DOMENICA DI pAsquA
antice antice
M M
anno XXVii 4 aprile 2021parrocchia S. ambrogio in Vanzaghello
n. 14
il
L
a sera del 10 settembre 2001 sono in metropolita- na a Milano ad aspettare una amica. Nell’attesa, mi cade l’occhio sul bordo di un cestino dove trovo un rosario in plastica, fatto ad anello, di quelli baschi, roba da pochi soldi e piuttosto brutto, ma… Ho un lontano ricordo della mia fede, ormai sbiadita e calpestata dai miei tacchi dodici, immersi nella frenetica vita da stilista. Montena- poleone, via Manzoni, San Babila, tutti posti meravigliosi.Mi rendo conto di quanto la mia posizione sia privilegia- ta, tanto che a volte penso e dico: “M’invidio da sola!”.
Giovane, bella presenza, intelligente, amici a piene mani, successo con gli uomini e anche professionalmente. E chi è che ha tempo per Altro?
Tutte le mattine passo indifferente davanti al maestoso Duomo di Milano, cammino insieme alla folla quasi per inerzia ed entro di corsa in ufficio: siamo in ritardo con la collezione, come al solito, e se va bene si pranza con il panino davanti al computer. Lavorare nella moda signifi- ca sapere a che ora si entra in ufficio ma non quando si esce. Tuttavia, quel rosario lì non mi lascia indifferente.
Potrebbe essere benedetto e finire nell’immondizia senza che io abbia mosso un dito per evitare quello strazio. Il ricordo della fede imparata da bambina mi scombussola.
Presa dal dubbio e dalla vergogna (chissà perché), furtiva come una ladra, mi guardo intorno e lo metto in tasca. Ed ecco che arriva la mia amica e in un lampo rindosso i miei tacchi.
All’indomani, 11 settembre 2001, durante la riunione con il nuovo spedizioniere, i telefoni impazziscono. Un aereo è finito dentro una delle Torri Gemelle, a New York… In un battibaleno torno alla sera prima, anzi, no: quel rosario da quattro soldi che mi ero messa in tasca mi porta dritta alla Nostalgia che ho di Casa. Inizia così la strada della mia conversione, lunga e dolorosa, piena di lacrime che non saprei definire se di gioia o di sofferenza, so solo che quelle lacrime così sincere vorrei poterle piangere ancora oggi.
Arrivare alla mia prima Confessione è stato un calvario di lunghi anni. Di uscite prima dal lavoro, per non farmi scoprire dai colleghi che andavo a dire il rosario in Chie- sa. Ore davanti al Tabernacolo a parlare famigliarmente con il Signore a tal punto che certe volte si faceva tardi e dicevo: “Adesso vado a casa, ma domani continuiamo”.
E chissà perché, nella mia testa, la Confessione dove- vo farla prima di una festa comandata, e ogni volta che passava mi dicevo: “E anche questo Natale (o Pasqua) è andato senza confessarmi”. Ma quel Sabato Santo, da sola, a Milano, tempo uggioso, lacrime per condire meglio la desolazione, decido di andare in chiesa a dire il rosario.
Il compromesso con Gesù è proprio quello: vado, non mi confesso, dico il rosario. E Gesù aveva altri piani per me.
Sempre con fare furtivo, mi siedo e attacco con le Ave Maria. Neanche il tempo d’iniziare che un anziano con un sorriso mi chiede: “Si deve confessare?”. Mi scappa un sì.
Ormai la frittata è fatta e non posso più scappare. Arriva il mio turno.
Non ho idea di quanto sono stata sotto i ferri, né di cosa abbia detto, so però che alle parole del sacerdote, “Figlia mia!”, gli argini si sono rotti e ho pianto anche le lacrime degli altri, un fiume in piena di peccati commessi per anni con leggerezza e ostinazione. Uscita dal confessionale ha camminato sollevata dal pavimento, leggera, felice, un tripudio di emozioni celestiali che hanno trovato nella comunione della domenica di Pasqua il tanto agognato ritorno a Casa.
Quante volte durante le Messe senza Comunione, rispon- dendo “Signore, io non sono degna di partecipare alla Tua mensa, ma dì soltanto una parola ed io sarò salvata”, nel mio cuore riecheggiavano dolorosamente altre parole:
“Signore, sono anni che mi parli e io non riesco a fare il salto”. Già, quei tacchi dodici…
La storia della mia conversione non si discosta da quella di tanti altri che negli anni ho ascoltato. Sono molto simili nel senso di disperazione, nella consapevolezza di esse- re così vicini ma così ancorati alle faccende umane. Quel timore di perdere tutto! Ed è vero: a poco a poco si lascia- no per strada molte di quelle cose che avevano fatto di noi persone di successo, ammirate, invidiate. Però, però, guardando indietro, alla fine ci si rende conto che erava- mo più o meno inconsapevoli portatori di zavorre inutili e di quanto seguire la via stretta possa invece portare a sfide del tutto nuove, inaspettate, certi che in ogni una di loro c’è Chi tifa per noi. Il Suo giogo è più leggero.
Tornare in seno alla Chiesa cattolica mi ha fatto capire che in realtà ho alzato la posta: non importa dove mi trovi o quale sia la mansione che devo svolgere, perché ognu- no dei doni ricevuti trova pieno compimento se messi al Suo servizio, per la santità nostra e quella del nostro prossimo.
Last but not least, ho chiesto alla Madonna: se mai farò qualcosa di buono, prendilo nelle Tue mani e utilizzalo per chi ne ha bisogno, così che quel giorno io mi possa presentare davanti a Gesù a mani vuote e, se mi salvo, sia solo per la Sua Misericordia: o per pietà dello straccio che si troverà davanti.
Valentina Lazzari
La mia fede. Era finita sotto dodici
centimetri di tacco. Poi quel rosario…
T
ra pochi mesi seguirò questi esempi lasciandomi alle spalle la vita che conosco per entrare come po- stulante tra le suore domenicane contemplative del Monastero di Nostra Signora delle Grazie a North Guil- ford, Connecticut. A me questa sembra la migliore rispo- sta che posso dare al nostro attuale clima sociale e più in generale alla vita.Ma forse questa idea non è chiara come avrei sperato.
Condividendo questa intenzione con altri, sono stata accolta da un numero crescente di domande piene di perplessità da parte di amici, familiari, conoscenti e sco- nosciuti, tutti impegnati a mettere in discussione la mia decisione di entrare in un monastero. Perché entrarci pro- prio ora? Perché voglio che la mia ultima esperienza del
“mondo” sia quella di una società in preda alla pandemia?
Perché, nel caos del clima politico e religioso della no- stra epoca, mi rinchiudo in un chiostro? Secondo alcuni, se una persona fa questa scelta è solo per scappare dai problemi del mondo. Altri la vedono come un’eroica ne- gazione delle cose “mondane”. Ma tutte queste risposte mancano il bersaglio.
È proprio il desiderio di affrontare questi “tempi senza precedenti” che rafforza la mia determinazione a perse- guire una vita come monaca domenicana contemplativa.
Non sto entrando in convento per sfuggire al mondo o per falsa pietà. Entro nella vita religiosa per seguire la vocazione particolare con la quale posso realizzare più perfettamente il mio scopo come membro cristiano della società umana. Negando a se stessa le cose del mon- do, una monaca afferma radicalmente la realtà del bene e del male nel mondo. Entrando nel chiostro, si libera per entrare più profondamente nella sofferenza di un mondo sofferente. E, chiudendo gli occhi in preghiera, è in grado di aprire il suo cuore a un mondo così disperatamente bisognoso.
Uno dei motti dell’ordine domenicano è contemplare e donare agli altri il frutto della propria contemplazione. Al momento del mio primo discernimento verso la vita con- templativa non ero sicura di come questo motto si pos- sa realizzare nella vita di una suora di clausura. Ora mi rendo conto che è attraverso una vita di contemplazione che mi impegnerò pienamente e fruttuosamente per un mondo sofferente. Vivendo una vita di preghiera e peni- tenza lontano dal mondo, una monaca contemplativa è in- timamente unita in solidarietà con coloro che soffrono nel
mondo. Questa solidarietà è definita dall’offerta di tutta se stessa per un bene molto più grande di lei; un effluvio della sua vita interiore di preghiera e penitenza per il bene comune del mondo che la circonda. È attraverso questa solidarietà che realizza la sua vocazione. Ogni persona è chiamata a vivere una manifestazione particolare di que- sto “dono sincero di sé” attraverso la propria vocazione personale. I genitori sacrificano le proprie comodità per il bene dei propri figli. Gli operatori sanitari mettono la pro- pria vita in gioco per la salute e il benessere degli altri. I membri del clero sono obbligati a raccogliere la sfida di vivere e predicare la verità, a qualunque costo. Io, insie- me alle mie future sorelle, sono chiamata a partecipare a tutte le sofferenze in modo soprannaturale attraverso il dono della vita contemplativa.
Le monache contemplative sono chiamate a offrire pre- ghiere a favore della madre stanca, incapace di prega- re dopo una notte insonne con il suo bambino; a offrire penitenza all’uomo morente in solitudine, che ha bisogno della grazia della conversione; a inginocchiarci davanti al Santissimo Sacramento e implorare la pace nella nostra nazione e la fecondità nella Chiesa. Come monaca, userò la mia vita per unire tutte queste sofferenze a quelle di Cristo sulla Croce. Cristo si è fatto uomo e ha sacrificato la sua vita umana per la salvezza di tutta l’umanità. All’in- terno delle mura del monastero le monache sacrificano la propria vita umana e la uniscono a quella di Cristo in modo tale da portare tutta l’umanità a Lui e portare Lui a tutta l’umanità.
Una volta entrata nel monastero, la mia “finestra” sul mon- do sarà costituita da una piccola apertura nella grata della cappella dove si trova l’ostensorio con il Santissimo Sa- cramento. Vedrò il mondo esterno letteralmente attraver- so Cristo. Che perfetta espressione della vita promessa desidero perseguire!
G.K. Chesterton scrive: “Il voto è per l’uomo ciò che il can- to è per l’uccello o l’abbaio per il cane; la voce con cui è conosciuto” (La barbarie di Berlino). È perseguendo una vita votata a povertà, castità e obbedienza all’interno delle mura silenziose del chiostro che desidero far sentire la mia voce. Questo è il motivo per cui, seguendo il prece- dente di san Benedetto, santa Caterina e santa Teresa in questi nostri “tempi senza precedenti”, entrerò in mo- nastero in questo 2021. Perché, a volte, devi lasciare il mondo per amarlo.
Gretchen Erlichman
“Ecco perché sto per entrare in monastero”
VOCAZIONI
U
na recente ricerca (Irccs Fondazione Stella Maris e dei medici dell’Università di Pisa) certifica gli effetti che il lockdown sta avendo su bimbi e adolescenti.Sono aumentate le sintomatologie ansiose e somatiche nei più piccoli, con un’età tra 18 mesi e 5 anni, mentre tra i bambini e adolescenti tra i 6 e i 18 anni sono aumentati i sintomi ossessivo-compulsivi, di stress post-traumatico e di sintomi di alterazione del pensiero.
ISOLAMENTO
L’isolamento mette a grave rischio la tutela della loro salu- te mentale. Si nota un aumento di autolesionismo (parlia- mo di tagli profondo su avambracci, cosce, addome ecc.) e tentativi di suicidio. Sono tanti i casi, racconta il Dott.
Vicari, Neuropsichiatria Infantile dell’ospedale Bambino Gesù, di adolescenti che hanno ingerito grandi quantità di farmaci trovati in casa per provare a togliersi la vita. Tanti adolescenti soggetti ad ansia, irritabilità e stress causa- ti dalla quarantena. Pensate solo nel Bambino Gesù di Roma i tentativi di suicidio dei ragazzi sono passati da 12 nel 2011 a 300 nel 2020. Aumento vertiginoso anche dell’autolesionismo. Il 20% degli adolescenti soffre di pro- blemi mentali, perdendo le capacità relazionali.
Maxi risse esplose nelle città di Varese, Viterbo, Parma, Roma, Bollate, Arona, Gallarate, Modena, Ancona, Quar- to ecc. Ciro Cascone, procuratore del tribunale per mino- renni di Milano ha dichiarato: “Questo isolamento porta a incamerare sofferenza che poi si trasforma in rabbia.
Rabbia che può esplodere da un momento all’altro per- ché mancano momenti di quotidianità che portano a un abbassamento di certi livelli di irascibilità” Ci troviamo di fronte una generazione arrabbiata e tanto sola. Da una parte c’è il grande problema dei ragazzi che si rinchiudo- no in casa, i ritirati sociali, e dall’altra ci sono quelli che escono ma lo fanno in modo aggressivo, per scaricare tramite la violenza le tensioni. “Le liti in famiglia, la con- vivenza forzata con i genitori, le scuole chiuse, la man- canza di relazioni, è lo scenario in cui da quasi un anno si trovano a vivere i ragazzi”, ribadisce Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta e direttore dell’Istituto di Ortofonologia.
NELLA RETE INFINITA
Tutto questo condito con grande incertezza per il futuro e una rete (parlo di internet) ormai ingestibile. Internet è diventato veramente troppo grande… quasi infinito. Spo- polano le challenge che istigano ad atti estremi: la jona- than galindo, la blackout ecc. Challenge che hanno fatto vittime. Non ultima la bambina di Palermo. Più di 10 anni fa, quando ero negli stati uniti la blackout challenge pre- se piede su Facebook. All’epoca era il social più usato anche dagli adolescenti. Un ragazzo del nostro gruppo
adolescenti in chiesa, per provare la sfida morì soffocato.
Ricordo il grande dolore e la disperazione.
Sbaglia chi punta il dito verso i genitori. Sicuramente noi abbiamo le nostre responsabilità ma chi riesce a control- lare tutto quello che accade su internet e i social media?
Ci sono i filtri e i “parental control” (che dobbiamo usare) ma non sono sistemi perfetti… anzi.
SOLI TRA TANTI
I ragazzi hanno centinaia di “followers/amici” sui social ma la realtà è che sono soli. Soli, molto spesso, nell’af- frontare le pressioni. Pellai scrive su Famiglia Cristiana:
“Se qualcuno fermasse un nostro figlio per strada e gli chiedesse di stringersi una cintura al collo è molto proba- bile che lui gli risponderebbe “Sono mica matto”. Direbbe di no e se ne andrebbe a gambe levate per l’assurdità del- la proposta. On line questa sfida assurda può diventare
“interessante” per una bambina. Perchè avviene all’inter- no di un social in cui tu ti senti “di famiglia”, perchè tanti altri tuoi amici stanno facendo lo stesso, perchè mostran- do il tuo video riceverai tanti like e sentirai di aver provato a te stesso e agli altri che vali, che sei unico e speciale.
Si tratti di ingredienti che ogni giorno entrano nella vita dei nostri figli e li allontanano dal principio di realtà, renden- doli incapaci di posizionare l’asticella del limite al punto giusto e in tempo utile per non fare danni. Ogni giorno, milioni di messaggi in rete rendono accettabile ciò che non lo è. Potremmo essere tutti nei panni di quei genitori che oggi sono dilaniati dal dolore. Sono eventi di questa natura che devono spingere noi genitori a scendere in campo, pretendendo che la rete sia un territorio dove non tutto può accadere e non tutto è lecito. Molti attribuisco- no questo genere di tragedie alla mancata educazione da parte dei genitori che non prevengono i comportamenti a rischio dei minori nell’ online con la giusta educazione di- gitale. Ma il tema resta molto più complesso: anche iscri- vendo un dodicenne alla scuola guida, è molto probabile che non sarà capace di guidare in modo sicuro un’auto- mobile di grande cilindrata”.
SOLUZIONI? NON FACILI!
Alcuni consigli pratici che potete approfondire leggendo il mio libro PORNOLESCENZA.
Mantenere alta l’attenzione; Usare i parental control e le restrizioni; Parlare e promuovere il dialogo su certi ar- gomenti; Filtrare la realtà e insegnare uno spirito critico;
Educare all’affettività; Fare rete con gruppi reali (sport, chiesa, ecc.); Imporre delle regole di comportamento su Internet e l’uso dei cellulari; Seguire l’età consigliata di ogni APP. (TikTok, per esempio, 13 anni.)
Morra Antonio
Adolescenti: Quarantena, Risse
e Challenge Mortali
U
no degli argomenti più diffusi a favore della vacci- nazione di massa anti-Covid è che si tratta dell’u- nico modo per uscire da questa situazione di pan- demia e lockdown. Che sia rassegnazione o convinzione poco conta, fatto sta che c’è una generale convinzione che una volta vaccinata la stragrande maggioranza del- la popolazione, si potrà chiudere questo lungo capitolo di sofferenza. E le diffuse reazioni avverse – febbre alta, spossatezza, malessere generale per alcuni giorni – di- ventano un prezzo accettabile da pagare per riconquista- re la normalità.C’è però un doppio calcolo sbagliato in tutto questo. An- zitutto dalle élite che ci governano non è previsto il ritorno alle condizioni di vita pre-Covid, ci è stato detto esplicita- mente in tutte le salse. Anche il presidente del Consiglio Mario Draghi, nel discorso programmatico del governo, pronunciato al Senato lo scorso 17 febbraio, ha detto mol- to chiaramente – rifacendosi alla Parola della Scienza – che «uscire dalla pandemia non sarà come riaccendere la luce». Ma di questo avremo ancora modo di parlare.
Qui invece vorremmo soffermarci sul secondo calcolo sbagliato, quello dei vaccini. Ciò che abbiamo di fronte infatti non è l’ipotesi di un vaccino una tantum che sradi- ca una malattia, ma l’introduzione a una logica vaccinale tendenzialmente senza fine. Qui non c’entra essere no- vax – non lo siamo affatto – ma è una pura questione di logica e buon senso.
I vaccini che stanno venendo inoculati hanno infatti una copertura limitata. Quanto? Nessuno lo sa. L’Istituto Su- periore di Sanità (ISS) afferma che «le osservazioni fatte nei test finora hanno dimostrato che la protezione dura alcuni mesi, mentre bisognerà aspettare periodi di osser- vazione più lunghi per capire se una vaccinazione sarà sufficiente per più anni o servirà ripeterla».
Ma la possibilità di una copertura pluriennale del vaccino, ventilata dall’ISS, non trova riscontro nelle dichiarazioni delle case farmaceutiche interessate. Sia Pfizer che Mo- derna, a proposito della “durata della protezione” afferma- no: «La durata della protezione offerta dal vaccino non è nota; sono tuttora in corso studi clinici volti a stabilirla».
Per quanto riguarda Astrazeneca invece non si dice pro-
prio nulla.Dunque, non si sa. Ed è per questo – spiega il Center for Control Disease degli Stati Uniti – che chi ha fatto il vaccino deve comunque continuare a indossare la mascherina e mantenere il cosiddetto distanziamento sociale. In ogni caso nessuno scommette su una coper- tura che duri oltre i 9-12 mesi. Ciò significa che a meno che il coronavirus decida di togliere spontaneamente il disturbo, la prospettiva più probabile è una vaccinazione annuale. Peraltro, anche ammesso che si raggiunga – se- condo gli ultimi impegni assunti dal governo – l’immunità di gregge per settembre grazie alla campagna vaccina- le, ecco che a quel punto sarà già ora di ricominciare da capo, visto che nel frattempo sono già passati nove mesi.
Inoltre per le tante varianti del virus che sono in giro e che fanno paura (anche se non è verificata la maggiore peri- colosità), è tutto da dimostrare che i vaccini già in distri- buzione siano ugualmente efficaci: tutto è da vedere, ma anche qui lo scenario probabile è quello di una continua rincorsa alle varianti e relativa somministrazione sistema- tica di vaccini.
Anche il probabile passaporto vaccinale, già introdotto dalla Cina e che potrebbe presto diventare realtà nell’U- nione Europea (la proposta è stata presentata il 17 mar- zo), ha senso solo in funzione di una vaccinazione conti- nua; altrimenti a settembre-ottobre, per i primi che si sono vaccinati, il passaporto sarà già sorpassato.
Dunque già questo basterebbe per capire che la prospet- tiva è quella di una vaccinazione continua. Ma c’è di più:
abbiamo già avuto modo di rilevare che il Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Layen, ha parla- to di questo tempo come dell’inizio dell’«era delle pan- demie». E Bill Gates, nella Lettera Annuale 2021 della Fondazione che porta il suo nome e quello della moglie, le fa eco facendo anche proposte (tra cui sistematici scre- ening di massa) per intervenire in tempo nelle prossime pandemie.
Insomma, chi si vaccina ora – e che certamente avrà va- lutato che i benefici sono maggiori dei rischi – sia consa- pevole che è solo l’inizio, e che fatto il primo vaccino è giocoforza che seguiranno anche gli altri.
Riccardo Cascioli La Nuova Bussola Quotidiana
Schiavi del vaccino?
Nessuno sa quanto duri la copertura dei vaccini anti-Covid, anche se con tutta probabi-
lità dovrebbe non superare i 9-12 mesi. Il che vuol dire che è illusorio pensare che con
il vaccino attualmente in circolazione si risolva tutto. La prospettiva verso cui ci stanno
portando è quella di un sistema di vaccinazione continua.
in memoria di pierina fer- rario, le amiche di carla fanno celebrare una S.
meSSa domenica 18 aprile alle ore 8.00.
in memoria di pierina fer- rario, fedele, luigia, elena e Stefano fanno celebrare una S. meSSa domenica 2 maggio alle ore 8.00.
per le opere parrocchia- li: € 50.
per il reStauro del tetto della chieSa: € 200.
Avvisi e comunicazioni
Numeri telefonici utili Numeri telefonici utili
È pasqua
Oggi risuona l’annuncio gioioso della risurrezione di Cristo. La pagina evangelica raccon- ta che le donne, impaurite, abbandonano in fretta il sepolcro di Gesù, che hanno trovato vuoto; ma Gesù stesso appare loro sulla via dicendo: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno». Con queste parole, il Risorto affida alle donne un mandato missionario nei confronti degli Apostoli. Esse infatti hanno dato un ammirevole esempio di fedeltà, di dedizione e di amore a Cristo nel tempo della sua vita pubblica come durante la sua passione; ora sono premiate da Lui con questo gesto di at- tenzione e di predilezione. Le donne, sempre all’inizio: Maria, all’inizio; le donne, all’inizio.
Prima le donne, poi i discepoli e, in particolare, Pietro constatano la realtà della risurre- zione. Gesù aveva loro più volte preannunciato che, dopo la passione e la croce, sarebbe risorto, ma i discepoli non avevano capito, perché non erano ancora pronti. La loro fede doveva fare un salto di qualità, che solo lo Spirito Santo, dono del Risorto, poteva provo- care.
All’inizio del libro degli Atti degli Apostoli, sentiamo Pietro dichiarare con franchezza, con coraggio, con franchezza: «Questo Gesù, Dio l’ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimo- ni». Come dire: “Io ci metto la faccia per Lui. Io do la vita per Lui”. E poi darà la vita per Lui. Da quel momento, l’annuncio che Cristo è risorto si diffonde dappertutto e raggiunge ogni angolo della terra, diventando il messaggio di speranza per tutti. La risurrezione di Gesù ci dice che l’ultima parola non spetta alla morte, ma alla vita. Risuscitando il Figlio unigenito, Dio Padre ha manifestato in pienezza il suo amore e la sua misericordia per l’umanità di tutti i tempi.
Se Cristo è risuscitato, è possibile guardare con fiducia ogni evento della nostra esistenza, anche quelli più difficili e carichi di angoscia e di incertezza. Ecco il messaggio pasquale che siamo chiamati a proclamare, con le parole e soprattutto con la testimonianza della vita. Nelle nostre case e nei nostri cuori possa risuonare questa notizia: «Cristo, mia spe- ranza, è risorto!» (Sequenza pasquale). Questa certezza rafforzi la fede di ogni battezzato e incoraggi soprattutto quanti stanno affrontando maggiori sofferenze e difficoltà.
La Vergine Maria, testimone silenziosa della morte e della risurrezione del figlio Gesù, ci aiuti a credere fortemente a questo mistero di salvezza: accolto con fede, può cambiare la vita. È questo l’augurio pasquale che rinnovo a tutti voi. Lo affido a Lei, nostra Madre, che ora invochiamo con la preghiera del Regina Caeli.
Papa Francesco, Roma – Regina Coeli – 13.04.2020
Don armando (presso Oratorio maschile) 0331.658393
Cellulare don armando (solo per emergenze) 338.7272108 E-mail don armando [email protected] E-mail sala stampa [email protected] segreteria parrocchiale/oratoriana (martedi e venerdì dalle 9 alle 12) 347.7146238 E-mail segreteria [email protected]
suor Irma Colombo 349.1235804
scuola dell’Infanzia parrocchiale 0331.658477 patronato aCLI 348.7397861 Caritas parrocchiale 393.8569294 [email protected] pompe Funebri (Gambaro) 0331.880154 pompe Funebri (s. ambrogio) - CASA FUNERARIA 0331.658912 - 345.6118176 Croce azzurra Ticinia 0331.658769 Coro parrocchiale (Erika Rezzonico) 338.6084957 sito parrocchiale www.parrocchiavanzaghello.it Codice IBaN parrocchia IT94L0306909606100000017774 Codice IBaN scuola materna parrocchiale
“parrocchia s. ambrogio, sezione asilo” IT48N0306909606100000017776 servizio Whatsapp per news e Il Mantice (occorre dare la propria adesione) 347.7146238 Facebook parrocchia:
parrocchia Vanzaghello
OLIO dI san gIuseppe
Saranno distribuiti alla fine della Veglia Pasquale e dopo le S. Messe dome- nicali di Pasqua.
Sarà inoltre possibile tro- vare quelli avanzati in settimana presso il banco della buona stampa della chiesa.
Offerte
RingRaziamenti
Un ringraziamento particolare al Gruppo di Preghiera di San Padre pio per aver offerto l’allestimento floreale dell’Altare di San Giusep- pe e della Riposizione in occasio- ne del Triduo Pasquale. Grazie di cuore.
Calendario parrocchiale Aprile
05 Lunedì 06 Martedì 07 Mercoledì 08 Giovedì 09 Venerdì 10 Sabato 11 Domenica 12 Lunedì 13 Martedì 14 Mercoledì 15 Giovedì 16 Venerdì 17 Sabato
18 Domenica
Anno BL.O.: III sett.III di Pasqua S. Martino I papa S. Zeno da Verona
Domenica di catechismo (da confermare).
16.00: Catechesi adulti in OF (da confermare).
17.15: Vespri solenni a S. Rocco.
15.00: ACR in OM (da confermare).
15.00: Battesimo Beatrice Cuatto.
16.00: Ss. Confessioni.
20.45: Catechesi giovani e adolescenti in OM (da confermare).
05 L unedì
Lunedì dell’angelo
SS. messe
8.30 Merlo Maria, Giana Carlo e genitori; Padre Enea Tapella e famiglia; Colombo; Mario De Fenu;
Luigi, papà e mamma; Famiglia Magnaghi Luigi.
10.00 Maria Giani e Carlo Mainini
18.00 Marcante Aldo, Mitti Giovanni, Nella, Ottavio e Germana; Covizzi Vito e famiglia.
06 M artedì
III giorno dell’Ottava di pasqua
SS. messe
8.30 Torretta Maria e Candin; Macchi Elena.
07 M ercoLedì
IV giorno dell’Ottava di pasqua
SS. messe
8.30 Intenzione libera.
18.30 Grigolon Antonio, Severino, Mario e Baggio Maria; Natale Manenti; Cosmotti Pierino e Angela; Simontacchi Pierina; Mariuccia Fassi;
Rossi Ada.
08 G iovedì
V giorno dell’Ottava di pasqua
SS. messe
8.30: Antonia e Emilio.
09 v enerdì
VI giorno dell’Ottava di pasqua
SS. messe
8.30: Coniugi Bonza, Borasi e fratelli e sorelle Borasi, Bonza Francesco.
10 S abato
VII giorno dell’Ottava di pasqua
18.30: Rosa e Augusto Rettore, Elisabetta, Giuseppe, Girolamo, Erminia Viel, Franca Ruggeri, Estina Rosa; Trombin Santina; Maria e Giovanni Raimondi, Serenella e Lino Miatto;
Fam. Sala; Famiglia Mirandola Eugenio, Bossanese Amalia e figli.
11 D omenica
II Domenica di pasqua (B)
ss. Messe
8.00 Famiglia Mara; Gualdoni Antonio, Garavaglia Carolina, Daniele, Milani Giuseppe, Bianca, Luigia e famiglie; Guidi Teresa.
10.00 Pro populo
18.00 Marangon Gemma, Miozzo Paolo; Anna Maria Novello.
ss. Confessioni In settimana, mezz’ora prima delle Ss. Messe sabato: dalle 16.00 alle 18.00
Settimana liturgica
Domenica “della Divina Misericordia”
20.30: Rosario Gruppo Cenacolo a Madonna in Campagna.
S. Abbondio S. Bernadette
S. Lambrto S. Aniceto
Anno B L.O.: II sett.
II di Pasqua “Della Divina Misericordia”
III giorno dell’Ottava di Pasqua
Lunedì dell’Angelo
Domenica di catechismo (da confermare).
17.15: Vespri solenni a S. Rocco.
15.00: ACR in OM (da confermare).
15.00: Battesimo Beatrice Cuatto.
16.00: Ss. Confessioni.
SS. MESSE ore 8.00; 10.00; 18.00.
20.30: Rosario Gruppo Cenacolo a Madonna in Campagna.
IV giorno dell’Ottava di Pasqua
V giorno dell’Ottava di Pasqua
VI giorno dell’Ottava di Pasqua
VII giorno dell’Ottava di Pasqua
7.00: RIPRESA DELL’ADORAZIONE EUCARISTICA PERPETUA 20.30: Rosario Gruppo Sacro Cuore a Madonna in Campagna.