CONSEGUENZE PRIMA GUERRA MONDIALE
Europa
Il trattato di Versailles
I paesi vincitori della guerra puntarono subito ad avere i massimi vantaggi a scapito degli sconfitti. La Francia infatti voleva imporre condizioni durissime alla Germania. Con l'armistizio di Réthondes (11 novembre 1918) infatti la Germania doveva consegnare l'armamento pesante, gli automezzi, tutti i sommergibili, parte della flotta e del materiale ferroviario ai vincitori. Le truppe furono disarmate, la riva sinistra del Reno evacuata. Inoltre la Germania si vide costretta a cedere tutti i suoi possedimenti coloniali . Tutto ciò andava a favorire la Gran Bretagna che voleva eliminare la concorrenza tedesca sui mari e sulle colonie, ma non voleva annientare la Germania come nazione. La posizione francese era invece più intransigente. Essa mirava a diventare l’unica grande potenza continentale , su questo punto il primo ministro francese Clemenceau indica l’obbiettivo dei francesi come quello di distruggere i progressi della Germania attraverso riduzioni territoriali e la distruzione del suo sistema economico. Questa grande volontà di rivincita espressa da Clemenceau esprimeva anche la grande paura e insicurezza dovute alle invasioni delle truppe tedesche avvenute nel 1870 che avevano devastato la Francia.
La Francia prevalse e così venne firmato il trattato di Versailles il 28 giugno 1919 . Esso attribuiva alla Germania la responsabilità del conflitto e il dovere di ricostruire. Le condizioni di pace furono molto dure:
● Condizioni politiche:
1. I confini tedeschi vennero ridisegnati, questo provocò la perdita del 13% dei territori e del 10% della popolazione.
2. L’Alsazia e la Lorena vennero restituite alla Francia.
3. La Renania fu occupata dagli alleati (come garanzia del pagamento delle riparazioni).
4. Parti di territorio furono cedute anche a Belgio, Danimarca e Cecoslovacchia 5. L’area industriale dell’Alta Slesia fu
assegnata alla Polonia (repubblica nel 1918) che prese anche parte dei territori della Prussia occidentale. La Prussia orientale rimase alla Germania però separata dal “corridoio di Danzica”.
Questo corridoio era una parte di territorio che venne dato alla Polonia per avere uno sbocco sul mare.
● Condizioni economiche:
1. La somma per le riparazioni economiche fu fissata a 132 miliardi di marchioro, una somma enorme che la Germania avrebbe dovuto pagare in 30 anni . Questa somma comprendeva non solo la ricostruzione ma anche il pagamento delle pensioni di guerra.
La politica di Clemenceau non riuscì comunque a stabilire un ordine europeo stabile e duraturo e pose le basi per futuri conflitti con la Germania che sarebbero poi sfociati nella Seconda guerra mondiale.
I risultati del trattato mostrarono comunque che l’ Europa era ancora il centro degli equilibri mondiali, mentre gli Stati Uniti esercitavano solo un ruologuida grazie al loro isolazionismo, infatti, nel 1918 votarono contro la partecipazione alla Società delle nazioni che lo stesso presidente americano Wilson aveva promosso.
Il trattato di SaintGermain: spartizione impero austroungarico
La spartizione dell’Impero austroungarico fu regolata a SaintGermain (10 settembre 1919) e poi in particolare l’Ungheria a Trianon (4 giugno 1920). L’Austria fu considerata responsabile del conflitto quanto la Germania e fu anch’essa punita:
● L’impero fu smembrato, ridotto a poco più di una regione
● Dovette cedere i territori della Boemia e Moravia alla Cecoslovacchia, la Galizia alla Polonia, Sudtirolo, Trentino e Istria all’ Italia, Carinzia e Carniola alla Iugoslavia, un nuovo regno serbocroatosloveno
La Iugoslavia ottenne anche con il trattato di Neuilly (1919) la Macedonia orientale e la Bulgaria. L’ Ungheria invece, divenuta stato indipendente fu privata di vasti territori come la Slovenia (alla Iugoslavia), la Slovacchia (alla Cecoslovcchia) e la Transilvania (alla Romania).
La creazione di questi nuovi stati (Polonia, Cecoslovacchia, Iugoslavia, Ungheria) portò a nuovi problemi, infatti grazie al principio di nazionalità venivano create nuove minoranze nazionali e quindi nuovi scontri (richieste di autonomia e indipendenza)
TRASFORMAZIONI TERRITORIALI
I cinque trattati della Conferenza di Parigi cambiano la geografia europea: vi è il ridimensionamento dei sconfitti e soprattutto della Germania.
L'Europa ne esce frammentata, soprattutto nella zona del Danubio, e vengono creati nuovi stati: Cecoslovacchia, Polonia, Jugoslavia, Ungheria.
IL TRIONFO DELLA DEMOCRAZIA
La vittoria degli alleati sembra essere la vittoria delle democrazie sugli imperi e sui regimi autoritari. Anche in Germania e in Austria subito dopo la guerra viene proclamata la repubblica. In molti paesi vengono varate riforme democratiche:
In Inghilterra sono eliminate le ultime eccezioni al suffragio universale;
In Francia il governo Clemenceau fa votare la giornata lavorativa di otto ore.
E' la fine della diplomazia segreta ritenuta responsabile della grande guerra. Oltre a ció, il primo dopoguerra segna anche la grave crisi dello stato liberale
PROBLEMI ECONOMICI
La grande guerra lascia il suo carico di milioni di morti, mutilati, invalidi, che incidono sull'economia privandola di produttori e di consumatori; facili sono le epidemie anche a causa della denutrizione; gravissima ed estesa è la disoccupazione. Il sistema agricolo è ovunque in situazioni sgradevoli. Pesantissimi i debiti di guerra degli alleati verso gli USA.
Ancora più grave è la situazione per i paesi sconfitti, cui sono state addebitate enormi riparazioni.
RIVOLGIMENTI SOCIALI
Stravolti, rispetto all'inizio della guerra, appaiono: l'ordine sociale e i rapporti fra le classi.
Forti sono le agitazioni sociali: ondate di scioperi, occupazione di terre e fabbriche sempre più frequenti. Vi è una ripresa dell'attività sindacale e dell'azione dei partiti socialisti anche per l'influenza e l'esempio della rivoluzione sovietica. In questo periodo si vanno formando anche vari partiti comunisti legati a quello di Lenin. Tutto ciò, se inizialmente sembra portare a qualche conquista, provoca ben presto la reazione della borghesia e della classe dirigente che temono la bolscevizzazione. Tale reazione assumerà anche aspetti violenti che, come nel caso italiano, porteranno in un breve arco di tempo dal cosiddetto "biennio rosso"
all'avvento del fascismo.
Gli ex combattenti, reduci dalla guerra stentano a reinserirsi nella vita civile e sentono sempre più l'inutilità del loro sacrificio. Su tale malcontento faranno leva il fascismo ed il nazismo. La guerra ha creato inoltre nuovi ricchi e nuovi poveri. Fra i primi vi sono fabbricanti d'armi, speculatori, fornitori dell'esercito. E infine la guerra ha anche portato al lavoro femminile e ha contribuito indirettamente alla conseguente emancipazione della donna.
CONSEGUENZE POLITICHE
Prima della guerra la filosofia liberale e liberistica riduceva i compiti dello stato a settori limitati: assicurare le libertà individuali, mantenere l'ordine, amministrare la giustizia, gli affari esteri e la difesa nazionale. Quindi, il potere statale doveva astenersi dall'intervento in campo economico, che dipendeva invece dall'iniziativa privata. La guerra ha obbligato tuttavia lo stato ad assumere la direzione dell'economia. Esso ha dovuto regolare la produzione e mobilitare tutte le risorse economiche. Dunque la guerra ha inciso e continua ad incidere profondamente sulle relazioni fra potere pubblico e iniziativa privata.
I RAPPORTI TRA L'EUROPA E IL MONDO
La guerra ha modificato anche le relazioni intercontinentali. Nel 1914 l'Europa possedeva un'egemonia incontrastata sul pianeta. Da creditrice, l'Europa è diventata debitrice (specie verso gli USA). La rapida ascesa di alcuni paesi come gli USA e il Giappone, è testimoniata dal fatto che essi si vanno appropriando di vasti mercati. Altri paesi, nel periodo del 191418, sono stati costretti a fare a meno dei rifornimenti industriali europei. Ciò ha dunque portato all'avvio di una loro autonoma industrializzazione.
CONSEGUENZE CULTURALI
L'Europa scopre la sua fragilità. L' "orrendo macello" ha gettato un'ombra sull'ottimismo che aveva caratterizzato i due secoli precedenti (e la loro idea di progresso), sulla fiducia in una società migliore, più libera e più giusta. Nasce la società massificata (le masse sono state le indiscusse protagoniste della guerra) e tecnologica (nuovi mezzi di comunicazione, di
trasporto, di produzione industriale).
CONSEGUENZE FUORI DALL’EUROPA Imperi coloniali
Le conseguenze della Prima guerra mondiale si fecero sentire in tutto il mondo. Questa causò tensioni sociali, conflitti etnici e negli imperi coloniali , prima dominati dalle potenze europee, una nuova consapevolezza dei propri diritti . Iniziano quindi a formarsi, anche nei paesi colonizzati, movimenti nazionalistici che porteranno ad un processo di decolonizzazione e alla richiesta dell’indipendenza.
Nazionalismo arabo
Uscite dalla guerra come vincitrici Francia e Gran Bretagna tentarono di allargare i loro imperi coloniali e svantaggio degli sconfitti. Con il trattato di Sèvres (1920) infatti esse si spartirono i territori dell’Impero ottomano in Medio Oriente e in Nord Africa trasformandoli in aree semicoloniali sotto il loro controllo, attraverso dei “ mandati” concessi dalla Società delle nazioni.
Proprio questi mandati fecero esplodere un forte nazionalismo arabo che portò i Paesi arabi a rivendicare una “ nazione araba ”. Quest’idea era nata proprio grazie alla guerra e allo scambio di idee che aveva provocato dall’incontro con i modelli europei.
Indipendenza della Turchia
Il primo segnale del fallimento a cui le due potenze sarebbero andate in contro si ebbe proprio in Turchia dove già da tempo esisteva il movimento dei Giovani turchi. Essi si ribellarono al trattato di Sèvres e scatenarono, poi vincendo una guerra d’indipendenza , sotto la guida di Mustafa Kemal (18801938). Kemal dopo aver riconquistato i territori dell’Anatolia attraverso delle repressioni, nel 1923 proclamò la repubblica. Represse nel sangue anche la rivolta dei curdi, che chiedevano l’autonomia.
La nuova repubblica turca si basò su:
● Istruzioni laiche e moderne: suffragio universale e separazioni tra stato e religione
●
● Repressione brutale dell’identità musulmana e delle minoranze etniche
Questo portò ad una occidentalizzazione della Turchia, sotto un regime nazionalista e molto autoritario.
Egitto, Iraq, Arabia Saudita e Libia
Anche in Egitto, Iraq e Arabia Saudita si svilupparono movimenti indipendentisti e nazionalisti che riuscirono a formare stati indipendenti , sui quali Francia e Gran Bretagna potevano svolgere solo un controllo economico.
In Palestina invece iniziava un lungo conflitto tra nazionalisti arabi , inglesi e coloni ebrei (questi avevano iniziato una grande ondata migratoria proprio dalla fine dell’1800 con il movimento sionista).
In Libia invece a causa dell’occupazione fascista , che soppresse le autonomie concesse e mise in atto una rioccupazione militare del territorio . La resistenza e la lotta fu intensa ma alla fine le forze militari italiani repressero tutte le rivolte nel 1931.
India: lotta per l’indipendenza
La difficoltà delle potenze europee di mantenere saldi i loro imperi coloniali non si manifestò solo in Medio Oriente e Nord Africa ma in tutta l’Asia.
In India l’ Inghilterra aveva promesso l’ autogoverno, sia per favorire la presenza degli indiani in guerra sia per calmare il nazionalismo (sentito soprattutto dei religiosi induisti).
Dopo la guerra però gli inglesi iniziò una stagione di repressioni e violenze , tra cui il massacro di Armatsar in cui le truppe inglesi aprirono il fuoco sulla folla inerme provocando 379 morti e più di mille feriti.
Gli inglesi oltre che sulla violenza e sulla repressione puntavano anche sulla conservazione del sistema delle caste . Questo infatti divideva la popolazione in 4 categorie: religiosi, guerrieri, mercanti/artigiani e servi. A queste si aggiungevano anche i senza casta cioè gli intoccabili. Le caste venivano attribuite in modo ereditario e non era possibile cambiare casta, non erano neanche consentiti matrimoni tra persone di caste diverse. Questo sistema aiutava il governo britannico in quanto divideva la società in ceti superiori borghesi e in ceti inferiori avrebbe indebolito le rivendicazioni del Partito del congresso (fondato nel 1885) che lottava per l’indipendenza.
Le cose cambiarono quando Mohandas K. Gandhi (18691948) prese il comando del partito nazionalista indiano. Egli cercò di rendere le caste comunicanti, promuovendo la
“nonviolenza” e la disobbedienza civile . In questo modo riuscì a raccogliere molte persone con lo scopo della libertà e dell’indipendenza. Davanti a questa grande mobilitazione la Gran Bretagna fu costretta a fare delle concessioni ( Governament of India Act, 1935) come: l’allargamento del suffragio , l’autonomia amministrativa , la forma federale , anche se finanze e politica estera restavano sotto il governo inglese.
Cina
In Cina dopo la caduta della dinastia manciù e la successiva instaurazione della repubblica (1912) e in preda alla guerra civile, dopo che Francia e Gran Bretagna non gli avevano riconosciuto il ruolo di vincitrice (cosa che era invece avvenuta con il Giappone) si scatenò il
nazionalismo. Infatti nonostante avesse partecipato alla guerra dalla parte dell’Intesa, gli erano stati privati i diritti sulla regione dello Shantung a vantaggio del Giappone. I gruppi nazionalisti (tra cui aderì anche Sun Yetsen fondatore della repubblica) reagirono a puntarono a mirarono a trasformare le basi economiche e sociali della Cina, dove molti operai erano sfruttati da industrie straniere e molti contadini erano schiavi. A questo movimento si aggiunse il marxismo, necessario per riformare l’economia. Per questo Sun Yetsen fondò il Guomindang, il partito nazionalista e nel 1921 fu rieletto.
Nazionalisti e comunisti in Cina
Il Partito nazionalista si basò sul modello del partito bolscevico russo e in contatti tra i due governi si facevano sempre più stretti e cordiali. Così nel 1921 nacque il Partito comunista cinese. Mao Zedong (18931976) ne divenne capo. Gli obbiettivi di comunisti e nazionalisti erano diversi: i primi volevano la rivoluzione sociale mentre gli altri volevano l’unificazione nazionale . Le contraddizioni tra i due partiti spuntarono dopo la morte di Sun Yetsen nel 1925, che faceva da mediatore tra i due partiti. I movimenti popolari comunisti furono repressi dalle forze armate nazionaliste , guidate dal successore di Sun Yetsen, Chiang Kaishek (18871975). Sostenuti da Usa e Gran Bretagna i nazionalisti riuscirono ad unificare il paese, nel 1928 e a porre le basi per uno sviluppo economico.
Giappone
Alla fine della guerra il Giappone era una delle grandi potenze mondiali. Il sistema politico si stabilizzò e venne introdotto il suffragio universale maschile (1925 che estendeva il diritto di voto agli uomini di età superiore a 25 anni). In questo modo nacquero:
● Le prime organizzazioni operaie (di stampo occidentale)
● Nuovi movimenti razionali a sfondo nazionalistico
● Società segrete basate sull’idea dell’eroismo personale dei guerrieri samurai
Il Giappone aveva conquistato questo grande successo grazie ad una crescita costante sia dal punto di vista demografico sia da quello economico. Esso infatti era passato dal contare 45 milioni di abitanti nel 1900 ai 55 del 1920, arrivando agli oltre 73 nel 1940. Sul piano economico invece c’era stato un grande sviluppo industriale , accelerato anche dalla
guerra, che aveva portato tra 19151919 ad un incremento della produzione del 400% . Per continuare in questa direzione di progresso si privilegiarono gli investimenti statali e le spese militari. Restarono però altri problemi, il paese era povero di materie prime e terreni coltivabili per questo era necessario importare tutto. Era quindi necessario attuare un politica estera espansionistica, destinata ad aumentare le esportazioni
Negli anni successivi alla guerra l’ espansione commerciale e territoriale avvenne in modo pacifico. La conferenza di pace del 1919 aveva affidato al Giappone le isole tedesche del Pacifico e anche sullo Shandong, una regione cinese prima controllata dalla Germania. In questo modo oltre ad ottenere nuovi territori aveva anche legittimato i suoi conflitti contro la Cina. Tuttavia però, anche se con tutti questi nuovi territori e con un costante sviluppo, il Giappone non tenne il passo di Inghilterra e Stati Uniti e così diventò, grazie alla sua flotta, la terza potenza navale del mondo.
Russia
Creazione dell’ URSS
Nel 1921, una volta sconfitte le forze controrivoluzionarie ed eliminato il pericolo delle aggressioni straniere, il regime comunista poté finalmente aprire una nuova fase di stabilizzazione interna, che si tradusse nell’ abbandono dell’economia di guerra. Il gruppo dirigente bolscevico (maggioranza del Partito operaio socialdemocratico russo, costituitasi durante il secondo congresso a Londra nel 1903 e avente come capo Lenin, era formato da rivoluzionari di professione ed era caratterizzato da una disciplina di tipo militare) cominciò ad attuare una Nuova Politica Economica (Nep) con la quale voleva far convivere i principi del socialismo con la crescita di libere forze economiche nelle campagne, nel commercio e nella piccola industria. Inoltre fu istituita l’Unione delle repubbliche socialiste sovietiche (Urss) che costituivano un diverso assetto istituzionale federale. In Questa nuova struttura le altre repubbliche avevano i medesimi diritti della Repubblica Russa.
Durante gli anni venti l’Urss ebbe i primi riconoscimenti diplomatici e la sua sopravvivenza era dovuta alla ripresa economica. Così lo Stato Sovietico si aprì e si affermò come principale punto di
riferimento della rivoluzione mondiale. La finalità che Lenin proponeva ai bolscevichi era la “Rinascita dell’Internazionale
socialista” e questa Terza Internazionale avrebbe dovuto organizzare e guidare un nuovo movimento rivoluzionario mondiale prendendo dalle precedenti solo gli elementi migliori:
dalla prima, lo spirito intransigente e religioso e dalla seconda, il senso dell’organizzazione.
Diversamente dalle altre invece doveva rifiutare il parlamentismo e l’inclinazione al
compromesso. Questo si mise in pratica con la nascita del Partito comunista tedesco nel 1918. Approvando il carattere mondiale del processo rivoluzionario da loro aperto, i bolscevichi intendevano costruire un “partito internazionale dell’insurrezione”.
Stati Uniti
I quattordici punti di Wilson
La guerra si era conclusa con un disastro sia sotto l’aspetto delle 9 milioni di vite perdute, sia per il crollo di grandi imperi che avevano portato alla modifica dell’intero aspetto geopolitico del vecchio continente. L’Europa tutta doveva riprendersi e alle conferenze di pace la
soluzione di Lenin, “pace senza annessioni e senza indennità” era l’unica, e per cui anche la più approvata. Anche per rispondere al pacifismo europeo il presidente americano Wilson, già dal 1918 aveva presentato i Quattordici punti sui quali doveva fondarsi il ristabilimento dell’equilibrio internazionale. Fra questi punti c’erano la soppressione delle barriere
economiche fra gli stati e la libertà di navigazione in tutti i mari, l’attuazione di un disarmo generale, la composizione delle rivendicazioni coloniali e lo sviluppo autonomo dei popoli dell’Impero austroungarico e dell’Impero ottomano seguendo il principio
dell’autodeterminazione delle nazionalità. Il quattordicesimo punto prevedeva il rispetto dell’indipendenza territoriale e politica di tutte le formazioni statali e questo doveva essere garantito da un nuovo organismo sovranazionale, la Società delle nazioni.
Inizio della crisi
Gli Stati Uniti dopo la Prima Guerra Mondiale erano diventati la prima potenza mondiale.
Negli anni venti la produzione industriale crebbe a dismisura, i prezzi si abbassarono, i beni che prima erano considerati di lusso ora potevano essere acquistati da tutti. Si viveva in un
grande benessere. Nonostante questo l’intolleranza dilagava: gli immigrati venivano considerati con disprezzo, i socialisti erano perseguitati, il razzismo era radicato nella società. Il Ku Klux Klan, un gruppo razzista violento, si macchiò in quegli anni di gravi crimini contro i neri, i comunisti, i cattolici, gli ebrei, gli stranieri.
Poiché si riteneva che molti delitti fossero compiuti a causa dell’alcool, fu approvata la legge sul proibizionismo, che vietava di produrre, vendere e consumare alcolici, ma in questo modo si sviluppò il contrabbando dell’alcool, gestito dai gangster.
La situazione di benessere degli anni venti era dovuta anche alla grande quantità di beni venduti ai Paesi europei, che contavano sugli Stati Uniti per risollevarsi dalla distruzione della guerra. Quando, però, l’Europa cominciò a riprendersi, la richiesta di beni diminuì, i prodotti statunitensi rimasero invenduti e si ebbe una forte crisi (1929). Nel 24 ottobre 1929 (giovedì nero) si ebbe il crollo della borsa di New York, che ha sede in Wall Street. Questa Borsa era diventata la sede di movimenti speculativi di grandi dimensioni che non erano sottoposti né a freni né a controlli. Così si determinò la diffusione di atti molto pericolosi, come l’acquisto delle azioni a credito che alimentò la formazione di una “economia di carta”.
Questa crisi continuò fino al 1932 e ben presto arrivò anche in Europa, favorendo la nascita delle dittature.
Il New Deal
Nel 1932, venne eletto presidente degli USA Roosevelt. Egli trovò una soluzione alla crisi con un programma chiamato New Deal (nuovo corso). Roosvelt impose l’intervento diretto dello Stato nell’economia del Paese.
Iniziarono grandi lavori pubblici che diedero lavoro a centinaia di migliaia di persone e nel contempo arricchirono il Paese di vie di comunicazione, centrali elettriche, porti, rilanciando l’economia.
Con il New Deal, anche se indirettamente, l’intolleranza diminuì e gli USA divennero rifugio per tutti coloro che in Europa erano perseguitati dalle dittature.
Fonti:
La conoscenza storica de Bernardi, Guarracino I saperi della storia de Bernardi, Guarracino Alla ricerca del presente F. Bertini
Fonti immagini:
https://it.wikipedia.org/wiki/Corridoio_di_Danzica