro, avendo un territorio che complessivamente raggiunge i 24000 ha di superficie totale, rappresenta il comune più esteso di tutta la provincia di Sondrio; il suo territorio corre dal Passo di Val Viola sin quasi alla IV Cantoniera dello Stelvio, sfiorando a nord Livigno e

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di Abete rosso. Per quanto riguarda le ripartizioni delle superfici forestali, il comune di Valdidentro presenta 1281 ha lordi di fustaia di protezione e 2567 ha lordi di boschi governati a fustaia con funzione protettiva. Il comune di Valdidentro, come quello di Valfurva, presenta sui versanti che guardano a sud, dunque maggiormente esposti al sole, estese superfici entro le quali predomina il Larice, anche in questo caso frutto di piantagioni, si tratta quindi di boschi coetanei. Rimanendo sempre sui versanti esposti a sud, la situazione cambia se ci si alza di quota, dove ci sono ghiaioni di natura calcarea sui quali predomina il Pino mugo con il suo caratteristico portamento prostrato.

Fig. 11 Particelle forestali e relative attitudini (comune di Valdidentro)

Fonte CFAV

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Il Comune di Livigno, presenta una superficie territoriale comunale di 21079 ha che corrisponde a circa un quindicesimo del territorio provinciale. Se il comune di Sondalo tra i sei che compongono la Comunità Montana Alta Valtellina è quello localizzato a quote altimetriche minori, il Comune di Livigno è quello che si trova più in quota.

É significativo infatti che l'85% della superficie comunale è posta a una quota superiore a 2000 metri sul livello del mare. Per l'insieme dell'Alta Valtellina tale percentuale è del 78% mentre per tutta la provincia di Sondrio la stessa risulta essere del 48%.

A Livigno la quasi totalità dei boschi è di proprietà comunale, 94%. Per quanto riguarda la distribuzione forestale, il comune di Livigno presenta una superficie boscata 1361 ha di superficie lorda. Tale carenza boschiva ha origini antiche, in quanto nei secoli scorsi si è sottratta superficie al bosco presumibilmente per ricavarne pascoli, per produrre legname e per la produzione di carbone; inoltre il clima tipicamente continentale che caratterizza questo luogo, con forti escursioni termiche, sia diurne che stagionali, provoca un' accrescimento in diametro ed in altezza delle piante assai limitato.

Gli interventi forestali nel comune di Livigno consistono infatti in tagli migliorativi a carico delle particelle forestali che si presentano danneggiate da eventi atmosferici o a carico di quelle che presentano eccessive densità.

I boschi governati a fustaia con attitudine produttiva sono assai limitati.

Notevole è la funzione ricreativa e turistica del bosco, esaltata in questo comune in maniera considerevole attraverso percorsi acrobatici, sculture, mostre del legno etc.

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Fig. 12 Copertura forestale lungo la valle di Livigno

www.altavaltellina.eu

Il comune di Bormio, rappresenta il capoluogo della Comunità Montana Alta Valtellina, questo comune si trova in una posizione centrale rispetto agli altri comuni e con le valli dei comuni confinanti disposte a raggiera. La parete calcarea che si erge a nord fa si che Bormio goda di un clima particolarmente mite nonostante i suoi 1250 m s.l.m.

Il comune in oggetto presenta 60 particelle forestali che nel complesso costituiscono una superficie totale lorda di 3606 ha. Le aree boscate di detto comune hanno la particolarità di essere ripartite su tutto il territorio dell'Alta Valtellina, non è strano infatti trovare numerosi ettari di bosco siti nel comune di Valfurva ma che appartengono in realtà al comune di Bormio, o ettari di pascoli per esempio nel comune di Valdidentro ma che appartengono

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al comune Bormiese questa particolarità viene espressa nei dettagli nella tabella seguente.

Tab. 2 Superfici forestali appartenenti al comune di Bormio ma site in altri comuni

Tipologia colturale

Bormio (ha)

Livigno (ha)

Valdidentro (ha)

Valdisotto (ha)

Valfurva (ha)

Totale (ha)

Bosco 778,68 166,39 1.209,03 589,51 861,79 3.605,41

Fonte: Bollettino informativo comunale di Bormio

Ora nel dettaglio vengono illustrate le superfici forestali del comune di Bormio sparse all'interno dei comuni dell'Alta Valtellina.

Boschi situati nel comune di Bormio

Bosco Reit : Radicato sulle pendici della Cresta Reit, è caratterizzato per la maggior parte da lariceto con qualche area di Pino silvestre, mentre il Pino montano prende il sopravvento sul Larice al di sopra dei 1800 m s.l.m.

Boschi situati nel territorio comunale di Bormio, Valdisotto e Valfurva

Bosco Nuovo – Pozzo dell'Acqua: si trova sul versante Vallecetta ed è caratterizzato dalla presenza della Pecceta altimontana alle quote inferiori;

oltre i 1900 – 2000 m s.l.m., prevale invece il Pino cembro.

Boschi situati nel territorio comunale di Valfurva

Bosco Sobretta – Pra del Pec – Sobrettina : comprende ampie superfici boscate comprese dalla località “Sant” sino ai dintorni del monte Sobretta ( 1900 – 2000 m s.l.m.), tali zone sono caratterizzate quasi esclusivamente dalla

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presenza di Abete rosso con la presenza di Pino cembro e Larice mano a mano che si sale di quota.

Bosco Cornoglia – Sclanera : si estende tra le Valli Sobretta (a Ovest) e Sclanera (a Est).

La parte inferiore è una caratteristica Pecceta altimontana; salendo di quota si nota una Larici – Cembreta con la prevalenza di Pino cembro.

Bosco Val Zebrù: si estende nella Val Zebrù sulla destra orografica del territorio omonimo a partire dalla Valle Ardof fino alla Valle Premignen.

Queste particelle forestale sono caratterizzate dalla presenza dell'Abete rosso, dal Pino cembro e infine dal Larice unito a Pino mugo.

Boschi situati nel territorio comunale di Valdisotto

Bosco Rezzole: posto in prossimità della località “Tola”, sulla sinistra orografica del fiume Adda (a Nord - Est rispetto alla Valle del Solco), è caratterizzata quasi esclusivamente dalla presenza di Abete rosso.

Bosco Tocco: Questo presenta attualmente un soprassuolo danneggiato per il 70 % da una slavina che è scesa verso valle nell'inverno 2001.

Ponte del diavolo – Profa: anche questa zona ha subito dei danni, però in questo caso considerevoli, visto che è stata colpita dalla nota “frana della Val Pola” nel 1987. Attualmente in questa zona si stanno ancora succedendo le specie che vengono classificate nel loro insieme piante pioniere.

Bosco Fiorino: sulla sponda destra orografica della Valle dell'Adda è stato completamente distrutto dall'alluvione del 1987.

Bosco Minetta – Gualdo : si trovano in prossimità dell'area della frane del Monte Coppetto, risultano essere una Pecceta montana e altimontana con superfici coperte la Larice a quote più elevate.

Boschi situati nel territorio comunale di Valdidentro Bosco Boscopiano : Pineta di Pino silvestre.

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Boschi Valle Del Braulio : posti lungo la strada che porta al Passo Stelvio, sono classiche mughete con sporadico Larice e Abete rosso.

Infine è opportuno tener conto che il comune di Bormio possiede numerose altre particelle con funzione protettiva nonché paesaggistica in Valdidentro:

nella zona del Lago delle Scale, a San Giacomo e in Val Solena; nonché nelle Valli: del Gallo, di Mezzo e Disgrazia per quanto riguarda il comune di Livigno.

Fig. 13 Copertura forestale sui versanti della conca bormiese e lungo le valli laterali

www.altavaltellina.eu

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2.3 Essenze vegetali e tipi forestali che costituiscono i boschi dell’Alta Valtellina

La vegetazione alpina sia essa di tipo: erbaceo, arbustivo o arboreo, viene influenzata in maniera significativa dal clima, caratterizzato a sua volta da altitudine ed esposizione.

Osservando un profilo montano dell'Alta Valtellina, si potrà notare che lungo il fondovalle prevalgono le coltivazioni, mentre superiormente ad esse, dove la presenza dell'uomo è meno intensa, i versanti sono maggiormente coperti da boschi, nei quali però un' osservazione più attenta riconosce ancora gli effetti dell'attività umana.

Ma osservando il manto forestale, si rileva un brusco cambiamento: ad altitudini sensibilmente variabili da luogo a luogo, il verde chiaro delle latifoglie cessa per lasciare il posto a quello cupo dell'Abete rosso o leggero del Larice.

Le poche specie di latifoglie che superano questo limite, sono disperse o eccezionalmente riunite ad opera dell'uomo in boschi propri come i Betulleti.

Questo limite ha un valore climatico notevole anche se non è rispettato da tutte le specie e rappresenta un cambiamento anche per quanto riguarda precipitazioni, temperature e radiazione solare.

Si può notare che al limite delle conifere, queste ultime non subiscono un arresto totale; infatti oltre i boschi scuri di Abete, si spingono ancora il Larice ed il Cembro, disposti in maniera sempre più sparsa e infine in forme sempre più basse e contorte, questo determinato dalla quantità di neve e dal vento, stendendosi sui cespuglieti di Rododendro che per il portamento basso, sostituiscono la foresta nelle condizioni più severe del clima alpino.

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I tipi vegetazionali, ad ogni livello altitudinale raggiungono la massima complicazione possibile in relazione al clima, si pala quindi di vegetazione climax.

La successione altitudinale della vegetazione presenta cinque orizzonti, ciascuno di essi contraddistinto da una propria vegetazione climax.

Partendo dal fondovalle troviamo l'orizzonte submontano caratterizzato da una boscaglia di Orniello e Carpino nero, salendo di quota si può individuare l'orizzonte montano, nella parte più bassa di questo orizzonte sono presenti associazioni dei Fagetalia mentre nella parte più alta troviamo la Pecceta montana tra queste due formazioni vegetali si colloca il limite delle latifoglie.

Proseguendo si incontra il terzo orizzonte, quello subalpino, costituito nella parte più bassa dalla Pecceta subalpina e in quella più in quota da Rododentreto laricetoso o cembretoso; tra queste due formazioni che caratterizzano l'orizzonte subalpino, si trova inserito il limite della foresta di aghifoglie.

Proseguendo in quota, appena al di sopra dell'orizzonte appena illustrato, troviamo il limite degli alberi, che delimita il quarto orizzonte, l'alpino costituito nella parte più bassa da Rododendreto extrasilvatico e nella parte più alta da praterie di Carice ricurva.

Continuando la risalita del profilo montano, al di sopra di detto orizzonte, troviamo il limite delle praterie chiuse, al di sopra di questo limite si può notare il quinto orizzonte, quello nivale costituito dalle specie più estreme ed esposte alle condizioni climatiche più severe si tratta di: Androsacetum alpinae, Oxyrietum digynae e Caricetum.

Le fasce su cui verrà focalizzata maggiormente l'attenzione saranno quelle costituite da boschi d'alto fusto principalmente di conifere, aventi funzioni produttive e protettive.

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Boschi a Pino cembro e Larice

La fascia superiore dell'orizzonte subalpino, situata tra il limite degli alberi isolati e quello della foresta di aghifoglie, comprende tipi di vegetazione naturale caratterizzati da uno strato arboreo tendenzialmente aperto nel quale il Pino cembro, il Larice ed il Pino mugo giocano i ruoli principali.

Il bosco di Pino cembro e Larice con Rododendro è da considerare il tipo di vegetazione più naturale e di maggiore produttività possibile per l'orizzonte subalpino superiore.

Si trovano Rododendri con poco Cembro e molto Larice sui versanti meglio esposti al sole e altri con prevalenza di Pino cembro nelle esposizioni a settentrione. Attualmente sono segnalati con frequenza sempre maggiore, nuovi insediamenti di Cembro, anche al di fuori dell'area ritenuta classica, nel territorio del Livignasco e del Bormiese.

La Pecceta subalpina

L' Abete rosso, già presente al limite inferiore dei boschi di Larice e Cembro, diventa la nota dominante nella parte più bassa dell'orizzonte subalpino.

Lo stacco tra i boschi superiori di Larice e Cembro, con la cupa Pecceta, non è solo un fattore fisionomico; ad esso si collega una diversa evoluzione del suolo per condizioni climatiche sensibilmente più permissive, che porta ad un maggior accumulo di sostanza organica. L'Abete rosso è particolarmente favorito da ciò, ed è in grado di esplicare in questa fascia tutta la sua capacità di espansione.

Il Pino cembro ed il Larice sono ancora frequenti in questa zona; la quantità con cui si ritrovano da punto a punto, esprime sinteticamente situazioni microecologiche particolari in cui lo stato del suolo e dei fattori orografici, molto variabili sui versanti, favoriscono in misura diversa le capacità competitive delle singole specie. Anche interventi antropici, come tagli saltuari degli individui arborei maturi, possono contribuire a variare il contenuto dello strato arboreo.

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Dai dati disponibili per il territorio dall'Alta Valtellina si può dedurre che la Pecceta subalpina è in situazioni mediamente evolute; nella Valfurva, il Pino cembro può presentarsi anche in quantità superiore all'Abete, mentre nel resto del Bormiese quest'ultimo è prevalente. Le transizioni tra Pecceta subalpina e Pecceta montana sono frequenti, come pure abbondano le Peccete di difficile collocazione.

Pecceta montana

I tipi di governo selvicolturale ed i rimboschimenti di vecchia data introducono elementi di variabilità difficilmente distinguibili da quelli ambientali.

Trascurando i rimboschimenti di recente impianto e le degradazioni causate da eventuali tagli più o meno recenti, si può dire che in generale il bosco di Abete rosso montano si distingue facilmente da quello subalpino per un sottobosco povero per la estrema acidificazione del suolo e per la scarsità di luce che vi giunge.

Dal punto di vista strutturale, la Pecceta montana si presenta ancora definibile come una formazione di conifere ed ericacee, in essa si trovano infatti come elementi costanti, oltre al dominante Abete rosso unito al Larice, il Mirtillo rosso (Vaccinium vitis - ideae), e quello nero ( V. myrtillus). Nelle condizioni più tipiche nel sottobosco si trovano anche diverse felci in quantità sensibilmente più rilevanti rispetto alla Pecceta submontana.

La Pecceta montana nella sua forma tipica è stata rinvenuta nel Bormiese (sul Vallecetta) e nella Valdidentro. In condizioni di piovosità maggiore e di aumento dell'umidità dell'aria, l'Abete rosso può mischiarsi con l'Abete bianco (Abies alba).

Negli ambienti caratterizzati da un clima xerico, la Pecceta montana può presentare raggruppamenti a Pino silvestre, quindi particolarmente presente sui versanti retici.

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Spesso questi versanti caratterizzati da clima secco e terreno particolarmente drenante, sono accompagnati da Erica e Pino mugo, quest'ultimo soprattutto su pendii calcarei e a quote altimetriche elevate.

Boscaglie azonali di Ontano verde

In certe zone, all'interno delle Peccete subalpine e montane, nelle chiarie o negli impluvi ripidi, dove la formazione del bosco è impedita dal passaggio delle slavine invernali, troviamo l'Ontano verde, specie legnosa a portamento prostrato, esso resiste alla slavina grazie alla sua ramificazione aperta e all'elasticità del suo legno.

Boschi di Latifoglie

Il complesso dei boschi di latifoglie decidue, come espressione di condizioni climatiche più temperate, si estende in un'ampia fascia posta naturalmente sotto quella dei boschi di conifere.

E' molto evidente l'influenza dei fattori orografici di esposizione sui limiti superiori raggiunti da queste formazioni che si innalzano maggiormente sui versanti solatii.

Esistono differenze anche di 300 – 400 metri tra i limiti superiori raggiunti da queste formazioni in corrispondenza dei versanti esposti a sud rispetto a quelli rivolti a nord.

Sono presenti nell'orizzonte montano quattro associazioni forestali: il Faggeto, l'Acero – Frassineto, il Querco – Tiglieto e il Querco – Betulleto. L'ordine di citazione non riguarda la loro importanza per grado di diffusione, ma è relativo al fabbisogno idrico in senso decrescente. Si noti come in queste denominazioni non compaia il nome del Castagno in quanto rappresenta una specie introdotta dall'uomo per fini alimentari, e non facente parte della vegetazione naturale, anche se ormai questa specie risulta essere diffusa in tutta la Valtellina e quindi in certi termini più essere integrata tra le specie

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spontanee naturali. Per quanto riguarda l'Alta Valtellina, il Castagno viene riscontrato sporadicamente nel comune di Sondalo, comune caratterizzato da clima tendenzialmente mite se raffrontato con gli altri cinque comuni.

I boschi submontani

Si tratta di una vegetazione tendenzialmente più termofila, che mostra affinità con i Querceti caducifogli, la fascia di questi boschi si presenta su versanti con esposizione a sud e spesso con formazioni rocciose che emergono dal terreno. Questi boschi, in situazioni migliori, per minore acclività del terreno e per struttura più alta dello strato arboreo, sono costituiti da Roverella, Rovere, Castagno e spesso invasi dall'avventizia Robinia.

Fig. 14 Distribuzione vegetazionale

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2.4 Da singoli comuni gestori del proprio patrimonio boschivo alla nascita del

Consorzio Forestale Alta Valtellina

Il Consorzio Forestale Alta Valtellina, costituito il 14 settembre 1994 a Bormio, è diventato operativo nel 1996, contando i seguenti soci: Comunità Montana Alta Valtellina, comune di Valfurva, Bormio, Sondalo, Livigno e dall' Associazione Impianti a Fune Alta Valtellina; nel 1997 si è unito il comune di Valdisotto e nel 1998 il comune di Valdidentro. Nel tempo si sono consorziati a tale ente anche altre società come ad esempio la società Teleriscaldamento Coogenerazione Valcamonica Valtellina Valchiavenna S.p.a.

I sei comuni dell'Alta Valle partecipano complessivamente con una quota del 50%.

I soci fondatori hanno conferito al Consorzio Forestale, oltre che il loro patrimonio boschivo, in maniera più o meno rilevante, anche la gestione e la valorizzazione dell'intero territorio con un'ottica volta alla salvaguardia e alla rivalutazione del territorio montano, oggi caratterizzato da degrado ed abbandono; questa gestione vuole essere volta verso un recupero delle filiere agro-forestali rilanciando la filiera bosco-legno nonché i prodotti agricoli degli alpeggi; particolare attenzione vuole essere rivolta anche alle sistemazioni idraulico-forestali, importanti al contenimento dei dissesti idro-geologici, incrementati negli ultimi tempi dalla progressiva riduzione della presenza della figura umana in montagna, figura intesa come manutentrice del territorio. Il Consorzio Forestale si prefigge come obiettivo primario la salvaguardia del territorio montano in un’ottica di valorizzazione dei prodotti forestali che questo territorio può fornire.

E’ vero infatti che una buona gestione del patrimonio agro – silvo – pastorale, non solo assicura una corretta manutenzione dell’ambiente alpino, con

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evidenti benefici sull'assetto idrogeologico del suolo e sulla conservazione dell'ambiente naturale, ma incentiva e valorizza ulteriormente le risorse locali con corrette ricadute sulle attività produttive, commerciali e turistiche del comprensorio. Viste nel dettaglio, le attività condotte dal Consorzio Forestale sono molteplici e tutte volte alla valorizzazione del territorio montano, per quanto riguarda la forestazione, viene realizzata e monitorata la pianificazione forestale, si eseguono rimboschimenti forestali, vengono ricercate soluzioni organizzative innovative riguardanti il lavoro in bosco, si cerca di sviluppare e adeguare la viabilità forestale, quest'ultima con diversi riscontri sia per quanto riguarda l’accesso al bosco, sia per il sistema antincendio e infine per promuovere la fruizione di tipo turistico - ricreativa.

Le sistemazioni idraulico-forestali rivestono un ruolo importante e prevedono un monitoraggio delle opere esistenti e uno sviluppo e adattamento di tecniche di ingegneria naturalistica per azioni di consolidamento e di rifinitura a fine estetico - paesaggistico, le attività di alpicoltura prevedono invece operazioni di ricerca inerenti le produzioni di foraggi finalizzate al miglioramento quali - quantitativo, manutenzione e cura di pascoli e prati abbandonati ed infine gestione e valorizzazione degli alpeggi. Per quanto riguarda invece il turismo ambientale, vengono compiute opere di tipo viario - sentieristico con fini turistici e ricreativi, manutenzione di piste da sci ed infine manutenzione di aree ad alto valore ambientale come ad esempio le zone umide. Da ultimo, ma non per importanza abbiamo la valorizzazione della filiera energetica del legno, questo messo in atto per esempio mediate pratiche di messa a punto di metodi ed attrezzature per la raccolta e la cippatura della biomassa ad uso energetico.

Il patrimonio forestale in gestione, che conta una superficie lorda di 11.490 ha (9.905 ha di superficie netta), deve essere visto con un ottica di sfruttamento comprensoriale e prendendo come punto di forza proprio l'unione di più superfici appartenenti a comuni diversi, questo deve essere visto come un unico patrimonio su cui lavorare con meno vincoli di tipo amministrativo e politico, ma con un programma di gestione volto al rilancio e allo sviluppo

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delle foreste e del settore legno, questo con un evidente riscontro migliorativo in sé per sé del patrimonio forestale, ma anche con risvolti occupazionali in termini di posti di lavoro. Detto Ente risulta costituito dalla seguente struttura organizzativa: al vertice si trova il presidente con 7 amministratori; poi un direttore tecnico, al di sotto del quale troviamo il personale tecnico amministrativo unito ad un consistente numero di figure professionali che compongono il personale esecutivo. All'interno del Consorzio Forestale Alta Valtellina troviamo anche dei siti appartenenti alla rete ecologica europea “Natura 2000” istituita con la Direttiva Habitat (direttiva 92/42/CEE) che è composta da una serie di siti caratterizzati dalla presenza di habitat e specie sia animali che vegetali di interesse comunitario. Lo scopo di questa direttiva è quello di garantire la sopravvivenza a lungo termine della biodiversità europea. Questi particolari siti vengono suddivisi in Zone a Protezione Speciale (ZPS), che tutelano i siti in cui vivono determinate specie ornitiche, e Siti di Importanza Comunitaria (SIC) che come obiettivo hanno quello di garantire il mantenimento o il ripristino di un habitat naturale.

Nel territorio in gestione al Consorzio Forestale rientrano zone SIC e ZPS, come espresso in tabella, durante le attività di gestione si tiene conto di quanto previsto dalla normativa vigente per questi siti. Alcune di queste aree interessano solo marginalmente la superficie gestita dal Consorzio, ma vengono citate ugualmente in quanto appaiono in stretto collegamento con essa.

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Tab. 3 Rete ecologica europea “NATURA 2000”

Rete ecologica europea “NATURA 2000”

Zone a Protezione Speciale (ZPL) Parco Nazionale dello Stelvio Siti di Interesse Comunitario

Val Viera e Cime di Fopel Motto di Livigno – Val Saliente

Valle di Fraele Valle Alpisella

Val Federia

La Vallaccia – Pizzo Filone Passo e Monte di Foscagno

Val Zebrù – Gran Zebrù – Monte Confinale Monte Vago – Val di Campo – Val Nera

Valle e Ghiacciaio dei Forni – Val Cedec – Gran Zebrù – Cevedale

Paluaccio di Oga

Val Viola formina – Ghiacciaio di Cima dei Piazzi Valle della Forcola

Rifugio Falck

Valle del Braulio – Cresta di Reit Cime di Plator e Monte delle Scale

Fonte: CFAV

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Fig.15 Distribuzione delle aree SIC

Fonte CFAV

Il Consorzio Forestale Alta Valtellina ha inoltre scelto, in conformità con le linee di gestione forestale attuali, un sistema di amministrazione sostenibile, infatti, come concordato durante le Conferenze sulla Protezione delle Foreste in Europa, di Helsinki (1993) e Lisbona (1998), l'Europa deve cercare di garantire una produttività attuale, ma senza intaccare la capacità di rinnovazione delle foreste, garantendo così benefici anche per le generazioni future, questa sostenibilità ambientale è stata basata su sei livelli stabiliti a livello comunitario:

· “mantenimento ed appropriato miglioramento delle risorse forestali e loro contributo al ciclo globale del carbonio;

· mantenimento della salute e vitalità degli ecosistemi forestali;

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· mantenimento e sviluppo delle funzioni produttive nella gestione forestale (prodotti legnosi e non legnosi);

· mantenimento, conservazione e appropriato miglioramento della diversità biologica negli ecosistemi forestali;

· mantenimento e appropriato miglioramento delle funzioni protettive della gestione forestale (con specifica attenzione alla difesa del suolo a alla regimazione delle acque);

· mantenimento delle altre funzioni e delle condizioni socio – economiche”.

Per ogni criterio esistono poi degli indicatori che possono essere obbligatori e informativi, per ogni indicatore sono previsti: parametri di misura, soglia di criticità, ambito di miglioramento, fonte di informazione e di rilevamento. Gli indicatori definiti a livello Europeo sono 27; a livello nazionale, ciascun paese è libero di sviluppare un numero variabile di indicatori, sempre nel rispetto dei sei criteri base. Il manuale per la Gestione Forestale Sostenibile, è basato sui documenti del PEFC – Italia.

Il PEFC - Italia è un’associazione senza fini di lucro che costituisce l’organo di governo nazionale del sistema di certificazione PEFC (Programme for Endorsement of Forest Certification schemes), cioè il Programma di valutazione degli schemi di certificazione forestale. Il PEFC è “un’iniziativa internazionale basata su una larga intesa delle parti interessate all’implementazione della gestione forestale sostenibile a livello nazionale e regionale”. Partecipano allo sviluppo del PEFC i rappresentanti dei proprietari forestali e dei pioppeti, dei consumatori finali, degli utilizzatori, dei liberi professionisti, del mondo dell’industria del legno e dell’artigianato. Tra i suoi obiettivi si segnala quello di migliorare l'immagine della selvicoltura e della filiera foresta – legno, fornendo di fatto uno strumento di mercato che consenta di commercializzare legno e prodotti della foresta derivanti da boschi e impianti gestiti in modo sostenibile.

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Fig. 16 Foreste certificate in Italia

www.ambienteambienti.com

Fonte citazioni virgolettate : Relazione CFAV

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3 LE DIVERSE TIPOLOGIE DI USO CIVICO

3.1 L’uso civico in generale

L’uso civico è il diritto che spetta ai cittadini residenti entro un certo territorio, di esercitare determinate attività antro detto territorio, quest’ultimo denominato demanio civico, si tratta della proprietà collettiva esistente da secoli o della proprietà collettiva formatasi per liquidazione di usi civici su terre private. Vengono distinte generalmente due tipi di terre soggette ad uso civico:

categoria A (terre a bosco e pascolo), che vanno gestite in forma collettiva;

categoria B (terre agrarie) che devono essere oggetto di piano di massima, quotizzazione ed assegnazione agli aventi diritto.

L'uso civico è un diritto che spetta a coloro che compongono una determinata collettività, di godere terreni o beni immobili di originario possesso, appartenenti al comune, a terzi o alla stessa collettività; è quindi una forma di utilizzazione parziale delle utilità di un determinato territorio.

Gli usi civici sono inalienabili e imprescrittibili, e non possono essere cessati né per semplice desuetudine, né per usocapione da parte di privati; il comune su di essi non ha che la rappresentazione degli utenti, e non un interesse proprio patrimoniale.

Gli usi civici non possono essere oggetto di transazione tra l'ente Comune e gli utenti o i privati usurpatori.

Si parla di uso in quanto il diritto consiste e si manifesta in attività relative al godimento di un determinato bene; si aggiunge il termine civico per indicare che il diritto di godimento spetta ai componenti della collettività “uti cives”,

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Per uso civico genericamente si intende quindi una particolare concessione che prevede che il proprietario di una superficie forestale, ad esempio un comune, o nel caso di una gestione, un consorzio forestale, provvede periodicamente ad assegnare a tutti gli aventi diritto una certa quantità di legna da ardere o di legname da lavoro, (uso civico di “focatico” o di rifabbrico”). L'assegnazione di tali materie prime avviene normalmente “in piedi” e le piante, quantificate e contrassegnate con apposito martello forestale, devono essere abbattute dall'assegnatario. Ogni realtà comunale e ormai si può affermare, ogni consorzio forestale, generalmente si attiene ai piani di assestamento vigenti per poter determinare in che misura poter assegnare le suddette piante agli aventi diritto. E' altresì noto, che in mancanza di specifiche disposizioni nei piani di assestamento forestali, ad ogni avente diritto, non possono essere concessi annualmente più di cento quintali di legna da ardere o da paleria, e dieci metri cubi di legname da opera (art. 75 bis del r.r. 5/2007).

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Fig. 17 Schematizzazione regolamentazione usi civici

www.regionelombardia.it

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3.2 Le diverse tipologie di uso civico

3.2.1 Uso civico di legnatico

Consiste nella raccolta della legna secca, di legna da ardere e di legname per la costruzione e la manutenzione di fabbricati (rifabbrico).Viene distinto in

“uso civico di focatico” e in “uso civico di rifabbrico”.

3.2.1.1 Uso civico di focatico

Il diritto di uso civico di focatico spetta a tutti i cittadini residenti in un certo comune, le modalità dell' uso civico devono essere conformi alle prescrizioni impartite da un certo comune o dal consorzio forestale competente per il territorio in oggetto e devono attenersi alle vigenti normative forestali nazionali e regionali.

Il godimento dell'uso civico di focatico si articola in due forme :

raccolta a titolo gratuito di legna secca, è concessa a titolo gratuito a tutti gli utenti residenti nel territorio comunale la possibilità di raccogliere in qualsiasi momento dell'anno la legna secca giacente al suolo avente un diametro massimo di 10 cm. Qualora la legna risultasse già accatastata in bosco, a seguito di operazioni forestali, è fatto obbligo agli utenti di non alterare la disposizione del materiale legnoso in dette cataste;

assegnazione a pagamento, gli utenti possono richiedere, per le esigenze del proprio nucleo famigliare, assegnazioni a pagamento di legname ad uso di focatico. Tali richieste devono pervenire, su base cartacea, all'organo gestore del patrimonio forestale in questione, comune o consorzio forestale, entro

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termini da quest'ultimi previsti. Codesti gestori, valutata l'effettiva condizione di utenza per i singoli richiedenti, inoltreranno a loro volta tali richieste al soggetto abilitato alle operazioni di martellata, assegnazione e stima. Durante queste ultime operazioni, saranno contrassegnate primariamente piante troncate, sradicate, deperienti, secche, gravemente lesionate nella parte del colletto, insomma piante in condizioni tali da non dover restare in dotazione al bosco.

E fatto assoluto divieto agli utenti di commercializzare i prodotti legnosi assegnati, è inutile sottolineare infatti che un comportamento tale, se verificatosi, oltre a costituire una criticità dal punto di vista fiscale, oltre ad andare a ledere i principi socio - culturali dettati dall'uso civico, provochi una concorrenza sleale verso le imprese boschive regolari, che troverebbero il mercato locale della legna da ardere seriamente alterato.

Al fine di scongiurare fenomeni simili, bisogna accertare l'assegnazione del materiale legnoso ai soli censiti che ne facciano reale utilizzo e cercare di privilegiare, ove possibile, l'assegnazione di piante in “piedi“ anziché di legna o legname già tagliato in piazzale.

3.2.1.2 Uso civico di rifabbrico

Questo tipo di concessione risale a tempi molto antichi, si presume derivi da culture austro-tedesche, si diffuse inizialmente nel Trentino Alto Adige, dove il “l’uso civico di rifabbrico” è ben noto e regolamentato tutt’oggi, per poi diffondersi in maniera più o meno capillare in tutto l’arco alpino italiano.

Riguarda non più il materiale legnoso destinato alla combustine, ma bensì il legname da opera.

L’uso civico di rifabbrico riguarda il materiale legnoso da lavoro per la costruzione di case di civile abitazione e rurali nonché per la riparazione e

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manutenzione ordinaria e straordinaria di quelle esistenti con le loro pertinenze, ad esempio recinzioni; questo tipo di materia prima viene ceduta dall’organo gestore, ancora una volta comune o consorzio forestale, ai cittadini aventi diritto e residenti in un determinato comune.

Prima di procedere all’assegnazione e alla stima del legname il personale incaricato deve verificare la reale necessità da parte dell’utente richiedente di abbisognare di detta materia prima. Questo viene eseguito mediante verifica della presenza o meno di licenza edilizia presso gli uffici comunali, ciò al fine di scongiurare fenomeni di rivendita di legname, questa volta di pregio, a terzi, tale ipotizzabile pratica non risulta essere particolarmente fuori luogo visti i prezzi agevolati con i quali il legname viene ceduto dall’organo gestore al richiedente.

Per quanto concerne questo tipo di uso civico, generalmente, l’operatore incaricato all’assegnazione si reca in bosco accompagnato dal richiedente al fine di valutare, in relazione alla destinazione del materiale legnoso, quali piante abbattere, valutando i diametri utili, il tipo di essenza richiesta, lo stato del legno, etc.

Spesso queste piante destinate a diventare materiale da costruzione, venivano lasciate, una volta abbattute, per la sua quasi totale lunghezza; risultavano di conseguenza scomode da gestire e da esboscare, si cercarono quindi diverse strategie al fine di trasportare in maniera agevole questi tronchi, a seconda delle caratteristiche dei luoghi, è andati ad utilizzare svariati metodi:

dall’acqua, a strutture costituite da tronchi, a canali ghiacciati e così via.

Oggi questo tipo di uso civico, nei comuni dell’ Alta Valtellina, è quasi scomparso anche se capita che qualche privato ricerchi, per la ristrutturazione di fabbricati, materiale legnoso del posto e quindi faccia ricorso all’uso civico di rifabbrico.

Per quanto riguarda la misura del diritto di questo tipo di uso civico, il legname viene fornito in tondo e in quantitativi utili a soddisfare le necessità del richiedenti senza violare le norme vigenti.

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3.2.2 Altri usi

Esistono poi degli altri tipi di usi civici che non riguardano più direttamente il bosco, essi sono l’uso civico di pascolo, di stramatico e di erbatico. Il più diffuso e che riveste ancora oggi un’importanza significativa è l’uso civico di pascolo, esso consiste nel solo diritto di utilizzare prati altrui per alimentare il proprio bestiame, ma anche nell’utilizzazione delle altre risorse presenti sul terreno, ad esempio l’uso dell’acqua per abbeverare il bestiame, l’uso della legna morta per la cottura degli alimenti o per la caseificazione.

Esistono diversi regolamenti che condizionano questo tipo di uso civico, essi variano da comune a comune, generalmente però esiste un filo conduttore generale, è presente un numero massimo di capi di bestiame in rapporto alla superficie a pascolo tale da non comportare danni al cotico erboso, di norma il periodo di pascolo va dalla metà di giugno alla metà di settembre esistono inoltre vari sistemi di pascolamento, un esempio spesso adottato è il pascolo razionale, che ha come presupposto fondamentale la suddivisione del pascolo in diverse stazioni o poste situate ad altitudini differenti, le quali a loro volta devono essere suddivise in vari lotti da far pascolare a turno in modo da esaurire l’erba rapidamente e col minimo calpestamento della superficie. Per quanto riguarda le strutture, devono essere di tipo precario o amovibili e preventivamente concesse da parte dell’organo gestore, dette strutture devono essere rimosse a fine stagione.

Si tratta spesso di strutture atte alla mungitura o alla lavorazione dei prodotti lattiero caseari, anche se oggi sono sempre più utilizzati i carri mungitura, pratici e ottimali per l’allevatore.

Il diritto di pascolo su terreni di proprietà comunale viene regolamentato mediante contratti di durata spesso quinquennale viene effettuato un bando al quale partecipano gli interessati aventi diritti.

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Oggi l’uso civico di pascolo non viene più praticato da tutte le famiglie residenti, ma coloro che possiedono pochi capi di bestiame affidano la gestione a dei “caricatori” ai quali viene affidato un certo numero di UBA, e che si impegnano a gestire il carico d’alpeggio in maniera responsabile con l’impiego di recinzioni mobili cercando di non sovraccaricare la superficie, ma turnando gli appezzamenti da pascolare.

Il pascolo brado viene impiegato soltanto per gli ovi-caprini che vengono condotti nelle parti più alte della montagna e spesso in pascoli meno fertili.

L’uso civico di erbatico e di stramatico hanno radici antiche, si presume che derivino addirittura dai tempi del Feudalesimo; riguarda la possibilità di raccogliere l’erba nei fondi altrui per la nutrizione del bestiame e foglie o erba secca per la distribuzione all’interno dei ricoveri, entrambi sono riconducibili all’uso civico del pascolo.

Oggi questi due tipi di usi civici sono stati praticamente abbandonati, ma un tempo rivestivano un ruolo importante, in alcuni documenti storici si trovano norme ben definite che regolano queste pratiche di raccolta.

Per quanto riguarda l’uso civico di erbatico esistono delle note che permettono di asportare mediante falcetto l’erba utile all’alimentazione zootecnica, ma che proibiscono l’asportazione di erbe officinali o di piante di piccoli frutti, spontaneamente presenti nel sottobosco. Per quanto riguarda il secondo tipo di uso civico, quello di stramatico, esistono delle norme storiche che esplicano la possibilità di prelevare il materiale organico ma senza compromettere la fertilità del bosco e quinti la rinnovazione delle specie forestale, ma soprattutto sanzionano pesantemente eventuali danni a carico delle radici delle piante forestali. E’ utile ed interessante al fine di preservare nel tempo questi tipi di usi civici, sviluppare il loro lato turistico - ricreativo, facendo conoscere a turisti ed escursionisti le attività legate alla montagna;

l’associare alla maga tradizionale attività ricettive o di tipo agrituristico ne è un esempio.

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Fig. 18 “Malga Trela”, in Val Trela sopra i laghi di Cancano (Valdidentro)

www.panoramio.com

3.3 L’ uso civico e gli aspetti sanitari riguardanti il bosco

Il fatto che ci sia la possibilità da parte di molte famiglie all’interno di un determinato territorio di potersi recare in una foresta a tagliare o recuperare piante utili al riscaldamento delle abitazioni o alla costruzione di quest’ultime, rappresenta un motivo di attaccamento alle tradizioni, cura del territorio e se vogliamo anche risparmio economico se si comparano i prezzi di tale materiale da combustione con i combustibili fossili, seppure questi meno faticosi da reperire in termini di lavoro.

Esiste un aspetto legato soprattutto all’uso civico di focatico, che è sempre

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importante e che spesso non viene considerato, si tratta del saldo legame esistente tra recupero e taglio della legna e gli aspetti fitosanitari legati al bosco nel suo insieme.

Infatti, fin da sempre, l’assegnazione della legna da ardere viene effettuata per stadi, dando la precedenza in primo luogo alle piante schiantate o secche, in secondo luogo a quelle che presentano un legno interno poco sano (questo viene definito dagli operatori più esperti battendo forti colpi sul tronco con l’ausilio del martello forestale ed ascoltando il suono prodotto), in terzo luogo le piante definite sane, ma magari con una densità troppo elevata o che concorrono troppo tra loro, infine alle piante che si vogliono asportare per lasciare spazio alla rinnovazione spontanea (che si rigenera soltanto se le dimensioni della buca prodotta risultano tali da permettere alle precipitazioni e al sole di degradare la lettiera impermeabile, arricchendo il suolo di humus e permettendo così un contatto diretto tra seme diffuso naturalmente e terreno minerale).

Grazie alla distribuzione alle numerose famiglie aventi il diritto di uso civico il giusto quantitativo di legna annuo, si và a ripulire praticamente tutta la superficie boscata del comune andando in maniera capillare ad asportare poche quantità di materiale legnoso in tutte le zone comunali ricoperte da boschi, infatti considerando che spesso viene assegnata una giusta quantità di legna anche ai possessori di baite di montagna, possiamo così andare a riordinare porzioni di boschi siti a quote altimetriche notevoli toccando praticamente tutte le particelle forestali appartenenti al determinato comune ed asportando ogni anno in maniera capillare il materiale legnoso eccedente.

In passato l’utilizzo periodico di sentieri e di pascoli comportava automaticamente la rimozione di piante secche, rami ceduti sotto il peso della neve o ancora piante schiantate, oggi giorno purtroppo, le attività agricole si stanno riducendo sempre di più e l’uso civico di legnatico se ben gestito potrebbe rimanere un’attività viva e volta anche alla conservazione e alla manutenzione del territorio. In tutti i comuni dell’Alta Valtellina, per diversi motivi, si sono diffusi in questi ultimi dieci anni numerosi attacchi

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soprattutto a carico del Pino silvestre, di fitopatogeni, che hanno provocato il disseccamento di vaste superfici di bosco.

Proprio negli ultimi anni il comune di Valfurva sta assistendo agli attacchi di Bostrico sull’Abete rosso provocando notevoli danni a questi boschi puri ed aventi un valore anche economico.

Possiamo fare anche un cenno al comune di Sondalo il quale nella zona di Le Prese ha assistito ad attacchi riguardanti il Pino silvestre da parte di I.

acuminatus e della Processionaria. Un po’ in tutti i comuni invece patogeni fungini attaccano gli apparati radicali di molte piante di Abete rosso, creando ampi cerchie di piante che perdono stabilità, e si rivelano con un legno macchiato o imbrunito.

Ecco che allora i singoli abitanti, godenti del diritto di uso civico, possono giocare un ruolo importante nell’asportare in zone evidentemente più o meno scomode e più o meno distanti tra loro, le piante che si rivelano ormai secche a seguito degli attacchi; sarebbe troppo oneroso affidare l’incarico a delle imprese boschive perché dovrebbero continuare a spostarsi con tutta la loro attrezzatura e quindi con tutti i costi connessi, per andare ad operare su una zona che si presenta a macchia di leopardo.

Ips acuminatus

I sintomi più rappresentativi, che indicano la presenza di questo insetto, sono i seguenti: parte sommitale della chioma che si presenta da prima ingiallita e successivamente imbrunita e di aspetto rado, presenza di numerosi fori di penetrazione e di sciamatura degli adulti in corrispondenza di tale zona e fuoriuscita di un grumo di resina da suddetti fori.

Gli adulti si presentano con un corpo di forma pressoché cilindrica, di colore che varia tra il marrone - rossiccio e il marrone scuro.

La forma larvale di detto insetto presenta un colore bianco lattiginoso, con

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