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Il ricordo che non muore

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Academic year: 2022

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Il ricordo che non muore

Postfazione di Stefania Ignazzitto

Un giorno, riflettendo sul passato, mi venne in mente Linda. Mi ricordai di quando da piccoli a casa sua ci preparava la merenda, mentre mi mostrava orgogliosa il suo amico peloso, il suo gatto, sorridendo all’esistenza. Perché il ricordo più vivo che ho di lei è legato al suo sorriso disarmante.

Occhi immensi, talvolta malinconici a causa di quelle giornate che non andavano come desiderava.

Linda è stata un’altra mamma per me, oltre che un’amica. Sono cresciuta pensando che avesse una formula magica per affrontare le difficoltà. Non ricordo che si sia mai arresa. Amava la vita incondizionatamente, si appassionava allo sport e ammirava la natura. Aveva un legame intenso con gli animali e, più di ogni altra cosa, con i suoi figli.

Quando si ammalò non ci volevo credere. Non era possibile, Linda era una roccia ai miei occhi. Così, decisi di conservare nella mia mente la memoria della donna unica che avevo imparato a conoscere con gli anni, senza che il tempo potesse modificare i miei ricordi.

Parole dagli Occhi

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I racconti di questo libro descrivono appieno sentimenti forti come l’amicizia, il ricordo e la solitudine.

Sensazioni che accompagnano ognuno di noi nella quotidianità, nell’essere talvolta troppo fragili e sensibili alle tempeste. Linda ha attraversato le fasi più ardite: è stata un’amica sincera e fedele per chi le è stata accanto, ha affrontato la consapevolezza dei ricordi che l’hanno resa reattiva nei confronti del dolore, e si è scontrata con la solitudine, perché spesso la malattia non lascia scampo neppure all’anima.

I protagonisti delle storie narrate sembrano transitare su binari differenti, ma frugando fra i dettagli, si scorge una similitudine, talvolta inquietante, tra una storia e l’altra. Interpreti di frammenti esistenziali profondi, lontani gli uni dagli altri dalla mediocrità di un giudizio troppo affrettato, vicini dalla fragilità dell’essere se stessi nell’abbandono.

Quando ho letto i racconti ho pensato: “Cosa scorre nella mente di un malato di SLA?” Una persona sofferente che mantiene le sue doti cognitive intatte, mentre i muscoli smarriscono il controllo.

Donne e uomini che vivono momenti di gioia, gocce di felicità, e istanti di disperazione.

E sorrisi profondi, talvolta ingenui, dettati dalla coscienza di dover godere di ogni attimo, senza barriere.

Penso che Linda non avesse rimpianti, ha saputo

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trarre beneficio dalla sua realtà, ha saputo dedicarsi alla sua famiglia, alle sue passioni, alla sua persona, incondizionatamente, e credo che stia ancora sorridendo ovunque si trovi.

Minuit, la gatta che suscita ammirazione, presente in uno dei racconti, incarna interamente la fatica del nostro essere UMANI, perché apparentemente incurante del dolore che attanaglia la sua padrona, è essa stessa afflitta dal trascorrere incessante del tempo.

E poi c’è l’intensa amicizia di Carla e Luigi, l’ammirazione di Anna per una signora all’apparenza “senza chiara identità”, Andrew e Megan, lontani a causa del troppo lavoro di lui, ma complici grazie ad un amore incondizionato, e infine i meravigliosi anni ’80, ricchi di sogni e aspettative per il futuro.

Le storie non si concludono qui. Continuano a vivere nelle espressioni di chi guarda oltre, di chi osserva il particolare, scorgendo all’orizzonte dei chiari segnali di aiuto. Un richiamo dettato dagli occhi di chi non ha nient’altro che quelli per esprimere i propri pensieri nel vuoto di una stanza.

Riflessioni guidate da un computer che legge la profondità dell’animo e ne riproduce l’essenzialità, senza fronzoli.

Il carattere di Linda si esprime in ognuno dei protagonisti citati, testimone delle mille sfumature che ci legano e ci accomunano.

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“Io non ho resoconti da fare, la mia vita è diventata piatta e uguale, che sia Capodanno o Natale. La Linda che conoscevate non esiste più, ora è rimasta solo l’ombra della Linda di una volta, che vive attraverso le vite degli altri per colpa di una malattia bastarda che piano piano ti leva tutto, anche la dignità.

Ma basta parlare di questo, oggi deve essere un giorno allegro.”

Linda

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