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11 - Il Piano di sviluppo Nazionale 2005-2025

Riduzione della povertà

IV. 11 - Il Piano di sviluppo Nazionale 2005-2025

Sulla base delle attuali condizioni dell‟Indonesia, delle sfide da affrontare nei prossimi venti anni, tenendo conto del patrimonio di base della nazione indonesiana, e degli obiettivi di sviluppo indicati nel preambolo della Costituzione del 1945, la visione e la missione del Piano di Sviluppo Nazionale 2005-2025 è la creazione di un‟Indonesia autosufficiente, avanzata, giusta, e prospera. Per nazione autosufficiente si intende una nazione in grado di realizzare una vita equivalente e uguale a quella delle altre nazioni avanzate affidandosi alle proprie capacità e alla propria forza. Una nazione è avanzata se le sue risorse umane hanno una identità nazionale, morale, e hanno un'istruzione di alta qualità. Una nazione giusta significa che non vi sono discriminazioni di qualunque forma, tra individui, sesso, e regioni. Una nazione prospera è una nazione che soddisfa tutte le necessità vitali e può fornire senso e significato alle altre nazioni.

Le otto missioni dello sviluppo Nazionale sono:

1. Realizzare una società morale, etica, culturale e civile, basate sui Pancasila, che mira a rafforzare l'identità e il carattere nazionale, attraverso l'istruzione che mira a formare persone che con costanza credono nel Dio onnipotente, che rispettano la legge, mantengono l'armonia interna e l'armonia tra i seguaci di religioni diverse, che praticano l‟interazione interculturale, che sviluppano la loro attività sociale, che applicano i valori culturali della nazione, e che possiedono l'orgoglio nazionale nel senso che si impegnano a consolidare i fondamenti spirituali, morali e etici della nazione.

2. Realizzare una nazione competitiva, che da grande importanza allo sviluppo delle risorse umane di qualità e competitive, aumentando la padronanza e l'uso della scienza e della tecnologia attraverso la ricerca, lo sviluppo, e la domanda verso l'innovazione sostenibile, lo sviluppo di tecnologie avanzate, infrastrutture e riforme legislative e dell‟apparato statale e rafforzando l' economia nazionale sulla base dei vantaggi competitivi di ciascuna regione attraverso lo sviluppo di legami tra i sistemi di produzione, distribuzione e i servizi di fornitura.

3. Realizzare una società democratica basata sullo Stato di diritto, che corrisponde al consolidamento delle istituzioni democratiche più forti, rafforzando il ruolo della società civile, rafforzando la qualità del processo di decentramento e di autonomia regionale;

assicurando la crescita e la libertà dei media, e le riforme della struttura legislativa e migliorando e rafforzando la legge

4. Realizzare un nazione sicura, tranquilla, e unita, che sta sviluppando la forza del TNI (Forze armate d‟Indonesia) in modo che il TNI può costruire e rafforzare se stessa cos‟ da poter essere rispettata a livello regionale e internazionale, consolidando le capacità e la professionalità del Polri (Polizia d‟Indonesia), in modo che sia in grado di proteggere le persone, di prevenire i reati, di risolvere completamente i casi penali; sviluppando la capacità di informazione dell‟intelligence di Stato e di una contro-intelligence per la creazione della sicurezza nazionale; e aumentando il grado di preparazione dei componenti di riserva, elementi portanti della difesa e contribuendo all‟industria nazionale della difesa nel sistema di difesa globale.

5. Realizzare uno sviluppo che sia equo e giusto, che migliori lo sviluppo regionale;

riducendo i divari sociali, a favore della gente, dei gruppi e delle regioni e delle aree deboli, riducendo la povertà e la disoccupazione; prevedendo la parità di accesso vari servizi, alle strutture economiche e alle infrastrutture; ed eliminando la discriminazione, anche di genere.

6. Realizzazione di un'Indonesia equilibrata e sostenibile, migliorando la gestione dello sviluppo che sia in grado di mantenere l'equilibrio tra l'utilizzo, la sostenibilità, la disponibilità e l‟uso delle risorse naturali e dell'ambiente, pur conservando le funzioni, le capacità e il comfort della vita nel presente e nel futuro attraverso l'utilizzo armonioso dello spazio per l‟insediamento umano, per le attività economiche e sociali, e per scopi di conservazione; aumentando l'uso per fini economici delle risorse naturali e dell'ambiente in modo sostenibile, migliorando la gestione delle risorse naturali e ambientali per sostenere la qualità della vita; aumentando la conservazione e l'utilizzazione della bio diversità come attività di base della sviluppo nazionale.

7. Realizzare una nazione autosufficiente, avanzate, forte, e che si basa sull'interesse nazionale, concentrarsi sullo sviluppo della vocazione marittima della nazione, attraverso lo sviluppo di scienza e tecnologia marina; tramite la gestione delle territorio marittimo nazionale per difendere la sovranità e la ricchezza della nazione, e sviluppando un‟economia marittima in modo integrato, ottimizzando l' utilizzazione delle risorse marine in modo sostenibile.

8. Realizzare una nazione, che abbia un ruolo importante nella comunità internazionale, consolidando la diplomazia Indonesiana nella lotta per l‟interesse nazionale, continuando l‟impegno della nazione nella creazione della sua identità e nel consolidamento dell'integrazione internazionale e regionale, e incoraggiando la cooperazione internazionale, regionale e bilaterale tra le nazioni, tra i gruppi, e tra le istituzioni in vari campi.

La strategia seguita per attuare la visione e la missione del piano di sviluppo prevede la divisione degli obiettivi in quattro fasi attraverso i Paini di Sviluppo Nazionale di Medio Termine, ognuno della durata di 5 anni (RPJMs). Ognuno di questi Piani di Sviluppo Nazionale di Medio Termine ha una priorità:

1. Il primo RPJM (2005-2009) era diretto a riformare e sviluppare l‟Indonesia in tutti i campi che sono mirati a creare un'Indonesia sicura, pacifica, giusta e democratica, con una popolazione sempre più prospera.

2. Il secondo RPJM (2010-2014) mira a un maggiore consolidamento della riforma in tutti i campi, sottolineando gli sforzi per aumentare la qualità della risorse umane, compresa la promozione delle capacità nel campo della scienza e della tecnologia e il rafforzamento della competitività economica.

3. Il terzo RPJM (2015-2019) punta al consolidamento di un maggiore sviluppo in maniera completa in tutti i campi, sottolineando la realizzazione della competitività economica sulla base della competitività delle risorse naturali e la qualità delle risorse umane e dalla capacità crescente nella scienza e nella tecnologia.

4. Il quarto RPJM (2020-2025) mira a realizzare una società indonesiana che è autosufficiente, avanzata, giusta e prospera attraverso l'accelerazione dello sviluppo in vari campi, rafforzando la struttura economico realizzata sulla base del vantaggio competitivo in varie regioni, supportandola attraverso la qualità e la competitività delle risorse umane (Bappenas 2010).

Conclusioni

Dopo questo percorso cercheremo ora di trarre le conclusioni e valutare se l‟Indonesia possa essere considerata uno stato sviluppista o meno e in quale misura.

Come ha affermato Leftwich, stabilire se un paese rientri nei confini della categoria degli stati sviluppisti o meno dipende dalle caratteristiche dello stato sviluppista che riteniamo fondamentali e distintive. Se si ritiene l„autonomia di sviluppo dello stato una caratteristica distintiva di questo modello, poiché, in Indonesia per la particolare complessità e le tensioni interne della coalizione di base dello stato, c‟è stata meno autonomia di sviluppo che in Corea, difficilmente possiamo collocare l‟Indonesia tra i paesi sviluppisti. Se ci concentriamo sull‟efficacia di sviluppo, emergono tre categorie: nella prima troviamo Corea, Taiwan e Singapore; nella seconda Malesia e Indonesia; e nella terza Cina e Vietnam, sebbene la Cina si stia spostando nella seconda categoria (Leftwich 1995).

Tuttavia secondo Thee si potrebbe guardare all‟Indonesia come stato sviluppista se si prende in considerazione la performance notevole della crescita economica dell‟Indonesia durante l‟Orde Baru, e l‟attenzione verso lo sviluppo economico del presidente Suharto (Thee 2008).

Nei capitoli precedenti abbiamo visto come, col passare del tempo, in Indonesia sia diventata sempre più preponderante la corruzione, infatti, a metà degli anni novanta l'acronimo KKN (Corruzione, collusione e nepotismo) è divenuto sinonimo dell‟Orde Baru. Con l‟aumento della corruzione si è avuta l‟ascesa dello “stato dei predatori” a discapito dello stato sviluppista. Infatti, Anne Booth, attenta osservatrice dello sviluppo Indonesiano durante il regime dell‟Orde Baru, ha implicitamente riconosciuto che lo stato oppressivo e corrotto dell‟Orde Baru, in particolare negli ultimi anni del regime, si è deteriorato diventando uno

“stato predatore”. Questo riconoscimento ha trovato riscontro nel paragrafo finale a

conclusione del suo libro dove ha dichiarato che “alla fine degli anni novanta, l‟Indonesia stava rapidamente raggiungendo la fase in cui apatia e accettazione delle norme dello Stato, per quanto repressivi fossero, stavano cedendo il passo alle sfide di nuove forze economiche che chiedevano la rimozione delle vestigia dei predatori dello stato” (Booth, 1998).

Alla luce di quanto esaminato ci sembra appropriato condividere la definizione di Khan e Dixon (2001), che definiscono l‟Indonesia un semi-developmental state, in quanto presenta solo alcune delle caratteristiche fondamentali dello stato sviluppista individuate da Leftwich.

Infatti sebbene in Indonesia ci sono state delle riforme agrarie, non si è trattato però, di riforme redistributive come quelle che hanno caratterizzato l‟esperienza di Taiwan e Corea del Sud. Nonostante la struttura dello stato, del sistema bancario e delle relazioni tra le imprese sia simile a quella della Corea, le dinamiche di queste relazioni sono state molto diverse, in quanto anche se si sono creati dei conglomerati molto simili ai chaebols, il controllo statale della finanza sembra essere stato influenzato molto più dalla promozione degli interessi vicini al regime che dagli obiettivi di sviluppo. Si ritiene che l‟Indonesia abbia goduto di un significativo periodo di sana gestione macroeconomica, e che abbia incoraggiato i risparmi nazionali per finanziare gli investimenti, tuttavia ha fatto eccessivo affidamento sugli IDE per finanziare la crescita. L‟Indonesia ha cercato di promuovere e incoraggiare lo sviluppo di una politica orientata alle esportazioni, ma non è riuscita a raggiungere delle performance eccezionali, perché le esportazioni sono rimaste limitate in quanto per lo più l‟Indonesia è rimasta una piattaforma di assemblaggio. Inoltre è stata posta minore attenzione alle industrie “strategiche” e la scelta dello stato di sostenere l‟industria è stata spesso determinata dal background politico. L‟Indonesia non è riuscita a bilanciare lo sviluppo agricolo e industriale, infatti l‟Indonesia dipende ancora dal settore agricolo, inoltre gli abitanti delle zone rurali non hanno raggiunto lo stesso livello di reddito e di uguaglianza dei paesi dell‟Asia Nord Orientale (Putzel 2002). Khan definisce l‟Indonesia un semi-developmental state, soprattutto perchè si colloca a metà tra gli stati dell‟Asia meridionale caratterizzati da un modello di “accumulazione che ritarda la crescita” e tra gli stati dell‟Asia Nord Orientale caratterizzati da un modello di “accumulazione che stimola la crescita”. Come per gli stati sviluppisti dell‟Asia Nord Orientale anche l‟Indonsia ha schiacciato e indebolito la società civile.

Come tutti gli stati, anche lo stato sviluppista non è statico. Cambiamenti nelle strutture socio-economiche, nelle politiche e nell‟ambiente internazionale producono cambiamenti nelle coalizioni delle elité e nelle idee, negli interessi e nelle istituzioni, sia interne che straniere.

Una combinazione di successo economico, di differenziazione strutturale, pressioni esterne e liberalizzazione politica può indurre a un cambiamento sostanziale dello stato sviluppista, come è avvenuto in Corea (Moon 1988). In altri, l‟urgenza dello sviluppo può indurre solo alla liberalizzazione economica, rafforzando nel contempo l‟autonomia e la coerenza dello stato sviluppista e specialmente la sua burocrazia economica, come avvenuto in Cina (Howell 1993). Altrove come in Indonesia, il calo delle entrate dello stato, l‟aumento delle pressioni internazionali e l‟espansione del ruolo del capitale locale e straniero possono minare l‟egemonia dei burocrati politici e la direzione dell‟economia nazionale, e allo stesso tempo rafforzano l‟influenza degli interessi privati economici nella società civile (Robison 1992).

Come abbiamo visto, nonostante questo difficile periodo dovuto alla crisi finanziaria globale, le attuali condizioni economiche dell‟Indonesia e le prospettive economiche di breve termine, mostrano che la strategia di sviluppo immediata in Indonesia e le priorità sono mirate ad aumentare i tassi di investimento, migliorando il clima degli investimenti, elevare gli standard di vita della popolazione indonesiana che sono ancora bassi, ridurre la povertà, migliorando i beni pubblici primari, ampliando e migliorando l'istruzione a tutti i livelli e migliorando le infrastrutture fatiscenti. Tuttavia i sogni di grandezza nazionale costruendo “industrie hi-tech strategiche promosse da uno stato sviluppista” non sembrano essere state abbandonate perchè per il momento non è ancora prevista una diminuzione dell‟intervento statale nell‟economia, infatti, l‟obiettivo primario del governo è ancora quello della crescita economica, sebbene il governo affermi di voler raggiungere una crescita equa e inclusiva. Tuttavia la vita dello stato sviluppista sarà complicata dai passi, seppure incerti, che si stanno facendo per un maggior coinvolgimento della società civile e una maggiore libertà di stampa, ma è ancora troppo presto per affermare con sicurezza che lo stato sviluppista in Indonesia non ha un futuro.

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