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Capitolo 4 Le condizioni economiche attuali e future dell Indonesia: un introspezione

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ruolo più importante delle considerazioni di competenza e di meritocrazia. Habibie ha continuato la tradizione di Soeharto: dei 36 ministri almeno venti aveva lavorato sotto il suo predecessore. Con Wahid sono stati rappresentati un spettro molto ampio di funzionari dei partiti politici che egli doveva placare e un più ampio spettro di etnie, eppure vi era ancora la presenza militare testimoniata dagli ex generali che occupavano non meno di sei posti (Kingsbury 2005). Tuttavia le sostituzioni di personale sono state frequenti. Secondo Wahid questi cambiamenti di personale sono stati necessari per far fronte allo scarso rendimento e alla mancanza di disciplina, secondo gli osservatori il loro scopo era quello di assicurare la sua base di potere e portare avanti i suoi piani. Megawati allo stesso modo si è basata sul pragmatismo e il clientelismo. Il numero dei militari che ricoprivano la carica di ministro è stato ulteriormente ridotto, la distribuzione delle posizioni ministeriali tra i partiti politici erano stabiliti dai negoziati tra i leader dei partiti politici a cui lei doveva la sua presidenza.

Tuttavia diversamente dal suo predecessore, durante i tre anni del suo mandato, non ha respinto un ministro (Mietzner 2009). Yudhoyono in confronto, rendendosi conto che il suo partito non aveva una maggioranza, ha cercato di accomodare tutti i grandi partiti, in base alla loro quota in Parlamento, nel suo gabinetto, mentre mostrava di sforzarsi per migliorare l'efficienza del governo indonesiano (Roberts 2004). Yudhoyono da un lato ha promosso la professionalità, dall'altro ha fatto in modo che le persone a lui fedeli fossero collocati in posizioni strategiche.

Quello che sembra esser cambiato, a causa della forte competizione politica, sono principalmente il ruolo dei militari e il fine del patrocinio. In particolare i presidenti hanno prestato maggiore attenzione all'inclusione di tutti i principali soggetti politici, delle fazioni, delle religioni ed etnie. Perché non sono più un grande uomo, loro sopravvivenza politica dipende dal pubblico e il loro successo politico è fortemente influenzato dall‟elite politica.

Durante l‟Orde Baru l'amministrazione pubblica è stata il luogo per soddisfare i compari, i familiari e gli amici, infatti si è avuto un allargamento dell‟amministrazione pubblica (graf. 26 pag. 210) (ADB 2004).

La riforma burocratica sta procedendo molto lentamente. A livello nazionale l'attenzione è rivolta più alla competenza che al merito, in alcuni dipartimenti è stato introdotto il reclutamento professionale. Nelle nomine è ancora essere previsto un certo grado di nepotismo politico. A livello sub-nazionale è piuttosto comune per il neo-eletto capo dell‟esecutivo di premiare con posizioni nel suo governo e nell‟amministrazione, i finanziatori e i sostenitori della campagna. Un‟altro luogo principale, accanto alla burocrazia, sono state le

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imprese statali, infatti hanno fornito posti di lavoro per i pensionati delle forze armate forze, per i funzionari in pensione,per parenti e amici dei sostenitori. E 'stata una pratica comune per gli alti burocrati sedere a consigli di amministrazione delle aziende di Stato, dove ricevono stipendi e vantaggi aggiuntivi, come l'alloggio, la mobilità e viaggi, superando spesso i loro stipendi di funzionari del governo. Dopo il pensionamento molti funzionari, hanno assunto posizioni di rilievo nelle imprese statali, spesso in quelle, che avevano regolamentato (Hill 2000). In Indonesia un uso particolaristico delle risorse non solo è stato accettato ma è anche stato incoraggiato, perché le retribuzioni del personale statale sono state mantenute basse, per questo sono stati messe in atto numerosi meccanismi che consentivano la ricerca di rendite (Gray 1979). All'interno dell'amministrazione c‟era un mercato per le posizioni, trasferimenti e promozioni, per i cittadini, esistevano prezzi per ogni “Servizio” (Kristiansen e Ramli 2006). Chi non voleva pagare non avrebbe mai ricevuto tale servizio o avrebbe dovuto aspettare molto tempo. Le imprese favorite potevano trarre profitto da molte sovvenzioni implicite ed esplicite: ad esempio, diritti di monopolio, protezione delle importazioni, contratti aggiudicati senza gara d‟appalto, accesso a basso costo ai prestiti, diritti di sfruttamento delle risorse naturali, designazione in qualità di partner stranieri nelle joint- venture, concessioni di terreni, acquisto di fattori produttivi a prezzi bassi, trattamento di favore da parte dell'ufficio delle imposte (McLeod 2000). I benefici e profitti ottenuti erano ripartiti tra le destinatario privilegiato, il funzionario, e tutti i suoi superiori fino allo stesso Soeharto. Il pagamento diretto era praticato raramente, il favore si restituiva in vari modi, ad esempio, con la lealtà e il sostegno del regime, con le informazioni e la resistenza ai gruppi di opposizione, ma anche “ritorni finanziari attraverso investimenti”. Per i guadagni monetari principali i politici e le loro famiglie detenevano azioni della società e/o erano proprietari delle imprese private.

La corruzione in Indonesia è stata sia sistemica che endemica. La responsabilità sui flussi di denaro è carente, non è noto né quanti soldi circolano, né chi li riceve e come vengono utilizzati. In seguito alla democratizzazione, tra il pubblico, la legislatura è percepita come una delle istituzioni più corrotte (TII 2006). Il commento delle presidenze è diverso, mentre Wahid e Megawati sono visti come combattenti della corruzione che sono stati rapidamente viziati, nonostante di tanto in tanto Yudhoyono abbia fatto nascere dei dubbi, è stato in grado di mantenere la sua immagine di riformista,di presidente anti-corruzione. Il decentramento e la seguente introduzione delle elezioni dirette a livello locale viene percepita come uno spostamento della corruzione dal livello centrale a quello locale. Mentre la trasparenza e la

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responsabilità a livello nazionale è in aumento, la crescita degli operatori locali ha portato a un aumento della corruzione nel province e distretti. Sia l‟Indice di Percezione della Corruzione elaborato da Transparency International sia l‟Indicatore di Governance della Banca Mondiale mostrano uno sviluppo positivo (tab. 23 pag 133) (graf. 27 pag. 134) .

La concentrazione del potere si è ridotto notevolmente, i favori personali sono ancora molto diffusi, ma i motivi e le tecniche sono cambiate e l'uso particolaristico delle risorse statali si è spostata dal livello centrale al livello locale (Korte 2010).

Tabella 23

Sviluppo della Percezione della Corruzione (1996-2009)

Fonte: Trasparency International 1996-2009

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Grafico 27

Controllo della Corruzione 1996-2008

Fonte: World Bank 2009

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III. 11. 1 - Pertamina

Pertamina, la società petrolifera di Stato, è stata una delle principali fonti di reddito dell‟Orde Baru. Gli osservatori l‟hanno descritta come la mucca più grande di Soeharto o la sua macchina più grande per fare soldi. Anche se nominalmente una società di proprietà statale sotto il controllo ministeriale nel perseguimento della politica del governo, Pertamina deve la sua costituzione, alla fusione delle imprese di stato del petrolio esistenti, nel 1968 e nel 1976 è diventata un feudo virtuale controllato da un ex generale, Ibnu Sutowo. Sutowo era direttamente responsabile solo nei confronti del Presidente. Dal 1968 Pertamina ha avuto il controllo esclusivo della raffinazione e della distribuzione del petrolio e del gas in Indonesia e il negoziato e la gestione dei contratti di produzione con compagnie straniere (Hunter 1971).

Pertamina è solo stata impegnata marginalmente nella perforazione, invece ha agito come autorità principale nell‟assegnazione delle locazioni di perforazione per le imprese straniere.

Poi l'azienda è diventata un conglomerato gigantesco dotata di proprie attrezzature per la perforazione, di una flotta di navi cisterna, di una acciaieria. In più è stata coinvolta in molti settori non collegati all'industria del petrolio e del gas, ad esempio, nel turismo, nel welfare nella costruzione di moschee, di cliniche, e come fornitore di fondi per viaggi o altre forme di sovvenzioni a privati, spesso finanziati attraverso prestiti internazionali a breve termine (Mackie 1970). Suharto chiuse le operazioni di Pertamina al controllo del pubblico, lasciandola immune da responsabilità pubblica (Robison 2009). Non c‟erano bilanci annuali e al DPR non è stata data l'opportunità di discutere delle finanze pubbliche di Pertamina. Questa combinazione di monopolio e della mancanza di responsabilità pubblica ha permesso agli amministratori di Pertamina di deviare una grande quantità delle entrate. I ricavi andavano esclusivamente al centro, e le regioni li ricevevano sotto forma di trasferimenti. La

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questo problema, nel 1970 il Presidente Suharto nomina la Commissione dei quattro, per indagare sulla corruzione in Indonesia, in generale, e in particolare in Pertamina. Il rapporto dell‟inchiesta ha rivelato profondi problemi di cattiva gestione, di inefficienza, negligenza, di casi di non conformità con la legge, della mancata corresponsione di imposte (Mackie 1970).

Pertamina nel 1975 aveva accumulato circa 10 miliardi di dollari di debito, pari al 30% del PIL dell‟Indonesia in quel momento, obbligando la società a dichiarare bancarotta (Seda 2005). La risposta di Suharto fu timida, infatti licenziò Ibnu Sutowo e obbligò governo ad assumersi la responsabilità per le obbligazioni esterne di Pertamina, concesse la maggior parte delle imprese non petrolifere di Pertamina e avviò la rinegoziazione dei debiti. Negli anni successivi la famiglia Suharto e i suoi soci in affaru furono sempre più coinvolti in ogni fase del marketing e della produzione del petrolio della compagnia. All‟inizio degli anni ottanta, a due società, Perta Oil Marketing e Permindo Oil Trading sono stati concessi l‟esportazione del petrolio e il monopolio dell‟importazione. Per ogni barile che attraversava il confine dell‟Indonesia doveva essere pagata una commissione alle imprese. Dalle indagini dei consulenti di PriceWaterhousCoopers (PwC), risultano perdite pari a 4,69 miliardi dollari in Pertamina da aprile 1996 a marzo 1998 e appropriazione indebita, commissioni illegali, prezzo ribassato sui contratti di appalto, inefficienza e incompetenza (The Jakarta Post 1999).

In seguito alla crisi finanziaria asiatica il governo ha concluso che la posizione di Pertamina e il suo ruolo dovevano essere cambiati. Nel 2001 una nuova legge sul petrolio e sul gas è stata approvata (UU 22/2001). Dal 1998 Pertamina ha cambiato sette volte direzione e ha annunciato che avrebbe reso pubblici i risultati finanziari trimestrali e le relazioni annuali, nonostante a partire dalla prima metà del 2010, sia una società non quotata come pubblica.

Le accuse di corruzione ancora tormentano la società. A metà del 2010 in Indonesia la Commissione per l‟Eradicazione della corruzione (KPK) ha avviato un‟indagine sulla presunta corruzione dei funzionari senior presso il Ministero dell'Energia e delle Risorse Minerarie e dei dirigenti Pertamina. L‟indagine è stata seguita dal verdetto di un tribunale britannico, che dichiarava colpevole la società britannica Innospec Ltd, per avere corrotto i dirigenti di Pertamina tra il 2000 e il 2006, rinviando all'applicazione di un regolamento del governo del 1999 che vieta l'uso di piombo tetraetile, che è stato utilizzato per aumentare il valore di ottani della benzina in Indonesia, garantendo il contratto di fornitura a Pertamina.

Finora l‟opinione pubblica su Pertamina rimane negativa (Korte 2010).

III. 11. 2 - La famiglia Suharto

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Sono stati fatti pochi studi sulla reale fortuna della famiglia dell‟ex dittatore Suharto perciò il sistema con cui Suharto e la sua famiglia controllavano l‟economia indonesiana è noto sino ad un certo punto, anche perché nonostante l‟impunità di cui godeva, si era preoccupato di mascherare le attività finanziarie di famiglia attraverso un sistema di scatole cinesi, che coniugavano i profitti delle fondazioni alla rete di industrie e conglomerati in mano ai figli (Forti 1998). Il presidente Wahid aveva quantificato la fortuna del dittatore in circa 45 miliardi di dollari, una cifra in grado di coprire il debito estero del Paese. Una delle inchieste più approfondite sul “tesoro” dei Suharto si deve alla rivista Time, che scattò in seguito ad un trasferimento sospetto nel giugno del 1998 di una somma di denaro legata all‟Indonesia da una banca Svizzera ad un‟altra in Austria. Il trasferimento catturò l‟attenzione del ministero del Tesoro degli Stati Uniti che avviarono un‟inchiesta diplomatica a Vienna. L‟inchiesta del Time della durata di quattro mesi coinvolse 11 Paesi, arrivò alla conclusione che 9 milioni di dollari appartenenti a Suharto erano stati trasferiti dalla Svizzera ad un conto bancario nominativo in Austria (Colmey e Liebhold 1999).

Di suo il vecchio dittatore aveva relativamente poco. La maggiore preoccupazione in realtà era stata quella di favorire il potere economico dei figli che, in misura diversa, erano e restano protagonisti dell‟economia del Paese. In termini di beni fondiari, la famiglia era arrivata a controllare circa 3 milioni e mezzo di ettari di terra, una parte della quale si trova nella provincia di Timor Est. Secondo altre fonti si poteva addebitare alla famiglia un controllo di 4,5 milioni di ettari. Molto spesso non si trattava di proprietà nominali, ma di affidamenti da parte del governo a società controllate da uno dei suoi figli. A questo si sommavano uffici ed alberghi, terreni espropriati per edilizia residenziale sparsi per tutto il Paese (Corradi e Giordana 2002).

Gli interessi della famiglia Suharto erano significativi anche all‟estero, infatti erano centinaia le compagnie in mano alla famiglia dispere per tutto il mondo, dagli USA all‟Uzbekistan, all‟Olanda, Nigeria e Vanuatau. Oltre ad una riserva di caccia in Nuova Zelanda del valore di 4 milioni di dollari, yatch ormeggiati a Darwin, la famiglia Suharto possedeva il 75% di 18 campi da golf e 22 appartamenti di lusso ad Ascot, Inghilterra, un attico da 8 milioni di dollari a Singapore, un palazzo in un quartiere esclusivo di Los Angeles, la loro flotta contava un DC-10, un Boeing 737, un Canadian Challenger 601 e un BC-111 (Colmey e Liebhold 1999).

Il presidente per costruire l‟impero di famiglia si era servito di due mezzi principali: le fondazioni e i decreti (Richardson e Segal 1998). Il sistema delle fondazioni, contate dal sociologo Gorge Aditjondro nel numero di poco meno di un centinaio, facevano capo a

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Suharto, a sua moglie Siti Hartinah e ad altri parenti. Il mandato delle fondazioni consisteva nella promozione di attività caritatevoli e di sostegno alla povertà. Ovviamente vivevano di offerte e donazioni che presto diventarono delle vere e proprie tangenti. Dharmais e Supersemar, le più potenti, ottennero percentuali superiori al 2% dalle banche di Stato. Il presidente con un decreto decise che tutte le società con un bilancio superiore a 40.000 dollari all‟anno dovevano finanziare con il 2% dei profitti la Dana Sejahtera Mandiri, che proponeva di alleviare la miseria dei più bisognosi.

Le fondazioni iniziarono a far circolare un‟enorme liquidità finanziando le attività di famiglia arrivando addirittura ad avere il controllo di grosse banche. Le fondazioni investirono nelle compagnie private in mano alla famiglia di Suharto e dei loro parenti.

Il paradosso era che, negli anni Novanta, mentre da un lato l‟Indonesia privatizzava, seguendo le indicazioni del Fondo Monetario Internazionale, dall‟altro vendeva i gioielli dello stato alle società della famiglia del presidente, che studiavano il modo di creare un monopolio privato nei diversi settori, arrivando al punto che si crearono dei conflitti tra gli stessi fratelli per il controllo dei diversi settori dell‟economia.

Uno dei casi più clamorosi della svendita, seppure parziale, dei beni pubblici riguarda Pertamina, l‟azienda di Stato per la gestione delle risorse petrolifere. Pertamina, che era già stata travolta in diversi scandali, aveva affidato l‟esportazione del greggio a due piccole società – la Perta Oil Marketing e la Pemindo Oil Trading – che appartenevano a Tommy e Bambang Suharto, i due maschi della famiglia. Le compagnie, che prendevano una commissione di 0,3 centesimi di dollaro al barile, arrivarono negli anni Novanta, poco prima che finisse l‟era del padre, a maneggiare 500.000 barili al giorno. Queste società non erano necessarie, Pertamina poteva fare da sola.

Le industrie controllate dalla famiglia a loro volta permeavano tutto il tessuto economico del Paese. Secondo la rivista “Prospek”, i Suharto avevano proprietà su oltre milleduecento società del Paese. Si andava da operazioni di piccolo cabotaggio a grandi imprese nazionali, dal controllo sulla produzione dei chiodi di garofano alla costruzione della Timur, la Volkswagen indonesiana, entrambe idee di Tommy Suharto, fino ad una tassa sulla vendita di alcolici. Alcune di queste imprese avevano vita più o meno lunga a seconda che ci fossero eccessive persino per un Paese blindato come l‟Indonesia, o per il WTO, che si dovette occupare dell‟affare Timur, e organizzazioni internazionali come il FMI che, dovettero rimproverare Giacarta, in quanto la vicenda dei chiodi di garofano aveva mandato sul lastrico centinaia di produttori.

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La spartizione della torta era meticolosa. Suharto non aveva lasciato fuori i suoi vecchi amici, tra questi figuravano: Liem Sioe Liong e Mohammed Hasan, detto Bob. Suharto li aveva conosciuti alla fine degli anni cinquanta quando comandava la divisione Diponegoro, comando che il presidente aveva perso perché era stato accusato di non aver gestito adeguatamente i magazzini della caserma, trovandosi coinvolto in un traffico di zucchero.

Benché Suharto abbia negato l‟addebito, l‟Agenzia logistica statale Bulog, che si occupa di aiuti alimentari, aveva speso fornito i contatti necessari a far funzionare la macchina industriale di famiglia. Dopo che nel 1993 lo Stato abolì il monopolio, la privatizzazione delle telecomunicazioni diventò un business per i figli di Suharto, in primo luogo per Bambang.

Negli affari dei figli, in un modo o nell‟altro, si trovavano spesso le tracce di Liem e Bob. Fu proprio lo “zio Liem” ad educare i figli di Suharto al senso del mercato. I figli di Suharto frequentavano assiduamente la villa dello “zio Liem” a Giacarta. Liem e Bob crearono società con loro, li avviarono sulla retta via dei conglomerati, vere e proprie macchine da guerra industriali con un alto livello di diversificazione. I più grossi conglomerati erano nelle mani di tre dei sei figli del presidente: la più anziana Siti Hardiyanti Rukmana, detta Tutut, vincitrice di numerosi appalti per la costruzione di autostrada in Cina, nelle Filippine e in Malesia (Aditjondro 1998); il più giovane Hutomo Mandala Putra, detto Tommy, e Bambang Trihatmadjo, di sette anni più giovane di Tutut e di nove più vecchio di Tommy.

Nel settembre del 2000 la magistratura cercò di incastrare Suharto con l‟accusa di corruzione, in seguito alle indagini sulle fondazioni che facevano capo a lui. Dopo una lunga battaglia a colpi di diagnosi mediche e carte bollate, gli avvocati di Suharto la spuntarono: i giudici decisero che nontro l‟ex presidente non si poteva procedere a causa delle sue condizioni mediche che non gli consentivano le audizioni in tribunale (Corradi e Giordana 2002).

III. 11. 3 - Lotta alla corruzione

I primi passi verso la lotta alla corruzione vengono fati già durante il periodo del governo di Soekarno, infatti è stata creata l‟Agenzia per l‟Eliminazione della Corruzione, Paran dan Operasi Budhi. Paran è l‟abbreviazione di Panitia Retooling Aparatur Negara (Comitato di riqualificazione dell‟apparato statale), guidato da Abdul Haris Nasution aiutato dal Professore M Yamin e Roeslan Abdulgani. Il compito del Paran era quello di garantire che i funzionari del governo compilassero un modulo nel quale dichiaravano tutti i beni posseduti. Questo compito del Paran trovò l‟opposizione dei funzionari, che pretendevano che il modulo doveva essere consegnato direttamente al Presidente e non al Paran, (cosicché essi potessero trovare

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rifugio nella figura del Presidente). Questo e le numerose turbolenze regionali, alla fine fecero si chè il governo rimandasse la decisione di occuparsi di questo compito. Nel 1963 il Presidente approvò la legge n. 275 del 1963, affinché la lotta alla corruzione aumentasse.

Nasution fu nominato Presidente del Paran e aiutato da Wiryono Prodjodikusumo. Il loro compito era grande: portare i casi di corruzione in tribunale.

Questa istituzione è conosciuta come "operazione Budhi", e si preoccupava di controllare che le aziende nazionali e estere non utilizzassero pratiche di corruzione o collusione.

L‟operazione Budhi è stata anche un ostacolo. Ad esempio, per evitare i controlli, il Direttore di Pertamina chiese al Presidente di svolgere attività al di fuori del paese.

In 3 mesi l‟Operazione Budhi costò circa 11 miliardi di rupiah, un importo significativo per quel periodo. Poiché comprometteva il prestigio del Presidente, l‟Operazione Budhi fu fermata. Soebandrio in una riunione a Bogor, affermò che "il prestigio del presidente deve essere garantito ad ogni costo".

Un paio di giorni più tardi, il Paran diventò il Kotrar (l‟Alto Comitato di riqualificazione dell‟Apparato della Rivoluzione), di cui il Presidente Sukarno divenne il Presidente aiutato da Soebandrio e dal generale Ahmad Yani.

In un discorso pubblico tenuto il 16 agosto 1967, il presidente Soeharto incolpò il regime del Vecchio Ordine di non essere stato in grado di combattere la corruzione. Quel discorso diede il segnale che Soeharto era deciso a sradicare la corruzione. Infatti dopo poco tempo, quella decisione prese forma nel Tim Pemberantasan Korupsi (TPK), Squadra per l‟eliminazione della Corruzione, presieduta dal procuratore generale. Nel 1970, ci furono proteste contro l‟esistenza del TKP, perché non svolgeva i suoi compiti. Aziende statali come Bulog, Pertamina, il Dipartimento delle foreste, erano considerate dalla popolazione il nido della corruzione. Per cercare di mettere a tacere queste proteste Soeharto istituì il Comitato dei quattro formato da vecchie personalità che possedevano autorità e non erano stati implicati in indagini per corruzione o collusione: il Prof. Johannes, IJ Kasimo, Wilopo e A Tjokroaminoto.

Il loro compito principale era quello di ripulire ministeri e aziende da pratiche corrotte, e soprattutto il Ministero per gli affari religiosi, Bulog, CV Waringin, PT Mantrust, Telkom, e Pertamina. Ma questo comitato era solo una "tigre di carta", infatti il governo non rispose all‟accusa di corruzione di Pertamina. Quando l‟ammiraglio Sudomo divenne comandante del reparto operativo per il ripristino della sicurezza e dell‟ordine pubblico (sciolto nel 1988), creò l‟Opstib (Operazione per l‟ordine), tra i vari compiti vi rientrava anche la lotta alla corruzione.

Questa provvedimento portò solo alla nascita del cinismo nel popolo.

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Il nuovo Presidente, BJ Habibie, emanò la legge n. 28 Anno 1999 che riguardava l‟organizzazione del governo, creando varie organizzazioni per sradicare la corruzione: il KPKPN, il KPPU, l‟Istituto Ombudsman, mentre il suo successore, il presidente Abdurrahman Wahid, conosciuto anche come Gus Dur, creò il TGPTKP (Squadra per sradicare i crimini per corruzione).

Quest‟ultimo fu costituito con il decreto presidenziale del procuratore generale Marzuki Darusman ed era guidato da Andojo Andi. Il TGPTKP fu sciolto da Gus Dur. Il suo gusto per le riunioni al di fuori dell‟agenda presidenziale e in luoghi non adeguati alle sue capacità di presidente, fecero nascere nella popolazione il sospetto che Gus Dur stesse portando avanti un processo di negoziazione di alto livello. Il processo d‟esame del caso di presunta corruzione che coinvolgeva il consorzio di Sofyan Wanandi fu fermato con la lettera delle istruzioni di risoluzione delle indagini (SP3), dal Procuratore generale Marzuki Darusman. Alla fine, Gus Dur fu condannato per il caso Buloggate e Bruneigate. Nel mese di maggio, l'Agenzia di Stato Logistica (BULOG) aveva riferito che mancavano 4 milioni di dollari dalla sua cassa. Il massaggiatore di Wahid fu considerato il colpevole. Anche se i soldi furono restituiti, gli oppositori di Wahid colsero l‟occasione per accusarlo di corruzione, in quanto era consapevole dei misfatti del suo massaggiatore. Allo stesso tempo, Wahid fu anche accusato di aver ricevuto 2 miloni di dollari dal Sultano del Brunei, ma Waid ribattè che quel denaro era una donazione da parte del Sultano dei Brunei per fornire assistenza alla provincia di Aceh.

Durante il governo Megawati si vede chiaramente che il potere della legge diminuì sempre più, e che ciò che si diffondeva era il potere dell‟autorità. Ciò si nota dal fatto che era molto facile per i consorzi che avevano problemi, truffare la legge andando all‟estero. Inoltre durante il governo di Megawati la SP3 fu consegnata a Prajogo Pangestu, Marimutu Sinivasan, Sjamsul Nursalim, The Nien King, e a Samadikun Hartono che così sfuggirono all‟arresto, e concedesse potere ai gruppi che avevano grossi debiti, diventando così una prova della poca serietà nella lotta alla corruzione dell'élite del governo.

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4 Capitolo

Le condizioni economiche attuali e future dell’Indonesia: un’introspezione

IV. 1 – La rivincita dello Stato

La profonda crisi finanziaria, esplosa nella seconda metà del 2008, ha finito per condizionare l‟economia del mondo intero, a causa delle gravissime conseguenze arrecate anche ai principali mercati produttivi. Nonostante il fatto che la maggior parte degli economisti e degli analisti non ne abbia colto l‟effettiva portata – insistendo che si trattasse esclusivamente di una turbolenza di breve durata – in realtà si è generato uno sconvolgimento più preoccupante di quanto non si pensasse.

Infatti, la bolla speculativa, che ha innescato la crisi, gettando sulla strada migliaia di famiglie, è scoppiata nell‟estate del 2007 in Texas e Florida, in quanto gli Stati Uniti lasciando largo spazio all‟ingegneria finanziaria hanno consentito l‟espansione di un sistema bancario fantasma che è sfuggito ad ogni controllo. Tuttavia la crisi non si è fermata al problema dei prestiti cosiddetti subprime, ma nel 2008 si è trasformata in crisi finanziaria, scuotendo dalle fondamenta il sistema finanziario internazionale, e nel 2009 è diventata globale, colpendo profondamente l‟economia reale.

Dopo il lungo boom del dopoguerra, negli ultimi decenni gli studiosi hanno visto in prevalenza il capitalismo riduttivamente come “economia di mercato”, concentrando le loro riflessioni sulle condizioni che consentono ai mercati un equilibrio economico stabile ed

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efficace senza il bisogno di interventi esterni, a cominciare da quelli dello Stato considerato elemento perturbatore. Tuttavia dopo lo scoppio della crisi finanziaria un numero crescente di studiosi stanno rivalutando il ruolo dello Stato, la cosiddetta mano visibile (Mazzei e Volpi 2010).

Uno di questi studiosi è Ronald Dore, che ha sottolineato che i due fattori principali che hanno portato alla situazione attuale sono state:

1- le politiche neoliberiste aventi come obiettivo il conseguimento della competitività attraverso una serie di strumenti, quali la deregolamentazione, l‟incoraggiamento dell‟iniziativa privata, il laissez-faire, ovvero la fiducia nella natura efficiente dell‟allocazione del mercato;

2- il crescente peso del settore finanziario con conseguente sviluppo di un‟economia speculativa (Dore 2008).

Le economie europee, pur essendo state molto penalizzate dai tracolli borsistici, sono riuscite meglio a contenere il disastro rappresentato dai fallimenti di diverse imprese e società. Ciò è avvenuto nonostante il fatto che molte di queste abbiano registrato forti diminuzioni sia della loro crescita che del loro prodotto interno lordo. La spiegazione sembra risiedere nel fatto che nel Vecchio continente è stata soprattutto la capacità dello Stato e del sistema politico di resistere contro gli interventi finalizzati alla deregolamentazione dei mercati e alle privatizzazioni indiscriminate. In Europa, infatti, rispetto agli Stati Uniti, si è meglio difeso il sistema dell‟attività pubblica, oltre alla resistenza europea contro il forte indebolimento del sistema produttivo a vantaggio esclusivo di una “nuova” finanza globale (Panizza 2009).

Così dopo circa tre decenni di deregulation finanziaria e “assenza” dello Stato, il mito della mano invisibile, il Mercato, che sì autoregola su scala mondiale si sta dissolvendo e la mano visibile si sta riprendendo la sua rivincita (Mazzei e Volpi 2010), sostenuta dalle performance

“positive” dei paesi Asiatici, che come abbiamo visto precedentemente erano stati aspramente criticati in seguito alla crisi asiatica del 1997 tanto che quei paesi cominciarono a non essere ricordati più per le eccellenti performance del miracolo asiatico bensì come esempio di crony capitalism.

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IV. 2 – L’Indonesia nella crisi finanziaria globale

Rispetto ai paesi Europei, al Giappone, alla Malesia o a Singapore, questa volta sembra che l‟Indonesia stia affrontando la crisi finanziaria globale con relativa sicurezza, cioè l‟impatto della crisi non è lo stesso di quello degli altri paesi. Questo non vuol dire che l‟economia Indonesiana sia più forte, in quanto da un‟attenta analisi fatta dal professore Faisal Basri risulta che il motivo principale di questa sicurezza è che il legame tra l‟Indonesia e gli USA non è cosi grande come quello degli altri paesi che hanno sentito di più la crisi. Tuttavia sulla base di questo legame molto blando e da uno studio comparativo con gli altri paesi si giunge alla conclusione che l‟impatto della crisi in Indonesia dovrebbe essere stato minore (Basri e Munandar 2009).

Faisal Basri ha affermato che in Indonesia, l‟impatto della crisi finanziaria globale del 2008 non è stato così grave come quello che altri paesi si sono trovati ad affrontare, per i seguenti motivi:

- l‟economia Indonesiana non ha un legame troppo stretto con il settore finanziario Americano;

- pur restringendosi, le partite correnti sono ancora in surplus;

- le fondamenta dell‟economia Indonesiana del 2007-2008 erano migliori di quelle dell‟Indonesia al momento della crisi asiatica del 1997, compresa l‟inflazione che è meglio controllata;

- il ruolo dell‟esportazione nella formazione del PIL è basso;

- le esportazioni indonesiane in USA, in Europa, e Giappone stavano già diminuendo al momento dello scoppio della crisi, mentre il mercato con i paesi emergenti e i paesi dell‟Asia sud orientale era in aumento;

- il prezzo del petrolio è sceso fino a raggiungere i 40 dollari al barile;

- la sicurezza alimentare era abbastanza assicurata;

- il settore bancario era abbastanza consolidato. Gli indicatori di salute del settore bancario erano al di sopra della media dei paesi vicini, quasi potevano essere considerati i migliori.

Per il finanziamento delle attività economiche del governo si fa affidamento sulle risorse nazionali, compreso il debito che è diventato lo strumento principale per la gestione del

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maggior parte dei debiti stranieri sono prestiti bilaterali, che si concentrano su progetti o programmi sicuri. Nel settore bancario e tra le istituzioni degli Stati Uniti sono pochi coloro che investono direttamente denaro nel settore reale, anche se per quanto riguarda il settore finanziario il ruolo degli investitori americani (in particolare gli investitori istituzionali) da un contributo significativo. In Indonesia sono abbastanza gli stock bancari e le grandi aziende controllate da investitori stranieri, soprattutto investitori americani, che se improvvisamente avessero deciso di ritirare i loro fondi, lo shock avrebbe colpito le banche collegate.

Nella gestione del conto corrente lo shock è iniziato a farsi sentire, manifestandosi attraverso una diminuzione degli afflussi degli investimenti, soprattutto per quanto riguarda gli investimenti di portfolio. I fondi esteri e le obbligazioni sono iniziati a diminuire, portando un impatto positivo sul deprezzamento del saldo del conto corrente. I segni del declino dei saldi di conto corrente cominciavano ad essere chiari già dal 2008 (tab.24 pag. 124). Se la crisi non sarà superata al più presto, per la prima volta dopo dieci anni, i saldi di conto corrente si troveranno in deficit, e inoltre il disavanzo del bilancio statale e della bilancia dei pagamenti sarà sempre più negativo. Tuttavia, la situazione attuale dell‟economia Indonesiana è migliore di quella della crisi del 1997 (tab. 25 pag. 150). Gli indicatori macroeconomici, infatti, mostrano che la posizione attuale dell‟Indonesia è migliore. Il debito estero nel 2007 è molto minore rispetto a quello del 1996. Le condizioni dell‟Indonesia sono uguali a quelle dei paesi della regione tanto che si ritiene che anche se i paesi dell‟Asia del Pacifico si sono trovati a dover affrontare la crisi finanziaria globale, ne usciranno abbastanza indenni diversamente dall‟Europa, dal Giappone e dagli altri paesi sviluppati.

In Indonesia, invece l‟inflazione è abbastanza contenuta (graf. 28 pag. 212), sebbene le pressioni inflazionistiche nel resto del mondo siano abbastanza forti, principalmente a causa degli aumenti del prezzo del petrolio. Il momento massimo dell‟inflazione si è avuto alla fine del 2004 e durante il 2005, a causa dell‟aumento del prezzo del petrolio. Al di fuori del suddetto periodo l‟inflazione indonesiana è stata abbastanza contenuta e ha subito un aumento significativo nel 2008, anche se già alla fine del 2008 è stata registrata una deflazione.

Qualora l‟economia non si surriscaldi, l‟economia dell‟Indonesia sarà più capace di resistere agli shock. La crisi si è fatta sentire in quei paesi che basano la loro economia sulle esportazioni, soprattutto verso gli USA. La “fortuna” dell‟Indonesia è che la percentuale dell‟esportazione nel PIL è abbastanza basso, circa del 25-29%, inoltre la percentuale delle esportazioni verso gli USA e verso i paesi sviluppati non è elevata, infatti, le esportazioni verso gli USA rappresentano solo 11,56% (graf. 30 pag. 214). Questa situazione non è stata la

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stessa di altri paesi, come la Malesia, la Tailandia e il Vietnam, dove la percentuale di esportazione nel PIL è quasi il doppio di quella dell‟Indonesia (garf. 29 pag. 213). Per quanto riguarda la Cina, conosciuta come uno dei maggiori esportatori, questa è riuscita ad affrontare bene e superare la crisi perché fa affidamento su un mercato nazionale immenso se paragonato a quello mondiale. Il calo del prezzo del petrolio ha aiutato l‟economia Indonesiana, anche se l‟Indonesia viene ancora classificata come paese esportatore di petrolio.

Il calo del prezzo del petrolio ha portato ad una riduzione del bilancio, ha avuto un ruolo importante nella riduzione dell‟inflazione, anche se non si è avuto un calo generale dei prezzi, mostrando che il prezzo del petrolio non è più legato ai beni di prima necessità.

Il settore agricolo non si è ancora sviluppato come si sperava e le quotazioni dei beni agricoli sono ancora in calo, sebbene la produzione alimentare sia ancora in grado di sostenere il fabbisogno alimentare della popolazione.

Il commercio mondiale è cresciuto nell‟Ottobre 2008 del 4,1%, del 2,0% nel Novembre del 2008 e del -2,8% nel Gennaio del 2009. Le tendenze negative del commercio mondiale e della crescita dell‟economia mondiale hanno avuto un impatto negativo sulla crescita delle esportazioni che è scesa dal 5,9% all‟inizio di Gennaio, al 5% alla fine di Gennaio e al 2,5%

nella prima settimana di Febbraio del 2009. Le importazioni indonesiane sono cresciute solo dell‟1%, mentre nel 2008 crescevano del 13,7%. Qualora l‟economia mondiale continui a peggiorare, questa tendenza negativa si rifletterà sulla crescita delle esportazioni indonesiane che subiranno un‟ulteriore contrazione. Infatti, per il 2010 è stato stimato, che la crescita del volume delle esportazioni sia ulteriormente calata. La maggior parte delle esportazioni indonesiane è costituita da beni primari e manufatti. L‟aspetto positivo è che la domanda di questi prodotti è meno sensibile ai cambiamenti e cioè in linguaggio tecnico low income elasticity of demand. Quindi anche se ci sarà una recessione mondiale, il volume delle esportazioni indonesiane non si contrarrà. Tuttavia, il volume delle importazioni calerà in quanto l‟Indonesia importa maggiormente beni di alta tecnologia, automobili e servizi moderni costosi, e la domanda di questi beni subirà un calo più drastico della domanda delle importazioni. Tuttavia il risultato finale per la crescita e gli equilibri esterni sono positivi.

La preoccupazione principale è che la contrazione delle esportazioni si tradurrà in grandi licenziamenti. Questa preoccupazione può essere scacciata con la massimizzazione del mercato interno. E‟ sufficiente concentrare l‟attenzione su tre prodotti: l‟elettronica, il tessile e l‟abbigliamento, comprese le calzature. Soprattutto, bisogna sradicare l‟importazione illegale. L‟associazione dei produttori ha calcolato che più della metà dei prodotti elettronici

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sono importati illegalmente. Si sospetta che una porzione altrettanto grande di importazione illegale si ha anche nell‟importazione di prodotti tessili, abbigliamento, calzature, prodotti alimentari e bibite. Inoltre bisognerebbe facilitare e aiutare gli indonesiani che si guadagnano da vivere in paesi stranieri attraverso la garanzia della tutela giuridica, in quanto insieme al settore del turismo sono due fonti molto importanti delle entrate in valuta estera, e riduttori del tasso di disoccupazione.

Per quanto riguarda il settore finanziario (tab. 26 pag. 215), questo si trova in una condizione abbastanza buona, potremmo dire ottima se paragonato al settore finanziario degli altri paesi sviluppati dove questo è più organizzato ed è caratterizzato da “un‟adeguata” sorveglianza. La percentuale del credito in sofferenza sul totale dei crediti erogati, nel periodo 1997-1999 era del 32,9%, da quanto riportato nel rapporto sull‟Indonesia, indice di una situazione estremamente negativa. Nel periodo 2007-2008, la percentuale si è ridotta fino al 3,9%.

Questa cifra rappresenta i progress impressionanti che sono stati fatti in Indonesia. Tra i paesi dell‟ASEAN, con questa percentuale così bassa l‟Indonesia è seconda solo a Singapore.

Allo stesso modo per il rischio calcolato del rapporto tra il capitale e gli investimenti, l‟Indonesia durante la crisi precedente si trovava nella posizione peggiore tra tutti i paesi, infatti, la sua percentuale era del -6,7%, mentre tra il 2007-2008 è salita fino al 20,5%, diventando il numero uno. Una prestazione altrettanto positiva si è avuta circa la capacità delle banche nella determinazione dei proventi del patrimonio totale. Nel periodo 1997-1999 la percentuale dei proventi del patrimonio totale erano del -8,7% la percentuale peggiore registrata. Tuttavia nel periodo 2007-2008, la percentuale dei proventi del patrimonio totale delle banche Indonesiane è stata del 2,7%, la percentuale migliore (Basri e Munanda 2009).

Questo sviluppo eccezionale è stato accompagnato a un‟attenzione particolare delle banche nel concedere i prestiti. Così attenta, al punto che in Indonesia l‟erogazione del credito bancario è stato tutto altro che sufficiente per spingere l‟economia nazionale. Certamente questo è un fattore positivo in quanto banche in salute e sicure, non possono diventare il mezzo di diffusione della crisi come invece è avvenuto in passato.

La crisi finanziaria globale, ha tuttavia, fornito preziosi insegnamenti, soprattutto ha mostrato come l‟Indonesia manchi di una strategia mirata e coerente nello sviluppo del settore bancario del paese, infatti sebbene il settore bancario ha fatto molti progressi, nessuna delle banche Indonesiane rientra tra le prime 20 banche al mondo (tab. 27 pag. 216).

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Tabella 25

Confronto delle condizioni macroeconomiche di alcuni paesi durante la crisi del 1997-1998 e la crisi del 2007-2009

Fonte: World Bank 2008

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IV. 4 - A middle income country

Al termine di questo primo decennio del ventunesimo secolo, l'Indonesia è emersa come un paese a medio reddito, middle-income country, economicamente forte, politicamente stabile, e con una crescente fiducia. Dieci anni fa, il raggiungimento di questo traguardo era impensabile, perché l'Indonesia stava vivendo la grave crisi economica che ha portato alla dislocazione economica di milioni delle famiglie, ad un forte aumento della povertà, ad un calo del 13 % del PIL, e ha sfiorato il fallimento del settore finanziario (World Bank 2009).

Tuttavia, come abbiamo visto la crisi economica, ha innescato lo smantellamento del precedente ordine politico, portando ad un periodo di agitazione politica, caratterizzata, da numerosi governi e dall'intensificarsi delle tensioni separatiste.

Nonostante ciò negli ultimi dieci anni, in Indonesia i sistemi fiscali e le politiche sono state trasformate. Inoltre l'Indonesia si trova anche in un passaggio demografico e geografico fondamentale. L'Indonesia è ormai un paese urbano con più del 50 % della popolazione che vive nelle aree urbane (World Bank 2009). La Banca Mondiale ha calcolato che entro i prossimi cinque anni, l‟Indonesia avrà una popolazione di 250 milioni di persone, quasi il 60

% dei quali vivrà nelle città (World Bank 2009). Al tempo stesso, i tassi di fertilità sono in declino e la percentuale degli anziani continuerà ad aumentare notevolmente. Nonostante ciò, nel prossimo decennio, secondo la Banca Mondiale, l‟Indonesia continuerà a godere di un

“dividendo demografico” dove la popolazione in età lavorativa continuerà ad aumentare rispetto al resto della popolazione (World Bank 2009). Inoltre la Banca Mondiale sostiene che, grazie ai successi ottenuti negli ultimi dieci anni, ora è possibile immaginare una nuova Indonesia, che emergerà nel prossimo decennio: un‟Indonesia in cui ogni bambino riceva l'istruzione primaria e completi l'istruzione secondaria; un‟Indonesia dove le autostrade di collegamento tra Jakarta, Surabaya e Medan forniscano l'accesso al mercato e la salvezza economica per le città e i villaggi, un‟indonesiana competitiva a livello mondiale non solo nei settori delle materie prime, ma anche nella produzione selezionata e nelle aziende di servizi, e un‟Indonesia, dove tutti gli indonesiani godano dell‟accesso ai servizi sanitari di qualità (World Bank 2009). Inoltre se l'Indonesia sarà in grado di costruire sulle solide fondamenta della stabilità macroeconomica e politica che ha stabilito finora e accelerare la crescita, garantendo nel contempo una crescita condivisa e sostenibile, ha il potenziale per diventare, nel prossimo decennio, un paese a medio reddito dinamico, competitivo e inclusivo. Tuttavia, per realizzare questo potenziale, molto resta ancora da fare. La crescita è ripartita ed è stata

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abbastanza buona, ma le infrastrutture continuano ad essere povere e il clima degli investimenti rimane debole. Livelli più elevati di crescita non si sono tradotte, come si auspicava, in riduzione della povertà, e una grande percentuale di popolazione rimane vulnerabile alla povertà. Negli ultimi cinque anni, sul fronte dell'occupazione, ci sono stati positivi segni di un‟inversione di tendenza, ma l'Indonesia è ancora indietro rispetto ai suoi

“vicini”, nella creazione di posti di lavoro non agricoli ad alto valore aggiunto (World Bank 2009). A causa della geografia e delle disparità di reddito correlate e alla scarsa qualità sanitaria, di acqua e servizi igienici e del servizio di distribuzione dell‟istruzione a livello locale, negli ultimi dieci anni, le prestazioni Indonesiane in termini di risultati di sviluppo umano sono state abbastanza irregolari nonostante l'aumento consistente della spesa pubblica.

Ci sono prove considerevoli che la qualità ambientale in Indonesia si stia deteriorando e le sue risorse naturali si siano impoverite. Quindi secondo la Banca Mondiale, i prossimi cinque anni forniscono un opportunità per l'Indonesia per affrontare queste carenze strutturali (World Bank 2009). Ma il compito non sarà facile e ci vorrà del tempo. La democratizzazione e il decentramento hanno cambiato radicalmente le strutture di responsabilità e i processi decisionali all'interno del governo. Questi cambiamenti hanno messo in luce le carenze sistemiche nei processi, nella capacità di formulazione e nell'attuazione delle politiche e hanno reso il processo di attuazione delle riforme un compito più impegnativo che richiede tempo maggiore. L‟efficacia del governo è stata limitata da una capacità e una responsabilità dei funzionari statali insufficiente e da problemi di coordinamento all'interno del governo.

Poiché elezioni altamente competitive hanno portato alla politica di coalizione a livello nazionale e in molte regioni, e una maggiore voce sulla scena politica è stata data a una vasta gamma di attori non statali, il raggiungimento del consenso su politiche critiche e sulle riforme è diventato molto più impegnativo.

I compiti che l‟Indonesia si trova ad affrontare, in qualità di economia emergenti a medio reddito, sono diventati più difficili, in parte a causa dei propria successi del passato e in parte perché il contesto economico mondiale sta cambiando rapidamente.

Questo tuttavia è un momento opportuno per l‟Indonesia per assumersi i suoi compiti, con un nuovo governo e un nuovo piano quinquennale, perché dopo aver resistito alla crisi globale, l'Indonesia si trova in una posizione più favorevole di quella della maggior parte delle economie a medio reddito. Il governo appena rieletto ha l'opportunità di attuare un ambizioso programma di sviluppo. In particolare, il Piano Nazionale di Sviluppo di Medio Termine

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(RPJM) per il periodo 2010-2014, da al governo un'opportunità decisiva per concentrarsi sulle prospettive di sviluppo per i prossimi cinque anni e gettare le basi per il prossimo decennio.

IV. 5 - Sviluppo economico

L‟economia dell'Indonesia ritornata a tassi di crescita pre crisi. Anno dopo anno la crescita è aumentata. Si prevede che l‟economia dell'Indonesia continui a crescere con queste percentuali per il resto dell'anno, portando la crescita annuale al 6 per cento nel 2010, e al 6,2 per cento nel 2011. La crescita del commercio con i partner commerciali più importanti è stata guidata da Singapore, Cina e Corea. Il prezzo del petrolio è stabile, mentre l‟indice dei prezzi dei beni non energetici, il Non-Energy Commodity Price Index, ha raggiunto il livello più alto dal settembre 2008. Tuttavia si prevede un aumento dei prezzi delle materie prime energetiche e non del 20 % nel 2010 e di un ulteriore 4 % nel 2011.

Il consumo privato stato il maggior contributore alla crescita delle spese, mentre la crescita degli investimenti rimane ferma (tab. 29 pag. 156). Le spese del governo rimangono deboli.

La percentuale di crescita annuale della spesa di investimento è ancora convalescente dopo un significativo rallentamento a fine 2008 e nel 2009, e rimane al disotto dei tassi registrati nel corso del 2007 e nella prima metà del 2008. La maggior parte degli investimenti si sono concentrati su macchine e attrezzature straniere. Il miglioramento degli investimenti dalla metà del 2009 può essere attribuito a fattori quali il prezzo favorevole del tasso di cambio per le importazioni di capitale e attrezzature, le condizioni migliori della finanza e la ripresa degli investimenti diretti esteri. Indicatori di investimenti futuri in Indonesia, come le importazioni di capitale e la produzione di cemento, restano buone. La produzione di beni non-tradable è continuata a crescere (graf. 32 pag. 218), guidata da commercio all'ingrosso e al dettaglio, dai trasporti e dalle comunicazioni, dalla finanza e dai servizi alle imprese. I tassi di crescita nella maggior parte degli altri prodotti non-tradable sono rimasti stabili. La produzione di beni tradable ha visto un leggero miglioramento, con il settore manifatturiero da guida, mentre la produzione agricola e il settore delle costruzioni sono rimasti costanti. Tuttavia i tassi di crescita sono ancora inferiori a quelli del 2007 e del 2008. Gran parte della recente ripresa nel settore manifatturiero è stata guidata dai mezzi di trasporto e dai macchinari.

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La crescita delle importazioni reali di beni e servizi sta continuato a superare quello delle esportazioni. La domanda di importazioni è stato sostenuto dal rafforzamento della Rupiah (graf. 35 pag. 221). L'aumento del valore delle importazioni è stato guidato da beni intermedi e di investimento: i macchinari, l‟elettronica, i veicoli e le materie plastiche (graf. 33 pag.

219). La ripresa delle esportazioni ha subito un rallentamento (graf. 34 pag. 220). Le esportazioni di veicoli, elettronica, gomma, e abbigliamento e calzature continuano a salire.

Le esportazioni di combustibili è in una fase di stagnazione, a causa di una pausa della domanda della Cina e dell‟India. Come conseguenza di queste tendenze, la bilancia commerciale ha subito un piccolo deficit di 100 milioni di dollari nel mese di luglio.

Come abbiamo detto si prevede che la crescita dell‟economia dell'Indonesia sia del 6,0 % nel 2010 e del 6,2 % nel 2011 (tab. 28 pag. 155). Le previsioni per il 2010 de 5,9% sono state leggermente aumentate in seguito al miglioramento delle condizioni interne e internazionali nel secondo trimestre, pur riconoscendo i rischi di un nuovo ribasso connessi con la volatilità dei mercati finanziari e le incerte prospettive di crescita. La Banca Mondiale prevede che la domanda privata contini a sostenere la crescita, compensando una riduzione della domanda esterna in quanto le importazioni superano le esportazioni. Il tasso di crescita del consumo privato dovrebbe salire, rispetto al 5,2 % del 2010 al 5,3 % nel 2011. Ciò continuerà a essere supportato da un'occupazione stabile e da un aumento dei redditi, per compensare l'aumento dei prezzi che si è avuto metà del 2010. Secondo la Banca Mondiale le importazioni continueranno ad essere guidate dalle importazioni di macchinari e capitale, guidate dalla crescita degli investimenti nazionale (World Bank 2010).

I flussi di capitali esteri dopo una caduta negativa tra la fine del 2008 e il 2009 sono aumentati. L‟inflazione è aumentata a causa della volatilità dei prodotti alimentari. Il prezzo delle spezie è cresciuto dal Marzo a Giugno 2010 del 54% contribuendo ad 1/5 dell‟aumento totale dell‟inflazione (World Bank 2010). Tuttavia questi aumenti dovrebbero essere temporanei.

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Tabella 28

Indicatori economici

Fonte: World Bank 20010

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Tabella 29

Andamento degli investimenti

Fonte: World Bank 2010

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IV. 6 - Sviluppo urbano e regionale

Negli ultimi due decenni, c'è stata una rinascita dell‟interesse nella geografia economica. I ricercatori sia nei paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo hanno lanciato una serie di studi che esaminavano il rapporto tra urbanizzazione, sviluppo economico e geografia (World Bank 2010). L‟urbanizzazione concentrate geograficamente e lo sviluppo economico vanno di pari passo. Come ha osservato la Banca Mondiale nel World Development Report del 2009, dove afferma che: “Non c‟è nessun paese che sia cresciuto fino a diventare un paese a reddito medio senza industrializzazione e urbanizzazione. Nessun paese è cresciuta fino a diventare un paese ad alto reddito, senza avere città vivaci”. Gli alti livelli di densità della popolazione, e l'accesso efficiente e a basso costo degli input produttivi, hanno permesso ai paesi di trasformarsi da paesi agrari a industriali a paesi che si basano sui servizi. Le regioni subnazionali in grado di gestire con successo la transizione da zona rurale a urbana sono in grado di far crescere rapidamente le loro economie, di far aumentare i redditi e migliorare gli standard di vita. Quelli che non riescono a farlo, tendono ad essere economicamente in ritardo e presentano forti disuguaglianze sociali.

Molti paesi hanno perseguito un serie di politiche aggressive volte a favorire una crescita più inclusiva e equilibrata geograficamente. Alcune di queste politiche sono, ad esempio, i tentativi di controllo della migrazione interna, la creazione di poli di crescita, incentivi finanziari per indurre le imprese ad individuare nelle regioni in ritardo di sviluppo, la creazione di zone economiche, o la creazione di nuove città. L'impatto complessivo di tali sforzi è molto diverso. In base all‟attenzione, Esistono due diverse politiche di sviluppo regionale, a seconda del punto su cui è focalizzata l‟attenzione:

1- la prosperità del “popolo”, che prevede l'utilizzo di strumenti di politica in settori come l'istruzione e lo sviluppo del capitale umano, o la promozione delle migrazioni;

2- la prosperità del “luogo”, che prevede di spendere le scarse risorse per costruire regioni in ritardo.

Anche in Indonesia, negli ultimi decenni, la crescita è stata accompagnata da una crescente urbanizzazione.

L‟urbanizzazione in Indonesia si è avuta negli ultimi 40 anni, e oggi l‟Indonesia è sulla buona strada per entrare, entro il 2025, nell‟ “Urban Club” dei paesi con la maggior parte della popolazione concentrata nelle aree urbane (graf. 36 pag. 160). Le Nazioni Unite stimano che entro il 2050, due terzi della popolazione Indonesiana vivrà nelle aree urbane, e tra il 2025 e

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2030, la popolazione rurale del paese in termini assoluti inizierà a diminuire. C'è una forte evidenza che l'urbanizzazione guiderà la crescita economica attraverso la formazione di agglomerati economici (UN DESA 2009). Tuttavia molti politici sono preoccupati per l‟eccessiva concentrazione della regione Metropolitana di Jakarta. Secondo quando sostenuto dalle Nazioni Unite, tra il 2010 e il 2025 la crescita della maggior parte della popolazione avverrà nelle città secondarie e più piccole (tab. 30 pag. 222). Anche se Jakarta è ancora destinata a crescere, la quota relativa di popolazione urbana totale è destinato a diminuire a causa della crescita più veloce delle città più piccole. Una tendenza importante è che le piccole città rappresenteranno quasi il 83,2 % della popolazione urbana totale Indonesiana, rispetto al 81,7 % del 2010. Ciò significa che, mentre l'Indonesia continuare ad urbanizzarsi, la concentrazione urbana si diffonde in altri centri (UN DESA 2009).

L'esperienza dei paesi in via di successo suggerisce che lo sviluppo inclusivo si raggiunge rimodellando la geografia economica senza combattere la concentrazione economica.

Secondo una prospettiva politica, ha senso collegare le regioni in ritardo di sviluppo a grandi e medie centri in crescita, per aumentare la domanda e attirare industrie che sono meno dipendenti dagli agglomerati e dalla localizzazione come l'agricoltura, la trasformazione dei prodotti agricoli, e produzione di manufatti. Se il collegamento è efficiente, le industrie potrebbero essere attratti da zone con manodopera a basso costo. In alcune zone, l'agglomerazione delle attività si può eventualmente sviluppare, portando alla creazione dei loro poli di sviluppo nelle regioni in ritardo. Le tendenze del periodo 1993-2006 dimostrare la diffusione della produzione attraverso una concentrazione decentralizzata delle attività economiche (tab. 31 pag. 223). Mentre Jakarta e Java sono ancora dominanti in termini di produzione economica, le tendenze economiche e demografiche puntano verso una maggiore impronta urbana dell‟Indonesia. Molte attività industriali, come la fabbricazione e la produzione di alimenti e bevande, si stanno già decentrando, mentre le altre produzioni rimangono ancora concentrate nei vecchi poli. Tuttavia, la tendenza più significativa è l'aumento sostanziale della quota di prodotto rappresentata dalle piccole e medie superfici urbane. Le economie di queste città sono cresciute più velocemente dei grandi agglomerati e inoltre il tasso di crescita è aumentato passando dall‟8,7 al 11,3 % nel periodo 1993-2006.

Nello stesso periodo, notevole anche la tendenza al ribasso della produzione economica dell‟area rurale che dal 48,8 % è scesa al 44,8 %. Questo modello è coerente con le tendenze registrate negli altri paesi. Tuttavia, ci sono sfide che ostacolano la competitività economica del Paese. Considerando la complessa geografia dell‟arcipelago indonesiano, la pianificazione

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regionale e lo sviluppo sono una sfida. Fornire un collegamento efficace e l‟accessibilità logistica, la mobilità commerciale e la demografica richiede la formulazione di sistemi estensivi di reti di trasporto tra le isole. Tuttavia, in Indonesia nelle grandi metropoli, la mobilità è ostacolata da una rapida motorizzazione e dagli investimenti insufficienti nei sistemi di trasporto, in particolare nel trasporto di massa. I fattori che hanno portato a questa situazione, sono stati la scarsa pianificazione e implementazione, e investimenti insufficienti nei sistemi di trasporto. Le infrastrutture sono inadeguate. Molti delle grandi città indonesiano hanno apporto di acqua e reti di distribuzione inadeguate, e un limitato trattamento delle acque reflue. Molte città e zone rurali si trovano esposte a pericoli naturali. Queste problemi alterano la competitività economica e sono di intralcio ai poveri. Attualmente, i governi nazionali e locali dedicano meno del 4% del prodotto interno lordo regionale alle infrastrutture, circa la metà di quanto è necessario per promuovere una crescita economica accelerata.

Inoltre in Indonesia il mercato dei terreni urbani è complesso, rendendo molto difficile la disponibilità di terreni per insediamenti industriali e centri commerciali, limitando la capacità di favorire la formazione di distretti industriali. L'assenza di cluster impedisce la crescita, perché le economie di localizzazione sono deboli o inesistenti. Infine, nelle città grandi e medie le imprese soffrono per la struttura spaziale inefficiente (World Bank 2010).

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Grafico 36

Previsioni della popolazione urbana e rurale 2010-2050

Fonte: UN DESA 2009

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IV. 7 - La situazione demografica

Negli gli ultimi quaranta anni l'Indonesia ha goduto di una sorta di dividendo demografico dove si ha un declino della fertilità che ha ridotto la percentuale di bambini (persone di età compresa tra 0 e 14 anni) senza un corrispondente aumento della percentuale di anziani (persone di oltre 65 anni di età). Il Rapporto di dipendenza tra bambini e anziani, a carico la popolazione in età lavorativa è costantemente diminuita da oltre lo 0,8 nel 1970 a circa 0,5 nel 2009 (World Bank 2010). Ma secondo la Banca Mondiale, questa opportunità demografica si chiuderà nel prossimo decennio, e ha calcolato che tra il 2020 e il 2025 il rapporto di dipendenza inizierà a salire, perché la percentuale di anziani nella popolazione inizierà a crescere rapidamente, compensando sia la diminuzione della percentuale di bambini sia l‟aumento dell‟età lavorativa della popolazione (World Bank 2010). Nel prossimo decennio il numero degli indonesiani di età superiore ai 65 anni dovrebbe aumentare di circa 4 milioni, che corrisponde all‟aumentato della popolazione registrato nell'ultimo decennio (World Bank 2010). Tuttavia, tra il 2020 e il 2030, il numero degli anziani salirà a 8 milioni, ed entro il 2030 la percentuale di anziani nella popolazione indonesiana costituirà circa il 10% della popolazione (World Bank 2010). Dal punto di vista demografico, quindi, il prossimo decennio sarà determinante per l'Indonesia (graf. 37 pag. 162).

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Grafico 37

Rapporto di dipendenza (1950-2050)

Fonte: World Bank 2010

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IV. 8 - La forza lavoro

La Banca Mondiale ha calcolato che, in Indonesia, nel prossimo decennio, la popolazione in età lavorativa crescerà di circa 20 milioni, ovvero circa 2 milioni all'anno, perciò sarà necessario generare un grande flusso di posti di lavoro nuovi e di buona qualità (World Bank 2009).

L‟accelerazione della riduzione della povertà dipende dalla creazione di nuovi posti di lavoro.

L'Indonesia ha registrato una crescita dei disoccupati tra il 1999 e il 2003 (graf. 39 pag 224), che ha rallentato il tasso di riduzione della povertà. L'andamento irregolare del mercato del lavoro in Indonesia continua a suscitare preoccupazioni perchè l'Indonesia rischia di cadere in una situazione di crescita della disoccupazione. Quindi per garantire che i benefici della crescita siano condivisi, la crescita economica deve tradursi in nuovi posti di lavoro.

L‟andamento dell'occupazione sta migliorando (graf. 38 pag. 165), ma la creazione di posti di lavoro è stata moderata. Il tasso di occupazione, dopo essere caduto per sei anni, dal 2006 è in rialzo. Recentemente, infatti, il tasso è aumentato da 61,5 % nel mese di agosto del 2008 al 62,1 % nel mese di agosto 2009. L‟occupazione è aumentata soprattutto tra le donne, i giovani e i lavoratori rurali. Il tasso di disoccupazione si è stabilizzato negli ultimi anni ed è sceso dall‟8,39 % dell‟agosto 2008 al 7,87 % nel mese di agosto 2009 (World Bank 2009). Questo è un segnale incoraggiante, ma tassi di disoccupazione stabili possono mascherare i problemi del mercato del lavoro: i lavoratori vengono spinti in posti di lavoro meno sicuri o con condizioni peggiori. Due dei principali indicatori della qualità del lavoro sono la quota dei lavoratori attivi non occupati nel settore agricolo (graf. 41 pag. 226) e quelli occupati nel settore formale (graf. 40 pag. 225). I lavori del settore formale sono considerati “migliori”, perché salari regolari forniscono ai lavoratori una maggiore sicurezza del reddito e hanno diritto a vantaggi aggiuntivi come stabilito dalla legge n. 13/2003 (UU 13/2003). Allo stesso modo, i lavori i settori diversi da quello agricolo sono più produttivi e offrono premi salariali più elevati per i lavoratori. Nonostante la ripresa economica in Indonesia durante il periodo 1999-2003, l'occupazione formale è scesa e i lavoratori sono stati spinti nell‟agricoltura. La qualità dell‟occupazione, tuttavia, è migliorata gradualmente dal 2003 (World Bank 2009). La creazione di posti di lavoro nel settore formale e non agricolo è rimasta ferma, infatti è aumentata rispettivamente dello 0,22 e dello 0,63 punti percentuali, da agosto 2008 ad agosto 2009 (World Bank 2009). Tuttavia le tendenze occupazionali nel mercato del lavoro in Indonesia sono stati positivi. Tuttavia, una grande percentuale della forza lavoro è informale

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(graf. 42 pag. 227). Nel 2007, il 24,1% del forza lavoro attiva era impiegata nel settore dei servizi e in lavori industriali, informalmente, mentre un altro 37,2 % lavora in modo informale nel settore agricolo (World Bank 2009). Alcuni operai preferiscono il settore informale perchè circa un quarto dei lavoratori informali guadagna di più rispetto a quello che può guadagnare in posti di lavoro formali. In media, i lavoratori del settore informale guadagnare il 30 % in meno rispetto ai dipendenti del settore formale (graf. 43 pag. 228) (World Bank 2009). Perché essi non beneficiano dalle prestazioni non salariali che i lavoratori del settore formale percepiscono, come per esempio le prestazioni mediche, il trasporto e l‟accesso al credito (graf. 44 pag. 229). Tuttavia però in Indonesia ancora l‟81% dei lavoratori del settore formale lavora senza un contratto. In media, i lavoratori del settore formale guadagnano quanto i lavoratori agricoli o non agricoli del settore informale (World Bank 2009). Essi hanno poche probabilità di ricevere i benefici non salariali associati con l'occupazione nel settore formale, compresi l‟indennità di licenziamento, la pensione, l‟accesso al credito e il trasporto(World Bank 2009). Ad esempio, due terzi dei dipendenti con contratto a tempo indeterminato e oltre la metà dei lavoratori con contratti temporanei beneficia di prestazioni mediche. Solo un quarto dei lavoratori senza contratto, invece, beneficiano di queste prestazioni. Senza una documentazione lavorativa da usare come prova i lavoratori incontrano delle barriere per accedere ai tribunali delle relazioni industriali. La legge 13/2003 ha contribuito al miglioramento della creazione di posti di lavoro “migliori”

istituendo un sistema per moderare i salari minimi che, tra il 1999 e il 2003, sono aumentati rapidamente (World Bank 2009). Allo stesso tempo, la legge rafforza i regolamenti di assunzione e il licenziamento limitando l'uso di contratti temporanei e aumentando i tassi di fine rapporto. Da allora, i costi di licenziamento in Indonesia sono stati i più alti della regione (graf. 45 pag. 230). Questo ha scatenato una polemica in quanto si ritiene che tali regolamenti dissuadano i datori di lavoro ad assumere personale.

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Grafico 38

Crescita dell’occupazione (% della popolazione in età lavorativa)

Fonte: World Bank 2009

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IV. 9 - Il servizio sanitario

Con il passaggio della legge 40/2004 sul sistema di sicurezza sociale nazionale (SJSN) nel 2004, l'Indonesia è diventato uno dei pochi paesi in via di sviluppo che si impegna a fornire copertura assicurativa sanitaria universale per tutta la sua popolazione attraverso un regime di assicurazione sanitaria pubblica obbligatorio. La legge SJSN prevede la copertura universale entro il 2020 (graf. 47 pag. 231).

I risultati in campo sanitario sono migliorati in modo significativo dal 1980, quando l'aspettativa di vita era solo di 52 anni rispetto ai quasi 70 di oggi, e circa 100 bambini su 1000 morivano prima del loro primo compleanno, rispetto ai meno di 30 di oggi. Il tasso di fecondità totale è diminuito da 4,7 figli per donna a poco al di sopra di 2. Nonostante questi impressionanti miglioramenti, i risultati dell‟Indonesia sono stati meno impressionanti di alcuni dei suoi vicini, e per alcuni risultati in materia sanitaria, come la mortalità materna, la performance indonesiana non è stata così buona come quella dei suoi vicini. Tuttavia bisogna evidenziare che il sistema sanitario è stato esteso in modo significativo negli ultimi 40 anni:

tutti hanno accesso alle cure di base attraverso una rete di 8000 Puskesmas, 22.200 Puskesmas Pembantu, e 5.800 ambulatori mobili. D'altra parte, mentre l'Indonesia ha molti meno posti letto ospedalieri per abitante rispetto ad altre paesi a medio reddito, questi letti sono scarsamente utilizzati, infatti la percentuale di utilizzo è del 60%. In termini di risorse umane nel settore sanitario, per quanto riguarda le ostetriche, queste sono disponibili in tutto il paese, ma il personale sanitario generale è rispetto al altri paesi in via di sviluppo e ancora persistono preoccupazioni sulla qualità e l'efficienza. Ci sono anche gravi carenze per quanto riguarda medici specialisti. La spesa sanitaria in Indonesia è relativamente bassa, infatti si spende solo poco più del 2% del PIL, circa la metà del livello di altri paesi con lo stesso reddito (graf. 46 pag. 168). La metà di tutta la spesa sanitaria è pubblica. Circa un terzo della spesa sanitaria deriva pagamenti delle famiglie. La sanità corrisponde a circa il 5% del bilancio statale, anche se la percentuale è in aumento in seguito all'attuazione del programma Askeskin nel 2004. Le spese sanitarie private, storicamente, ha svolto un ruolo più importante di della spesa pubblica sanitaria in termini di finanziamento della sanità. Tuttavia, questa tendenza è cominciata a cambiare a partire dal 2004 quando il governo ha introdotto l‟assicurazione sanitaria e i programmi a favore dei poveri. Si prevede che la spesa sanitaria pubblica avrà un ruolo sempre più importante. L‟assicurazione sanitaria privata volontaria non è molto sviluppata.

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