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STRESS: DEFINIZIONE E STORIA. «Dio non ha fatto tutto in un giorno. Cosa mi fa pensare che possa farlo io»?

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Academic year: 2022

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STRESS: DEFINIZIONE E STORIA

«Dio non ha fatto tutto in un giorno.

Cosa mi fa pensare

che possa farlo io»?

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CHE COS’E’ LO STRESS?

″Stato che si accompagna a malessere e disfunzioni fisiche, psicologiche o sociali e che deriva dal fatto che le persone non si sentano in grado di superare i gap rispetto alle richieste o alle attese nei loro confronti.

L’individuo […] di fronte ad una esposizione prolungata a forti pressioni avverte grosse difficoltà di reazione″.

(Accordo europeo dell’8 ottobre 2004 siglato da CES,

UNICE, UEPME, PMI, CEEP)

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LA STORIA

Dal latino strictus il cui significato letterale è stretto, serrato, compresso

❖ Nel XVII secolo, per gli anglosassoni, aveva il significato di difficoltà, avversità o affiliazione

In metallurgia, per indicare il mettere sotto stress le travi metalliche per provarne la resistenza

❖ In medicina e biologia con Cannon, come risposta

attacco-fuga messa in atto da un soggetto per un pericolo

esterno

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❖ In psicologia Hans Selye, definiva così lo stress:

una risposta aspecifica dell’organismo a qualsiasi richiesta proveniente dall’ambiente

SINDROME GENERALE DI ADATTAMENTO

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SINDROME GENERALE DI ADATTAMENTO

“Dal punto di vista della sua capacità di provocare uno stress, non ha importanza che l’agente stressante, o la situazione che dobbiamo fronteggiare, sia piacevole o spiacevole: conta solamente l’intensità del bisogno di adattamento o riadattamento”

Hans Selye

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La Sindrome Generale di Adattamento (GAS– General Adaptation Sindrome) è la risposta che l'organismo mette in atto quando è soggetto agli effetti prolungati di molteplici agenti stressanti (stressor) come:

Fisici (ad es. fatica, rumori)

Biologici (ad es. dolore, infezioni)

Psicologici (ad es. improvvisa preoccupazione, paura)

Sociali o Ambientali (ad es. obblighi o richieste

dell'ambiente sociale).

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La Sindrome Generale di Adattamento, in risposta agli agenti stressanti, è composta essenzialmente da 3 stadi:

1. REAZIONE DI ALLARME

2. RESISTENZA O ADATTAMENTO

3. ESAURIMENTO

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1. REAZIONE DI ALLARME

Sono compresi tutti i fenomeni che si verificano quando l’agente stressante comincia a far sentire la sua azione sull’organismo. Il nostro corpo percepisce una novità, reagendo attraverso l’ipotalamo che opera tramite:

Secrezione di cortisolo, adrenalina e noradrenalina

• Produzione di antidolorifici naturali del corpo, le betaendorfine, che innalzando la soglia del dolore permettono di sopportare meglio traumi, sforzi e tensioni emotive

• Il sistema simpatico, inibizione del funzionamento dell’apparato digerente e stimolazione di altri sistemi come quello vascolare, muscolare liscio e ghiandolare

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2. RESISTENZA O ADATTAMENTO

L’organismo si adatta a sopportare l’azione svolta dall’agente nocivo, cercando, finché si percepisce il fattore di stress, di resistere:

Il nostro organismo si adegua alle nuove circostanze e cerca di resistere finché l’elemento stressante non scompare.

La sua durata varia sia a seconda del tempo in cui agisce l’agente stressante, sia a seconda della capacità individuale di difesa.

In questa fase di resistenza abbiamo la sovrapproduzione di cortisolo che causa un indebolimento delle difese immunitarie che, nel lungo periodo, con uno stress cronico, rende molto più probabile lo sviluppo di malattie infettive e sembrerebbe aumentare la predisposizione a malattie autoimmuni.

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3. ESAURIMENTO

Se l’azione dell’agente nocivo continua e quindi anche l’azione dello stress, l’organismo soccombe con conseguenti alterazioni permanenti. La fase conclusiva ha l'obiettivo di assicurare all'organismo il necessario periodo di riposo.

• Se le energie non sono esaurite del tutto, la persona avverte la fase di esaurimento come un torpore benefico rilassante, con una sensibile sensazione di debolezza e lassità

• Se la fase di resistenza è durata troppo si avrà la completa mancanza di energie, con periodi di recupero lunghi e debilitanti

• Biochimicamente, si avrà un calo repentino degli ormoni surrenalici (adrenalina, noradrenalina e cortisolo)

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Diagramma della Sindrome Generale di Adattamento

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Da cosa dipende l’effetto finale?

La risposta adattativa identificata da Selye si compone di 3 elementi che interagiscono tra loro:

I. STRESSOR

II. INDIVIDUO

III. AMBIENTE

(13)

I. STRESSOR

Esistono molteplici tipi di stressor (fisici, biologici, psicologici, sociali) e ciascuno di essi è caratterizzato da:

II. Intensità, Frequenza, Durata = stressor troppo potenti, frequenti e prolungati sono in grado di superare la possibilità di resistenza dell’organismo e di iniziare un processo patologico.

III. Novità, Prevedibilità, Evitabilità = Se si tratta di qualcosa di

mai fronteggiato in precedenza o imprevedibile o inevitabile,

induce una risposta più ampia di quella indotta da uno

stimolo noto o al quale si è in grado di sottrarsi.

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II. INDIVIDUO

È il terreno su cui lo stressor agisce ed è il risultato di:

• Patrimonio Genetico = età, sesso, attività del sistema nervoso, attività del sistema immunitario, profilo di personalità

• Processo detto di "Imprinting Psicobiologico" = ossia la

modificazione della reattività psico-emotiva e fisica del

soggetto a seguito della precedente esposizione a

stressor di varia natura.

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III. AMBIENTE

Costituisce la terza importante componente della risposta di stress, rappresentando in un certo senso la sorgente degli stimoli stressogeni. Si intende:

• Ambiente Esterno = considerato non solo nelle sue caratteristiche geoclimatiche, ma anche negli aspetti legati all’interazione sociale e all’occupazione.

• Ambiente Interno = psichico e biologico

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EUSTRESS e DISTRESS

Si è di fronte ad un pericolo o ad una sfida positiva?

"Lo stress è il sale della vita, una carica fornita non solo alla sfera fisica ma anche alla sfera psichica, purché l’uomo impari a rilassarsi e ad entrare in rapporto più intimo, sereno con sé stesso e con gli

altri".

Hans Selye

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EUSTRESS

Dal greco - eu - si traduce come "bene" o

"buono". Collegato alla parola stress,

significa letteralmente "stress buono".

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Questo tipo di stress è considerato positivo e vitale, producendo effetti desiderabili nell’individuo:

Miglioramento delle capacità di risposta adattiva all’ambiente

Sensazione di riuscire a controllare maggiormente gli eventi

Sollecita l’apprendimento e la memoria

Facilita la risoluzione creativa di problemi

Aumento delle abilità di comprensione e concentrazione

Aumento delle abilità di decisione e motivazione

Aumento dell’energia adatta ad agire

Aumento di autoefficacia e autostima

Questa risposta positiva può dipendere dai propri sentimenti attuali, dalla desiderabilità, dal luogo in cui ci si trova e dalla tempistica del fattore di stress.

Rispondere ad un fattore di stress con un senso di vitalità, speranza o vigore può essere un potenziale indicatore di eustress.

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DISTRESS

Dal greco - dis - si traduce come "morboso"

o "cattivo". Collegato alla parola stress,

significa letteralmente "stress cattivo".

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Questo tipo di stress è considerato negativo, nocivo, producendo degli effetti indesiderabili per l’individuo:

Attivazione fisiologica e psichica eccedente

Periodo di logorio ed esaurimento fisico e psichico

Eccessiva vulnerabilità

Difficoltà nelle relazioni interpersonali

Comportamenti antisociali

Decremento della performance

Perdita di controllo su di sé e sugli eventi

Perdita di concentrazione e motivazione

Stress cronico

Questa situazione si verifica ogni qualvolta la condizione stressante diventa troppo intensa e troppo duratura nel tempo e, quindi, quando la reazione di adattamento perde di efficacia.

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Quali sono le conseguenze principali dello stress cronico ?

→ Mancanza di tono ed energia vitale o iperattività

→ Stanchezza cronica, fisica e mentale

→ Problemi interpersonali e autoisolamento

→ Depressione, ansia

→ Fame nervosa o inappetenza

→ Dolori cronici

→ Difficoltà di ascolto, attenzione, apprendimento, memoria

→ Problemi digestivi

→ Difficoltà nel riposare, insonnia, bruxismo

→ Eccessiva sudorazione

→ Produzione di radicali liberi

→ Indebolimento del Sistema immunitario

→ Indebolimento del Sistema endocrino

→ Problematiche a livello cardiaco

→ Stressor immaginari

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“Quello che conta non è l’eliminazione dello stress, che sarebbe come eliminare la vita, ma la sua gestione, per la quale non c’è una formula di successo uguale per tutti, anche se la strada da seguire è uguale per tutti:

vivere in armonia con le leggi della Natura, stabilendo il proprio personale ritmo di marcia”

Hans Selye

(23)

LO STRESS LAVORATIVO

″Due sono i compiti principali che ogni persona deve affrontare dall’inizio dell’età adulta fino al suo termine:

la capacità di stabilire relazioni improntate sull’intimità e sulle cure affettuose e la capacità di trarre soddisfazione dal proprio lavoro″.

Erik Erikson

Dott.ssa Monica Vicentini

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CHE COS’E’ LO STRESS DA LAVORO?

″Percezione di squilibrio avvertita dal lavoratore quando le richieste del contenuto, dell’organizzazione e dell’ambiente di lavoro, eccedono le capacità individuali per fronteggiarle.

Un’ esposizione prolungata a fattori stressogeni, può essere fonte di rischio per la salute dell’ individuo, sia di tipo psicologico che fisico, riducendo l’efficienza sul lavoro″.

(European Agency for Safety and Health at Work)

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LA STORIA

La parola lavoro deriva dal latino labor che significa “fatica, pena, sforzo”

❖ Nel mondo antico, secondo Senofonte, inteso come attività manuale, era considerato come il dolore richiesto dagli Dei agli uomini per i beni ad essi concessi

❖ Per Aristotele è un elemento che soffoca l’intelligenza, distraendola dai fini politici e speculativi

❖ Cicerone lo definiva come elemento di distrazione dalla vita contemplativa

❖ Dal Rinascimento in poi, il lavoro viene considerato come momento di interazione e di scambio con l’ambiente, di evoluzione individuale e collettiva, di diritto, desiderio e creatività

(26)

❖ Nel 1913 la psicologia del lavoro nasce con Hugo Munsterberg come psicotecnica, riguardante tutte le applicazioni della psicologia alla vita sociale: il compito della psicologia è quello di portare l’individuo ad essere soddisfatto di ciò che fa

❖ Tra il 1927 e il 1932 Elton Mayo dimostra come la prestazione lavorativa sia connessa allo stato sociale dell'individuo: nasce la Human Relations

❖ Negli anni ‘50 con lo scopo di diminuire la distanza tra lavoratore e organizzazione nasce l'Organization Development (OD)

❖ Negli anni ‘60 l’interesse si sposta verso l’analisi delle caratteristiche degli ambienti di lavoro potenzialmente dannosi per l’uomo.

(27)

IL MODELLO DI COOPER

‘’Lo stress si ha non quando ci si dedica al

proprio lavoro, ma quando il lavoro si

dedica a noi’’

Gerhard Uhlenbruck

(28)

Nel modello transazionale di Cooper (Cooper e Marshal 1978; Cooper e Sutherland 1988) lo stress lavorativo viene definito come:

“qualità percepita negativamente come risultato di un coping

inadeguato alle fonti di stress con conseguenze negative per la salute

psicologica e fisica”

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FONTI DI STRESS

PRESSIONE DALL’AMBIENTE LAVORATIVO SUL SOGGETTO

LO STRESS HA LUOGO QUANDO C’E’ UN MAL – ADATTAMENTO O SQUILIBRIO TRA LA PERSONA E L’AMBIENTE IN TERMINI DI RICHIESTE O RISORSE PER SODDISFARLE

CARATTERISTICHE INDIVIDUALI

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Quattro elementi chiave in cui è articolato il modello:

FONTI DI STRESS

La costante interrelazione di più fattori stressogeni, potrebbe rappresentare un elemento di peggioramento per il soggetto; ad esempio le dinamiche casa - lavoro che costituiscono due poli affettivi determinanti nella vita personale e professionale dell'individuo.

CARATTERISTICHE DELL’ INDIVIDUO

Si sottolinea l’influenza che la personalità dell’individuo comporta nella determinazione - percezione dello stress; ad esempio un alto livello di autostima o la propensione alla flessibilità costituiscono fattori di contenimento dello stress.

SINTOMI DI STRESS

Gli effetti dello stress sono studiati secondo due differenti prospettive: i sintomi individuali (fisico, comportamentale, etc.) e i sintomi organizzativi (scarso rendimento, turnover, etc.)

MALATTIE SOMATICHE ED ORGANIZZATIVE

Rappresentano l’effetto patologico di una cronicizzazione dei sintomi.

(31)

Le fonti oggettive di stress vengono suddivise in:

1. INTRINSECHE AL LAVORO: fattori fisici e ambientali che possono incidere negativamente sulla concentrazione, rendimento, efficienza dei lavoratori (rumorosità, vibrazioni, variazioni di temperatura, orari, carico di lavoro, etc.)

2. RUOLO NELL’ORGANIZZAZIONE: nel quale viene distinta:

l’ambiguità di ruolo (mancanza di chiarezza circa gli obiettivi, le aspettative, ambiguità comunicativa)

conflitto di ruolo (le richieste fatte al soggetto sono incompatibili con norme e regole che regolano il ruolo)

3. SVILUPPO DI CARRIERA: probabile fonte di stress per quei soggetti con marcate aspirazioni nel momento in cui tali ambizioni sono deluse

(32)

4. RELAZIONI SOCIALI DI TIPO PROFESSIONALE: difficoltà di relazione con collegi, autorità, dipendenti.

Cooper indica cinque stressor relazionali peculiari:

Incongruenza di posizione: discrepanza tra ruolo occupato e quello desiderato

Densità sociale: uno ‘’spazio di vita psicologico’’ insufficiente può diminuire la soddisfazione lavorativa

Personalità ‘’abrasiva’’: le persone insensibili alle emozioni e sentimenti altrui, scarsa empatia

Stile di leadership: come quello autoritario o democratico, quindi con il quale un superiore si rapporta con un subordinato

Pressioni del gruppo: l’individuo viene fortemente condizionato da regole imposte dal gruppo di lavoro

5. STRUTTURA E CLIMA ORGANIZZATIVO: indispensabili nel fornire al lavoratore un senso di appartenenza all’organizzazione.

Questi elementi sono mediati dalla Socializzazione, Benessere Lavorativo e Adattamento.

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Gli effetti dello stress secondo Cooper

INDIVIDUO

• Tabagismo

• Alcolismo

• Dipendenza da farmaci

• Umore depresso

• Insoddisfazione lavorativa

• Riduzione dei livelli di aspirazione

MALATTIE SOMATICHE:

• Disturbi circolatori

• Malattie mentali

ORGANIZZAZIONE

• Assenteismo

• Relazioni industriali difficoltose

• Controllo della qualità scarso

• Avvicendamento personale accentuato

• Elevato turnover

MALATTIE ORGANIZZATIVE

Scioperi prolungati

Frequenti e gravi incidenti

Performance scarse

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Schematizzazione del Modello di Cooper

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Il lavoro non mi piace, non piace a nessuno,

ma a me piace quello che c'è nel lavoro:

la possibilità di trovare se stessi.

Joseph Conrad

(36)

LA

SINDROME DEL

BURNOUT:

PROSPETTIVE

DIMENSIONI

TEORIE

Dott.ssa Monica Vicentini

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BURNOUT: DEFINIZIONE E STORIA

"Il campo della

nostra coscienza è molto piccolo.

Accetta solo un

problema alla volta"

Antoine de Saint-Exupéry

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CHE COS’E’ IL BURNOUT?

In termini psicologici, Stato di affaticamento o frustrazione che viene provocato soprattutto dalla

dedizione ad una causa, ad un modo di vivere o ad una relazione interpersonale senza però che ne

derivi una ricompensa attesa

(Di Novo S.,Commadori E.)

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LA STORIA

Dall’inglese, burnout, significa bruciato, scoppiato, esaurito

❖ Nel 1930 è apparso per la prima volta nel mondo dello sport per indicare l’incapacità di un atleta, dopo alcuni successi, di ottenere ulteriori risultati e/o mantenere quelli acquisiti.

❖ Nel 1974 Freudemberg per indicare un complesso di sintomi quali logoramento esaurimento e depressione riscontrati in operatori di strutture sociosanitarie

❖ Nel 1975 Maslach la quale ha utilizzato questo termine per definire una sindrome i cui sintomi evidenziano

una patologia comportamentale a carico di tutte

le professioni ad elevata implicazione relazionale.

(40)

❖ Nel 1980 Chermiss rappresenta una sorta di fuga psicologica dovuta ad una situazione di stress che provoca nella persona una mancanza di entusiasmo, di interesse e di senso di responsabilità nei confronti della propria professione

❖ Edelwich e Brodsky (1980) definiscono il burnout come una progressiva perdita di idealismo, energia e obiettivi nei confronti del lavoro, vissuta dagli operatori sanitari e sociali come risultato delle condizioni in cui lavorano.

❖ Sarros e Densten (1989) intendono il burnout come un meccanismo di coping disadattivo per affrontare condizioni di lavoro stressanti, eccessive richieste e mancanza di

sufficienti riconoscimenti.

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❖ Nel 2019, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha ufficialmente riconosciuto la “sindrome da burnout”

come disturbo medico. L’undicesima edizione dell’International Classification of Diseases (ICD), che cataloga malattie e disturbi in tutto il mondo, definisce così il burnout: “una sindrome concettualizzata come risultato da uno stress cronico sul posto di lavoro che non è stato gestito con successo“.

L’OMS elenca anche 3 caratteristiche della sindrome da burnout:

- Sensazioni di esaurimento di energia o di esaurimento - Aumento della distanza mentale dal proprio lavoro,

o sentimenti di negativismo o cinismo legati al proprio lavoro.

- Ridotta efficacia professionale.

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PROSPETTIVE A CONFRONTO

″ Un paradosso della vita lavorativa è che la stessa realtà può

essere percepita da

una persona come una devastante minaccia, da un’altra come uno stimolo corroborante″

Daniel Goleman

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1) Prospettiva Psicologica

BURNOUT= IMPOTENZA APPRESA

Deficit Motivazionale: l’iniziativa a riprendere il controllo della situazione, tramite un’azione appropriata viene fortemente compromessa;

Deficit Cognitivo: impedisce all’individuo di prendere coscienza che gli avvenimenti dipendono anche dalle sue azioni;

Deficit Emozionale: si manifesta con effetti negativi (dalla paura alla depressione, fino alla rabbia)

ed è tanto più forte quanto più minaccioso

appare all’individuo l’evento che dovrà affrontare.

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2) Prospettiva Clinico-Psicoanalitica

La mente umana ha la capacità di difendere illusoriamente se stessa, in particolare di fronte all’idea di dover sopportare un dolore ritenuto intollerabile, rifiutando di ‘vivere’ l’esperienza dolorosa.

Quindi, richieste eccessive verso se stessi possono indurre gli operatori a vivere la responsabilità verso l’altro in termini di impotenza e depressione.

In questo modo è facile che si verifichi un processo di burnout proprio come difesa rispetto a richieste pressanti ed esorbitanti provenienti o

dall’ambiente esterno o dal mondo interno dell’operatore.

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3) Prospettiva Sociologica

Viene considerato, il burnout, come una della tante conseguenze legate al declino del senso di appartenenza ad una comunità.

Per Cherniss, 4 modi diversi ne favoriscono l’insorgenza:

La disgregazione del tessuto sociale, porta ad un aumento di incidenza del disagio psicologico e alla crescente domanda di servizi socio-sanitari = sovraccarico e stress degli operatori

Diminuzione o scomparsa di sostegni informali attivi = intervento frequente di istituzioni formali e stress negli operatori

Mancanza di fiducia nei servizi sociali ai quali vi si ricorre, ma con astio e aggressività = frequente passaggio da stress a burnout

Cambiamenti nella visione di lavori e professioni soprattutto nei giovani = la sicurezza economica e l’aiuto al prossimo non sono più considerate una ricompensa adeguata.

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4) Prospettiva Psicosociale

Rapporti del lavoratore con l’equipe in cui è inserito e con la struttura organizzativa, l’azienda o l’ente di cui fa parte.

Viene sottolineato quanto possa essere stressante mettere in atto concretamente la mansione richiesta, sottolineando l’incidenza di alcuni fattori per l’insorgenza del burnout, quali:

Sovraccarico di lavoro Conflitto di ruolo

Sovraccarico di ruolo

Conflitto tra individuo e il proprio ruolo

(47)

“Lo scopo della vita è la maturazione dell'anima. Non rincorrere quello che

è illusorio, come la proprietà o la posizione. Questi si acquistano con il

logorio nervoso di decenni e sono confiscati in una notte“

ALEKSANDR ISAEVIC SOLZHENITSYN

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