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CONSEGUENZE PRIMA GUERRA MONDIALE

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Academic year: 2022

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CONSEGUENZE PRIMA GUERRA MONDIALE 

 

Europa   

Il trattato di Versailles 

I paesi   ​vincitori della guerra puntarono subito ad avere i       ​massimi vantaggi a scapito degli          sconfitti. La    ​Francia infatti voleva imporre condizioni durissime alla      ​Germania​. Con    l'​armistizio di Réthondes (11 novembre 1918) infatti la         ​Germania doveva consegnare      l'armamento pesante, gli automezzi, tutti i sommergibili,       ​parte della flotta e del materiale        ferroviario ai vincitori. Le truppe furono disarmate, la riva sinistra del Reno evacuata. Inoltre        la Germania si vide costretta a       ​cedere tutti i suoi possedimenti coloniali      ​. Tutto ciò andava a          favorire la   ​Gran Bretagna che voleva       ​eliminare la concorrenza tedesca sui mari e sulle        colonie, ma non voleva annientare la Germania come nazione. La       ​posizione francese era      invece più   ​intransigente​. Essa mirava a diventare         ​l’unica grande potenza continentale      ​,  su questo punto il primo ministro francese       ​Clemenceau indica l’obbiettivo dei francesi come        quello di    ​distruggere i progressi della Germania attraverso riduzioni territoriali e la        distruzione del suo sistema economico. Questa grande volontà di rivincita espressa da        Clemenceau esprimeva anche la grande paura e insicurezza dovute alle invasioni delle        truppe tedesche avvenute nel 1870 che avevano devastato la Francia. 

La Francia prevalse e così venne firmato il       ​trattato di   Versailles   il 28 giugno 1919    ​. Esso    attribuiva alla Germania la responsabilità del conflitto e il dovere di ricostruire. Le condizioni        di pace furono molto dure: 

 

● Condizioni politiche​: 

1. I ​confini tedeschi vennero     ​ridisegnati​, questo provocò la perdita del 13% dei        territori e del 10% della popolazione. 

2. L’Alsazia​ e la ​Lorena​ vennero restituite alla ​Francia. 

3. La Renania fu occupata dagli alleati (come garanzia del pagamento delle        riparazioni). 

4. Parti di territorio furono cedute anche a Belgio, Danimarca e Cecoslovacchia  5. L’area industriale dell’Alta Slesia fu         

assegnata alla Polonia (repubblica        nel 1918) che prese anche parte        dei  territori  della  Prussia  occidentale. La Prussia orientale        rimase  alla  Germania  però  separata dal “corridoio di Danzica”.         

Questo corridoio era una parte di        territorio che venne dato alla          Polonia per avere uno sbocco sul        mare. 

       

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● Condizioni economiche​: 

1. La somma per le        ​riparazioni economiche fu fissata a 132 miliardi di        marchi­oro, una somma     ​enorme che la Germania avrebbe dovuto pagare in        30 anni  ​. Questa somma comprendeva non solo la ricostruzione ma anche il        pagamento delle pensioni di guerra. 

 

La politica di Clemenceau       ​non riuscì comunque a stabilire un ordine europeo stabile e        duraturo e pose le basi per       ​futuri conflitti con la Germania che sarebbero poi sfociati nella        Seconda guerra mondiale​. 

I risultati del trattato mostrarono comunque che l’      ​Europa ​era ancora il     ​centro degli equilibri      mondiali​, mentre gli      ​Stati Uniti esercitavano solo un ruolo­guida grazie al loro        isolazionismo, infatti, nel 1918 votarono         ​contro la partecipazione alla       ​Società delle nazioni      che lo stesso presidente americano ​Wilson​ aveva promosso. 

  

Il trattato di Saint­Germain: spartizione impero austro­ungarico   

La spartizione   ​dell’Impero austro­ungarico fu regolata a         ​Saint­Germain (10 settembre      1919) e poi in particolare      ​l’Ungheria a   ​Trianon (4 giugno 1920).       ​L’Austria fu considerata      responsabile del conflitto​ quanto la Germania e fu anch’essa punita: 

 ​L’impero fu smembrato​, ridotto a poco più di una regione 

● Dovette cedere i territori della Boemia e Moravia alla       ​Cecoslovacchia​, la Galizia alla        Polonia​, ​Sudtirolo, Trentino e Istria all’        ​Italia​, Carinzia e Carniola alla         ​Iugoslavia​, un    nuovo regno serbo­croato­sloveno 

La ​Iugoslavia ottenne anche con il         ​trattato di Neuilly (1919) la Macedonia orientale e la          Bulgaria. L’  ​Ungheria invece, divenuta stato indipendente fu privata di vasti territori come la        Slovenia (alla Iugoslavia), la        ​Slovacchia (alla Cecoslovcchia) e la      ​Transilvania (alla    Romania). 

La creazione di questi       ​nuovi stati   ​(Polonia, Cecoslovacchia, Iugoslavia, Ungheria) portò a        nuovi problemi, infatti grazie al         ​principio di nazionalità venivano create         ​nuove minoranze    nazionali​ e quindi nuovi scontri (​richieste di autonomia e indipendenza​) 

 

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TRASFORMAZIONI TERRITORIALI   

I cinque trattati della Conferenza di Parigi cambiano la geografia europea: vi è il        ridimensionamento dei sconfitti e soprattutto della Germania.  

L'Europa ne esce frammentata, soprattutto nella zona del Danubio, e vengono creati nuovi        stati: Cecoslovacchia, Polonia, Jugoslavia, Ungheria. 

   

IL TRIONFO DELLA DEMOCRAZIA   

La vittoria degli alleati sembra essere la vittoria delle democrazie sugli imperi e sui regimi        autoritari. Anche in Germania e in Austria subito dopo la guerra viene proclamata la        repubblica. In molti paesi vengono varate riforme democratiche:  

­ In Inghilterra sono eliminate le ultime eccezioni al suffragio universale; 

­ In Francia il governo Clemenceau fa votare la giornata lavorativa di otto ore. 

E' la fine della diplomazia segreta ritenuta responsabile della grande guerra. Oltre a ció, il        primo dopoguerra segna anche la grave crisi dello stato liberale 

   

PROBLEMI ECONOMICI   

La grande guerra lascia il suo carico di milioni di morti, mutilati, invalidi, che incidono        sull'economia privandola di produttori e di consumatori; facili sono le epidemie anche a        causa della denutrizione; gravissima ed estesa è la disoccupazione. Il sistema agricolo è        ovunque in situazioni sgradevoli. Pesantissimi i debiti di guerra degli alleati verso gli USA.       

Ancora più grave è la situazione per i paesi sconfitti, cui sono state addebitate enormi        riparazioni. 

   

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RIVOLGIMENTI SOCIALI   

Stravolti, rispetto all'inizio della guerra, appaiono: l'ordine sociale e i rapporti fra le classi.  

Forti sono le agitazioni sociali: ondate di scioperi, occupazione di terre e fabbriche sempre        più frequenti. Vi è una ripresa dell'attività sindacale e dell'azione dei partiti socialisti anche        per l'influenza e l'esempio della rivoluzione sovietica. In questo periodo si vanno formando        anche vari partiti comunisti legati a quello di Lenin. Tutto ciò, se inizialmente sembra portare        a qualche conquista, provoca ben presto la reazione della borghesia e della classe dirigente        che temono la bolscevizzazione. Tale reazione assumerà anche aspetti violenti che, come        nel caso italiano, porteranno in un breve arco di tempo dal cosiddetto "biennio rosso"       

all'avvento del fascismo.  

Gli ex combattenti, reduci dalla guerra stentano a reinserirsi nella vita civile e sentono        sempre più l'inutilità del loro sacrificio. Su tale malcontento faranno leva il fascismo ed il        nazismo.  La guerra ha creato inoltre nuovi ricchi e nuovi poveri. Fra i primi vi sono        fabbricanti d'armi, speculatori, fornitori dell'esercito. E infine la guerra ha anche portato al        lavoro femminile e ha contribuito indirettamente alla conseguente emancipazione della        donna. 

 

CONSEGUENZE POLITICHE   

Prima della guerra la filosofia liberale e liberistica riduceva i compiti dello stato a settori        limitati: assicurare le libertà individuali, mantenere l'ordine, amministrare la giustizia, gli affari        esteri e la difesa nazionale. Quindi, il potere statale doveva astenersi dall'intervento in        campo economico, che dipendeva invece dall'iniziativa privata. La guerra ha obbligato        tuttavia lo stato ad assumere la direzione dell'economia. Esso ha dovuto regolare la        produzione e mobilitare tutte le risorse economiche. Dunque la guerra ha inciso e continua        ad incidere profondamente sulle relazioni fra potere pubblico e iniziativa privata. 

   

I RAPPORTI TRA L'EUROPA E IL MONDO   

La guerra ha modificato anche le relazioni intercontinentali. Nel 1914 l'Europa possedeva        un'egemonia incontrastata sul pianeta. Da creditrice, l'Europa è diventata debitrice (specie        verso gli USA). La rapida ascesa di alcuni paesi come gli USA e il Giappone, è testimoniata        dal fatto che essi si vanno appropriando di vasti mercati. Altri paesi, nel periodo del 1914­18,        sono stati costretti a fare a meno dei rifornimenti industriali europei. Ciò ha dunque portato        all'avvio di una loro autonoma industrializzazione. 

   

CONSEGUENZE CULTURALI   

L'Europa scopre la sua fragilità. L' "orrendo macello" ha gettato un'ombra sull'ottimismo che        aveva caratterizzato i due secoli precedenti (e la loro idea di progresso), sulla fiducia in una        società migliore, più libera e più giusta. Nasce la società massificata (le masse sono state le        indiscusse protagoniste della guerra) e tecnologica (nuovi mezzi di comunicazione, di       

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trasporto, di produzione industriale). 

 

  

CONSEGUENZE FUORI DALL’EUROPA  Imperi coloniali 

Le conseguenze della Prima guerra mondiale si fecero sentire in tutto il mondo. Questa        causò ​tensioni sociali, conflitti etnici e negli       ​imperi coloniali  ​, prima dominati dalle potenze          europee, una nuova     ​consapevolezza dei propri diritti      ​. Iniziano quindi a formarsi, anche nei        paesi  colonizzati, movimenti nazionalistici che porteranno ad un processo di        decolonizzazione​ e alla richiesta dell’​indipendenza​.  

 

Nazionalismo arabo 

Uscite dalla guerra come vincitrici         ​Francia e   ​Gran ​Bretagna tentarono di     ​allargare i loro      imperi coloniali e svantaggio degli sconfitti. Con il       ​trattato di Sèvres (1920) infatti esse si          spartirono i territori dell’Impero ottomano in       ​Medio Oriente       ​e in Nord Africa trasformandoli in        aree semi­coloniali sotto il loro controllo, attraverso dei “        ​mandati​” concessi dalla Società        delle nazioni. 

Proprio questi mandati fecero esplodere un forte       ​nazionalismo arabo che portò i Paesi        arabi a rivendicare una “       ​nazione araba  ​”. Quest’idea era nata proprio grazie alla guerra e allo        scambio di idee che aveva provocato dall’incontro con i modelli europei. 

   

Indipendenza della Turchia 

Il primo segnale del fallimento a cui le due potenze sarebbero andate in contro si ebbe        proprio in Turchia dove già da tempo esisteva il movimento dei Giovani turchi. Essi si        ribellarono al trattato di Sèvres e scatenarono, poi vincendo una       ​guerra d’indipendenza  ​,  sotto la guida di Mustafa         ​Kemal (1880­1938). Kemal dopo aver riconquistato i territori        dell’Anatolia attraverso delle repressioni, nel         ​1923 proclamò la     ​repubblica​. Represse nel      sangue anche la ​rivolta dei curdi​, che chiedevano l’autonomia. 

La nuova repubblica turca si basò su: 

● Istruzioni laiche e moderne​: suffragio universale e separazioni tra stato e religione 

●  

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● Repressione brutale​ dell’identità musulmana e delle minoranze etniche 

Questo portò ad una       ​occidentalizzazione della   ​Turchia​, sotto un     ​regime nazionalista e      molto ​autoritario​. 

  

Egitto, Iraq, Arabia Saudita e Libia 

Anche in    ​Egitto​,  ​Iraq e    ​Arabia Saudita si svilupparono       ​movimenti indipendentisti e      nazionalisti che riuscirono a formare         ​stati indipendenti  ​, sui quali Francia e Gran Bretagna        potevano svolgere solo un controllo economico. 

In ​Palestina invece iniziava un lungo         ​conflitto tra   ​nazionalisti arabi  ​, ​inglesi e   ​coloni ebrei    (questi avevano iniziato una grande ondata migratoria proprio dalla fine dell’1800 con il        movimento sionista). 

In ​Libia invece a causa       ​dell’occupazione fascista  ​, che   ​soppresse le autonomie concesse e          mise in atto una       ​rioccupazione militare del territorio      ​. La resistenza e la lotta fu intensa ma        alla fine le forze militari italiani repressero tutte le rivolte nel 1931. 

      

India: lotta per l’indipendenza 

La difficoltà delle potenze europee di mantenere saldi i loro imperi coloniali non si manifestò        solo in Medio Oriente e Nord Africa ma in tutta l’​Asia​. 

In ​India l’  ​Inghilterra aveva promesso l’      ​autogoverno​, sia per favorire la presenza degli        indiani in guerra sia per calmare il nazionalismo (sentito soprattutto dei religiosi induisti).       

Dopo la guerra però gli inglesi iniziò una       ​stagione di repressioni e violenze        ​, tra cui il        massacro di Armatsar in cui le truppe inglesi aprirono il fuoco sulla folla inerme provocando        379 morti e più di mille feriti. 

Gli inglesi oltre che sulla violenza e sulla repressione puntavano anche sulla conservazione        del ​sistema delle caste    ​. Questo infatti divideva la popolazione in 4 categorie: religiosi,        guerrieri, mercanti/artigiani e servi. A queste si aggiungevano anche i       ​senza casta cioè gli        intoccabili​. Le caste venivano attribuite in modo       ​ereditario e   ​non era possibile cambiare        casta​, non erano neanche consentiti matrimoni tra persone di caste diverse. Questo sistema        aiutava il governo britannico in quanto divideva la società in ceti superiori borghesi e in ceti        inferiori avrebbe indebolito le rivendicazioni del       ​Partito del congresso (fondato nel 1885)            che ​lottava per l’indipendenza​. 

Le cose cambiarono quando Mohandas K.       ​Gandhi (1869­1948) prese       ​il comando del partito      nazionalista indiano. Egli cercò di rendere le caste comunicanti, promuovendo la       

“​non­violenza​” e la     ​disobbedienza civile  ​. In questo modo riuscì a raccogliere molte        persone con lo scopo della      ​libertà   ​e dell’​indipendenza​. Davanti a questa grande          mobilitazione la Gran Bretagna fu costretta a fare delle concessioni (       ​Governament of India      Act​, 1935) come:     ​l’allargamento del suffragio    ​, ​l’autonomia amministrativa  ​, la   ​forma federale  ​,  anche se finanze e politica estera restavano sotto il governo inglese. 

 

Cina 

In Cina dopo la caduta della dinastia manciù e la successiva instaurazione della       ​repubblica  (​1912​) e in preda alla guerra civile, dopo che Francia e Gran Bretagna non gli avevano        riconosciuto il   ​ruolo di vincitrice (cosa che era invece avvenuta con il Giappone) si scatenò il       

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nazionalismo​. Infatti nonostante avesse partecipato alla guerra dalla parte dell’Intesa, gli        erano stati privati i diritti sulla regione dello Shantung a vantaggio del Giappone. I gruppi        nazionalisti (tra cui aderì anche         ​Sun Yet­sen fondatore della repubblica) reagirono a        puntarono a mirarono a trasformare le basi economiche e sociali della Cina, dove molti        operai erano sfruttati da industrie straniere e molti contadini erano schiavi. A questo        movimento si aggiunse il marxismo, necessario per riformare l’economia. Per questo Sun        Yet­sen fondò il ​Guomindang​, il ​partito nazionalista​ e nel 1921 fu rieletto. 

  

Nazionalisti e comunisti in Cina 

Il ​Partito nazionalista si basò sul modello del       ​partito bolscevico russo e in contatti tra i          due governi si facevano sempre più stretti e cordiali. Così nel 1921 nacque il Partito        comunista cinese.   ​Mao Zedong (1893­1976) ne divenne capo. Gli obbiettivi di comunisti e        nazionalisti erano diversi: i primi volevano la       ​rivoluzione sociale mentre gli altri volevano        l’unificazione nazionale  ​. Le contraddizioni tra i due partiti spuntarono dopo la morte di Sun        Yet­sen nel 1925, che faceva da mediatore tra i due partiti.      I ​movimenti popolari    comunisti furono repressi dalle       ​forze armate nazionaliste ,       ​guidate dal successore di Sun          Yet­sen, ​Chiang Kai­shek   ​(1887­1975). Sostenuti da Usa e Gran Bretagna i nazionalisti        riuscirono ad ​unificare il paese​, nel ​1928​ e a porre le basi per uno sviluppo economico. 

   

                             

Giappone 

Alla fine della guerra il         ​Giappone ​era una delle     ​grandi potenze mondiali. Il sistema politico        si stabilizzò e venne introdotto il       ​suffragio universale maschile (1925 che estendeva il diritto        di voto agli uomini di età superiore a 25 anni). In questo modo nacquero: 

● Le prime ​organizzazioni operaie​ (di stampo occidentale) 

● Nuovi movimenti razionali a sfondo nazionalistico 

● Società segrete basate sull’idea dell’eroismo personale dei guerrieri samurai 

Il Giappone aveva conquistato questo grande successo grazie ad una       ​crescita costante sia      dal punto di vista       ​demografico sia da quello       ​economico​. Esso infatti era passato dal contare        45 milioni di abitanti nel 1900 ai 55 del 1920, arrivando agli oltre 73 nel 1940. Sul piano        economico invece c’era stato un grande       ​sviluppo industriale  ​, accelerato anche dalla       

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guerra, che aveva portato tra 1915­1919 ad un       ​incremento della produzione del 400%        ​. Per    continuare in questa direzione di progresso si privilegiarono gli investimenti statali e le spese        militari. Restarono però altri problemi, il paese era       ​povero di materie prime e         ​terreni  coltivabili per questo era necessario         ​importare tutto. Era quindi necessario attuare un        politica estera espansionistica​, destinata ad ​aumentare le esportazioni 

Negli anni successivi alla guerra l’      ​espansione commerciale e territoriale avvenne in modo        pacifico​. La conferenza di pace del 1919 aveva affidato al Giappone le isole tedesche del        Pacifico e anche sullo Shandong, una regione cinese prima controllata dalla Germania. In        questo modo oltre ad ottenere nuovi territori aveva anche legittimato i suoi conflitti contro la        Cina. Tuttavia però, anche se con tutti questi nuovi territori e con un costante sviluppo, il        Giappone non tenne il passo di Inghilterra e Stati Uniti e così diventò, grazie alla sua flotta,        la ​terza potenza navale del mondo​. 

 

       

Russia 

Creazione dell’ URSS 

Nel 1921, una volta sconfitte le forze controrivoluzionarie ed eliminato il pericolo delle  aggressioni straniere, il regime comunista poté finalmente aprire una nuova fase di  stabilizzazione interna​, che si tradusse nell’ abbandono dell’economia di guerra. Il gruppo  dirigente ​bolscevico ​(maggioranza ​del Partito operaio socialdemocratico russo, costituitasi  durante il secondo congresso a Londra nel 1903 e avente come capo Lenin, era formato da  rivoluzionari di professione ed era caratterizzato da una disciplina di tipo militare​) cominciò  ad attuare una ​Nuova Politica Economica ​(Nep) con la quale voleva far convivere i principi  del socialismo con la crescita di libere forze economiche nelle campagne, nel commercio e  nella piccola industria. Inoltre fu istituita l’​Unione delle repubbliche socialiste sovietiche  (​Urss)​ che costituivano un diverso ​assetto  istituzionale federale. ​In Questa nuova  struttura le altre repubbliche avevano i  medesimi diritti della Repubblica Russa. 

Durante gli anni venti l’Urss ebbe i primi  riconoscimenti diplomatici e la sua  sopravvivenza era dovuta alla ripresa  economica. Così lo Stato Sovietico si aprì e  si ​affermò come principale punto di 

riferimento della rivoluzione mondiale.​ La  finalità che Lenin proponeva ai bolscevichi  era la “​Rinascita dell’Internazionale 

socialista​” e questa ​Terza Internazionale ​avrebbe dovuto ​organizzare e guidare​ un nuovo  movimento rivoluzionario mondiale prendendo dalle precedenti solo gli elementi migliori: 

dalla prima, ​lo spirito intransigente e religioso​ e dalla seconda, ​il senso dell’organizzazione. 

Diversamente dalle altre invece doveva rifiutare il parlamentismo e l’inclinazione al 

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compromesso. Questo si mise in pratica con la nascita del Partito comunista tedesco nel  1918. Approvando il carattere mondiale del processo rivoluzionario da loro aperto, i  bolscevichi intendevano ​costruire un “partito internazionale dell’insurrezione”. 

   

Stati Uniti 

I quattordici punti di Wilson 

La guerra si era conclusa con un disastro sia sotto l’aspetto delle ​9 milioni di vite perdute​, sia  per il crollo di grandi imperi che avevano portato alla ​modifica dell’intero aspetto geopolitico  del vecchio continente​. L’Europa tutta doveva riprendersi e alle conferenze di pace la 

soluzione di Lenin, ​“pace senza annessioni e senza indennità”​ era l’unica, e per cui anche la  più approvata. Anche per rispondere al pacifismo europeo il presidente americano Wilson,  già dal 1918 aveva presentato i ​Quattordici punti ​sui quali doveva fondarsi il ristabilimento  dell’equilibrio internazionale. Fra questi punti c’erano la soppressione delle barriere 

economiche fra gli stati e la libertà di navigazione in tutti i mari, l’attuazione di un disarmo  generale, la composizione delle rivendicazioni coloniali e lo sviluppo autonomo dei popoli  dell’Impero austro­ungarico e dell’Impero ottomano seguendo il principio 

dell’​autodeterminazione delle nazionalità​. Il quattordicesimo punto prevedeva il rispetto  dell’indipendenza territoriale e politica di tutte le formazioni statali e questo doveva essere  garantito da un nuovo organismo sovranazionale, la ​Società delle nazioni. 

 

 

Inizio della crisi  

Gli Stati Uniti dopo la Prima Guerra Mondiale erano diventati la prima potenza mondiale. 

Negli anni venti la produzione industriale crebbe a dismisura, i prezzi si abbassarono, i beni  che prima erano considerati di lusso ora potevano essere acquistati da tutti. Si viveva in un 

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grande benessere. Nonostante questo l’intolleranza dilagava: gli immigrati venivano  considerati con disprezzo, i socialisti erano perseguitati, il razzismo era radicato nella  società. Il ​Ku Klux Klan​, un gruppo razzista violento, si macchiò in quegli anni di gravi  crimini contro i neri, i comunisti, i cattolici, gli ebrei, gli stranieri. 

Poiché si riteneva che molti delitti fossero compiuti a causa dell’alcool, fu approvata ​la legge  sul proibizionismo​, che vietava di produrre, vendere e consumare alcolici, ma in questo  modo si sviluppò il ​contrabbando dell’alcool, gestito dai gangster. 

La situazione di benessere degli anni venti era dovuta anche alla grande quantità di ​beni  venduti ai Paesi europei​, che contavano sugli Stati Uniti per risollevarsi dalla distruzione  della guerra. Quando, però, ​l’Europa cominciò a riprendersi​, la richiesta di beni diminuì, i  prodotti statunitensi rimasero invenduti e si ebbe una forte crisi (1929). Nel 24 ottobre 1929  (giovedì nero) si ebbe il crollo della borsa di New York, che ha sede in Wall Street. Questa  Borsa era diventata la sede di movimenti speculativi di grandi dimensioni che non erano  sottoposti né a freni né a controlli. Così si determinò la diffusione di atti molto pericolosi,  come l’acquisto delle azioni a credito che alimentò la formazione di una “economia di carta”.  

Questa crisi continuò fino al 1932 e ben presto arrivò anche in Europa, favorendo la nascita  delle dittature. 

 

Il New Deal  

Nel 1932, venne eletto presidente degli USA  Roosevelt​. Egli trovò una soluzione alla crisi  con un programma chiamato​ New Deal  (nuovo corso). Roosvelt impose l’intervento  diretto dello Stato nell’economia del Paese. 

Iniziarono grandi lavori pubblici che diedero  lavoro a centinaia di migliaia di persone e nel  contempo arricchirono il Paese di vie di  comunicazione, centrali elettriche, porti,  rilanciando l’economia. 

Con il New Deal, anche se indirettamente,  l’intolleranza diminuì e gli USA divennero  rifugio per tutti coloro che in Europa erano  perseguitati dalle dittature. 

 

   

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Fonti: 

La conoscenza storica ­ de Bernardi, Guarracino  I saperi della storia ­ de Bernardi, Guarracino  Alla ricerca del presente ­ F. Bertini 

   

Fonti immagini: 

https://it.wikipedia.org/wiki/Corridoio_di_Danzica   

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