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Cosa fa Arpae sul rumore e il caso movida - SNPA - Sistema nazionale protezione ambiente

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Academic year: 2022

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IL RUMORE ANTROPICO ASSOCIATO ALLA PRESENZA DI PUBBLICI ESERCIZI ED ATTIVITÀ DI INTRATTENIMENTO

Anna Callegari, Maurizio Poli, Michele Ventura, Tiberio Montanari, Claudio Zanelli, Antonio Botti, Giuseppina Fornasari, Maurizio Gherardi, Roberto Marchignoli,

Francesco Milazzo, Lina Molina, Giuliana Pettegoli, Fabrizio Pirazzini, Tiziano Turrini ARPA Emilia-Romagna

1. Introduzione

Il progressivo sviluppo dell’industria del turismo e del divertimento, così come il mutare delle abitudini di fruizione del tempo libero hanno fatto sì che nel corso del tem- po si sia avuto un notevole incremento di attività e locali notturni e, conseguentemente a ciò la sorgente sonora costituita semplicemente dall’aggregazione di persone, all’aperto e/o al chiuso, che conversano, scherzano, ridono, consumano cibi e bevande, ha assunto sempre maggiore rilevanza nel determinare condizioni di disturbo alla popo- lazione.

Anche in assenza di altre specifiche sorgenti sonore come macchinari o impianti ru- morosi, musica dal vivo, ecc…, tale tipologia di rumore risulta essere consistente; tal- volta costituisce anzi la prevalente fonte di disturbo e crea situazioni conflittuali in rela- zioni alle disposizioni normative, come già hanno evidenziato altri lavori [1].

Peraltro, sovente queste situazioni di disturbo si realizzano in aree pedonali all’interno dei centri storici ove la particolare caratteristica urbanistica di fatto contri- buisce al prodursi della criticità acustica. Infatti, la densità di pubblici esercizi, anche con aree esterne di pertinenza, risulta più elevata nelle aree interdette al traffico, in cui è maggiore il passaggio e l’aggregazione di persone; d’altro canto, le stesse aree risultano caratterizzate da un rumore di fondo molto ridotto proprio per l’assenza del rumore da traffico veicolare.

È importante sottolineare che la trattazione della tematica descritta è di particolare complessità anche perché, oltre che con gli aspetti ambientali e sanitari, si intreccia con problemi di ordine pubblico. Inoltre, come spesso accade, si contrappongono interessi ugualmente legittimi: da un lato la tutela del diritto alla quiete ed al riposo delle perso- ne, dall’altro l’industria del turismo e del divertimento, su cui vaste aree del Paese fon- dano la propria economia, nonché le scelte di alcune Amministrazioni volte a rivitaliz- zare i centri storici e ad aumentarne la sicurezza.

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Attraverso l’analisi di tre situazioni tipo (“movida”, zone a vocazione prevalente- mente turistica e singole attività con spazi pertinenziali all’aperto), si cercherà di docu- mentare da un punto di vista quali-quantitativo l’entità della problematica in oggetto e conseguentemente di formulare alcune indicazioni utili alla gestione della stessa da par- te delle Amministrazioni.

2. La “movida”

Con questo termine si suole indicare situazioni in cui si ha un’importante concentra- zione di pubblici esercizi e/o circoli privati in una determinata strada del centro storico, solitamente collocata in area pedonale, strada che diviene luogo di ritrovo delle persone che sostano all’interno ed in prossimità dei numerosi locali presenti e che transitano lungo la stessa. L’aggregazione di un così consistente numero di persone (si arriva, ad esempio, ad avere la presenza di circa 2.500 persone in un tratto stradale lungo circa 130 m e largo 5 m) genera numerose proteste da parte dei residenti per il rumore e gli schiamazzi notturni. Infatti, per quanto concerne le destinazioni d’uso degli edifici, si assiste in prevalenza ad una funzione d’uso commerciale per gli ambienti posti al piano terra ed alla funzione residenziale per le sovrastanti unità immobiliari.

Peraltro la situazione acustica è resa ancor più critica proprio dalla spiccata configu- razione ad U che caratterizza molte delle strade dei centri storici delle città emiliane, con la larghezza della carreggiata inferiore alle altezze delle civili abitazioni poste su entrambi i lati, e talora anche dalla presenza di portici. Tipica di questa configurazione stradale è, infatti, la presenza di un campo acustico diffuso con fenomeni di riflessione e amplificazione delle onde sonore che raggiungono anche i piani alti degli edifici presen- ti.

Questo tipo di problematiche ambientali, bene o male tollerate per anni, ha avuto un marcato peggioramento negli ultimi tempi, determinato sia dall’incremento del numero di attività presenti in una medesima area, sia dalla crisi subita dai locali di pubblico spettacolo, il cui numero si è ridotto in modo vertiginoso. Conseguentemente, si è regi- strata una massiccia frequentazione dei pubblici esercizi invero non più frequentati co- me “pre-discoteca”, bensì come vera e propria alternativa serale e notturna, a costo più contenuto rispetto alle tradizionali discoteche ed ai locali di intrattenimento in genere.

La sorgente sonora indagata non consente di poter eseguire misure fonometriche fi- nalizzate a stabilire singole responsabilità dei gestori in merito alle immissioni sonore prodotte dai propri avventori; scopo del monitoraggio effettuato è quello di fornire indi- cazioni sui livelli di pressione sonora in periodo notturno, in facciata agli edifici, per la verifica del rispetto del limite assoluto di immissione, individuando per quanto possibile la tipologia di sorgente sonora caratterizzante il clima acustico dell’intera area.

Arpa ha condotto indagini fonometriche relative a più situazioni della casistica citata e sovente in più occasioni relativamente ad una medesima area. Nel seguito si riportano due casi distinti, relativi a due diverse città emiliane.

Nel primo caso, il tratto di strada è interessato dalla presenza di una quindicina di pubblici esercizi (bar, ristoranti, osterie,..) e da alcuni circoli privati (figura 1); l’area è classificata in classe IV. Arpa ha eseguito rilevazioni fonometriche nel 2004 e successi- vamente nel 2010. Le misure sono state eseguite a circa 1 m dalla facciata alle abitazio- ni, tipicamente sulle terrazze degli appartamenti posti ai piani superiori degli edifici;

nelle tabelle seguenti (tabelle 1 e 2) vengono riassunti i principali risultati ottenuti rela- tivamente all’intero periodo di riferimento notturno (22:00-06:00).

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Figura 1 – Mappa di un tratto della strada in esame Tabella 1 – Risultati delle misure effettuate nell’ottobre 2004

LAeq notturno (dBA) Punto 1

(1° piano)

Punto 2

(3° piano)

Punto 3

(1° piano)

Valore limite

Giovedì 63,0 61,0 62,0

55

Venerdì 66,0 63,0 64,0

Sabato 65,5 65,0 63,5

Domenica 58,5 60,0 59,0

Lunedì 59,0 58,0 58,5

Tabella 2 – Risultati delle misure effettuate nel giugno 2010 LAeq notturno

(dBA) Punto 3

(1° piano)

Punto 4

(1° piano)

Valore limite

Venerdì 65,5 64,5

Sabato 63,0 64,5 55 Domenica 62,5 71,0

Inoltre, nel corso della prima campagna di misura, in una stessa serata (venerdì) so- no state effettuate a scopo conoscitivo misure puntuali (tempo di misura pari a 10’) del livello equivalente e degli indici statistici all’interno degli ambienti abitativi nella con- dizione di finestre aperte: i risultati sono riportati nella tabella che segue (tabella 3).

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Tabella 3 – Risultati delle misure puntuali all’interno degli ambienti abitativi (Tm= 10’) dell’ottobre 2004

Abitazione n.

Ora LAeq L1 L5 L50 L90 L95 L99

(dBA)

1 22:48 66,2 72,5 69,3 65,3 62,7 62,1 60,9

2 23:10 62,4 68,7 65,7 61,6 58,6 57,9 56,6

3 23:29 62,6 70,1 66,2 61,1 58,8 58,2 57,1

4 00:18 67,9 72,9 71,0 67,3 65,1 64,5 63,6

5 00:41 67,9 72,2 70,2 67,3 65,4 64,9 64,0

6 01:04 65,7 71,9 68,6 64,8 62,5 61,9 61,0

Le rilevazioni effettuate evidenziano che l’area in esame è interessata, in orario notturno, da livelli sonori notevolmente superiori ai limiti previsti dalla classificazione acustica comunale, con evidente disturbo dei residenti; causa di tale disturbo è certa- mente da imputare alla presenza di numerose persone che sostano, transitano, parlano, sulla pubblica via o in prossimità della stessa seppure all’interno delle aree autorizzate per l’occupazione di suolo pubblico.

Dall’analisi dei livelli statistici ed in particolare dell’indice L90 (che rappresenta il valore di pressione sonora che viene superato per il 90% del tempo di misura) si può osservare che il rumore “continuo” associato alla presenza, sulla pubblica via, all’interno dei locali e sugli spazi esterni autorizzati, di un numero rilevante di avventori costituisce la componente predominante, in grado di caratterizzare acusticamente tutta l’area in questione, creando un campo sonoro diffuso che coinvolge tutte le abitazioni presenti. Il confronto tra i valori di LAeq e L90 rilevati sia durante le misure puntuali che nei monitoraggi in continuo conferma, infatti, che nella fascia oraria 22:00 – 03:00 i li- velli acustici dell’area sono condizionati in maniera pressoché totale dal rumore antro- pico, fonte di indubbio disturbo per i residenti.

Da un punto di vista quantitativo si può inoltre osservare che tutte le misure ef- fettuate hanno evidenziato valori di LAeq sul tempo di riferimento notturno notevolmente superiori ai valori limite di immissione assoluto previsti per la IV Classe, con particola- re riferimento alle serate di giovedì, venerdì e sabato nelle quali si è rilevato un supera- mento del limite di zona prossimo ai 10 dB(A).

Anche nel secondo caso, relativo ad altra città emiliana, sono state condotte due di- stinte campagne di misura del fenomeno, la prima nell’ottobre 2007, limitatamente al primo tratto di strada interessato (a maggiore concentrazione antropica) mediante un u- nico punto di misurazione, la seconda nel maggio 2010, in due distinti punti (P1 e P2);

tutte le rilevazioni sono state eseguite in periodo notturno (22:00 – 06:00) per la rileva- zione del Livello equivalente sull’intero periodo di riferimento; inoltre, sono state effet- tuate valutazioni sulla fascia oraria 23:00-02:00.

L’area di studio è da un punto di vista urbanistico sostanzialmente analoga alla pre- cedente (figura 2) e risulta anch’essa in classe IV nella zonizzazione acustica approvata dal Comune.

Si riportano nelle tabelle seguenti (tabelle 4 e 5) i valori rilevati nelle due campagne di misura.

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Figura 2 – Mappa del sito in esame

Tabella 4 – Risultati delle misure di LAeq notturno LAeq notturno

(dBA)

2007 2010 - P1 2010 - P2 Valore limite

Martedì - 59,5 -

55

Mercoledì - 64,0 68,0

Giovedì 61,5 61,5 65,0

Venerdì 74,0 72,0 74,5

Sabato 70,5 65,5 75,0

Domenica 52,0 56,0 63,0

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Tabella 5 – Risultati delle misure di LAeq nella fascia 23:00-02:00 LAeq dalle 23 alle 02

(dBA)

2007 2010 - P1 2010 - P2

Martedì - 61,8 -

Mercoledì - 66,9 71,5

Giovedì 64,4 64,0 66,6

Venerdì 77,5 75,7 78,2

Sabato 73,8 68,9 78,2

Domenica - 57,2 63,7

Dall’esame dei dati rilevati si evince il sistematico superamento dei valori limite as- soluti di immissione e dei valori di attenzione fissati per la classe IV (area di intensa at- tività umana), con livelli rilevanti per almeno tre/quattro giorni alla settimana e verosi- milmente per diversi mesi all’anno visti i campionamenti eseguiti (nel mese di ottobre e nel mese di maggio). Va inoltre evidenziato che nella fascia oraria compresa tra le 23:00 e le 02:00, si registrano livelli superiori ai 78 dB(A) riconducibili esclusivamente al ru- more antropico, considerato che, nella seconda campagna di verifica, era assente il con- tributo generato da impianti elettroacustici di diffusione sonora.

In figura 3 si riporta per una migliore comprensione una time-history dei livelli rile- vati di venerdì, in tempo di riferimento notturno, ove è chiaramente visibile il contributo antropico in relazione al clima acustico della zona:

Figura 3 – Time-history dei livelli sonori in periodo notturno

3. La “zona a vocazione prevalentemente turistica”

Con questa denominazione si indicano aree collocate in località a forte valenza turi- stica in cui una pluralità di pubblici esercizi collocati nello stesso sito, tipicamente lun- go una stessa strada o più strade adiacenti, determina un assembramento di diverse mi- gliaia di persone che, comunque, sostano prevalentemente sulla pubblica via.

Questa tipologia di esercizi pubblici ha preso la denominazione “street bar” in quan- to l’esercizio non presenta, di fatto, una superficie coperta all’interno di un fabbricato delimitato da strutture murarie, ma è stata ricavata da un esercizio a superficie limitata, tipicamente un bar di “passaggio”, in cui il bancone si affaccia direttamente sulla strada e che l’area di somministrazione, anche se pertinenziale, è prevalentemente all’aperto o

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sotto tettoie. Tali aree sono state attrezzate con tavoli e sedie per consentire la perma- nenza in loco degli avventori durante la consumazione delle bevande e, in taluni casi, è stata consentita l’occupazione di suolo pubblico per l’ampiezza del marciapiede e la col- locazione degli esercizi in aree a traffico limitato. Per questi esercizi l’attività musicale diviene rilevante al fine dell’aggregazione delle persone e ciascun esercizio si specializ- za per soddisfare i gusti di una determinata tipologia di clientela. La possibilità di a- scoltare musica all’aperto, nonché l’animazione proposta da questi esercizi, crea un’ ag- gregazione notevole di persone che arrivano a invadere, e saturare, anche le vie circo- stanti, impedendo in molti casi la circolazione dei veicoli. Detti assembramenti, una vol- ta creatisi, si mantengono anche oltre l’orario in cui si svolgono gli intrattenimenti mu- sicali. Di fatto, si tratta di una sorta di evoluzione della “movida” precedentemente trat- tata, ma con caratteristiche peculiari in merito ad ambito urbano (non città di medie- grandi dimensioni, ma centri medio-piccoli con spiccata vocazione turistica, anche a ca- rattere stagionale) e contesto urbanistico (non centri storici, ma aree di più recente co- struzione a destinazione residenziale/commerciale).

Nel caso in esame, l’area si estende per poche centinaia di metri, in cui sono inseriti una decina di pubblici esercizi (figura 4). A seguito della conflittualità, sorta già in fase preventiva di rilascio del titolo autorizzatorio, dovuta alla presenza di abitazioni poste ai piani superiori degli edifici ospitanti i pubblici esercizi, è stato raggiunto un accordo e- conomico fra le parti per cui gli appartamenti sono stati destinati ad alloggi dei numero- si lavoratori impiegati nei pubblici esercizi stessi. Rimane comunque un congruo nume- ro di abitazioni, più defilate rispetto ai locali, esposte al rumore generale dell’area, ma non alle immissioni del singolo pubblico esercizio e pertanto di difficile individuazione formale per l’applicazione di un’eventuale provvedimento conseguente ad un accerta- mento tecnico.

Figura 4 – Mappa del sito in esame

Nella mappa di figura 4 sono riportate in rosso le vie interessate dall’affaccio degli

“street bar” ed i punti di rilievo più significativi in riferimento al disturbo prodotto dall’assembramento di persone nell’area.

Conseguentemente alle problematiche relative all’inquinamento acustico affrontate negli anni, l’Amministrazione ha imposto ai locali, per il rilascio dell’autorizzazione a svolgere attività musicale dopo le ore 24, di dotarsi di appositi processori digitali, non manipolabili, per la gestione dei sistemi di limitazione automatica dei volumi. Al fine di avere un controllo sulle emissioni acustiche delle attività musicali dei locali e conte- stualmente sull’“inviolabilità” del sistema rispetto alla certificazione del tecnico in acu- stica che ha regolato gli impianti con rilievi ai ricettori, è stato inoltre imposto, per ogni

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locale, un sistema di registrazione fonometrica dei livelli di emissione sonora in prossi- mità dei locali stessi, con trasmissione in tempo reale dei livelli ad un server ubicato presso la polizia municipale. Essendo tali sistemi attivi 24 ore su 24, anche al di fuori degli orari di licenza, questi si comportano come un monitoraggio urbano puntuale dell’area fornendo così anche i livelli di rumorosità prodotta dai soli avventori.

Dai dati disponibili è stato estratto a titolo esemplificativo l’andamento del livello sonoro rilevato all’interno dell’area di pertinenza di un locale, al di sotto della tettoia fissa ed isolata acusticamente e pertanto in prossimità degli impianti di diffusione sono- ra e degli avventori (figura 5): si può osservare come i livelli sonori dovuti alla sola pre- senza degli avventori (dopo le 23:30 circa) restino comunque superiori agli 80 dBA.

Rilevazioni effettuate invece ad un metro dalla facciata di un’abitazione posta al primo piano mostrano livelli sonori attorno agli 80 dBA lungo tutto il periodo compreso dalle 20:00 alle 02:00, prevalentemente attribuibili pertanto alla componente antropica derivante dall’importante afflusso di persone nell’area a partire dalle ore 20:00 circa.

Figura 5 – Livelli sonori rilevati nell’area di pertinenza del locale (dBA)

4. Singole attività con spazi pertinenziali all’aperto

Sono rappresentati quattro casi, molto simili come contesti urbani, relativi rispetti- vamente a un bar, un pub, una gelateria ed un ristorante, affrontati nel periodo 2006- 2010.

Tutti sono inseriti nel tessuto urbano consolidato, prevalentemente destinato alla re- sidenza; in alcuni casi sono presenti in adiacenza infrastrutture di trasporto di attraver- samento. Le verifiche sono state avviate a seguito di esposto e conseguente richiesta del Comune; le misure sono state effettuate nel periodo di riferimento notturno.

Dal momento che la presenza delle persone ed il conseguente inquinamento acustico sono nei casi in esame strettamente correlabili agli spazi di pertinenza dei pubblici eser- cizi oggetto di indagine ed è quindi chiara l’attribuzione della responsabilità della “sor- gente”, si è proceduto all’applicazione del criterio differenziale.

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Figura 6 – Esempio di contesto di singolo locale con area di pertinenza esterna

Le misurazioni fonometriche sono state effettuate al fine di verificare il rispetto del valore limite di immissione differenziale in periodo notturno (3 dB), in ambiente abita- tivo e nella condizione di finestre aperte, condizione più gravosa dal momento che la sorgente sonora è esterna all’edificio del recettore.

Nel caso del bar e del pub, la condizione oggetto delle rilevazioni strumentali è quel- la più frequente, vale a dire in assenza di altre sorgenti sonore; nel caso invece della ge- lateria, la verifica è stata estesa e compiuta anche in presenza dell’attività di intratteni- mento costituita dal cosiddetto “karaoke”. Durante le rilevazioni relative al ristorante, all’interno dello stesso era diffusa musica di sottofondo.

La difficoltà più ricorrente in questo tipo di misura, oltre alla variabilità della sor- gente, assai mutevole ed incostante, è la quantificazione del livello sonoro del rumore residuo. Tale parametro, ai sensi del DM 16/3/1998, Allegato A, deve essere misurato con le identiche modalità impiegate per la misura del rumore ambientale, e pertanto in teoria le due misure dovrebbero essere l’una immediatamente successiva all’altra così da mantenere il più possibile omogenee le condizioni al contorno. La particolare sorgen- te in esame si differenzia, però, notevolmente da qualunque apparecchiatura o macchi- nario che è solitamente possibile far accendere e spegnere a piacere: nella pratica accade che a causa del protrarsi dell’orario di apertura dei pubblici esercizi fino a notte inoltra- ta, la completa assenza della clientela avviene soltanto in una fascia oraria troppo di- versa, in particolare come condizioni di traffico, da quella considerata per la misura del rumore ambientale. Considerando che la normativa mira a valutare la condizione di di- sturbo peggiore, la soluzione adottata è quella di caratterizzare il livello sonoro del ru- more residuo, nei medesimi orari nei quali è stato acquisito il rumore ambientale, nel giorno di chiusura dell’esercizio o nel periodo di ferie.

I risultati ottenuti nei quattro casi considerati sono raccolti in tabella 6 ed in figura 7.

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Tabella 6 – Risultati delle misure effettuate all’interno delle abitazioni Rumore

Ambientale (dBA)

TM

Rumore Residuo (dBA)

TM Differenziale (dBA)

Gelateria 52,0 60’ 41,0 30’ 11,0

Pub 56,0 20’ 46,0 20’ 10,0

Bar 57,0 30’ 44,5 20’ 12,5

Ristorante 56,5 47’ 37,0 20’ 19,5

Figura 7 – Livelli sonori rilevati relativamente al bar (dBA)

Come si può facilmente osservare, pur di fronte a contesti dissimili (una piccola piazza, una piazza di dimensioni maggiori, un cortile interno, un vicolo), ma in condi- zioni sostanzialmente confrontabili come distanza sorgente-ricettore e numero di avven- tori, i valori di livello sonoro rilevati per il rumore ambientale non sono molto diversi fra di loro. Va sottolineata la difficoltà, intrinseca nel tipo di sorgente sonora, della scel- ta dei corretti tempi di misura: come da buona tecnica, i livelli sonori continui equiva- lenti del rumore ambientale ed anche del rumore residuo sono stati ritenuti rappresenta- tivi quando il livello si è dimostrato relativamente stabile.

In tutti i casi, al termine dell’iter amministrativo, le conseguenze sono state l’inibizione dell’uso delle aree esterne, oltre alla sanzione amministrativa. È importante sottolineare come, in tale tipologia di situazione, anche l’installazione di coperture delle aree esterne, quando possibile, non garantisca la completa risoluzione del problema, da- ta l’entità del differenziale rilevato.

5. Conclusioni

Dall’Annuario dei dati ambientali di Arpa [2] risulta che circa il 30% delle richieste di intervento da parte dei cittadini alla Pubblica Amministrazione pervenute ad Arpa nel 2009 sono riconducibili a pubblici esercizi e circoli privati: la sorgente specifica è spes- so costituita da impianti e attività musicale, ma dall’esperienza in campo di chi effettua i controlli risulta che la componente antropica è spesso assai rilevante ed in taluni casi è da sola sufficiente a determinare condizioni di disturbo e superamento dei limiti di legge in periodo notturno. Il fatto stesso che un cittadino o, come nelle situazioni in esame,

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gruppi di cittadini giungano a formalizzare alle autorità competenti un esposto, segna- lando un problema di disturbo da rumore, è già di per sé sintomatico di un ridotto be- nessere. Del resto risulta da alcuni studi che il rumore del vicinato (categoria entro cui può essere in qualche modo ricondotto anche il rumore antropico qui analizzato, la cui sorgente è sostanzialmente la voce umana) può costituire una delle tipologie di rumore ritenute più disturbanti, in particolare nel periodo notturno; inoltre, è più probabile che susciti reazioni negative un rumore continuo, apparentemente indefinito, dovuto a com- portamenti ritenuti irriguardosi nonché a mancanza di considerazione e rispetto per gli altri, caratteristiche proprie del rumore antropico.

Senza entrare nel merito dei possibili effetti sulla salute, non ci si può esimere dall’osservare come l’entità dei livelli sonori misurati nelle situazioni analizzate, risulti in forte contrasto con i valori indicati dalle recenti Linee guida OMS “Night Noise Gui- delines for Europe” (2009) [3], oltre che spesso superiore ai limiti fissati dalla classifi- cazione acustica del territorio.

I problemi di inquinamento acustico e di disturbo derivanti dal rumore antropico so- no inoltre, come evidenziato nei diversi casi passati in rassegna, di difficile gestione e soluzione. Spesso anche da un punto di vista tecnico risultano assai complessi, in quanto interventi di bonifica acustica solitamente applicati per i pubblici esercizi come sistemi di limitazione dei livelli sonori per gli impianti elettroacustici o insonorizzazione di macchine o impianti non sono ovviamente applicabili.

Pertanto è importante che, attraverso la corretta e puntuale applicazione di quanto le norme prevedono in materia, queste situazioni siano adeguatamente gestite a livello preventivo, nonostante un certo grado di incertezza necessariamente associato alla stima del contributo antropico per l’aleatorietà tipica di tale sorgente.

La L 447/95 art. 8 prevede, nello specifico, che i Comuni possano richiedere una do- cumentazione di impatto acustico per la realizzazione, la modifica ed il potenziamento di circoli privati e pubblici esercizi in cui siano installati macchinari o impianti rumoro- si. Constatata una certa “debolezza” della norma nazionale sulla materia, la normativa della Regione Emilia-Romagna (LR 15/01 [4] e DGR 673/04 [5]) ha imposto condizioni più stringenti, prevedendo che la documentazione di impatto acustico debba essere sem- pre predisposta dal titolare del progetto o dell’opera (e quindi non soltanto a seguito di richiesta dell’Amministrazione), anche in caso di mutamento d’uso senza opere, e che debba contenere dati ed informazioni anche relativamente alla capacità ricettiva massi- ma dell’esercizio, all’orario di apertura al pubblico, all’eventuale utilizzo di aree esterne nonché alla disponibilità di parcheggio per i veicoli. Inoltre, è previsto che la stima dei livelli di rumore immessi negli ambienti abitativi e nell'ambiente esterno debba tenere in considerazione anche la rumorosità connessa alla presenza degli avventori e le caratteri- stiche di emissione delle sorgenti sonore (componenti impulsive e tonali). Infine, viene lasciata all’autorità di controllo la possibilità di richiedere al proponente la verifica acu- stica sperimentale, ad attività in esercizio, tesa a dimostrare il rispetto dei valori limite in coerenza con le stime previsionali prodotte. In ottemperanza con quanto stabilito dal- la legislazione regionale in materia di semplificazione amministrativa, è previsto che per la realizzazione, l’ampliamento o la modifica di circoli privati e pubblici esercizi che non prevedono la presenza di sorgenti sonore significative, cioè tali da perturbare ovve- ro modificare il clima acustico normalmente presente nell’ambiente esterno e negli am- bienti abitativi, deve essere prodotta dichiarazione sostitutiva di atto notorio attestante tale condizione, ai sensi dell’art. 38 del DPR 445/2000, da parte del titolare dell’esercizio. È evidente, all’interno del quadro delineato, che le modifiche proposte

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dal recente schema di DPR per la semplificazione degli adempimenti amministrativi in materia ambientale [6] destino una certa preoccupazione ed in tal senso si sono espresse sia Arpa che la Regione Emilia-Romagna.

La collocazione degli spazi in cui può realizzarsi l’aggregazione di persone fonte del rumore antropico rispetto ai possibili ricettori è uno dei principali parametri da tenere in considerazione per definire la compatibilità di questa tipologia di attività rispetto al con- testo in cui ne viene proposto l’insediamento, specialmente nel caso in cui l’orario pre- visto di apertura si protragga oltre le 22,00. In tal senso può essere valutata positiva- mente l’ipotesi di individuare aree specificamente dedicate al divertimento, collocate a debita distanza da insediamenti residenziali così da contemperare le diverse esigenze: il riposo dei residenti, lo svago degli avventori ed il profitto agli imprenditori.

Soltanto una gestione molto attenta di questa specifica problematica in fase di piani- ficazione e rilascio di autorizzazioni, da intendersi talora anche come valutazione com- plessiva d’area, può contribuire in modo decisivo a evitare o quanto meno a ridurre con- flitti che sovente si trascinano per anni con costi, anche economici, tutt’altro che irrile- vanti. Va infine sottolineato come recenti sentenze dei TAR abbiano riconosciuto ampi poteri ai Comuni nella regolamentazione delle licenze. Ad esempio il TAR del Veneto ha assunto importanti decisioni proprio sul diffuso problema dell'inquinamento acustico prodotto dagli avventori di pubblici esercizi che stazionano al di fuori degli stessi: i giu- dici amministrativi hanno stabilito che il Comune è legittimato ad anticipare gli orari chiusura del locale, ritenendo la presenza di persone in strada che chiacchierano e pro- ducono rumori molesti come diretta conseguenza dell'apertura del locale stesso, preci- sando che “Un provvedimento che limita l’orario di apertura di un bar per assicurare la quiete pubblica non ha un contenuto sanzionatorio, per cui è irrilevante stabilire se il ge- store abbia operato o meno nel rispetto degli obblighi prescritti dalle disposizioni vigen- ti: ciò che rileva, invece, è se la riduzione d’orario possa ragionevolmente comportare un significativo e persistente beneficio per la quiete pubblica, in misura tale da essere prevalente rispetto al sacrificio richiesto al privato.” [7], [8].

6. Bibliografia

[1] Sepulcri D., Il rumore prodotto da aggregazioni di persone, in Atti del Seminario GAA “Suoni e rumori del tempo libero”, Ischia, 10 maggio 2007, pp, 3-12

[2] Arpa Emilia-Romagna, Annuario regionale dei dati ambientali 2010, in fase di pubblicazione (http://www.arpa.emr.it/)

[3] WHO - Europe, Night Noise Guidelines for Europe, 2009

[4] Legge Regionale 09/05/01 n. 15, Disposizioni in materia di inquinamento acusti- co, BUR n. 14 del 11/05/01

[5] Deliberazione Giunta Regionale del 14/04/04 n. 673, Criteri tecnici per la reda- zione della documentazione di previsione di impatto acustico e della valutazione del clima acustico ai sensi della L.R. 9/5/2001 n. 15 recante “Disposizioni in ma- teria di inquinamento acustico”, BUR n. 54 del 28/04/04

[6] Schema di decreto del Presidente della Repubblica recante regolamento per la semplificazione degli adempimenti in materia ambientale, inviato alle Regioni in data 28/2/2011

[7] TAR Veneto, Sez. III,22 maggio 2007, sentenza n. 1582 [8] TAR Veneto, Sez. III,2 aprile 2009, sentenza n. 1071

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