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Alberto Melloni,

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Academic year: 2021

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Alberto Melloni, Rimozioni. Lercaro. 1968, Bologna, Il Mulino, 2019, pp. 446, euro 35.

Giuseppe Alberigo affidò, prima della morte, all’Istituto per le Scienze Religiose di Bologna un faldone di documenti relativi alla cessazione del ministero episcopale del cardinal Giacomo Lercaro. Si trattava di materiale che proveniva dagli archivi privati di Lercaro e di Giuseppe Dossetti, consegnatigli dai due religiosi con l’indicazione che avrebbe potuto essere pubblicato solo dopo la morte di tutti i protagonisti. Grazie a questa documentazione Alberto Melloni ha pubblicato il libro Rimozioni che consiste in un lungo saggio introduttivo seguito da un Dossier di documenti. Lo scritto di Melloni, che si basa anche su altre fonti archivistiche (archivio Balducci di Fiesole; di La Pira a Firenze … finanche quello del Ministero degli Affari Esteri e della Presidenza della Repubblica), sposa una tesi in realtà già conclamata – sin dal libro di Lorenzo Bedeschi del 1968, e successivamente confermata da Dossetti nel 1986 -, e cioè che la successione episcopale tra Lercaro e Antonio Poma sulla cattedra di S. Petronio fu di fatto una rimozione.

Melloni precisa si trattò di “un’accelerazione violenta, che con le sue valenze oscure, menzogne reiterate, le opacità inconfessate e quelle inconfessabili, segnò il destino del postconcilio su scala universale, il ruolo della chiese locali nella ricezione del Vaticano II” (p. 11).

Tutto iniziò quando, nell’agosto del 1966, il pontefice dispose il pensionamento dei vescovi per limiti di età, questione che riguardava anche Lercaro; Paolo VI però respinse le dimissioni dell’arcivescovo di Bologna, visto il ruolo rilevante che aveva avuto durante il Concilio. Fu allora che Lercaro, coadiuvato da Dossetti, decise di accelerare il suo piano di rinnovamento della diocesi, creando malumori nella Curia romana. Altro motivo di attrito con Roma avvenne in occasione della chiusura del giornale “Avvenire d’Italia”, decisa dal pontefice ma su cui Lercaro formulò obiezioni, ritenendo che il Vaticano dovesse ripianare i debiti del giornale; a destar scalpore vi erano poi i rapporti di collaborazione con il sindaco di Bologna, il comunista Fanti, e il discorso che tenne il 1° gennaio 1968 – ispirato da Dossetti - contro i bombardamenti sul Vietnam.

Fu a pochi giorni di distanza - il 27 gennaio – l’arrivo a Bologna mons. Civardi che comunicò a Lercaro che il papa aveva deciso di togliergli le potestà di ordinario, trasferite al coadiutore. Lercaro, da sempre dedito alla Chiesa e obbediente al pontefice, si disse disposto a prendere congedo dalla diocesi, se non ché il periodico “Il Borghese” (rivista legata alla lobby della destra italiana) pubblicò un articolo in cui faceva riferimento ad una presunta visita apostolica segreta compiuta a Bologna, e conclusasi all’inizio del 1967, che avrebbe riscontrato una mala gestione del patrimonio della Curia, e che questo fosse il reale motivo della rimozione. La notizia destò stupore e sconforto nel cardinale e, dalla documentazione utilizzata da Melloni (e che rappresenta appendice del libro), emerge come Dossetti, Alberigo, Paolo Prodi e lo stesso Lercaro cercassero di comprendere chi e cosa ci fosse dietro tale infamante accusa. La posizione assunta da Paolo VI risultò subito ambigua; il papa vide Lercaro due volte (il 21 marzo e 24 aprile) per parlare della questione ma da questi colloqui Lercaro non riuscì nemmeno a comprendere se effettivamente esistesse un documento del visitatore. Ciò che emerge dalla ricostruzione di Melloni è

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che dietro molti degli intrighi c’era mons. Poma, desideroso di “scalzare” l’arcivescovo. Melloni pone la questione se Poma avesse “fatto tutto questo non per soggettiva volontà di demolizione o per ambizione, ma come adempimento di un mandato ricevuto dall’alto” (p. 130). Ombre si addensano anche sulla figura mons. Dell’Acqua che fece pressioni sul Quirinale affinché un decreto di Lercaro – relativo ad un cambiamento di statuto dell’Opera diocesana ‘Madonna della Fiducia’ – non fosse ritenuto valido.

Quella che Melloni propone è una ricostruzione dettagliata che però non chiarisce appieno ciò che accadde. Non è chiaro quali personaggi della Curia romana abbiano agito contro Lercaro, per quale motivo il papa avesse avallato tale progetto (forse per il modo in cui Lercaro aveva organizzato la ricezione conciliare a Bologna?) anche se l’autore sottolinea come Paolo VI, con la rimozione di Lercaro, si sia trovato in una condizione di isolamento rispetto alla maggioranza conciliare. Così il papa avrebbe passato “i quasi quattro mila giorni di pontificato che gli restavano privo di un rapporto con i suoi elettori e amici” (p. 188).

Daniela Saresella

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