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L’ARBITRATO AMMINISTRATO Pietro Ortolani

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Academic year: 2021

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L’ARBITRATO AMMINISTRATO Pietro Ortolani

Riassunto

Nell’universo della giustizia privata, il fenomeno dell’arbitrato amministrato si caratterizza per la presenza di un soggetto, la camera arbitrale, che amministra il procedimento e si pone in una posizione distinta tanto rispetto alle parti in lite, quanto rispetto agli arbitri. L’istituto ha un notevolissimo rilievo pratico, tanto da avere attirato l’attenzione del legislatore del D. Lgs. 40/2006, che vi dedica il riformato art.

832 c.p.c.

Il presente lavoro intende indagare sia i problemi teorici, sia i meccanismi di funzionamento pratico dell’arbitrato amministrato, prendendo le mosse dalle “fonti”

dello stesso, ovvero dal suo sostrato giuridico. Da questo punto di vista, assume anzitutto rilievo centrale la volontà delle parti, che si concretizza, secondo la tesi alla quale si ritiene di aderire, in tre diverse figure contrattuali. Oltre al mandato arbitrale, indefettibilmente presente anche nell’arbitrato ad hoc, si profilano due ulteriori contratti: il contratto di amministrazione, stipulato dai litiganti con la camera arbitrale, ed il contratto di cooperazione arbitrale, che lega l’ente di amministrazione ai soggetti giudicanti. Quest’ultimo elemento, la cui sussistenza è in dottrina oggetto di opinioni contrastanti, costituisce un tema di studio di primario interesse, al fine di chiarire la cifra distintiva dell’arbitrato amministrato ed il ruolo dei vari operatori che contribuiscono al suo funzionamento.

Oltre all’impalcatura negoziale eretta dall’autonomia privata, altra pietra d’angolo dell’arbitrato amministrato è il regolamento arbitrale, ovvero quel corpus normativo che l’istituzione arbitrale predispone e che le parti inglobano per relationem nel proprio patto compromissorio. Si procederà, dunque, a delineare il ruolo del regolamento, in rapporto sia alla volontà delle parti, sia agli altri regolamenti arbitrali che possano venire in gioco, sia alle norme di emanazione statale (in primis, ovviamente, il già citato art. 832 c.p.c.).

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Esaurita la prima parte della trattazione, emergerà la natura ancipite della camera arbitrale: da un lato, essa svolge ruoli super partes, che sarebbero affidati nell’arbitrato ad hoc al Presidente del Tribunale e nella giustizia statale ora all’apparato amministrativo, ora all’autorità giudiziaria, ora al Consiglio Superiore della Magistratura. Dal lato opposto, tuttavia, l’istituzione che amministra l’arbitrato mantiene il proprio ruolo di soggetto privato, in quanto, come visto, esercita i propri poteri sulla base di una serie di manifestazioni dell’autonomia privata: essa, pertanto, avrà diritti e doveri proprî e potrà essere interessata da profili di responsabilità civile.

Il successivo sviluppo del lavoro intende riflettere tale dicotomia: nella seconda parte si analizzerà il processo amministrato, ponendo in evidenza tutti i casi di intervento dell’ente: in tale occasione, sarà possibile riflettere sui problemi processuali derivanti dalla presenza di un soggetto ulteriore rispetto alle parti ed agli arbitri. Si profilerà in questa sede il ruolo di assoluto rilievo che l’ente di amministrazione svolge non solo in fase di nomina dei soggetti giudicanti, ma nel corso di tutto quanto il processo privato, dalla ricusazione all’atto di missione, dagli strumenti di gestione della causa fino all’esame del progetto di lodo. La terza parte, invece, prenderà in considerazione i profili concernenti l’istituzione arbitrale come soggetto di diritto e dunque come diretto portatore di situazioni giuridiche, sia di vantaggio sia di svantaggio. Questa sarà la sede per descrivere la struttura organica delle camere arbitrali, nonché per tentare di risolvere il delicato problema delle clausole di esonero da responsabilità sovente contenute nei regolamenti di arbitrato.

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